Divine Realm – Nordcity

Nordcity può essere certamente considerato come un buon antipasto in attesa del prossimo full length: la musica dei Divine Realm insegue le vette in cui la tecnica strumentale gioca un ruolo importante sulla valutazione, lasciando un passo indietro la parte emozionale, a mio avviso anima e sangue di un’opera musicale.

Metal progressivo e strumentale quello proposto dai Divine Realm, quartetto canadese che licenzia il suo nuovo lavoro autoprodotto dal titolo Nordcity.

La band esordì nel 2013 con l’ep Mor[T]ality , seguito da un paio di full length, Abyssal Light e Tectum Argenti, rispettivamente del 2014 e del 2016, tornando sul mercato con questa ventina di minuti nel quale il talento tecnico fa bella mostra di sé, valorizzando questo piccolo assaggio delle potenzialità del gruppo, per chi ancora non lo conoscesse.
Non manca qualche difettuccio, è bene sottolinearlo, a tratti la band si specchia nel tecnicismo per perdere leggermente in fluidità, ma sono dettagli di un sound che pesca dai maestri del prog (Dream Theater) quanto dai lavori strumentali dei vari guitar heroes.
Nordcity può essere certamente considerato come un buon antipasto in attesa del prossimo full length: la musica dei Divine Realm insegue le vette in cui la tecnica strumentale gioca un ruolo importante sulla valutazione, lasciando un passo indietro la parte emozionale, a mio avviso anima e sangue di un’opera musicale.
Autumn e Revival sono i momenti migliori dell’album, consigliato agli amanti dello shred e del metallo progressivo.

Tracklist
1. As the Crow Flies
2. Autumn
3. Whitewater
4. Revival
5. Hanging Valleys

Line-up
Leo Diensthuber – Lead/Rhythm Guitars
Marc Roy – Lead/Rhythm Guitars
Tyler Brayton – Bass Guitar
Josh Ingram – Drums

DIVINEREALM – Facebook

Astrolabio – I paralumi della ragione

La dimostrazione che il vero prog può esistere ancora, anche e soprattutto nel nostro paese, dove la tradizione al riguardo di certo non manca.

Veronesi, gli Astrolabio esistono dal 2009 (sono sorti dalle ceneri degli Elettrosmog, autori nel 2007 del buonissimo Omologando).

Il quartetto propone un validissimo rock progressivo italiano, cantato quindi in lingua madre (e non a caso questo I paralumi della ragione esce per la Andromeda Relix di Gianni Della Cioppa, che tanto ha scritto e ha fatto per il rock tricolore di qualità, specialmente underground). L’orientamento della band scaligera è da subito molto analogico e settantiano, caldo e valvolare. Liricamente, si va da squarci più intimi a testi più impegnati, anche qui in linea, del resto, con i nostri anni ’70. La libertà espressiva si candida, in questi solchi, ad essere la vera e propria cifra stilistica del gruppo veneto, che rifugge dai vincoli legati al genere e spazia non poco, anche a livello strumentale, oltre che di songwriting. Poca elettronica comunque, e moltissimo rock classico, scritto e arrangiato appunto in chiave prog. Tra Osanna e Locanda delle Fate (e gli Astrolabio hanno suonato dal vivo, fra l’altro, con entrambi): questi gli orizzonti del lavoro, che senz’altro incontrerà i favori di quanti giustamente amano queste sempreverdi ed eterne sonorità, belle e senza tempo. Un invito, quasi, a meditare, sull’oggi e sullo ieri. Rock e poesia in nome del prog, detto altrimenti. Un esperimento davvero riuscito.

Tracklist
1- Dormiveglia 1
2- Nuovo Evo
3- Una Cosa
4- Pubblico Impiego
5- Arte(Fatto)
6- Otto Oche Ottuse
7- La Casa di Davide
8- Sui Muri
9- Dormiveglia 2

Line-up
Michele Antonelli – Guitars / Vocals / Flute
Alessandro Pontone – Drums
Paolo Iemmi – Bass / Vocals
Massimo Babbi – Keyboads

https://it-it.facebook.com/AstrolabioRDI/

King Goat – Debt Of Aeons

I King Goat fanno musica portandoci molto lontano, e questa loro seconda prova è consigliabile ascoltarla con le cuffie, di modo che si possa gustare in maniera totale questo doom altro, che è sentimento più che un genere.

Pochi gruppi hanno la capacità di fare musica pesante e al contempo così melodica e fluida come i King Goat, da Brighton, Isole Britanniche.

Il loro secondo disco Debt Of Aeons è un esempio molto deciso e forte di come si possa fare musica partendo dal doom metal più classico, in stile Candlemass, per arrivare a parti addirittura più progressive con aperture molto ariose e potenti. I King Goat sono un gruppo assolutamente unico in quanto a peculiarità, in un genere che è sempre stato suonato ed ascoltato da veri adepti. Il gruppo inglese riesce sempre a trovare la giusta soluzione sonora, favorendo la melodia in ogni suo aspetto, da quello musicale a quello fisico, nel senso che la loro musica interagisce con le nostre cellule, facendole muovere. Il punto di partenza di tutto è il doom classico, che in Inghilterra trova un substrato molto fertile, sia nelle tradizioni popolari che nel gusto gotico, e anche nella tradizione musicale. Il doom qui si sublima e diventa molte cose, e come in un processo alchemico cangia forma molte volte, muta per trasformare la propria essenza e diventare un significato differente. Il filo conduttore del disco, che si può anche ritrovare nella splendida copertina di Travis Smith già autore di copertine degli Opeth, Katatonia e Iced Earth fra gli altri, è il pessimismo cosmico, insito sia nella natura umana che nell’osservazione di questo veloce declino che stiamo vivendo. Non rimarrà molto delle nostre vite e delle nostre sicurezze, dato che ci crediamo la civiltà superiore ma siamo solo una pessima parentesi di una storia fortunatamente più grande di noi. La grande musica dei King Goat è qui per ricordarcelo, e non si limita a questo dandoci un affresco molto preciso di eoni che ci hanno preceduto e di quelli che seguiranno a noi. Nei momenti più atmosferici del disco possiamo ascoltare il battito dello spazio, di ciò in cui siamo immersi, ma che nella nostra protervia giudichiamo inutile. I King Goat fanno musica portandoci molto lontano, e questa loro seconda prova è consigliabile ascoltarla con le cuffie, di modo che si possa gustare in maniera totale questo doom altro, che è sentimento più che un genere. Oltre ad una grande capacità compositiva i King Goat hanno il pregio di avere una visione poetica davvero diversa ed importante, che impatta nella loro musica che è già una cosa inedita e molto piacevole. Una seconda prova ancora meglio della precedente, che entra di diritto nel meglio della scuola inglese di musica pesante degli ultimi anni.

Tracklist
1.Rapture
2. Eremite’s Rest
3. Debt Of Aeons
4. Psychasthenia
5. Doldrum Sentinels
6. –
7. On Dusty Avenues

Line-up
Vocals: Trim
Lead Guitar: Petros
Rhythm Guitar: Joe
Bass: Reza
Drums: Jon

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THIS BROKEN MACHINE

Il video di “Weight”, dall’album [departures].

Il video di “Weight”, dall’album [departures].

In concomitanza con il release del nuovo disco [departures], è disponibile online il video del nuovo estratto “Weight”. Questa canzone è dedicata ad una persona speciale che non c’è più. A volte le persone che se ne vanno ci lasciano il peso che portavano al nostro posto e, da quel momento, tocca a noi sopportarlo.

Departures è un viaggio che parte dai cambiamenti profondi e dolorosi per esplorare sensazioni, stati d’animo e conseguenze. Distacco, separazione, smarrimento ma anche speranza di una nuova consapevolezza.

La roadmap:
1. Departing
2. Weight
3. The tower
4. Return to nowhere
5. Distant stars
6. This Grace
7. As you Fall
8. …And that would be the end of us

Therion – Blood Of The Dragon

Provando a sfruttare la scia derivante dall’uscita del mastodontico Beloved Antichrist, due etichette dell’est europeo, la russa Stygian Crypt Productions e la bielorussa Possession Productions, immettono sul mercato Blood Of The Dragon, un’uscita in doppio cd che presenta, nel primo dischetto, una serie di cover incise dai Therion in studio o tratte da diversi concerti e, nel secondo, brani coverizzati da band appartenenti a diversi filoni musicali.

Detto che un’operazione di questo tipo avrebbe avuto molto più senso avviarla in un momento di stasi dell’attivita della band di Christofer Johnsson, e non un mese dopo dopo la pubblicazione di un album contenente ben tre ore di musica inedita (ma io non sono un esperto di marketing e sicuramente ci saranno validi motivi che mi sfuggono), l’opera riveste i suoi maggiori motivi di interesse, a mio avviso, proprio per scoprire come tutti i gruppi chiamati a tributare l’ensemble svedese siano riusciti a rendere alcuni dei brani più significativi della sua discografia.
Intanto cominciamo con il dire che i meno significativi sono proprio quelli interpretati da chi, normalmente, suona symphonic metal, per cui la versione proposta finisce per essere molto simile all’originale e quindi inevitabilmente destinata a soccombere nel confronto (è il caso dei vari Ghost Warfare, Imperial Age, Dark Letter), mentre si rivelano interessanti le rivisitazioni compiuta da band dal retaggio estremo come Elimi, con una furiosa versione black di The Blood Of Kingu, Revolted Masses, alle prese con Baal Reginon, Theosophy con Pandemonic Outbreak, Theudho con Schwarzalbenheim e Frozen Oceans con The Wings Of The Hydra.
I Mare Infinitum, da buoni doomsters, rallentano ad arte The Wand Of Arabism, mentre i Numenor rielaborano abilmente The Riders Of Theli imprimendole una discreta accelerazione; tutto il resto è comunque gradevole, rivelandosi anche un utile strumento per testare le capacità di band per lo più sconosciute o comunque dalla ridotta popolarità, almeno dalle nostre parti.
Relativamente al primo cd, che nell’economia dell’operazione appare sostanzialmente superfluo, sono da rimarcare le interessanti versioni di Fight Fire With Fire dei Metallica e di Black Funeral dei Mercyful Fate, impreziosita dall’ospitata di Messiah Marcolin in questa versione dal vivo.
Resto sempre e comunque perplesso sulle potenzialità commerciali dell’operazione (anche per la tempistica), ma spero vivamente di sbagliarmi, augurando il meglio alle volenterose label promotrici del tributo.

Tracklist:
CD I:
01 – Fight Fire With Fire
02 – The King
03 – Southbound
04 – Witching Hour
05 – Green Manalishi
06 – Revelations
07 – Black Funeral (feat. Messiah Marcolin)
08 – Iron Fist
09 – Ivanubis Hollanda – Perennial Sophia
10 – Ivanubis Hollanda – Raven Of Dispersion

CD II:
01 – GHOST WARFARE – An Arrow From The Sun
02 – ANTYRA – Asgard
03 – REVOLTED MASSES – Baal Reginon
04 – REMAINS – Genocidal Raids
05 – DAY 40 – Invocation Of Naamah
06 – DARK LETTER – Kali Yuga. Part I
07 – WHIRLWIND STORM – Liusalvheim
08 – THEOSOPHY – Pandemonic Outbreak
09 – THEUDHO – Schwarzalbenheim
10 – THE EXPERIMENT no.Q – Seven Secrets Of The Sphynx
11 – IMPERIAL AGE – To Mega Therion
12 – ELIMI – The Blood Of Kingu
13 – NUMENOR – The Riders Of Theli
14 – MARE INFINITUM – The Wand Of Arabis
15 – FROZEN OCEAN – The Wings Of The Hydra
16 – MAJESTY OF REVIVAL – Wisdom And The Cage

Oceans Of Slumber – The Banished Heart

The Banished Heart è compost da centinaia di sfumature che si fanno spazio tra una struttura metallica rocciosa ed estremamente dolorosa, spiegata attraverso interventi devastanti di un growl rabbioso e ribelle, alter ego della splendida voce femminile, talmente originale ed interpretativa da ferire profondamente, come un coltello che lacera lo spirito e l’anima.

The Banished Heart entra di diritto in quel lungo elenco di opere metal da dedicare a chi ha sempre denigrato il genere, tacciato di risultare un baccanale fine a se stesso senza arte ne parte o addirittura istigatore di atti condannati dai soliti benpensanti.

Anche perchè l’ultimo lavoro dei texani Oceans Of Slumber è per prima cosa un album estremo, vario nelle sue atmosfere che ovviamente rimangono drammaticamente oscure e pregne di quella melanconia gotica che lo portano a tratti verso il black metal, per poi virare nel più profondo abisso della nostra anima a colpi di death metal progressivo.
Centinaia di sfumature si fanno spazio tra una struttura metallica rocciosa ed estremamente dolorosa, spiegata attraverso interventi devastanti di un growl rabbioso e ribelle, alter ego della splendida voce femminile, talmente originale ed interpretativa da ferire profondamente, come un coltello che lacera lo spirito e l’anima.
La band statunitense appaga da ormai una manciata d’anni la voglia di lasciarsi emozionare degli amanti del genere, prima con il debutto Aetherial e poi con il piccolo capolavoro intitolato Winter, precedente album uscito nel 2016 e che aveva portato la band sulla bocca di fans e addetti ai lavori.
The Banished Heart è il suo degno successore, bellissimo scrigno di drammatiche, tragiche ed intimiste emozioni raccontate con la forza del metal estremo, delle sfumature notturne del gothic, della furiosa rabbia del black metal e della nostalgica melanconia del doom in un straordinario turbine di musica progressiva, ora elettrica e potentissima, ora delicata come le note di un piano che scava nell’anima ed accompagna l’elegante interpretazione di Cammie Gilbert, un angelo dalle ali spezzate, che canta direttamente al cuore di ognuno di noi.
Basterebbe la title track di questa mastodontica opera per crogiolarsi di emozioni per una vita intera, ma più di un’ora di musica di tale spessore non è troppa per dedicarle il nostro tempo, impiegato al meglio fin dall’opener The Decay Of Disregard, brano che riassume in otto minuti quello che l’album ci riserva  tutta la sua durata.
At Dawn, A Path To Broken Stars, il crescendo atmosferico di No Colour, No Light sono lame che si conficcano nella carne e non escono finchè non lacerano definitivamente cuore e anima, mentre Wayfaring Stranger, solcata da un anima ambient/folk, conclude questo bellissimo ed emozionante lavoro.
Gli Oceans Of Slumber ci hanno fatto partecipi di un opera d’arte e come tale The Banished Heart va ascoltato e custodito.

Tracklist
01.The Decay Of Disregard
02.Fleeting Vigilance
03.At Dawn
04.The Banished Heart
05.The Watcher
06.Etiolation
07.A Path To Broken Stars
08.Howl Of The Rougarou
09.Her In The Distance
10.No Color, No Light
11.Wayfaring Stranger

Line-up
Cammie Gilbert – Vocals
Anthony Contreras – Guitar
Sean Gary – Guitar
Keegan Kelly – Bass
Dobber Beverly – Drums

OCEANS OF SLUMBER – Facebook