She Was Nothing – Reboot

L’album scorre via in maniera assolutamente gradevole, ben prodotto e ricco di brani orecchiabili, ma nel contempo è afflitto da una “leggerezza” che rischia di far perdere alla band molti degli estimatori dal background metallico.

Secondo album per i milanesi She Was Nothing, a 5 anni di distanza da Dancing Through Shadows, lavoro che ebbe una buona accoglienza all’epoca con la sua abbastanza audace mistura tra elementi metal ed elettronici.

Reboot, come suggerisce il titolo, sembra resettare in parte quanto fatto in passato, intanto “ripulendo” il sound quasi del tutto della componente metal, fatto salvo qualche riff disseminato in maniera omeopatica nei brani; il risultato è un album che scorre via in maniera assolutamente gradevole, ben prodotto e ricco di brani orecchiabili, ma nel contempo afflitto da una “leggerezza” che rischia di far perdere alla band molti degli estimatori dal background metallico.
Before It’s Too Late – Pt. I è, se vogliamo, emblematica del nuovo corso, con i suoi rimandi ai Linkin Park, trattandosi di una canzone appena sporcata da una vena rock e focalizzata su un chorus di immediato impatto, ma destinato a dissolversi come una bella ma effimera bolla di sapone; molto meglio, allora, Can’t Stop These Things, leggermente più robusta e vicina al sound di una band di notevole spessore artistico come furono gli AFI di inizio millennio.
La tendenza è, comunque, quella di proporre un rock talvolta spruzzato di dub ed elettronica (che sono i momenti in cui le cose tutto sommato funzionano meglio, come nella buona B.S.O.D.), in grado di catturare l’attenzione con una manciata di potenziali hit (la già citata opener, Man VS Beast, Cocoon), spingendosi su lidi abbastanza lontani da quelli di chi si nutre del rock e metal di matrice underground.
Reboot non è affatto un brutto disco, visto che consente di passare una cinquantina di minuti abbastanza spensierati, ma il suo problema è che, con tali caratteristiche, difficilmente potrà rendersi appetibile a chi è abituato ad altre sonorità

Tracklist:
1. Before It’s Too Late – Pt. I
2. Can’t Stop These Things
3. The Hunt
4. Digging Under Your Skin
5. Man VS Beast
6. Brick After Brick
7. Before It’s Too Late – Pt. II
8. Back to Sleep
9. B.S.O.D.
10. Another Day, Another Way
11. Cocoon
12. Reboot

Line-up:
Augusto Boido – Bass, Guitars
Claudio Lobuono – Vocals
Davide Malanchin – Drums
Leonardo Musumeci – Keyboards

SHE WAS NOTHING – Facebook

Kal-El – Astrodoomeda

I Kal–El non sono un gruppo come tanti nel genere stoner metal, che fa della pesantezza la propria migliore caratteristica, perché qui la psichedelia acquista ruvidezza facendo fotosintesi con un suono metallico, ma è anche vero il contrario.

I norvegesi Kal-El tornano con la colonna sonora di un viaggio intergalattico.

I Kal-El non sono un gruppo come tanti nel genere stoner metal, che fa della pesantezza la propria migliore caratteristica, perché qui la psichedelia acquista ruvidezza facendo fotosintesi con un suono metallico, ma è anche vero il contrario. Le canzoni sono guidate dal groove del basso, e tutto il resto segue in maniera esemplare. La peculiarità dei Kal-El è quella di avere appunto un groove davvero molto particolare e pur facendo cose non certamente nuove riescono a dare alle loro canzoni un gusto unico. Stoner come materia da modellare attraverso una visione originale della psichedelia, riuscendo ad usare un miscuglio sonoro mai scontato. La spettacolare cover finale di Green Machine rende bene l’unicità sia del processo compositivo sia della psichedelia pesante di questo gruppo. Il disco è un felice contrappasso di lisergia varia, associata a musica vitaminica, per dare più vigore e durata al trip. La psichedelia pesante è un qualcosa che bisogna fae con cognizione di causa, sennò può essere particolarmente indigesta, e i Kal-El sono molto bravi nel riuscirci. In questo periodo di leggero riflusso della scena stoner, dopo un’indigestione che sta comunque continuando tuttora, pochi gruppi come i Kal-El sanno proporre un visione diversa della cosa, e riescono ancora a far interessare ai loro dischi. Astrodoomeda potrebbe anche essere ascoltato come traccia unica, poiché si parte e si arriva seguendo le canzoni, e al termine del disco la vostra mente vagherà ancora beata fra le stelle.

Tracklist
1. Astrodoomeda
2. Atmosphere
3. Mothership
4. Code of the Ancient
5. Luna
6. Starlight shade
7. Spacecraft
8. Green Machine (Kyuss cover)

Line-up
Cpt Ulven – Vocals
Roffe – Guitars
Liz – Bass
Bjudas – Drums

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Worhol – The Awakening

The Awakening risulta un album piacevole, chiaramente debitore nei confronti delle tante realtà di un genere sempre più spesso con la cinghia tirata al massimo, ma ancora molto amato dai kids di tutto il mondo.

Una band guidata da padre e figlia non se ne vedono poi molte in giro, ci ha pensato la Wormholedeath che, tramite Imminence Records, licenzia The Awakening, debutto del gruppo texano che prende il nome della coppia, Worhol.

Aiutata da Craig Malinowski al basso e Marty Naul alle pelli, la strana coppia (per una band, ovviamente) ha dato vita ai suoi sogni componendo un’opera sinfonica che rispecchia il trend del genere, tra rock, trame gotiche e metal classico, mai troppo pomposo, elegantemente orchestrale e dai buoni spunti heavy, specialmente nei solos chitarristici ad opera di Larry Worhol.
The Awakening risulta un album piacevole, chiaramente debitore nei confronti delle tante realtà di un genere sempre più spesso con la cinghia tirata al massimo, ma ancora molto amato dai kids di tutto il mondo.
Come detto, il lavoro chitarristico è l’arma in più di questo album , semplicemente ed assolutamente heavy metal, mentre il canto della bellissima Ashley si posiziona, in tutto il suo suadente ed ammaliante fascino, tra Amy Lee e Sharon den Adel, dunque tra la tradizione americana (più alternativa come approccio al genere) e quella europea (più gotica e classica).
Trainato da almeno la metà dei brani molto ispirati (Time To Say Goodbye, la ballad In This Town e la raffinata Jurisdiction e la conclusiva Is This What’s Left Of Me) The Awakening lascia piacevoli sensazioni a chi vi si approccia senza grosse aspettative di originalità o personalità, mantenendo una gradevole sensazione di eleganza per tutta la sua durata, donandoci come detto una manciata di solos ispiratissimi e tutte le caratteristiche per fare di un album del genere un lavoro consigliato agli amanti di Evanescence e Within Temptation.

Tracklist
01 – Voices From Above
02 – Bowing Before You
03 – Time To Say Goodbye
04 – Already Forgotten
05 – Rage And Revenge
06 – In This Town
07 – We, The Abused
08 – Jurisdiction
09 – Is This What’s Left Of Me

Line-up
Larry Worhol – Guitarist/Pianist, (Composer)
Ashley Worhol – Vocalist/Pianist, (Composer)
Craig Malinowski – Bassist/Visual Artist
Marty Naul- Drums

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Dope Out – Scars & Stripes

Un ottimo album underground e una band in cui rifugiarsi quando la voglia di rock è tanta così come quella di un nome nuovo da fare vostro.

Quello tra hard rock e groove è un binomio che negli ultimi tempi si è consolidato grazie ad una miriade di uscite, più o meno interessanti, ma sicuramente tutte pregne di grinta ed irriverenza rock’n’roll.

I Dope Out arrivano da Parigi, il loro sound è statunitense di origine controllata, un hard & heavy potenziato da tonnellate di groove ed attitudine rock’n’roll appunto, come una band street impossessata dal demone del groove o semplicemente un hard rock band che suona cool (almeno di questi tempi).
Scars & Stripes è il secondo lavoro che segue di tre anni l’ album d’esordio Bad Seeds: si può dire tutto su questo lavoro, ma è indubbio che il sound in esso contenuto riesca a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, bombardato da cannonate senza soluzione di continuità, con la melodia che fa a spallate con la mastodontica potenza ritmica e la sei corde che piazza solos che sprizzano rock’n’roll da tutti i pori.
Ritmiche rocciose, riff debordanti e chorus che si attaccano alla pelle come sanguisughe, sono le virtù di queste dieci deflagrazioni hard rock, dall’iniziale title track, passando per Dive, Lady Misfits e Balls To The Wall.
Ci si fa del male con Scars & Stripers, d’altronde difficilmente si riesce a stare fermi, mentre il mobilio di casa salta, sollecitato dal rock’n’roll moderno e pregno di groove del combo francese, tarantolato dopo essere stato sottoposto alle radiazioni rock di Sixx A.M., Velvet Revolver, Black Stone Cherry ed Alter Bridge.
Un ottimo album underground e una band in cui rifugiarsi quando la voglia di rock è tanta così come quella di un nome nuovo da fare vostro.

TRACKLIST
1.Scars & Stripes
2.Dive
3.The Freakshow
4.Lady Misfits
5.Clan Of Bats
6.Shooting Gun
7.Nose White
8.Balls To The Wall
9.Again
10.Soulmate

LINE-UP
Stoner – Vocals, Guitar
Crash – Lead Guitar, Backing vocals
Doc – Bass, Backing vocals
Mad – Drums

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PARADISE LOST

Il Lyric video di ‘The Longest Winter’, dall’album di prossima uscita Medusa (Nuclear Blast).

Il 1° settembre i PARADISE LOST porranno bruscamente fine all’estate pubblicando il quindicesimo album in studio “Medusa”. E mentre l’inverno si avvicina, la band presenta ora la seconda videointervista, in cui il bassista Steve Edmondson parla del lavoro con il produttore Jaime Gomez Arellano, delle influenze del gruppo e di come sia cambiata la scena musicale a partire dalla nascita della band, quasi tre decadi fa.

https://youtu.be/kXPeRv0igDw

Nel trailer #1 Greg parla del songwriting e della pesantezza di “Medusa”:
https://youtu.be/-MRMcK1GrHE

Il 1° settembre i PARADISE LOST saranno protagonisti di un concerto speciale al LKA Longhorn di Stoccarda (Germania). Quell’unica sera i PARADISE LOST suoneranno per intero il loro nuovo album, oltre a una scaletta scelta dai fan. Si possono scegliere qui le otto canzoni preferite. Dopo avere votato, sarà possibile ascoltare delle piccole anteprime del disco. http://nblast.de/ParadiseLostVote

I pre-preordini del disco e del merchandise esclusivo sono attivi: http://nblast.de/ParadiseLostMedusaNB
Chi pre-ordina il disco in digitale riceverà subito il download di ‘The Longest Winter’: http://nblast.de/ParadiseLostDigital
https://www.omerch.eu/shop/paradiselost/

L’8 agosto, inoltre, verrà pubblicato uno speciale vinile 7” in quattro colori diversi per la canzone ‘Blood & Chaos’:
7″ black
7″ clear+red splatter (solo mailorder)
7″ white+red bi-coloured (solo mailorder)
7″ clear (solo mailorder)

Tra settembre e novembre la band visiterà quattordici paesi diversi per celebrare la pubblicazione di “Medusa”. I PARADISE LOST saranno accompagnati dai compagni di etichetta PALLBEARER e dai portoghesi SINISTRO. Appuntamento il 28 ottobre al Phenomenon di Fontaneto D’Agogna (NO).

www.paradiselost.co.uk
www.facebook.com/paradiselostofficial
www.nuclearblast.de/paradiselost