Simone Piva e i Viola Velluto – Il Bastardo

Un lavoro che ha l’unico difetto di durare solo ventidue minuti, ma che per contro sono sufficienti per convincere d’essere al cospetto di una band e di un artista dal sound personale.

Ancora rock made in Italy, e per rock non intendiamo le ormai collaudate e lagnose atmosfere indie, care ai giovinastri intellettuali, ma quello ruvido, verace, sporco e … bastardo.

Atmosfere che si rifanno al mondo del western, reggae e rock valorizzato da fiati, contrabbasso, tasti d’avorio per un lavoro che ha l’unico difetto di durare solo ventidue minuti, ma che per contro sono sufficienti per convincere d’essere al cospetto di una band e di un artista dal sound personale.
Simone Piva e i Viola Velluto arrivano tramite Tosk Records/Music Force al quinto album di una carriera iniziata nel 2009 con Trattato Postumo Di Una Sbornia e proseguita con Ci Vuole Fegato Per Vivere, uscito nel 2011, Polaroid … di Una Vecchia Modernità del 2013 e SP&iVV Simone Piva e I Viola Velluto, licenziato nel 2015.
E’ venuto il tempo che Simone Piva si ricongiunga con i Viola Velluto (Alan Libeale alla batteria ed alle percussioni, Federico Mansutti alle trombe, Francesco Imbriaco al piano ed alle tastiere e Matteo Strazzolini alle chitarre) per dare alle stampe Il Bastardo, lavoro che conferma l’ottima reputazione che la band si è costruita in questi anni, portandoci nel mondo della frontiera mai vicino al nostro vivere come in questo caso, descritto da questa raccolta di brani che sfuggono dai generi preconfezionati per sposare sfumature rock, reggae (splendida Hello Madame) e soul, con la tromba a creare un atmosfera di magica musica senza confini come i paesaggi delle terre bruciate dal sole del west americano.
La title track, Hey Frank e la già citata Hello Madame creano un inizio d’opera convincente, ma è tutto l’album che risulta assolutamente piacevole, con Nord Est a regalare ancora ottime sensazioni, che si protraggono fono al termine di un disco senz’altro consigliato.

Tracklist
1.Il Bastardo
2.Hey Frank
3.Hello Madame
4.Quando saremo Giovani
5.Nord est
6.Far West
7.Noi

Line-up
Simone Piva – Chitarra, Voce

Alan Libeale – Batteria, percussioni
Federico Mansutti – Trombe
Francesco Imbriaco – Piano, tastiere
Matteo Strazzolini – Chitarra

SIMONE PIVA E I VIOLA VELLUTO – Facebook

Empty – Vacio

Gli Empty cercano di proporre una versione del black piuttosto coraggiosa senza sconfinare nell’avanguardismo, inserendo invece nel proprio sound istanze provenienti sia dal gothic che dal depressive.

Probabilmente la Spagna, tra le maggiori nazioni dell’Europa meridionale è quella con la scena black metal meno sviluppata, al contrario invece di quanto accade per esempio in campo doom o death.

Gli Empty, da Saragozza, cercano di proporre una versione del genere piuttosto coraggiosa senza sconfinare nell’avanguardismo, inserendo invece nel proprio sound istanze provenienti sia dal gothic che dal depressive: l’operazione riesce abbastanza bene dal punto di vista strettamente compositivo, perché le soluzioni offerte dal gruppo iberico sono varie, brillanti ed evitano accuratamente di lasciare che il sound si adagi lungo i più rassicuranti e conosciuti stilemi sonori. D’altro canto, però, non si può fare a meno di notare che in sede di produzione di sarebbe potuto fare molto meglio, in quanto soprattutto il suono della batteria fuoriesce dalle casse in maniera secca e quasi fastidiosa per l’udito, anche se non escludo che tale difetto possa esser accentuato dalla compressione dei file mp3 che ci sono pervenuti.
Questo, benché non infici il valore complessivo di Vacio, ne attenua inevitabilmente l’impatto, anche perché basta ascoltare un brano ottimo come The night remains for who is per rendersi conto del potenziale in serbo ad una band che, d’altronde, è attiva da quasi un ventennio, con uscite su lunga distanza piazzate a distanza abbastanza regolare ogni 3-4 anni.
La lunghissima Filandom under the sign of misfortune rappresenta, invece, la summa di tutto quanto gli Empty riescono a convogliare nel proprio sound, passando da fraseggi acustici, classiche accelerazioni ed un finale dai tratti disperati e dal notevole impatto emotivo, chiedendo nel migliore dei modi un album che si sviluppa decisamente in crescendo, sotto tutti gli aspetti.
La versione in vinile pubblicata dalla Osmose contiene anche una ottava traccia, Deathlorn, anch’essa dai connotati piuttosto cupi e drammatici, in ossequio ad un concept che lascia ben poco spazio a sprazzi di ottimismo nei confronti delle nostra condizione di esseri umani.
Vacio è un album decisamente interessante, il cui approccio sonoro un po’ naif non dovrebbe impedire agli appassionati più attenti di apprezzarne lo sviluppo vario e connotato dalla giusta intensità emotiva.

Tracklist:
1.The yellow rain
2.Empty
3.The rope at the mill
4.We all taste the same for the worms
5.The night remains for who is
6.The pilgrim of desolation
7.Filandom under the sign of misfortune
8.Deathlorn

Line-up:
Drizzt: voices & bass
Orgall: guitars
Vanth: lead & acoustic guitars
Naemoth: drums (Session)

EMPTY – Facebook

YOB

Il video di “Original Face”, dall’album Our Raw Heart (Relapse).

Il video di “Original Face”, dall’album Our Raw Heart (Relapse).

YOB, who recently released their critically-acclaimed album Our Raw Heart, have shared a live video for “Original Face”. The clip was directed by Frank Huang (Maximum Volume SIlence) and filmed at New York’s Le Poisson Rouge. Click pic above to watch.

The Oregon cosmic trio also announced Fall European headlining tour dates throughout October and November. Belgium’s Wiegedood will provide direct support throughout the tour. A full list of confirmed tour dates is available below.

YOB’s Our Raw Heart is out now on CD/LP/Digital via Relapse Records. Physical packages are available via Relapse.com HERE and Digital Downloads / Streaming Services HERE.

FALL EUROPEAN TOUR DATES w/ WIEGEDOOD

Oct 05 Karlsruhe, DE Jubez
Oct 06 Nijmegen, NL Soulcrusher Festival
Oct 07 Bristol, UK The Fleece
Oct 09 Glasgow, UK Stereo
Oct 10 Leeds, UK Brudenell Social Club
Oct 11 Manchester, UK Gorilla
Oct 12 London, UK The Garage
Oct 13 Antwerp, BE Desertfest Belgium (No Wiegedood)
Oct 14 Koln, DE Gebaeude9
Oct 16 Hamburg, DE Molotow Club
Oct 17 Copenhagen, DK Vega
Oct 18 Gothenburg, SE Sticky Fingers
Oct 19 Stockholm, SE Kraken
Oct 20 Oslo, NO Bla
Oct 21 Helsinki, FI Tavastia (no Wiegedood)
Oct 23 Paris, FR Petit Bain
Oct 24 Feyzin, FR L’Epicerie Moderne
Oct 25 Cenon, FR Le Rocher De Palmer
Oct 27 Porto, PT Hard Club
Oct 28 Madrid, ES Caracol
Oct 29 Barcelona, ES Boveda
Oct 31 Langenthal, CH Old Capitol
Nov 01 Milan, IT Santeria Social Club
Nov 02 Bologna, IT Freakout Club
Nov 03 Martigny, CH Caves Du Manoir
Nov 04 Bregenz, AT Between
Nov 06 Vienna, AT Arena
Nov 07 Budapest, HU Robot
Nov 08 Leipzig, DE UT Connewitz
Nov 09 Warsaw, PL Hydrozagadka
Nov 10 Krakow, PL Soulstone Gathering Festival
Nov 11 Berlin, DE Musik & Frieden
Nov 13 Athens, GR Kyttaro Live Club (no Wiegedood)

“YOB’s eighth album, Our Raw Heart, is a riveting document of Scheidt’s year,” said Rolling Stone in an online feature. “A gauntlet of sickness and health, clarity and confusion, the record wrestles with mortality and ultimately perseveres.” Decibel Magazine, in their July cover story said “one of the byproducts” of Scheidt’s illness “is a brilliant new album that takes the YOB blueprint of punishingly heavy, delightfully angular doom/sludge into unexplored areas of heart-breaking melody and triumphant resolve.” The album has won accolades from the Associated Press (“Yob… swing effortlessly between menacing distortion and hushed reverie”), NPR (“…the group’s sprawling gravity and thunderous majesty have taken an introspective turn…”) and Pitchfork (“…metal that sounds sensuous, bellicose, and jubilant all at once”).

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LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – LA JANARA

Intervista di Mirella alla notevole band irpina La Janara.

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta è il turno de La Janara.

(Mirella Catena) Benvenuti su Overthewall e grazie di essere qui con noi. La prima domanda riguarda il nome che avete dato alla band, La Janara: credo sia una strega che, nelle credenze popolari meridionali, si aggirava tra i campi. Mi spiegate perché avete scelto questo nome?

(Raffaella Cangero) La Janara è una creatura misteriosa tipica del folklore popolare sud italiano, concettualmente ricollegabile alla parola latina ianva, indicante la porta: questa etimologia indicherebbe il passaggio verso l’Oltretomba, evidenziando i labili confini tra la vita e la morte. Una seconda esegesi collegherebbe le janare alle “dianare”, ovvero le proselite del culto di Diana, la divinità romana della caccia, custode degli animali e protettrice delle donne, nonché dea dei boschi e della Luna. Figura intermedia tra la mitologia e il folklore, la janara evoca l’immaginario misterioso e affascinante delle credenze popolari ataviche, a cui il nostro progetto musicale de La Janara ha voluto dare voce.

MC Dal 2015 ad oggi come si è definita la line up della band? Diciamo i nomi dei componenti e mi pare ci siano dei soprannomi per ognuno di voi.

RC La line up è stata piuttosto solida fin dall’inizio, con l’unica sostituzione di un componente. I nostri soprannomi sono nati per gioco, ma questa finzione ci ha permesso di legarci alla nostra musica ed immedesimarci nella storia che abbiamo narrato nel nostro album ed alla fine siamo diventati noi stessi i protagonisti del racconto. Come ho detto, c’è stato un piccolo cambio di line up, questo implica l’ingresso di un nuovo personaggio all’interno della vicenda, ma la cui identità verrà svelata solo con l’uscita del nostro secondo album.

MC Il vostro è uno stile che definirei Heavy Doom che ricorda moltissimo i migliori Death SS ma con voce femminile e in italiano. Chi scrive i testi e chi compone le melodie?

RC Solitamente le melodie vengono composte tutte da Nicola Vitale, il Boia, chitarrista ed arrangiatore. Naturalmente le tracce devono essere adattate alla mia voce per cui, prima di proporle agli altri membri, le definiamo e costruiamo insieme. Ciò vale sia per le melodie che per i testi, all’inizio solo abbozzati e poi di volta in volta migliorati, eccetto che per Luce, scritta e composta interamente da Nicola, e per Malombra, i cui versi sono stati scritti da Federica Serra, una nostra amica, occultista e “strega”.

MC Raffaella, mi dici qual è il testo, il brano, che senti più tuo? Che riesce ad emozionarti ogni volta che lo esegui?

RC Posso dirmi affezionata a due canzoni in particolare, Cuore di Terra e Requiem. Oltre che per l’arrangiamento e per i cori, mi emozionano perché raccontano i due momenti più intensi della storia: la prima il dialogo della Janara con la figlia e il secondo che descrive la morte della strega, che paga il fio del suo patto diabolico. In particolare il riff ripetitivo e martellante di Requiem la rende una canzone molto intensa, esaltata dai cori e dal ritornello denso di pathos.

MC Nel 2017 pubblicate “La Janara”, il vostro primo disco distribuito dalla Black Widow Records. Come è iniziata la collaborazione con questa grande etichetta italiana?

RC L’idea di collaborare con la BW ci ha sempre solleticati per più motivi: prima cosa perché il nostro progetto musicale riecheggia le sonorità oscure e magnetiche tipiche della produzione dell’etichetta genovese, in secondo luogo perché ci siamo sempre ispirati agli storici gruppi che hanno collaborato con la BW. All’inizio ci sembrava quasi un miraggio, ma alla fine ci siamo fatti coraggio ed abbiamo cominciato ad approcciare Gasperini inviandogli il nostro primo demo autoprodotto uscito nel 2015, lavoro a tratti ingenuo e dalle sonorità grezze, ma inaspettatamente apprezzato dal mentore dell’etichetta che ha intravisto delle particolarità e dei tratti interessanti, così ci ha dato fiducia ed ha creduto in noi, dandoci la possibilità di promuovere il nostro album distribuendolo.

MC Parliamo appunto dell’album. Ricco di riferimenti alle credenze irpine della cosiddetta strega dei campi. Vi affascina di più la superstizione che suscitava o siete realmente appassionati di occultismo?

RC Entrambe le cose: il sovrannaturale e l’occulto esercitano un fascino magnetico ed anche noi ne siamo stati irretiti. Ciò ci ha portato ad approcciare più da vicino con numerosi aspetti del folklore delle terre irpine oltre ad approfondire le credenze popolari; proprio questo aspetto è il fondamento della nostra musica, la nostra intenzione era di celebrare la nostra terra e dare ad essa maggiore spessore.

MC “La Janara” ha avuto ottime recensioni ed è stato accolto con entusiasmo dal pubblico. Vi aspettavate questi riscontri cosÏ positivi?

RC Decisamente no! Personalmente sono rimasta alquanto sorpresa non solo dall’accoglienza, positiva oltre le aspettative, ma soprattutto dalle numerose, bellissime recensioni di diversi nomi storici del giornalismo musicale italiano. Probabilmente perché ogni musicista tende ad essere ipercritico nei confronti del proprio lavoro senza pensare alla reazione dell’orecchio esterno, per cui l’affetto dimostrati nei nostri confronti e del nostro lavoro mi hanno resa davvero felice e soddisfatta.

MC Quali sono i progetti futuri della band?

RC Già da prima dell’uscita del nostro album La Janara ha continuato a lavorare e a portare avanti numerosi progetti. Non ci siamo mai fermati e siamo sempre alla ricerca della novità e dell’ispirazione. Per ora non posso rivelare di più, ma posso certamente assicurare che nuove, inquietanti e magiche pozioni bollono nel calderone della Strega.

MC Sono previsti dei live in giro per l’italia?

RC Abbiamo suonato numerose volte, questo ci ha dato la possibilità di promuovere e far conoscere la nostra musica e stiamo ancora pubblicizzando il nostro album. Le occasioni per suonare non sono frequentissime, anche a causa degli impegni lavorativi di ognuno di noi, ma ci impegniamo affinché i nostri show migliorino sia dal punto di vista scenico che musicale. In ogni caso, vi aspettiamo il 13 ottobre al Circolo Culturale Happy Days a Pianura (Na), dove suoneremo in compagnia dei Dresda Code, band napoletana con cui abbiamo condiviso diverse volte il palco.

MC Quali sono i vostri contatti sul web per seguirvi?

RC Per ora potete seguirci su Facebook, Instagram e il nostro canale YouTube, ma a breve ci iscriveremo anche a Spotify, in modo da pubblicizzare e divulgare maggiormente il nostro lavoro.
Grazie di essere stati qui con noi!

Ossuary Anex – Holy Blasphemition

La band di Ufa votata ad un brutal death metal di matrice statunitense offre solo violenza e morte, scaricando male in musica, torturando strumenti, lacerando carni in un delirio di blast beat, rallentamenti quadrati , growl disumano e chitarre urlanti dolore.

Dieci anni sono passati da quando i russi Ossuary Anex hanno iniziato la loro devastante missione.

Attiva dal 2008 infatti, la band nel 2012 esordì con il full length Awakening, per poi tornare sul mercato due anni fa con il secondo lavoro sulla lunga distanza intitolato Mutilation Through Prayer.
Dieci anni festeggiati con un nuovo lavoro, Holy Blasphemition, ep composto da cinque devastanti brani di death metal brutale ed assolutamente vecchia scuola, un massacro senza compromessi che ovviamente ha nell’impatto la sua migliore arma.
Un’atmosfera cavernosa, un sound di matrice statunitense che evoca demoni e angeli morbosi in un contesto brutale, caverne inesplorate dove si respira a fatica e si rintanano orribili creature tenute a bada e poi scatenate da sanguinari sacerdoti del male.
Tutto questo viene espresso senza perdersi in inutili orpelli: la band di Ufa offre solo violenza e morte, scaricando male in musica, torturando strumenti, lacerando carni in un delirio di blast beat, rallentamenti, growl disumano e chitarre urlanti dolore.
Morbid Angel, Suffocation ed Incantation sono i gruppi da considerare come ispiratori per il quartetto russo, brutale e convincente fin dalle prime battute di questo pezzo di granito estremo.

Tracklist
1.Revelation Of The Inquisition
2.Divine Chastisement
3.Blasphemous Apparition
4.Werewolves in Cassocks (re-recorded)
5.Revelation Of The Inquisition (instrumental)

Line-up
Kirill – vocals
Max – guitars
Azamath – bass
Sergey – drums

OSSUARY ANEX – Facebook

Psyclon Nine – Icon Of The Adversary

Arriva l’atteso nuovo disco dei californiani Psyclon Nine, gruppo storico di aggrotech, ebm ed elettronica aggressiva e profonda, con decisi sconfinamenti in territori metal.

Arriva l’atteso nuovo disco dei californiani Psyclon Nine, gruppo storico di aggrotech, ebm ed elettronica aggressiva e profonda, con decisi sconfinamenti in territori metal.

Fondati nel 2000 a Los Angeles da Nero Bellum e Josef Heresy, inizialmente adottarono il nome Defkon Sodomy, influenzati da gruppi come i Ministry. Successivamente il gruppo si avvicinò a generi come l’ebm e l’aggrotech, mantenendo sempre una decisa impronta personale. Questo ultimo lavoro, Icon Of The Adversary, ha molte facce e tante sfaccettature, è un disco composto da diversi livelli e prodotto usando differenti codici musicali. Nel lavoro dei californiani possiamo trovare l’ebm che è alla radice del loro suono, poiché questo genere significa una fruizione diversa del concetto di elettronica Dentro però, poi, troviamo molte altre cose, come l’aggrotech, quello strano sottogenere dell’elettronica che è un po’ l’evoluzione cattiva dell’ebm, l’ideale accompagnamento per la nera visione che pervade tutto il disco. Qui non troviamo la speranza o qualcosa che possa assomigliarle, ma solo un mare nero dal quale non si può uscire ma solo nuotare. Nero Bellum, che è la continuità e la vera anima dannata dietro al progetto, ha dato sfogo alla parte più tenebrosa del suo modo di fare musica e ha colto in pieno lo spirito di questi tempi cupi. L’incedere della musica è per gran parte del disco lento e disperato, con suoni ottimamente prodotti, che fa sembrare all’ascoltatore di essere inseguito da zombie lenti ma inesorabili, con una fine già ampiamente segnata. Ci sono anche momenti industrial tendenti al metal che erano diventati il marchio di fabbrica del gruppo, ma la loro vera dimensione è una giusta lentezza mista a suoni ansiogeni, con un cantato che sembra un latrato direttamente dall’inferno. Un disco che convince e che entra fra le migliori produzioni di questo prolifico gruppo.

Tracklist
1.Christsalis
2.Crown Of The Worm
3.The Light Of Armageddon
4.Beware The Wolves
5.Warm What’s Hollow
6.Behold An Icon
7.When The Last Stars Die
8.And With Fire
9.Give Up The Ghost
10.The Last

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