Void Rot – Consumed To Oblivion

Tre brani, benché brevi per le abitudini consolidate del genere, rivelano la maestria compositiva con la quale i Void Rot manipolano la materia rendendola avvincente per l’appassionato dal primo all’ultimo minuto.

Krypta – The Name / Omerta

Per i Krypta un inizio incoraggiante, ovviamente con tutte le riserve e le incognite derivanti da una proposta dal minutaggio così ridotto.

Coldbound – The Gale

In un genere in cui l’originalità è meno rilevante del potenziale emotivo, The Gale è uno scrigno che aperto ci travolge con la sue drammatiche e coinvolgenti trame tra Dark Tranquillity, Insomnium, Draconian e Swallow The Sun.

Flood Peak – Plagued by Sufferers

I Flood Peak non definiscono nuove strade per il genere ma ne offrono un’interpretazione straziante come raramente è stata data occasione di ascoltare: più doloroso di molti dischi funeral, più lacerante di gran parte del depressive, Plagued by Sufferers è un monumento alla sofferenza.

Lucifer – Lucifer II

Lucifer II, anche per i nomi coinvolti, non fa prigionieri: il carisma innato della Sadonis ed un songwriting di livello assoluto sono gli elementi che danno vita ad un album tra i migliori ascoltati quest’anno, almeno per quanto riguarda il genere proposto.

Khôrada – Salt

Salt deve essere necessariamente valutato ed assimilato come un’opera a sé stante, tenendo conto dell’identità dei musicisti coinvolti solo a garanzia del loro riconosciuto valore e conseguentemente della qualità del prodotto.

The Evil – The Evil

Il sound è apocalittico, a tratti al limite dello sludge ma classicamente doom , le atmosfere di lirica evocazione rimanda ai nostri Goblin, mentre il lento scendere nei meandri più bui alterna impatto old school a più moderne soluzioni estreme.

The Secret – Lux Tenebris

Una band unica che usa tantissimi riferimenti culturali diversi fra loro e porta la musica pesante su un altro livello, ben sopra le nostre teste e ben al di sotto dei nostri piedi.

Runemagick – Evoked From Abysmal Sleep

Evoked From Abysmal Sleep è il classico album che riempie un vuoto senza rivelarsi necessariamente epocale: essenziale, ruvido, autentico, questo sì, ed è tutto quanto serve a chi ama crogiolarsi con queste oscure sonorità.

Faction Senestre – Civilisation

Un rumorismo dronico e industriale fa da tappeto sonoro a testi declamati in lingua madre, invero molto interessanti per la loro feroce quanto esplicita critica della modernità: questo chiaramente rende il tutto affascinante quanto dannatamente ostico.

Vanhävd – Låt köttet dö

I Vanhavd mettono in mostra un sound decisamente personale, all’interno del quale trovano spazio in misura equilibrata melodia e robustezza del riffing, rallentamenti asfissianti e intriganti accelerazioni ritmiche, per un risultato oggettivamente esaltante per chi ama il genere.

In Oblivion – Memories Engraved in Stone

La competenza c’è, l’attitudine pure: la presenza questi due elementi fa pensare che nel giro di poco tempo gli In Oblivion potrebbero regalarci qualcosa di davvero importante; per ora, comunque, bene così.

Aseethe/Snow Burial – Split

Due maniere ugualmente interessanti ed efficaci di affrontare la materia metallica, con un carico di genuina rabbia e purezza di intenti che rappresenta infine il tratto comune.

Colossus Morose – Seclusion

Anche non si tratta di un qualcosa in grado di sconvolgere le gerarchie all’interno della scena, il primo full length dei Colossus Morose mette in luce una realtà di sicuro interesse e con diverse frecce al proprio arco da poter utilizzare ancor meglio in futuro.

Oltretomba – L’Ouverture des Fosses

Il lavoro si snoda senza prendere in minima considerazione l’idea di una forma canzone, basando il tutto su un impatto ossessivo che va ad erigere un sound a suo modo primitivo e dichiaratamente privo di ogni modernismo.

Fretting Obscurity – Flags in the Dust

Flags in the Dust è un primo passo che merita un’abbondante sufficienza, perché alla fine i lati positivi superano quelli negativi, ancora troppi però per avvicinare per ora i Fretting Obscurity ai piani alti del genere.

Adfail – Poetry Of Ruins

Nel complesso l’ep finisce per incidere meno del dovuto: gli otto brevi brani faticano a farsi ricordare dando l’impressione d’essere al cospetto di un lavoro interlocutorio, che arriva dopo quattro anni nel corso dei quali gli Adfail non sembrano aver fatto quei progressi che sarebbe stato lecito attendersi.

Twingiant – Mass Driver

Il suono dei Twingiant è cattivo ma psichedelico al punto giusto, con un groove generale, che sarà poi definitivamente compiuto nell’ultimo Blood Feud, il loro miglior disco, ma che qui nasce e diventa massa magmatica e caotica, molto piacevole da sentire a chi si rilassa in mezzo alle bordate.
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Frayle – The White Witch EP

In circa venti minuti i Frayle regalano una prova di grande spessore, che fa sperare al più presto in un seguito su lunga distanza.