Go Ask Alice – Perfection Is Terrible

Se la perfezione è terribile, almeno musicalmente i nostri il rischio lo corrono avvicinandovisi pericolosamente, tramite la proposta di di sonorità cristalline a cavallo tra l’elettronica e l’ambient, dai tratti pacati ma non prive di repentini slanci melodici.

Primo passo discografico per questo trio di musicisti romani denominato Go Ask Alice, i quali raccolgono i brani composti in questi anni riversandoli su questo breve lavoro, sicuramente interessante e di buona fattura relativamente al tipo di sound proposto, intitolato Perfection Is Terrible.

Nelel vita di tutti i giorni, nelle molteplici attività ed i diversi ruoli che la vita offre in sorte, personalmente vedo la ricerca verso un costante miglioramento come un qualcosa di positivo, che spinge le persone a non accontentarsi di un’aurea mediocritas, ma dall’altra, se subentra in tutto questo un aspetto maniacale diviene una sorta di patologia in gradodi rovinare l’esistenza in maniera irrimediabile; una frase come Perfection Is Terrible riassume tutto questo proprio perché, pensandoci bene, il raggiungimento di tale stato equivale alla fine di un qualsiasi percorso evolutivo, assimilabile metaforicamente alla morte.
Comunque, se la perfezione è terribile, almeno musicalmente i nostri il rischio lo corrono avvicinandovisi pericolosamente, tramite la proposta di di sonorità cristalline a cavallo tra l’elettronica e l’ambient, dai tratti pacati ma non prive di repentini slanci melodici.
Infatti, questi otto brevi brani interamente strumentali esibiscono una buona varietà compositiva abbinata ad una gamma di soluzioni abbastanza dinamiche, ovvero tutto quanto serve per non rendere tedioso un album strutturato in questa maniera.
Ed in effetti, la formazione a tre composta dai due fondatori Lorenzo Albanese e Flavio Moro e da Valerio Occhiodoro (aggiuntosi dopo un paio d’anni) consente proprio di sfuggire ai minimalismi delle one man band, offrendo un sound più ricco e sfaccettato, e soprattutto non freddo, nonostante il substrato fondamentalmente elettronico possa far ritenere il contrario.
Anche l’utilizzo a tratti di una batteria “vera” e della chitarra acustica (ad opera rispettivamente degli ospiti Curzio Ferri ed Andrea Oggiano) si rivela un particolare non indifferente capace, di rendere ancor più accattivante e coinvolgente l’operato dei Go Ask Alice; fatto il primo passo, quello che ci si attende ora da questi musicisti capitolini è la conferma su un minutaggio complessivo più consistente delle buone sensazioni destate con Perfection Is Terrible.

Tracklist:
1.Intro
2.Loud
3.Close to the river
4.The shout
5.Section three
6.Nova
7.Morning
8.Nothing to be sad

Line up:
Lorenzo Albanese: bass, keyboards, electric guitar
Flavio Moro: synthetizers, keyboards, drum programming
Valerio Occhiodoro: electric guitar

Guests:
Curzio Ferri: drums
Andrea Oggiano: acoustic guitar

GO ASK ALICE – Facebook

Craving Angel – Redemption

Tutti gli ingredienti di base dell’heavy metal, usati in abbondanza dal gruppo, fanno dell’album un perfetto lavoro targato 1984 o giù di li: non un male a priori, visto che molti dei brani di Redemption sono perfetti esempi della più pura interpretazione del genere.

Ancora un’altra uscita marchiata dalla pavese Minotauro Records all’insegna dell’heavy metal old school.

Questa volta l’etichetta italiana vola negli States, precisamente a White Bear Lake (Minnesota) per catturare questi angeli dell’heavy metal classico e fermatisi negli anni ottanta.
I Craving Angel segnano come data di nascita nel documento d’identità metallico il 1984 ma, di fatto, l’unica uscita in trent’anni si fermava al demo omonimo uscito nel 1987.
Finalmente nel 2014 Dark Horse interrompeva il silenzio discografico con una raccolta di materiale scritto dal gruppo in tutti questi anni, mentre l’odierno Redemption si compone di brani più recenti, anche se attitudine, produzione, suoni e copertina rimangono confinati nel decennio ottantiano.
Tutti gli ingredienti di base dell’heavy metal, usati in abbondanza dal gruppo, fanno dell’album un perfetto lavoro targato 1984 o giù di li: non un male a priori, visto che molti dei brani di Redemption sono perfetti esempi della più pura interpretazione del genere.
Il leader ed unico membro superstite della formazione originale (il cantante Buddy Hughes) si accompagna per questa avventura con il chitarrista e batterista Jimmy Cassidy ed il bassista Erick Wright, mentre Dirty Girls apre le ostilità, tra heavy metal e street: così, passeggiando per il Sunset Boulevard, si incontrano le stesse, ormai rugose facce e Freak Show con il suo potente mid tempo si colloca tra gli Wasp ed i L.A Guns.
I Craving Angel non si fanno certo intimorire dall’età o dal tempo ormai passato e nel 2017 ci fanno ballare al ritmo irriverente e rock’n’roll di Bad Voodoo (Motley Crue DOC), mentre Dream Chaser solca territori più metallici e duri.
Hughes si dimostra cantate di razza , dando la giusta interpretazione alle vari atmosfere dei brani che continuano a saltellare tra l’heavy e lo street, mentre l’atmosfera da musicassetta consumata nella vecchia autoradio di papà è li a ribadire l’attitudine old school della proposta dei Craving Angel.
In conclusione, un lavoro ad uso e consumo dei nostalgici e con molti dei pochi capelli rimasti ormai imbiancati, ma valido, almeno per quanto riguarda il songwriting.

TRACKLIST
01. Dirty Girls
02. Crash and Burn
03. Chicaboom
04. Hells Waiting
05. Roses Are Red
06. Outta My Way
07. Freak Show
08. Bad Voodoo
09. Everything I do
10. Gonna Party
11. Dirty Little Secret
12. Dream Chaser
13. She’s No Lady
14. Gonna Getcha
15. New Day
16. Primadonna
17. Roses are Red (acoustic version)

LINE-UP
Buddy Hughes – Vocals
Jimmy Cassidy – Guitar, Drums
Erick Wright – Bass

CRAVING ANGEL – Facebook

TEN

TEN PRESENTS “JEKYLL AND HYDE”, THE LATEST MUSIC VIDEO FROM NEW ALBUM “GOTHICA”

The British Melodic Hard Rock band TEN unveiled today the fourth single and second music video from their brand new (13th) studio album entitled “Gothica”, which was released on the 7th of July, 2017 via Frontiers Music srl. Inspired by Robert Luis Stevenson’s classic science gothic novel “Strange Case Of Dr Jekyll and Mr Hyde” (1886), “Jekyll and Hyde” is a classic rock track, which lyrics describe mr.Hyde’s search for his next victim in the dark streets, lit only by the light of the moon.

“Gothica” was produced by Gary Hughes and mixed/mastered by Dennis Ward, a longstanding professional association which has been ongoing since Dennis mixed TEN’s 2011 album, “Stormwarning”.

Additionally, the album features stunning original artwork by Stan W. Decker, while the atmospheric sleeve photography is once again provided by the remarkably talented Adrian Ashworth.

You can preorder “GOTHICA” NOW: http://radi.al/Gothica
Frontiers: http://www.frontiers.shop
Amazon: http://radi.al/GothicaAmazon
iTunes: http://radi.al/GothicaiTunes
Google Play: http://radi.al/GothicaGooglePlay

Listen to TEN on Spotify: http://radi.al/GothicaSpotify

Tracklisting:
1. The Grail
2. Jekyll And Hyde
3. Travellers
4. Man For All Seasons
5. In My Dreams
6. The Wild King Of Winter
7. Paragon
8. Welcome To The Freak Show
9. La Luna Dra-cu-la
10. Into Darkness

TEN is:
Gary Hughes – Vocals, Backing Vocals, Guitar, Bass and Programming
Dann Rosingana – Guitar
Steve Grocott – Guitar
John Halliwell – Guitar
Steve McKenna – Bass Guitar
Darrel Treece-Birch – Keyboards
Max Yates – Drums and Percussion
Additional Backing Vocals – Karen Fell

http://www.tenofficial.com/
https://www.facebook.com/TenOfficial
https://twitter.com/TENOfficial_UK

Zaiph – New Era

Ci troviamo in presenza di una maniera di interpretare la materia robusta e nel contempo melodica, senza sconfinare in soluzioni banali ed impreziosita da ottimi suoni.

Gli argentini Zaiph sono una band attiva più o meno dall’inizio del decennio e offrono, con New Era, la loro terza prova su lunga distanza.

Il gruppo, guidato dal cantate, tastierista e compositore Nico Moroni, dimostra sicuramente l’intenzione di non appiattirsi su una riproposizione scontata di sonorità del passato, proponendo un heavy/prog metal che, invece di prendere come riferimento naturale i nomi più in vista del settore, riporta alla mente semmai band notevoli ma che non sono certo passate alla storia, una tra queste gli Angel Dust ma infiorettati da una maggiore propensione progressiva:
Questo fa capire che ci troviamo in presenza di una maniera di interpretare la materia robusta e nel contempo melodica, senza sconfinare in soluzioni banali ed impreziosita da ottimi suoni, questo favorito anche dal fatto che Moroni, per mixaggio e masterizzazione dell’album, si è avvalso dell’aiuto di un nome pesante come quello di Dan Swanö.
New Era si snoda lungo lungo 13 tracce inquiete che, di volta in volta, vanno anche a scomodare fonti di ispirazione più importanti come Nevermore e, a tratti, anche i Savatage più progressivi, dando vita ad un opera a suo modo personale proprio perché questi riferimenti (anche se quelli citati non appaiono invece tra le fonti di ispirazione dichiarate) si rivelano sotto forma di accenni che tendono a rappresentare, con buona omogeneità, tutte le diverse anime.
L’album risulta così piacevole e senz’altro degno di nota, anche se forse, a mio avviso, manca quel paio di di brani trainanti che spinga, poi, ad apprezzare la tracklist nel suo insieme: solo un piccola screpolatura, comunque, visto che tracce come Wild Beauty, Song of the Mountain, The Devil’s Swing e la più composita Seconds (Part ll) spiccano sia pure di poco per la loro qualità e la presenza di spunti davvero notevoli.
L’interpretazione vocale di Moroni è apprezzabile, soprattutto perché, non essendo in possesso di un registro dalla particolare estensione, evita inutili forzature risultando ugualmente espressivo e in definitiva gradevole.
Indubbiamente, a differenza di questo avviene in Brasile, le difficoltà per emergere in campo metal nel resto del Sudamerica non sono poche, alla luce di scene vitali, fresche ma di dimensioni ancora troppo ridotte per poter consentire uno sbocco più facile in Europa e nel nord del continente americano.
E’ un peccato, quindi, che una band del valore degli Zaiph debba fare un po’ tutto da sola per cercare di divulgare la propria buona musica; è probabile che, con l’approdo in Francia di Moroni, stabilitosi a Tolosa, le cose possano migliorare in tal senso e personalmente me lo auguro, visto che la musica contenuta in New Era è di un livello più che sufficiente per rendersi appetibile per i fans di alcune delle band citate, oltre per chi apprezza l’heavy/prog metal nel suo complesso.

Tracklist:
1.Tomorrow’s Promises
2.Mental Equinoxis
3.Wild Beauty
4.Blow!!!
5.Don’t Live a lie
6.Gates
7.Song of the Mountain
8.In The End
9.The Devil’s Swing
10.The Butterflies Carrousel
11.Seconds ( Part ll )
12.Conscious Minds
13.13 Lunas

Line up:
Nico Moroni: Lead and Backing Vocals, Keyboards, Piano and Synths
Luca Frizza: Lead and Rhytim Guitar; Percussion
Pablo Cesar Moreno: Lead and Acoustic Guitars
Nanci Bochatay: Bass and Vocals
Luis Morero: Drums

Additional Musicians:
Alejandro Goncebat : Percussion “Gates”; “Song of the Mountain”; “The Butterflies Carrousel”
Marcelo Camusso: Percussion “Gates” ; Flute and Tibetan Bowls “Song of the Mountain”
Leo Verra: Piano and Synths “In The End”; “Seconds (Pt ll)”

ZAIPH – Facebook

Agonia Black Vomit- Cosmosatanic Wisdom

Nelle canzoni di Agonia Black Vomit vi sono tante cose e Cosmosatanic Wisdom è tutto da scoprire, con la sorpresa e la gratificazione dei dischi che vanno oltre la musica e che disegnano altre traiettorie, così poco comuni di questi tempi.

Black metal molto poco ortodosso dall’Italia, pubblicato da una delle migliori etichette della scena.

Se quanto sopra non vi ha convinto, ascoltate direttamente in disco, che merita moltissimo. Il black metal proposto dagli Agonia Black Vomit ha un taglio fortemente mediterraneo, infatti si rifà alla scena italo/greca, che ha le sue belle differenze rispetto a quella scandinava. Qui non troviamo solo velocità, ma molta incisività e ricerca di un giusto equilibrio tra potenza, marcezza, il tutto sotto la nera egida dell’unico Signore possibile. Questa one man band italica, avvolta dal giusto mistero, è debitrice dell’ortodossia black metal, ma si stacca quasi dal nero sentiero per esplorare personalmente le tenebre, e trova efficacemente una via personale. La voce è un growl marcio ma intelligibile, la produzione è molto precisa e rende giustizia della bravura dell’unico membro Agonia. Non vi sono rilevanti novità sonore, e non erano nemmeno richieste, poiché questo è un solido disco di black metal, strettamente per gli amanti del genere. Una delle proprietà migliori del genere è che si può declinare in molti termini e questo è uno dei migliori. Ascoltando Cosmosatanic Wisdom si entra in una visione del mondo che, man mano che si procede, diventa molto chiara e condivisibile, poiché il peggiore satanismo lo abbiamo sotto i nostri occhi tutti i giorni, mentre quello qui contenuto è di livello molto più elevato. Nelle canzoni di Agonia Black Vomit vi sono tante cose e Cosmosatanic Wisdom è tutto da scoprire, con la sorpresa e la gratificazione dei dischi che vanno oltre la musica e che disegnano altre traiettorie, così poco comuni di questi tempi. Per i neri amanti o per chi volesse sviare, ma si sappia che non è la follia di un attimo, bensì una filosofia ben definita e soprattutto difficile e dolorosa.

Tracklist
01. Departure From Degrade
02. Engines Of Hate
03. The Acid Soil
04. Parallel Descanting Visions
05. The Peaceful Solitude
06. Alone
07. Symphony Of Suffering

AGONIA BLACK VOMIT – Facebook

Bloodphemy – Bloodline

Una quarantina di minuti immersi nel death metal, ignorante quanto si vuole, scolastico in certi frangenti, ma che ha nella sua anima maligna un’onestà intrinseca che valorizza questo assalto sonoro senza compromessi.

Sulle pagine di In Your Eyes erano apparsi lo scorso anno, quando vi parlammo dell’ep Blood Will Teel, licenziato dalla Sleaszy Rider, che di fatto fu un ritorno per il gruppo olandese dopo quattordici anni dallo storico demo.

La firma per la label greca ha portato continuità e costanza in casa Bloodphemy, così siamo a presentarvi il nuovo e primo full length intitolato Bloodline.
Il gruppo è formato da musicisti navigati della scena estrema underground, militanti tra le file di Devious, Altar, Bleeding Gods, Pleurisy e Beyond Belief,  impegnati nel portare lo storico monicker in cima alle preferenze dei deathsters attenti a cosa si muove nel sottosuolo metallico.
Bloodline, come il predecessore, è un pezzo di granito brutal death metal, old school e dalle influenze che guardano alla storica scena europea (God Dethroned, Gorefest) .
Si viaggia veloci e senza compromessi sui binari tracciati dai gruppi di riferimento: Arnold Oudemiddendorp , brutale orco proveniente dalla terra dei tulipani, ed i suoi compari ci prendono per il collo, sballottandoci con nove esplosioni di adrenalinico e potentissimo death metal, ordinario nel suo sviluppo ma tremendamente efficace nel far crollare dighe a suon di esplosioni estreme.
Una quarantina di minuti immersi nel death metal, ignorante quanto si vuole, scolastico in certi frangenti ma che ha nella sua anima maligna un’onestà intrinseca che valorizza questo assalto sonoro senza compromessi.
Un piacere non esserci sbagliati un anno fa, un dovere farvi conoscere questo nuovo lavoro, lasciate che la bestia che è in voi esca prepotentemente e sfoghi la sua ira grazie alle devastanti Void, Madness ed Annihilation.

TRACKLIST
1. Void
2. Blood Will Tell
3. Sides
4. Infanity
5. Madness
6. Soulmate
7. Obsessed
8. Annihilation
9. Contravene

LINE-UP
Arnold Oudemiddendorp – Vocals
Edwin Nederkoorn – Drums
Rutger van Noordenburg – Guitars
Wicliff Wolda – Bass
Winfred Koster – Guitars

BLOODPHEMY – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=fHLC3aay3F4

Hell Done – The Dark Fairytale

Gli Hell Done si sono ritrovati ed hanno finito il lavoro iniziato tanti anni fa, raccontando con The Dark Fairytale una tragica storia d’amore supportata dalle note epiche, dure, a tratti violente, dell’heavy metal dai rimandi speed/thrash.

Gli Hell Done portano a termine quello che era stato iniziato anni fa, ed è così che The Dark Fairytale può finalmente vedere la luce e la storia del paladino Riccardo essere raccontata.

Un percorso iniziato nel 1998 ed interrotto più volte, quello della band bolognese, con i soliti problemi che affliggono molti gruppi underground, falcidiati da continui cambi di line up ed altrettante ripartenze che non impedirono agli Hell Done di registrare un ep intitolato The Dark Fairytale nel 2003 per poi sciogliersi nuovamente.
Lo scorso anno i musicisti si sono ritrovati per mettere le mani sul materiale targato Hell Done, con alle spalle esperienze passate e presenti in band come Old Flame, Tarchon Fist, e ora con Sange Main Machine e Badmotorfinger, per il singer Luigi Sangermano, Eva Can’t per il batterista Diego Molina, così come per il chitarrista Simone Lanzoni, a sua volta anche vocalist negli In Tormentata Quiete, mentre il presente per il bassista Andrea Sangermano si chiama Raw Pink e Iggy and His Booze.
Una sorta di super gruppo a tutti gli effetti, quindi, che oggi con The Dark Fairytale può raccontare una tragica storia d’amore supportata dalle note epiche, dure, a tratti violente dell’heavy metal dai rimandi speed/thrash.
Il concept narra di Riccardo, generale dell’esercito dei Franchi in guerra contro i Saraceni, un grande guerriero visto però con sospetto dai suoi compagni per essere figlio di una donna francese ed un saraceno, e della sua storia d’amore con Heleonore dal tragico epilogo; gli Hell Done raccontano la storia del paladino con la forza drammatica del metal, valorizzato da suggestive parti acustiche e sfuriate heavy/speed che, in alcuni casi, si avvicinano al thrash mantenendo in generale una struttura ben radicata nell’heavy metal classico.
L’album è colmo di duro metallo epico, di scuola tedesca tra power e thrash, ma sono le melodie che fanno la parte del leone, drammatiche, tragiche, a tratti oscure come se si trattasse di una poderosa jam tra Grave Digger e Kreator benedetti dal talento melodico degli Iced Earth, unica concessione al metal d’oltreoceano.
The Dark Fairytale cresce con il passare dei minuti mentre brani potenti ed epici come Realms In War Covering My Way ci accompagnano verso l’emozionante finale con The Seed Of Evil e la title track, brani top di questo ottimo lavoro, un saliscendi di emozioni in un crescendo drammaticamente metallico.
Bene hanno fatto i musicisti nostrani a portare a termine la storia dando lustro a questa raccolta di brani: il risultato è un album di heavy metal classico con tutte le caratteristiche per far innamorare i tanti defenders con una Heleonore nel cuore.

Tracklist
1 – 732 A.D.
2 – Realms in War
3 – And Though the silence
4 – Covering my way
5 – Just began
6 – Heleonore
7 – Betrayer
8 – The Seed of Evil
9 – The Dark Fairytale

Line-up
Luigi “Sange” Sangermano – vocals
Simone Lanzoni – guitars
Andrea Sangermano – bass
Diego Molina – drums

HELL DONE – Facebook

LILYUM

I dettagli del nuovo album in uscita per Vacula Productions!

BROKEN BONES PROMOTION PRESENTA:

LILYUM: rivelano i dettagli del nuovo album in uscita per Vacula Productions!

I black metallers torinesi Lilyum hanno da poco ultimato le registrazioni del loro settimo album, “Altar Of Fear”, il quale uscirà il 29 agosto per Vacula Productions. Da segnalare il ritorno del cantante-bassista Lord J.H. Psycho (Phenris, In Corpore Mortis, ecc.) e del batterista Frozen (Cold from Beyond, Devotion Omega, Krowos, Malauriu, ecc.). Il leader Kosmos Reversum rivela quanto segue: “Non credevo mai che in così pochi anni riuscissimo a registrare sette album. Come spesso avviene per l’ultima uscita, sarebbe conveniente elogiare l’ultimo parto come il migliore mai inciso, ma questa volta preferiamo non dire niente ma sperare solo che la gente dia una possibilità a questo disco, e per una volta non seguA sempre i soliti “big”. Ascoltate questo album dall’inizio alla fine con attenzione, chiediamo solo questo”. Di seguito artwork, tracklist, flyer e brano anteprima tratto dall’album che potrete ascoltare dal seguente player soundcloud ed intitolato “Voices From The Fire”.

BRANO ANTEPRIMA “Voices From The Fire”

https://soundcloud.com/lilyum1/voices-from-the-fire

Tracklist:
1. Alkahest
2. To Dream Beneath Plains Of White Ash
3. The Watchers’ Departure
4. Voices From The Fire
5. Tomorrows Worth Erasing
6. Stain Of Salvation
7. Siege The Solar Towers

Quintessenz – To the Gallows

Il sound offerto in quest’album è piuttosto diretto, senza particolari fronzoli e se vogliamo, molto più attinente a livello tedesco allo spirito thrash che non a quello black, che invece di solito tende ad essere da quelle parti molto più introspettivo.

I Quintessenz sono l’ennesima one man band, questa volta proveniente dalla Germania e dedita ad un thrash/black piuttosto diretto e di discreta fattura.

Il musicista che sta dietro al progetto, Genözider, alle prese anche in altre band come Vulture e Luzifer, arriva con To the Gallows al suo secondo full length, dopo il precedente Back to the Kult of the Tyrants che aveva ottenuto buoni riscontri.
Il sound offerto in quest’album è piuttosto diretto, senza particolari fronzoli e se vogliamo, molto più attinente a livello tedesco allo spirito thrash che non a quello black, che invece di solito tende ad essere da quelle parti molto più introspettivo.
Tutto ciò da vita ad una forma musicale scorrevole, spesso dalle propensioni heavy che conferiscono ad alcuni brani un andamento piuttosto trascinante (su tutte Sounding the Funeral Bell, dall’accattivante linea chitarristica, e Endless Night, 100% in quota primi Savatage) ma che, nel suo complesso, non possiede la necessaria profondità.
Per chi ricerca un qualcosa di stuzzicante e con un pizzico di spirito innovativo sarà bene passare oltre ma se, invece, si vuole ascoltare musica che faccia scapocciare senza troppi patemi d’animo, To the Gallows è un disco ideale in quanto rifugge, grazie alle sue venature black e power, la tetragona linearità di certo thrash, lasciando un buon retrogusto, pur se di limitata durata.

Tracklist:
1. Zeitgeist
2. Of Majestic Shores
3. The Claws of Nosferatu
4. Her Spell
5. Sounding the Funeral Bell
6. To the Gallows
7. Endless Night
8. Seth
9. Gloomweaver
10. Cursed by Moonlight

Line-up:
Genözider

Guests:
M. Outlaw – vocals on “Zeitgeist”
Bonesaw – Vocals on “Sounding the Funeral Bell”
Tyrannizer – Vocals on “Seth”

QUINTESSENZ Facebook

Dzö-nga -The Sachem’s Tales

Ascoltando The Sachem’s Tales si entra in un mondo sognante e gotico, che nasconde mostri e inusitata bellezza, ci sono cavalcate, sfuriate e dolci ninne nanne, e tutto ciò rende il disco molto originale.

I Dzö-nga, pronucia zone–gah, sono un progetto che abbraccia gran parte dello spettro del black metal, fondato dal multistrumentista americano Cryvas.

Il cuore del loro suono è un black metal che spazia soprattutto dal symphonic all’ambient, sempre con elementi di forte originalità. Una delle peculiarità di questo disco è il mixaggio che è fuori dal comune, essendo molto differente da quelli più comuni nel genere: qui vengono preferiti i toni più bassi e pacati degli strumenti, e pur essendoci di fondo un’aggressività black si fa tutto più particolare, quasi onirico. Ascoltando The Sachem’s Tales si entra in un mondo sognante e gotico, che nasconde mostri e inusitata bellezza, ci sono cavalcate, sfuriate e dolci ninne nanne, e tutto ciò rende il disco molto originale. Gli Dzö-nga fanno un impasto sonoro che sfrutta le infinità possibilità di codifica del black, genere che ha davvero molti tentacoli da poter essere usati come si vuole. È quasi vampiresco il tutto, con un tono gotico molto accentuato. Ci si avvicina, sia come stile che come tematiche, al meglio del cascadian black metal, genere che permette di parlare di natura e, come in questo caso, del folkore algonchino, visto che The Sachem’s Tales è un album incentrato sulle tradizioni della più grande famiglia di nativi americani . In questo disco vengono esplorate le loro storie e le loro profezie che sono molto attuali, anche perché gli algonchini avevano un’idea ben precisa di come sarebbe andata a finire, ovvero male. Inoltre le loro notti erano popolati da terribili demoni, legati alla durezza della loro vita, in posti non molto ospitali. La musica degli Dzö-nga regala una visione speciale di tutto ciò, e un black metal particolare ed unico, differente da molti altri, sempre interessante e godibile.

Tracklist
1.Midewiwin Lodge
2.To the Great Salt Water
3.The Wolves Fell Quiet
4.Halle Ravine
5.Against the Northern Wind
6.A Seventh Age of Fire
7.The Witching Meadow

Line-up
Cryvas – Instruments, vocals
Grushenka Ødegård – Vocals

Aaron Maloney – Session drums
Lilith Astaroth – Guest vocals (The Sachem’s Tales)

DZO-NGA – Facebook

Father Befouled – Desolate Gods

Un riffing profondo come un pozzo collegato con l’inferno, una catacomba sonora dove il death metal old school sguazza tra i cadaveri e le accelerazioni, così come i rallentamenti infrangono ogni resistenza umana.

Tempo di grandi album in campo death metal!

Che arrivino dal Nordeuropa o dall’America, i nuovi lavori di una serie di gruppi più o meno famosi ed importanti stanno letteralmente conquistando la scena underground estrema.
E’ arrivato il momento anche per i Father Befouled di tornare sul mercato con un nuovo album, il quarto di una prolifica discografia iniziata nel 2008 e che non manca di una marea di lavori minori tra split ed ep.
Il quartetto di deathsters americani torna al lavoro sulla lunga distanza che mancava da cinque anni e Desolate Gods riapre la ferita alla gola dell’umanità, sanguinando in zampilli di spesso liquido che da rosso diventa nero sotto i colpi inferti da questa mezzora di assalto, oscuro, abissale ed estremo.
Un riffing profondo come un pozzo collegato con l’inferno, una catacomba sonora dove il death metal old school sguazza tra i cadaveri e le accelerazioni, così come i rallentamenti infrangono ogni resistenza umana, una conferma per il gruppo statunitense, ormai da considerare come veterano di una scena che non vive dei soliti nomi ma si rigenera ciclicamente con nuove e maligne realtà.
Desolate Gods è bello che descritto, oscuro, violento e senza compromessi come vogliono i fans del death metal tradizionale, diretto come una mitragliata sparata su un gruppo di zombie, spettacolare nelle parti doom/death in odore di decomposizone come la terra di un cimitero abbandonato (Ungodly Rest) e devastante, distruttivo e brutale (Offering Revulsion).
Per chi ama il death metal di matrice statunitense (Incantation, Morbid Angel, Immolation) un album da non perdere.

TRACKLIST
1. Exsurge Domine (Intro)
2. Offering Revulsion
3. Mortal Awakening
4. Exalted Offal
5. Ungodly Rest
6. Divine Parallels
7. Vestigial Remains of… (Instrumental)
8. Desolate Gods

LINE-UP
Justin Stubbs – Vocals/Guitar
Derrik Goulding – Guitar
Wayne Sarantopoulos – Drums
Rhys Spencer – Bass

FATHER BEFOULED – Facebook

COMEBACK KID

Il video di ‘Surrender Control’, dall’album “Outsider”, in uscita a settembre (Nuclear Blast).

La migliore band hardcore/punk canadese, COMEBACK KID, ha pubblicato un nuovo brano tratto dall’atteso nuovo album “Outsider”. Guarda il video di ‘Surrender Control’

Il cantante Andrew Neufeld commenta il video e la forse più brutale canzone dell’album: “Surrender Control è una delle prime canzoni che abbiamo scritto per questo nuovo album. Stu ha messo l’idea sul tavolo e l’abbiamo rivista molte volte fino ad arrivare a registrarla. Siamo volati in Europa un giorno prima del nostro ultimo tour per girare il video a Francoforte, Germania, con il nostro amico Daniel Prieß. La canzone parla della faticosa battaglia che alcuni di noi combattono mentre si scontrano con i pericoli degli eccessi di ansia.”

“Outsider” sarà pubblicato l’8 Settembre 2017 su Nuclear Blast (mondo / su New Damage Records in Canada).

Acquista ‘Surrender Control’, ‘Absolute’ & ‘Somewhere, Somehow’ come instant grat track: http://nblast.de/ComebackKidDigital

Altro su “Outsider”:
‘Absolute’ feat. Devin Townsend stream video: https://youtu.be/vG7QvlGLMpg
‘Somewhere, Somehow’ music video: https://youtu.be/04-Ev5RYUy8
Album trailer #1: http://nblast.de/CBKwebisode1
Album trailer #2: https://youtu.be/XniVGaxITd8

www.comeback-kid.com
www.facebook.com/comebackkid
www.nuclearblast.de/comebackkid

Accept – The Rise Of Chaos

Gli Accept di oggi sono un gruppo di cui potersi fidare ciecamente, uno dei pochi dalla carriera ultra trentennale del quale vale la pena ascoltare ancora un album di inediti.

Se esiste una band che, senza essere mai arrivata al successo stellare di Iron Maiden o Metallica, incarna perfettamente la storia e lo sviluppo delle sonorità heavy, questa si chiama Accept, il gruppo che con gli Scorpions ha regnato per anni sulla scena hard & heavy tedesca ed oggi sempre capace di raggiungere ottimi livelli senza lasciare quel fastidioso odore di stantio che aleggia tra le note degli album di molti dei loro amici/rivali sopravvissuti alla storia del metal mondiale.

Tanti cambi di line up che, invece di minarne la stabilità, hanno rinfrescato il songwriting del gruppo, ed una discografia che parte addirittura dagli anni settanta con pochissime cadute di tono ed un bel numero di album divenuti dei classici.
Udo ormai fa parte del passato, così come gli altri musicisti che hanno contribuito a fare del suono Accept un marchio riconoscibile e personale: il presente si chiama Mark Tornillo, dietro al microfono da ormai quattro lavori ed affiancato da Wolf Hoffmann e Uwe Lulis alle chitarre, Peter Baltes al basso e Christopher Williams alla batteria.
Se la band dal vivo fa fuoco e fiamme, in studio estrae dal cilindro un album perfetto di heavy metal classico alla Accept, che tradotto vuol dire anthem a ripetizione fatti di chorus esaltanti (l’opener Die By The Sword risulta in questo caso un inizio straripante), riff granitici e solos in un crescendo sonoro diretto e senza orpelli di sorta, roba da duri insomma.
E dura è la musica di The Rise Of Chaos, una serie di pugni al volto, una tempesta di destro/sinistro che vi smorzeranno il fiato, mentre Tornillo il suo lo sa fare alla perfezione, come un vero animale metallico, incisivo, cartavetrato e dal carisma dei grandi.
The Rise Of Chaos, il riff di Koolaid dai rimandi neanche troppo velati ai fratelli Young, Carry The Weight e What’s Done Is Done regalano ottime atmosfere metalliche, confermate in blocco da una tracklist di tutto rispetto.
Gli Accept di oggi sono un gruppo di cui potersi fidare ciecamente, uno dei pochi dalla carriera ultra trentennale del quale vale la pena ascoltare ancora un album di inediti.

Tracklist
1. Die By The Sword
2. Hole In The Head
3. The Rise Of Chaos
4. Koolaid
5. No Regrets
6. Analog Man
7. What’s Done Is Done
8. Worlds Colliding
9. Carry The Weight
10. Race To Extinction

Line-up
Mark Tornillo – Vocals
Wolf Hoffmann – Guitars
Uwe Lulis – Guitars
Peter Baltes – Bass
Christopher Williams – Drums

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ACCEPT – Facebook

Lo-Ruhamah – Anointing

E’ un sound estremo, atmosfericamente angosciante, quello che compone Anointing e i suoi nove capitoli, un black metal che non rinuncia alla debordante potenza del death, ma la modella a suo piacimento.

Nata negli Stati Uniti nel lontano 2002, ma oggi di base in Estonia, torna tramite la I,Voidhanger la band death/black dei Lo-Ruhamah, a dieci anni esatti dal debutto The Glory Of God.

Poche notizie per questa realtà che, come tradizione della label, risulta fuori dai canoni dei generi da cui prende ispirazione, per poi viaggiare per conto proprio, tra post rock, un’anima disperatamente progressiva, ed un’ aura mistica ed occulta che rende la proposta misteriosamente matura.
E’ un sound estremo, angosciante, quello che compone Anointing e i suoi nove capitoli, un black metal che non rinuncia alla debordante potenza del death, ma la modella a suo piacimento, tra ritmiche fantasiose e mai statiche, urla di lacerante disperazione e terrificanti interventi in screaming, come se il protagonista avesse una diatriba con un demone, maligno ed ingordo di anime.
Ecco allora che bordate di metallo estremo di stampo death annichiliscono atmosfere post rock per tornare al black metal primigenio, mentre l’opener Mouth, le parti intimiste e dark progressive della seguente Sibilant Chorus, il lento incedere doom/black di Vision And Delirium, il caos ragionato di The Corridor, portano l’ascoltatore in uno stato quasi ipnotico, mentre Aeon conclude questa mezzora abbondante di suoni ed emozioni estreme.
I Lo-Ruhamah hanno dato voce alle anime oscure che si celano in un mondo dove non si conoscono le paranoie insite nell’uomo moderno, troppo impegnato a rincorrere un benessere effimero, accorgendosi troppo tardi di come il filo tra dolore, sofferenza e dannazione sia sottile.

Tracklist
1. Mouth
2. Sibilant Chorus
3. Rending
4. Charisma
5. Vision And Delirium
6. The Corridor
7. Lidless Eye
8. Coronation
9. Aeon

Line-up
Harry Pearson – Drums
Matthew Mustain – Guitars
J. Griffin – Bass, Vocals

LO-RUHAMAH – Facebook

Rancid – Trouble Maker

Trouble Maker è un album di buon livello, che piacerà ai nuovi fan della band ma che deluderà (non troppo) i vecchi.

Qui non si parla di una band qualsiasi, qui si parla dei Rancid, la band californiana pilastro del punk rock, probabilmente la realtà più grande della scena punk da più di 25 anni a questa parte.

In tutti questi anni abbiamo imparato a conoscerli e, come ben sappiamo, i Rancid non amano i cambiamenti. Certo, la band ha sperimentato molto, andando dal punk rock allo ska, dallo street punk all’hardcore, ma si trattava solo di brani sporadici, uno o due per album, e alla fine lo stile era quello. Infatti, Trouble Maker presenta esattamente le caratteristiche dei suoi predecessori: ritmiche rapide, basso esplosivo e ritornelli vivaci. Tuttavia, nonostante il sound sia sempre quello, c’è qualcosa che fa sì che la grinta e l’energia che trovavamo in album come Indestructible e …And Out Come The Wolves sia qualcosa di assente e ormai lontano.
Anche in Trouble Maker non mancano le solite sperimentazioni e si presenta comunque come un album molto variegato: è deducibile che la band voglia “tornare alle origini”, ma senza farsi mancare nulla. L’album si apre con una traccia (Track Fast) sì di breve durata ma anche molto potente, che quasi richiama l’hardcore. Vi è inoltre una canzone (Telegraph Avenue) che, come già ha detto qualcuno, cerca di unire ritmiche da ballata folk ai ritornelli in puro stile punk. Le altre tracce invece sono puramente punk rock stile Rancid, anche se meno potenti di brani ineguagliabili come “Hyena”.
La verità è che Trouble Maker non contiene brani “fatti male” o non validi, solo che non ne contiene nemmeno altri che possano dimostrare la crescita e la maturazione dei Rancid dopo i loro tanti anni di carriera. Una band finita? Forse, o forse no. Difficile dirlo. Ci sono troppe cose negative in questo album. Le tracce sono molte, è vero, ma quasi nessuna supera i due minuti e forse sono solo le prime tre che entusiasmano davvero. Non si sa se la carriera dei Rancid sia agli sgoccioli o la band abbia ancora tanto da dire, fatto sta che i loro vecchi fan sarebbero più che contenti di un “finale col botto”.
Trouble Maker resta comunque un album di buon livello, che piacerà ai nuovi fan della band ma che deluderà (non troppo) i vecchi. La band californiana ha sbagliato davvero poche volte nella sua carriera, perciò sicuramente i loro futuri lavori faranno sì (speriamo) che Trouble Maker diventi solo un ricordo.

Tracklist
1) Track Fast
2) Ghost of a Chance
3) Telegraph Avenue
4) An Intimate Close Up of a Street Punk Trouble Maker
5) Where I’m Going
6) Buddy
7) Farewell Lola Blue
8) All American Neighborhood
9) Bovver Rock and Roll
10) Make It Out Alive
11) Molly Make Up Your Mind
12) I Got Them Blues Again
13) Beauty of the Pool Hall
14) Say Goodbye to Our Heroes
15) I Kept a Promise
16) Cold Cold Blood
17) This Is Not the End
18) We Arrived Right on Time
19) Go On Rise Up

Line-up
Tim Armstrong – Vocals & Guitars
Lars Frederiksen – Vocals & Guitars
Matt Freeman – Bass
Branden Steineckert – Drums

RANCID – Facebook

DEVILMENT

Il video ufficiale di ‘JudasStein’, dall’album “Devilment II: The Mephisto Waltzes” (Nuclear Blast).

Dalla terra delle streghe, i nefasti DEVILMENT – capitanati dal veemente frontman Dani Filth, pubblicano il video ufficiale di ‘JudasStein’.

La canzone è tratta dal recente album “Devilment II: The Mephisto Waltzes”.

Altro su “Devilment II: The Mephisto Waltzes”:
‘Hitchcock Blonde’ music video: https://youtu.be/tQbZ-tQycEY
‘Under The Thunder’ official lyric video: https://youtu.be/B2P-FtGAayw
‘Full Dark, No Stars’ official lyric video: https://youtu.be/oetNQzgscRk

Ordina “Devilment II: The Mephisto Waltzes”: http://nblast.de/DevilmentMephistoNB

Tracklist :
Limited Edition CD
1. JudasStein
2. Hitchcock Blonde
3. Under The Thunder
4. Full Dark, No Stars
5. Shine On Sophie Moone
6. Life Is What You Keep From The Reaper
7. Dea Della Morte
8. Entangled In Our Pride
9. Hell At My Back
Bonus tracks:
10.The Seductive Poison
11. Father Dali

Limited Edition Double Gatefold Vinyl
Side A
1. JudasStein
2. Hitchcock Blonde
3. Under The Thunder
Side B
1. Full Dark, No Stars
2. Shine On Sophie Moone
3. Life Is What You Keep From The Reaper
Side C
1. Dea Della Morte
2. Entangled In Our Pride
3. Hell At My Back
Side D (bonus tracks)
1. The Seductive Poison
2. Father Dali

www.facebook.com/devilmentcorps
www.nuclearblast.de/devilment

Subterranean Masquerade – Vagabond

Vagabond è un album splendido, un lavoro progressivo che entusiasma e non può e non deve lasciare indifferenti gli amanti della musica in senso lato.

Ecco un altro album straordinario che valorizza a mio avviso un anno che sta regalando grosse soddisfazioni agli amanti del metal/rock, anche se come afferma qualcuno manca ancora l’opera che dovrebbe smuovere il mercato come avvenne negli anni novanta.

Ma a noi amanti del bello, a prescindere da stadi colmi e classifiche scalate, ci godiamo opere di un’altra categoria come Vagabond, ultimo parto della multinazionale progressiva Subterranean Masquerade, più che una band, un nugolo di talenti al servizio della musica a 360°, capitanata dal chitarrista israeliano Tomer Pink e con il contributo al microfono di Kjetil Nordhus (Green Carnation, Tristania).
Terza meraviglia targata Subterranean Masquerade, dopo il debutto nel lontano 2005 con Suspended Animation Dreams ed il precedente The Great Bazaar di un paio di anni fa, con  una manciata di musicisti che si alternano come ospiti tra le fila del gruppo e tanta musica che, pur strutturata su un progressive rock di ultima generazione, amoreggia con la musica etnica, per poi lasciare che sfumature estreme brutalizzino attimi di musica che risplende di note variopinte come, appunto (prendendo spunto dal titolo del precedente lavoro), se ci si trovasse in un bazaar.
Ogni nota una sorpresa, ogni canzone un viaggio in questa musica che più internazionale di così non si può, mentre non sono poche le ispirazioni del gruppo (King Crimson, Nightingale e Spock’s Beard) che ci appaiono come oasi musicali tra l’opener Place For Fairytales, la decisa e spettacolare Nomad e la splendida Ways .
Gli Orphaned Land sono presenti pure loro, e non potrebbe essere altrimenti  vista la quantità di atmosfere etniche che Vagabond porta con sé, mentre Kippur e  As You Are si specchiano nella musica rock/metal  degli ultimi quarant’anni tra splendide melodie, interventi in growl per niente fuori luogo ed una cover di Space Oddity che lascia senza fiato per intensità, interpretazione ed un inizio drammaticamente doom.
Mixato da Christer Andre Cederberg (Anathema, Tristania, Circus Maximus) e masterizzato da Tony Lindgren ai Fascination Street studio, Vagabond è un album splendido, un lavoro progressivo che entusiasma e non può e non deve lasciare indifferenti gli amanti della musica in senso lato.

Tracklist
1. Place for Fairytales
2. Nomad
3. Ways
4. Carousal
5. Kippur
6. Daled Bavos
7. As You Are
8. Hymn of the Vagabond
9. Space Oddity

Line-up
Kjetil Nordhus – Vocals
Eliran Weizman – Vocals
Tomer Pink – Guitars
Or Shalev – Guitars
Shai Yallin – Keyboards
Golan Farhi – Bass
Matan Shmuely – Drums

SUBTERRANEAN MASQUERADE – Facebook

The Shadeless Emperor – Ashbled Shores

Non manca davvero niente ad un’opera del genere, completa sotto tutti gli aspetti, oscura ed animata da un approccio versatile che valorizza brani come la title track, un susseguirsi di cambi repentini tra death metal ed aperture acustiche in una tempesta di suoni estremi.

Attivi dal 2010, arrivano al debutto i greci The Shadeless Emperor, dopo un demo licenziato nel 2013, ed una carriera che fino ad oggi ha stentato per vari motivi a decollare.

Sotto l’ala della Wormholedeath che ne cura la distribuzione, Ashbled Shores andrà sicuramente a rimpinguare la discografia dei melodic death metallers dal palato fino e i muscoli d’acciaio.
In effetti la proposta della band ellenica, pur con le dovute ispirazioni ed influenze, appare da subito personale, un buon mix tra death metal melodico scandinavo, bellissime parti acustiche dalle reminiscenze epic/folk e qualche spunto leggermente più moderno e progressivo, insomma un’ottima proposta per chi dal metal estremo gradisce un sound vario, adulto, ma pressante ed aggressivo.
Prendendo spunto dall’immaginario fantasy, così come dalla letteratura classica, i The Shadeless Emperor vestono il loro sound di nera stoffa epica e la elaborano secondo i canoni dell’ala melodica del death metal, non rinunciando a devastare padiglioni auricolari con fughe ritmiche ed intricate parti chitarristiche, che passano da soluzioni heavy a più intricate parti progressive, mentre strumenti acustici e fiati ricamano partiture folk come nella parte centrale della superba Shades Over The Empire.
Non manca davvero niente ad un’opera del genere, completa sotto tutti gli aspetti, oscura ed animata da un approccio versatile che valorizza brani come la title track, un susseguirsi di cambi repentini tra death metal ed aperture acustiche in una tempesta di suoni estremi.
I Dark Tranquillity fanno da padrini alle parti metalliche, poi lasciate in mano al progressivo aumento delle atmosfere folk, mentre note di piano provenienti dalla folta boscaglia ci introducono ad Helios The Dark con il suo riff scolpito sulla roccia dai primi Amorphis, seguita dal singolo Too Far Gone, estrema e diretta, mentre An Ember Gale conclude alla grande l’album, trattandosi di un brano che racchiude l’anima più estrema e progressiva dei The Shadeless Emperor.
Album perfetto per tornare a godere delle trame oscure ma pregne di melodie del melodic death metal, non fatevelo sfuggire.

Tracklist
1.Oaths
2.Ashbled Shores
3.Sullen Guard
4.Homeland
5.Shades Over The Empire
6.Duskfall
7.Some Rotten Words
8.Helios The Dark
9.Olethros
10.Too Far Gone
11.An Ember Gale

Line-up
Ethan Tziokas – Vocals, Recorder
Christos Mitros – Guitars, Backing Vocals
Tasos Bebes – Guitars, Backing Vocals
Fil Salapatas – Bass, Backing Vocals
Thanasis Posonidis – Drums

THE SHADELESS EMPEROR -. Facebook

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