DANIEL CAVANAGH (ANATHEMA), “MONOCHROME TOUR”, 13 aprile 2018 a ROMA, WIshlist Club

In collaborazione con Aftermath Music Norway, Dark Veil Productions è orgogliosa di presentare la data romana del “Monochrome Tour” di Daniel Cavanagh, il 13 Aprile 2018 al Wishlist Club.

Dopo la meravigliosa notte del 12 Luglio 2017 al Giardino del Monk con il fratello Vincent nel concerto “Anathema Acoustic”, Daniel tornerà nella capitale per presentare il suo primo album solista “Monochrome” (Kscope 2017), apprezzatissimo lavoro a sette tracce caratterizzato da un mood intimo e sofisticato; un’atmosfera elegante e malinconica che ritroveremo anche nei “classici” dello splendido repertorio della band d’origine che Daniel non mancherà di proporre al suo pubblico. Una sera di primavera all’insegna della grande musica d’autore, un appuntamento davvero imperdibile per gli amanti delle sonorità Anathema e per i cultori del rock di pregio.

EVENTO FACEBOOK https://www.facebook.com/events/734936743368067/

SUSPERIA

Il video di “The Lyricist”, dall’album omonimo in uscita a marzo (Agonia Records).

Il video di “The Lyricist”, dall’album omonimo in uscita a marzo (Agonia Records).

Norway’s blackened thrash/heavy metal band SUSPERIA (feat. former Dimmu Borgir, Satyricon and Old Man’s Child members) premiere music video for the title track from their upcoming album “The Lyricist”, due out on March 16th via Agonia Records.

“The Lyricist” will arrive nearly nine years to the day its predecessor (“Attitude”, 2009) came out. Its release has been scheduled for the 16th of March, 2018, on Agonia Records. The album is available for pre-ordering HERE.

The origins of SUSPERIA can be traced back to 1998 when Tjodalv, then occupying the drum seat with Dimmu Borgir, and long-time friend Cyrus (ex-Satyricon, Old Man’s Child) got together to share ideas and write songs. Clearly rooted and seasoned in the Norwegian black metal scene, SUSPERIA elevated its sound into more melodic areas of extreme metal, embracing and exploring a variety of musical avenues with ease.

On “The Lyricist”, SUSPERIA has gone back to its black origin in many ways, one of which is a more grimmer expression. The characteristic melodic twist the band is known for is still present, and an additional layer of variety has been added thanks to new vocalist, Bernt ‘Dagon’ Fjellestad (whose stage debut with the band was made at last year’s 70000 Tons Of Metal Festival). From SUSPERIA’s pragmatic point of view, the new album is a “good old-fashioned kick in the head, both old and new fans should find enjoyable”.

“The Lyricist” was recorded at three different studios in Norway between February 2015 and May 2016. The album was later mixed and mastered at Strand Studio (Chrome Division, The Wretched End, In Vain) by Marius Strand. Cover design and artwork was prepared by Vincent Fouquet. New band photos were shot by Espen Bakken.

Tracklist:
1. I Entered
2. Heretic
3. The Lyricist
4. My Darkest Moment
5. Day I Died
6. Void
7. Feed The Fire
8. Whore Of Man
9. Come Alive

Album formats:
– Digipack CD
– Black LP
– Black & blue on trasnsparent LP
– T-shirt (men’s & girlie sizes)
– Digital

Pre-orders:
https://www.agoniarecords.com/susperia

Line-up:
Dagon – vocals
Tjodalv – drums
Memnock – bass
Cyrus – guitar
Elvorn – guitar

SUSPERIA on-line:
Website: http://www.susperia.net/
Facebook: https://www.facebook.com/Susperiaofficial
Twitter: https://twitter.com/susperiaband
YouTube: https://www.youtube.com/user/SusperiaOfficial
Instagram: https://www.instagram.com/SusperiaOfficial/

Long Distance Calling – Boundless

I Long Distace Calling tornano su Inside Out con Boundless, un altro viaggio onirico e astrale tra il rock/metal del nuovo millennio, con ormai poche ispirazioni classiche e tanta musica moderna, originale e composta da un pugno di musicisti dal talento enorme.

Non sono mai stato un amante dei lavori strumentali, troppo spesso rifugio di musicisti dall’ego spropositato, composti da una valanga di note che alla fine non lasciano ricordo di se.

Questo avviene maggiormente proprio nel progressive, genere di cui si parla per questo sesto, bellissimo lavoro dei tedeschi Long Distance Calling, band che in passato aveva lasciato il microfono ma solo in alcune tracce a qualche ospite, tra cui John Bush (Armored Saints, Anthrax), e con un passato da alternative post rock band che con il passare del tempo ha venduto l’anima al demone progressivo con il precedente Trips a vestire i panni del capolavoro di una discografia di altissimo livello.
La band torna su InsideOut con Boundless, un altro viaggio onirico e astrale tra la musica rock/metal del nuovo millennio, con ormai più poche ispirazioni classiche e tanta musica moderna, originale e composta da un pugno di musicisti dal talento enorme.
Boundless è un lavoro da gustarsi in religiosa solitudine, chiudendo gli occhi ed aspettando che le note di In The Clouds ci facciano da tappeto volante, mentre Out There ci ha preparato con il suo alternare scudisciate post metal e progressive rock a quello che i Long Distance Calling hanno creato per noi.
La tensione elettrica rimane altissima anche nei momenti più introspettivi, tramite una musica che tende a liquefarsi ma che al tocco emana pericolose scariche elettriche (Like A River) o mastodontiche bordate metalliche (The Far Side) per poi riprenderci per mano come nulla fosse successo e così riportare il tappeto alla giusta altitudine per continuare il volo.
Siamo nel gotha del rock strumentale, poco incline ai facili compromessi, ma che lascia aperta una via a chiunque abbia ancora voglia di sorprendersi e mettersi in gioco con una varietà di sfumature ed atmosfere incredibili (On The Verge).
Boundless è un’opera a tratti entusiasmante giocando a suo piacimento con il progressive moderno, il metal ed il post rock.

Tracklist
1.Out There
2.Ascending
3.In The Clouds
4.Like A River
5.The Far Side
6.On The Verge
7.Weightless
8.Skydivers

Line-up
David Jordan – guitar
Florian Füntmann -guitar
Janosch Rathmer – drums
Jan Hoffmann – bass

LONG DISTANCE CALLING – Facebook

Warfist / Excidium – Laws of Perversion & Filth

La Godz Ov War licenzia questo split che vede impegnati due gruppi polacchi, Warfist ed Excidium, dediti ad un thrash metal old school pregno di attitudine black come da tradizione nelle terre dell’est europeo.

La Godz Ov War licenzia questo split che vede impegnati due gruppi polacchi, Warfist ed Excidium, dediti ad un thrash metal old school pregno di attitudine black come da tradizione nelle terre dell’est europeo.

I primi a presentarsi con il loro battagliero thrash metal vecchia scuola dal,l’anima blasfema sono gli Warfist, band proveniente da Zielona Gòra attiva dal 2004, con una serie interminabile di split all’attivo e due full length, The Devil Lives in Grünberg del 2014, e Metal To The Bone, uscito un paio di anni dopo.
Qui il genere viene restituito senza compromessi, rozzo ed ignorante, potenziato da una dedizione per l’estremo che porta il gruppo ad essere considerato una blackened metal band, anche se il sound di brani come The Tomb Of Desire o Sadistick Whorefuck si beano di tanto thrash metal old school di scuola tedesca.
Identico discorso per la seconda band in programma: gli Excidium da Rzeszów, quartetto di thrashers con il black metal nel motore: dal 2006 a devastare padiglioni auricolari con ep e split, la band non ha ancora licenziato un solo full length, e il loro approccio al metal estremo risulta più classico dei colleghi, con sfuriate thrash che si valorizzano tramite solos di stampo classico in un contesto che rimane corrosivo in tutto il suo svolgimento.
L’approccio tradizionalmente metal e melodico fa risultare gli Excidium più accattivanti degli Warfist, anche se la partita virtuale tra il due gruppi finisce a reti inviolate.
L’ottima heavy metal song Veil Of Stagnation e la cover degli storici Impaled Nazarene, Karmageddon Warriors, alzano di molto il giudizio di uno split comunque interessante al fine di conoscere due realtà thrash black della scena polacca, nido di velenosissime vipere al servizio del maligno.

Tracklist
1.Warfist – The Tomb of Desire
2.Warfist – Debauchery (Dirty Little Bitch)
3.Warfist – Sadistic Whorefuck
4.Warfist – Angel Death (Dodheimsgard cover)
5.Excidium – Suicidal Perspectives
6.Excidium – Denial
7.Excidium – Veil of Stagnation
8.Excidium – Karmageddon Warriors (Impaled Nazarene cover)

Line-up
Warfist :
Wrath – Bass, Vocals
Infernal Deflorator – Drums
HellVomit – Guitars, Vocals

Excidium :
Cuntreaper – Vocals
Thot – Drums
Hans Gruber – Guitars
Golem – Bass

WARFIST – Facebook

EXCIDIUM – Facebook

Armoured Angel – Baptism in Blood

Storico nastro di un gruppo tanto grande quanto poco conosciuto, anche per via della discografia su compact quasi inesistente. Eppure un piccolo grande must per i cultori del più classico speed-thrash ottantiano.

Australiani – come Hobbs Angels of Death e Nothing Sacred – e nati nel 1982 sotto le insegne di un heavy classico, di matrice anglosassone, gli Armoured Angel di Camberra, prima di sciogliersi (nel 2001) sono stati uno dei gruppi in assoluto più talentuosi e sfortunati di tutto il metal anni Ottanta.

Il loro primo demo tape uscì nel 1985: Baptism in Blood, con sei bravi e meno di mezz’ora di durata, aveva tutte le carte in regola per strappare un contratto con una major. Purtroppo, a penalizzare non poco la band, fu soprattutto la provenienza geografica, che tenne il quartetto sempre ai margini della scena. Eppure, quella prima audiocassetta possedeva qualità da vendere: uno speed-thrash articolato e già maturo, non esente da contaminazioni con il metal classico di quegli anni (siamo, quindi, dalle parti degli Agent Steel) ed in particolare capace di unire melodia ed oscurità, quest’ultima mutuata in prevalenza dagli Angel Witch più duri e tenebrosi.
Quattro anni dopo, la band rilasciò un secondo demo (Wings of Death), sulla stessa falsariga. Poi, nel 1990, apparve un altro splendido nastro, dal titolo Communion: un thrash cristallino e potente, che fece sensazione, sulle riviste specializzate. Il 1991 fu però come noto l’anno in cui il genere entrò in crisi ed il tanto atteso esordio, con i due mini Stigmartyr (1992) e Mysterium (1994), si rivelò per gli Armoured Angel un autentico boomerang.
Il demo omonimo del 1995 non ottenne più alcun tipo di riscontro e il primo unico cd pubblicato dalla band, Angel of the Sixth Order, vide la luce solo nel 1999 (a ben diciassette anni dalla formazione e, ormai, con una line-up più volte rimaneggiata, ed un solo componente originario rimasto: il bassista Glen Luck).
Il suono si era fatto più death, stile Asphyx-Bolt Thrower, forse in cerca d’una notorietà che, comunque, non giunse e gli Armoured Angel si sciolsero, appena due anni più tardi.
Esiste una rara antologia circa tutta la loro carriera, Hymns of Hate (2012). Ma è meglio, forse, ripiegare sulla ristampa su cd di Baptism in Blood, uscita per la Abysmal Sounds nel 2009: la migliore e più giusta maniera per rendere il dovuto omaggio ad un gruppo tanto grande quanto misconosciuto.

Track list
– Iron Legions
– (I Am) the Beast
– Deathwitch
– Demon Kings
– Thunder Down Under
– Rip

Line up
Rick Owers – Vocals
Rowan Powell – Guitars
David Devis – Drums
Glen Luck – Bass

1985 – Autoproduzione

LUCKY BASTARDZ

Il video di My Best Enemy, dall’album Be The One (Sliptrick Records).

Il video di My Best Enemy, dall’album Be The One (Sliptrick Records).

Italian hard rockers Lucky Bastardz have released the first official video for the track from their forthcoming album Be The One due for release on February 8th, 2018, worldwide via Sliptrick Records. The track goes by the name of My Best Enemy.

Here’s what the band have to say; “My Best Enemy talks about labyrinths of mind and their traps: a young woman enters a desert ancient palace, creepy and elegant. She will face different version of herself… is it really happening or is it just all in her twisted mind?”

Lucky Bastardz are:
Tiziano “Titian” Spigno – Vocals
Pietro “Pacio” Baggi – Guitar
Marco “Mark” Lazzarini – Drums
Paolo “Mr Tnt” Torrielli – Bass

Lucky Bastardz – My Best Enemy
Taken from the album: Be The One
Sliptrick Records 2018
Directed & edited by: Tiziano Spigno
Shooting & Photography: Samuele Valle (Gaston Video)
Location: Palazzo Durazzo – Novi Ligure (courtesy of Ferdinando Soldani)
Actress: Giulia Rudello

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Hamferð – Támsins likam

Gli Hamferð completano la trilogia concettuale sulla morte e sulla perdita e lo fanno con un capolavoro nel quale la parte strumentale è perfettamente bilanciata tra ardore e intimismo, con la voce di Jón Aldará ad incendiare i nostri sensi.

E’ un’opera di cristallina bellezza il terzo disco degli Hamferð, giunti con Támsins likam alla chiusura della trilogia concettuale dedicata alla morte e alla perdita.

A cinque anni da un disco meraviglioso come Evst il sestetto faroese, che nel frattempo ha sostituito il bassista, ora Ísak Petersen, ci regala un vero e proprio capolavoro di intensità e disperazione quasi insostenibili.
La storia tratta di una famiglia distrutta dalla perdita di un figlio, vista sia dalla parte del padre che della madre , la quale, per sopperire al dolore cerca conforto in entità soprannaturale del folklore isolano.
Il tutto è emozionalmente molto straziante e viene reso dalla band con un suono perfettamente equilibrato tra parti intime e solenni; il cantato faroese si dimostra un valore aggiunto ed è ulteriormente esaltato dal canto intenso e sentito di Jón Aldará, a mio parere tra i migliori singer sulla scena, il quale variando timbriche e toni inanella una serie di interpretazioni di altissimo livello.
I sei brani creano un pathos, una spiritualità che non ha eguali e fin dalla prima traccia Fylgisflog si rimane senza parole, quando note delicate di chitarra e violoncello tratteggiano una atmosfera in cui le clean vocals di Jon colpiscono profondamente, prima che il brano si incendi in un death doom intenso, dove il growl alternato al pulito timbro solenne lacera il cuore dell’ascoltatore; la musica raggiunge cosi alti livelli di angoscia da turbare nel profondo, i musicisti sono molto concentrati e convinti, le chitarre non suonano melodie accattivanti, ma ricercano e creano atmosfere che possano definire il senso di mancanza, la tragedia, la disperazione provata dai genitori per la loro perdita (da vedere il video di Frosthvarv per riuscire a comprendere appieno il significato del disco).
La band in una intervista ha affermato che l’ascolto di alcuni musicisti classici (Mahler, Rachmaninoff) ha contribuito alla creazione di un perfetto bilanciamento tra “bellezza, dissonanza e disperazione” e tutto questo si evince dal complessivo ascolto dell’ opera dove non una sola nota è sprecata, ma tutto è coinvolgente, volto a creare un assoluto quadro di disperazione e angoscia.
Le atmosfere intime e inquietanti di Frosthvarv, il canto solenne ed evocativo di Aldará in Tvístevndur meldur, nutrono il cuore di calde e uniche sensazioni, l’aggressività ammantata di angoscia di Hon syndrast ci ricorda che il death doom sa regalare emozioni uniche e, infine, gli abbondanti dieci minuti di Vápn í anda ci gettano in profondi abissi di sconforto suggellando un capolavoro.

Tracklist
1. Fylgisflog
2. Stygd
3. Tvístevndur meldur
4. Frosthvarv
5. Hon syndrast
6. Vápn í anda

Line-up
Remi Johannesen – Drums
John Egholm – Guitars
Theodor Kapnas – Guitars
Esmar Joensen – Keyboards
Jón Aldará – Vocals
Ísak Petersen – Bass

Hamferð – Facebook

Ulvegr – Vargkult

Vargkult rafforza lo status raggiunto dagli Ulvegr con il precedente album, offrendo mezz’ora scarsa di rara efficacia per sintesi e maturità.

Gli Ulvegr sono un duo nato alla fine dello scorso decennio e giunto con Vargkult al quinto full length.

Era lecito, quindi, attendersi un prodotto di una certa qualità alla luce anche dell’esperienza maturata da Helg e Odalv, esponenti di primo piano della scena black metal ucraina, grazie al loro coinvolgimento con band come Elderblood, Kzohh, Khors, Grey Ablaze e anche Nokturnal Mortum: Vargkult non delude le attese offrendo mezz’ora scarsa di rara efficacia per sintesi e maturità, confermando quanto di buono offerto circa nove mesi fa con Titahion: Kaos Manifest.
Helg si occupa di tutti gli aspetti dell’album ad esclusione della batteria, lasciata al tentacolare Odalv: la coppia gode di un invidiabile affiatamento ed offre nel migliore dei modi un’interpretazione del genere lineare ma di grande intensità, nella quale le sfumature pagan si sentono ma restano in secondo piano, sopraffatte da un impatto brutale e a tratti ossessivo.
In effetti, gli Ulvegr in più di un passaggio sembrano offrire un black’n’roll incattivito all’ennesima potenza, con ritmiche forsennate che non lasciano spazio a pentimenti o fraintendimenti: questo è un black metal dal dna più scandinavo di quello che spesso proviene da quelle stesse lande.
I due srotolano la loro nera arte mettendosi pancia a terra senza più sollevare il piede dall’acceleratore, se non nei brevi spazi tra un brano e l’altro, con Death is Our Law che può essere considerato l’episodio emblematico dell’album, potendone apprezzare i furenti intarsi strumentali che, grazie ad una produzione ideale, non vengono fagocitati dal rombo di sottofondo della strumentazione che si muove all’unisono.
La chitarra, infatti, si coglie quando cerca di tessere linee portanti che non si possono certo definire melodiche, mentre lo screaming viene restituito in maniera equilibrata appoggiandosi ad un tappeto ritmico incessante nel suo minaccioso incedere.
La bravura degli Ulvegr risiede nella loro capacità di mostrare il black nella sua essenza più pura ed incontaminata, senza abbandonarsi a quelle scelte di produzione lo-fi che troppo spesso finiscono per avvilire album dal grande potenziale, cosa che per fortuna non avviene con questo notevole Vargkult.

Tracklist:
1. Rune Ice Frozen Hatred
2. The End is Near
3. Cold Graves Breathing Beast
4. Death is Our Law
5. Cutting off Your Throat
6. All the Sheep to the Slaughter
7. We Remember the Blood

Line-up:
Odalv – Drums
Helg – Vocals, Guitars, Bass

ULVEGR – Facebook