Affasia – Adrift In Remorse

Adrift In Remorse è una pietanza che scotta nelle mani dell’ascoltatore. Va domata e compresa, ma una volta fatto questo si può felicemente non tornare più indietro.

Se questo è l’inizio, possiamo metterci comodi e gioire. Adrift In Remorse è il primo album in studio della band statunitense Affasia: cinque ragazzi che hanno dato vita a questo progetto nel 2012 e che finalmente passano dalle parole ai fatti e ci mostrano cosa sono capaci di fare.

Per quanto le etichette possano essere in molti casi restrittive in campo musicale, come in questo caso, lo stile degli Affasia è molto vicino al melodic death metal, e lo dimostrano con ogni pezzo di questo primo album. Il numero dei brani è molto ridotto, infatti sono solo quattro, ma questa scelta verrà sicuramente apprezzata dai più procedendo con l’ascolto, visti gli alti livelli raggiunti dalla band in termine di qualità musicale, versatilità e bravura dei musicisti, e ultimo ma non meno importante, la varietà del suono in ogni parte del disco. Si direbbe che è stato sfatato il precetto “melius abundare quam deficere”.
La band americana irrompe nella scena metal creando atmosfere talvolta struggenti, talvolta fatate. Il tutto sempre e comunque nel segno del doom senza sconti, anzi. La strada intrapresa dagli Affasia nasce probabilmente da una passione per band come i Paradise Lost o, ancor più precisamente, My Dying Bride. La differenza è che gli Affasia stanno nel mezzo e contemporaneamente al di fuori di questi due approcci.
È un progetto musicale da scoprire dando grande merito a tutti i componenti della band, tra i quali, è bene ricordarlo, figura anche Tony Petrocelly, batterista anche degli ottimi Construct Of Lethe.

Tracklist
1. Another Host
2. Dissolute
3. Brittle Sentiment
4. As You Never Were

Line-up
Adam Coffman – Keyboards
Jason Jennings – Guitars
Nick Lucente – Bass
Noah Cabitto – Vocals
Tony Petrocelly – Drums

AFFASIA – Facebook

Ghost Rider – Rehearsal ’84

Le origini dei Necrodeath: un black contaminato con il thrash e le melodie del metal classico. Un demo da leggenda.

Prima di ridenominarsi Necrodeath e di scrivere pagine storiche del metal italiano, non solamente in ambito estremo, c’erano i Ghost Rider, attivi tra Rapallo e Recco.

Nel 1984 incisero un nastro, che è davvero riduttivo definire storico: quel demo tape è in assoluto la prima registrazione di black metal in Italia e fa veramente data nelle cronache dell’heavy, non soltanto nostrano. Il gruppo di Peso era agli inizi, ma le idee erano già molto chiare: attingere alla velocità oscura dei Venom, incarnando un black (soprattutto a livello lirico e iconografico) che flirtava con certe strutture del neonato thrash – la stessa cosa accadde tre anni dopo ai Mayhem di Deathcrush – e del metal più classico. Insomma, una cassetta per ogni adoratore di Bulldozer, Hellhammer, Bathory, primi Slayer e Samhain. Cinque canzoni in tutto, dark quanto basta per scolpire il nome dei Ghost Rider nell’empireo degli iniziatori e dei precursori. La FOAD di Genova, nel 2011, ha pubblicato una nuova versione su compact, del tutto risuonata, remixata e rimasterizzata per l’occasione, nonché (appositamente) reintitolata The Return of the Ghost.

Track list
– The Exorcist
– Curse of Valle Christi
– The Return of the Ghost
– Perkele666
– Victim of Necromancy
– Ride For Your Life
– Doomed to Serve the Devil
– Black Archangel
– Hell Is the Place
– Power From Hell (Onslaught cover)
– Deep in Blood

Line up
Zarathos – Guitars
Helvete – Bass / Vocals
Mark Peso – Drums

1984 – Autoprodotto

Augury – Illusive Golden Age

Un ritorno in grande stile per gli Augury, l’album potrebbe risultare una gradita sorpresa per gli amanti del metal estremo tecnico e progressivo, quindi il consiglio è di non perderlo per nessun motivo.

Il Canada a ben vedere è terra dove il metal ha sempre regalato importanti protagonisti in molti dei generi di cui si compone.

Non solo gruppi storici dunque (Rush, Annihilator, Exciter e Anvil, tanto per fare qualche nome), ma una folta schiera di gruppi che si muovono nell’underground: gli Augury fanno parte della scena estrema del Quebec da più di quindici anni, il loro death metal progressivo ha già donato in passato due full length, Concealed uscito nel 2004 e Fragmentary Evidence del 2009.
Sono passati nove lunghi anni prima che il quartetto si sia deciso a tornare sul mercato e tramite la The Artisan Era licenzia questo ottimo esempio di technical progressive death metal intitolato Illusive Golden Age.
Mixato e masterizzato da Chris Donaldson dei Cryptopsy, l’album è una tempesta di suoni estremi che si abbattono sull’ascoltatore, tecnicamente ineccepibili, ma tenuti tra i confini di una forma canzone che non viene mai meno.
La parte progressiva si scontra con quella estrema, che si avvicina pericolosamente al brutal con puntate nel black metal più feroce, in un turbinio creato da un ciclone musicale dall’impatto devastante.
Illusive Golden Age tiene incollati alle cuffie, concentrati nel seguire le evoluzioni musicali in brani spettacolari come la portentosa Mater Dolorosa, o la brutale Maritime, mentre le tracce più progressive risultano la title track e The Living Vault, doppietta che apre l’album all’insegna di un ottovolante progressivo di ottima fattura.
Un ritorno in grande stile per gli Augury, l’album potrebbe risultare una gradita sorpresa per gli amanti del metal estremo tecnico e progressivo, quindi il consiglio è di non perderlo per nessun motivo.

Tracklist
1. Illusive Golden Age
2. The Living Vault
3. Carrion Tide
4. Mater Dolorosa
5. Maritime
6. Message Sonore
7. Parallel Biospheres
8. Anchorite

Line-up
Patrick Loisel – Vocals, Guitars
Mathieu Marcotte – Guitars
Dominic “Forest” Lapointe – Bass
Antoine Baril – Drums

AUGURY – Facebook

GRAVESTONE

Il video di Proud To Be Dead, dall’ep omonimo (Sliptrick Records).

Il video di Proud To Be Dead, dall’ep omonimo (Sliptrick Records).

Gravestone – Proud To Be Dead [Official Video]
Taken from the EP: Proud To Be Dead | 2017

Italian Death Progressive Metalists Gravestone have released the first official video from their latest EP release Proud To Be Dead (2017 via Sliptrick Records). It’s the title track from the EP and the no-holds barred video features disturbing images inter-cut the new line-up taking center stage. Check it out below!

Gravestone – Proud To Be Dead (EP)
Proud To Be Dead is heavily influenced by each member with hints of horror and progressive brought to life by the use of keyboards and synths. On the EP, the band present 5 songs which includes a rearrangement of Corpse Embodiment from a previous album Symphony of Pain complete with text inspired by Lovecraft and Myths of Cthulhu. Read more about Proud To Be Dead …here

Proud To Be Dead | Released February 24th, 2017 on Sliptrick Records

Gravestone are:
Alessandro Iacobellis – Vocals | Marco Borrani – Guitar | Gabriele Maschietti – Guitar | David Folchitto – Drums | Massimiliano MaaX Salvatori – Bass | Fabrizio Di Carlantonio – Keyboards

Black Royal – Lightbringer

Non esiste un momento di pace o di luce, i Black Royal sono stati creati per far male, trattandosi di una creatura estrema che prende forza dagli Entombed e dai Black Sabbath e dopo averli accoppiati li tramuta in un mostruoso e pesantissimo esempio di death/sludge.

Una bomba sonora che esploderà sulle vostre teste, devastante e pesantissima, un masso che dal punto più alto del monte dove sono state scritte le tavole della legge del metal estremo rotolerà fino alle pianure, distrutte dal passaggio dell’enorme sasso che prende forza ad ogni metro.

Lightbringer è il debutto sulla lunga distanza dei finlandesi Black Royal, gruppo di Tampere in cui mi ero imbattuto in occasione dell’ uscita dell’ep The Summoning PT 2, seconda parte appunto di un concept iniziato nel 2015.
La Finlandia che non si legge sui giornali, quella votata alla violenza, al suicidio ed all’alcolismo, veniva raccontata dai Black Royal tramite un death/stoner metal al limite dello sludge e sconquassato da accelerazioni di stampo death che chiamare devastanti è un’eufemismo.
Anche sulla lunga distanza il combo finlandese non delude e ci investe con tutta la sua immane potenza e pesantezza, Cryo-Volcanic ci travolge con cascate laviche di death metal, rallentato, morboso e drogato di stoner/sludge, Salvation ci spinge verso l’abisso, mentre Pentagram Doctrine è una traccia malatissima e disturbante, così come la title track.
Non esiste un momento di pace o di luce, i Black Royal sono stati creati per far male, trattandosi di una creatura estrema che prende forza dagli Entombed e dai Black Sabbath e dopo averli accoppiati li tramuta in un mostruoso e pesantissimo esempio di death/sludge.
Ancora Dying Star e New World Order, che lascia ad un coro femminile pinkfloydiano il compito di avvicinarvi alla fine con lo strumentale Ou[t]roboros, sono le bombe sonore fatte esplodere da questi quattro pericolosissimi musicisti, prima che l’album si chiuda e la calma torni a regnare nel vostro mondo che non vi parra più così sicuro.
Lightbringer è un mostro, un disturbato e pericoloso esempio di metal estremo da consumare con la giusta cautela, gli effetti collaterali sono devastanti e non dite che non vi avevo avvertito.

Tracklist
1. Cryo-Volcanic
2. Self-Worship
3. Salvation
4. Denial
5. Pentagram Doctrine
6. Lightbringer
7. The Chosen
8. Dying Star
9. New World Order
10. Ou[t]roboros

Line-up
Jukka – Drums, percussion
Pete – Bass, backing vocals, acoustic guitar
Riku – vocals
Toni – Guitars, backing vocals

BLACK ROYAL – Facebook