Necrodeath – Idiosyncrasy

“Idiosyncrasy” è un disco che ci consegna una band in ottima forma e nel pieno della propria maturità.

E’ stato veramente desolante constatare che diverse persone abbiano storto il naso a priori alla notizia che il nuovo lavoro dei Necrodeath sarebbe stato costituito da una suite di 40 minuti, per di più con una copertina con i nostri abbigliati in stile “Le Iene”.

Eppure dovrebbe essere noto a tutti, addetti ai lavori e non, che stiamo parlando di una band che per la propria storia, la perizia tecnica e le capacità compositive dei musicisti coinvolti, non ha certo bisogno di alcun beneplacito per discostarsi dalle consuetudini del metal estremo (al riguardo inviterei i più smemorati a ridare un ascolto ai due “Crimson” degli Edge Of Sanity…)
Del resto, fin dal magnifico album della rinascita “Mater Of All Evil”, edito nel 1999, Peso e compagni hanno avuto il merito di cercare ad ogni uscita nuove forme espressive pur senza snaturare la naturale componente black/thrash della loro proposta; va detto, onestamente, che non sempre i risultati sono stati all’altezza delle aspettative ma non è certo questo il caso di Idiosyncrasy , disco che ci consegna una band in ottima forma e nel pieno della propria maturità.
Come è facilmente intuibile, la scelta di presentare il disco sotto forma di un unico brano nasce dall’esigenza di fornire una struttura musicale adeguata ad un concept, che, in questo caso, verte sull’eterna dicotomia tra bene e male e sulla strada irta di difficoltà che deve percorrere ogni individuo alla ricerca della pace interiore; musicalmente ci troviamo dinnanzi ad una scrittura caratterizzata da una violenza disturbante, di sicuro nulla di noioso o di ridondante come magari temevano (o auspicavano…) le solite cassandre.
La caratteristica voce di Flegias, ideatore del concept, la terremotante base ritmica formata da Peso e G.L. e la riconosciuta tecnica chitarristica di Pier Gonella, sono messe al servizio di un album che necessita di diversi ascolti prima di far breccia nell’ascoltatore.
Forse sta proprio in questo aspetto la sola controindicazione riscontrabile nella scelta dei Necrodeath: non tanto a causa della sua limitata immediatezza o della conseguente assenza del caratteristico brano trainante quanto per la necessità di un ascolto integrale dell’intera opera per poterne cogliere in modo esauriente ogni sfumatura.
Ma, al di là questo inconveniente che è del tutto ascrivibile ad una scelta decisamente anti-commerciale, l’esperimento della band genovese può dirsi totalmente riuscito e non sono certo il solo a pensarla così a giudicare da questa recente dichiarazione rilasciata sul suo blog dal noto giornalista inglese Dom Lawson : “Ascoltate Idiosyncrasy, bevete grandi quantità di birra e fate finta che la collaborazione fra i Metallica e Lou Reed non sia mai esistita!”

Tracklist:
1. Part I
2. Part II
3. Part III
4. Part IV
5. Part V
6. Part VI
7. Part VII

Line-up:
Peso – Drums, Lyrics
GL – Bass
Pier Gonella – Guitars
Flegias – Vocals, Lyrics

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Black Propaganda – Black Propaganda

L’antidoto ideale da assumere per contrastare l’ipocrisia che ci ammorba puntualmente ogni anno durante il periodo natalizio ha un nome : Black Propaganda.

L’antidoto ideale da assumere per contrastare l’ipocrisia che ci ammorba puntualmente ogni anno durante il periodo natalizio ha un nome : Black Propaganda.

Nell’ambiente dei media viene così definita quel tipo di informazione falsa e diffamatoria che si professa proveniente da una fonte amica, ma che in realtà giunge dallo schieramento opposto; tale stratagemma venne attuato in particolare al termine della 2° guerra mondiale da quelle nazioni che avrebbero poi finito per soccombere (Italia e Germania in primis…)
Questa premessa è utile per poter meglio comprendere da dove tragga linfa la rabbia distruttiva che pervade l’intero lavoro dei Black Propaganda nei suoi 51 minuti, ma se ciò non dovesse essere sufficiente ci viene in soccorso la band stessa con la seguente dichiarazione d’intenti riportata nella propria “bio” :….brani ossessionati dal rancore sociale, dall’instabilità e dalla falsità psichica dell’essere umano…
Ciò che ne scaturisce è un grande album di thrash-death, inevitabilmente influenzato dalle migliori produzioni di Slayer, Pantera, The Haunted, Entombed, ma lo fa rifuggendo gli stilemi del genere e rimodellando in maniera del tutto personale un sound terremotante che spazza via svariati epigoni delle suddette band nonché la maggior parte delle uscite metal-core che hanno inflazionato il mercato discografico negli ultimi anni .
Da Hit The Mass, che come promette il titolo scuote l’ascoltatore dal suo torpore immergendolo all’istante nella violenza sonora che sarà il filo conduttore dell’album, passando per Craving, No Prejudice, la magnifica About Me (inserita lo scorso anno nel cd-compilation di Rock Hard) fino alle conclusive Livid Taste e Black Propaganda/The Prophet Of The Gore, la band torinese non si concede tentennamenti o divagazioni di alcun tipo e sfodera un lavoro che merita il supporto incondizionato di chi ha realmente a cuore la salute della scena metal tricolore.
Nulla da eccepire sulla produzione che valorizza al massimo l’eccellente lavoro chitarristico di Ian Binetti, le vocals efferate di Jacopo Battuello e la puntuale base ritmica fornita dalla batteria di Eric Di Donato.
Un plauso va infine anche alla Nadir Music per aver arricchito ulteriormente il proprio roster con una band dal potenziale esplosivo come i Black Propaganda.

Tracklist:
1. Punishers of No One Sin
2. Hit the Mass
3. Craving
4. No Prejudice
5. Cynic Apnea
6. I Clean My Mind Imploring for Coma
7. About Me
8. Destroy to Survive
9. Livid Taste
10. Black Propaganda / The Prophet of the Gore

Line-up:
Eric Di Donato – Drums
Ian Binetti – Guitars
Jacopo Battuello – Vocals
Federico Tinivella – Bass

Mournful Congregation – The Book Of Kings

I Mournful Congregation con The Book Of Kings si confermano tra le realtà più importanti della scena funeral doom, sfoderando uno dei migliori lavori dell’anno assieme a quelli di Colosseum , Esoteric e Comatose Vigil.

Attivi dal 1993, gli australiani Mournful Congregation appartengono alla ristretta cerchia degli eredi legittimi dei Thergothon , ovvero i “padri” del funeral doom; nonostante la band sia sulla scena ormai da quasi due decenni, The Book Of Kings è solo il quarto full-length in una discografia comunque ricca di diverse uscite , sotto forma di compilation o split, tutte contraddistinte da un’elevata qualità compositiva.

Il brano iniziale The Catechism Of Depression già dal titolo appare come una dichiarazione d’intenti nei confronti dell’ascoltatore che si trova risucchiato in un vortice di atmosfere plumbee che di tanto in tanto vengono squarciate da emozionanti aperture melodiche.
Il successivo The Waterless Streams si mantiene sui livelli eccelsi del brano precedente ma è con The Bitter Veils Of Solemnity che si raggiunge uno dei picchi emotivi, grazie ai suoi dodici minuti di arpeggi acustici che in qualche modo ricordano gli Agalloch di “The White”, sebbene privati della loro componente folk.
Tre quarti d’ora di musica di simile fattura sarebbero più che sufficienti per chiunque ma gli australiani dimostrano di non soffrire di alcuna crisi compositiva chiudendo il disco con i trentatré minuti della title-track, un brano che, nonostante il suo lento incedere, non annoia mai grazie ai frequenti mutamenti di atmosfera ed i sapienti inserti di chitarra solista .
I Mournful Congregation con The Book Of Kings si confermano tra le realtà più importanti della scena funeral doom, sfoderando uno dei migliori lavori dell’anno assieme a quelli di Colosseum , Esoteric e Comatose Vigil.

Tracklist:
1. The Catechism of Depression
2. The Waterless Streams
3. The Bitter Veils of Solemnity
4. The Book of Kings

Line-up:
Adrian Bickle – Drums
Ben Newsome – Bass
Damon Good – Vocals, Bass, Guitars
Justin Hartwig – Guitars

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