Tusmørke – Fort Bak Lyset

Tutto è magnifico in questo disco.

Capolavoro tra prog e folk, per questi giganti norvegesi.

Disco davvero illuminante e bellissimo per questi bardi nordici che musicano le storie del folclore della zona di Oslo, soprattutto delle storie che trattano della morte e dei mondi dentro e fuori di noi. Tutto è magnifico in questo disco, innanzitutto un senso pervasivo e fantastico di grande prog, con composizioni curatissime in tutti i dettagli, mai noiose e con un sottobosco folk quasi metal. Tute le canzoni sono suonate e cantate come se fossero favole autosufficienti, che ci conducono nottetempo per stagni, fiumi e tronchi che nascondono altre vite ed altre storie. I Tusmørke hanno imparato moltissimo dalla psichedelia settantiana anatolica, ma hanno rielaborato personalmente il tutto dando vita ad una fantastica miscela. Fort Bak Lyset significa andare dietro alla luce, e la luce dei Tusmørke si fa seguire più che volentieri. Un lavoro straordinario, di un’atmosfera incredibile, dove tutto è bellissimo, e nel quale si può praticare un vero escapismo, cercandovi e trovandovi rifugio dalla pazzia del nostro mondo. In alcuni punti possiamo addirittura sentire odore di funky psichedelico, amazing.
Ennesimo ottimo disco norvegese non black metal, conferma che la Norvegia è una ricchissima terra musicale.

TRACKLIST
1. Ekebergkongen
2. Et Djevelsk Mareritt
3. De Reiser Fra Oss
4. Fort Bak Lyset
5. Spurvehauken
6. Nordmarka
7. Vinterblot

LINE-UP
Benediktator
Krizla
HlewagastiR
The phenomenon Marxo Solinas.
DreymimaðR.

TUSMØRKE – Facebook

True Black Dawn – Come The Colorless Dawn

Come The Colorless Dawn potrebbe suonare come il giusto seguito al primo disco, ed in una certa misura, lo è ma è anche molto di più, essendo soprattutto un gran disco di black metal

Tornano dopo uno hiatus di 15 anni i black metallers True Black Dawn, suono cattivissimo e storia tormentata.

Il loro debutto sulla lunga distanza del 1993 War Against Christians era stato uno dei demo più notevoli della scena finlandese, diventando immediatamente un classico del genere. Durante quegli anni il gruppo si chiamava Black Dawn, poi dovettero cambiare il nome in True Black Dawn, poiché un gruppo americano omonimo aveva minacciato una causa legale. Nel 2001 tornano con Blood For Satan, ottimo disco che li porta nuovamente alla ribalta ed in misura ancora maggiore rispetto al passato. Dopo questo disco, la totale scomparsa, niente fino ad un’esibizione nella loro Helsinki, al Black Flames of Balsphemy Festival nel 2014, ed il primo show all’estero in Olanda. E poi questo disco, che arde della fiamma del black metal originale, caotico, minimale eppure estremamente significativo, carico e distorto. Questo disco è un gran ritorno ed una ferma dimostrazione di quale posto spetta ai True Black Dawn. Lo spirito originale del black metal è qui migliorato, meditato e risputato fuori con violenza immutata, ma con molte migliorie rispetto al passato. I True Black Dawn hanno avuto un’evoluzione diversa, più lenta e più simile al whisky che al vino, ma sono arrivati ad un risultato sicuro e potente, Come The Colorless Dawn potrebbe suonare come il giusto seguito al primo disco, ed in una certa misura, lo è ma è anche molto di più, essendo soprattutto un gran disco di black metal, come pochi attualmente. Ottimo ritorno.

TRACKLIST
01. Intro
02. Come The Colorless Dawn
03. The Light Goes Out
04. Cinereous
05. The Ring – Pass -Not
06. Downward The Serpent Spiral
07. Strange Shaded Sky
08. The Sectile Shadow
09. Eyes Of The Cadaver
10. Into The Tomb Of Her Mirror
11. Outro

LINE-UP
Wrath – scream queen.
Syphon – guitar.
TG – guitar.
Cult – bass.
VnoM – drums.

TRUE BLACK DAWN – Facebook

Messa – Belfry

Belfry dà uno stato di calma quasi eterna, un punto distaccato dal quale osservare i nostri disperati affanni, una comoda nicchia nel fresco di un ghiacciaio morto da eoni.

Incredibile debutto per questo gruppo italiano, doom con fortissime influenze anni settanta, droni possenti e volanti, il tutto fatto benissimo.

Disco per fortuna inconsueto e fuori dall’ordinario per questo gruppo nato, composto da musicisti dai più disparati bagagli musicali, dal black metal al grind, dal prog al dark ambient, al doom. Tutto ciò porta ad un risultato strabiliante per un gruppo nuovo, dato che si è formato nel 2014. Il suono dei Messa sembra un rituale pagano molto oscuro e godibile, che cattura vari immaginari, nobilitato dalla voce di Sara, sacerdotessa che ci accompagna in questo viaggio agrodolce.
Tutte le canzoni sono diverse e raccontano una storia che si intreccia con suoni e visioni diverse. Belfry dà uno stato di calma quasi eterna, un punto distaccato dal quale osservare i nostri disperati affanni, una comoda nicchia nel fresco di un ghiacciaio morto da eoni. I Messa hanno il passo dei grandi gruppi, e grande scenicità musicale, come se fossero stati portati nel mondo reale da Dario Argento in persona, perché per tutto il disco aleggia questo sentimento di horror anni settanta all’italiana. Differenti visioni musicali si amalgamano per un risultato straordinario.

TRACKLIST
1- Alba
2- Babalon
3- Fårö
4- Hour Of The Wolf
5- Blood
6- Tomba
7- New Horns
8- Bell Tower
9- Outermost
10- Confess

LINE-UP
Mark Sade: guitar/bass/ambient
Sara: Voice.
Mistyr : drums.
Albert: lead guitar

MESSA – Facebook

Coffin Lust – Manifestation of Inner Darkness

Un mare di odio mosso da onde di sporcizia e sangue.

Un mare di odio mosso da onde di sporcizia e sangue. I Coffin Lust sono un duo australiano che propone un death metal cattivo e sporco, a volte veloce, spesso lento e pregno di malvagità.

I due componenti del gruppo sono due veterani della scena metal australiana. Il loro debutto come Coffin Lust è un demo del 2012 intitolato Beyond The Dark, quattro tracce nelle vene di Autopsy, Dismbember, vecchia scuola insomma. Nel lavoro attuale le coordinate generali sono quelle, ma spesso nel disco nuovo il suono si rallenta per fa affiorare maggiormente la cattiveria e la sporcizia. I Coffin Lust grattano alla ricerca della cattiveria che alberga in ognuno di noi, cattiveria che il death metal riesce a purificare senza grossi danni per noi e per i nostri simili. Sporca cattiveria australiana in lp, cd e cassetta.

TRACKLIST
1. Execration of Mortality
2. Beyond Redemption
3. Chaos Absolute
4. Swarming Black Inferno
5. Damnation’s Bringer
6. Prophecy of Malevolence
7. Manifestation of Inner Darkness

LINE-UP
J.R. – Drums, Guitars.
P.W. – Guitars, Vox.

COFFIN LUST – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Impurity / Sex Messiah – Vomiting Blasphemies Over The World

Primitivismo black metal, ma non solo, per un netto e felice revival di un certo suono norvegese che non smette mai di risuonare per cattiveria nel mondo tutto, come ben testimonia questo split.

Blasfemia per due ottimi gruppi black metal underground.

Gli Impurity vengono dal Brasile, e si inseriscono nel filone black metal classico, con chiari riferimenti ai Sarcofago, gloria nazional metal brasiliana.
I Sex Messiah vengono invece dal Giappone, hanno inciso demo, compilation e degli split, e fanno un black metal marcio e corrosivo. Tutto nasce da un tour in terra nipponica, dopo il quale la misteriosa etichetta High Society Satanic Records fece uscire questo split in cd in edizione limitata. Da qui questa edizione in vinile della Nuclear War Now !. Ascoltando lo split si capisce quanto siano simili le anime di questi simpaticoni, visto il simile approccio alla nera materia. Primitivismo black metal, ma non solo, per un netto e felice revival di un certo suono norvegese che non smette mai di risuonare per cattiveria nel mondo tutto, come ben testimonia questo split.

TRACKLIST
01. Cult Anti – Matutinal
02. Anti – Dominical
03. Preaching Mark Of The Beast
04. Maniac Lust
05. Holy Death
06. Vampire
07. Eternal Winter

SEX MESSIAH – Facebook

Convulse – Cycle Of Revenge

Veterani della scena death metal finlandese, i Convulse non hanno avuto una storia facile e lineare, a partire dal debutto del 1991 World Without God, che li ha portati ben presto nel novero delle miglior band del genere.

Ai Convulse però ciò non bastava, dato che nel secondo album del 1994, Reflections, il death metal veniva accompagnato da fughe rock and roll, tanto da essere etichettati appunto come un gruppo death and roll. Ma c’è molto di più nelle musica di questo gruppo e lo possiamo ascoltare proprio in questo disco. La Svart Records li pubblica dal loro terzo disco del 2013, Evil Prevails, un’opera marcatamente death metal. Con questo quarto disco i finlandesi ampliano maggiormente i loro orizzonti ed arrivano a proporre un genere tutto loro, dove il death è la base ma si va lontanissimi, passando ora dal prog ora addirittura da cose più gothic. La voce rimane spiccatamente death, ma il resto dell’impianto è vario e caleidoscopico, addirittura psichedelico. Chi ascolta i dischi della Svart Records ovviamente non ama l’ovvio, e quindi eccoci serviti delle fantastiche escursioni nel mondo metal tutto.
Ci sono molte cose dentro questo disco, e gli stessi Convulse ci hanno creduto molto, dato che hanno impiegato molti mesi per scriverlo. Sta a voi pubblico giudicare questo disco, ascoltatelo e ragionate con la vostra testa, non con generi, tags od altro.

TRACKLIST
1.Cycle Of Revenge
2.God Is You
3.Pangaea
4.Fractured Pieces
5.Nature Of Humankind
6.Ever Flowing Stream
7.War
8.Into The Void

LINE-UP
Rami Jämsä – Guitar, Vocals.
Juha Telenius – Bass.
Rolle Markos – Drums.

CONVULSE – Facebook

Altarage – Nihil

Nihil è un disco densissimo ed originale che tira le fila di un certo movimento blackened che sta crescendo molto negli ultimi tempi, ma che non sempre è di qualità come in questo caso.

Lp per questi baschi che suonano un death metal fortemente influenzato dal black e dall’hardcore maleficamente mutato.

Non si conoscono i nomi dei musicisti coinvolti in questo misfatto sonoro, si sa solo che sono veterani della scena underground. Fatto sta che riescono a creare un magma che sembra immoto ma che in realtà si muove molto velocemente verso di noi e non è prevista al salvezza. Ci sono anche elementi di hardcore e metalcore dentro questo maleficio messo in musica. La furia e la rabbia tipici di chiunque faccia metal qui raggiungono un nuovo livello, con un certo lo fi che è funzionale al conseguimento del risultato. Nihil è un disco densissimo ed originale che tira le fila di un certo movimento blackened che sta crescendo molto negli ultimi tempi, ma che non sempre è di qualità come in questo caso.
Ci sono momenti di saturazione e tensione estrema in questo disco, e proprio quei momenti vorresti non finissero mai. Un suono nuovo per vecchie oscurità. Notevole.

TRACKLIST
1.Drevicet
2.Womborous
3.Graehence
4.Baptism Nihl
5.Vortex Pyramid
6.Batherex
7.Altars
8.Cultus

ALTARAGE – Facebook

Blackwood – As the world rots away

Elettronica e noise, rumori e silenzi in negativo, riverberi maledetti e tanto altro, quello dei Blackwood è un disco importante, intimo e allo stesso tempo catartico e malevolo dannatore.

Odio, fastidio, dolore, paura, non adatto, inabile, coltelli sulla gola, fitte dietro il cuore.

Suoni e rumori instabili, graffianti e pesantemente e diversamente vivi, ecco a voi anime belle il debutto dei Blackwood su Subsound Records . Tutto ciò è opera del cervello e del corpo di un uomo solo, Eraldo Bernocchi, sperimentatore ed agitatore sonoro da tanto tempo in corsa verso le nostre orecchie. Dal drone, all’industrial, da cose in quota Sunn O))) ad altre prettamente ansiogene, questo disco ha un raggio d’azione ampissimo ma è claustrofobico come una panic room economica. Si rimane rasenti al suolo, per evitare i demoni interiori che Bernocchi ci e si scatena contro. Il suono è pesante, intermittente e curatissimo, una presa di posizione geometrica contro il nulla che ci avviluppa, la colonna sonora dei nostri fallimenti e dei nostri ancora più miseri tentativi. Elettronica e noise, rumori e silenzi in negativo, riverberi maledetti e tanto altro, As the world rots away è un disco importante, intimo e allo stesso tempo catartico e malevole dannatore. Davvero un debutto incredibile per una nuova avventura di un musicista che ha tanto da dire.

TRACKLIST
1.Breaking God’ Spine
2.Santissima Muerte
3.Sodom
4.Purtridarium
5.Vulture
6.Unrecoverable Mistakes

LINE-UP
Eraldo Bernocchi: electronics, guitars.
Jacopo Pierazzuoli: live drummer.

BLACKWOOD – Facebook

Prisoner Of War- Rot

12″ e mini cd d’esordio per questo truculento gruppo neozelandese che tratta principalmente tematiche di guerra.

12″ e mini cd d’esordio per questo truculento gruppo neozelandese che tratta principalmente tematiche di guerra, confermando una decisa ascesa della scena metal neozelandese, che si conferma veramente true e legata alla vecchia scuola.

I Prisoner Of War sono un bel trio di macellai, si sono uniti nel 2013 per fare un thrash sporco e cattivo, con intarsi anni ottanta per creare un bel magma sonoro davvero potente. Rot è stato registrato dal vivo in un pomeriggio solo, andando poi a overdubbare chitarre e voci a parte. Il risultato è notevolmente una mazzata, ancor di più se si leggono i testi che parlano in maniera diretta e vera della brutta realtà chiamata guerra. Un altro ottimo gruppo neozelandese, di cui aspettiamo un disco di più corposa durata.

TRACKLIST
01. Slow And Painful Death By Gas
02. Evil Sky
03. Purgatorial Shadow
04. Twisted Mass Of Burnt Decay
05. Rot

LINE-UP
Charred Remains – Vocals, Bass.
Typhoid Filth – Guitars.
MG – 42 – Drums.

http://www.facebook.com/IronBoneheadProductions

Uhttps://www.youtube.com/watch?v=0xpbi07uMtw

Sunnata – Zorya

Il sound proposto è uno dei più estremi in circolazione ma i Sunnata lo maneggiano con buona disinvoltura

La scena polacca è sicuramente più famosa per il death ed il black metal, generi che in quella terra hanno trovato terreno fertile in questi ultimi anni, ma scavando nell’underground ci si può imbattere in realtà che fanno proprie sonorità che guardano all’hard rock o, come in questo caso, allo stoner estremo.

Doom e sludge riempiono di potenza fuzz il sound di questa minimale band di Varsavia, nata solo tre anni fa, ma con già un precedente album all’attivo, Climbing the Colossus del 2014.
Conosciuto fino al 2013 come Satellite Beaver, il quartetto torna con un monolitico lavoro di cinque brani, dalla durata media che si assesta sui dieci minuti, quindi lunghe jam di sporco sludge potentissimo, riff massicci e qualche accenno più melodico che riporta la band sulle strade più sicure dello stoner.
Si parte con l’opener Beasts Of Prey e si capisce subito che l’ascolto sarà di quelli tosti, i quattro cerimonieri polacchi non vanno troppo per il sottile, il magma elettrico sprigionato dagli strumenti investe l’ascoltatore e la band, compatta, crea questo vortice sonoro, che attanaglia lo stomaco, come una morsa, dolorosa e senza tregua.
Per essere un’autoproduzione Zorya esce alla grande, il volume di potenza sprigionato è altissimo anche se, nelle lunghe jam, a tratti l’atmosfera si attenua un poco (Long Gone), per riesplodere in un’attimo in tutta la sua distruttiva e debordante potenza minimale.
E New Horizon deflagra in un’esplosione di sonorità fuzz, una lunga cerimonia di dolore, lenta e inesorabile, con gli strumenti al limite e la voce che arriva come da un altro mondo, melodicamente drammatica.
Un martello sonoro e brano più riuscito di questo album, la song è quella più vicino al doom, anche se qualche elemento noise tiene il sound ancorato alle più moderne sonorità sludge.
Per gli amanti del genere Zorya è un ascolto sicuramente consigliato, il sound proposto è uno dei più estremi in circolazione, ma la band lo maneggia sempre con buona disinvoltura.

TRACKLIST
1. Beasts of Prey
2. Zorya
3. Long Gone
4. New Horizon
5. Again and Against

LINE-UP
DOB – Bass
ROB – Drums
GAD – Guitars
SZY – Guitars, Vocals

SUNNATA – Facebook

Pergale – Antropologija

Vilnius è una potenziale Berlino, per gruppi che si creano e brevettano in una potenziale officina.

Aria di primavera, quella fatta di piogge in previsione di cambio clima. Aria fresca e nuove sonorità che cambiano le pastorizie dell’anno passato.

Questo è ciò che si percepisce, almeno dopo pochi minuti di A boy’s night out, traccia apripista del secondo album registrato in studio dal quintetto lituano. Mi sono stupito da come, in poco tempo, tante coincidenze sono affiorate in un’ottima sequenza motorhediana, prog, growling e psycho black. Le chitarre volano senza perdere tempo, si lanciano in fughe e ritornano schiumanti, aggressive e potenti. Questa formula di originalità e di eclettismo, in una prima traccia sempre lascia di stucco, sperando che la seconda a seguire non sia una ripetizione … e così sia . Un tuffo nel vicino passato in cui ancora i Type 0 Negative regalavano la loro attitudine devota a un dark colorato, sinuoso e ammiccante: Estonian Lesbians  ci riporta a quei pomeriggi trasognanti in cui il cimitero monumentale di qualsiasi città faceva probabilmente da anfiteatro malinconico di lunghe passeggiate, per interminabili tattiche su come conquistare la ragazza wave dai capelli colorati e vestita di nero. Buona la voce che assieme alla chitarra comprime molta più energia di quanta già ce ne sia, bilanciando il ritmo sincopato. I cori e le voci femminili aiutano le note del piano ad uscire trionfalmente, un taglio di ballad ad addolcire i toni post black ( anche se siamo lontani dagli Altar of Plague ). Anche perché, per una traccia come Durnius, è necessario un attimo di catarsi, una condizione di necessaria logica, prima di perdersi nella marcia psichedelica che ne consegue. Credo che in questa traccia si assommi l’intero universo Pergale, riconducibile ad un luna park con diverse insegne accattivanti, colorati e smerigliate. Questa marcetta psichedelica ci fa contenti, perché tutti i membri funzionano al loro meglio, e ci stupiscono per la terza volta consecutiva. Bene così, la scaletta funziona ed il disco acquisisce punti . Viskis II riprende in un inciso la traccia contenuta nel precedente Horizontalios maldos palaima, Viskis (Whiskey) e non possiamo fare a meno di fermarci un attimo a pensare a cosa stia dicendo. Qualsiasi cosa sia non importa, ha l’impatto confortevole e coinvolgente di una storia dimenticata e raccontata affettuosamente. Les Yeux Rouges si erige in tutta la sua verticale monumentalità con riff decisamente coinvolgenti e trasognanti: l’intro leggermente epico riporta la normalità con un mid-tempo piacevole, leggero e tonale, compatto. Gabriel the Norwegian è una gran bella invenzione che delizia e scalda i cuori , strizzando l’occhio ai paradigmi del black metal.
Il disco è fatto bene, appartiene a quell’alta fedeltà che mai è fuori moda.

TRACKLIST
1.A Boy’s Night Out
2.Estonian Lesbians
3.Durnius
4.Viskis II
5.Les Yeux Rouges
6.Gabriel the Norwegian

LINE-UP
7 – Vocals
Gusmanas – Guitar
Demonas – Bass
Levas – Keyboards
Ilja – Drums
Simas – Guitar

PERGALE – Facebook

Malokarpatan – Stridzie Dni

Nel complesso un gran bel disco di black metal, che indica ancora una volta che la provincia dell’impero è in grado di essere avanguardia per tracciare il percorso nell’oscurità.

Originariamente pubblicato in digitale l’anno scorso, questo disco ha attirato fortemente l’attenzione della Invictus, che lo ristampato in formato fisico.

I Malokarpatan sono un gruppo slovacco di black metal grezzo e psichedelico, e vanno ben oltre i clichè del genere. Dentro la loro musica è veicolato il folklore e le tradizioni slovacche e più estesamente dell’est Europa. Molto influenzati dai maestri del genere degli anni ottanta e novanta, questi slovacchi portano una notevole ventata di esotismo e malvagità all’interno del calderone black metal. Bisogna ammettere che il folklore slovacco si presta molto bene, con le storie di demoni grotteschi e malvagi ubriachi. Tutti i testi sono in dialetto slovacco dell’ovest che rende molto bene. Nel complesso un gran bel disco di black metal, che indica ancora una volta che la provincia dell’impero è in grado di essere avanguardia per tracciare il percorso nell’oscurità.

TRACKLIST
1.Metelica a kúrnava sa žene nad krajem
2.Kýho besa mi to tá stará ohyzdná striga do pohára nalála
3.Na kríllach cemnoty do horských úbočí zostupuje posol moru a hniloby
4.O víne, kterak učený Hugolín Gavlovič z Horovec vyprával
5.Stridžie dni, kedy neradno po slnka západe vychádzat, ni perí drápat
6.Starý z hory, čo zver svoju budzogánem pobil
7.O jedném, čo pijatikou rozum si pomúcil a nakonec v chléve prenocovat musel
8.Z jazera ozruta, s volíma rohama a telom chlapiny
9.Popolvár najväčší na svete, šarkanobijca a bohatier

LINE-UP
Temnohor – throat.
As – 6 strings & backing throat.
HV – 4 strings & rhythmic beating.

MALOKARPATAN – Facebook

Occult Burial – Hideous Obscure

Da Ottawa un fantastico debutto a base di heavy e speed metal in purissimo stile anni ottanta.

Da Ottawa un fantastico debutto a base di heavy e speed metal in purissimo stile anni ottanta.

Questo disco farà la gioia di Fenriz, il deus ex machina dei Darkthrone, poiché è quanto di più ottantiano possiate trovare in giro. Sono già passati trenta anni da quel magico periodo che nel metal ha dato molta gloria a molte band. Il suono di quegli anni, come di questo disco, è grezzo eppure caldissimo, un vero piacere per le teste metalliche là fuori. Questi canadesi fanno tutto alla perfezione, sia come grafica, sia come musica. Dopo tre demo e la partecipazione ad una compilation dal titolo Evil Spells, Volume, 1 ecco questo folgorante debutto che colpisce al cuore i nostalgici ma non solo. Il disco è davvero piacevole e ben suonato, fatto con il cuore e tanta passione, per continuare una tradizione che non muore mai, quella del vero metallo. Meglio di tante parole farà l’ascolto di questi canadesi.

TRACKLIST
1. Intro
2. Blasted Death
3. Black Adoration
4. Jackal Head
5. Ancient Returns
6. A Witch Shall Be Born (Daughter Of Darkness)
7. Hades Son
8. Hideous Obscure
9. Occult Burial

LINE-UP
Dan Lee : Drums.
Dan McLoud :Guitars.
Joël Thomas :Vocals, Bass.

INVICTUS – Facebook

Xibalba (Xibalaba Itzaes) – Ah Tza ! 7″ Ep

Il loro black metal è immanente e cattivo, malvagità maya che non conosce pietà ne fa prigionieri.

Tornano i black metallers messicani Xibalba, con la loro notevole mistura di dei maya e black metal.

Gli Xibalba o meglio Xibalba Itzaes, non hanno avuto una carriera lineare, dato che pubblicano poche cose, ad esempio Demo 2010 vede la luce o meglio le tenebre quattrodici anni dopo i loro demo del 1992 e del 1994, seguiti dal debut album Ah Dazam Poop Ek del 1994. Il loro black metal è immanente e cattivo, malvagità maya che non conosce pietà ne fa prigionieri. Loro sono stati fondamentali nella nascita e nello sviluppo del black metal messicano, che ora rappresenta uno dei migliori movimenti dell’America di lingua latina. Gli Xibalba Itzaes sono stati il primo gruppo messicano a riportare la cultura maya al centro del discorso, facendo riguadagnare l’interesse dei giovani per il proprio patrimonio culturale, in chiave pagana ed anticristiana. In questi nove minuti di diluvio black metal su vinile i messicani toccano vette davvero alte di intensità, rifuggendo giustamente da una miope ottica lo fi, rendendo con una decente produzione un buon suono. Il loro black metal si discosta dalla media sia per l’esecuzione che la composizione, ma soprattutto per essere originale perché potente ma non cieco.
Furia pagana e classe balck metal per un ritorno molto gradito, che fa rimpiangere la loro scarsa prolificità.

TRACKLIST
01. Ah Tza !
02. Katun 1
03. Dawn of Endless Horrors.

LINE-UP
Marco Ek-Balam – Guitar & Vocals.
Vic EkXibChac – Bass Guitar.
Jorge Ah-Ektenel – Drums.

XIBALBA – Facebook

Tombstoned – II

I Tombstoned sono un gruppo particolare e qui lo confermano nettamente, producendo un disco fantastico.

Tornano questi giganti finlandesi del doom rock, con il secondo capitolo su lunga distanza.

Dopo un ottimo album omonimo nel 2013 pubblicato dalla fondamentale Svart Records, che li ha portati a suonare al Roadburn di quell’anno, ecco il nuovo capitolo. Ed è al livello del precedente, se non migliore, ma i Tombstoned vanno ascoltati ed assaporati disco dopo disco. Rispetto all’esordio alcune cose sono cambiate, il suono è sempre un piacevolissimo doom rock fortemente influenzato dagli anni settanta, ma per niente derivativo. Vivendo in nazioni differenti i membri del gruppo hanno accentuato il carattere jam session dei loro brani, ed il risultato è ottimo, lunghi riff con ottime melodie che sanno dove andare e cosa fare. il tutto con composizioni di ottima qualità.
I Tombstoned non hanno vissuto tempi facili ultimamente e la loro musica è più oscura rispetto al passato, anche il cantato è mutato, divergendo dall’iniziale carattere sabbatiano per trovare qualcosa di più simile al post punk. II è un disco molto affascinante e con un timbro dominante e forte. L’approccio totalmente analogico all’incisione da quel tocco di calore che rende ancora più magica questa musica. I Tombstoned sono un gruppo particolare e qui lo confermano nettamente, producendo un disco fantastico.

TRACKLIST
1. Pretending to Live
2. Brainwashed Since Birth
3. Time Travels
4. And I Told You
5. Haven’t We Seen All This Before
6. You Can Always Close Your Eyes
7. Remedies

LINE-UP
Akke – Drums
Olavi – Bass
Jussi – Guitar & Vocals

TOMBSTONED – Facebook

Veneficium – Veneficium Tape

Tumultuosa e caotica eggregora di death e black metal, che cresce come una bestia senza controllo per lo spazio di tre canzoni che segnano più di album interi.

Tumultuosa e caotica eggregora di death e black metal, che cresce come una bestia senza controllo per lo spazio di tre canzoni che segnano più di album interi.

Dall’underground metallico neozelandese arriva questa bestia demoniaca che porta il nome di Veneficium, e che qui ci colpisce con il suo primo demo in cassetta. La proposta dei Veneficium porta il segno demoniaco, ed è fatta di metal in lo fi ma con gusto, ovvero l’analogico è al servizio dell’effetto finale, e non è esso stesso un fine. Tre pezzi pesanti e sporchissimi, che lasciano sperare in un’agonia finale su lunga distanza. Non si risparmiano i Veneficium e non lasciano tregua all’ascoltatore, che dovrà calarsi in tenebrosi abissi che lo faranno godere alquanto.
La saturazione sonora è quasi al limite ma ciò non infastidisce poiché i Veneficium trovano sempre qualcosa di valido e bestiale per andare avanti. Un demo che lascia basiti per quanta cattiveria e caos contiene, ma anche per la sagacia metallica con la quale è composto. Molto bestiale, molto bello.

TRACKLIST
01. Mefetic Exhumations
02. Aggregation Of Suffering Manifest
03. Mordant Photism Above Cathedrals

VENEFICIUM – Facebook

Law 18 – Law 18

Al confine tra hardcore e metal questo gruppo milanese fa molto casino e regala belle soddisfazioni.

Possente ed ignorante hardcore metallico con forti rimandi ad eroi metropolitani come Biohazard e Sick Of It All. Al confine tra hardcore e metal questo gruppo milanese fa molto casino e regala belle soddisfazioni.

Le coordinate sono quelle di cui sopra ma c’è molto di più, perché i Law 18 ci mettono molto di loro, e con doppia voce e tanta cultura metal ci portano in posti dove i calci volano come polline a primavera e dove ci sono elementi di vari generi, tutti messi insieme validamente. La produzione è buona, ma potrebbe essere migliore, perché lascia giusto intravedere l’enorme potenziale del gruppo, ma è comunque sufficiente per rendere questo lavoro assai divertente. I Law 18 fanno canzoni ben al di sopra della melodia, con aperture vocali e tanto lavoro sotto, con fatica e passione.
I nostri sono persone che amano ed ascoltano molta musica e ciò lo si sente chiaramente, ma sono anche un gruppo che ambisce a qualcosa in più per quanto riguarda il discorso musicale. Un disco che è un ottimo inizio, e le pedate continueranno, rimanete in zona.

TRACKLIST
1.Dwarfs & Cowboys
2.You Blind
3.Hollow Earth Society
4.Dominus Caeli
5.Dirty of Blood
6.Leather’s Wreck
7.Mirror Reflections
8.Rage Against Me
9.2010

LINE-UP
Davide C – Lead Guitar, Voice
Lorenzo Colucci – Bass
Luca Ferrario – Drums, Voice
Alessandro Mura – Voice, Harmonica
Lorenzo Perin – Voice, Rhythm Guitar

LAW 18 – Facebook

Zaibatsu – Zero

Gli Zaibatsu descrivono fini, stritolamenti post industriali e ricatti di metastasi senzienti, il tutto con un magnifico piglio post industrial.

Ci sono rari momenti di illuminazione nei quali, pur guardando un magnifico cielo fatto di bellissimi colori, senti che la fine è vicina, e ti avvolge uno strano senso di pace.

Purtroppo da quel momento alla pace eterna il cammino è ancora duro e pieno di pericoli. Gli Zaibatsu descrivono fini, stritolamenti post industriali e ricatti di metastasi senzienti, il tutto con un magnifico piglio post industrial. Ci sono accelerazioni, momenti chiari e concisi, impastamenti sonori e tante tante cose suonate con il cuore. Riferimenti al loro suono potrebbero oscillare dal grunge all’industrial, ma gli Zaibatsu per fortuna sono un qualcosa di unico e forse irripetibile, poiché fanno generi che non hanno patria, se non nel significato che vogliono attribuirgli chi li suona. Il disco scorre imponente e magnifico, descrivendo un fallimento globale che è solo nostro, poiché ci lasciamo avvelenare in ogni dove, sia fisicamente che spiritualmente, e paghiamo pure per morire di tumori ed essere legati ad un carrello della spesa. Zero è un disco rimarchevole e duro, che potrebbe essere tranquillamente pubblicato dalla Dischord. In Italia abbiamo dimostrato che siamo bravissimi a fare dischi apocalittici, e questo è magnifico. Da sentire e contorcersi, in una danza zero.

TRACKLIST
1. Plastic Machine Head
2. Oppenheimer’s Sister
3. Chemtrails
4. Mantra 3P
5. Pirates
6. Gnomes
7. Technocracy
8. Abac
9. Starless
10. Collateral Language

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Auðn – Auðn

Auðn è la continuazione di un qualcosa che si è risvegliato con il black metal, ma questo qualcosa era lì latente e presente, come uno degli antichi di Lovecraft.

Dalla fertilissima Islanda arriva questo gran disco di black metal, fatto con Bathory nel cuore e nel suono.

Incastonati nella tradizione scandinava gli Auðn fanno un black metal con un respiro ampissimo, atmosferico e davvero ben fatto. Bathory ha mostrato a molta gente le luce e la maniera di fare musica estrema legandosi alle proprie tradizioni, e questo senza essere necessariamente scandinavi.
Il disco originale era uscito nel 2014, ed era doveroso ristampare questo disco per una maggiore diffusione che merita ampiamente. I suoni degli Auðn sono suoni tipicamente scandinavi, con un tocco particolare come tutte le cose fatte dagli islandesi. Non è una musica innovativa od originale, ma è un qualcosa fatto molto bene, con ottima composizione e produzione. Auðn è la continuazione di un qualcosa che si è risvegliato con il black metal, ma questo qualcosa era lì latente e presente, come uno degli antichi di Lovecraft. Questo suono in realtà è amore per la propria terra, le proprie tradizioni e per qualcosa che è oscuramente dentro di noi.

TRACKLIST
1.Klerkaveldi
2.Undir Blóðmána
3.Sífreri
4.Feigð
5.Landvættur
6.Þjáning Heillar Þjóðar
7.Auðn

LINE-UP
Aðalsteinn Magnússon – Guitar.
Andri Björn Birgisson – Guitar.
Hjalti Sveinsson – Vocals.
Hjálmar Gylfason – Bass.
Sigurður Kjartan Pálsson – Drums.

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Kawir – Father Sun Mother Moon

Questo è un altro gran bell’episodio della storia fiera e dura di questo gruppo ellenico

Tornano su Iron Bonehead i Kawir, leggendario gruppo metal greco, devoto ai vecchi dei del pantheon greco.

Dal 1994 i Kawir hanno arricchito e cambiato la scena estrema underground ellenica, spostando l’attenzione sugli dei greci, portandoli nel vortice del black metal mediterraneo. Il loro stile è molto minimale ed epico, usando un black metal con un pathos che in Norvegia difficilmente si può ascoltare. La loro importanza è grande, poiché il gruppo ateniese ha fatto entrare definitivamente l’ellenicità nell’agone estremo. La prolificità dei Kawir li ha portati anche ad avere formazioni con elementi provenienti da altre nazioni, ma ora sono tornati ad avere una line-up esclusivamente ellenica.
Il disco è stato registrato a soli nove chilometri di distanza dalle Termopili, e ciò ha davvero impregnato il disco di qualcosa di molto antico. Registrato con una produzione a metà fra lo fi e hi fi, perfettamente calzante, Father Sun Mother Moon è un ottimo esempio di come si possa fare un black metal diverso e non derivativo, con elementi propri e sentiti profondamente. Il titolo vuole celebrare il sole e la luna, due elementi che già da soli spiegherebbero molte cose e farebbero la nostra felicità, ma invece duemila e passa anni fa qualcuno ha deciso diversamente, ma questa è un’altra storia.
Un altro gran bell’ episodio della storia fiera e dura di questo gruppo ellenico.

TRACKLIST
01. To the Sovereign Sun
02. Dionysus
03. Hercules Enraged
04. To Diouscuri
05. To Mother Moon
06. Hail To The Three Shaped Goddess
07. The Taurian Artemis
08. The Descent of Persephone

LINE-UP
Therthonax – Guitars
Melanaegis – Guitars
Porphyrion – Vocal
Hyperion – Drums
Echetleos – Bass

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