Meteore: SKEPTIC SENSE

Gruppo di culto del techno-thrash tedesco, tra gli antesignani del prog metal più intricato e teatrale in più punti. Per quanti apprezzano Watchtower, Target, Psychotic Waltz e primissimi Sieges Even.

Pensiamo tutti sappiano cosa sia una meteora. Un corpo celeste che entrando nella nostra atmosfera si incendia a causa dell’attrito e con elevata velocità passa alla nostra vista seducendoci con la sua bellezza per poi scomparire. La meteora può passare accanto al nostro pianeta senza impattarlo mai, in alcuni casi può anche creare sconvolgimento e panico colpendolo. In senso musicale molte ne sono cadute ed a volte ancora ne cadono sul pentagramma della storia della musica. Questa rubrica vuole essere uno strumento astronomico in grado di individuarle e permetterci di analizzarle, catalogarle per capire se saranno in grado di colpirci oppure solamente sfiorarci per poi morire.

SKEPTIC SENSE

Tra le meteore del thrash più tecnologico, possiamo di certo annoverare i tedeschi Skeptic Sense. Il quintetto della Germania meridionale, con base a Meckenbeuren, nel Baden-Wurttemberg, si formò nel 1988, dalle ceneri degli Sluggard, e sin dai primi due demo, Demonstration (1990) ed Harmony of Souls (1991) mise in mostra uno stile complicatissimo, persino troppo, infarcito di tempi dispari e cambi di tempo repentini, sorretto da una tecnica a dir poco mostruosa (si ascolti al riguardo quanto fa la sezione ritmica, degna di certa fusion più rock). Gli Skeptic Sense realizzarono un solo disco, Presence of Mind, forte di otto brani, velocissimi e molto articolati, quasi senza pause. Il successo, tuttavia, non arrise loro e si sciolsero l’anno successivo. A nuocergli, furono certamente le difficoltà che la loro musica ispirava negli ascoltatori: troppo thrash per chi ascoltava il neonato metal prog e troppo progressivi per chi veniva dal thrash teutonico. Il triste destino dei pionieri che si muovono sul confine tra i generi, con intelligenza e preparazione. Un vero peccato, perché questa meteora – adesso ristampata su compact, assieme ai due nastri precedenti, dalla Divebomb (The Anthology è il titolo) – meritava un’altra e ben migliore sorte. Membri della band hanno poi militato, senza troppa fortuna, in poco note entità minori connazionali (Strike, Entente e Varix).

Tracklist
1- Structures of Interruptions
2- Harmony of Souls
3- Human Indulgence
4- Raped
5- Downfall
6- Norm Always Wins
7- Last Moments
8- Capital Punishment

Line up
Cornelius Halder – Vocals
Peter Sugg – Guitars
Stephen Thumm – Guitars
Joachim Klinkosch – Drums
Jurgen Knorble – Bass

Madness Of Sorrow – Confessions From The Graveyard

Prosegue il cammino di Muriel Saracino e della sua band nei meandri del lato oscuro ed orrorifico dell’esistenza umana, con album che ogni volta si differenziano da quelli precedenti e per questo ancora più affascinanti.

Chi segue l’underground metallico conoscerà sicuramente questa realtà gothic/horror, attiva dal 2011 e arrivata al quarto album su lunga distanza.

Muriel Saracino ed i suoi Madness Of Sorrow non hanno sbagliato un colpo, prima con Take The Children Away From The Priest, licenziato nel 2014, e poi con i due seguenti bellissimi lavori che hanno visto la band allontanarsi dai suoni gothic/dark moderni per un approccio più metallico, III: The Beast e N.W.O. The Beginning, usciti rispettivamente nel 2015 e lo scorso anno.
Questo nuovo lavoro poggia le basi sul concetto di perdita, il lutto e la morte che inevitabilmente porta a due diverse visoni, l’affrontarla da parte di chi se ne va e viverla da parte di chi rimane e deve metabolizzarla.
Esperienze comuni a tutti, che il leader mette in musica con il nuovo lavoro intitolato Confessions From The Graveyard, che vede i Madness Of Sorrow nella formazione a tre con Saracino/Murihell (voce e chitarra), affiancato da Charles A. Skull (basso) e Ixtlan (chitarre).
E Confessions From The Graveyard non manca di soddisfare i fans del gruppo e del metal dal taglio horror, anche se nella musica della band le atmosfere gotiche, ultimamente, lasciano spazio ad un metal dalle sfumature più classiche rispetto al passato.
Rimane ovviamente l’impronta di un gruppo che, dopo una manciata di lavori ha il suo marchio di fabbrica, quindi anche in quest’ultimo lavoro troverete riferimenti al dark rock e al metal di stampo mansoniano.
L’atmosfera di sofferta rabbia è amplificata da brani che già dall’accoppiata The Exiled Man/The Art Of Suffering danno sfoggio di un’urgenza metallica violenta e d’impatto, mentre Reality Scares torna su lidi più moderni e tradizionalmente Madness Of Sorrow.
The Path è il brano top dell’album, con l’elemento gotico che torna prepotentemente in un contesto nu metal, tra ultimi Death SS, Rob Zombie e Marilyn Manson, così come in No Regrets.
Ritmiche thrash/black violentano l’estrema No Words Until Midnight, mentre le atmosfere darkwave della conclusiva Creepy scrivono i titoli di coda di questo nuovo ottimo lavoro dei Madness Of Sorrow.
Prosegue dunque il cammino di Muriel Saracino e della sua band nei meandri del lato oscuro ed orrorifico dell’esistenza umana, con album che ogni volta si differenziano da quelli precedenti e per questo ancora più affascinanti.

Tracklist
1. The Exiled Man
2. The Art Of Suffering
3. Sanity
4. Reality Scares
5. The Path
6. The Garden Of Puppets
7. No Regrets
8. No words Until Midnight
9. The Consciousness Of Pain
10.Creepy

Line-up
Murihell – Vocals, Guitars
Charles A. Skull – Basse
Ixtlan – Guitars

MADNESS OF SORROW – Facebook

https://youtu.be/5K9UCobhXJ4

Sage – Anno Domini 1573

Anno Domini 1573 è un album che può farsi valere nel mondo del metal classico ed un ottimo debutto per un gruppo che non sciorina i soliti cliché sinfonici, ma esibisce sonorità epiche che evocano alzate di scudi e spade verso il cielo minaccioso.

La Croazia e la vicina Slovenia sono terre in cui la natura lascia senza fiato, sia sulla costa che nell’interno, dove splendide foreste secolari fanno parte del territorio di feudi medievali su cui si ergono castelli e roccaforti.

E’ da qui che probabilmente i Sage prendono spunto per la propria musica e le atmosfere che si respirano in Anno Domini 1573, ottimo primo lavoro del sestetto proveniente da Zagabria.
La band è attiva da cinque anni, ma solo ora arriva al debutto discografico, licenziato dalla Rockshots Records in questo autunno che si tinge di rosso, come il sangue dei cavalieri, trafitti dalle spade e le lance sul campo di battaglia testimone dello scontro feroce di cui l’album è colonna sonora.
Power metal, dunque ma non solo, nella musica dei Sage, dove si aggirano spiriti epic ed heavy metal di tradizione ottantiana che, con il power, formano un potente esempio di musica metal da dare in pasto ai tanti defenders sparsi per il mondo.
Anno Domini 1573 parte con la progressiva Rivers Will Be Full of Blood, che in parte dà l’idea di quello che andremo ad ascoltare nel corso dell’album ma che non è diretta come ci si attenderebbe in apertura di un lavoro del genere.
La band si rifà subito con Rebellion e da qui in poi è un susseguirsi di brani più immediati (Dragon Heart) ed altri più epici e lasciati scorrere su mid tempo heavy (Two Souls, Man Of Sorrow).
Con Join Us i Sage giocano con l’epico incedere alla Dio, influenza importante nell’economia del sound così come gli Stormwitch, il power metal tedesco e gli Astral Doors.
Anno Domini 1573 è un album che può farsi valere nel mondo del metal classico ed un ottimo debutto per un gruppo che non sciorina i soliti cliché sinfonici, ma esibisce sonorità epiche che evocano alzate di scudi e spade verso il cielo minaccioso.

Tracklist
01. Rivers Will Be Full Of Blood
02. Rebellion
03. Wolf Priest
04. Dragon Heart
05. Two Souls
06. Blacksmith’s Tale
07. Man Of Sorrow
08. Join Us
09. Treason
10. Battle
11. Heaven Open Your Gates

Line-up
Marko Karačić – Bass
Branimir Habek – Guitars, Vocals (backing)
Enio Vučeta – Guitars, Vocals (backing)
Andrej Božić – Keyboards, Vocals (backing)
Davor Bušljeta – Vocals
Goran Mikulek – Drums

SAGE – Facebook

AEVUM

Il video di “Sleeping Venus Tarantella”, dall’album “Dischronia” (Maple Metal).

Il video di “Sleeping Venus Tarantella”, dall’album “Dischronia” (Maple Metal).

AEVUM Release New Live Video “Sleeping Venus Tarantella”, Announce Next Show!

Italy, Turin based 8-member Symphonic metallers AEVUM released their outstanding new album “Dischronia” on March 17 2017, via Maple Metal Records. Today the band has unveiled a new live video for “Sleeping Venus Tarantella”, shot during the European tour with ORPHANED LAND in February/March 2018). The song is taken from the “Dischronia” album.

Formed in 2008, AEVUM‘s music is in perpetual inclination towards the union between the human being and the divine, between opposites, male and female, positive and negative, in a genre that is a bond between the neo-classical and gothic metal worlds. Aevum are known for their theatrical Live Shows, and have toured all over Europe with Haggard, Vision Divine, Blaze Bayley (ex-Iron Maiden), and performed at various Metal Festivals in Italy, since their inception in 2007. Aevum also performed at last years Metalhead Meeting Festival in Bucharest, Romania, that included such bands as Eluveitie, Delain, Dragonforce, Rotting Christ and Kreator. In February/March 2018 AEVUM toured Europe with ORPHANED LAND, in collaboration with ALPHA OMEGA Management.

The entire 2017 album, is available for free streaming on the Aevum Youtube Channel, here: https://youtu.be/tispGqeq8wQ

More information at:
BAND: https://www.aevumband.com | https://www.facebook.com/AevumOpera
MANAGEMENT: https://alphaomega-management.com | https://www.facebook.com/OfficialAlphaOmegaManagement
LABEL: http://www.maplemetalrecords.com

Druj – Chants Of Irkalla

I Druj si nutrono dell’efferatezza sonora dei loro connazionali Evoken, Nile e Incantation, macinandone gli influssi per restituire un sound cupo, dalle tonalità paurosamente ribassate e rallentato a dovere, che è un esempio perfetto da utilizzare per spiegare a qualcuno cosa sia il death doom nella sua accezione più autentica.

Abbiamo ormai fatto l’abitudine al doom e al black provenienti dai ghiacci siberiani, per cui non ci sorprende constatare che il gelo non mina la voglia di suonare tali funesti generi neppure al di là dello stretto di Bering.

I Druj provengono infatti da Anchorage, capitale dell’Alaska, e di sicuro nel loro death doom non immettono alcuna traccia di calore od empatia.
L’interpretazione è asciutta, essenziale ma non approssimativa a livello di registrazione e di esecuzione: il riferimento concettuale alla traduzione sumera non è una primizia, così come non lo sono le coordinate sonore dei Druj, ma non vengono certo meno gli ingredienti per rendere Chants Of Irkalla un lavoro godibile ovviamente per chi sia abituato ad una certa asprezza compositiva.
Ziggurat Ablaze, lunga traccia d’apertura, non lascia dubbi su quali siano i numi tutelari di questi nordamericani, i quali si nutrono dell’efferatezza sonora dei loro connazionali Evoken, Nile e Incantation, macinandone gli influssi per restituire un sound cupo, dalle tonalità paurosamente ribassate e rallentato a dovere, che è un esempio perfetto da utilizzare per spiegare a qualcuno cosa sia il death doom nella sua accezione più autentica.
Un altro brano magnifico è Invoke, dal retrogusto rituale ed attraversato da una ronzante e minacciosa melodia chitarristica, ma è il disco nel suo complesso ad esibire un sound convincente in ogni suo aspetto e con le carte in regola per farvi convergere il gradimento degli appassionati di entrambi i generi rappresentati.

Tracklist:
1.Ziggurat Ablaze
2.He Who Drinks of Namma
3.Chants of Irkalla
4.Consort of Sin
5.Invoke
6.Ashes of Immortality

Line-up:
Sean Holladay – Guitars
Connor Tetlow – Guitars
Wayne DeWilde – Bass
Adam Kimball – Drums

Komatsu – A New Horizon

Fin dalle prime note del disco si sente che A New Horizon è un’opera molto bella ed affascinante, con un groove incredibile che macina tutto e tutti.

Terzo disco per gli olandesi Komatsu, uno dei gruppi europei che coniuga meglio pesantezza e melodia, per un risultato stupefacente.

Fin dalle prime note del disco si sente che A New Horizon è un’opera molto bella ed affascinante, con un groove incredibile che macina tutto e tutti. Nel corso delle canzoni le chitarre distorte si fondono con la voce per cambiare registro più volte all’interno della stessa traccia, per una mutazione continua che si evolve in melodie molto belle. Ascoltare i Komatsu è come salire su un vinile che gira, con il movimento che ti fa perdere le coordinate e vivi il momento. Le soluzioni sonore del gruppo di Eindhoven sono molte e non sono alla portata della maggior parte dei gruppi stoner o sludge, perché i Komatsu sono differenti e lo si può notare subito. Non è un fatto esclusivamente di talento ma soprattutto di gusto e di capacità compositiva, perché le loro canzoni hanno un retrogusto psichedelico che le valorizza maggiormente. Ci si perde nel turbine sonoro del disco, che è davvero una chicca per gli amanti dei suoni stoner sludge ma non solo, perché c’è anche una forte impronta psych e fuzz. Sinceramente è difficile assegnare un genere ben preciso ad un disco del genere, certamente al suo interno si possono ravvisare gli stilemi dei grandi classici come i Black Sabbath, Queens Of The Stone Age e Kyuss, ma il tutto è rielaborato in maniera davvero molto originale e particolare. Nel panorama mastodontico dei gruppi stoner e similari, i Komatsu spiccano per bellezza e compattezza della loro musica: certo, bisogna andare a scoprirli, ma se date loro una possibilità ne verrete ampiamente ripagati.

Tracklist
1. I Got Drive
2. Prophecy
3.10-4
4. Surfing A Landslide
5. Love Screams Cruelty
6. Komatsu
7. Infected
8. A New Horizon
9. Walk A Mile
10. This Ship Has Sailed

Line-up
Mo Truijens – Guitar + Lead vocals
Mathijs Bodt – Guitar + vocals
Martijn Mansvelders – Bass + vocals
Joris Lindner – Drums + vocals

KOMATSU – Facebook