Absolute Valentine – Omega

Un grande album di elettronica che parte dalla synthwave per andare molto oltre.

A testimoniare il buon successo di cui sta godendo la scena synthwave e retrowave negli ultimi anni, ecco tornare uno dei maggiori nomi della scena, il francese Absolute Valentine con il suo nuovo lavoro Omega.

Il precedente disco, Police Heartbreaker, era arrivato fino al numero della classifica Eletronic di Itunes e al numero 39 delle charts di Beatport per quanto riguarda i generi Indie e Nu Electro. Con Omega, Johann da Marsiglia, aka Absolute Valentine, si supera ed arriva a produrre un disco che detterà le linee guida per la synthwave e retrowave degli anni che verranno. Omega opera una decisa mutazione in un campo che rischiava di diventare stagnante pur rimanendo molto piacevole da ascoltare. Absolute Valentine ha il talento ed il coraggio per portare avanti il discorso stilistico di questo genere, attraverso una riformulazione dei suoi codici. I bassi rimangono sempre importanti, ma qui sono assai tenebrosi e minacciosi. Vengono anche abbassati i batti al minuto, per contribuire a dare un’ambientazione più apocalittica e priva di speranza. L’immaginario è sempre quello giapponese anni ottanta, fin dalla copertina si capisce dove si andrà a parare, e come al solito l’artwork è molto ben curato, come per ogni uscita della Lazerdiscs Records. Si può affermare che qui i temi diventano maggiormente intimistici rispetto ai lavori precedenti di Absolute Valentine, anche se rimane preponderante l’escapismo retro futuristico. L’uso sapiente dei sintetizzatori resta il fulcro saliente di Omega, ce n’è per tutti i gusti e la qualità è molto alta. Molto interessante ed intricata è la storia che sta dietro al concept dell’album, che si sviluppa canzone dopo canzone. Un grande album di elettronica che parte dalla synthwave per andare molto oltre.

Tracklist
1.Resurrect
2.Spitfire
3.Panther
4.Paramount Glamour Myth
5.Omega
6.Your Passenger Forever
7.Powertrust
8.The Impossible
9.Bad Power
10.Strange Hope

ABSOLUTE VALENTINE – Facebook

GosT – Skull 2019

A parte i generi, la cosa importante è che Skull 2019 ha un suono unico e molto affascinante, un’allegra messe di sangue compiuta da macchine impazzite, o che forse finalmente seguono la loro vera natura.

Riedizione su Century Media Records dell’ep Skull del produttore synthwave e retrowave GosT, in compagnia del suo fedele alterego Baalberith.

Il loro suono è una poderosa armata delle tenebre che si è impossessata di computer, tastiere e soprattutto sintetizzatori e sta suonando la colonna sonora di un bel massacro. GosT è un produttore che è da anni sulla scena, ed è uno dei trait d’union fra la scena synthwave e quella del metal, ambienti che sembrano inconciliabili mentre hanno moltissimi punti in comune, soprattutto hanno persone che passano da uno all’altro: lo stesso GosT da giovane ha suonato in diversi gruppi metal e ha sempre portato dentro di sé quell’attitudine, che si può sentire molto chiaramente in Skull 2019. Il disco è la riedizione in vinili colorati e limitati del suo ep chiamato appunto Skull, ed è un’ottima introduzione per chi ancora non lo conoscesse, mentre invece per chi ha la fortuna di seguire da anni questa scena è un’ottima maniera per riprendere in mano un ottimo lavoro. Skull 2019 possiede una varietà di suoni molto più estesa della media dei gruppi di questo genere, l’attitudine è fortemente metal, e tutto ciò porta ad un’elettronica molto oscura e dal grande fascino. La retrowave e synthwave di GosT è fatta per essere ballata, infatti rispetto a tante altre produzioni ha un tocco di melodia molto più accentuato ed un ritmo molto particolare. GosT usa codici di generi diversi per costruire un qualcosa che è originale ed unico, e che fa incontrate diversi ma con un immaginario molto simile. I metallari qui potranno sentire un esempio di come possa suonare il metal fatto in un’altra maniera, e chi ascolta elettronica qui può capire cosa possa essere un approccio metal. A parte i generi, la cosa importante è che Skull 2019 ha un suono unico e molto affascinante, un’allegra messe di sangue compiuta da macchine impazzite, o che forse finalmente seguono la loro vera natura.

Tracklist
A:
1. Chasm
2. Cursed
3. They
4. Oddened

B:
1. Skull
2. Manic
3. She Lives in Red Light
4. The Call Of The Faithful

GOST – Facebook

The Sacrifice – The Sacrifice

In questo esordio omonimo la synthwave si congiunge carnalmente con il rock e d il metal e, pur non smarrendo mai il proprio lato più danzereccio, il sound appare in ogni frangente molto più nervoso e robusto rispetto a quanto accade nei lavori afferenti all’elettronica più tradizionale.

Per noi di MetalEyes, nonostante il nostro focus siano ovviamente metal e rock, l’elettronica più evoluta non è certo un tabù, quindi non è neppure una novità il fatto di dare spazio a queste sonorità all’interno della webzine.

Del resto una proposta come questa nuova creatura musicale, che emerge dalla vicina Francia ed è denominata The Sacrifice, rappresenta uno dei più concreti e riusciti tentativi di mettere d’accordo appassionati di musica abituati ad ascoltare generi spesso molto lontani tra di loro.
In questo esordio omonimo la synthwave si congiunge carnalmente con il rock e d il metal e, pur non smarrendo mai il proprio lato più danzereccio, il sound appare in ogni frangente molto più nervoso e robusto rispetto a quanto accade nei lavori afferenti all’elettronica più tradizionale.
Del resto lo scopo del trio è dichiaratamente quello di creare una raccolta di brani ballabili, ricchi di groove e di ariose aperture atmosferiche: certo, qui non è rinvenibile la pesantezza dei riff rammsteiniani, per cui i The Sacrifice assomigliano più ad una versione alleggerita dei Deathstars oppure ad una più irrobustita dei primi Depeche Mode o ancora, se vogliamo, un qualcosa che mette assieme in uno stesso ipotetico calderone Ultravox, Alan Parsons Project, Kirlian Camera e i Paradise Lost dell’era Host.
Tutti questi riferimenti, sui quali magari alcuni si troveranno in disaccordo, sono alla fin fine solo un lungo giro di parole per non dire in maniera chiara e diretta che quest’album dei The Sacrifice mi sta facendo piacevolmente saltellare da qualche giorno: non si può resistere a potenziali bombe commerciali come Order of Disorder, Violent Devolution, Moving to the City, guidate dalla bella e calda voce di Rel, alle quali vanno aggiunti due trascinanti episodi strumentali come Aurora e la conclusiva Errdemption.
Ecco, diciamo che se in Italia ci fossero discoteche capaci di programmare solo musica di questa fattura, potrei anche essere tentato di rimetterci piede dopo qualche era geologica, nonostante una carta d’identità impietosa: messa da parte questa improbabile eventualità, resta invece più realizzabile l’opportunità di trascorrere tre quarti d’ora lasciandosi piacevolmente coinvolgere da undici tracce che possiedono l’innato dono di mettere di buon umore, cosa non da poco in questi tempi bastardi.

Tracklist:
1. Redemption
2. Order of Disorder
3. Under the Moon
4. Digging Deep
5. Violent Devolution
6. Aurora
7. Ghosts
8. Endless Night Terror
9. Moving to the City
10. Marble Hallways
11. Errdemption

Line-up:
Rel: Vocals, synths, guitars
Reverend Prick: Synths, programming
Six: Drums, percussions, guitars

THE SACRIFICE – Facebook

NiKy Nine – Suncore

Un gran bel disco per gli amanti della retrowave e del synthwave, e ottimo punto di inizio per metallari che volessero iniziare ad apprezzare questi generi.

Synthwave potente, diretta e fatta da un appassionato metallaro che risponde al nome d’arte di Niky Nine.

Il francese ha collaborato con Tommy Lee dei Mötley Crüe, Shooter Jennings, e ha anche remixato il santone del vizio Rob Zombie. Per chi ama i suoni retrowave e synthwave la sua opera non è sconosciuta, anche se Niky tende a rimanere dietro le quinte, ma è fin dal 2012 che spinge Lazerhawk ed altri, e i suoi pezzi su Youtube sono molto cliccati ed ascoltati. Suncore è un piccolo capolavoro di questi generi, essendo composto con un’anima metal e con attrezzi come l’Akai Mpc e sintetizzatori analogici, che danno una compattezza ed un calore notevole al suono, con il talento di Niky Nine a fare il resto. A differenza di alcuni dei suoi colleghi in campo synth e retro, la differenza la fa la maniera di comporre e di rendere certe atmosfere. Ci sono tutti gli stilemi che hanno riportato queste sonorità degli anni ottanta e novanta in auge, anche grazie ad una decisa modernizzazione, seguendo un gusto maggiormente elettronico rispetto alle origini. Suncore è un disco molto godibile e che ci rivela diversi aspetti narrativi, dallo spazio profondo a pazze corse su autostrade fatte di laser dove l’orizzonte è viola e postatomico. L’immaginario è quello tipico di questi generi, ma c’è qualcosa in più, come sempre nei dischi della marsigliese Lazerdiscs, etichetta che ama davvero questi suoni ed è la principale protagonista del loro attuale revival. Quello che si può trovare qui e che manca altrove è la forza del metal, perché si sente benissimo che Niky Nine compone e ragiona come solo un metallaro può fare, spingendo oltre la sua musica ed il suo stile. Le melodie elettroniche di questo disco potrebbero benissimo essere le linee di chitarra di un disco di death metal, e la batteria potrebbe aprire spazi anche in generi metallici. Un altro elemento metallico è la meravigliosa copertina dell’altrettanto francese Jeff Grimal, che ha già lavorato con i Gorod, band di death metal tecnico da Bordeaux, per chiudere un cerchio fatto di pogo e di musica altra. Un gran bel disco per gli amanti della retrowave e del synthwave, e ottimo punto di inizio per metallari che volessero iniziare ad apprezzare questi generi.

Tracklist
1.Intro
2.Cars
3.Deadchrome
4.Exhausted Divinity
5.Aftermath
6.Prey
7.Thunder Kiss
8.Tears feat. Bedroom Poet
9.Lost Souls
10.Suncore
11.Outro

Radioaktivists – Radioakt One

E’ possibile che l’ascolto di Radioakt One possa non soddisfare del tutto chi auspicava un album più diretto e danzereccio, mentre invece gli ascoltatori più pazienti e vogliosi di approfondire il sound dei Radioaktivists dopo diversi passaggi potranno apprezzare quanto di buono siano riusciti a mettere sul piatto questi notevoli musicisti.

Il primo album dei Radioaktivists, sorta di supergruppo delle scena ebm – synthwave tedesca, arriva molto tempo dopo la loro prima estemporanea apparizione su una compilation della Dependent, etichetta che ovviamente pubblica anche questo Radioakt One.

Dall’unione di nomi pesanti come quelli di tre musicisti di spicco come Daniel Myer (Haujobb, Architect and Liebknecht), Frank Spinath (Seabound, Edge Of Dawn and Lionhearts), Krischan Wesenberg (Rotersand, ma noto soprattutto per la sua attività di rinomato produttore), oltre a Sascha Lange, scrittore e storico specializzato in cultura giovanile (nonché co-autore della biografia più esaustiva riguardante i Depeche Mode, qui nella veste di seconda voce) era lecito attendersi un lavoro di un certo spessore e queste attese non vengono deluse: è interessante, al riguardo, soprattutto l’approccio alla materia dei Radioaktivists i quali, invece di lanciarsi in una potenziale raccolta di trascinanti hit, esibiscono una certa varietà di soluzioni che, in più di un caso, corrispondono a brani ricchi di sfumature introspettive e certo non destinate a far riversare sulle piste i frequentatori dei club.
Infatti, se si fa eccezione per Raiders e soprattutto per un brano killer come Reach Out, i restanti brani si snodano ammantati da una certa oscurità e sovente anche da una non così scontata dose di lirismo (Skinn And Bones, Leere)
Del resto la voce di Frank Spinath è sempre la consueta garanzia di pulizia stilistica e di qualità e lo stesso Lange, allorché viene chiamato in causa, se la cava piuttosto bene pur non potendo competere con il livello del più collaudato cantante-psicologo, mentre la coppia Myer/Wesenberg si occupa di costruire con innata sapienza un tessuto sonoro ovviamente perfetto dal punto di vista tecnico ma anche dotato di una certa profondità.
E’ possibile, quindi, che l’ascolto di Radioakt One possa non soddisfare del tutto chi auspicava un album più diretto e danzereccio, mentre invece gli ascoltatori più pazienti e vogliosi di approfondire il sound dei Radioaktivists dopo diversi passaggi potranno apprezzare quanto di buono siano riusciti a mettere sul piatto questi notevoli musicisti.

Tracklist:
1 Radioaktive
2 Raiders
3 Skin And Bones
4 Sinner
5 Reach out
6 Lovers
7 I Want You
8 Sense Of Destruction
9 Pieces Of Me
10 Leere

Line-up:
Daniel Myer
Krischan Wesenberg
Frank Spinath
Sascha Lange

RADIOAKTIVISTS – Facebook

Apoptygma Berzerk – Soli Deo Gloria

Soli Deo Gloria è stato l’inizio di una lunga avventura che dura tuttora e che ha avuto alti e bassi, ma questo debutto resta fantastico.

Ristampa con bonus per la canadese Artoffact Records del primo disco del fondamentale gruppo di elettronica oscura Apoptygma Berzerk.

Quest’anno il loro debutto ha compiuto 25 anni e molte cose sono successe da quel giorno. Il genere praticato dagli Apoptygma Berzerk è felicemente di difficile identificazione, dato che si viaggia nei grandi territori dell’elettronica oscura, fra ebm e synthwave, e con tantissimi elementi provenienti da altri stili. Una delle cose che risalta maggiormente nello stile del gruppo è l’estrema facilità nel creare melodie belle e coinvolgenti, mantenendo sempre una grande oscurità nella loro musica. In tutto ciò sono stati dei pionieri per moltissime altre formazioni a cui andavano stretti gli abiti di alcuni generi fra i quali l’ebm. Soli Deo Gloria è l’inizio di una lunga avventura che dura tuttora e che ha avuto alti e bassi, ma questo debutto è fantastico. La maturità e la sicurezza presenti in questo debutto sono incredibili per essere la prima prova di un gruppo, e soprattutto notevolissimo è lo sviluppo di uno stile originale già al primo disco. Il future pop, come definiscono loro stessi il proprio genere, è qui al suo inizio e apice, e ingloba moltissimi elementi, dato che è anche molto presente la componente gotica, specialmente nel gusto di certe tastiere che sembrano periferiche rispetto al tema centrale, mentre invece sono il tema principale loro stesse. I mondi descritti dalla formazione norvegese sono lande desolate di terrore e lascivia, dove gli stessi dei si lasciano andare a cose che non possono essere narrate. In tutto ciò si staglia la musica pressoché perfetta di questo esordio, una vera e propria pietra miliare di diversi generi, ma soprattutto di un’attitudine che ancora oggi segna tantissimi gruppi. Un disco che ha cambiato le regole del gioco, uno di quegli esemplari sonori dopo i quali un certo genere non è più lo stesso. In questa ristampa della canadese Artoffact ci sono inoltre molti bonus che rendono ancora migliore il tutto, ampliando maggiormente lo sguardo. Per chi già conosce il fantastico mondo degli Apoptygma Berzerk questa è l’occasione per tornare alla sorgente di tutto, mentre per chi non li conosce sarà una bellissima e nera sorpresa.

Tracklist
1. Like Blood From The Beloved (Part 1)
2. Bitch
3. Burnin’ Heretic (Album Version)
4. Stitch
5. Walk With Me
6. Backdraft
7. ARP (808 Edit)
8. Spiritual Reality
9. Skyscraping (Schizophreniac)
10. All Tomorrows Parties
11. The Sentinel
12. Ashes To Ashes ’93
13. Like Blood From The Beloved (Part 2)

Bonus tracks:
14 – Borrowed Time (Club Mix)
15 – Burning Heretic (Crisp Version)
16 – The Sentinel (Nun Of Your Business Version by Blackhouse)
17 – Ashes To Ashes (Guitar Version)
18 – ARP
19 – Ashes To Ashes (4-Track Version)
20 – Backdraft (Sarpsborg Synth Version)

Line-up
Stephan Groth
Jonas Groth
Ted Skogman
Audun Stengel

APOPTYGMA BERZERK – Facebook

Baldocaster – Moonrise

Questa opera prima in musica di Baldocaster è molto valida e può tranquillamente entrare nel novero delle migliori uscite del 2018 in campo retro wave e synth wave.

Baldocaster è semplicemente uno dei migliori produttori di retro wave e synthwave in circolazione, con un suono elettronico accattivante e completo.

L’inglese, ora trapiantato negli States, Baldocaster è un ragazzo che fin da piccolo ha nutrito un grande amore per l’elettronica, amore nato proprio in seguito ad un viaggio negli Stati Uniti. Da quel momento Baldocaster non si è più separato dai sintetizzatori e ha maturato un suo stile particolare, certamente debitore alla tradizione ma molto originale e ben strutturato. Questa sua opera prima in musica è molto valida e può tranquillamente entrare nel novero delle migliori uscite del 2018 in campo retro wave e synth wave. Le sue composizioni sono molto piacevoli e raggiungono molto bene lo scopo di questo genere di musica, ovvero costruire mondi nelle teste degli ascoltatori. Questo genere di musica elettronica che affonda le sue radici negli anni ottanta è uno di quelli, se non l’unico, che lascia completa libertà al suo ascoltatore nell’immaginare ciò che vuole durante l’ascolto. Certamente ha un suo ben preciso immaginario, fatto di colori sgargianti, linee rette e microchip seminali, ma può accadere di tutto fra queste note, tutto ciò che vuole l’ascoltatore. La produzione è potente e fa risaltare ottimamente le grandi doti di Baldocaster. Rispetto agli altri lavori dello stesso genere, Moonrise ha molti più elementi che diversificano il suono, che è di ampio respiro. La fantascienza la fa da padrona e contribuisce a portarci lontano, grazie a quell’elemento di solennità classica che contraddistingue la musica di Baldocaster. Infatti ci sono molti passaggi che potrebbero essere benissimo essere eseguiti da strumenti di musica classica. Un debutto molto buono e che lascia un segno.

Tracklist
1.Sputnik
2.Station X (featuring Caspro)
3.Temple Of The Sun
4.Moonrise
5.Blood Moon
6.Ritual
7.Solar Power
8.Eclipse
9.Here on Earth
10.Blood Moon (Stilz Remix)
11.Sputnik (Zayaz Remix)
12.Here on Earth (Caspro Remix)

Kaelan Mikla – Mánadans

Una realtà di grande valore e pressoché unica, che va oltre il discorso dei gruppi femminili in quota punk, per un disco che è una gemma preziosa e rabbiosa.

Se Robert Smith dei The Cure ti sceglie per farti suonate al The Meltdown Festival vuol dire che sei molto brava e che possiedi la chiave per leggere nelle tenebre.

Il gruppo islandese, formato da tre ragazze e chiamato Kaelan Mikla, è tutto ciò e molto di più, ed è una delle cose migliori mai arrivate dalla piccola isola sperduta nel nord, che è una delle più floride terre musicali. Questa formidabile entità tutta al femminile unisce in sé la furia del post punk, tastiere devastanti, il death rock ed una costruzione della forma canzone assolutamente originale, per un risultato disturbante che penetra nella nostra psiche fino al livello più profondo per non lasciarci più. Tutto comincia quando le tre ragazze vincono un concorso letterario indetto presso la Biblioteca Pubblica di Reykjavik, e vengono prese sotto l’ala di Alison MacNeil, la parte canadese del gruppo islandese Kimono, che produce il primo disco, il presente Mánadans . L’esordio le porta al Roadburn, dove fanno una performance che viene acclamata da molti, e poi a uno dei più importanti festival islandesi l’Iceland Airwaves. Questo disco è un qualcosa di originale e di importante. Il cantato in islandese è di una violenza incredibile. L’impianto è fortemente new wave post punk, ma lo sviluppo segue strade sconosciute, la musica è minimale ma di una ricchezza incredibile. Le tracce sembrano quadri impressionisti dipinti suonando da queste tre furie islandesi. Le Kaelan Mikla non sono scevre da una certa teatralità insita nel loro essere e che apre ulteriori porte per sviluppi futuri. L’esperienza di ascoltare questo gruppo è davvero interessante, qui si va oltre i generi per arrivare ad un creazione molto particolare e fuori dai canoni ordinari. Una realtà di grande valore e pressoché unica, che va oltre il discorso dei gruppi femminili in quota punk, per un disco che è una gemma preziosa e rabbiosa.

Tracklist
1.Lítil Dýr
2.Næturdætur
3.Mánadans
4.Umskiptingur
5.Yndisdráttur
6.Ekkert nema ég
7.Ástarljóð
8.Ætli það sé óhollt að láta sig dreyma
9.Reykjavík til staðar
10.Kalt (Demo)

Line-up
Sólveig Matthildur
Margrét Rósa
Laufey Soffía

KAELAN MIKLA – Facebook

Shredder 1984 – Nemesis

Nemesis è il terzo disco per questo progetto elettronico di Steve Shredder sotto il moniker Shredder 1984 ed è un’opera di elettronica composta e suonata sotto la diabolica possessione del metal.

Debutto su queste pagine per la splendida etichetta di synthwave e retrowave marsigliese Lazerdiscs.

Nemesis è il terzo disco per questo progetto elettronico di Steve Shredder sotto il moniker Shredder 1984, ed è un’opera di elettronica composta e suonata sotto la diabolica possessione del metal. I suoni sono quelli della retrowave fatta con i synth, ma le similitudini con l’attuale scena synthwave si fermano qui, perché il substrato ed il risultato sono totalmente differenti. Il tutto potrebbe ricordare una colonna sonora dei migliori giochi per consolle e computer dei primi anni novanta, ed infatti l’immaginario è quello ma maggiormente futuristico. Nemesis ci cala in un’atmosfera tetra, come una caverna fatta con il silicio dei microchip di un essere in parte demone ed in parte computer, che governa le vite degli uomini superstiti in un lontano futuro. Alcuni giornalisti musicali hanno coniato l’indubbiamente efficace termine darksynth per descrivere la musica del francese, ma c’è di più. Le tracce hanno un svolgimento immaginifico e magniloquente, anche grazie ad una produzione davvero adeguata e fedele che sottolineano la bravura di Shredder nel trovare sempre la giusta riuscita sonora alla trama fantascientifica. A differenza di alcuni dischi di synthwave, Nemesis garantisce molti ascolti perché contiene moltissime cose dentro di sé, disparati elementi come un tocco del dubstep più vicino al metal, sfuriate sytnhwave che sarebbero state benissimo all’interno di Akira, tastiere che si espandono verso il cielo e momenti di ortodossia synthwave. Un lavoro eccezionale e altamente coinvolgente, che interesserà sia gli amanti di questo suono che metallari con la voglia di cercare altri lidi dove poter gustare il metallico verbo in diverse declinazioni.

Tracklist
1.Ghost In The Machine
2.DoomWave
3.Darkness Is Coming
4.Witch-Hunt
5.Alaska
6.Gargantua
7.RazorBlade
8.CyberKult

SHREDDER 1984 – Facebook

Night Club – Scary World

Il dark pop dei Night Club è un ottimo motivo per mettersi le cuffie e ascoltare continuamente questo disco, lussurioso come tutte le cose belle.

I Night Club sono un duo di Los Angeles, Emily Kavanaugh e Mark Brooks, e Scary World è il loro secondo album, dopo Requiem for Romance del 2016.

La proposta musicale è una synthwave molto dark, con innesti gothic e una fortissima struttura pop, con la preziosa ed ammaliante voce di Emily che scorre benissimo sui synth. Il disco è oscuro e dolce, come un peccato che si sa essere tale, ma il gusto nel compierlo è una delle sensazioni più belle sulla terra ed oltre. Il duo funziona benissimo ed Emily con i suoi diversi registri ci porta dove vuole lei, ora dark lady, ora bambina spaurita davanti ai pericoli di questo brutto mondo. Le melodie ordite dal duo sono notevoli e riescono sempre ad essere interessanti, coinvolgendo l’ascoltatore. Mark Brooks ai synth è un fenomeno, e i suoi lavori si imprimono nella mente di chi ci si trova dentro. Negli ultimi tempi c’è stato un notevole ritorno dei suoni synthwave, o dark pop se preferite, quelli che vedono nei Depeche Mode i loro creatori, ma pochi gruppi come i Night Club riescono ad essere convincenti e ad esprimere melodie di alta qualità. Verrete presto catturati da questo disco che, come una litania che ci avvince, ci porta in luoghi della nostra mente dove non dovremmo andare, ma non possiamo farne a meno, come neppure desiderare certe cose. Il dark pop dei Night Club è un ottimo motivo per mettersi le cuffie e ascoltare continuamente questo disco, lussurioso come tutte le cose belle.

Tracklist
1 Beware!
2 Scary World
3 Schizophrenic
4 Your Addiction
5 Blood On Your Blade
6 Candy Coated Suicide
7 Therapy (Get High)
8 Imaginary Friend
9 Vampires
10 Survive

Line-up
Emily Kavanaugh
Mark Brooks

NIGHT CLUB – Facebook