Perpetuum Mobile – Paradoxa Emblemata

La mancanza di informazioni raggiunge lo scopo di far concentrare l’ascoltatore sulla musica e sulla forte mistica dell’opera, un qualcosa di antico fatto con codici moderni, perché questa è musica occulta che mostra cose che altrimenti non potremmo vedere.

Perpetuum Mobile è un misterioso gruppo (o solista, non è dato sapere ma non importa granché) che produce questo disco basato sul libro di illustrazioni Paradoxa Emblemata di Dionysius Andreas Freher, un mistico cristiano tedesco del diciassettesimo secolo con base a Londra, vera capitale dell’occulto.

Il libro si compone di 153 immagini astratte, emblemi e geroglifici di cui non si sa molto.
Freher era fortemente influenzato dall’opera di Jakob Böhme un mistico luterano tedesco dichiarato eretico dalla chiesa germanica. Detto così sembra una cosa complicata ma se approfondite vi troverete di fronte ad una mistica e ad una filosofia affascinanti ed affatto convenzionali. Su questo libro la sfuggente entità dedita al black metal hardcore ha incentrato questo disco, che mette in musica delle figure scelte dal libro di Freher, fondamentalmente uno scritto alchemico. La musica qui contenuta è un micidiale attacco con la voce praticamente sempre in growl, mentre il gruppo ha una forte identità black dal ritmo hardcore, che poi è uno dei codici sorgente del nero metallo, sia della prima che della seconda ondata. I brani non durano giustamente più di 2 minuti, e rendono molto bene con testi che parlano di occulto in maniera competente, come se fosse un rituale. La mancanza di informazioni raggiunge lo scopo di far concentrare l’ascoltatore sulla musica e sulla forte mistica dell’opera, un qualcosa di antico fatto con codici moderni, perché questa è musica occulta che mostra cose che altrimenti non potremmo vedere. Come sempre, quando si parla di black metal e dintorni, non è roba per tutti e non lo vuole affatto essere, anzi. Il disco uscirà a breve per la Xenoglossy Productions, un’etichetta realmente underground e con ottimi lavori nel proprio catalogo.

Tracklist
1.Perpetuum Mobile
2.Unum Immobile / Cuncta Moventur
3.Point, Center, Circumference
4.Out of One
5.Seven Are One
6.Abyssal Nothing
7.Great Conjunction
8.Thee Not
9.Generation of Fire
10.Pro Merito Binarius excluditur

A Forest of Stars – Grave Mounds And Grave Mistakes

Grave Mounds And Grave Mistakes porta ad un livello qualitativo ancora superiore l’idea musicale degli A Forest Of Stars, giungendo molto vicino alla perfezione.

Se l’esistenza di un musicista o di una band assume un proprio senso compiuto nel momento stesso in cui la sua proposta appare unica e facilmente riconoscibile, allora dobbiamo dare atto agli A Forest Of Stars d’essere riusciti pienamente in questa non facile impresa.

La pittoresca congrega di gentlemen vittoriani è in pista ormai da un decennio ed ha continuato ad offrirci album denotati da un costante crescendo qualitativo, rendendo via via sempre più fluida la commistione tra il black metal, che costituisce solidamente la base del sound, un folk tipicamente british ed atmosfere oscure e magnificamente avvolgenti.
Questo ultimo Grave Mounds And Grave Mistakes si porta ad un livello ancora superiore che avvicina di molto alla perfezione l’idea musicale del combo di Leeds: capita davvero di rado, infatti, che un disco di oltre un’ora di durata riesca a coinvolgere in maniera totale senza mostrare alcun segno di cedimento o perdersi in lungaggini interlocutorie.
Del resto, dopo l’intro Persistence Is All, un brano come Precipice Pirouette ci trasporta di peso e senza indugi in quell’epoca che, grazie agli A Forest of Stars, abbiamo imparato a conoscere un po’ meglio, coadiuvati dal racconto stentoreo e teatrale di Mr.Curse, fondamentale nell’economia di ogni lavoro della band, anche se a qualcuno potrà apparire un elemento alieno all’evocatività del sound.
L’afflato melodico di Precipice Pirouette, con il morbido controcanto di Katerine, viene spezzato da una repentina quanto caratteristica sfuriata, prima che il flauto introduca Premature Invocation, traccia che si apre in un finale di drammatica intensità.
E’ il black metal, furioso così come lo conosciamo nelle sue sembianze più canoniche, a connotare Children of the Night Soil, costituendo una parentesi decisamente meno ammaliante nella sua forma, andando a creare così un contrasto netto e deciso con la poesia più rarefatta di Taken by the Sea, interamente interpretata da Katerine.
Una parentesi più delicata e a suo modo eterea, che introduce gli ultimi venti minuti dell’album, prima con Scripturally Transmitted Disease, traccia che cambia connotati più volte prima di adagiarsi su un finale atmosferico e lasciare spazio alla chiusura della stupefacente Decomposing Deity Dance Hall, brano pazzesco nel quale il sentore folk della parte iniziale viene messo momentaneamente all’angolo per alcuni minuti nei quali sembra che i nostri, nel corso di una seduta medianica, vengano posseduti dallo spirito degli Alan Parson’s Project, prima che nuovamente sonorità black, ariose e solenni, conducano al termine di un album meraviglioso.
Bisogna essere musicisti di livello superiore per riuscire ad offrire un disco così denso, complesso, pieno eppure sempre fruibile; forse la loro imprevedibilità e la difficile collocazione stilistica li farà sempre restare un una confortevole nicchia di culto, fatto sta che oggi gli A Forest Of Stars sono una delle espressioni musicali più originali ed eccitanti dell’intera scena metal e non sarebbe male che se accorgessero molte più persone.

Tracklist:
1.Persistence Is All
2.Precipice Pirouette
3.Tombward Bound
4.Premature Invocation
5.Children of the Night Soil
6.Taken by the Sea
7.Scripturally Transmitted Disease
8.Decomposing Deity Dance Hall

Line-up:
Mr. T.S. Kettleburner – Bass, Vocals, Guitars
The Gentleman – Drums, Keyboards, Pianoforte, Percussion
Mister Curse – Vocals
Katheryne, Queen of the Ghosts – Vocals, Violin, Flute
Mr. John “The Resurrectionist” Bishop – Drums, Percussion
Mr. Titus Lungbutter – Bass
Mr William Wight-Barrow – Guitars

A FOREST OF STARS – Facebook

 

MATERDEA

Il video di “One Thousand and One Nights”, dall’album “Pyaneta” (Rockshots Records).

Il video di “One Thousand and One Nights”, dall’album “Pyaneta” (Rockshots Records).

One of the most known and recognizable metal bands in Italy coming out of the pagan and Celtic scene, MaterDea has a new video entitled “One Thousand and One Nights” in support of their latest album “Pyaneta” released this past July on Rockshots Records.

Following the direction started with “A Rose for Egeria”, MaterDea’s new record is a further step forward into the melding of metal and Celtic music, in the personal style that MaterDea’s fans will acknowledge and love once more. It is a powerful symphony where all the instruments and the voices join the sounds of nature, painting new grandiose landscapes enriched by colors and sophisticated arrangements. The melodies reveal themselves along with the sumptuous guitar riffs, a powerful rhythmic session and the twist of strings and orchestration, allowing the listener to be carried away in a dimension full of energy, beauty and hope by these magical tales.

The band describes “Pyaneta”:

“In this new album the stories are inspired by the deep interconnection that exists between every living thing and the largest sentient organism that hosts us, our planet Earth. It is an exhortation to the awareness of the environmental danger, a cry of hope for its future and www.facebook.com/MaterDeaa message of love for life in its gorgeous wholeness.”

MaterDea goes to great lengths to ensure that their listeners can be thrust away from reality and thrown into a fantastical world full of enchantment and magic and “Pyaneta”, their fifth album promises to do just that. Citing influences such as Genesis, Jethro Tull and Led Zeppelin, the band creates a gentle yet powerful type of metal with various classical overtones. With a desire to create powerful, intense, emotional music that features pantheistic themes the 7 classically trained Italian musicians paint a rich fantasy world for their listeners. To date they have released four full lengths, “Below the Mists, Above the Brambles” (2009), “Satyricon” (2011), “A Rose for Egeria” (2014) and “The Goddess’ Chants” (2016).

Album digital download and stream at http://smarturl.it/pyaneta

For more info:
www.Rockshots.eu
www.materdea.com
www.facebook.com/MaterDea
www.twitter.com/materdea1

Female Metal Voices Tour 2018

Crown Metal Booking Agency vi comunica i seguenti orari dello show del Female Metal Voices Tour 2018 che si svolgerà il 10 Ottobre all’HonkyTonky di Seregno con Co-Headliner le Butcher Babies e Kobra And The Lotus.

Apertura porte alle ore 18:00
Asphodelia: 18:30 / 19:00
Ignea: 19:15 / 19:50
Skarlett Riot: 20:10 / 20:45
Kobra And The Lotus: 21:05 / 22:05
Butcher Babies: 22:25 / 23:35

Prevendite disponibili su Mailticket: https://www.mailticket.it/evento/17494

Come raggiungerci:
Honky Tonky si trova in via Comina, 35/37 a Seregno (MB).
ATTENZIONE INSERIRE NEL NAVIGATORE SATELLITARE via Comina ang. Via Colzani
IN MACCHINA
Dalla superstrada milano meda prendete l’uscita 11 (Seveso) e seguite le indicazioni per Seregno.
Appena entrati in seregno troverete una rotonda e più avanti un semaforo. Dopo il semaforo svoltate a sinistra e siete arrivati.
Dalla superstrada Valassina (SS36) uscite a Desio nord – Zona industriale, seguite le indicazioni per seregno.
Dopo aver superato il cartello di ingresso città, troverete un bivio con in mezzo un benzinaio, tenete la sinistra, al secondo semaforo girate a sinistra e subito a destra e siete arrivati.
IN TRENO
Linea Milano-Chiasso, scendete a Seregno, prendete l’uscita del sottopasso pedonale “Via Comina” andate a sinistra e siete arrivati.

Blood Of The Sun – Blood’s Thicker Than Love

I Blood Of The Sun non si lasciano attrarre troppo dalle lisergiche atmosfere desertiche, ma strappano il segreto del successo di Led Zeppelin e Deep Purple, facendo propria la lezione e personalizzandola con un’overdose di rock ‘n’ roll straordinariamente vintage, assolutamente irriverente e devoto al sound settantiano.

Danno letteralmente spettacolo i Blood Of The Sun, sestetto americano che, infilato a forza nel calderone stoner rock, si dimostra una straordinaria hard rock/blues band rifilando in questo ultimo lavoro una serie di sei lunghi brani che definire irresistibili è un eufemismo, almeno per chi ama questo tipo di sonorità.

I Blood Of The Sun non si lasciano attrarre troppo dalle lisergiche atmosfere desertiche, ma strappano il segreto del successo di Led Zeppelin e Deep Purple, facendo propria la lezione e personalizzandola con un’overdose di rock ‘n’ roll straordinariamente vintage, assolutamente irriverente e devoto al sound settantiano.
Non ci sono momenti di stanca in questa raccolta di brani dalla potenza rock di un carro armato impazzito, con le tastiere che dettano tempi, creando tappeti atmosferici potenziati dai riff e da ritmiche sferzanti che, ad ogni passaggio, soffocano chi osa ribellarsi al potere del rock.
Keep The Lemmy’s Coming è l’opener, un biglietto da visita diretto come una serie di pugni in pieno volto, My Time non lascia spazio, si trattiene il fiato e si corre su autostrade sulle quali gli autovelox vengono bruciati, prima che Air Rises As You Drown si impossessi delle nostre anime in un rincorrersi tra chitarre e tastiere, e Staned Glass Window si presenti come un blues sporco di sabbia e whiskey.
Blood Of The Road è un blues rock che, in un crescendo di atmosfere desertiche ed on the road, ricorda gli Steppenwolf, in una jam tremendamente coinvolgente e con le tastiere di Dave Gryder vere mattatrici di questo bellissimo lavoro.
Irresistibile e benedetto dal rock’n’roll, Blood’s Thicker Than Love è uno dei lavori più belli dell’ultimo periodo per quanto riguarda i suoni vintage.

Tracklist
1.Keep The Lemmys Comin’
2.My Time
3.Livin’ For The Night
4.Air Rises As You Drown
5.Staned Glass Window
6.Blood Of The Road

Line-up
Henry Vasquez – Drums, vocals
Dave Gryder – Keyboards
Wyatt Burton – Guitar
Alex Johnson – Guitar, vocals
Roger “Kip” Yma – Bass
Sean Vargas – Vocals

BLOOD OF THE SUN – Facebook

Temtris – Rapture

Torna a ruggire la pantera Genevieve Rodda, graffiante e selvaggia vocalist dei Temtris, band storica del metal classico australiano.

Torna a ruggire la pantera Genevieve Rodda, graffiante e selvaggia vocalist dei Temtris, band storica del metal classico australiano.

Attivo dall’ alba del nuovo millennio, il quintetto arriva con questo roccioso nuovo lavoro intitolato Rapture al quinto album su lunga distanza, succedendo all’ottimo Enter The Asylum, uscito un paio d’anni fa.
La formula è quella tradizionale e segue le coordinate di un heavy metal roccioso ed oscuro, debitore di quello americano conosciuto come U.S. power metal e per questo fortemente legato a gruppi come Metal Church ed Iced Earth.
Anche Rapture, quindi, non delude i fans del genere, mostrando una raccolta di brani tellurici nei quali la singer ben figura, con la sua voce potente e d’impatto.
L’album parte sgommando con una serie di bombardamenti sonori, iniziati con la title track e che non trovano tregua fino alla semiballad Serpent, brano in crescendo che risulta uno dei più riusciti dell’album.
Si prosegue tra telluriche ritmiche heavy/power, nelle quali la singer dà prova d’essere una belva al microfono e la band che si produce in una prestazione sul pezzo anche a livello tecnico.
Parasite ricorda gli americani Benedictum di Veronica Freeman, cantante che ha non poche somiglianze vocali con la pantera dei Temtris, mentre Breathe e Fight sono cannonate metalliche di una potenza impressionante.
Grande vocalist, ottima band ed album che non può che essere un nuova esplosione heavy/power targata Temtris: consigliato.

Tracklist
01. Rapture
02. Flames Of Defiance
03. Wings Of Death
04. Run
05. Serpent
06. Parasite
07. Breathe
08. Carry You
09. Fight
10. Rise Of Dawn

Line-up
Genevieve Rodda-Vocals
Anthony Fox-Guitar
Nik Wilks -Bass
Youhan AD.- Drums
Anthony Hoffman- Guitar

TEMTRIS – Facebook

Mare – Ebony Tower

Nidrosian Black Metal at his best: i norvegesi Mare fondono mirabilmente le radici dei grandi antichi con ritualistici paesaggi sonori.Artisti con forte personalità che ci regalano uno dei migliori dischi dell’anno.

Iniziare l’ascolto del primo full length dei norvegesi, di Trondheim, Mare, è come affrontare un antico rituale generato da innominabili forze oscure; l’atmosfera è immediatamente, senza preliminari, permeata di fredda oscurità.

Il fascino ancestrale della nera arte pervade ogni fibra nervosa, ogni vaso sanguigno e ogni tessuto del nostro corpo; cinque brani bastano a saziare ogni nostra ricerca di sensazioni, che solo il Black Metal di alto livello può dare; i quattro musicisti sono tutti dotati di ampia credibilità all’ interno del circuito underground, sono artisti che han fatto parte di band come Dark Sonority, Celestial Bloodshed, Vemod, Aptorian Demon e altre, che negli anni hanno prodotto mirabili opere di arte nera sicuramente conosciute e apprezzate dai veri cultori. I Mare sono attivi dal 2005 e dopo vari demo e un paio di EP arrivano, finalmente, all’atteso e sospirato debutto sulla lunga distanza, Ebony Tower, che non tradisce le aspettative, anzi si propone come una vera e propria gemma da considerare probabilmente tra i migliori dischi dell’anno; affermazione sicuramente importante, ma i ripetuti ascolti mi hanno convinto che le atmosfere elaborate sono di gran livello, la capacità di scrittura è veramente eccellente e le chitarre, memori del grande suono norvegese, creano riff, momenti coinvolgenti, non perdendosi mai in momenti di stanca… tutto è votato alla creazione di un rituale oscuro e senza via di uscita. Nessuna luce può penetrare in questo tessuto sonoro, che, forte anche di vocals varie tra scream, litanie e teatralità, regalando momenti di inquietudine e maestosità (Nightbound). Originario di Trondheim, fino al 1200 d.C. capitale della Norvegia e successivamente denominata Nidaros fino a inizio ‘900, il gruppo appartiene al Nidrosian Black Metal, che raggruppa varie band, One Tail One Head prossimi al debutto, Vemod, Black Majesty tra le altre, che all’ interno della scena norvegese rappresentano un unicum creando un suono sì memore della old school ma capace di integrare anche “ritualistic soundscapes”, forgiando atmosfere arcane e dal forte fascino. Difficile non rimanere rapiti di fronte a un brano come Labyrinth of Dying Stars, impetuoso, memore dei grandi antichi ma capace con un finale da brividi, di proiettarci verso un cosmo infinito: una magnificenza da ascoltare in loop per sempre. Notevolissima conferma di una band che incarna con personalità il culto della Nera Arte.

Tracklist
1. Flaming Black Zenith
2. Blood Across the Firmament
3. These Foundations of Darkness
4. Nightbound
5. Labyrinth of Dying Stars

Line-up
Luctus – Bass
ⷚ – Drums
Nosophoros – Guitars
HBM Azazil (aka Kvitrim) – Guitars, Vocals

MARE – Facebook