LEADEN TEARS

Il lyric video di “The Revenger”, dall’album in uscita nel 2019.

Il lyric video di “The Revenger”, dall’album in uscita nel 2019.

E’ uscito in questi giorni il lyric video di “The Revenger”, il primo singolo della band italiana gothic symphonic metal Leaden Tears. Il singolo anticipa il loro album di debutto, la cui uscita è prevista nella prima parte del 2019. Ulteriori dettagli dell’album verranno svelati prossimamente, mentre il lyric video è già disponibile al link seguente:

– LEADEN TEARS sito ufficiale: https://www.leadentears.com

– LEADEN TEARS pagina facebook: https://www.facebook.com/leadentears

Shenanigans – Muta In Potenza

Muta In Potenza è un disco che si lega al passato ma che è fortemente proiettato al futuro, contiene una lucida analisi di ciò che siamo e di quello che c’è in giro, ma è anche uno sfogo come è sempre stato l’hardcore thrash, sudore e valori.

Ci sono poche cose più belle e senza speranza nella vita di un disco di hardcore thrash cantato in italiano.

Il debutto dei parmigiani Shenanigans è un fulgido esempio di quanto scritto sopra, nel solco della grande tradizione dell’hardcore italiano e con fortissime venature thrash metal che arricchiscono il tutto. Il disco, seppure sia un debutto, è un lavoro maturo e puntuale, i ragazzi hanno le idee molto chiare e producono un lavoro come si faceva negli anni ottanta, ovvero protesta e analisi del sociale attraverso un linguaggio musicale che può sembrare disperazione ma che invece è un’altissima forma di realismo descrittivo: i giri di chitarra, il basso incessante e la batteria che picchia impetuosa, e quella splendida voce che canta in italiano facendoti arrivare subito e sottopelle il significato, anche quello più profondo. I testi sono molto interessanti e fanno capire che gli Shenanigans sono un gruppo che non si ferma alla superficie delle cose, ma che va ben oltre provando a capire i meccanismi di quella che chiamiamo società civile. Dal lato musicale la loro miscela musicale è un gran bel misto di hardcore punk classico italiano, con una forte aggiunta di thrash metal che rafforza il tutto. Muta In Potenza è un disco che si lega al passato ma che è fortemente proiettato al futuro, contiene una lucida analisi di ciò che siamo e di quello che c’è in giro, ma è anche uno sfogo come è sempre stato l’hardcore thrash, sudore e valori. Da tempo in Italia e non solo, mancava un disco così, veloce e profondo, anche se la scena underground hardcore punk thrash in Italia gode di ottima salute, e gli Shenanigans ne rappresentano una via possibile. Un disco che regalerà molti ascolti, dai quali ogni volta si scopre qualcosa di nuovo.

Tracklist
1.Muta Impotenza
2.Cammini Disgregati
3.Io Non Esisto
4.Bambino Soldato
5.Assenza Di Eroi
6.Dioscuri
7.Alfa 3
8.Senza Pace Senza Amore

Line-up
Macina – voce
Panco – chitarra
Berto – basso
Tom – batteria

SHENANIGANS – Facebook

Cultural Warfare – Warmageddon

Warmageddon è sicuramente un album riuscito, consigliato agli orfani dei gruppi guidati da Dane, ma anche da quelli usciti dalla famigerata Bay Area.

Con gli statunitensi Cultural Warfare si viaggia spediti sulle strade del thrash metal, sicuramente ispirato alle grandi band del genere più classico ma con una vena moderna che non lo tiene ancorato ai fondali old school.

Due ep in cinque anni (Ratten Krieg del 2012 e Future Kill licenziato lo scorso anno) e finalmente anche per la band di Oakland è giunto il momento di sfogare tutta la rabbiosa attitudine in un lavoro sulla lunga distanza.
Warmageddon fin dalle prime note avvicina il gruppo al sound proposto dal compianto Warrel Dane con gli storici Sanctuary prima e, in seguito, con i più moderni Nevermore, anche se la vena progressiva dei secondi è accantonata per una più diretta attitudine.
Ottima la prova del cantante Jaques Serrano e di tutto il gruppo, con la sezione ritmica in pieno delirio tecnico (Pete Aguilar al basso a far coppia con Bones Padilla alla batteria) e le due chitarre in mano a Billy Garoutte e Kevin Doughty.
Warmageddon dunque offre una buon alternanza tra brani veloci e diretti ed altri più strutturati, nei quali le melodie di scuola Nevermore valorizzano le sfuriate alla Exodus/Testament (bellissima Eyes Of The Land).
Two Spirits è una semiballad in crescendo in cui il cantante duetta con una voce femminile, l’atmosfera evocativa viene rimpiazzata da drammatiche liriche e ritmiche roboanti, mentre Politikill mette in mostra il lato più classico e violento del sound Cultural Warfare.
Warmageddon è sicuramente un album riuscito, consigliato agli orfani dei gruppi guidati da Dane, ma anche da quelli usciti dalla famigerata Bay Area.
L’album mantiene una buona qualità per tutta la sua durata, con ancora Blood Machines a risultare una mazzata Testament style e la band chiude così alla grande questa sua prima prova sulla lunga distanza, da non perdere per chi ama il genere.

Tracklist
1.Warmageddon
2.Divided We Crawl
3.G.O.D.
4.Eyes Of The Land
5.Two Spirits
6.Politkill
7.Scars Left Cold
8.Punished
9.Witches Prayer
10.Shadow Priest
11.Blood Machines
12.New Beginnings

Line-up
Jaques Serrano – Vocals
Pete Aguilar – Bass
Bones Padilla – Drums
Billy Garoutte – Guitars
Kevin Doughty – Guitars

CULTURAL WARFARE – Facebook

MaYaN – Dhyana

Monumentale e violento, Dhyana incolla l’ascoltatore per oltre un’ora come farebbe un’epica pellicola cinematografica, contraddistinto come sempre da un sound all’insegna di un pesantissimo death/black progressivo.

In un ipotetico derby tra la scena sinfonica scandinava e quella olandese, quella che fino a poco tempo fa poteva essere pronosticata come una facile vittoria nordica, si è trasformata negli ultimi tempi in una partita senza esclusione di colpi, con quella olandese a primeggiare, forte delle prestazioni degli Epica ed ora dei MaYaN che con i primi hanno in comune Mark Jansen, creatore con Jack Driessen (After Forever) di questo straordinario progetto arrivato con Dhyana al terzo lavoro dopo gli ottimi risultati in termini qualitativi ottenuti con Quarterpast (2011) e Antagonise (2014).

Dhyana porta la band su di un altro livello, ed il death metal gotico e sinfonico del gruppo diventa un magniloquente, titanico ed impressionante esempio di musica pesantissima, orchestrale ed debordante.
Assicuratesi le prestazioni dell’orchestra filarmonica di Praga e delle splendide voci di Marcela Bovio (Stream Of Passion) e del soprano Laura Macrì, i due olandesi danno vita ad una magnifica opera estrema, che non indugia nel mostrare il lato sinfonico ed orchestrale della propria musica, e lo amalgama in modo talmente perfetto da risultare la colonna sonora di una battaglia tra gli dei.
Monumentale e violento, Dhyana incolla l’ascoltatore per oltre un’ora come farebbe un’epica pellicola cinematografica, contraddistinto come sempre da un sound all’insegna di un pesantissimo death/black progressivo.
Ovviamente la calma tra le tempeste di note è lasciata alle voci delle due regine di questo mondo fuori dal tempo in cui eleganza e raffinate melodie vanno a braccetto con un metal estremo violento e orchestrale.
Pur apprezzando gli ultimi Nightwish e la scena nata in scia al successo del gruppo finlandese, qui siamo su un altro pianeta, vicino alle ultime esaltanti prove degli Epica soprattutto per l’alta qualità della musica proposta.
Tra death, doom, sinfonie orchestrali, trame gotiche, squarci black e magniloquenti trame operistiche, Dhyana alza ancora di un po’ l’asticella per quanto riguarda il genere con una serie di brani (The Rhythm Of Freedom, Rebirth From Despair, The Illusory Self, Maya (The Veil Of Delusion) che rapiscono, scuotono ed esaltano in un delirio di atmosfere estreme, epiche e progressive da applausi: sicuramente disco dell’anno per quanto riguarda questo tipo di sonorità.

Tracklist
01. The Rhythm of Freedom
02. Tornado of Thoughts (I Don’t Think Therefore I Am)
03. Saints Don’t Die
04. Dhyana
05. Rebirth from Despair
06. The Power Process
07. The Illusory Self
08. Satori
09. Maya (The Veil of Delusion)
10. The Flaming Rage of God
11. Set Me Free

Line-up
Mark Jansen – Vocals (harsh), orchestrations
Jack Driessen – Keys, orchestrations, vocals
Henning Basse – Vocals (clean)
Laura Macrì – Vocals (soprano)
George Oosthoek – Vocals (grunts)
Marcela Bovio – Vocals (female)
Frank Schiphorst – Guitars
Merel Bechtold – Guitars
Roel Käller – Bass
Ariën van Weesenbeek – Drums, vocals

MAYAN – Facebook

Qualen – Patterns Of Light

Il musicista di Chisinau dimostra una notevole dimestichezza con il genere, riuscendo a mantenersi in costante equilibrio tra le varie componenti del sound nel corso di tre quarti d’ora caratterizzati da una spiccata intensità e da altrettanta scorrevolezza.

Da una nazione non certo nota per la sua scena metal come la Moldavia, arriva l’esordio dei Qualen, progetto solista di Denis Balan, il quale offre, con Patterns Of Light, una buona prova a base di death doom melodico.

Il musicista di Chisinau dimostra una notevole dimestichezza con il genere, riuscendo a mantenersi in costante equilibrio tra le varie componenti del sound nel corso di tre quarti d’ora caratterizzati da una spiccata intensità e da altrettanta scorrevolezza.
Trovandoci al cospetto di un ambito nel quale molto è già stato detto, il compito di chi vi si cimenta è quello di farlo bene, e Denis ci riesce con buon agio, muovendosi nel solco dei vari In Mourning e Insomnium, ai quali si aggiunge una decisiva componente Paradise Lost nei passaggi più rallentati ed evocativi.
Se Patterns Of Light non è, per una serie di ovvi motivi, un album destinato a lasciare un segno indelebile, non si può fare a meno di apprezzare l’incisività di tutte le tracce (con menzione d’onore per Eclipse), dirette, ben prodotte ed altrettanto pregevolmente eseguite, nonostante la configurazione di one man band.
Denis Balan è abile a sottrarsi alla dozzinalità di molte uscite di stampo DIY, e il fatto che sia stato notato dall’occhio lungo di Eugene della Loneravn Records (etichetta ucraina che si sta specializzando nel portare alla luce realtà provenienti dall’underground nella sua accezione più pura) è un segnale intrinseco del valore e del potenziale di questa novità denominata Qualen.

Tracklist:
1. Refraction
2. Transparency
3. Fluorescence
4. Darkening
5. Eclipse
6. Afterglow
7. Dispersion
8. Shadow

Line-up:
Denis Balan – All instruments, Vocals

QUALEN – Facebook