Carved – Thanatos

Superato il già bellissimo precedente lavoro, i Carved confermano le enormi potenzialità dimostrate con un album emozionante, estremo ed elegante, imperdibile per chi ama queste sonorità.

La scena italiana in ambito metallico sta attraversando un ottimo momento e le prime uscite del nuovo anno ribadiscono il valore del metal made In Italy in tutte le sue sfumature.

Una scena che da un po’ di anni vede gli artisti collaborare tra loro in maniera più continua contribuendo ad opere già di per sé notevoli come Thanatos, ultimo lavoro dei Carved, combo ligure di cui vi avevamo parlato all’indomani dell’uscita del precedente bellissimo lavoro intitolato Kyrie Eleison, licenziato un paio di anni fa.
E’ sempre la Revalve a prendersi cura del gruppo e del suo nuovo album, che in parte si discosta dal melodic death metal più diretto e sinfonico che ne aveva caratterizzato il sound, per abbracciare ancor più quelle atmosfere progressive che ne determinano una maggiore eleganza, sommate a momenti folk metal molto suggestivi ed epici.
Una buona fetta del meglio delle voci che il metal underground tricolore possa vantare in termini di cantanti li ritroviamo in veste di ospiti nelle varie tracce che formano la tracklist di Thanatos, oltre a Simone Mularoni che ha registrato, mixato e masterizzato l’album ai Domination Studio e ha prestato la sua chitarra sul brano Skal, Federico Mecozzi alla viola e violino e Marco Mantovani al pianoforte.
Claudio Coassin, Michele Guaitoli, Roberto Tiranti, Marco Pastorino, Gabriele Gozzi, Sara Squadrani e Anna Giusto, sono gli splendidi interpreti che valorizzano il gran lavoro del gruppo, impreziosendo e rendendo varia tutta la musica che i Carved hanno creato per il nuovo album che vive, come scritto, di melodic death metal, come di prog e folk in un sali e scendi emotivo e di tensione perfettamente bilanciato da un songwriting di altissima qualità.
Quindi, oltre a brani più in linea con quanto fatto in passato (Sons Of Eagle, Spider), i Carved ci regalano brani come Elsie (An Afterlife Suite), Hagakure, La Ballata Degli Impiccati e Octopus dove oltre ai soliti Dark Tranquillity, spuntano splendidi echi di Amorphis e Borknagar a rendere Thanatos un clamoroso ritorno.
Superato il già bellissimo precedente lavoro, i Carved confermano le enormi potenzialità dimostrate con un album emozionante, estremo ed elegante, imperdibile per chi ama queste sonorità.

Tracklist
01. Sons of Eagle
02. Octopus
03. Skal
04. Path
05. Rain Servant
06. Hagakure
07. La ballata degli impiccati
08. NeveroddoreveN
09. The Time Traveller
10. Spider
11. The Gulf
12. Come with Me
13. Elsie (An Afterlife Suite)

Line-up
Lorenzo Nicoli – Bass, Vocals (backing)
Giulio Assente – Drums
Damiano Terzoni – Guitars
Alex Ross – Guitars
Cristian Guzzon – Vocals

CARVED – Facebook

Black Therapy – Echoes Of Dying Memories

La potenza del death abbinata ad un talento melodico di prim’ordine fanno di questo nuovo magnifico album un gioiello di rara intensità, paragonabile proprio alle atmosfere malinconiche e sofferte del doom ma portate in un ambito più aggressivo.

Che i deathsters romani Black Therapy avessero tutte le carte in regola per diventare una delle migliori realtà nel panorama melodic death a livello europeo si era capito già dal primo album, quel Symptoms of a Common Sickness che ne diede il via, in maniera importante, alla carriera, seguito dal bellissimo ep The Final Outcome dell’anno successivo e, soprattutto, dall’ultimo lavoro, In the Embrace of Sorrow, I Smile, uscito tre anni fa e che diede loro l’occasione di accompagnare sul palco leggende del death melodico come Dark Tranquillity, Wintersun, Equilibrium ed Arch Enemy, tra gli altri.

Il nuovo anno porta un’altra splendida opera targata Black Therapy: Echoes Of Dying Memories, licenziato dalla Black Lion Records, mixato e masterizzato da Stefano Morabito presso i 16th Cellar Studio ed accompagnato dalla bellissima copertina creata da Gogo Melone (artista e leader degli Aeonian Sorrow, nonché ospite fissa negli ultimi lavori degli immensi Clouds).
Archiviati i due ospiti che impreziosiscono le due tracce finali (Asim Searah degli Wintersun, su Scars, e Sami El Kadi degli Adimiron, sulla conclusiva Ruins), passiamo a descrivere in poche righe questo monumento al melodic death metal, così emozionante da far restare senza fiato, tragico, drammatico e melanconico nei tanti passaggi strumentali in cui le chitarre sanguinano melodie suggestive.
La potenza del death abbinata ad un talento melodico di prim’ordine fanno di questo nuovo magnifico album un gioiello di rara intensità, paragonabile proprio alle atmosfere malinconiche e sofferte del doom ma portate in un ambito più aggressivo.
Sarebbe troppo facile menzionare la struggente traccia The Winter Of Your Suffering, un brano strumentale in cui il pianoforte scandisce note di una bellezza disarmante, perché Echoes Of Dying Memories è principalmente un album melodic death metal nel quale la graffiante spinta estrema del death si sposa con le melodie che le chitarre di Andrea Mataloni e Davide Celletti creano in un’apoteosi di solos che strappano carni, entrano nell’anima come coltelli nel burro, sorrette da ritmiche possenti ma mai invadenti, che dimostrano la perfetta alchimia di Lorenzo Carlini (basso) e Luca Marini (batteria).
Il cantore di queste nove perle nere è Giuseppe Di Giorgio, insieme a Carlini anima storica di questo fenomenale gruppo che si è davvero superato con Echoes Of Dying Memories, un album che già fin d’ora si può prefigurare tra quelli occuperanno le zone alte delle classifiche di fine anno, non solo per quanto riguarda il metal nazionale.

Tracklist
1. Phoenix Rising
2. Ideal
3. Echoes Of Dying Memories
4. Dreaming
5. Rejecting Me
6. The Winter Of Your Suffering
7. Burning Abyss
8. Scars (feat. Asim Searah from Wintersun)
9. Ruins (feat. Sami El Kadi from Adimiron)

Line-up
Giuseppe Di Giorgio- Vocals
Lorenzo Carlini- Bass Guitar
Andrea Mataloni- Guitar
Davide Celletti – Guitar
Luca Marini- Drums

BLACK THERAPY – Facebook

Vacant Body – Vacant Body

Le sensazioni lasciate da questo breve assaggio sono più che confortanti e l’impressione è che un eventuale lavoro su lunga distanza dei Vacant Body possa ritagliarsi in futuro un suo spazio privilegiato.

Vacant Body è un nome del quale ben poco si sa se non la provenienza australiana, per cui il compito di descriverne l’essenza è demandato del tutto a questo demo contenente tre brani per un totale complessivo inferiore ai dieci minuti di musica.

Poco per farsi un’idea più esaustiva delle potenzialità di questo che, a occhio e croce, dovrebbe essere un progetto solista, ma abbastanza per rinvenire in due brani come Spiralling Altar e Light That Never Prevails (l’iniziale Infinite Leash è una breve intro strunentale) le stimmate di un black death di buona qualità, prodotto e registrato in maniera soddisfacente (qui sappiamo che il mastering è stato curato da Magnus Andersson dei Marduk), tutt’altro che banale a livello ritmico e ben interpretato a livello vocale.
Le sensazioni lasciate da questo breve assaggio sono più che confortanti e l’impressione è che un eventuale lavoro su lunga distanza dei Vacant Body possa ritagliarsi in futuro un suo spazio privilegiato, perché il sound mantiene costantemente elevata una tensione e una capacità di coinvolgimento non così scontata, rispetto alla quale l’unica riserva è, appunto quella di verificare se ciò possa avvenire anche in presenza di una durata ben più consistente.

Tracklist:
1.Infinite Leash
2.Spiralling Altar
3.Light That Never Prevails

Antipathic – Humanimals

Humanimals offre una mezz’ora di morte e distruzione ottimamente prodotta e suonata, assolutamente consigliata ai fans del genere per i quali i due musicisti sono vecchie conoscenze, alla luce del loro importante curriculum.

Gli Antipathic sono un duo estremo composto dal bassista e cantante italiano Giuseppe Tato Tatangelo (A Buried Existence, Glacial Fear e Zora tra gli altri) e Chris Kuhn, batterista e chitarrista americano (Human Repugnance) che un paio di anni fa hanno unito le forze sotto la bandiera del metal più estremo e brutale.

Dopo un ep di rodaggio intitolato Autonomous Mechanical Extermination, il duo torna a distruggere tutto con il nuovo album, composto da una dozzina di brani ed intitolato Humanimals.
Il brutal death degli Antipathic alterna disfacimenti sonori a velocità sostenuta e rallentamenti potentissimi, dense colate di metallica lava incandescente che confluiscono in un sound senza compromessi tra brutal, slam e grind.
Continua il predominio delle macchine sull’uomo, in un mondo dove l’umanità viene spazzata via da letali robot o resa schiava, con la band che crea colonne sonore violentissime descrivendone il massacro.
Humanimals offre una mezz’ora di morte e distruzione ottimamente prodotta e suonata, assolutamente consigliata ai fans del genere per i quali i due musicisti sono vecchie conoscenze, alla luce del loro importante curriculum.

Tracklist
1.Binary Extraction
2.Digital Damnation
3.Integers
4.Industrial Exorcism
5.Singularity
6.Failure Nodes
7.Abdication Through Transcendence
8.iscariot
9.Synesthesia
10.Neurotoxic Paralysis
11.The Inorganic repopulation
12.Cognitive Dissonance

Line-up
Tato – Bass, Vocals
Chris – Drums, Guitars

ANTIPATHIC – Facebook

Veil Of Conspiracy – Me, Us And Them

L’alternanza tipica che nel genere porta il metal estremo a confrontarsi con altre atmosfere e sonorità non è sicuramente originale, ma il tutto, seguito con la giusta attenzione, sa esprimere emozioni forti rendendo l’album una discesa nei meandri labirintici e pericolosi delle menti umane più deviate.

La capitale ospita una scena importante nell’economia del metal targato Italia, specialmente per quanto riguarda i suoni estremi e comunque adombrati da un alone oscuro che allontana quell’aura religiosa che il solo nominare Roma porta immediatamente in risalto.

Dal grind al death metal, passando per sonorità dark/gothic, l’underground musicale sulle sponde del Tevere sa regalare grande musica e protagonisti di un certo spessore, ora raggiunti da questa nuova band, i Veil Of Conspiracy, al debutto per la Revalve Records con questo ottimo Me, Us and Them.
Un concept che gravita intorno alle espressioni più estreme delle malattie mentali attraverso un metal estremo dal taglio oscuro e progressivo: dodici brani, altrettante camicie di forza strappate a colpi di death metal che ingloba dark/gothic, melodic death, progressive e a tratti black metal, partendo dagli anni settanta, passando per il decennio successivo e dalle sue sfumature dark rock per arrivare al nuovo millennio per mano dei generi estremi sviluppati negli anni novanta.
All’ascolto dei vari capitoli di questo gioiellino, le influenze che il quintetto romano esibisce apriranno le porte di un lungo corridoio dove all’interno di ogni cella ci si troverà al cospetto di una patologia mentale diversa, mentre le note create dai Veil Of Conspiracy fungono da colonna sonora, nel loro essere disperate, tragiche, oscure ed assolutamente estreme in ogni passaggio, anche in quello che all’apparenza potrà apparire il più pacato.
L’alternanza tipica che nel genere porta il metal estremo a confrontarsi con altre atmosfere e sonorità non è sicuramente originale, ma il tutto, seguito con la giusta attenzione, sa esprimere emozioni forti facendo di Mine Forever, Skinless, Fragments e Dorian i capitoli essenziali di una discesa nei meandri labirintici e pericolosi delle menti umane più deviate.
A livello di influenze si possono citare Pink Floyd, Katatonia, Opeth e i più recenti e magnifici Witherfall, ma in realtà un album come Me, Us And Them non si può archiviare con i soliti paragoni, più o meno azzeccati, ma va ascoltato e fatto proprio come merita.

Tracklist
1.Before Madness
2.Mine Forever
3.How To Find The Light
4.Seshen
5.Skinless
6.Split Mind
7.Fragments
8.Blasphemous Offering
9.Collapse
10.Son Of Shame
11.Doria
12.Staring

Line-up
Chris De Marco – Vocals
Luca Gagnoni – Guitars
Emanuela Marino – Guitars
Andrea Manno – Bass
Davide Fabrizio – Drums

VEIL OF CONSPIRACY – Facebook

Cemment – Resurrection From Carnage

La band dall’attitudine death/grind (i brani per tre quarti superano di poco il minuto di durata) ci aggredisce con il suo industrial thrash/death metal, diretto, sporco e selvaggio non concede tregua e richiama alla mente gli svizzeri Swamp Terrorists death/thrash.

La nostrana Agoge Records allunga i suoi artigli fino alla terra del Sol Levante, dalla quale provengono i Cemment.

La band nipponica, dal sound che appare una miscela esplosiva di industrial metal e death/thrash, è attiva dalla metà degli anni novanta, quando mosse i primi passi in quel di Tokio.
Un paio di demo e poi tre full lengtth completarono la discografia della band, usciti tra il 1995 ed il 2000 (Lost Humanity, Donor e Cemment) prima del lungo silenzio e dal ritorno con un singolo di ormai cinque anni fa.
Attualmente la band risulta un duo (Ave alla voce e Taichi alle chitarre) e si ripresenta sul mercato con questo Resurrection From Carnage, ep composto da quattro brani per soli sette minuti di musica.
La band, dall’attitudine death/grind (i brani per tre quarti superano di poco il minuto di durata), ci aggredisce con il suo industrial thrash/death metal, diretto, sporco e selvaggio, che non concede tregua e richiama alla mente gli svizzeri Swamp Terrorists.
Vedremo se questa collaborazione tra la band e la label italiana porterà buone nuove, nel frattempo date un ascolto a questi quattro brani che potrebbero rivelarsi una bella sorpresa.

Tracklist
1.Aztec Warrior
2.Screw Ship
3.Death Whistle
4.Suffer

Line-up
Ave – Vocals
Taichi – Guitars

CEMMENT – Facebook

Purnama – Lioness

La mezz’ora circa di durata aiuta l’ascolto di Lioness, un album che sparato e fagocitato per intero non delude, con i brani che si susseguono violenti ed oscuri, tra armonie luciferine e ripartenze veloci.

Ci sono voluti sette anni ai Purnama per rilasciare il primo lavoro, ma considerata la più che sufficiente riuscita di Lioness, la band proveniente dalla Repubblica Ceca supera l’importante esame.

Il quartetto di Turnov rilascia questi sette brani di death metal oscuro e maligno, contaminato dal black e da associare sicuramente alla scena death/black che ha visto i suoi natali nell’Europa dell’est.
I mai troppo osannati Behemoth sono i padrini del sound con cui la band attacca senza pietà, le tracce hanno una putrida anima nera e la mezz’ora circa di durata aiuta l’ascolto di Lioness, un album che sparato e fagocitato per intero non delude, con i brani che si susseguono violenti ed oscuri, tra armonie luciferine e ripartenze veloci.
L’album non ha grossi picchi ma, nell’insieme, raggiunge il suo scopo, con i Morbid Angel che a tratti fanno capolino nei momenti in cui il sound rallenta quel tanto che basta per rendere ancora più oscura l’atmosfera.
Lioness troverà estimatori tra gli amanti del metal estremo underground di scuola death/black, ed è un discreto inizio in attesa di future riprove.

Tracklist
1.Acheron
2.War For Home
3.Old Mystery Of Black venus
4.Black Panther
5.No Evil No God
6.Denial Of Humanity
7.Lioness

Line-up
Pavel Burkvic – Bass, Vocals
Vàclav Lhota – Drums
Jakub Vitàk – Guitars, Vocals
Vasek Vanicek – Guitars

PURNAMA – Facebook

Usurper – Lords Of The Permafrost

Lords Of The Permafrost è dunque avaro di sorprese e da una band come gli Usurper non ci si aspettano sicuramente drastici cambiamenti, ma il solito massacro old school che fin dal primo brano viene assolutamente assicurato.

E’ dal lontano 1993 che gli Usurper danno libero sfogo alla loro attitudine estrema, ferma dal quattordici anni ma protagonista nel decennio tra il 1995 ed il 2005, periodo che ha visto il gruppo di Chicago licenziare un considerevole numero di lavori tra full length, split ep e compilation.

Il ritorno dopo il lungo silenzio si chiama Lords Of The Permafrost, album che rinverdisce i fasti dei lavori storici del quartetto (Skeletal Season e Necronemesis su tutti) e non deluderà i fans che da tanto tempo aspettavano buone nuove dagli Usurper, coì come non riuscirà a trovarne di nuovi, questo va detto, visto il clima old school che regna in questa raccolta di brani che uniscono thrash metal, death primordiale ed attitudine heavy.
Il batterista Joe Warlord ed il chitarrista e cantante Rick Scythe sono accompagnati in questo nuovo inizio dal cantante Dan Tyrantor e dal bassista Scott Maelstrom: l’album è stato registrato e prodotto presso l’Electrical Audio di Chicago dalla band con l’aiuto di Taylor Hales, mentre l’artwork è stato realizzato da Juha Vuorma.
Lords Of The Permafrost è dunque avaro di sorprese e da una band come gli Usurper non ci si aspettano sicuramente drastici cambiamenti, ma il solito massacro old school che fin dall’opener Skull Splitter è assolutamente assicurato.
Una quarantina di minuti scarsi per dar battaglia come ai bei tempi, questo è il tempo a disposizione della band di Chicago che non cambia di una virgola il suo impatto tra rasoiate thrash, potenza death e cavalcate heavy metal.
Brani come Cemetery Wolf e Gargoyle testimoniano l’ancora intatta voglia di far male degli Usurper, tornati in uno stato di forma convincente, almeno per i loro fans, che non rimarranno certo delusi dal nuovo agognato lavoro.

Tracklist
1.Skull Splitter
2.Beyond The Walls Of Ice
3.Lords Of The Permafrost
4.Cemetery Wolf
5.Warlock Moon
6.Gargoyle
7.Black Tide Rising
8.Mutants Of The Iron Age

Line-up
Joe Warlord – Drums
Rick Scythe – Guitars, B.Vocals
Dan Tyrantor – Vocals
Scott Maelstrom – Bass

USURPER – Facebokk

Instorm – Taming The Chaos

L’album non mostra lacune e spinge forte sull’appeal melodico del genere, risultando magari derivativo in certe parti, ma pervaso in generale da una certa personalità e per questo assolutamente consigliato.

Quando ci si imbatte in una band proveniente dalla madre Russia, terra di grande rispetto per l’arte delle sette note e ancora da esplorare a fondo nel suo sempre più ricco underground metallico, le sorprese sono sempre dietro l’angolo

Gli Instorm con il loro secondo lavoro non tradiscono questa piacevole abitudine: il terzetto composto da Roman Nemtsev (voce e chitarra), Marina Nemsteva (chitarra) e Alexander Petrov (chitarra) è attivo dal 2011, con il debutto datato 2013 (Madness Inside) che fa da preludio a questo nuovo lavoro intitolato Taming The Chaos.
Il sound è un melodic death metal di scuola scandinava reso a suo modo originale da molti interventi chitarristici di stampo neoclassico ed atmosfere power/epic folk che collocano la band moscovita nel calderone dei gruppi che seguono pedissequamente il sound degli storici gruppi svedesi e finlandesi, ma con una marcia in più.
Infatti, è davvero bello questo lavoro in diversi frangenti , ricco com’è di cavalcate chitarristiche tecnicamente lodevoli, di melodie accattivanti e dai rimandi epici che creano un alone fantasy molto suggestivo.
Ascoltare per credere le spettacolari Another Reflection, Quest For Light e Lifeless, brani che uniscono in un sol colpo Children Of Bodom, Omnium Gatherum, Norther, Wintersun e sua maestà Yngwie Malmsteen.
L’album non mostra lacune e spinge forte sull’appeal melodico del genere, risultando magari derivativo in certe parti, ma pervaso in generale da una certa personalità e per questo assolutamente consigliato.

Tracklist
1. The Origin of Chaos
2. Day`Night
3. Another Reflection
4. Lethal Winter
5. Quest for the Light
6. Reach for the Sky
7. Serenity
8. Wisdom of Insanity
9. Lifeless
10. Faith Path
11. The Light

Line-up
Roman Nemstev – Guitars, Vocals
Marina Nemsteva – Guitars
Alexander Petrov – Bass

INSTORM – Facebook

A Vintage Death – Acrid Death Fragrance

Trattandosi di un demo, ovviamente, non siamo in presenza di suoni ottimali, ma tale aspetto passa in secondo piano rispetto a questa ventina di minuti abbondanti ricchi di spunti pregevoli che necessitano appunto solo di una rifinitura a livello formale per essere al 100% competitivi.

Acrid Death Fragrance è il demo che porta a conoscenza degli appassionati di metal estremo il nome A Vintage Death, one man band creata dal musicista abruzzese Carmine D’Annibale.

Carmine è stato in passato batterista in diversi gruppi, tra i quali i Rising Moon sono stati i più rilevanti, ma qui si occupa dell’intera strumentazione svincolandosi dal death melodico di quella band per approdare ad un’intrigante forma di metal che ingloba elementi black, death e doom.
Trattandosi di un demo, ovviamente, non siamo in presenza di suoni ottimali, ma tale aspetto passa in secondo piano rispetto a questa ventina di minuti abbondanti ricchi di spunti pregevoli che necessitano appunto solo di una rifinitura a livello formale per essere al 100% competitivi.
Se un brano come When the Spirit Smell His Corpse, posto in apertura del lavoro, si dimostra già abbastanza esaustivo riguardo la bontà della proposta, con il suo incedere dolente e allo stesso tempo melodico, in Gloomy Tombs è invece una componente black metal non distante da quella dei Forgotten Tomb a prendere il sopravvento, mentre Ominous Dream possiede diversi cambi di ritmo e di scenario passando da repentine sfuriate a momenti più evocativi; la title track esibisce un’indole più sognante e melodica, con la chitarra a tessere linee dal buon impatto emotivo, e infine Lume chiude il demo con sonorità piuttosto rarefatte nella sua prima parte ed un’indole complessivamente più atmosferica e sperimentale.
Fatte le debite tarature, il passo d’esordio targato A Vintage Death è senz’altro positivo, in quanto il sound esibito appare decisamente affascinante ancorché piacevolmente naif e genuino: mi piace pensare che Carmine abbia tentato di far proprio l’approccio diretto e privo di orpelli del suo illustre conterraneo Mario Di Donato, rivestendolo di una struttura decisamente più robusta e metallica.
In prospettiva di una possibile uscita di più lunga durata da immettere con tutti i crismi sul mercato discografico, ritengo che l’aspetto sul quale il musicista di Ortona debba lavorare maggiormente sia il comparto vocale, in quanto sia il growl sia le clean vocals sono decisamente perfettibili, all’interno di una struttura compositiva che di suo appare già abbastanza rilevante.

Tracklist:
1. When the Spirit Smell His Corpse
2. Gloomy Tombs
3. Ominous Dream
4. Acrid Death Fragrance
5. Lume

Line-up:
Carmine – Everything

A VINTAGE DEATH – Facebook

Skelethal/Cadaveric Fumes – Heirs Of Hideous Secrecies

Due proposte dalla ancora poco considerata (se non dai cultori del metal estremo underground) scena transalpina che, invece, ha in serbo vere e proprie sorprese sia in campo death che nell’ancora più oscuro e maligno black metal.

La Hells Headbangers records licenzia questo split che vede protagonisti due gruppi francesi alle prese con un putrescente death metal old school.

Un paio di brani ciascuno per Cadaveric Fumes e Skelethal, band molto seguite nel panorama underground estremo del loro paese, tutte due assolutamente devote al genere suonato all’alba degli anni novanta, nella sua versione più malefica e catacombale.
I primi a scendere in campo sono i Cadaveric Fumes, band di Rennes attiva dal 2011 ma ancora senza un full length in bella mostra nella propria discografia composta da un paio di ep, altrettanti demo e da uno split con i Demonic Oath.
The Spectral Parade e Necromancy Sublime ci presentano un gruppo che rispecchia in toto il genere nella versione più marcia e morbosa, con il suono che esce come se provenisse da una cripta, alternando stacchi e mid tempo a veloci ripartenze e restando fedele al più oscuro e fetido death metal vecchia scuola.
Il discorso non cambia con Emerging From The Ethereal Threshold e Torrents Of Putrefying Viscosity, le due tracce firmate Skelethal, gruppo di Lille che invece il suo full length lo ha pubblicato lo scorso anno (Of The Depths….) dopo una manciata di lavori minori, per arrivare assolutamente in forma a questa release che li fotografa come band di death metal vecchia scuola di matrice scandinava.
Rispetto ai Cadaveric Fumes, gli Skelethal possiedono un impatto più potente e atmosfere meno catacombali, ma il risultato tutto sommato rimane confinato nel genere.
Due proposte dalla ancora poco considerata (se non dai cultori del metal estremo underground) scena transalpina che, invece, ha in serbo vere e proprie sorprese sia in campo death che nell’ancora più oscuro e maligno black metal.

Tracklist
1.Cadaveric Fumes – The Spectral Parade
2.Cadaveric Fumes – Necromancy Sublime
3.Skelethal – Emerging From The Ethereal Threshold
4.Skelethal – Torrents Of Putrefying Viscosity

Line-up
Skelethal:
Jon Whiplash – Drums, Bass
Gui Haunting – Vocals, Guitars

Cadaveric Fumes :
Lèo Brard – Drums
Wenceslas Carrieu – Guitars, Vocals
Romain Gibet – Vocals
Reuben Muntrand – Bass

SKELETHAL – Facebook

CADAVERIC FUMES – Facebook

Musmahhu – Reign of the Odious

La poliedricità di Swartadaupuz è infinita e ci regala un’opera feroce e malvagia dedita a un death compatto, claustrofobico e corrosivo.

Entriamo nell’underground svedese diabolico, oscuro e malvagio oltre ogni aspettativa; il debutto dei Musmahhu contiene tutte queste amene caratteristiche e di questo dobbiamo ringraziare la teutonica Iron Bonehead, da sempre immersa in queste sonorità catramose e sotterranee.

Debutto davvero interessante ma dietro le quinte tira le fila Swartadaupuz, un personaggio storico dell’estremo in terra scandinava, immerso in molteplici progetti prettamente black, tutti di ottima qualità, dal raw all’atmosferico con taglio personale. Chi segue la scena si sarà sicuramente imbattuto in acts come Svartit, Helgedom e Azelissasath solo per citarne alcuni; sono molto numerosi i suoi progetti ma la poliedricità e la forte personalità rendono ogni uscita meritevole di attenzione. Non pago di questa iperattività e arso dal sacro fuoco interiore, Swartadaupuz si lancia in una nuova avventura dedicandosi all’esplorazione del versante black death della sua ispirazione creando un concentrato di potenza e costruendo un muro impenetrabile di suoni, claustrofobico e intossicante e accompagnato da Likpredikaren alle vocals, dal growl depravato e gorgogliante; noi incauti ascoltatori siamo intrappolati in un abisso di ferocia e odio da parte di una creatura mitologia mesopotamica multiforme, il Musmahhu, che ci attorciglia la gola con forza portandoci all’asfissia sensoriale. Sette brani, tutti del medesimo alto valore, che attaccano con un suono vibrante, denso e che raramente rallentano, sfiorando conturbanti lidi doom. Il polistrumentista conosce perfettamente la materia estrema, ha grandi capacità compositive ed è in grado di atterrarci senza pietà; il lento dipanarsi nell’inizio della title track, riempie l’aria di una malvagità sconfinata; è vero che di death ne esce parecchio, ma la capacità di coinvolgimento di questa band è molto alta, per di più aiutata da un’ottima produzione, sempre underground, ma di livello. La capacità di creare melodie che ricordano l’old school svedese dei bei tempi e la attitudine feroce e malevola, fanno salire l’adrenalina durante l’ascolto. Ottima opera prima da parte di un’ artista che oltre a essere impegnato in molteplici progetti gestisce anche la Ancient Records, scrigno di meravigliose entità black.

Tracklist
1. Apocalyptic Brigade of Forbidden
2. Musmahhu, Rise!
3. Slaughter of the Seraphim
4. Burning Winds of Purgatory
5. Reign of the Odious
6. Spectral Congregation of Anguish
7. Thirsting for Life’s Terminus

Line-up
Likpredikaren – Vocals
Swartadauþuz – Guitars, Bass, Keyboards

In Twilight’s Embrace – Lawa

Solo mezzora scarsa, ma di qualità questo nuovo parto targato In Twilight’s Embrace, gruppo da seguire nel vasto panorama del metal estremo europeo.

Non è la prima volta che ci imbattiamo nei death/blacksters polacchi In Twilight’s Embrace, attivi da ormai quindici anni e con una più che discreta discografia alle spalle, vantando quattro full length di cui almeno un paio molto belli: The Grim Muse licenziato tre anni fa ed il precedente Vanitas uscito lo scorso anno.

La band di Poznań torna con il quinto lavoro, un’opera incentrata su un sound che, da tradizione, al death/black metal classico suonato da quelle parti aggiunge atmosfere e melodie oscure per un risultato alquanto affascinante.
Il death metal melodico dei primi lavori è ormai un ricordo, gli In Twilight’s Embrace si crollano di dosso le rimanenti sfumature scandinave che ancora apparivano nel precedente album per lasciarsi conquistare dalla parte più oscura del loro sound.
Con ben in evidenza l’idioma polacco nei titoli, Lawa risulta ancora più misantropo ed oscuro, sei brani di metal estremo oscuro, dalle melodie che tornano a tratti ad impreziosire brani come il gioiellino Ile trwa czas (How long does time last).
Solo mezzora scarsa, ma di qualità questo nuovo parto targato In Twilight’s Embrace, gruppo da seguire nel vasto panorama del metal estremo europeo.

Tracklist
1. Zaklęcie (The Spell)
2. Dziś wzywają mnie podziemia (The netherworlds beckon me today)
3. Krew (Blood)
4. Pełen czerni (Blackfilled)
5. Ile trwa czas (How long does time last)
6. Żywi nieumarli (Alive undead)

Line-up
Cyprian Łakomy – vocals
Leszek Szlenk – guitars, accordion
Marcin Rybicki – guitars
Jacek Stróżyński – bass, additional guitars
Dawid Bytnar – drums

IN TWILIGHT’S EMBRACE – Facebook

Phlebotomized – Deformation Of Humanity .

Non sappiamo quale sia stata la molla che ha spinto Tom Palms a tornare sul mercato con questo leggendario monicker, resta il fatto che ascoltare musica di questo livello è sempre un piacere, quindi mai come in questo caso deve essere accolto un rientro sulla scena dopo oltre vent’anni come quello dei geniali Phlebotomized.

Nessuno avrebbe scommesso in un ritorno dei seminali Phlebotomized, band che dalla notevole scena olandese di primi anni novanta arrivò alle orecchie di chi allora, come oggi, non si accontentava dei soliti ascolti, ma si inoltrava in un underground metallico in grado anche in quegli anni di regalare gruppi e opere sopra la media.

I Phlebotomized, con il primo album intitolato Immense Intense Suspence, andarono oltre quello che si suonava allora con un sound geniale, di difficile catalogazione e sorprendentemente avanti rispetto a quello che si aveva modo di ascoltare nel metal estremo.
Doom, progressive, brutal, melodic, symphonic death: Immense Intense Suspence era tutto questo e anche di più, difficile da capire, ma tremendamente affascinante così come Skycontact, secondo ed ultimo lavoro targato 1997 che sterzava leggermente verso un’atmosfera psichedelica risultando comunque un’altra gemma musicale di valore inestimabile.
Il chitarrista Tom Palms, unico superstite della formazione originale, torna con altri musicisti a rinverdire i fasti di quei due storici album con Deformation Of Humanity, nuovo lavoro licenziato dalla Hammerheart Records che rompe un silenzio durato ben ventuno anni,.
Di musica sotto i ponti ne è passata tanta, il death metal progressivo non fa più notizia, così come le band che al metal estremo abbinano altri suoni e sfumature, ma la qualità di questo nuovo lavoro è talmente alta che cancella in un sol colpo non solo gli anni trascorsi ma un gran numero di colleghi dediti al genere, lontani dal geniale songwriting del nuovo Phlebotomized.
Tra le splendide note di capolavori come Chambre Ardente, Descende To Deviance, Proclamation of a Terrified “Breed” e la title track si trovano in perfetto equilibrio tutti i generi estremi, dal più melodico, al più brutale, in perfetta armonia tra cambi repentini di sound ed atmosfere ancora oggi difficilmente eguagliabili.
Non sappiamo quale sia stata la molla che ha spinto Tom Palms a tornare sul mercato con questo leggendario monicker, resta il fatto che ascoltare musica di questo livello è sempre un piacere, quindi mai come in questo caso deve essere accolto un rientro sulla scena dopo oltre vent’anni come quello dei geniali Phlebotomized.

Tracklist
1. Premonition (Impending Doom)
2. Chambre Ardente
3. Descend To Deviance
4. Eyes On The Prize
5. Desideratum
6. My Dear …
7. Proclamation Of A Terrified “Breed”
8. Until The End
9. Deformation Of Humanity
10. Until The End Reprise
11. Ataraxia II

Line-up
Rob Op `t Veld – Synths
Dennis Bolderman – Guitar
Tom Palms – Lead Guitar
Ben de Graaff – Vocals
Alex Schollema – Drums
André de Heus – Bass guitar

PHLEBOTOMIZED – Facebook

Desecravity – Anathema

Un lavoro notevole ed una band tecnicamente sopra le righe che non mancheranno di portare ad una sorprendente esaltazione gli amanti del genere.

La tecnica al servizio di un metal estremo di matrice death devastante: dal Sol Levante, terra di grandi musicisti attivi nella scena metal classica e power, arrivano i Desecravity, band nata a Tokio nel 2007 ed arrivata al terzo lavoro sulla lunga distanza.

Si tratta di un gruppo molto rispettato nella scena estrema mondiale, con live in compagnia di gruppi leggendari come Exodus, Dying Fetus e Aborted ed il primo lavoro lasciato per il mixaggio e la masterizzazione nelle mani di Erik Rutan.
Tre album all’attivo per i Desecravity, con il debutto Implicit Obedience licenziato nel 2010, il successore Orphic Signs uscito un paio di anni dopo e questo nuovo Anathema, mandato a distruggere padiglioni auricolari in questo inizio 2019.
Technical death metal di qualità con la forza di mille tempeste si abbatte senza soluzione di continuità, possente, dalla velocità inumana e con un songwriting che comunque mantiene una sua linea, ben saldo nel marasma di note estreme che il gruppo giapponese scaraventa senza pietà sull’ascoltatore.
Ma non aspettatevi trame progressive o cali di tensione, in Anathema si viaggia al limite del consentito senza mai frenare, una corsa all’impazzata su scale musicali e spartiti che trova in brani pazzeschi come Ominous Harbinger e Devoured The Psyche la sua massima espressione.
Un lavoro notevole ed una band tecnicamente sopra le righe che non mancheranno di portare ad una sorprendente esaltazione gli amanti del genere.

Tracklist
1.Aeon and Ashes
2.Impure Confrontation
3.Ominous Harbinger
4.Deprivation of Liberty
5.Bloodthirsty Brutes
6.Secret Disloyalty
7.Devoured the Psyche
8.Beheaded White Queen

Line-up
Yujiro Suzuki – Vocals, Guitars
Yuichi Kudo – Drums
Daisuke Ichiboshi – Bass
Yuya Takeda – Guitars

DESECRAVITY – Facebook

Malevolent Creation – The 13th Beast

Il massacro compiuto dalla tredicesima bestia si fa largo, senza che si faccia sentire il peso degli anni nella scena estrema, a colpi di furioso death metal nel quale le velocissime sfuriate thrash sono presenti per rendere l’atmosfera ancora più violenta.

Una costanza ed un’attitudine invidiabili così come il talento del suo leader nel proporre death metal ai massimi livelli, sono le doti principali dei Malevolent Creation, una delle band storiche del metal estremo made in Florida.

Phil Fasciana non si ferma e somatizzata la scomparsa dello storico singer Brett Hoffmann ritorna con una formazione completamente rinnovata rispetto all’ultimo lavoro (Dead Man’s Path uscito nel 2015) che vede all’opera il batterista Philip Cancilla, il bassista Josh Gibbs e il chitarrista/cantante Lee Wollenschlaeger, protagonista di una prova molto convincente in questo mastodontico nuovo lavoro intitolato The 13th Beast.
Lasciato nelle sapienti mani del guru del metal estremo Dan Swanö, che si è occupato di mixaggio e mastering, The 13th Beast è forse un nuovo inizio per i Malevolent Creation, da trent’anni un porto sicuro per i fans del genere.
Il massacro compiuto dalla tredicesima bestia si fa largo, senza che si faccia sentire il peso degli anni nella scena estrema, a colpi di furioso death metal nel quale le velocissime sfuriate thrash sono presenti per rendere l’atmosfera ancora più violenta, con i mid tempo che diventano moloch inesorabilmente travolgenti.
L’album offre un turbinio di musica estrema costituito da brani d’impatto, decisi ed inarrestabili anche quando i Malevolent Creation rallentano trasformando i brani in impietosi pachidermi musicali (Born Of Pain), spezzando solo per poco lo tsunami death/thrash di End Of Torture, Mandatory Butchery o Bleed Us Free.
Le ottime prestazioni dei nuovi arrivati, il gran lavoro di Dan Swanö in consolle, tanta esperienza e mestiere fanno di The 13th Beast un lavoro imperdibile per i fans del death metal classico.

Tracklist
1.End The Torture
2.Mandatory Butchery
3.Agony For The Chosen
4.Canvas Of Flesh
5.Born Of Pain
6.The Beast Awakened
7.Decimated
8.Bleed Us Free
9.Knife At End
10.Trapped Inside
11.Release The Soul

Line-up
Phil Fasciana – Guitars
Josh Gibbs – Bass
Philip Cancilla – Drums
Lee Wollenschlaeger – Vocals, Guitars

MALEVOLENT CREATION – Facebook

Deserted Fear – Drowned by Humanity

Drowned by Humanity è un album molto più melodico rispetto al suo brutale predecessore, anche se la forza immane del gruppo rimane l’alternarsi di ritmiche marziali ad una furia estrema, che si avvale questa volta di un ottimo lavoro delle chitarre alle prese in assoli in cui le melodie sono più importanti che in passato.

Tornano a distanza di un anno i tedeschi Deserted Fear con un nuovo album, il quarto, sempre per il colosso Century Media.

Attivo ormai da una dozzina d’anni, il trio proveniente dalla Turingia dopo i primi due lavori ha visto crescere le proprie aspettative, dopo essere stato preso sotto l’ala della storica label tedesca già dal precedente Dead Shores Rising, album che aveva confermato le buone impressioni suscitate dal gruppo con il suo metal estremo che voltava le spalle alla Scandinavia guardando, sempre in un’ottica old school, al death metal epico e guerresco dei Bolt Thrower.
Il nuovo lavoro continua a percorrere la strada intrapresa da Fabian Hildebrandt, Manuel Glatter e Simon Mengs e vi troviamo ben nascoste mine che al passaggio esplodono in un sound potente, marziale e melodico.
Drowned by Humanity è un album molto più melodico rispetto al suo brutale predecessore, anche se la forza immane del gruppo rimane l’alternarsi di ritmiche marziali ad una furia estrema, che si avvale questa volta di un ottimo lavoro delle chitarre alle prese in assoli in cui le melodie sono più importanti che in passato.
Prodotto da Henrik Udd (At the Gates, Miasmal) nei Friedman Studios, l’album mantiene quell’atmosfera epico/guerresca che ha fatto la fortuna del gruppo in passato, unendola ad una consistente vena melodica; i brani di cui si compone il nuovo album sono sicuramente forieri di giudizi positivi, ma ovviamente si trovano tracce che più sottolineano l’ispirazione del momento del gruppo tedesco, come An Everlasting Dawn, Welcome To Reality e Sins From The Past.
Non mancano possenti monoliti di death metal guerresco e brutale, come Scars Of Wisdom, che rendono Drowned by Humanity un lavoro riuscito ed assolutamente in grado di competere ad alti livelli con le uscite di questa prima metà dell’anno, almeno per quanto riguarda il caro vecchio death metal.

Tracklist
1. Intro
2. All Will Fall
3. An Everlasting Dawn
4. The Final Chapter
5. Reflect The Storm
6. Across The Open Sea
7. Welcome To Reality
8. Stench Of Misery
9. A Breathing Soul
10. Sins From The Past
11. Scars Of Wisdom
12. Die In Vain
13. Tear Of My Throne

Line-up
Fabian Hildebrandt – Guitars
Manuel Glatter – Guitars/ Vocals
Simon Mengs – Drums

DESERTED FEAR – Facebook

Spearhead – Pacifism Is Cowardice

Pacifism Is Cowardice è un’opera estrema di buona qualità ed impatto, pur essendo destinata a rimanere confinata nell’underground metallico a uso e consumo degli amanti del genere.

La guerra diviene fonte inesauribile di ispirazione sia per i testi che per la musica, assolutamente estrema e violentissima, un death metal che alleandosi con il black affronta con crudeltà inaudita la battaglia trasformandola in una carneficina.

Stiamo parlando dei britannici Spearhead, band estrema attiva da più di dieci anni e con tre album all’attivo, prima che Pacifism Is Cowardice torni dopo un lungo silenzio a far parlare del gruppo.
Sono passati sette anni infatti dall’ultimo lavoro (Theomachia) ma la band non ha perso nulla dell’impatto che l’ha sempre contraddistinta, in virtù un sound dalla forza soprannaturale, oscuro e violentissimo, a tratti pregno di una solenne epicità estrema che lo rende un macigno di musica guerresca.
Il death metal del quartetto si ispira alla scuola statunitense, con rallentamenti ed atmosfere tipiche del Bay Area Sound per poi colpire senza pietà con tempeste di black metal che non fanno prigionieri.
La bravura del gruppo sta nel non farsi trascinare troppo dal caos sprigionato dalla battaglia, facendo in modo che le tracce abbiano una loro precisa connotazione e le atmosfere siano ben delineate in un ascolto che si fa feroce ma interessante nel seguire la band nei suoi assalti.
Ottimi i solos che nei momenti di potenza oscura e controllata si rivolgono agli amanti del death floridiano, per poi lasciare spazio ad un massacro di matrice black metal in brani come Of Sun and Steel, Degeneration Genocide e Khan.
Pacifism Is Cowardice risulta quindi un’opera estrema di buona qualità ed impatto, pur essendo destinata a rimanere confinata nell’underground metallico a uso e consumo degli amanti del genere.

Tracklist
1. Duellorum
2. Of Sun and Steel
3. Ajativada
4. Wolves of the Krypteia, We
5. Violence Revolt Ruination
6. Hyperanthropos
7. Degeneration Genocide
8. The Elysian Ideal
9. A Monarch to Rats
10. Khan
11. Aion (Two Keys and a Lion’s Face)
12. Aftermath

Line-up
Barghest – Bass, Vocals
Invictus – Guitars
Typhon – Drums
Praetorian – Lead Guitars

SPEARHEAD – Facebook

Deathrite – Nightmares Reign

Il sound del quintetto di Dresda è uno scarno e primordiale death metal spogliato da inutili orpelli, prodotto ispirandosi alla vecchia scuola e violentato da iniezioni grind e death n’roll.

I tedeschi Deathrite, nome conosciuto dell’underground estremo centroeuropeo, approdano alla corte della Century Media e licenziano il quarto album in carriera dopo un trio di lavori usciti tra il 2011 ed il 2015, tra i quali Revelation of Chaos è sicuramente il più conosciuto.

Il sound del quintetto di Dresda è uno scarno e primordiale death metal spogliato da inutili orpelli, prodotto ispirandosi alla vecchia scuola e violentato da iniezioni grind e death n’roll.
Ne esce un’opera che non scalfisce la reputazione dei Deathrite, rimanendo legata ad un’attitudine underground per nulla ammorbidita dalla firma con la prestigiosa label.
Nightmares Reign quindi è un lavoro non da tutti, o almeno non per chi si aspetta il classico album estremo, prodotto alla perfezione e valorizzato da una vena melodica, in quanto tra le trame cucite dal gruppo si viene colpiti da tremendi uno due death/thrash old school e mandati al tappeto da rallentamenti potenti e distorti, in un clima death/crust n’ roll senza compromessi.
Sono i Darkthrone la band che più si avvicina al modo di comunicare del gruppo tedesco, padri indiscussi dell’anima più rock del metal estremo e fonte di ispirazione primaria di chi si erge a paladino del genere.
Nightmares Reign è un lavoro che risulta indicato ai soli fans di queste sonorità e a chi predilige l’anima più underground ed old school del metal estremo.

Tracklist
1. When Nightmares Reign
2. Appetite For Murder
3. Invoke Nocturnal Light
4. Demon Soul
5. Devils Poison
6. Bloodlust
7. Obscure Shades
8. Temptation Calls

Line-up
Tony Heinrich – Vocals
Andy Heinrich – Guitar
Tom Michalik – Guitar
Anton Hoyer – Bass
Stefan Heinz – Drums

DEATHRITE – Facebook

6th Counted Murder – Individual

Cinquanta minuti in compagnia dei 6th Counted Murder valgono l’acquisto di questo bellissimo secondo lavoro che, agognato, aspettato e voluto dalla band e dai suoi fans, rappresenta una conferma ed un ulteriore passo avanti.

Era l’autunno del 2013 quando una serie di omicidi seriali portarono il terrore nell’underground metallico milanese, terrorizzato da un assassino che con crudele ferocia uccideva le sue vittime a colpi di thrash/death metal dalle trame heavy e da un approccio melodico stupefacente per un debutto.

Dieci brani, dieci capitoli che mettevano in luce l’ottima preparazione tecnica dei musicisti coinvolti, un songwriting assolutamente maturo ed un impatto che non lasciava dubbi sulla voglia di far male dei 6th Counted Murder.
Dopo diciotto mesi di silenzio, dovuti all’abbandono del cantante, e l’arrivo del bravissimo Simone Dalamar Paga dietro al microfono, la band con i quattro pazzi assassini seriali (Gianluca D’andria alla batteria, Alessandro Ferraris al basso e la coppia di chitarre taglienti come lame nel buio composta da Marzio Corona e Andrea P. Moretti) al proprio posto, ha ricominciato a colpire con quell’arma micidiale che è il loro sound.
Dopo la firma con la piovra Sliptrick Records (label che si sta accaparrando il meglio del metal uscito negli ultimi anni a livello underground nel nostro paese) il gruppo milanese licenzia finalmente il secondo album intitolato Individual.
Registrato negli studi della band e poi affidato alle sapienti mani di Simone Mularoni per mix e mastering, avvenuti ai Domination Studios, Individual non deluderà chi in questi anni ha aspettato con pazienza il ritorno del serial killer, una mente malata, deviata e dedita all’uso di droghe che, in un delirio di onnipotenza, compie i più brutali ed assurdi delitti, fino all’induzione al suicidio di massa aiutato da una sua vittima manipolata (la prescelta).
L’album parte con due brani di una potenza devastante, Individual Born e Syncopate, che richiamano i Testament più estremi: schegge impazzite di death metal su strutture ritmiche di matrice thrash investono l’ascoltatore, ma è con il singolo Scent Of Despair che si torna a quel melodic death metal ricco di sfumature heavy che aveva fatto la fortuna dell’esordio.
Il nuovo cantante si muove su toni estremi variando molto la sua performance, passando dal classico growl allo scream, fino ad evocative e sentite parti in clean, mentre i suoi complici fanno capire d’essere tornati ancora più convincenti ed arrabbiati di prima.
Near Death Experience è un saliscendi su spartiti estremi, con urla terrificanti che ccompagnano un sound dalla violenza progressiva, tra solos che sparano melodie classiche con una facilità disarmante.
Ancora grande metal con She, brano che si potrebbe definire un mid tempo non fosse per le ritmiche intricate, che lasciano spazio ad atmosfere melanconiche a metà brano, mentre con Brutal Engaged Abuse si torna al thrash, prima che il trio composto da Cloud Nine, Apocalypse In Human Features e House Of Lies concluda questo mostruoso lavoro.
Cinquanta minuti in compagnia dei 6th Counted Murder valgono l’acquisto di questo bellissimo secondo lavoro che, agognato, aspettato e voluto dalla band e dai suoi fans, rappresenta una conferma ed un ulteriore passo avanti.

Tracklist
1.Individual Born
2.Syncopate
3.Scent Of Despair
4.Near Death Experience
5.Berserk
6.She
7.Brutal Engaged abuse
8.Cloud Nine
9. Apocalypse in Human Features
10.House Of Lies

Line-up
Andrea P.Moretti – Guitars
Marzio Corona – Guitars
Alessandro Ferraris – Bass
Gianluca D’Andria – Drums
Simone Dalamar Paga – Vocals

6TH COUNTED MURDER – Facebook