Der Weg Einer Freiheit – Live In Berlin

La prestazione del quartetto tedesco è impeccabile e coinvolgente, come dimostra anche l’approvazione da parte del pubblico presente, per cui non resta che ascoltare con enorme piacere questo sunto di una discografia che è ancora ascendente dal punto di vista qualitativo.

Non è così usuale che un band black metal pubblichi la registrazione di un concerto dal vivo, stante la frequente ritrosia da parte di musicisti della scena nell’esibirsi di fronte al pubblico.

Ma del resto non si possono considerare i Der Weg Einer Freiheit un gruppo come un altro, uno dei tanti che cerca con alterne fortune di procacciarsi i favori di un fetta di pubblico: questo combo guidato da Nikita Kamprad, nonostante sia attivo solo da un decennio, ha già alle spalle una discografia consistente e soprattutto uno status importante che lo colloca tra i nomi di punta del black metal tedesco.
Anche la collocazione in quest’ambito appare peraltro piuttosto forzata, visto che la band bavarese esibisce un sound che non lesina ampie aperture atmosferiche o momenti più rarefatti che, pur mantenendo ben solida e riconoscibile la matrice germanica, riconducono alle più oblique sonorità provenienti da oltreoceano per mano dei disciolti Agalloch piuttosto che dei Wolves In The Throne Room.
Il live in questione risale al 2017 e offre in circa un’ora e un quarto il meglio della produzione dei Der Weg Einer Freiheit, pescando in maniera equilibrata dai quattro full length pubblicati (quello omonimo d’esordio, Unstille, Stellar e Finisterre) con unica eccezione il brano Der Stille Fluss tratto dall’ep Agonie.
La prestazione del quartetto tedesco è impeccabile e coinvolgente, come dimostra anche l’approvazione da parte del pubblico presente, per cui non resta che ascoltare con enorme piacere questo sunto di una discografia che è ancora ascendente dal punto di vista qualitativo: tracce di intensità non comune come Einkehr (da Stellar) o la lunghissima Zeichen (da Finisterre) vengono citate solo a fini esemplificativi di quale sia lo spessore di questo eccellente gruppo.
Il presente album, peraltro, ha anche lo scopo di promuovere il tour europeo che i Der Weg Einer Freiheit stanno per intraprendere proprio in questi giorni per festeggiare il loro decennale e che, purtroppo, non toccherà la nostra nazione per cui, se non ci si vuole sobbarcare una lunga trasferta oltreconfine, l’unica maniera per godersi la musica di Kamprad e soci dal vivo resta quella di far proprio questo lavoro.

Tracklist:
1. Einkehr
2. Der stille Fluss
3. Repulsion
4. Skepsis Part I
5. Skepsis Part II
6. Ewigkeit
8. Aufbruch
9. Lichtmensch
10. Ruhe

Line-up:
Nikita Kamprad: guitars, vocals
Tobias Schuler: drums
Nico Rausch: guitars
Nico Ziska: bass

DER WEG EINER FREIHEIT – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: LA JANARA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Raffaella Cangero, vocalist della magnifica band campana La Janara.

MC Primo full length per la Janara, come ho già detto attesissimo perché dalla pubblicazione del primo ep autoprodotto avete suscitato molto interesse nella scena underground…

La sfida di comporre musica che fosse “italiana” sotto tutti i punti di vista e sulla quale nessuno avrebbe scommesso è stata vinta a testa alta. Abbiamo sempre creduto strenuamente nelle nostre capacità, ma soprattutto nel nostro obbiettivo e nei nostri propositi: è stato arduo perché nessuno riusciva a dare fiducia o intravedere delle potenzialità in un tipo di metal cantato esclusivamente in italiano che andava a fondersi col genuino prog italico anni ‘60/’70, e che peraltro affrontava temi fortemente centralizzati come quelli del folklore di una terra semi sconosciuta come l’Irpinia. Tra i pochi che hanno avuto fiducia in noi e che hanno percepito qualcosa di “magico” nella nostra musica c’è stato il guru e mentore della Black Widow Records, Massimo Gasperini, e se qualcuno ci avesse detto che di lì a poco anche La Janara sarebbe stata annoverata tra i grandi nomi della scuderia della storica label genovese non ci avremmo mai creduto. Abbiamo promosso con i nostri lavori (una demo del 2015 ed un EP del 2017) la personale novità di un metal italiano per italiani e quella che all’inizio risultava una stonatura, è stata via via sempre più apprezzata ed accolta con grande fervore. Abbiamo diffuso, per quanto consentissero i pochi mezzi a disposizione, la nostra proposta senza mai demordere, conquistandoci in questo modo un piccolo posto all’interno della grande e prolifica scena metal italiana.

MC Le tematiche di Tenebra, questo il nome del nuovo album, trattano appunto le tenebre dell’anima e il ricorrere delle donne a poteri occulti per affermare la propria dignità. L’ambientazione è l’Irpinia antica ma quanto sono ancora attuali queste tematiche?

Le tematiche che affrontiamo sono radicate in un’Irpinia magica e rurale, dove agiscono diversi spiriti e personaggi del folklore popolare che ancora oggi suscitano interesse e curiosità, catturando l’immaginario comune grazie al loro ancestrale fascino. I miti e le leggende tuttavia sono e sono sempre stati lo specchio della realtà attuale e la rappresentano metaforicamente: le streghe – allegoria dei deboli – che dominano la nostra proposta artistica bramano il sangue dei carnefici e lottano per la loro rivalsa; questa è una tematica quanto mai attuale, affrontata in canzoni come Mater Tenebrarum (secondo singolo estratto dall’album), Mephis o Tenebra, canzone che dà il titolo all’album. Altre canzoni affondano le loro radici nel folklore più puro ed autentico, come Malevento o Cera, mentre Il Canto dei Morti (primo singolo) affronta dell’inscindibile dicotomia di Eros e Thánatos, Amore e Morte, concludendosi con la definitiva vittoria della prima Potenza che travalica e sconfigge i limiti imposti dal Termine della vita. In particolare per questo brano ci siamo volutamente ispirati ad un grande capolavoro del cinema horror italiano (che insieme al metal e rock italici è il nostro grande punto di riferimento, ovvero Dellamorte Dellamore di Michele Soavi che affronta, tra gli altri, anche questo argomento.

MC A chi è stata affidata la stesura dei testi e la composizione?

La composizione dell’album ha una storia singolare: a differenza dell’EP dove ognuno di noi ha contribuito alla scrittura delle tracce, in questo primo album ogni canzone, compresa di testi e musica, è stata composta ed arrangiata esclusivamente dal chitarrista, il Boia, che di volta in volta ci proponeva le sue idee, già ben chiare e definite. È stato poi compito di ognuno di noi interiorizzare ed interpretare i brani in modo tale da apportare un contributo alla musica e a trarre fuori ed esprimere il meglio di ogni brano.

MC “Tenebra” si avvale della presenza di diversi special guest. Ci parli di queste collaborazioni?

I diversi guest che hanno collaborato all’album sono, oltre che cari amici, dei musicisti fantastici e piuttosto noti: il brano Or Poserai per sempre si avvale della collaborazione di Giulian Latte, fondatore e compositore della band partenopea Scuorn, molto nota nell’underground black metal italiano, che ha inserito dei cori, e di Alessandro Liccardo chitarrista, fondatore e compositore della band hard rock napoletana Hangarvain, che ha inserito un assolo; un altro solo di Liccardo è presente all’interno della canzone Mephis. Altro special guest è Riccardo Studer, tastierista degli Stormlord, che ha inserito gli arrangiamenti orchestrali; infine c’è Alessio Cattaneo degli Onryo che ha programmato i bassi e le batterie in Ver Sacrum. Non so se può essere considerato in toto un guest, ma lo cito egualmente: il ritornello di Or Poserai per sempre è una sezione di versi della poesia “A se stesso” del grande Giacomo Leopardi, special guest decisamente fuori dagli schemi!

MC Dal primo ep al full lenght. Quali differenze tra il primo lavoro e l’ultimo?

Nei soli due anni che separano questo primo album dal precedente EP del 2017 sono cambiate molte cose, non solo all’interno della band, ma anche a livello personale e compositivo. Siamo cresciuti e maturati molto in questo breve lasso di tempo, abbiamo compiuto un percorso che ci ha portati ad un costante miglioramento e a nuove concezioni o approcci alla musica e questo lo si può evincere confrontando, anche distrattamente, le sonorità dei due diversi lavori. Siamo cresciuti come musicisti ed abbiamo percorso un iter artistico che ci ha spronati a dare sempre il massimo, a ricercare nuove ispirazioni e a migliorare noi stessi. Non sono mancati anche cambiamenti all’interno della band dal momento che c’è stato un piccolo cambio di line up: il vecchio batterista (Stefano Pelosi, in arte l’Alchimista) è stato sostituto dal Mercenario, Antonio Laurano.

MC Una curiosità, ogni membro della band ha un soprannome. Citiamo tutti i componenti e il relativo appellativo?

Come ho spiegato diverse volte, i soprannomi che ci siamo affibbiati (e con i quali oggi tutti ci identificano) all’inizio sono stati un gioco attraverso il quale poter diventare protagonisti delle storie che raccontiamo con la nostra musica. Ognuno di essi, prendendo spunto dalle nostre caratteristiche personali, ha trasceso la finzione ed è diventato parte di noi: io, ad esempio, sono La Janara, rappresento la volontà di riscatto dei deboli e degli oppressi, di chi è stato schiacciato dalla Superbia e dalla Prepotenza ma che reclama a gran voce riscatto e vendetta, argomento che mi sta particolarmente a cuore e che in un certo senso rappresenta delle mie esperienze di vita.
Gli altri membri della band sono il chitarrista ovvero il Boia (alias Nicola Vitale), il bassista, l’Inquisitore (Rocco Cantelmo) e il nuovo barrerista (Antonio Laurano) il Mercenario.

MC Ci saranno live a promuovere la nuova uscita discografica?

Sono numerosi i live in programma, attualmente solo in Campania. Il release party avrà luogo il giorno stesso dell’uscita del disco, il 27 marzo, nella “nostra” Avellino, al Tilt! Tattoo bar events; ad aprile torneremo nel salernitano con due date, la prima a Battipaglia (Bar Capri, 15/04) e a Fisciano (Periferica Konnection, 19/04). Per ora stiamo promuovendo solo live nella nostra regione, ma non escludiamo di spostarci in tutto il Sud, in particolare in Basilicata e Puglia.

MC Diamo dei riferimenti ai nostri ascoltatori per trovarvi nei meandri del web?

La Janara è presente su tutti i social (Facebook, Instagram, YouTube) oltre che su diversi store digitali come Bandcamp, Bigcartel, Spotify ed Apple Music. Insomma… non potrete scampare all’incantesimo de La Janara!

Cellar Darling – The Spell

I Cellar Darling sono autori di musica salvifica, una di quelle poche entità musicali che portano luce anche quando descrivono l’ombra, e che nobilitano le nostre orecchie e il nostro cuore.

Secondo disco dei Cellar Darling, gruppo folk e anche prog metal fondato da tre ex membri degli Eluveitie, Anna Murphy, Ivo Henzi e Merlin Sutter.

Non aspettatevi però cose in quota Eluveitie, perché qui siamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso. I Cellar Darling sono un gruppo che possiede un’incredibile capacità di fare musica metal melodica, bilanciata e molto sognante. La voce di Anna porta l’ascoltatore lontano, in una terra dolce ma che può diventare insidiosa in ogni momento, e la salvezza la può offrire soltanto la musica. Le canzoni scorrono benissimo, Anna si integra alla perfezione con il resto del gruppo, la realtà diventa sogno e viceversa, il tutto con un timbro ed uno stile pressoché unico. Il disco è un concept album sulle vicende di una ragazzina nata in un mondo in cui tutto è quasi stato distrutto dalla stessa razza umana, e lei va alla dolorosa ricerca del senso della vita. A parte il fatto che questo incipit ci ricorda terribilmente quanto questo sia prossimo a diventare realtà, la storia si dipana divisa nei capitoli che sono le canzoni, e sarà anche messo in vendita un audiolibro con lo stesso titolo del disco, letto da Anna, che ha una voce spettacolare, da dea, infatti non è a caso figlia di due cantanti operistici. Il disco è un continuo gioco di luci e tenebre, è delicato e forte, contiene in sé molte cose ed il loro contrario, possiede un grandissimo fascino e non stanca mai, usando elementi diversi per arrivare ad una sintesi innovativa e molto valida. E’ assai raro ascoltare in un gruppo una tale melodia ed un così grande bilanciamento fa i componenti e la loro musica. I Cellar Darling sono autori di musica salvifica, una di quelle poche entità musicali che portano luce anche quando descrivono l’ombra, e che nobilitano le nostre orecchie e il nostro cuore. E’ molto forte l’elemento prog nel loro modo di comporre, nel senso che le canzoni vanno sempre verso l’alto e non sono mai statiche. Molto azzeccati sono anche gli inserti di violino, pianoforte e altri strumenti che li possono far catalogare come folk, ma i Cellar Darling vanno ben oltre i generi, vanno oltre qualsiasi catalogazione, bisogna solo ascoltarli, chiudere gli occhi ed immergersi nella loro musica.

Tracklist
1. Pain
2. Death
3. Love
4. The Spell
5. Burn
6. Hang
7. Sleep
8. Insomnia
9. Freeze
10. Fall
11. Drown
12. Love Pt. II
13. Death Pt. II

Line-up
Anna Murphy – vocals, hurdy-gurdy, multi-instrumentalist –
Merlin Sutter – drums –
Ivo Henzi – guitars, bass –

CELLAR DARLING – Facebook

BRVMAK

Il video di “Golgota”, dall’album “In Nomine Patris”.

Il video di “Golgota”, dall’album “In Nomine Patris”.

ITA: Alla fine del tour italiano di “In Nomine Patris” i death metallers Brvmak presentano le riprese del singolo “Golgota”.
Di seguito lo Statement della band: “il tour è stato grandioso, abbiamo suonato molte location spettacolari ed insieme ad un sacco di amici, grazie mille a tutti”.

ENG: At the end of the Italian tour of “In Nomine Patris” the death metallers Brvmak present the filming of the single “Golgota”.
Here is the band’s statement “ The tour was great, we played in a lot of great locations and with a lot of friends! Thank you all!”
Here’s some esclusive live and funny footage from some shows to release our single “Golgota”.

BIOGRAPHY:

ITA: I Brvmak sono una band Death Metal attiva dal 2006, con attualmente un Ep (Another Beer 2006), un Full-Lenght (Captivitas 2013) e un album in uscita (In Nomine Patris 2018).
Dopo alcuni cambi di line up trovano la formazione ufficiale con l’entrata, nel 2015, di Sergio come cantante/chitarrista, aggiungendo al sound della band le sue influenze progressive.

ENG: Brvmak is a death metal band, born over ten years ago and changing his genre from a more black style to a progressive death tune. The band has one Ep, the first full length called “Captivitas” and the next album “In Nomine Patris”.
During The Brvmak’s career there was a few line-up changes and in 2015 the enter of Sergio as guitarist and singer meant a change in the competitive process and the sound, adding more progressive influences.

Brvmak are:
Sergio (vocals, guitar, viola)
Gabriele (guitar)
Emanuele (bass guitar)
Davide (drum)

Facebook: https://www.facebook.com/Brvmak/

Lullwater – Voodoo

I Lullwater rifilano una serie di brani che ben si collocano tra la prima metà degli anni novanta nell’era post Kurt Cobain, così da risultare ruvidi, potenti ma, allo stesso tempo melodici quel tanto che basterebbe per non fare prigionieri, se solo si potesse tornare indietro di almeno vent’anni.

Grunge, alternative rock, hard rock, quel poco di influenze southern tanto per ribadire la totale devozione al rock americano, et voilà, il gioco è fatto, ed anche molto bene.

Senza cercare di sembrare originali a tutti i costi, i greci Lullwater licenziano un lavoro ispiratissimo, il quarto della loro discografia iniziata una decina di anni fa e si confermano un gruppo da seguire per gli amanti del rock di ispirazione statunitense nato e sviluppatosi negli anni novanta.
Con la band greca non si va troppo a ritroso con le influenze, il sound si ferma ai primi anni novanta riportando ai maggiori gruppi usciti da Seattle in quel periodo, ed entrando nel nuovo millennio con gli esponenti del cosiddetto post grunge.
Il quarto album della band ellenica, intitolato Voodoo, è stato registrato nei Marigny Studios di New Orleans, prodotto dallo svedese Jakob Herrmann in collaborazione con Justin Davis e presenta una serie di brani grintosi e pregni di groove.
Capitanati dal chitarrista e cantante John Strickland, i Lullwater rifilano una serie di brani che ben si collocano tra la prima metà degli anni novanta nell’era post Kurt Cobain, così da risultare ruvidi, potenti ma, allo stesso tempo melodici quel tanto che basterebbe per non fare prigionieri, se solo si potesse tornare indietro di almeno vent’anni.
Di questi tempi invece ci si accontenta di sorprendere in positivo i fans e gli addetti ai lavori con brani che uniscono Peral Jam, Nirvana e Soundgarden a Nickelback e Theory Of a Madmen, creando un alchimia perfetta tra due generazioni di rock alternativo.
Si fa ascoltare che è un piacere Voodoo e bisogna arrivare al penultimo brano (Yellow Bird) per un accenno di semi ballad, mentre il resto risulta una raccolta di tracce dal sound energico come Dark Divided, Similar Skin, Godlike e Fight Of Your Life.
Un album da ascoltare mentre si guida su strade bagnate dalla rugiada della notte oppure arroventate dal caldo sole del giorno, con lo sguardo verso il confine ed il piede a tavoletta.

Tracklist
1.Curtain Call
2.Dark Divided
3.Empty Chamber
4.Similar Skin
5.This Life
6.Godlike
7.Buzzards
8.Fight Of Your Life
9.Into The Sun
10.Yellow Bird
11.Suffer Not

Line-up
John Strickland – Rhythm Guitar & Lead Vocals
Daniel Binnie – Lead Guitar
Roy ‘Ray’ Beatty – Basso e vocalizzi
Joseph Wilson – Drums & Vocals

LULLWATER – Facebook

Alive – Lookin’ For A Future

Una decina di brani che non deludono per chi il genere lo ama a dispetto dei tanti anni passati, delle mode e di una vita trascorsa nell’underground in attesa che i riflettori si riaccendano e che si torni a ruggire come ai tempi d’oro di Motley Crue, Extreme e Mr.Big.

La Volcano Records licenzia in poco tempo due ottimi lavori che ripercorrono le strade di quel metal/rock che fece sprigionare delle autentiche eruzioni rock’n’roll dalle strade della Los Angels anni ottanta.

Vain Vipers ed Alive sono due facce della stessa medaglia, simili ma allo stesso tempo differenti nell’ispirarsi alla scena di metà anni ottanta: più glam i primi, duri come l’acciaio i rockers romani, debuttanti per la label napoletana con questo Lookin’ For A Future.
Hard & heavy dunque, tagliente come le lame di un rasoio, pregno di ovvia attitudine rock’n’roll e perfetto nel saper unire grezzo rock duro e melodie ruffiane che farebbero tremare le gambe ad un orco.
I cinque musicisti della capitale ci vanno giù duro, ci invitano al loro party tra chitarre dall’attitudine metallica e sfumature che richiamano il rock americano di matrice hard blues in un contesto heavy, valorizzato dal grande e sagace uso delle melodie.
Ballad come Stand Up o la conclusiva In My Night ci ricordano che il genere non è solo fuoco e fiamme, mentre le varie Hated If, I Don’t Follow e Our last Time regalano chorus orecchiabili, in un contesto hard & heavy.
Una decina di brani che non deludono per chi il genere lo ama a dispetto dei tanti anni passati, delle mode e di una vita trascorsa nell’underground in attesa che i riflettori si riaccendano e che si torni a ruggire come ai tempi d’oro di Motley Crue, Extreme e Mr.Big.

Tracklist
1.Hated If
2.Don’t Follow
3.Money&Control
4.Leave Me
5.Stand Up
6.Lookin’ For a Future
7.Our Last Time
8.Stay Around
9.N0
10.In My Nights

Line-up
Marco Patrocchi – Vocals
Giuseppe Ricciolino – Guitars
Mattia Tibuzzi – Bass
Dario Di Pasquale – Drums
Simone Aversano – Guitars

ALIVE – Facebook