Le quattro tracce danno l’impressione di un gruppo sempre in pieno controllo e con una forza compositiva fuori dal comune
Esordio sulla corta distanza per questo gruppo francese, fautore di un death metal molto atipico ed incentrato sul passato ma anche oltre.
La definizione death metal va un po’ stretta per una band che usa certamente il codice del death, ma le cui soluzioni sonore superano quelle canoniche.
Partendo dalle solide basi del genere, i Cadaveric Fumes sviluppano un suono che è molto originale e tocca diversi porti nel proprio peregrinare.
Ci sono persino ottimi residui di thrash metal in questo impasto sonoro e il death è molto simile a quello scandinavo dei fine ottanta, inizio novanta, con il suo caratteristico incedere.
Le quattro tracce danno l’impressione di un gruppo sempre in pieno controllo e con una forza compositiva fuori dal comune, tanto da dare anche un tocco black al loro suono. Un grande inizio per un gruppo da seguire.
TRACKLIST
01 Crepuscular Journey
02 Extatic Extirpation
03 Where Darkness Reigns Pristine
04 Swallowed Into Eternity
Seconda edizione dell’Argonauta Fest, con alcune band del roster di una delle etichette emergenti nel mondo della musica pesante.
Quasi tutto è cambiato, dai gruppi in cartellone, alla location. Quest’ultima, ora alle Officine Sonore di Vercelli,è stata una scelta felice, poiché rispetto al locale della prima edizione, questo, seppur più piccolo, è molto più coinvolgente e soprattutto con uno staff molto gentile, erudito in fatto di musica pesante e ben disposto, che è la cosa più importante. Tutti i presenti erano a proprio agio, ed ecco arrivare la prima band, i torinesi Jordaan che confermano quanto di buono hanno fatto su disco, anzi andando molto oltre il supporto fonografico, confermando il loro ottimo tiro tra post rock e post metal, il tutto in equilibrio e ben fatto.
Dopo di loro i veronesi Wows, che già impressionano per gli ottimi gusti musicali che portano stampati sulle magliette portate, e che sul palco sono strepitosi, con il loro post metal estremamente originale, fra richiami tooliani ed estrema capacità di far sognare, un gruppo che andrà molto lontano.
Ed ecco quella che è stata la sorpresa della serata, i Muschio. Il gruppo di Verbania ha letteralmente spazzato via i presenti con una miscela mortale di una musica estremamente originale con due chitarre e una batteria. Immensa potenza ed una grandissima personalità, che permette di fare cose che solo loro possono fare, e sono stati sicuramente la sorpresa della serata.
Dopo questa incendiaria esibizione hanno suonato i Filth In My Garage, con un tiro più metalcore, molto bravi e giovani, e nonostante la giovane età hanno già le idee molto chiare, e sono il gruppo Argoanuta che può piacere maggiormente a chi non ascolta post metal o sludge.
Da Livorno arrivano i Bantoriak, che con Weedoism l’anno scorso avevano scosso l’underground italiano e non solo e che confermano dal vivo la loro fortissima impronta stoner sludge ritual, con riferimenti metal, di grande effetto, anche per merito della cantante Rosy, davvero grintosa e potente. Una bella performance, è un gruppo che non sbaglia mai.
Come ultimo atto dell’Argonauta Fest chiudono i Sepvlcrvm, duo genovese guidato da Marco Paddeu, già nei Demetra Sine Die e autore dello splendido progetto Morgengruss, che presentano il loro nuovo disco in uscita in questi giorni Vox In Rama, una continuazione del percorso sacro e ritualistico di Hermeticvm. La loro musica è un rito che appartiene ad un altro tempo, e suscita nell’ascoltatore ricordi atavici. Il loro concerto è la chiusura perfetta per questa seconda edizione dell’Argonauta Fest e che conferma il valore di questa giovane etichetta, che oltre a proporre musica validissima e di alto livello come ascoltato questa sera, è soprattutto una grande famiglia.
Un disagio che si può toccare, una caduta nell’abisso del male di vivere da cui non si torna più indietro, l’altra faccia della Finlandia da cartolina e ha l’espressione di un demone perverso.
Finlandia, la terra dei mille laghi, chilometri di lande immerse nel freddo e in una splendida desolazione, per molti stranieri il paradiso, ma per chi ci vive può diventare qualcosa di vicino all’inferno.
Suicidi, alcolismo ed una predisposizione per la depressione e l’occultismo non sono rari, specialmente fuori dalle città.
La musica aiuta non poco e non è un caso che dai paesi scandinavi arrivino molte delle migliori realtà del metal degli ultimi venticinque anni.
I Black Royal sono un gruppo di Tampere, cittadina che ha dato i natali ad un numero altissimo di band, la loro musica esprime e descrive tutto il disagio di chi vive la realtà finlandese, lontana, molto lontana da renne e paesaggi natalizi e molto più vicina ad una provincia disastrata, che ricorda quella americana di Non Aprite Quella Porta. The Summoning PT.2, come da titolo, segue il primo capitolo uscito lo scorso anno, trattasi di due EP che danno il via alla carriera della band, devota allo stoner/death, un sound che incorpora in parti uguali, sonorità doom settantiane, il più attuale stoner ed il death metal che non può non guardare allo storico estremismo di cui i paesi scandinavi sono famosi.
Licenziato dalla Armless Stranger, questo monolitico pezzo di metallo incandescente, lavico ed estremo ci consegna un gruppo con tutte le potenzialità per diventare una band di culto nella scena underground.
Il loro sound alimentato dal calore insopportabile dell’inferno e dalla potenza inesauribile della lava vulcanica che distrugge ogni cosa al suo passaggio, risulta una creatura abominevole, rabbiosa e cattivissima.
Denuncia sociale, occultismo e culto del bere, un miscuglio pericolosissimo che detona in queste cinque esplosioni, più intro, pesantissime, monolitiche ed a tratti disturbanti.
Black Sabbath ed Entombed drogati di stoner/sludge, un’alchimia di suoni ed umori devastanti che escono prepotentemente dai solchi delle varie, Scorn The Saint, Reclaim The Throne e Demonspawn, un disagio che si può toccare, una caduta nell’abisso del male di vivere da cui non si torna più indietro, l’altra faccia della Finlandia da cartolina e ha l’espressione di un demone perverso.
TRACKLIST
01. Purgatory
02. Scorn The Saint
03. Reclaim The Throne
04. Fireball
05. The Summoning
06. Demonspawn
LINE-UP
Jukka – Drums
Toni – Guitars, Vocals (backing)
Riku – Vocals
Pete – Bass, Vocals
Discordia è Bologna Violenta, una persona che bestemmia come noi, ma che le sue paure le mette in musica veloce, e questo è il suo disco più bello.
Nicola Manzan è uno, se non l’unico, musicista italiano veramente originale, e che ha creato nel suo piccolo un qualcosa molto simile a John Zorn.
Discordiaè il primo lavoro che crea a quattro mani con Alessandro Vagnoni, degno compare di rumore. Nicola è un musicista che vede e crea cosa dove le persone comuni vedono solo rumore. Le sue sinapsi e quindi le sue mani hanno una visione particolare e totalmente distopica rispetto alla musica comune. Qui non c’è agibilità o fruizione musicale, ma solo la pienezza e la completezza del suono. Se si dovesse trovare una stupida definizione del suono di Bologna Violenta in questo disco, poiché ogni suo lavoro è differente dal precedente e dal successivo, azzarderei un cinematic grind pop core, che significa che dovete ascoltarlo e farvi una vostra idea. Discordiaè una sinfonia italiana, un incubo nella misura in cui lo è questo paese, dopo Uno Bianca del 2014, che è forse il suo migliore disco, e certamente un’opera di cui il pubblico non ha capito un emerito cazzo, l’unico tentativo riuscito di raccontare l’essenza dell’orrore dei fratelli Savi e coperture. Bologna Violenta qui suona anche, come lui stesso ammette, brani lunghi che sembrano canzoni, ma non lo sono in pieno, perché le creazioni di Nicola sono molto di più che canzoni. Sono paure, ansie, fobie, orgasmi e gioie. Addirittura questo lavoro lo vedo vicino a gruppi come i Fleshgod Apocalypse, fatte le dovute distinzioni metalliche. Discordiaè Bologna Violenta, una persona che bestemmia come noi, ma che le sue paure le mette in musica veloce, e questo è il suo disco più bello.
TRACKLIST
1.Sigle di telefilm
2.Il canale dei sadici
3.Incredibile lite al supermercato
4.Un mio amico odia il prog
5.Il tempo dell’astinenza
6.Leviatano
7.Chiamala rivolta
8.L’eterna lotta tra il bene e le macchine
9.I postriboli d’oriente
10.Binario morto
11.Discordia
12.Lavoro e rapina in Mongolia
13.Il processo
14.Passetto
15.I felici animali del circo
16.Colonialismo
Una bella sorpresa, un distorto e marcio blues di provincia.
Trio della fertile provincia cuneese nato in una cantina nel 2013, quando hanno unito le forse Alex Denina, Simone Calvo che abbiamo già avuto modo di ammirare nei Flying Disk e Francesco Martinat.
Questo trio fa un noise stoner molto bello e vario, con una forte attitudine punk, senza disdegnare ottime aperture melodiche. Il disco è condiviso in download libero e presenta molte sorprese, tra le quali spiccano la solidità e la capacità di cambiare registro, come quella di cambiare repentinamente velocità, il tutto con testi intelligenti e con un gusto beat anni sessanta. I John Holland Experience funzionano molto bene, si fanno ascoltare molto bene e sono anche originali, con quel senso della musica e della vita che solo la gaudente provincia cuneese ti sa dare. Un disco molto interessante coprodotto da tante etichette in 500 cd e in free download. Una bella sorpresa, un distorto e marcio blues di provincia.
TRACKLIST
01. Intro
02. Malvagio
03. Elicottero
04. Revival
05. Canzone D’Amore
06. Festa Pesta
07. Tieni Botta
08. Ti Piace
LINE-UP
Simone Calvo : voce, basso
Alex Denina : batteria
Francesco Martinat : voce, chitarra
La musica che proviene da Necrotelepathy è un discorso di un antico di Lovecraft, un’ultima maledetta elegia di un cadavere in decomposizione.
In Portogallo hanno una politica verso le droghe che funziona, bei posti e una scena black metal che fa spavento.
Qui trattiamo del debutto di Candelabrum, un musicista che in un anno circa prima di questo disco si è costruito una solida reputazione con tre demo. Questi ultimi erano buoni esempi di black metal lento e marcio, mentre qui è proprio una musica proveniente da un mondo diverso. Addirittura è difficile descriverlo come black metal, poiché la musica che proviene da Necrotelepathy è un discorso di un antico di Lovecraft, un’ultima maledetta elegia di un cadavere in decomposizione. Due sono le tracce, entrambe oltre i quindici minuti, esplorazioni di un qualcosa che vive oltre il nostro cervello. Il lo fi è un linguaggio presente, ma non è l’unico. I testi sono ululati di mondi lontani, lingue diverse, non solo intellegibili, che scaturiscono da un impianto mentale differente dal nostro. Necrotelepathy è una porta multidimensionale aperta da un musicista che non è nemmeno definibile tale, ma è più uno psicopompo. Altro capolavoro della scena portoghese.
TRACKLIST
1. Nekrotelepathy Part I – Distant V
2. Nekrotelepathy Part II – Prayers
The Vision è quello che dice il titolo, ovvero una bella visione di un tempo andato e di sensazioni dimenticate ma estremamente piacevoli.
Secondo disco per l’emergente Virginia Monti che cambia band ed etichetta per il suo nuovo disco.
I Psychedelic Witchcraft sono un gruppo giovane fondato nel marzo 2015 che, con la vecchia line up, aveva pubblicato per la Taxi Driver il 10″ di esordio Black Magic Man, che era andato presto esaurito, ed è anche un pezzo da collezione poiché vi era la playlist sbagliata. Il nuovo lavoro per Soulseller Records mette maggiormente in risalto l’aspetto settantiano del gruppo, che riesce a riportare molto bene un certo clima musicale che si muoveva fra hippy ed occultismo, senza estremizzare come i Coven, e con solide basi musicali. Virginia ha una voce ed un eclettismo canoro che le permette di spaziare molto bene fra i vari registri, ed il resto del gruppo è notevole. I Psychedelic Witchcraft ci portano in un mondo dove si luce e tenebre si fondono e la ricerca è costante, senza mai rimanere fermi. The Vision è quello che dice il titolo, ovvero una bella visione di un tempo andato e di sensazioni dimenticate ma estremamente piacevoli. In un settore dove ci sono molti dischi simili, questo spicca per solidità e per l’avere una Virginia Monti che fa la differenza. Addentratevi in un’oscura luce e in sottili piaceri.
TRACKLIST
1. A Creature
2. Witches Arise
3. Demon Liar
4. Wicked Ways
5. The Night
6. The Only One That
7. War
8. Different
9. Magic Hour Blues
La musica degli Sleep Of Monsters è bella come una sirena e ha la stessa carica di ipnosi, è una mutazione pop di un metal lussurioso e volontariamente oscuro.
I Sleep Of Monsters, dovessero subire un processo della Santa Inquisizione, sarebbero accusati di adorazione del Demonio, stregoneria e di diffusione di musica demoniaca.
Purtroppo, per alcuni e meglio per altri, Lucifero ha sempre ispirato musica molto migliore della controparte, e questo disco ne è la prova. Questi finlandesi fanno un bellissimo e seducente incrocio di metal, pop e musica gotica. La loro seconda prova è ancora più bella e convincente della prima, Producers Reason del 2013, poi ristampato dalla Svart nel 2014, e che era tranquillamente entrato nella top 50 finlandese. La musica degli Sleep Of Monsters è bella come una sirena, e ha la stessa carica di ipnosi, è una mutazione pop di un metal lussurioso e volontariamente oscuro. I magnifici cori femminili delle Furies sottolineano grandi momenti quasi come negli anni ottanta dei Pink Floyd, con la voce di Vil già nei magnifici Babylon Whores, che comanda la nera carovana.
Tutto è lento e tristemente bello, con il dipanarsi delle nostre più recondite paure , e l’emergere della nostra parte oscura e più profonda. I recessi della nostra anima gioiranno per questa epifania finlandese, un disco che è alla pari con Meliora dei Ghost, anzi l’occulto qui è ancora più presente. Tutte le componenti degli Sleep Of Monsters portano qualcosa nell’insieme che è davvero notevole ed unico. Per la cronaca nel gennaio 2015 durante un concerto ad Helsinki, mentre il gruppo eseguiva The Lesser Banishing Ritual Of The Pentagram, prese fuoco il centro commerciale dall’altra parte della via.
Siete stati avvertiti.
TRACKLIST
01. Poison King
02. The Golden Bough
03. Art of Passau
04. Babes in the Abyss
05. Beyond the Fields We Know
06. As It Is, So Be It
07. The Devil and All His Works
08. Our Dark Mother
09. Foreign Armies East
10. Land of Nod
11. Poison Garden
LINE-UP
Ike Vil – Vocals
Sami Hassinen – Guitar
Janne Immonen – Keyboard.
Pätkä Rantala – Drums
Mäihä – Bass
Uula Korhonen – Guitar
The Furies: Hanna Wendelin, Nelli Saarikoski, Tarja Leskinen
La colonna sonora perfetta per ubriacarsi e dedicarsi al maligno.
Ristampa in vinile del disco originariamente pubblicato da questo gruppo brasiliano nel 2007.
Lo stesso titolo è la migliore introduzione e spiegazione del disco. I Power From Hell fanno un black metal classico e lo fi ed oscuro, con moltissimi rimandi a suoni come Bathory e compagnia satanica. Tutto porta al vero metal degli anni ottanta e novanta, dove la sostanza era tanta ed il suono era volutamente marcio e malato. I Power From Hell sono un gruppo che sa dare nere emozioni di qualità, con quel suono che sta tornando con insistenza. Certamente qui black metal è un concetto indicativo, perché qui ci sono molte cose e non solo quello.
La colonna sonora perfetta per ubriacarsi e dedicarsi al maligno.
TRACKLIST
1.Call Sluts (Intro)
2.Raping Angels by the Power From Hell
3.The Black Funeral
4.Day of Lust
5.Suicide Metal
6.Sacrifice
7.Black Metal Gods
8.Pentagram Forces
9.More Whores
10.This is My Bitch
11.Diabolical Blues (demo version)
Il risultato è una macchina di suono in veloce e poderoso movimento verso di voi, per aumentare il vostro trip lisergico che qui è garantito.
Attacco sonoro con trip power lisergico dalle lande del Wisconsin. Debutto per questo quartetto americano che usa riffoni potenti e calibrati per portare l’ascoltatore su di un altro piano dimensionale.
Per realizzare il loro piano di straniamento musicale gli Attalla usano l’hard rock, un doom bello duro e cadenzato e anche un bel pò di tenebre.
I titoli dell tracce sono brevi e stringati poiché l’attenzione maggiore deve essere sulla musica, ed ascoltandoli gli Attalla attirano benissimo al nostra attenzione. Sono retrò senza esagerare, hanno un impianto sonoro che è stato costruito negli anni settanta, ma lo attualizzano molto bene. La durezza della loro musica è molto ben calibrata, non esagerano, armonizzandola con la voce che è molto valida. Il risultato è una macchina di suono in veloce e poderoso movimento verso di voi, per aumentare il vostro trip lisergico che qui è garantito. Ottimo debutto, disponibile in cd, cassetta e digitale.
Questi cinque ragazzi fanno un’ottima miscela di hardcore, metalcore e post rock, il tutto con estrema naturalezza e bravura.
Gruppo milanese attivo dal 2013 che fa il suo debutto con questo ep in download libero.
Questi cinque ragazzi fanno un’ottima miscela di hardcore, metalcore e post rock, il tutto con estrema naturalezza e bravura. Certamente l’ascolto del disco renderà molto meglio delle mie povere parole. Questo ep è molto bello e ha un carica metal nel suo complesso che è davvero forte e potente.
Quattro pezzi che esplorano le diverse anime di un gruppo che ha molte idee e che riesce ad esprimersi molto bene, pur avendo davvero tanto da suonare e da dire. Ascoltando questi quattro pezzi ho ritrovato un certo gusto nel fare un metal che attraversa vari generi, e una carica ed una voglia che non riscontravo da tempo. Un esordio estremamente positivo.
TRACKLIST
1.Meet The Abyss
2.Marble Thoughts
3.New Kaledonia
4.Feel Lost
I Dispersion sono un gruppo molto valido ed unico per il panorama italiano.
Nati nel Dicembre 2013 gli italici Dispersion sono un gruppo che parte dal black metal per andare oltre, arrivando in territori lontani e sognanti.
Nati come duo, e poi diventati tre, lavorano duro fin da subito e pubblicano nel 2014 l’ep di debutto Pillars, che raccoglie buoni consensi. I Dispersion sono un gruppo davvero interessante, che raccoglie la fiamma del vero black metal ma non si ferma lì, ma va oltre per cercare nuove tenebre. La voce è spesso ma non solo in growl, e il tappeto sonoro è incessante e vario, con una produzione molto simile all’atmospherical black metal, ma non è il solo genere ad essere attraversato. Tutta la gamma del black metal moderno è qui presente con intelligenza e passione, ci sono cambi di tempo che fanno impressione ed il risultato globale è molto buono, infatti i Dispersion sono un gruppo molto valido ed unico per il panorama italiano.
TRACKLIST
1.Hills of Pangaea
2.Wanderers, Seekers
3.Earth Shrine
4.Steel and Disease
5.Consequences
6.Remorses
7.Evolving Machines
8.Tides of Ages
9.Throne of Balance
Nerissimo black metal mid tempo con schizzi sludge per questo duo tedesco al debutto sulla lunga distanza.
Nerissimo black metal mid tempo con schizzi sludge per questo duo tedesco, al debutto sulla lunga distanza.
Dopo aver pubblicato demo, ep e uno split il malefico duo ha deciso di ammorbarci su lunga distanza, ed il risultato è un disco black metal cupo ma non velocissimo, con un qualcosa degli ultimi lavori dei Satyricon, con quell’incedere quasi thrash, anche se qui abbiamo una forte dose di sludge che incombe ad appesantire il tutto. Il suono di questo duo è marcio ed è un cantico satanico che parla di brutalità e sangue, cose non così lontane dalla nostra vita di tutti i giorni.
L’oscurità domina in questo disco, che è il risultato di approfondimento musicale per fare un disco mai scontato e soprattutto davvero marcio e malato. La buona produzione aiuta l’ascoltatore ad immergersi in questo nero mare.
TRACKLIST
1. The Element Of Destruction
2. Prophet Of Fire
3. Blazing Fires In The Night
4, Unheard Prayer
5. Ritual Of 3 Candles
6. Guided By Two Moons
LINE-UP
Avenger – all guitars, drums and synths
Molestor Kadotus – drums
Il risultato è forte ed oscuro, quasi un magia sessuale e musicale che scaturisce da una parte della nostra psiche molto forte e che giace addormentata, ma che quando urla esce fuori pesantemente.
Se si volesse dare un nome ed una connotazione alla musica de Le Scimmie si potrebbe dire stoner estremo, o ambient stoner.
In realtà Le Scimmie vanno ascoltate e soppesate fisicamente, poiché creano una barriera sonora che è una forza che ci porta in dimensioni diverse dalla nostra.
Nati a Vasto nel 2007 come devastante duo, Le Scimmie pubblicano nello stesso anno un ep chiamato L’Origine, per poi incidere nel 2010 la prima fatica su lunga distanza Dromomania. Il cammino era cominciato e con esso una certa evoluzione sonora, la creazione di un territorio potente e primordiale, una forza sonica notevole che scava dentro cose e persone. In alcuni passaggi si possono sentire in loro echi e lezioni degli Ufomammut, ma non è certamente un difetto, anche se sono solo alcuni passaggi e non vi sono copie od imitazioni.
Colostrum nasce dopo anni di silenzio ed un grosso cambiamento, ovvero l’ingresso nel gruppo di un terzo musicista, Simone D’Annunzio, da sempre dentro al mondo de Le Scimmie ed ora agli effetti sonori dopo una carriera spesa tra l’ambient ed il noise. Il risultato è forte ed oscuro, quasi un magia sessuale e musicale che scaturisce da una parte della nostra psiche molto forte e che giace addormentata, ma che quando urla esce fuori pesantemente. Ci sono maggiormente elementi ambient e di atmosfera rispetto a prima, e tutto è molto strutturato e funzionale. Un disco di terra e di sangue.
I Muschio sono un gran bel sunto di gran parte di quello che c’è di buono nella musica pesante italiana.
I Muschio sono un gran bel sunto di gran parte di quello che c’è di buono nella musica pesante italiana.
Nati nel 2012 a Verbania, i Muschio esordiscono nel 2013 con l’lp Antenatus, che serve loro anche per cominciare a girare i palchi italiani e non solo supportando gruppi più famosi. La loro cifra stilistica è il nervosismo, ovvero il mettere in musica tutta una gamma di sensazioni che vanno dal disagio all’inedia contro questa vita, al soffocamento e a tutto il brutto quotidiano. Tutto ciò i Muschio lo fanno stupendoci nota dopo nota, in un crescendo di intuizioni sonore e incroci neuronali davvero notevoli, che impiegano più di un ascolto per fissarsi alle nostre cellule cerebrali. Come si diceva sopra i Muschio fondono molto del meglio della pesantezza tricolore, come noise, psych, post hardcore, ed le cose più mirabili dell’alternativo italiano anni novanta soprattutto. Qui possiamo sentire echi di Marlene Kuntz in esplosioni alla Helmet che suonano post hardcore, si trovano momenti di regale crescendo pesante. In verità dare queste coordinate è quasi fuorviante con un gruppo così, perché la materia è altamente originale e muschiosa, poiché qui ci si esprime scivolando su noi stessi. Ci sarà altro nervosismo.
TRACKLIST
1. Laboratorio Lacrime
2. La Custre
3. Fuzz Ceremony
4. Scure
5. Burian
6. Lama
7. Fungus
8. Emma
9. Butterfly Fever
I Denizen saranno la prima band straniera, in questo caso francese, ad esibirsi all’Argonauta Fest che si svolgerà a Vercelli alle Officine Sonore dalle 18.00 di sabato 7 maggio. Prima di farvi conquistare dal loro fuzz rock, ecco una bella intervista con loro.
iye Come è nata la vostra band ?
Siamo una band heavy stoner rock dal sud della Francia. Esistiamo dal 2003. Abbiamo iniziato come amici con il Noise Hardcore. Dopo aver ascoltato un sacco di band Classic e stoner rock, finalmente abbiamo incluso queste influenze nella nostra musica.
iye Quali sono le vostre influenze ?
Troppe ! Ma possiamo citare Clutch, Kyuss, Fu Manchu e tutta la classica scena stoner rock, così come alcune bande più pesanti come Taint, The Melvins, Coalesce. E Black Sabbath, naturalmente.
iye Come siete entrati in contatto con l’Argonauta Records ?
Argonauta è un’etichetta che promuove molto le sue band. Quindi, li conosciamo grazie alla loro promo e ogni grande band che stanno sostenendo. Quindi siamo stati molto felici quando Gero ci ha mandato la sua prima e-mail dove ci diceva che gli piaceva il nostro album!
iye Cosa vi aspettate dall’Argonauta Fest ?
Buoni gruppi, buona birra, molta gente e finalmente incontreremo la squadra Argonauta. –
iye Progetti futuri ?
Stiamo scrivendo un nuovo disco, e faremo uno split con una super band inglese di cui non possiamo ancora dire il nome.
iye Tell something on the band origin
We are a Heavy Stoner Rock band from south of France. We exist since 2003. We first started as friends playing Hardcore Noise stuff. After listening a lot of Classic and Stoner Rock bands, we finally included these influences in our music.
iye What are your influences?
Too many ! But we can mention Clutch, Kuyss, Fu Manchu and all the classic Stoner Rock scene as well as some heavier bands like Taint, The Melvins, Coalesce. And Black Sabbath of course.
iye How did you get in touch with Argonauta Records?
Argonauta is a label which promotes a lot their bands. So, we know them thanks to their promo and every great bands they are supporting. So we were very happy when Gero send us his first email telling us he liked our album!
iye What are your expectations for Argonauta Fest?
Good bands, good beer, great and numerous people and finally meeting Argonauta crew!
iye Future plans?
We’re currently writing songs for a new album and a split with a super English band (but we can’t tell more at the moment). We expect to tour again at the end of the year.
I Jordaan sono un’emittente di musica spaziale, creano ampi vortici e scrivono di mari accoglienti o di cadute di sassi dal cielo, meravigliano spesso e mai lasciano indifferenti.
Post metal e post rock si incontrano in un affresco che ritrae vita e morte.
I Jordaan sono nati nel 2009 a Torino, città fucina instancabile di ottimi gruppi. Nella loro idea di musica si possono trovare i momenti emozionali del post rock, la struttura del post metal, il tutto reso senza aver bisogno di dire nulla, poiché la loro musica strumentale spiega già tutto. I Jordaan sono un’emittente di musica spaziale, creano ampi vortici e scrivono di mari accoglienti o di cadute di sassi dal cielo, meravigliano spesso e mai lasciano indifferenti. Certamente sono tantissimi i gruppi che operano nel loro settore, ma i Jordaan sono in possesso di un motore speciale, come quello dell’Arcadia di Capitan Harlock, che porta in luoghi che prima non si vedevano perché semplicemente vibrano in altre frequenze. Post rock, post metal e calda energia fredda per un disco che darà molte emozioni agli amanti di sonorità sognanti, e a chi magari non parla con gli altri ma tiene spesso gli occhi all’insù.
TRACKLIST
1. Gravity
2. Over Quantum Paradox
3. Swahili
4. Nautilus
5. Ramona Flowers
6. The Permian-Triassic Mass Exctinction
7. Radius and Construction of a Mixtilinear Circle-Z
LINE-UP
OX – AcidStonerPercussionDrum.
TONY – 5StringPostResolutionBass.
MIKI – PsychedelicFreezeGuitar.
CRI – DelayFunkyJaguarGuitar.
ALE – LooperSinthBlastMachines.
I Filth In My Garage sono uno dei gruppi italiani di musica pesante e pensante che maggiormente stanno impressionando in questi ultimi tempi. Prima di travolgervi con il loro assalto sonoro durante l’Argonauta Fest che si terrà il 7 maggio 206 alle Officine Sonore a Vercelli, ecco qui una loro intervista:
iye Come è nato il gruppo?
I Filth In My Garage sono intanto 5 amici accomunati da una grande passione per la musica e per tutto ciò che ruota intorno ad essa.
Nascono nell’ormai lontano 2008, fondati da Matteo (chitarra), Stefano (voce) e Luca (ex batterista) così per gioco, poi le cose si sono evolute e nel 2010 sono entrati nella band anche Giacomo alla seconda chitarra e Simone al basso.
iye Quali sono le vostre influenze sonore?
Senza ombra di dubbio la band che più ci ha influenzato sono i Poison the Well, ma ti cito anche Cave In, Norma Jean, The Ocean e Hot Snakes.
iye Come siete approdati su Argonauta?
Ci siamo avvicinati ad Argonauta grazie ad una band che già faceva parte di questa realtà, ossia i Selva, band a nostro parere validissima nonché grandissimi amici.
Seguiamo Argonauta da moto tempo, sappiamo che lavorano come si deve perciò abbiamo deciso di provare questa strada.
iye Cosa vi aspettate dall’Argonauta Fest?
Un sacco di band fighe e una bella situazione dove poter conoscere gente e nuove band. Non vediamo l’ora di suonare in un contesto simile.
iye Progetti futuri?
Per intanto abbiamo il tour da portare avanti. Ci siamo presi una piccola pausa nel mese di Aprile dopo una dozzina di date nel giro di un mese e mezzo da dopo la presentazione del disco, riprenderemo con i live poi a Maggio fino praticamente alla fine di Giugno e parallelamente ci metteremo sicuramente a scrivere roba nuova.
Poi si vedrà, insomma …
I Monolith fanno musica piacevole, con bei riferimenti ma anche con parti originali molto valide.
Secondo disco per questi tedeschi, devoti ai Black Sabbath e al doom rock di qualità.
Dopo una utile e breve gavetta i nostri danno alle stampe nel 2014 il loro primo sforzo sulla lunga distanza con titolo Dystopia che ha ricevuto un’ottima accoglienza e ha permesso loro di calcare diversi palchi. Nella primavera del 2015 Jann Worthmann entra nel gruppo in qualità di bassista, e ciò porta allo spostamento del notevole cantante Ralf Brummerloh dal basso alla chitarra. Con la formazione ormai stabile il gruppo comincia a scrivere Mountain che si discosta dal precedente in quanto ha derive maggiormente rock, pur mantenendo sempre un impianto doom. I Monolith fanno musica piacevole, con bei riferimenti ma anche con parti originali molto valide. I loro momenti migliori sono quando si perdono nelle jams, che non sono molte in questo dico ma rappresentano degli ottimi momenti. Band in continua crescita.
Tutto funziona alla perfezione per un disco di hard blues rock che farà felice molta gente.
Terzo album per questo combo composto da due norvegesi e tre svedesi, nato per fare blues hard rock in stile anni sessanta/settanta senza compromessi.
Il revival di quell’epoca, specialmente in campo hard rock, è leggermente inflazionato negli ultimi anni, e onestamente non tutti i gruppi sono all’altezza del compito. I Brutus sono fra i migliori, se non il gruppo migliore del lotto, loro hanno davvero classe e riescono comporre canzoni bellissime ed analogiche nel dna. Il disco è stato registrato dal vivo in cinque giorni all’Engfelt & Forsgren Studios di Oslo da Christian Engflet, ottimo produttore già con Cato Salsa Experience e Big Bang. Christian ha ulteriormente arricchito il suono dei Brutus facendoli incidere il master su cassetta, con pre amplificatori d’epoca e con il suo sapiente tocco. Il risultato è un disco che trasuda passione, classe e perfetta comprensione di cosa fare. Wandering Blindè una prova maiuscola, con tutti i requisiti sia vintage che soprattutto di estrema godibilità. Non ci sono pezzi noiosi o momenti artefatti, tutto funziona alla perfezione per un disco di hard blues rock che farà felice molta gente.
TRACKLIST
1. Wandering Blind
2. Drowning
3. Axe Man
4. Whirlwind Of Madness
5. The Killer
6. Blind Village
7. Creepin
8. My Lonely Room
9. Living In A Daze
LINE-UP
Jokke Stenby
Johan Forsberg
Kim Molander
Knut-Ole Mathisen
Christian Hellqvist