CRADLE OF FILTH

Il video del primo singolo tratto dall’attesissimo dodicesimo album in studio “Cryptoriana – The Seductiveness Of Decay”.

CRADLE OF FILTH – ecco il video di ‘Heartbreak And Seance’, pre-ordini attivi

Le leggende britanniche del metal estremo CRADLE OF FILTH hanno pubblicato il video del primo singolo tratto dall’attesissimo dodicesimo album in studio “Cryptoriana – The Seductiveness Of Decay”.

‘Heartbreak And Seance’ è già acquistabile in digitale: http://nblast.de/CradleOfFilthDigital

​ “Cryptoriana – The Seductiveness Of Decay” verrà pubblicato il 22 settembre su Nuclear Blast. La bellissima copertina è stata realizzata da Artūrs Bērziņš, che si è occupato anche della fotografia e della videografia del nuovo lavoro. Bērziņš è ben conosciuto per la sua sfavillante grafica legata al neo-simbolismo, i dipinti a olio e le interpretazioni postmoderne dei miti classici. È stato proclamato come un “mostro sacro del postmodernismo lettone”.

“Cryptoriana – The Seductiveness Of Decay” è stato registrato ai Grindstone Studios di Suffolk, UK da Scott Atkins, già al lavoro con la band da tempo. Dani è rimasto seduto accanto a lui durante il mix, servendo tazze fumanti di tè, facendo del divano dello studio il suo e prestando le sue orecchie quando necessario.

www.cradleoffilth.com
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www.nuclearblast.de/cradleoffilth

Muka – Sveta Stoka

Con Sveta Stoka i Muka tengono perfettamente fede al loro monicker, che in croato significa angoscia, andando a scandagliare i punti dolenti di un’umanità fragile ed insicura, al di là dell’ostentazione di una spensieratezza di facciata.

Black death dai tratti molto rallentati è quanto ci offrono i croati Muka, giunti con Sveta Stoka al loro secondo ep.

Oscuri e tendenzialmente lontani da ogni tentazione melodica, i ragazzi di Zagabria interpretano la materia con il giusto piglio, cercando di non scimmiottare nessuno ma provando ad immettere, per quanto possibile, una cifra stilistica propria nel sound: l’operazione riesce al meglio, alla luce dell’intensità che viene conferita ad una scrittura dai tratti soffocanti, nella quale certe dissonanze possono riportare a realtà simili ai Blut Aus Nord dello scorso decennio, tanto per fornire un’idea di massima.
In realtà, i Muka si muovono seguendo una strada personale, scegliendo intanto di comunicare le proprie istantanee di una realtà desolante tramite l’utilizzo della lingua madre, un’opzione che è adottata con sempre maggiore frequenza e che, nella maggior parte dei casi, si rivela sicuramente azzeccata. Sonorità aspre, che fondono il black ed il death conferendo sovente loro ritmiche fangose dai rimandi doom/sludge, sono gli elementi che rendono questa mezz’ora di musica estrema un qualcosa assolutamente da non trascurare: con Sveta Stoka i Muka tengono perfettamente fede al loro monicker, che in croato significa angoscia, andando a scandagliare i punti dolenti di un’umanità fragile ed insicura, al di là dell’ostentazione di una spensieratezza di facciata.
Una piacevole sorpresa che potrebbe fornire esiti ancor più fragorosi in previsione di un futuro full length, specialmente se i Muka avranno anche il supporto di una label capace di valorizzarne adeguatamente le doti.

Tracklist:
1. Sutra?!
2. O tvom soju
3. Šonje
4. Od panja do panja
5. Ona koje nema

Line up:
Stjepan Dianić Bass
Goran Tatalović Guitars
Edin Karabašić Guitars, Vocals (additional)
Ivan Borčić Vocals (lead)
Stanislav Muškinja Drums

MUKA – Facebook

Irdorath – Denial Of Creation

Un album che entusiasma, probabilmente il migliore nel suo genere di questo 2017 che ha visto il ritorno in pompa magna del metal estremo e dei suoi mille modi di suonarlo: quello del gruppo austriaco è sicuramente uno dei più riusciti.

Il black metal che si fonde con il thrash non è certo una novità, il problema è che molte volte questa dissacrante alleanza finisce con l’essere sconfitta da album tutti uguali, prodotti malissimo e senza lasciare traccia del proprio passaggio, con tanto fumo ma poco arrosto in quanto a songwriting e belligeranza musicale.

Ovviamente un album targato Wormholedeath è sempre da tenere in considerazione, vista la qualità dei gruppi proposti dalla label nostrana, ed infatti questo devastante ultimo lavoro degli austriaci Irdorath non delude le attese, confermandosi come uno dei lavori più belli del genere capitati sotto le grinfie del sottoscritto.
Il quartetto proveniente dalla Carinzia licenzia quindi il proprio quarto album, questo bellissimo esempio di metal estremo dal titolo Denial Of Creation.
Più di dieci anni di attività ed una manciata di lavori bastano per arrivare al culmine della propria discografia in questa estate dove le notti nelle foreste alpine verranno invase dalle truppe del male, massacri e barbarie verranno commessi al suono di Devoured by Greed e degli altri dannati inni che compongono quest’ora scarsa di metallo nero, furioso ma impreziosito da sfumature melodiche che portano il disco su un altro livello.
Rabbia, devozione al male, dannazione eterna, ma con in bella mostra un approccio melodico straordinario e dove non arriva la melodia ci pensano ritmiche perfette, da far impallidire i migliori Kreator, fulminati sulla via del black metal e omaggianti i Dissection.
La furia ritmica spazza via l’odore di morte, come il vento gelido che da nord soffia dopo l’imbrunire, mentre da lontano gli echi di Sacred Deception, Purification e la title track accompagnano la discesa a valle di Markus e compari,  in un delirio di accelerazioni e mid tempo (Blessing From Above).
Un album che entusiasma, probabilmente il migliore nel suo genere di questo 2017 che ha visto il ritorno in pompa magna del metal estremo e dei suoi mille modi di suonarlo: quello del gruppo austriaco è sicuramente uno dei più riusciti.

Tracklist
1.Devoured by Greed
2.Trail of Redemption
3.Sacred Deception
4.The Curse that Haunts the Earth
5.Purification
6.Covenant of the Unbounded
7.Blessings from Above
8.In the Name of Decay
9.Denial of Creation

Line-up
Markus – Guitar, Vocals
Craig – Guitar
Mario – Bass Guitar
Thomas – Drums

IRDORATH – Facebook

Red Beard Wall – Red Beard Wall

Per chi vuole sentire qualcosa di veramente diverso in un panorama a volte un po’ scontato.

I Red Beard Wall sono in due, chitarra e basso, e fanno uno stoner sludge molto potente ed incisivo.

La loro proposta musicale è molto originale non tanto nei mezzi ma nel risultato, poiché riescono a trovare una formula sonora non comune. Nel loro disco d’esordio confluiscono epiche distorsioni di chitarra, batteria che non pesta solo ma disegna melodie, sludge, stoner, un pizzico di southern rock, e anche un po’ di grunge, che chi ha talento e memoria usa sempre. Nati nel 2014 in Texas dalla volontà di Aaron Wall che recluta Robert Truijo dietro le pelli, esordiscono ora per Argonauta Records con un disco decisamente fuori dal comune. L’incedere di questa bestia texana, pur avendo elementi in comune con le band dei generi di cui sopra, ha una musicalità molto diversa. Il disco non dura moltissimo, e questo è un altro pregio, perché le idee vengono sviluppate bene senza tirarla troppo per le lunghe, cosa che in alcuni casi è sinonimo di aridità creativa. I Red Beard Wall producono un buon disco, ma hanno un potenziale ancora maggiore, e sicuramente non finisce qui. Nel panorama attuale della musica pesante si trovano ottime cose, ma poche hanno un tasso di originalità come questo esordio, nel quale anche la produzione accurata ma minimale diventa un punto di forza. Per chi vuole sentire qualcosa di veramente diverso in un panorama a volte un po’ scontato. Le note sono sette, i Red Beard Wall sono in due, e questo è un ottimo disco.

Tracklist
1. Beauty In
2. I Am
3. Switching Circuits
4. Alive
5. Born with a Hammer
6. Top of the Mountain
7. Bottom of a Well
8. March in Time
9. Beauty Out

Line-up
Aaron Wall – Vocals/ Guitar
George Trujillo – Drums

RED BEARD WALL – Facebook

Malet Grace – Malsanity

Siamo nei meandri del metal più maturo ed evoluto, quindi lascerei perdere influenze ed ispirazioni e, per una volta, è meglio concentrarsi solo sulla musica dei Malet Grace, ne vale la pena.

Questa interessantissima proposta arriva da Latina, la band in questione si chiama Malet Grace, un quartetto di thrashers dalla notevole tecnica attivo dal 2014 e qui alla sua prima opera su lunga distanza, Malsanity.

Sviluppata l’idea di un concept album basato sulla disgregazione dell’io e la propria apertura agli schemi apocrifi dell’intelletto umano, e sulla conseguente immoralità del dibattito contrastante tra il bene e il male, la band composta da Giampaolo Polidoro (chitarra e voce), Alessandro Toselli (chitarra), Andrea Paglierini (basso e chitarra acustica) e Andrea Giovanetti alle pelli offre un nobile esempio di metal progressivo, che dal thrash prende tutta la sua dirompente carica e dal prog metal i raffinati passaggi, che non inficiano assolutamente la natura estrema del sound.
Accompagnato da un bellissimo artwork, curato da Matteo Spirito, che riassume proprio il contrasto tra bene e male, Malsanity irrompe con la sua estrema personalità e maturità sulla scena metal nazionale, un lavoro curato nei minimi dettagli ed assolutamente in grado di mettere d’accordo una buona fetta di consumatori del nostro amato metallo.
Thrash, prog metal, heavy si rincorrono tra le trame di brani valorizzati da un lavoro strumentale eccellente  ed un cantato che sforna attimi interpretativi di elevata difficoltà, mentre le atmosfere di drammatico conflitto tengono alta la tensione fino alla fine delle ostilità.
Non c’è un brano che non sia perfettamente in grado di tenere il passo degli altri, in una tempesta di suoni tra potenti midtempo, furiose cavalcate ed azzeccati rallentamenti in cui l’atmosfera si quieta prima di esplodere e ripartire, tra chitarre saettanti e ritmiche che si avvicinano alla perfezione.
Citare i brani più convincenti è un’impresa, visto l’enorme potenziale proposto e le sorprese che riserva ognuna delle tracce presenti, anche se The Human Side Of Schizophrenia e l’accoppiata Egopathy/ Ambiguity Of Extinction sono, ad un primo approccio, il cuore pulsante di questo bellissimo lavoro.
Siamo nei meandri del metal più maturo ed evoluto, quindi lascerei perdere influenze ed ispirazioni e, per una volta, è meglio concentrarsi solo sulla musica dei Malet Grace, ne vale la pena.

Tracklist
1.Commotion of Frailty
2.Empathy for Silence
3.The Human Side of Schizophrenia
4.Angel of Chaos
5.Subconsciousness of Misery
6.The Pleasant Charm of Memories
7.Egopathy
8.Ambiguity of Extinction
9.Chaos Is My Order
10.Malet Grace
11.Where False Idols Pray

Line-up
A. Paglierini – Bass, Guitars (acoustic)
A. Toselli – Guitars
G. Polidoro – Vocals, Guitars
A. Giovanetti – Percussion, Drums

MALET GRACE – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=n9jEm5J3dxk