Anthrax – Kings Among Scotland

Per il popolo del thrash metal, Kings Among Scotland è un live imperdibile, trattandosi della celebrazione di un’epoca, una festa che ancora non ha visto sorgere l’alba e continua senza freni, mentre dal palco gli Anthrax se la godono e non hanno nessuna intenzione di scendere, anche dopo tutto questo tempo…

E’ arrivato anche per gli Anthrax il momento di festeggiare una delle loro più famose creature.

A trent’anni suonati, Among The Living rimane uno degli esempi più fulgidi della discografia del gruppo, ed uno dei pilastri su cui si regge la storia del thrash metal mondiale, un buon motivo per fare festa insieme ai thrashers scozzesi intervenuti per l’evento al Barrowland Ballroom di Glasgow il 15 Febbraio dello scorso anno.
L’uscita prevista in cd e nel supporto video, vede all’opera i cinque storici ragazzacci americani, con un Joey Belladonna in buona forma e gli altri compari a formare il solito muro metallico thrash/punk, su cui si erge quel monumento al genere che risulta Scott Ian, scaldare l’ambiente con qualche brano pescato qua e là per la loro discografia, prima di rivoltare come un calzino sala e astanti con la scaletta di Among The Living.
Il tempo passa inesorabile, mentre la scena metal non è certo più quella di trent’anni fa e gli Anthrax non sono più quegli irriverenti giovanotti che suonavano veloci come il vento, ma la classe, unita ad un lotto di canzoni irresistibilmente devastanti per impatto e per quell’attitudine punk che ha caratterizzato la band nei primi lavori, continua a divertire, lasciando che le nostre membra stanche tornino a fremere come la terra scossa dal terremoto quando la title track dello storico album dà inizio ai fuochi di artificio metallici.
La band di New York ci prende per il colletto e ci urla in faccia che, se si parla di thrash metal, loro sono ancora qui a farci saltare con Caught In A Mosh e A Skeleton In The Closet, mentre le nuove leve devono inseguire ancora un po’ prima che gli Anthrax possano rallentare e lasciare il passo.
Per il popolo del thrash metal, Kings Among Scotland è un live imperdibile, trattandosi della celebrazione di un’epoca, una festa che ancora non ha visto sorgere l’alba e continua senza freni, mentre dal palco gli Anthrax se la godono e non hanno nessuna intenzione di scendere, anche dopo tutto questo tempo…

Tracklist
01. Intro
02. A.I.R.
03. Madhouse
04. Evil Twin
05. Medusa
06. Blood Eagle Wings
07. Fight ‘Em ‘Til You Can’t
08. Be All, End All
09. Breathing Lightning
10. Among The Living
11. Caught In A Mosh
12. One World
13. I Am The Law
14. A Skeleton In The Closet
15. N.F.L.
16. A.D.I. / Horror Of It All
17. Indians
18. Imitation Of Life
19. Antisocial

Line-up
Joey Belladonna – Vocals
Frank Bello – Bass
Charlie Benante – Drums
Jonathan Donais – Lead guitars
Scott Ian – Rhythm guitars

ANTHRAX – Facebook

Hellretic – Lights Out

Sono solo quindici minuti, ma tanto basta agli Hellretic per entrare nelle grazie degli amanti del metal estremo di stampo thrash/death.

Sono solo quindici minuti, ma tanto basta agli Hellretic per entrare nelle grazie degli amanti del metal estremo di stampo thrash/death.

La band romana, attiva dal 2014, è nata dalle ceneri degli Opium Populi e ha subito qualche avvicendamento nella line up, prima di firmare per la Hellbones Records che licenzia Lights Out, ep di quattro tracce più intro di death/thrash metal potente e feroce, pregno di maligni mid tempo e ripartenze devastanti.
Il quintetto ci presenta quattro brani, altrettante mazzate estreme che raccontano tematiche horror dall’impalcatura  death metal e thrash slayerano, in un turbine di violenza ed atmosfere putride;  il growl di Demetrio è brutale e malato, le chitarre soffrono torturate da Piero e Lorenzo, mentre la sezione ritmica martella senza pietà i crani degli ascoltatori sotto i colpi inferti dal basso di Simone e la batteria di Andrea.
Dopo l’intro,Three Evil Mothers ci presenta un sound compatto e diabolico, un concentrato di cattiveria ispirato anche dai Necrodeath ed accentuato nella title track e soprattutto nella letale Evil Dead, brano ispirato dal film di Sam Raimi.
Buon inizio, dunque, per questa realtà estrema in arrivo dalla capitale: se il buon giorno si vede dal mattino seguitela con noi, ci sarà da divertirsi.

Tracklist
1. Intro (Ghosthouse)
2. Three Evil Mothers.
3. Lights Out
4. Devil’s Rejects
5. Evil Dead

Line-up
Demetrio – Growl Vocals
Piero – Guitar
Lorenzo – Guitar
Simone – Bass & Back Vocals
Andrea – Drums

HELLRETIC – Facebook

Dogmathica – Start Becoming Nothing

Il genere suonato porta inevitabilmente a paragoni con i nomi di punta (Meshuggah, Pantera), ma in Start Becoming Nothing c’è la personalità necessaria per concentrarsi solo su quello che ascolta dopo aver premuto il tasto play.

Le scene rock/metal underground sviluppatesi nelle nostre isole maggiori sono fucine di realtà che non mancano di regalare soddisfazioni, almeno per chi si lascia affascinare dai suoni del sottobosco tricolore.

Lo scorso anno, per esempio, vi avevamo parlato del bellissimo The Day We Shut Down The Sun del combo sardo chiamato The Blacktones, dal quale provengono Sergio Boi e Gianni Farci, rispettivamente chitarra e basso pure nei Dogmathica, band che ha una storia iniziata nel lontano 2006 ma che affonda le sue radici anni prima, nelle vicende musicali dei L’Ego.
Dopo molte vicissitudini legate principalmente alla line up, la band con Alessandro castellano alle pelli (Acts of Tragedy), Stefano Pilloni al microfono e Matteo Spiga alla chitarra, trova quella stabilità necessaria per rimettersi al lavoro e terminare questo muro di groove/thrash metal chiamato Start Becoming Nothing.
Otto cannonate claustrofobiche e dissonanti esasperano il concetto di groove metal, otto colpi inferti senza pietà, rabbiosi e monolitici, valorizzati da un lavoro ritmico enorme e da un’attitudine senza compromessi, portano al compimento di un’opera a suo modo estrema, dove tutto funziona chirurgicamente.
La band, con un impatto invidiabile, porta a compimento la sua missione conferendo una ai brani quella rabbiosa violenza che è pane del genere, tenendo per le briglie il sound, imprigionato e fatto sfogare con devastanti uragani thrash metal.
Chanel N°0, la title track, Screaming In The Darkness, Hatred, mettono in mostra una band che all’impatto aggiunge quell’esperienza necessaria per usare le proprie capacità tecniche senza finire negli intricati labirinti del genere, mantenendo un tasso di violenza ed impatto altissimo.
Il genere suonato porta inevitabilmente a paragoni con i nomi di punta (Meshuggah, Pantera), ma in Start Becoming Nothing c’è la personalità necessaria per concentrarsi solo su quello che ascolta dopo aver premuto il tasto play.

Tracklist
1.Praghma
2.Chanel N° 0
3.Decadancers
4.Start Becoming Nothing
5.Rise Up
6.Screaming In The Darkness
7.Hatred
8.Burnum

Line-up
Stefano Pilloni – Voice
Sergio Boi – Guitar
Matteo Spiga – Guitar
Gianni Farci – Bass
Alessandro Castellano – Drums

DOGMATHICA – Facebook

Nirnaeth – The Extinction Generation

Con una manciata di bonus track a completare un’opera che fotografa perfettamente il credo musicale dei Nirnaeth, The Extinction Generation è un lavoro imperdibile per gli amanti del thrash più evoluto e progressivo, fatto di suggestioni punk, psichedeliche e hard rock su un ottovolante metallico senza freni.

I lombardi Nirnaeth sono un gruppo storico del metal tricolore: la loro storia inizia nell’underground dello stivale nel 1990, ma subisce uno stop di una dozzina d’anni dopo l’uscita di quel gioiellino thrash progressivo che è il primo album intitolato The Psychedheavyceltale in 8 Movements, uscito nel 1997.

The Return, ep del 2009, sembra finalmente dare una nuova carica al gruppo del cantante e batterista Marco Lippe, ma il nuovo album The Extinction Generation viene bloccato da una serie interminabile di problemi nella line up.
In collaborazione con la GDC Rock Promotion l’album torna oggi sul mercato per rilanciare un gruppo meritevole della giusta attenzione da parte dei fans del thrash più progressivo.
The Extinction Generation, infatti è un notevole esempio di thrash metal statunitense valorizzato da ottime idee progressive ed un songwriting che lascia aperte tutte le porte possibili sul mondo musicale.
Tra cover dei Ramones, stupendi brani metallici ispirati al migliore power/thrash americano e geniali parti progressive di reminiscenze voivodiane, l’album esalta e tiene incollati alle cuffie aspettando che da un momento all’altro la band ci delizi e ci sorprenda, grazie ad un songwriting di altissimo livello ed una serie di tracce una più bella dell’altra.
A collaborare con la band troviamo al microfono la bravissima cantante dei Feronia, Elena Lippe, sorella del leader e da poco sul mercato con lo splendido debutto della sua band intitolato Anima Era.
Con una manciata di bonus track a completare un’opera che fotografa perfettamente il credo musicale dei Nirnaeth, The Extinction Generation è un lavoro imperdibile per gli amanti del thrash più evoluto e progressivo, ricco di suggestioni punk, psichedeliche e hard rock su un ottovolante metallico senza freni.

Tracklist
1.We Forget to Think
2.Moby Dick
3.The Extinction Generation
4.Blind Hate
5.Blitzkrieg Bop (Ramones cover)
6.The Fatal Blame
7.A Better Revolution
8.Mors Tua Vita Mea
9.The Human Bankrupt
10.The Root of Evil

Bonus Tracks:
11.Ten Years After
12.The Fatl Blame
13.The Root Of evil
14.Epitaph

Line-up
Marco Lippe – Vocals, Drums
Danny Nicoli – Guitars
Luca Algeri – Bass
Elena Lippe – Vocals

NIRNAETH – Facebook

Militia – Regiments of Death

Nastro di una band forse minore, ma comunque molto interessante, del thrash americano della metà degli Eighties: tra l’altro, un caso rilevante di gruppo non proveniente dalla Bay Area.

Gli americani Militia sono tra quegli sfortunati ‘grandi fra i minori’ che non hanno mai raggiunto la possibilità di pubblicare un disco in vita.

Texani, si formarono ad Austin, nel 1984, e rimasero attivi solo sino al 1986 (per riformarsi poi molti anni dopo, come accadde a tanti dei loro colleghi). Il loro primo demo tape vide la luce nel 1985, con il titolo di Regiments of Death, ad opera di un manipolo di musicisti che avevano o avrebbero militato in gruppi più noti (Watchtower, SA Slayer, la band di Rhett Forrester dopo la sua uscita dai Riot). Il nastro conteneva solo tre pezzi, peraltro eccellenti ed altamente rappresentativi di quello che era l’heavy a stelle e a strisce, a metà degli anni Ottanta: per un verso ottimo thrash metal, in linea con le aree di San Francisco e Los Angeles; per un altro molte propensioni speed e segnatamente US metal, stile Metal Church-Vicious Rumors per intenderci. La cassetta, divenuta assai presto introvabile, è stata infine ristampata, su compact, dalla Rockadrome – nel 2008 soltanto, peraltro – con il titolo Released, insieme ad altro materiale di provenienza demo: cinque brani del 1986, due del 1984 e altrettanti dal vivo. La migliore occasione per una doverosa e utile operazione di recupero storiografico. Perché anche questa è archeologia musicale.

Track list
1. Metal Axe
2. Search For Steel
3. Regiments of Death

Line up
Mike Soliz – Vocals
Tony Smith – Guitars
Robert Willingham – Bass
Phil Acham – Drums

1985 – Autoprodotto

Destruction – Bestial Invasion From Hell

La cassetta che, nel 1984, creò il thrash in Germania: un crogiolo primordiale di cattiveria e belluina velocità di ascendenza venomiana, non senza già una certa personalità.

In principio vi erano i Knight of Demon, sorti nel 1983. Pochi mesi e mutarono monicker. Nacquero così, agli inizi del 1984, i Destruction.

Il trio tedesco affilò immediatamente le armi e lo fece con un demo tape che, di fatto, fondò il thrash in Germania. Bestial Invasion From Hell, pubblicato il 10 di agosto del 1984, proponeva sei tracce che avrebbero trovato in seguito posto (sino al 1986) sugli LP dei Destruction, ponendo le basi del thrash teutonico, e le fondamenta del mito di Schmier e sodali: rispetto ai modelli americani della Bay Area, le sonorità erano più tetre e oscure, nere e tenebrose. Il thrash si abbeverava in Baviera alla fonte maligna del dark-black inglese di Venom ed Angel Witch, per uscirne se possibile ancora più veloce e claustrofobico, tracciando una strada percorsa in quegli stessi mesi pure dagli amici Sodom, a nord del paese. I venti minuti scarsi di Bestial Invasion From Hell, nel 2000, sono stati interamente risuonati dai Destruction: la band ha aggiunto la registrazione, come bonus-cd, alla prima edizione di All Hell Breaks Loose, il disco che ha segnato il loro grande e definitivo ritorno fra i maestri indiscussi del genere. Un ponte fra passato e presente, fra giovinezza e maturità, fra innocenza e meritato successo.

Tracklist
1- Mad Butcher
2- Total Desaster
3- Antichrist
4- Front Beast
5- Satan’s Vengeance
6- Tormentor

Line up
Mike Sifringer – Guitars
Schmier – Bass / Vocals
Tommy Sandmann – Drums

Descrizione breve

1984 – Autoproduzione

Disembowel – Plagues And Ancient Rites

I Disembowel sono il classico combo che fa dell’attitudine old school la sua forza, quindi è inevitabile consigliarli solo ai fans del genere che avranno di che godere della nuvola di zolfo che si alzerà fin dalla prima nota di questo Plagues And Ancient Rites.

Non solo Brasile, ma l’intero Sudamerica è continente metallico e le realtà underground provenienti dagli altri paesi si sommano così alla consolidata tradizione verdeoro.

Se poi il nostro interesse va alla frangia estrema del metal, le sorprese non mancano, con Argentina e Cile a regalarci putridi esempi in tutte le sue abominevoli forme.
I Disembowel, per esempio, nascono in Cile nel 2012, arrivano all’esordio sulla lunga distanza dopo un ep (Act Of Invocation) e un demo (Form The Depths) uscito pochi mesi prima di questo marcissimo Plagues And Ancient Rites.
L’esordio conferma la natura old school del trio formato da Leviathan (voce, basso), Azathoth (chitarra) e Goat (batteria), e l’album sprigiona una carica maligna e morbosa: la band si rifà alle opere di H.P. Lovecraft e ad una attitudine anticristiana inglobata in un sound assolutamente datato, sotto forma di un death/thrash senza soluzione di continuità e dallo spirito underground che si evince anche da una produzione scarna e malata.
Plagues and Ancient Rites rivela la sua natura diabolica ed oscura fin dalla intro che sfocia nell’arrembante Lord Of Shadows, con ritmiche serrate e solos slayerani in un vortice estremo ed assolutamente evil; l’album ha comunque nella title track il suo momento migliore, anche se si rivela un macigno dall’anima corrotta dall’inizio alla fine.
I Disembowel sono il classico combo che fa dell’attitudine old school la sua forza, quindi è inevitabile consigliarli solo ai fans del genere che avranno di che godere della nuvola di zolfo che si alzerà fin dalla prima nota di questo Plagues And Ancient Rites.

Tracklist
1.Intro – Innsmouth Evocation
2.Lord of Shadows
3.IA! IA! Nyarlathotep
4.The Pact with the Sect of the Sea
5.Los Antiguos Eran… Los Antiguos Son… Los Antiguos seránS
6.Plagues of the Ancient Rites
7.The Ancient Cult of Cthulhu
8.En el Abismo
9.Antra Gnomorum

Line-up
Goat – Drums
Azathoth – Guitars
Leviathan – Vocals, Bass

Throneum / Necrosadist / Empheris / Witchfuck – Night of Terror

La resa audio del live è terribilmente deficitaria e di sicuro questo non rende giustizia all’impegno delle band coinvolte, trattandosi di una registrazione men che amatoriale.

La Unpure Records pubblica questo split in formato cassetta che immortala dal vivo quattro band estreme della scena polacca, registrando parte dello show tenutosi durante il Night of Terror tenutosi a Chorzów lo scorso 21 ottobre.

Di per sé l’operazione non sarebbe affatto male, visto che in un colpo solo ci sarebbe la possibilità di ascoltare due brani ciascuno di gruppi dalla storia già abbastanza lunga come Throneum, Empheris e Necrosadist, o più recente come i Witchfuck, tutte comunque dedite ad un black/thrash piuttosto diretto e genuino.
Il grosso problema è che la resa audio del live è terribilmente deficitaria, nel senso che siamo al livello di un bootleg di scarsa qualità , anche se è possibile che il nastro restituisca un minimo di profondità in più rispetto al formato mp3 in mio possesso: di sicuro questo non rende giustizia all’impegno delle band coinvolte, trattandosi di una registrazione men che amatoriale.
Personalmente provo massima stima e rispetto per chi sta cercando di riportare in auge le musicassette e di chi se ne strafotte della perfezione sonora privilegiando l’impatto sonoro ed i contenuti, però in questo caso si scende al di sotto di un’ipotetica soglia di tollerabilità. In definitiva, ritengo che Night of Terror possa essere un prodotto appetibile solo per chi si trovava quel giorno al concerto, avendo così la possibilità di conservarne un ricordo “fisico”, mentre chi volesse approfondire la conoscenza di queste quattro band è meglio che si rivolga ad uscite più canoniche.

Tracklist:
Side A
1. Throneum – Exhibition of Abomination
2. Throneum – Godless Antihuman Evil
3. Empheris – Black Mirror of Unknown
4. Empheris – The Return of Derelict Gods Pt. IV
Side B
5. Necrosadist – Night of Sodomy
6. Necrosadist – Infernal Ritual
7. Witchfuck – Disgusting Rock’N”Roll
8. Witchfuck – Unholy Cunt

Line-up:
Throneum
Armagog – Bass
The Great Executor – Guitars, Vocals
Diabolizer – Drums

Necrosadist
Necroführer – Guitars, Vocals (backing)
Thot – Drums
Morbid G. – Bass, Vocals (backing)
Cuntreaper – Vocals

Empheris
Bonif – Bass
Adrian – Vocals
Tomasz Dobrzeniecki – Guitars
Giorgi Tchutchulashvli – Guitars
Szymon Żbikowski – Drums

Witchfuck
BeerTerror – Guitars
Hellscreamaross – Vocals, Lyrics
Count W. – Bass
M.D. – Drums

Exumer – A Mortal in Black

Mitico gruppo del thrash teutonico, tra i top 20 del genere negli Eighties tedeschi, e primo passo in direzione di una carriera che, se è vero che non l’ha mai visti protagonisti assoluti, li ha in ogni caso indiscutibilmente immortalati come gli Slayer di Germania.

Provenienti da Nordenhamm, vicino a Francoforte, gli Exumer sorsero dalle ceneri dei Tartaros.

Nel 1985, la creatura del bassista-cantante Mem Von Stein e del chitarrista Ray Mensch – coadiuvati dal secondo chitarrista Bernie, e dal batterista Syke Bornetto – debuttò, con uno storico demo tape, dal titolo A Mortal in Black: otto brani velocissimi e oscuri, soffocanti e cupi, figli degli Slayer di Show No Mercy ed Hell Awaits, uscito in America proprio in quell’anno, per la Metal Blade. Gli Exumer, con questo nastro, misero subito in bella mostra il loro thrash-black primordiale e chiarirono quale – e di quale valore – fosse allora l’underground nella Germania occidentale, specie nell’ambito speed e thrash metal. La cassetta è stata riedita su CD, nel 2014, insieme a tutta la prima parte del catalogo degli Exumer, dalla benemerita HR Records e non occorre pertanto impazzire per reperirla. I brani, tra l’altro, sono quelli che – ma reincisi – sono andati poi in parte a costituire l’album Possessed by Fire, ancora oggi ritenuto, da tutti, il capolavoro dell’act di Mem Von Stein, da alcuni anni di nuovo in pista, con gli Exumer, come se il tempo non fosse passato. E questo, insieme all’orgoglio, solo la musica può darlo. Riascoltate per l’occasione la title-track, la malinconica Reign of Sadness, i vagiti spaziali (nel senso letterario e lovecraftiano) delle nichiliste Journey to Oblivion e Xiron Darkstar, o le più venomiane (oltre che slayeriane) Silent Death, Fallen Saint e Destructive Solution. Questa è, davvero, Storia. Specialmente per chi ama il thrash tedesco alla Assassin-Tankard-Deathrow-Holy Moses, nonché la scuola nordamericana (Nuclear Assault, Hirax, Exodus, Sacred Reich, Razor), gli Artillery e gli Onslaught.

Tracklist
1- Possessed by Fire
2- Journey to Oblivion
3- Reign of Sadness
4- Xiron Darkstar
5- Fallen Saint
6- Destructive Solution
7- A Mortal in Black
8- Silent Death

Line up
Mem Von Stein – Bass / Vocals
Bernie – Guitars
Syke Bornetto – Drums
Ray Mensch – Guitars

1985 – Autoprodotto

Power From Hell – Blood’n’Spikes

Metal da battaglia, ignorante, veloce e senza compromessi, ma interpretato con un’attitudine che fa del gruppo una realtà convincente nel panorama underground legato a questo genere di suoni.

Un’altra band molto attiva in patria (Brasile), e che si è costruita una solida reputazione a colpi di black/thrash metal old school, sono i Power From Hell, trio attivo dal 2004 ed arrivato al traguardo del quinto album più una serie di lavori minori che vanno a formare una nutrita discografia.

Sodomic (chitarra e voce), Tormentor (basso) e Death (batteria) raccolgono tutti i demoni sparsi in Sudamerica e li nutrono a sague e black/thrash metal, quello nato negli anni ottanta, rigorosamente ispirato ai Venom, ai Possessed e compagnia di adoratori del diavolo: un metal da battaglia, ignorante, veloce e senza compromessi, ma interpretato con un’attitudine che fa del gruppo una realtà convincente nel panorama underground legato a questo genere di suoni.
Blood’n’Spikes è un ep formato da sei brani di metallo estremo vecchia scuola: le anime dannate dei gruppi classici del genere sono racchiuse in questi venti minuti di roboante sound fortemente anticristiano e maligno.
Ritmiche thrash, scream profondo e abissale, chitarre black, rallentamenti e ripartenze sono i soliti cliché che la band usa e abusa a suo piacimento, mentre l’odore di zolfo aumenta di brano in brano e sul muro della stanza si forma come d’incanto il malefico ghigno del malvagio caprone.
Nulla che non sia ad esclusiva dei fans del genere, ma una citazione particolare la merita la cover dei Judas Priest Freewheel Burning, suonata in Motorhead style e via verso l’inferno, accompagnati dai Power From Hell.

Tracklist
1.Hell’s Gang Bang
2. Swallowed By Darkness
3. Obscure Creation
4. Altars of the Black Rites
5. Into the Void of Death
6. Freewheel Burning (Judas Priest – Cover)

Line-up
Sodomic – Vocals, Guitars
Tormentor – Bass
Death – Drums

POWER FROM HELL – Facebook

Ghost Rider – Rehearsal ’84

Le origini dei Necrodeath: un black contaminato con il thrash e le melodie del metal classico. Un demo da leggenda.

Prima di ridenominarsi Necrodeath e di scrivere pagine storiche del metal italiano, non solamente in ambito estremo, c’erano i Ghost Rider, attivi tra Rapallo e Recco.

Nel 1984 incisero un nastro, che è davvero riduttivo definire storico: quel demo tape è in assoluto la prima registrazione di black metal in Italia e fa veramente data nelle cronache dell’heavy, non soltanto nostrano. Il gruppo di Peso era agli inizi, ma le idee erano già molto chiare: attingere alla velocità oscura dei Venom, incarnando un black (soprattutto a livello lirico e iconografico) che flirtava con certe strutture del neonato thrash – la stessa cosa accadde tre anni dopo ai Mayhem di Deathcrush – e del metal più classico. Insomma, una cassetta per ogni adoratore di Bulldozer, Hellhammer, Bathory, primi Slayer e Samhain. Cinque canzoni in tutto, dark quanto basta per scolpire il nome dei Ghost Rider nell’empireo degli iniziatori e dei precursori. La FOAD di Genova, nel 2011, ha pubblicato una nuova versione su compact, del tutto risuonata, remixata e rimasterizzata per l’occasione, nonché (appositamente) reintitolata The Return of the Ghost.

Track list
– The Exorcist
– Curse of Valle Christi
– The Return of the Ghost
– Perkele666
– Victim of Necromancy
– Ride For Your Life
– Doomed to Serve the Devil
– Black Archangel
– Hell Is the Place
– Power From Hell (Onslaught cover)
– Deep in Blood

Line up
Zarathos – Guitars
Helvete – Bass / Vocals
Mark Peso – Drums

1984 – Autoprodotto

Deliverance – The Subversive Kind

La Roxx Records questa volta non ci delizia con chicche perse negli annali dell’underground metallico, ma rimanendo in ambito cristiano ed old school ci presenta l’ultimo album dei Deliverance, band storica del sottobosco di Los Angeles.

La Roxx Records questa volta non ci delizia con chicche perse negli annali dell’underground metallico, ma rimanendo in ambito cristiano ed old school ci presenta l’ultimo album dei Deliverance, band storica del sottobosco di Los Angeles.

Attivi infatti dalla metà degli anni ottanta, i californiani arrivano quest’anno all’undicesimo lavoro sulla lunga distanza di una discografia importante numericamente parlando, che si completa con un buon numero di opere minori, tutte devote ad un thrash metal potenziato da energiche iniezioni speed (specialmente nei primi album), qualche reminiscenza industrial per una proposta estrema vecchia scuola.
Le tematiche cristiane non intaccano l’impatto del sound del chitarrista e cantante Jimmy P. Brown II e compagni, ruvidi e rocciosi anche in The Subversive Kind.
A livello di grinta la band non ha nulla da invidiare ai colleghi più giovani, la mezzora a disposizione è sfruttata al meglio, innalzando un muro sonoro violento e senza compromessi.
Slayer e Sanctuary si danno battaglia nel sound del gruppo, ovviamente con un’esperienza ed una personalità che lo porta a suonare thrash metal senza compromessi, ma pur sempre targato Deliverance.
L’album ha nel suo cuore i migliori momenti dettati da due brani fenomenali come The Black Hand, dal refrain che ricorda i primi Nevermore del compianto Warrel Dane, e la devastante Epilogue.
Lo storico singer dà ancora filo da torcere a molti dei suoi giovani colleghi, la band in toto gira a mille e The Subversive Kind risulta un buon lavoro indirizzati sostanzialmente a tutti gli appassionati di thrash.

Tracklist
1.Bring ‘Em Down
2.Concept of the Other
3.Center of It All
4.The Black Hand
5.Epilogue
6.Listen Closely
7.The Subversive Kind
8.The Fold

Line-up
Jimmy P. Brown II – Vocals, Guitars
Glenn Rogers – Guitars
Jim Chaffin – Drums
Victor Macias – Bass

DELIVERANCE – Facebook

Insaniam – Ominous Era

I cinque malati di mente che si nascondono sotto il monicker Insaniam regalano, almeno per i primi quaranta minuti un metal estremo davvero suggestivo, frenetico, moderno e schizofrenico il giusto per trasformare il proprio sound in un’alchimia tra il black metal ed il thrash progressivo suonato dagli Strapping Young Lad.

Leggenda vuole che qualche tempo fa, in un istituto psichiatrico, cinque individui ospiti della struttura furono rinchiusi per diverso tempo lontano da qualsiasi contatto con l’esterno: questo esperimento su menti già di per sé instabili portò ad un fenomeno patologico chiamato Insaniam.

Ora queste mostruose creature provenienti dalla Spagna sono libere di circolare e sfogare tutta la loro depravata pazzia usando il monicker dell’esperimento che li ha trasformati in macchine di tortura e depravazione, ed i risultati sono stati il primo ep licenziato tre anni fa (Neurotic Mental Storm) e, soprattutto, questo debutto sulla lunga distanza, intitolato Ominous Era, composto da undici brani dal sound strutturato su un black metal a tratti melodico, dalle ritmiche che in alcuni casi si avvicinano al thrash moderno e caratterizzato da digressioni progressive.
Detto così sembrerebbe di essere al cospetto di un debutto sopra le righe, ed in parte il giudizio si avvicina a questa affermazione, non fosse per una prolissità che porta inevitabilmente a perdere l’attenzione necessaria per arrivare in fondo all’ascolto.
E’ pur vero che i cinque malati di mente che si nascondono sotto il monicker Insaniam regalano, almeno per i primi quaranta minuti, un metal estremo davvero suggestivo, frenetico, moderno e schizofrenico il giusto per trasformare il proprio sound in un’alchimia tra il black metal ed il thrash progressivo suonato dagli Strapping Young Lad.
Ominous Era è un susseguirsi di cambi di tempo, sferzate black e ripartenze modern thrash da infarto, con lo scream pazzoide che tortura i padiglioni auricolari, vocine alterate provenienti da menti devastate dalla malattia ed atmosfere che inducono ad immaginare la cruenta vita di una casa degli orrori.
La band riserva il meglio alla partenza, con due brani di devastante pazzia come l’opener Disequilibrium e Let The Fever Explode, poi ci si assesta sui canoni descritti fino al capolavoro black/thrash metal Mother Whispers In My Ear.
Come detto, la fatica in seguito si fa sentire e si arriva agli attimi conclusivi di NNN, dalle atmosfere horror, con un leggero fiatone anche se in generale il giudizio sull’album rimane assolutamente positivo.
Consigliato ai fans del black metal più moderno e dalle melodie progressive, Ominus Era risulta un’ottima partenza per il gruppo spagnolo, speriamo solo che non vengano catturati e rinchiusi un’altra volta.

Tracklist
1.Disequilibrium
2.Let the Fever Explode
3.Epidemic Race
4.Primal Fear
5.Chrysalis
6.The Reign of Mist
7.Mother Whispers In My Ear
8.Vermin
9.Moths
10.Flesh That Fuels
11.NNN

Line-up
Neuros – Vocals
Dementh – Guitars
Theryan – Drums
Anxxiet – Guitars
Psycho – Bass

INSANIAM – Facebook

Demonomancy – Poisoned Atonement

Otto brani medio lunghi ci avvolgono tra le loro spire come serpenti infernali e ci inghiottono nel buio della dannazione, con il trio che non lascia assolutamente trasparire la benché minima possibilità redenzione in un turbinio di metallo estremo e diabolico.

Tornano ad infierire sulle proprie vittime, a suon di black/death/thrash, metal i Demonomancy, band attiva da una decina d’anni, con una manciata di lavori minori alle spalle ed un full length datato 2013 (Throne of Demonic Proselytism).

Tanti concerti in giro per l’Europa ed il cambio di label, con il passaggio dalla Nuclear War Now! Productions alla Invictus Productions, sono le novità che si porta dietro questa nuova uscita discografica, maligna ed estrema.
Intro – Revelation 21.8 ci accompagna fino alla soglia dell’inferno, prima che uno spintone ci faccia cadere per l’eternità nell’abisso luciferino della musica del combo capitolino, Poisoned Atonement non fa sconti ci investe con tutta la sua macabra follia, tra scudisciate black/thrash metal e mid tempo death, sorrette da growl bestiali, clean vocals declamatorie ed atmosfere di liturgica blasfemia in un vortice infernale.
Otto brani medio lunghi ci avvolgono tra le loro spire come serpenti infernali e ci inghiottono nel buio della dannazione, con il trio che non lascia assolutamente trasparire la benché minima possibilità redenzione in un turbinio di metallo estremo e diabolico.
Il sound viaggia spedito, tra thrash metal old school e death/black truce, alternando efficacemente la varie fonti di ispirazione.
L’atmosfera nera e blasfema che aleggia su Poisoned Atonement è delle più coinvolgenti mi sia capitato di ascoltare ultimamente e brani come Fiery Herald Unbound (The Victorious Predator), The Day Of The Lord o The Last Hymn to Eschaton confermano come la band punti tanto sull’impatto quanto sulle atmosfere.
Nel suo genere l’album è un lavoro riuscito, composto da una serie di tracce che attraggono ed affascinano pur rimanendo assolutamente estreme.

Tracklist
1.Intro – Revelation 21.8
2.Fiery Herald Unbound (The Victorious Predator)
3.Archaic Remnants of the Numinous
4.The Day of the Lord
5.Poisoned Atonement (Purged in Molten Gold)
6.The Last Hymn to Eschaton
7.Fathomless Region of Total Eclipse
8.Nefarious Spawn of Methodical Chaos

Line-up
Witches Whipping – Vocals, Guitars
A. Cutthroat – Bass
Herald of the Outer Realm – Drums, Vocals

DEMONOMANCY – Facebook

Osiris – Futurity and Human Depressions

Il migliore gruppo olandese di thrash, tra gli anni Ottanta e i primissimi Novanta, tra i pochi in vero del genere nella terra dei tulipani, di certo più nota per la scena death (Pestilence, Asphyx e Sinister).

L’Olanda non è mai stato un paese che ha dato tantissimo alla causa del rock: le punte dell’iceberg, si sa, sono state il new prog melodico tra la fine degli anni Ottanta ed i primi Novanta (Ywis, Egdon Heath, Cirkel, Last Detail, Timelock) ed il classico hard & heavy melodico (Vandenberg, nonché i Vengeance, da cui sono derivati in seguito gli space metal progsters Ayreon).

Un gruppo davvero di culto sono rimasti poi gli Osiris, autori di uno strabiliante techno-thrash progressivo, sulla scia degli statunitensi Watchtower e dei tedeschi Sieges Even, non lontano da suggestioni oscure, mutuate dai primi Judas Priest o dai Merciful Fate, ma altresì sensibili alla Bay Area meno oltranzista (si legga Laaz Rockit). Il quintetto olandese si costituì tra il 1985 e il 1987 e solo nel 1991, per la Shark, vide la luce il primo (ed unico) disco degli Osiris, dal suggestivo titolo Futurity and Human Depressions (che, al pari di titoli e testi, si segnala positivamente, per la distanza dai clichés, allora imperanti in ambito estremo): superbe ed intricate architetture sonore, spiraliformi, degne dei Voivod e dei Fates Warning di No Exit o Perfect Simmetry. L’album è stato di recente ristampato dalla Divebomb, che è nota agli appassionati anche per altre riedizioni laser di pregio (tra queste, i tedeschi Skeptic Sense e i britannici Arbitrater). Agli otto splendidi pezzi dell’originale, in un secondo CD, ne sono stati poi aggiunti altri nove, sostanzialmente le versioni demo degli stessi, versioni apparse all’inizio soltanto su cassetta (Inextricable Reversal, 1989, ed Equivocal Quiescence, 1991), e con tre ottime canzoni rimaste all’epoca inedite: False Insinuation, Agony and Hate e la conclusiva Christopher. Per chi se li è persi allora (e sono-siamo tanti), un’occasione imperdibile per rimediare e dare il giusto tributo a un validissimo gruppo, che ebbe il solo ‘torto’ di uscire nell’infausto (per la scena) anno 1991.

Track list
1- Futurity
2- Something To Think About
3- Mass Termination
4- Inextricable
5- Out of Inspiration
6- Inner Recession
7- Fallacy (The Asylum)
8- Frozen Memory

Line up
Maurice – Guitars
Geert – Guitars
Marc – Drums
René – Bass
Bram – Vocals

2015 (prima stampa 1991) – Divebomb Records

Perpetratör – Altered Beast

I Perpetratör non hanno perso la voglia di suonare thrash metal come si faceva in centro Europa negli anni ottanta, magari lasciando che qualche ispirazione statunitense si faccia spazio tra il micidiale vento atomico che forma Altered Beast, album che non concede tregua, veloce, estremo e cattivo, valorizzato da notevoli momenti belligeranti.

Thrash metal feroce ed old school, un devastante e quanto mai distruttivo esempio sonorità anni ottanta portate con orgoglio nel nuovo millennio sotto il monicker di Perpetratör.

Il trio proveniente da Lisbona licenzia il suo secondo full length sotto Caverna Abismal Records, dopo il debutto Thermonuclear Epiphany e lo split con gli Hellbastard, usciti entrambi nel 2014.
Quattro anni sono passati prima che la bestia torni in libertà e ci dia la caccia, facendo scempio di ogni cosa incroci il suo cammino.
Rick (voce, basso), Paulão e Marouco (chitarre), con l’aiuto di Ângelo Sexo (ospite alle pelli) non hanno perso la loro voglia di suonare thrash metal come si faceva in centro Europa negli anni ottanta, magari lasciando che qualche ispirazione statunitense si faccia spazio tra il micidiale vento atomico che forma Altered Beast, album che non concede tregua, veloce, estremo e cattivo, valorizzato da momenti belligeranti notevoli.
Parte in quarta e non si ferma più questo lavoro, il sound di queste undici bombe sonore risulta un armageddon sonoro dall’impatto mastodontico, con brani dai tratti old school come l’opener Alter Of The Skull, Lethal Manhunt o l’inno Hellthrasher che fanno tremare i muri mentre la carica dei Perpetratör non si ferma e travolge tutto.
Siamo dalle parti dei Destruction con qualche sguardo torvo verso i primi Exodus, quindi ovviamente Altered Beast è consigliato agli amanti del caro, vecchio thrash metal, che troveranno sicuramente pane per i loro denti, gli altri meglio che scappino via prima che la bestia li travolga.

Tracklist
1.Altar of the Skull
2.Extreme Barbarity
3.The Doors of Perception
4.Fires of Sacrifice
5.Lethal Manhunt
6.A Fleeting Passage Through Hell
7.Terminal Possession
8.Jungle War
9.Let Sleeping Dogs Lie
10.Hellthrasher
11.Black Sacristy

Line-up
Rick – Vocals, Bass
Paulão – Guitars
Marouco – Guitars
Ângelo Sexo – Drums (session musician)

PERPETRATOR – Facebook

Aftermath – Words That Echo Fear

Se oggi abbiamo gli immensi Vektor, è anche perché in passato vi è stato chi, come gli Aftermath, ha seminato in fertile maniera i campi elisi del techno-thrash progressivo. Da riscoprire.

Nel 1985, a Chicago, nell’Illinois, si costituirono gli Aftermath. Dopo due nastri amatoriali (1986-87) ed un acerbo split (1988), i cinque americani si fecero notare con il loro terzo demo, dal titolo – bellissimo e poetico, davvero – Words That Echo Fear, messo in circolazione nel 1989: solamente quattro tracce, ma di spessore assoluto, intricate e melodiche, tecniche e progressive.

I modelli del thrash filosofico ed intellettuale degli Aftermath erano, senz’altro, i Coroner di fine anni Ottanta, gli Anacrusis, i Blind Illusion, Voivod di Dimension Hatross, i maestri Watchtower e i grandi alfieri del techno-death più colto ed evoluto, raffinato e sperimentale (Atheist naturalmente, ma anche i troppo poco celebrati Believer). I pezzi, splendidi ed articolati, brillano ancora oggi, di luce purissima. Chi li volesse ascoltare ed apprezzare – ne vale la pena, seriamente – può recuperare la ristampa che la Shadow Kingdom (di solito specializzata in doom) ha fatto nel 2015 dell’unico full-length realizzato dagli Aftermath, il fantastico e futuristico Eyes of Tomorrow, uscito in origine nel 1994: infatti, nella riedizione laser, oltre all’album è presente Words That Echo Fear e un altro demo (omonimo) uscito con quattro composizioni, nel 1996, poco prima che il gruppo cambiasse il proprio nome in Mother God Moviestar. Una perla nascosta.

Track list
– Words That Echo Fear
– A Temptation to Overthrow
– Being
– Experience

Line up
Charlie Tsiolis – Vocals
Ray Schmidt – Drums
Dan Vega – Bass
John Lovette – Guitars
Steve Sacco – Guitars

1989 – Autoprodotto

Crisix – Against The Odds

Per i fans del thrash metal l’album può rivelarsi una sorpresa: i Crisix ovviamente non inventano nulla, il genere è uno dei più conservatori del panorama metallico e questi catalani assecondano la tradizione nel migliore dei modi.

Passeggiamo sulle ramblas di Barcellona con l’ultimo album dei Crisix, quintetto attivo dal 2011 e con tre full length alle spalle prima di Against The Odds, giunto a distruggere i nostri poveri padiglioni auricolari.

Un thrash metal tra tradizione e soluzioni moderne, da ricercare specialmente nel lavoro in fase di produzione, fa di Against The Odds un calcio estremo in pieno volto, con anfibi ai pedi e chiodo d’ordinanza portato con fierezza dal gruppo catalano.
Furia e velocità sono le principali caratteristiche del sound che i Crisix hanno fatto loro, i rallentamenti sono lasciati a poche secondi di qualche intro che lascia spazio alla potenza notevole sprigionata dal gruppo.
Il muro sonoro heavy/thrash lascia molto spazio alle ritmiche e scarica tutta la rabbia del mondo accumulata nella voce cartavetrata di Julián Baz, singer tripallico, anche lui ex Crysys, band da cui provengono i quattro quinti dei musicisti e che può essere considerata come la prima incarnazione del gruppo.
Per i fans del thrash metal l’album può rivelarsi una sorpresa: i Crisix ovviamente non inventano nulla, il genere è uno dei più conservatori del panorama metallico e questi catalani assecondano la tradizione nel migliore dei modi con vere scariche di adrenalina come Technophiliac, Perseverance e il thrash/hardcore di Cut The Shit.

Tracklist
1.Get Out Of My Head
2.Leech Breeder
3.Technophiliac
4.Perseverance
5.Xenomorph Blood
6.Prince Of Saiyans
7.Leave Your God Behind
8.Cut The Shit
9.The North Remembers

Line-up
Javi Carrión – Drums
Marc Busqué “Busi” – Guitars
Albert Requena – Guitars
Julián Baz – Vocals
Dani Ramis – Bass

CRISIX – Facebook

Abomination – Demo 1988

Autentica storia underground. Per chi ama Deceased, Incubus, Slaughter, Massacre, Krabathor, One Machine, Iced Earth e Cripple Bastrads.

Statunitensi di Chicago, Illinois, nati nel 1987, gli Abomination debuttarono su cassetta con il demo tape eponimo del 1988: sei pezzi veloci ed oscuri, non senza tenui echi doom, tra i primi che, verso la fine degli anni Ottanta, cominciarono a traghettare la tradizione del thrash americano verso i lidi del death metal, insieme ai Devastation e agli amici Master (con i quali gli Abomination, sovente, si scambiavano i musicisti).

Il demo del 1988, insieme a quello del 1989, è stato ristampato su cd dalla Doomentia (che ha rieditato anche i due classici degli stessi Master) ed oggi è dunque di facilissima reperibilità. In queste due cassette è racchiuso un verbo che gli Abomination hanno poi messo su LP con l’esordio omonimo del 1990, un capolavoro che tutti conosciamo. Si tratta di un gruppo grande e storicamente assai importante, non dissimile poi dai Dream Death e dagli Impulse Manslaughter, anche se questi ultimi erano, rispettivamente, più orientati verso il thrash-doom i primi e l’hardcore-crossover i secondi. Tutti, comunque, grandi lavori. Da avere.

Track list
– Victim of the Future
– Social Outcast
– Rape of the Grave
– Possession
– Doomed By the Living
– The Truth

Line up
Paul Speckmann – Bass, Vocals
Aaron Nickeas – Drums
Mike Schaffer – Guitars

1988 – Autoproduzione

Amraam – Taken

Aspettando ulteriori sviluppi godetevi questo ep, l’attitudine e l’impatto al gruppo non mancano di certo.

Fondati nel 2011 in un garage della capitale e muovendo i primi passi tra continui cambi di formazione e cover dei Metallica, i Not Ready Yet, dopo un primo ep, decidono di cambiare monicker nell’attuale Amraam.

Tra palchi messi a ferro e fuoco nei locali di Roma ed ancora qualche assestamento in formazione, la band arriva allo scorso anno ed alla firma con la Hellbones Records, che licenzia questo ep di quattro tracce più un brano live intitolato Taken.
Il gruppo capitolino è legato al thrash metal made in Bay Area, come si evince all’ascolto della title track posta in apertura, personalizzato e potenziato da dosi massicce di groove metal, variando ed assemblando tradizione e impulsi moderni.
Taken è aperto dalla voce di Liam Neeson nel film che dà il titolo all’album (da noi uscì come Io Vi Troverò) e la musica del gruppo segue l’urgenza del protagonista nel ritrovare la propria figlia e la voglia di vendetta che si trasforma in un massacro.
Gli Amraam creano così un sound fatto di sventagliate metalliche, alle quali si sostituiscono a tratti bordate sotto forma di mid tempo, facendo sì che il sound non ristagni muovendosi libero nel genere.
Rise ne è l’esempio lampante, devastante e mastodontica traccia che alterna velocità e potenza, così come Escape Or Die e The Groove, brani che si muovono tra Pantera, primi Machine Head e Metallica.
Il brano live che chiude l’ep (Sic Semper Tyrannis) lascia intravedere un’anima death metal che rende ancora più violento ed estremo il sound degli Amraam.
Aspettando ulteriori sviluppi godetevi questo ep, l’attitudine e l’impatto al gruppo non mancano di certo.

Tracklist
1.Taken
2.Rise
3.Escape Or Die
4.The Groove
5.Sic Semper Tyrannis (Live)

Line-up
Fabio – Guitar & Vocals
Sandro – Guitar
Luca “Pèrt” – Bass & Back Vocals
Daniele – Drums

AMRAAM – Facebook