Otherwise – Sleeping Lions

Sleeping Lions è un album dalle potenzialità enormi, l’opera della vita per gli statunitensi Otherwise, staremo a vedere se bastera per arrivare in cima alle preferenze dei rockers dai gusti mainstream.

Riusciranno gli Otherwise a far saltare il banco dell’alternative metal mondiale con questo candelotto di nitroglicerina che, ad ogni brano, esplode e distrugge lasciando solo vittime tra i rockers che bazzicano sul pianeta in questo inizio millennio?

La risposta arriverà con il tempo, vero è che con Sleeping Lions la Century Media piazza sul mercato un esempio di metal alternativo sorprendentemente accattivante, suonato e prodotto come meglio non si potrebbe e sostenuto da una raccolta di canzoni che non lasciano scampo, una più riuscita dell’altra, almeno se pensiamo all’hard rock ed al metal in uso nei circuiti mainstream.
Sleeping Lions arriva come un tornado metallico a rivalutare una scena internazionale in affanno, ancora alla ricerca del gruppo da un milione di dollari, ed è clamoroso come questo arrivi da un gruppo con più di dieci anni sulle spalle ed una manciata di lavori alle spalle.
Il gruppo di Las Vegas se ne esce con l’album della vita, la classica opera dove tutto funziona perfettamente, dall’alternanza tra il fervore metallico e le ruffiane soluzioni dell’alternative rock, che in Sleeping Lions sanno tanto di hard, duro come un’incudine e poco di rock, melodicamente moderno con qualche ispirazione numetal in ritmiche dal sapore groove, ed il singer Adrian Patrick che non sbaglia una strofa o un chorus, risultando l’asso nella manica della band.
Asso pigliatutto, accattivante e grintoso, dall’appeal straordinario che  offre ai giovani rockers mondiali una prestazione scintillante, mentre Ryan Patrick (chitarra/voce), Tony Carboney (basso/voce) e Brian Medeiros (batteria) prendono in mano la scena con soluzioni efficaci, tanta voglia di far male ed un stato di grazia per melodie che non lasciano scampo.
Niente di nuovo, questo è bene chiarirlo, perché gli Otherwise si muovono agevolmente tra il metal/rock statunitense degli ultimi anni, un po’ Alter Bridge, un po’ Linkin Park e tanto hard rock, anche se l’elevata qualità di canzoni come l’opener Angry Heart, l’esplosiva title track o Close To The Gods (Nickelback e U2 uniti sotto la bandiera dell’hard rock) seguite dalle altre nove fialette di nitroglicerina sballottate ed inevitabilmente esplose tre le mani del gruppo, fanno di Sleeping Lions un album dalle potenzialità enormi: staremo a vedere se basterà per arrivare in cima alle preferenze dei rockers dai gusti mainstream.

Tracklist
01. Angry Heart
02. Sleeping Lions
03. Suffer
04. Nothing To Me
05. Weapons
06. Crocodile Tears
07. Close To The Gods
08. Dead In The Air
09. Beautiful Monster
10. Blame
11. Bloodline Lullaby
12..Won’t Stop (bonus track)

Line-up
Adrian Patrick – lead vocals
Ryan Patrick – guitar/vocals
Tony Carboney – bass/vocals
Brian Medeiros – drums

OTHERWISE – Facebook

PAIN

Il video di “Absinthe-Phoenix Rising”, dall’ultimo album “Coming Home” (Nuclear Blast)

Il video di “Absinthe-Phoenix Rising”, dall’ultimo album “Coming Home” (Nuclear Blast)

Stratus Nimbus – Stratus Nimbus

Album da ascoltare immersi nella luce di decine di candele, in una stanza dove il respiro si mischia all’odore di incenso, o persi tra le rocce di polverosi e inviolati canyon, preferibilmente se siete amanti di queste sonorità e perciò abituati a perdervi nei meandri della vostra mente.

Progetto che più underground di così non si può, i tre musicisti dietro al monicker Stratus Nimbus debuttano con questo primo omonimo lavoro incentrato su uno doom/stoner metal psichedelico e diviso tra ispirazioni vintage e allucinazioni portate dalle troppe sostanze illecite consumate, oltre che dall’ascolto dei fondamentali (per il genere) Sleep.

Il gruppo proveniente dalle terre arse dell’Arizona risulta in trip perenne, così come la sua musica vintage e psichedelica, stordita da una neanche troppo velata attitudine space rock , tra gli anni sessanta ed il decennio successivo, periodo d’oro per la musica fumata.
Anche la produzione viaggia nella stessa direzione a ritroso intrapresa dal gruppo, quindi aspettatevi suoni ovattati, voce strascicata lasciata in secondo piano rispetto agli strumenti ed un album che sembra registrato in una caverna aperta su di un canyon, dove gli unici abitanti sono da sempre, pipistrelli e crotali.
Il bello è che Stratus Nimbus sprigiona un minimo di quel fascino vintage essenziale per non passare inosservato (anche se la proposta rimane ai limiti), una raccolta di mistiche tracce che, all’ascolto, fermano il tempo e vi porteranno in un universo parallelo, fluttuando sotto gli effetti allucinogeni di Equality, Can’t Break Free e Galaxy Girl.
Album da ascoltare immersi nella luce di decine di candele, in una stanza dove il respiro si mischia all’odore di incenso, o persi tra le rocce di polverosi e inviolati canyon, preferibilmente se siete amanti di queste sonorità e perciò abituati a perdervi nei meandri della vostra mente.

Tracklist
1.Equality
2.Can’t Break Free
3.A Walk in the Dark
4.Galaxy Girl
5.You Take
6.Rain Jam

Line-up
Tom Davies – Bass
Doug Dowd – Drums, Vocals
Dan Dowd – Guitars

STRATUS NIMBUS – Facebook

Monument – Yellowstone

Yellowstone è stimolante e mai prevedibile, scritto ed eseguito da due musicisti di talento e creatori di multi versi musicali assai interessanti, per ascoltare ma soprattutto per pensare qualcosa di nuovo.

I Monument sono un duo autodefinitosi doom metal, ma lo spettro coperto dalla loro musica è ben più ampio.

Il progetto è nato nel 2015 per mano di Giacomo Greco alla batteria e Guido Oliva alla chitarra e voce, ed è fortunatamente di difficile collocazione musicale. Innanzitutto cantano in italiano, in una maniera quasi strascicata, e danno alla nostra lingua una cadenza molto inusuale, quasi da contrappunto alla musica. Quest’ultima è molto varia, ora più lenta, ora più abrasiva e distorta, sempre molto psichedelica e con una grande componente grunge. Anzi sembra che il grunge qui sia stato destrutturato e disossato, mantenendo però i principi attivi, mutandone le coordinate perché il genere ha lasciato mille eredità e mille rivoli che scorrono sotterranei e che a volte vengono a galla. L’esperimento del duo è ambizioso, nel senso che fanno qualcosa di molto originale, e con un piglio molto deciso, decidendo loro tempi e modi della storia. Loro stessi dicono che il gruppo è nato quasi per scherzo, e che sempre poco seriamente si è inciso il disco, e ciò è importante perché non hanno quell’aura di pesantezza profetica di altri gruppi. A discapito delle loro premesse siamo invece di fronte a uno dei dischi più originali e surreali negli ultimi tempi dell’underground italico. Forse doom, comunque profondi e lenti, ma più di ciò inesorabili, con un’andatura mastodontica e acida, corrodendo ciò che è già corroso, il tutto con epica grazia. I Monument sono solamente i Monument, senza molti riferimenti o menate, incarnano il loro verbo e molto è stato scritto e suonato in questo disco. I testi sono minimali, scarni come haiku ma molto potenti ed evocativi, e si accompagnano molto bene alla musica. Yellowstone è stimolante e mai prevedibile, scritto ed eseguito da due musicisti di talento e creatori di multi versi musicali assai interessanti, per ascoltare ma soprattutto per pensare qualcosa di nuovo.

Tracklist
01. Mars Balaclava
02. Magnitudo
03. Supersesso / Mammuth Man
04. Ronin

Line-up
Giacomo (Drums)
Guido (Guitar/Voice)

MONUMENT – Facebook

Perished – Kark

Atmosferici, ma senza spingersi fino ad un approccio sinfonico, e aspri, ma senza scadere in soluzioni monocordi, i Perished proponevano in maniera esemplare il genere, probabilmente in una forma anche più convincente rispetto a nomi ben più celebrati.

Facciamo un bel passo indietro di circa un ventennio dedicandoci alla ristampa di Kark, primo dei due full length pubblicati dai Perished, band black metal norvegese scioltasi poi nel 2003, dopo la pubblicazione di Seid.

L’attiva etichetta italiana ATMF rimette in circolazione questo lavoro in formato digitale ed in CD (dopo che due anni fa la Darkness Shall Rise si era occupata della riedizione solo come musicassetta) compiendo un’opera di divulgazione e recupero di un album di sicuro valore, passato però in secondo piano all’epoca della sua uscita: comprensibile, se pensiamo che nel 1998a le band di maggior spicco erano reduci da lavori fondamentali come Anthems To The Welkin At Dusk (Emperor), Nemesis Divina (Satyricon) e Enthrone Darkness Triumphant (Dimmu Borgir), con l’attenzione degli appassionati focalizzata essenzialmente su una manciata di nomi di simile levatura.
I Perished proponevano però con grande competenza e buoni esiti un black metal che, tutto sommato, finiva per risultare una via di mezzo tra gli stili delle band citate, peccando in tal senso in peculiarità ma risultando ben più che gradevole o meritevole di una limitata attenzione.
Atmosferico, ma senza spingersi fino ad un approccio sinfonico, e aspro, ma senza scadere in soluzioni monocordi, il quartetto di Hommelvik proponeva in maniera esemplare il genere, a mio avviso in una forma anche più convincente rispetto a nomi ben più celebrati: probabilmente il trovarsi lontano geograficamente dalle due fucine del black metal come Bergen e Oslo ha continuato a rendere i Perished più marginali di quanto avrebbero dovuto.
Con i suoi validi otto brani originali, tra i quali spicca una magnifica Paa Nattens Vintervinger, più le tre bonus track costituite da altrettante tracce provenienti dal demo Through the Black Mist del 1994 (A Landscape Of Flames, quando i nostri si esprimevano ancora in inglese) e dall’ep autointitolato del 1996 (Kald Som Aldri Foer e Gjennom Skjaerende Lys), Kark risulta un lavoro che merita d’essere quantomeno riscoperto, rappresentando una nitida fotografia di quello che nel secolo scorso era il valore delle band cosiddette di retrovia del black metal norvegese.

Tracklist:
1.Introduksjon
2.Imens Vi Venter…
3.Stier Til Visdoms Krefter
4.Paa Nattens Vintervinger
5.Iskalde Stroemmer
6.Og Spjuta Fauk
7.Befri De Trolske Toner
8.Renheten Og Gjenkomsten
9.A Landscape Of Flames
10. Kald Som Aldri Foer
11.Gjennom Skjaerende Lys

Line-up:
Bruthor – Bass
Jehmod – Drums
Ymon – Guitars
Bahtyr – Vocals