Embryo – A Step Beyond Divinity

A Step Beyond Divinity è un’opera dal taglio internazionale che incolla l’ascoltatore alle cuffie, un dirompente fiume metallico che straripa tra debordanti e possenti passaggi estremi, orchestrazioni epiche ed apocalittiche e chitarre che sanguinano melodie.

Il nuovo lavoro dei deathsters nostrani Embryo è il classico album con il quale supportare la scena metal tricolore (non solo quella estrema, ovviamente) diventa non solo un dovere ma un grande piacere.

Al quarto album la band di Cremona estrae dal cilindro l’opera perfetta, quella che prendendo il meglio dal precedente omonimo lavoro, lo porta ad un livello ancora più alto regalando cinquanta minuti di death metal moderno, in un susseguirsi di emozionanti saliscendi tra tradizione melodica e moderno death metal dal piglio apocalittico.
Le orchestrazioni questa volta raggiungono vette altissime, la parte americana del sound del gruppo è ancora più potente, un macigno estremo che dai Fear Factory prende l’atmosfera epica da fine del mondo, mentre la cascata di solos guardano sempre verso nord e al melodic death metal.
Il concept si ispira alla figura di un genio come Leonardo Da Vinci, quindi anche in questo caso la band cerca una via intellettuale ai testi per valorizzare un songwriting sopra le righe.
Il bellissimo artwork è stato lasciato nelle mani dell’artista e musicista Spiros Antoniou alias Seth Siro Anton (Septic Flesh) mentre masterizzazione, registrazione e mix sono stati eseguiti da Simone Mularoni ai Domination Studio, con la band ad affiancarsi al noto produttore e musicista italiano (DGM) in fase di produzione.
Tutto questo rende A Step Beyond Divinity un’opera dal taglio internazionale che incolla l’ascoltatore alle cuffie, un dirompente fiume metallico che straripa tra debordanti e possenti passaggi estremi, orchestrazioni epiche ed apocalittiche e chitarre che sanguinano melodie.
Vanguard For The Blind, The Greatest Plan e la devastante Leonardo spiccano sulle altre tracce, ma vi consiglio di fermarvi per un’oretta scarsa e lasciare che gli Embryo vi raccontino del Da Vinci a modo loro.

Tracklist
1. The Same Difference
2. Overwhelming your Disgust
3. Vanguard for the Blind
4. Painting Death
5. Looking for the Divine
6. Solitaria 1519
7. Leonardo
8. The Greatest Plan
9. Bastard of the Brood
10. Mouth of Shame
11. Witness of your Life
12. The Horror Carved

Line-up
Roberto Pasolini – Vocals
Eugenio Sambasile – Guitars
Simone Solla – Keyboards
Danilo Arisi – Bass
Enea Passarella – Drums

EMBRYO – Facebook

Diretone – Random Spins, Fortune Turns

Random Spins, Fortune Turns è un lavoro gradevole per chi ama il thrash suonato con un approccio tecnico/alternativo ma, forse, da una band sulla scena già da diverso tempo sarebbe stato lecito attendersi un lavoro dalla connotazione stilistica più personale.

I danesi Diretone sono una band attiva già dai primi anni del decennio e Random Spins, Fortune Turns è il loro secondo lavoro su lunga distanza.

Il gruppo di Copenhagen propone un metal alternativo che poggia le sue basi su un thrash groove che, talvolta si apre a contaminazioni southern, senza disdegnare puntate nel djent così come in classiche ballate metalliche.
Anche per questo motivo l’album appare un po’ frammentario ma è soprattutto l’impostazione vocale spiccatamente hetfieldiana di Lars Hørning a rendere i Metallica di Load e dintorni quale naturale punto di riferimento, facendo sembrare comunque più adeguati all’ambito i brani maggiormente robusti rispetto a quelli di matrice alternativa.
Per questo sia l’opener Astray sia la title track appaiono gli episodi più riusciti all’interno di una tracklist senza particolari punti deboli ma neppure impreziosita dal brano capace di fare la differenza.
Random Spins, Fortune Turns è un lavoro gradevole per chi ama il thrash suonato con un approccio tecnico/alternativo ma, forse, da una band sulla scena già da diverso tempo sarebbe stato lecito attendersi un lavoro dalla connotazione stilistica più personale.

Tracklist:
1. Astray
2. King’s Head
3. Misery Sound
4. New Dawn, New Day
5. Under the Afghan Sun
6. Random Spins, Fortune Turns
7. Wrong
8. Sylvia (Until the End)
9. Ten Years
10. Race Against Time

Line-up:
Brion Wekin – Drums
Patrick Ajasso – Guitars
Lars Hørning – Vocals, Bass
Patrick Grønbæch Christensen – Guitars

DIRETONE – Facebook

Headcrasher – Nothing Will Remain

Ristampa a lungo attesa dello storico esordio, targato 1989, di una band fondamentale nel panorama thrash-core italiano di fine anni Ottanta.

La Punishment 18, da oltre dieci anni, porta avanti un serio e professionale lavoro di valorizzazione del patrimonio underground, tanto italiano, quanto estero, specie in ambito thrash-death-black.

Ne è l’ulteriore ed eccellente riprova la realizzazione di questo Nothing Will Remain, ristampa – a lungo attesa, davvero – di un disco realmente storico del panorama nostrano, pubblicato nel 1989, e subito diventato oggetto di autentico culto. Il quartetto italiano proponeva, infatti, uno speed-thrash metal, ottimamente elaborato e notevolissimo sotto il profilo tecnico, che da un lato guardava al messaggio tradizionale (ed inevitabile) dei primi giorni della Bay Area, soprattutto ai Metallica di Kill ‘Em All, dall’altro lo contaminava con intelligenti e sempre molto costruite aperture di stampo hardcore (sia quello inglese dei Discharge, sia quello americano, di area newyorkese, il che rende gli Headcrasher apprezzabili anche da parte di quanti adorano Anthrax e Nuclear Assault). Come si diceva, i dodici brani di Nothing Will Remain sono assai strutturati e vari, ancorché rocciosi e granitici. Né mancano variazioni sul tema, come l’opener fantascientifico Blood From the Sky, il grind aspro e inatteso (di scuola Napalm Death) di F.F.W., il rap-core screziato di funk metal di Bath Man, a metà strada fra i Death Angel di Act III e i Faith No More della pietra miliare The Real Thing. Il gruppo riusciva nel non facile intento, alternando sfuriate veloci ed opportuni rallentamenti, di aggiungere qua e là una vaga attitudine fun e skate-punk ad una proposta complessiva, altrimenti, legata al miglior thrash e all’allora nascente metal-core. Un disco veramente pionieristico e personale, oltretutto si se pensa al fatto che esso risale alla fine degli Eighties, per di più in Italia. I quattro possedevano, senza dubbio, doti compositivo-esecutive superiori alla norma ed erano artefici di un sound possente e quasi epico nella sua insopprimibile rabbia di fondo. La riedizione della Punishment è resa ancor più succulenta dalla presenza di un secondo CD, che contiene i sei pezzi dell’inedito promo registrato nel 1991 e in più, come bonus-track, In Our Times, appositamente incisa, nel 2017, da tre quarti della formazione originale degli Headcrasher. Mai banali, ancora oggi, aggressivi ed articolati come i Megadeth. Ora, il pubblico ha finalmente la possibilità di riscoprire questo seminale gruppo calabrese, che, sorto nel 1984, ha fatto la storia ed ha saputo anche anche emozionare, come nella toccante e indimenticabile Good Morning Amazzonia o nell’inno Dead in the USA.

Tracklist
1. Blood From the Sky
2. Live Or Die
3. Waiting 4 an Answer
4. FFW
5. Bath Man
6. The Cemetery of the Lost Cross
7. Overlook Hotel
8. SK8 Life
9. Good Morning Amazzonia
10. Dead in the USA
11. The Final Attack
12. Flebo’s Country
13. In Our Times
14. Lost Money
15. HIV
16. Selling Happiness
17. Childhood Stairs
18. Subliminal Pain
19. Within the Mirror

Line-up
Gianpaolo Brunetti – Guitars
Claudio Gentile – Vocals
Roby Vitari – Drums
Italo Le Fosse – Bass

HEADCRASHER – Facebook

Chronic Xorn – For These Sins Who Must Die

Secondo devastante full length per gli indiani Chronic Xorn, realtà estrema proveniente da Kolkata alle prese con un death metal moderno e dai rimandi core.

Secondo devastante full length per gli indiani Chronic Xorn, realtà estrema proveniente da Kolkata alle prese con un death metal moderno e dai rimandi core.

Attivo da dieci anni, il gruppo ha partorito un ep ed il primo album, From Mercy, licenziato ormai cinque anni fa.
Non molto prolifica quindi la band indiana che arriva al decennale della sua fondazione con un full length che, in realtà, si può considerare un ep vista la durata che non supera i venticinque minuti.
Meglio corto ma buono, direte voi, e al netto dell’ascolto For These Sins Who Must Die risulta un lavoro valido; il sound del quintetto si presenta come un devastante deathcore, tecnicamente ben suonato, dalle melodie chitarristiche sugli scudi e l’uso dello scream che non lascia spazio a clean vocals come di moda nel genere ultimamente.
I Chronic Xorn alzano un muro estremo invalicabile, le ritmiche lasciano spazio alla tecnica in cambio di una marzialità saggiamente poco usata, e l’ascolto se ne giova, le varie For These Sins Who Must Die, Necropoli III e Vox Populi esplodono dagli altoparlanti come atomiche dall’impatto distruttivo e devastante.
Qualche accenno melodico nei solos dal taglio classico e tanto metal estremo di buona fattura per questo combo asiatico, peccato solo per la durata, perché con almeno altri dieci minuti di musica la band avrebbe meritato sicuramente un mezzo voto in più.

Tracklist
1.Intro – Doctrine of Hate
2.For These Sins Who Must Die
3.Necropolis III
4.Justice by the Act of Violence
5.Vox populi
6.The Last Stand

Line-up
Saptadip “Sunny” Chakraborty – Vocals
Angshuman Majumdar – Bass
Suvam Moitra – Guitars, Vocals
Biswarup Bardhan – Guitars
Dipayan Chakraborty – Drums

CHRONIC XORN – Facebook

DEINONYCHUS

Il video di Buried Under The Frangipanis, dall’album Ode To Acts Of Murder, Dystopia And Suicide (My Kingdom Music).

Il video di Buried Under The Frangipanis, dall’album Ode To Acts Of Murder, Dystopia And Suicide (My Kingdom Music).

I see people writing great words about DEINONYCHUS new album “Ode To Acts Of Murder, Dystopia And Suicide” and it was welcomed with enthusiasm by fans and media. Now we’ll present a new video for one of the greatest songs ever composed by Dutch mastermind Marco Kehren. It’s disturbing, obscure and emotional like a knife piercing your emotional well-being… it’s the videoclip of the song “Buried Under The Frangipanis”

This is DEINONYCHUS a band like no other!

ORDER DEINONYCHUS “Ode To Acts Of Murder, Dystopia And Suicide”: http://smarturl.it/DEINODE

Official sites:
– MY KINGDOM MUSIC: www.mykingdommusic.net *
www.facebook.com/mykingdommusic.label
– DEINONYCHUS: www.facebook.com/deinonychusofficial

With a running time of 45 minutes, cover and artwork created by label’s boss F.P., track listing is as follows: 1. Life Taker – 2. For This I Silence You – 3. The Weak Have Taken The Earth – 4. Buried Under The Frangipanis – 5. Dead Horse – 6. Dusk – 7. There Is No Eden – 8. Silhouette

THE BLUE GIANTS

Il video di She Is Fire, dall’album Flamingo Business.

Il video di She Is Fire, dall’album Flamingo Business.

Flamingo Business è l’album di debutto dei Vicentini The Blue Giants, composto da 10 brani tesi e martellanti. Quarantre minuti di puro Rock n’ Roll, che trasmettono le sensazioni e gli stati d’animo che attraversano la band dal momento della fondazione fino ad oggi, in cui focalizzano l’attenzione sull’energia e il “Wall-of-Sound” che solo il Rock n’ Roll può restituire. Lo fanno con approcci diversi… Dall’isolamento per ritrovare sé stessi di Space Caravan, ai cambiamenti sentimentali di Changes, virando verso sentimenti più viscerali rappresentati da “She’s Fire” e “Legs”, fino alle situazioni di confusione e disagio di “The Morning After” e “Sick Again”.