BIRD

Il video di “Mother of pain”.

Il video di “Mother of pain”.

“Mother of pain”, il primo singolo autoprodotto dei Bird, nuova incarnazione degli storici heavy rockers napoletani Whiskeycold Winter, è online anche in free streaming sui canali Bandcamp e Youtube ufficiali del gruppo;

Ascolto consigliato a tutti gli amanti dell’ heavy psych rock di matrice 70s e Sabbathiana.

BANDCAMP: https://bird10.bandcamp.com/releases

YOUTUBE: https://youtu.be/72SXSv3Rc1o

FACEBOOK: https://www.facebook.com/BIRDheavyRock/

Disen Gage – The Big Adventure

Un lavoro che richiede un approccio non comune ma che lascerà pienamente soddisfatti coloro che cercano qualcosa di alto valore musicale e di profondamente diverso: una grande avventura, come recita il titolo.

Il progetto Disen Gage nasce nel 1999 in Russia ed è dal 2016 una formazione flessibile di musicisti allo scopo di portare l’attenzione totalmente sulla musica intesa come flusso libero di note ed improvvisazioni.

La proposta dei Disen Gage è un prog rock dalle sfumature metal interpretato come fosse free jazz, con uno scorrimento molto inusuale. Non esistono linearità, ritornelli o forma canzone, è un continuo fluttuare in uno spazio infinito dove tutto è fluido e muta repentinamente. Anche l’ascolto non è comune, esso può cominciare in qualsiasi punto lo vogliate. Grandissima è la varietà di generi affrontati, anche se sarebbe molto scorretto parlare di steccati in questa opera, che è l’ultima propaggine di un’avventura musicale molto interessante. Colpisce la poderosa struttura che disegna un universo musicale immenso e molto variopinto. Si naviga a cuor leggero trasportati dalle eccezionali note di un magma musicale che cambia vorticosamente, ma che non perde mai l’eleganza e la bellezza. Le musiche del gruppo sono molto fini, si possono cogliere aspetti che si avvicinano alla poetica musicale dei Pink Floyd, con la chitarra del fondatore Konstantin Mochalov che ci porta lontano, per poi essere sbalzati in un giro funky che diventa quasi una polka, e questo è solo un minuto della loro musica. I Disen Gage sono musicisti che amano sperimentare e trovare sbocchi inusuali alle loro idee, ma soprattutto sono grandissimi amanti delle sette note, sanno di maneggiare una ricchezza immensa e non se la lasciano scappare, plasmandola a loro volere. Tutto ciò viene dalla Russia e non a caso, poiché è una terra dove ci sono notevoli ensemble e solisti che viaggiano in dimensioni molto differenti da quella normale. Un lavoro che richiede un approccio non comune ma che lascerà pienamente soddisfatti coloro che cercano qualcosa di alto valore musicale e di profondamente diverso: una grande avventura, come recita il titolo.

Tracklist
1.Shiroyama
2.Adventurers
3.Chaos Point
4.Enough
5.All the Truths’ Meeting
6.Selfish Tango
7.Carnival Escape
8.Fin

Line.up:
Konstantin Mochalov — guitar & sound engineering
Eugeny Kudryashov — drums
Nikolai Syrtsev — bass
Sergei Bagin — guitar & synth

Guests:
Igor Bukaev — accordion/button accordion in 2
Ekaterina Morozova — piano in 3 & 8
Vasily Tsirin — cello in 4
Vadim Sorokin — mixing all tracks, synth in 6 & bass in 8

DISEN GAGE – Facebook

Imago Imperii – Fate Of A King

I bolognesi Imago Imperii danno alle stampe il loro secondo full lenght, un concept all’insegna di un power metal epico, sinfonico e valorizzato da un’anima neoclassica consigliato agli amanti del genere, che troveranno più di un riferimento alle opere passate di Grave Digger, Rage e Gamma Ray.

Accompagnato da un bellissimo artwork (opera dell’artista russo Wadim Kashin) arriva sul mercato il secondo lavoro dei bolognesi Imago Imperii, quintetto attivo dal 2011 e con alle spalle, otre ad un ep il full length Legendaria, licenziato tre anni fa.

La band che tra le sue fila vede cimentarsi alla chitarra il bravo Luke Fortini, anche nei thrashers Hyperion e protagonista su queste pagine lo scorso anno con il suo album solista (Inside), licenzia un lavoro ispirato, di matrice power metal, tradizionalmente influenzato dal sound dei maestri tedeschi, ma valorizzato da sinfonie tastieristiche che fanno da tappeto ad intense cavalcate heavy power in cui il chitarrista ricama solos neoclassici di ottima fattura.
Fate Ok A King è dunque un’opera classica, in cui la musica accompagna il concept, ambientato nell’Inghilterra medievale al tempo dell’invasione normanna, narrando le vicende di Harold Godwinson, ultimo Re Anglosassone.
The Tapestry è l’intro di ordinanza, ricorda le atmosfere che facevano da prologo ai concept più famosi dei Grave Digger e lascia poi alla tellurica Saxon Warriors il compito di aprire le danze.
Si nota subito che Fortini e la sua sei corde sono l’arma in più del gruppo nostrano, fautore di un power metal epico e roccioso, che alterna mid tempo potenti ed epici a cavalcate in doppia cassa ispirati da Grave Digger, Rage ed in parte Gamma Ray.
La parte sinfonica, altrettanto importante dona quel tocco di pomposa epicità in brani travolgenti come Kingdom’s United e Marching For Hope, mentre le guerresche Battle Of Stamford Bridge e Conqueror risultano il cuore pulsante ed indomabile dell’album.
Completano la line up degli Imago Imperii il singer Gwarner, il tastierista Ivanhoe e la sezione ritmica composta da Nick al basso e Iskandar alla batteria, tutti protagonisti di prestazioni convincenti e che fanno di Fate Of A King un lavoro da non perdere per tutti gli amanti del power metal dai tratti epici, sinfonici e neoclassici.

Tracklist
1.The Tapestry
2.Saxon Warriors
3.Kingdom’s United
4.Fate of a King
5.The Landing
6.Battle at Stamford Bridge
7.Conqueror
8.Marching for Hope
9.King’s Nightmare
10.Harold Rex
11.End of an Era

Line-up
Gwarner – Vocals and Concept
Ivanhoe – Keyboards and Programming
Lüke – Guitars
Mick – Bass guitar
Iskandar – Drums

IMAGO IMPERII – Facebook

Skyfever – Rear View Mirror

E’ fuor di dubbio che brani come Get Out e Signs travolgano con una carica ed un’orecchiabilità irresistibili, ma il rock’n’roll che piace a noi vive e si rigenera lontano da lavori come Rear View Mirror.

Supportati nientemeno che da Alice Cooper , il quale dichiara di essere un loro accanito fan, tornano sul mercato i rockers irlandesi Skyfever con il loro nuovo ep di quattro brani intitolato Rear View Mirror.

Noto per essere incluso nelle playlist di famosi stadi inglesi come Stamford Bridge ed Anfield, il gruppo di Dublino licenzia queste quattro bombe da classifica dal grande appeal, adatto per ascolti distratti e cori cantati sotto la doccia dopo il primo ascolto.
Si tratta di rock da spararsi in auto mentre il canale radio d’ordinanza ci ricorda la classifica di quello che più piace in giro per il mondo, magari tra un singolo pop ed uno rap, innocuo come tutto quello che è mero music business.
Diventeranno ancora più famosi gli Skyfever? Direi che le carte in regola ci sono tutte, citando più o meno tutto quello che è passato negli ultimi vent’anni di rock commercialmente perfetto, passando dal mid tempo ruffiano alla scarica adrenalinica, dalla dose equilibrata di elettronica a quella più pop oriented.
E’ fuor di dubbio che brani come Get Out e Signs travolgano con una carica ed un’orecchiabilità irresistibili, ma il rock’n’roll che piace a noi vive e si rigenera lontano da lavori come Rear View Mirror.

Tracklist
1.Get Out
2.Signs
3.Sunny Days
4.Kings

Line-up
Luke Lang—Vocals
Tyson Harding—Guitars
Brian Clarke—Guitars
Ciaran O’Brien—Bass
Karl Hand—Drums

SKYFEVER – Facebook

POLYNOVE POLE

Il video di “On The Edge Of The Abyss”, dall’album Polynove Pole.

Il video di “On The Edge Of The Abyss”, dall’album Polynove Pole.

Ukrainian melodic doom/death metal band Polynove Pole release new official lyric video for “On The Edge Of The Abyss”, song taken from self-titled mini-album.

The lyric video previously was premiered via No Clean Singing – https://www.nocleansinging.com/2019/04/19/an-ncs-video-premiere-polynove-pole-on-the-edge-of-the-abyss/

Polynove Pole was formed in the fall of 2004 in Lviv, Ukraine.
After the first demo recordings in 2005, the band started to perform at local concerts, and then on rock festivals of western Ukraine and capital city Kyiv.

In the beginning of 2008, the first EP “Pure Souls” was officially released, and at the end of the same year a full-length album “On Seven Winds” as well.

Due to active concert activity and selection of musician line-up, the band came to prominence as one of the leading groups of Western Ukraine. New songs of PolynovePole were represented in tribute-albums and collections of Ukrainian rock music.

The band’s next EP, “Under the Cold Stone”, was released in 2009 and became the heaviest and the most melodic at that time in the discography.

Since 2010, a long pause has taken place in the history of the band. After taking time off, the band joined forces with new members and resumed work on new material.

The band resurgence started in November 2017, with a new release, “On The Edge Of The Abyss”.

Polynove Pole delivered the record with lyrics that appeared in Ukrainian and English for the first time.

https://www.facebook.com/polynove.pole/
http://polynovepole.com/en/

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: UNA STAGIONE ALL’INFERNO

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare le interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta vi diamo la possibilità di ascoltare l’audio intervista di Mirella (coadiuvata in questa occasione da Diego Banchero) con il gruppo genovese Una Stagione all’Inferno.

Jag Panzer – Mechanized Warfare

Doverosa riedizione per un classico dello US power, ancora oggigiorno splendidamente carico di suggestioni musicali d’alta scuola.

Sul fatto che gli Jag Panzer siano parte integrante della storia del metal, non solo americano, credo nessuno avrà nulla da obiettare.

Del resto, sotto le insegne dell’hard & heavy più classico, i nostri sono nati nel lontano 1981. Il loro sesto album, Mechanized Warfare, vide la luce nel 2001, prodotto da Jim Morris, per la Century Media. Lo ristampa, ora, la sempre volitiva ed attenta Punishment 18 Records. Abbiamo così l’opportunità imperdibile di riassaporare un autentico classico, duro e puro, come da tradizione del miglior US power. Delle dieci tracce che vanno a comporre l’album, l’opener Take To the Sky, Unworthy e la penultima Power Surge superano i sei minuti, mentre la conclusiva All Things Renewed ben oltrepassa i sette: la cosa già la dice lunga sulla scrittura musicale degli Jag Panzer, articolata e progressiva, senza rinunciare minimamente ad una sola oncia di un approccio al metal sempre potentissimo e solenne, epico e stentoreo. Mechanized Warfare svolgeva e svolge un discorso musicale di classe assolutamente superiore, vincente in ogni magica sfaccettatura dei suoi solchi. Si ascolti ad esempio l’intensa The Scarlet Letter, ispirata al capolavoro di Hawthorne. Tristi e malinconiche le melodie delle canzoni, una gemma le complesse progressioni musicali alle quali la band si abbandona sempre senza alcuna autoindulgenza. Aggressività e fascino: il binomio di una grandissima band. Ieri come oggi. Stupenda e molto dark anche la grafica.

Tracklist
1- Take to the Sky
2- Frozen in Fear
3- Unworthy
4- The Silent
5- The Scarlet Letter
6- Choir of Tears
7- Cold Is the Battle
8- Hidden in My Eyes
9- Power Surge
10- All Things Renewed

Line up
Chris Broderick – Guitars
John Tatley – Bass
Henry Conklin – Vocals
Mark Briody – Guitars
Rikard Stjernquist – Drums

JAG PANZER – Facebook

THUNDER BRIGADE

Il video di Beat A Dead Horse, dall’album Spirit Of The Night in uscita a maggio (Bagana Records/Pirames International).

Il video di Beat A Dead Horse, dall’album Spirit Of The Night in uscita a maggio (Bagana Records/Pirames International).

Da oggi è disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming Beat A Dead Horse (Bagana Records/Pirames International), il primo singolo del rock blues trio Thunder Brigade, tratto dal nuovo album “Spirit Of The Night” in uscita il prossimo 17 maggio.

Beat A Dead Horse trasuda dark blues già dalle prime note, snocciolandosi in quest’atmosfera per tutta la durata del brano. Le lyrics raccontano degli errori, degli sbagli che capita a tutti di commettere e che spesso ci si ritrova a ripetere, come in un loop, ancora e ancora. Il titolo stesso rappresenta infatti il termine anglosassone che esprime ironicamente il concetto di combattere una battaglia persa. Si tratta di quasi quattro minuti di un interessante rock blues moderno, che ci trattiene all’ascolto fino all’ultima nota.

Testo e musica provengono dalla penna dei Thunder Brigade, il singolo è prodotto dalla stessa band in collaborazione con Stefano “Orkid” Santi. È stato registrato e mixato presso i SPVN Studios di Como da Stefano “Orkid” Santi, mentre per la masterizzazione i tre musicisti si sono rivolti oltre oceano, scegliendo The Basement Recording in North Carolina -USA- di Jamie King. Il video è di Ivano Tomba.

Descrivibile come l’incontro perfetto tra il Classic Rock di Tom Petty, il Blues fangoso di Johnny Winter e a tratti la psichedelia dei Grateful Dead, la musica dei Thunder Brigade unisce le influenze e il background musicale del trio ad un approccio blues rock completamente fresco e contemporaneo.

I Thunder Brigade sono Stefano Cascioli voce e chitarra, Stefano Bigoni chitarra e lapsteel e Stefano Lecchi alla batteria e percussioni.

THUNDER BRIGADE
SPIRIT OF THE NIGHT

23 maggio – Peyote Cafè – Magenta (MI)
13 luglio – Musica Per Carlo – Desio (MB)

Asymmetric Universe – When Reality Disarticulates

When Reality Disarticulates è il biglietto da visita di questo notevole trio che agisce con il monicker Asymmetric Universe: da segnare sul taccuino perché la sensazione è che questo sia solo l’avvio di un percorso artistico molto interessante.

Per gli amanti del metal e del rock strumentale, una nuova e giovane band si affaccia sulla scena tricolore: sono i torinesi Asymmetric Universe, all’esordio autoprodotto con quattro brani racchiusi in un ep intitolato When Reality Disarticulates.

Federico Vese (Chitarra), Nicolò Vese (Basso) e Gabriele Bullita (Batteria) danno alle stampe diciannove minuti di musica progressiva contaminata da vari generi ed influenze lontanissime tra loro come il progressive metal, il jazz, la fusion e la musica orchestrale ed elettronica.
Di queste proposte, specialmente in contesti più estremi come il death metal più tecnico, ne abbiamo ascoltate un bel po’ nel corso degli anni, quindi la relativa novità della proposta, a mio parere, è messa in secondo piano da una prova di grande spessore a livello strumentale e dalla comunque ottima fruibilità all’ascolto di questi primi quattro brani; questi giovani musicisti piemontesi, infatti, dimostrano una sorprendente maturità nell’amalgamare una pregevole tecnica con una forma canzone perfettamente delineata, così da essere compresa anche da chi non è un grande estimatore della musica strumentale.
Echi crimsoniani si intrecciano con progressive e metalliche partiture care ai Dream Theater, inframezzate o legate a forti accenni jazz/fusion, tra l’opener Trees Houses Hill, la funambolica Hermenuetic Shock e gli arcobaleni di note che colorano gli spartiti di Off The Beaten Track e The Clouds Passing By.
When Reality Disarticulates è il biglietto da visita di questo notevole trio che agisce con il monicker Asymmetric Universe: da segnare sul taccuino perché la sensazione è che questo sia solo l’avvio di un percorso artistico molto interessante.

Tracklist
1.Trees Houses Hill
2.Hermenuetic Shock
3.Off The Beaten Track
4.The Clouds Passing By

Line-up
Federico Vese – Guitar
Nicolò Vese – Bass
Gabriele Bullita – Drums

ASYMMETRIC UNIVERSE – Facebook

Padus – Diva Sporca

Diva Sporca è un disco che sa di antico, di qualcosa che si muove nelle nebbie, di sguardi impauriti al cielo verso la luna nera che sta sopra di noi da millenni, è anche ricerca musicale e passione che porta oltre.

Padus è il progetto molto particolare ed originale di Matteo Zanella, un abitante del delta del Po che suona il basso in un’orchestra di musica da ballo.

E proprio il basso come strumento è messo al centro di questa singolare opera, specialmente il basso distorto, che diventa in pratica un gruppo musicale a sé stante. Matteo Zanella è uno di quei musicisti totali e straripanti, ha la musica nel cervello e la crea in maniera ricercata ed originale. Scrive e suona tutto lui, e come genere siamo dalla parti di un doom che si incrocia con il dark ambient, ma molto forte è la connotazione teatrale del tutto, infatti le canzoni sono vere e proprie storie sceneggiate. Di solito gli strumenti impiegati sono il basso distorto per l’appunto, un organo a canne ed una batteria campionata, ma ci sono anche il vento, i tuoni ed incombe la figura del Po, questo fiume misterioso che attraversa terre antiche e difficili da decifrare. Matteo non si ferma però qui, e dato che ha anche la passione per la pittura, ha disegnato anche l’ermetica copertina del lavoro musicale. Diva Sporca è un viaggio nelle tenebre, nell’occulto e nella disperazione umana, nella vera e propria sporcizia del mistero umano, e anche in una natura che per noi è cattiva, ma semplicemente è se stessa, è l’uomo che inventa categorie di pensiero altrimenti inesistenti. Il disco è una continua sorpresa, il cantato è in italiano ed è molto incisivo, e contribuisce in maniera notevole a contribuire alla cifra stilistica del disco. La tecnica di Matteo è notevole, ma non è quella al centro del suo suono, bensì è al suo servizio. Diva Sporca è un disco che sa di antico, di qualcosa che si muove nelle nebbie, di sguardi impauriti al cielo verso la luna nera che sta sopra di noi da millenni, è anche ricerca musicale e passione che porta oltre. Ci sono anche brani sperimentali come Elocubrazione che fanno perdere le proprie attuali coordinate e conducono molto lontani, in quello stato particolare di trance leggera che solo certa musica può indurre. Si consiglia anche di seguire la pagina facebook di Padus, poiché Zanella vi posta i notevoli quadri ispirati ai pezzi del progetto.
Un disco unicamente tenebroso, un lavoro molto compiuto di un musicista che sa essere e dire molte cose differenti.

Tracklist
1 – Diva Sporca
2 – La luna nera
3 – Elocubrazione
4 – La peste
5 – La strada per l’oblio

PADUS – Facebook

Fallen – When The Light Went Out

When The Light Went Out racchiude poco più di quaranta minuti di musica che sono nutrimento per l’anima, il pretesto ideale per fermarsi un attimo e guardare dentro sé stessi senza alcun condizionamento esterno.

Ritorna ancora una volta Lorenzo Bracaloni con il suo progetto Fallen, tramite il quale ci delizia con una certa regolarità.

Anche se a un ascolto distratto la musica ambient sembra non offrire molte variazioni sul tema in realtà, è proprio ascoltando le ultime uscite a nome Fallen che si possono cogliere le sfumature che contraddistinguono i diversi album. Se, infatti, Glimpses risentiva della sua composizione durante le ore notturne e Tout Est Silencieux rispecchiava la brumosa immagine di copertina, questo ultimo When The Light Went Out tende ad evocare sensazioni meno crepuscolari e più nitide.
L’approccio del musicista toscano è come sempre ispirato a capisaldi artistici come Eno e Glass ma il tocco in più nei suoi lavori è fornito da un substrato melodico capace di raccogliere in maniera più rapida l’attenzione dell’ascoltatore.
Il resto lo fa poi la sensibilità compositiva di Bracaloni, che prende corpo attraverso sonorità cristalline, sempre punteggiate da tenui ma ben percepibili linee melodiche.
When The Light Went Out è un lavoro introspettivo ma allo stesso tempo tutt’altro che pacato in ogni suo frangente: se è un senso di pace quello che aleggia sostanzialmente lungo queste sei tracce, non mancano improvvisi sbalzi corrispondenti al turbamento di fondo che alberga nelle nostre anime e, in tal senso, un brano come Wandering Spirits Looking To Rest è abbastanza esemplificativo.
Il tocco pianistico essenziale ma elegante si intreccia con il resto della strumentazione, con i suoni e i rumori ambientali (meno presenti comunque rispetto a precedenti lavori), creando un nuovo gioiello sonoro targato Fallen: Lorenzo riesce conferire alla musica ambient una dimensione più fruibile senza che il tutto ne risenta a livello di profondità e questo è, appunto, la chiave di volta che ne rende l’operato appetibile anche a chi è avvezzo a sonorità ben differenti.
La limpidezza della title track e l’inquietudine evocata dalla conclusiva Peaceful Words Mean Everything rappresentano due delle principali sfumature riscontrabili tra le note di When The Light Went Out, opera che racchiude poco più di quaranta minuti di musica che sono nutrimento per l’anima, il pretesto ideale per fermarsi un attimo e guardare dentro sé stessi senza alcun condizionamento esterno.

Tracklist:
01 Cloudy Rooms, Oxygen and Miracles
02 When the Light went Out
03 Diamond Eyes through Darkness
04 Wandering Spirits looking to Rest
05 If your Dreams Ache
06 Peaceful Words mean Everything

Line-up:
Fallen – Piano, Organ, Electric Piano, Guitars, Synthesizers and Field Recordings (squares, traffic, television, radio, abandoned places)

FALLEN – Facebook

Grand Magus – Wolf God

Wolf God si inserisce in una discografia con pochi eguali a livello qualitativo e, considerando che siamo arrivati all’album numero nove per i Grand Magus, tanto di cappello.

Il ritorno dei Grand Magus si intitola Wolf God, atteso dai fans e dagli addetti ai lavori come una delle più importanti uscita dell’anno, almeno per quanto riguarda l’anima più epica del metal odierno.

Perché, parliamoci chiaro: il trio svedese con le sonorità doom/stoner di inizio carriera non ha più nulla a che spartire, perché la band è quanto di più heavy metal si possa trovare in giro oggigiorno, una potentissima e travolgente macchina da riff, scolpiti sulle montagne e cresciuti tra le foreste dove regna il dio lupo.
Ovvio che i mid tempo su cui è strutturato gran parte dell’album porta inevitabilmente a qualche passaggio più rallentato ed evocativo, ma i Grand Magus continuano nel loro dinamismo compositivo che ha caratterizzato l’ultimo periodo, con picchi epici che ne fanno i sovrani del genere (Dawn Of Fire).
La produzione cristallina e potente esalta le caratteristiche dei brani, ed una tracklist impeccabile rende Wolf God un’altra montagna metallica targata Grand Magus: epica, dalle linee melodiche perfettamente inserite in un contesto metallico possente, in cui la voce di Janne JB Christoffersson sembra nata per questo sound.
La virtù maggiore della proposta dei Grand Magus è proprio quella di risultare personale e riconoscibile in un genere tradizionale come l’heavy epic metal, grazie a quel tocco che viene dal passato remoto dei musicisti coinvolti (va ricordato che JB Christoffersson e Ludwig Witt hanno militato negli Spiritual Beggars).
La band svedese si conferma tra i sovrani del genere e rimane poco da scrivere davanti a brani di una forza metallica sovrumana come Wolf God, A Hall Clad In Gold, l’epica To Live and Die in Solitude e la distruttiva e motorheadiana He Sent Them All to Hel: anche Wolf God si inserisce in una discografia con pochi eguali a livello qualitativo e, considerando che siamo arrivati all’album numero nove, tanto di cappello.

Tracklist
01. Gold and Glory
02. Wolf God
03. A Hall Clad in Gold
04. Brother of the Storm
05. Dawn of Fire
06. Spear Thrower
07. To Live and Die in Solitude
08. Glory to the Brave
09. He Sent Them All to Hel
10. Untamed

Line-up
Janne JB Christoffersson – Vocals, Guitars
Mats Fox Hedén Skinner – Bass
Ludwig Witt – Drums

GRAND MAGUS – Facebook

Myrath – Shehili

Di un album come Shehili resta sempre ben in evidenza la sua natura metallica, una potente tempesta di sabbia musicale che travolge senza trovare ostacoli, esaltata da raffinate sinfonie che passano agevolmente dal classico symphonic prog metal al sound intriso della tradizione musicale araba.

Parlare di Shehili in poche righe non è assolutamente facile a causa della quantità debordante di musica dalla quale si viene travolti che rende questo quinto e ultimo lavoro dei tunisini Myrath un capolavoro di progressive/power/folk metal.

Shehili è il nome di un vento che soffia nel Sahara, e che, insieme ad antiche leggende, porta con sé questi nuovi dodici brani firmati da una band unica, protagonista di un sound che oltre al power/progressivo di Kamelot e Dream Theater si profuma di antiche pozioni e fragranti essenze provenienti dal deserto, affascinante luogo di leggende e misteri che antichi popoli si tramandano da millenni.
L’ascolto dell’album si rivela così un’emozione unica, tra percussioni tribali, strumenti del folklore tunisino, ritmiche power/prog e songwriting impeccabile: un’esperienza da non perdere per chi ama la musica ed il suo universo senza barriere, quando al comando c’è la bellezza dell’arte, qui portata alla sublimazione da un sound dai mille risvolti e dettagli che si presentano davanti a noi fin dalle prime note dell’intro Asl, foriera di rossi tramonti sulla sabbia del deserto, prima che Born To Survive ci spalanchi del tutto le porte di questa sontuosa opera metal.
Di un album come Shehili resta comunque ben in evidenza la sua natura metallica, una potente tempesta di sabbia musicale che travolge senza trovare ostacoli, esaltata da raffinate sinfonie che passano agevolmente dal classico symphonic prog metal al sound intriso della tradizione musicale araba.
Il singolo Dance, la successiva Wicked Dice, brano dall’appeal eccezionale, la sinfonica ed orientaleggiante Lili Twil, Mersal e la conclusiva title track risplendono nella notte del deserto come le più fulgide delle stelle in questo firmamento musicale chiamato Myrath.

Tracklist
01.Asl (Intro)
02.Born To Survive
03.You’ve Lost Yourself
04.Dance
05.Wicked Dice
06.Monster In My Closet
07.Lili Twil
08.No Holding Back
09.Stardust
10.Mersal
11.Darkness Arise
12.Shehili

Line-up
Anis Jouini – Bass
Malek Ben Arbia – Guitars
Elyes Bouchoucha – Keyboards, Vocals (backing)
Zaher Zorgati – Vocals
Morgan Berthet – Drums

MYRATH – Facebook

Brant Bjork – Jacoozzi

Jacoozzi è un insieme di tracce inedite registrate in una session del 2010 e mai pubblicate in nessun disco solista di Brant Bjork, l’ex batterista dei Kyuss, da anni soggetto di un’ottima carriera solista.

Jacoozzi è un insieme di tracce inedite registrate in una session del 2010 e mai pubblicate in nessun disco solista di Brant Bjork, l’ex batterista dei Kyuss, da anni protagonista di un’ottima carriera solista.

Queste canzoni furono messe su cassetta, ma non videro mai la luce. Ecco quindi la pubblicazione dopo l’ultimo disco solista Mankind Woman. I pezzi sono vere e proprie jam, dove Brant ed amici si divertono e ci divertono con pezzi che si sa quando iniziano ma non quando e come finiscano. Il caldo suono analogico è l’habitat adatto per questi pezzi che si inseriscono nella tradizione del desert rock, della psichedelia stoneriana, ma sono molto più minimali rispetto alla normale e conosciuta produzione di Brant. Innanzitutto c’è una grande presenza del funk e del blues, infatti questo disco potrebbe benissimo essere uscito nei tardi anni settanta e nessuno potrebbe averne da eccepire. Le composizioni sono quasi tutte di ampio respiro e regalano molti spunti soprattutto grazie alla bulimica capacità compositiva dell’ex membro dei Kyuss che si conferma un grande autore. In questo album, o meglio in questo concentrato di jam, hanno un grande spazio le percussioni che sono sempre inserite in maniera adeguata e piacevole, regalando un ottimo effetto. Certamente Jacoozzi non concorre ad essere il disco migliore della carriera di Bjork ma è un qualcosa di interessante che ci mostra un lato diverso di un musicista fra i più interessanti della sua leva. Le distorsioni sono presenti in minor misura rispetto ai suoi altri lavori, ma è sempre percepibile la grande attenzione per le linee ritmiche e per la progressione delle canzoni. Un disco interessante che piacerà sia ai fans hardcore di Brant Bjork sia a chi vuole viaggiarsela un po’.

Tracklist
1. Can’t Out Run The Sun
2. Guerrilla Funk
3. Mexico City Blues
4. Five Hundred Thousand Dollars
5. Black & White Wonderland
6. Oui
7. Mixed Nuts
8. Lost Pin Race
9. Polarized
10. Do You Love The World?

BRANT BJORK – Facebook

Empty Chalice – Mother Destruction

La musica di Empty Chalice è un qualcosa che si insinua nelle coscienze restando a lungo silente, per poi manifestarsi all’improvviso ravvivando le nostre inquietudini.

Se la musica ambient è, nell’immaginario collettivo, l’esibizione di sonorità volte ad accompagnare in modo discreto e comunque mai invasivo le diverse fasi di una giornata o di una specifica attività, in realtà ne esistono diverse varianti che sono tutt’altro che cullanti o consolatorie, ed uno degli artefici principali di questo filone in Italia è Antonine A. (Antonio Airoldi), il quale con il suo progetto denominato Empty Chalice prende le mosse dalle grandi opere pubblicate nel secolo scorso dalla mitica label svedese Cold Meat Industry.

Dopo aver parlato lo scorso anno di Ondine’s Curse, lavoro uscito per l’etichetta Ho.Gravi.Malattie, con Mother Destruction bisogna fare un passo indietro a livello temporale visto che, nonostante la recente pubblicazione da parte della Toten Schwan Records, la composizione dei brani risale al 2017 ed è quindi successiva ad Emerging Is Submerging.
E’ proprio a questo album che va in qualche modo ricollegata quest’ultima opera targata Empty Chalice, che a livello concettuale viene dedicata a chi ha perso la strada ed è costretto a vagare per lungo tempo prima di ritrovare la strada di casa.
Un certo elemento di discontinuità è fornito dalla presenza di contributi vocali sotto forma di parti recitate (in particolare quella di Thyme Nord dei Rare Form in Treblinka’s Snow) che divengono esse stesse strumenti abilmente manipolati da Antonjne A.
La dark ambient, nell’interpretazione di Empty Chalice (che si avvale anche dei contributi di altri costruttori di suoni non omologati come Rare Form, Ashtoreth e Kurgan Hors) non trova mai alcuno sfogo melodico, tramutandosi nel rumore di fondo che accompagna sensazioni spesso intrise di dolore o di angoscia ma, proprio in Mother Destruction, anche di tenui bagliori di speranza rispetto alla possibilità di ritrovare la via maestra, come avviene nella title track posta non a caso in chiusura del lavoro.
Chi ha imparato a conoscere da tempo l’opera di Airoldi non può quindi stupirsi della sua capacità di proporre sonorità che, pur non essendo provviste di una convenzionale linea melodica (anche se la drammatica Rest In Pain si avvicina a tratti alla reiterata linearità di certa ambient doom), sono in grado di attrarre fatalmente l’attenzione dell’ascoltatore, trasportandolo in una sorta di mondo parallelo nel quale i suoni non sono quelli che ascoltiamo nella vita di tutti i giorni, ma si palesano come una sorta di minaccioso rumore di fondo di un’umanità che ha molto da nascondere e altrettanto da farsi perdonare.
Se Treblinka è probabilmente il luogo dove si è raggiunto uno dei picchi di aberrazione della storia dell’umanità, almeno in epoca moderna, non resta che risorgere dalle fiamme (Qva Resvrget Ex Favilla) per riprendere un cammino doloroso ma non del tutto privo di speranza (forse meglio identificabile con un più animalesco istinto di sopravvivenza), unico appiglio al quale aggrapparsi per continuare la nostra quotidiana peregrinazione.
Se il funeral doom ha la funzione di esacerbare il dolore fino al raggiungimento di una sorta di catarsi, la dark/death ambient non lacera l’anima ma la corrode lentamente, lasciando un senso di disorientamento, molto somigliante a ciò che si prova quando si ha hanno cattivi presentimenti senza che ciò venga provocato da fatti oggettivi; la musica di Empty Chalice è un qualcosa che si insinua nelle coscienze restando a lungo silente, per poi manifestarsi all’improvviso ravvivando le nostre inquietudini.

Tracklist:
1.Unholy Light
2.Treblinka’s Snow
3.Qva Resvrget Ex Favilla
4.Rest in Pain
5.Mother Destruction

Line-up:
Antonine A.

EMPTY CHALICE – Facebook

HORSE POWER OVERLOAD

Il video di “Breathing” (Artesonika Records).

Il video di “Breathing” (Artesonika Records).

Gli Horse Power Overload sono una band heavy-metal italiana, formatasi nel trevigiano nel 2009, e attualmente composta da Carlo Novello, Alessio Tricarico, Marco Gusso ed Alessio del Maschio.

Nel 2013 esce l’omonimo EP “Horse Power Overload” e, dopo qualche cambio di line up, si arriva alla formazione attuale con cui la band entra in studio per registrare il primo album, in uscita nel 2019.

Le influenze della band uniscono Godsmack, Black Label Society, Killswitch Engage, Stone Sour, Alter Bridge e in generale il miglior metal moderno americano.

Il primo singolo del nuovo corso della band si intitola “Breathing”, pubblicato per Artesonika Records.

Line up:
Carlo Novello (Voce)
Alessio Tricarico (Chitarra)
Alessio del Maschio (Basso)
Marco Gusso (Batteria)

Jesus Chrüsler Supercar – Holy Chrüst – Horn Alley Live Session

Nuovo ep dei rockers svedesi Jesus Chrüsler Supercar, alle prese con quattro cover di brani storici di Bob Dylan, Danzig, Motorhead ed MC5.

Una bomba rock ‘n’ roll è questo nuovo ep (supportato da un documentario che vede la band registrare i brani in studio) degli svedesi Jesus Chrüsler Supercar, band di Stoccolma attiva dal 2011.

Il quartetto si nutre di death metal e di rock’n’roll, tra Entombed, Motorhead e The Hellacopters, e sforna quattro cover che, adattate allo stile del gruppo, risultano in pratica altrettante nuove mazzate che si incastrano nei denti come asce nel tronco di un albero.
Il sound schizzato, drogato, dal groove micidiale, fa la differenza oltre a rendere questi classici del rock delle vere esplosioni death’ n’ roll.
Si parte con Love Sick classico di Bob Dylan trasformato in un mid tempo pesantissimo che lascia un retrogusto stoner, così come Coming Down è spavalda e rocciosa come il suo originale creatore, Glenn Danzig.
Overkill segue la sottile linea bianca del santo patrono del rock’n’roll Lemmy, mentre Ramblin’ Rose è uno spettacolare tributo ai seminali MC5 suonato alla maniera dei Jesus Chrüsler Supercar.
Il risultato è un ep nato per divertirsi e far divertire e che raggiunge con disinvoltura l’obiettivo, in attesa di un nuovo lavoro sulla lunga distanza.

Tracklist
1.Love Sick
2.Coming Down
3.Overkill
4.Ramblin’Rose

Line-up
Robban Bergeskans
Tobbe Engdahl
Pär Jaktholm
Nicke Forsberg

JESUS CHRUSLER SUPERCAR – Facebook

Sirgaus – La Bales de Canon

Mattia Gosetti ed i suoi Sirgaus hanno dato vita ad un’altra imperdibile opera, avvincente e da seguire fino alla fine come se si trattasse di un’epica pellicola cinematografica.

A questo punto diventa molto difficile considerare i Sirgaus una semplice rock band: il suo leader e compositore a distanza di un anno circa torna con un’altra opera ispirata alla storia del suo paese (Cibiana), del bellunese e della storica repubblica di Venezia.

Ormai da considerarsi un cantastorie moderno, Gosetti racconta attraverso la sua musica le vicende di un giovane fabbro partito da Cibiana (paese che, con le sue numerose miniere di ferro, forni e officine è uno dei maggiori produttori di palle di cannone) con il suo carico da consegnare nei più importanti scali della repubblica.
Inizia così un’epica avventura che porterà il protagonista a Tripoli dove s’innamorerà di una schiava, per poi dopo due anni partire insieme a lei verso Cipro dove un terribile assedio tiene sotto scacco la città di Famagosta, difesa da Marcantonio Bragadin.
I due amanti avranno il compito di avvisare Venezia dell’invasione che, in seguito, formata una lega santa sconfiggerà la flotta di Alì Pascià nel golfo di Patrasso, nella corso della sanguinosa battaglia di Lepanto.
La musica che accompagna questo avvincente racconto risulta più sinfonica rispetto all’ultimo lavoro, rivelandosi ricca di atmosfere che profumano degli aromi esotici dei luoghi degli avvenimenti, tra mare e terra.
Al fianco di Gosetti troviamo come sempre la cantante e consorte Sonia Da Col, il chitarrista Silvano Toscani, Diego Gosetti ai cori e Valeriano De Zordo alla voce, per più di un’ora tra rock, metal sinfonico e folk d’autore, con il marchio Sirgaus ben in evidenza, sinonimo di musica mai banale e di testi curatissimi che si abbinano ai suoni senza forzature, creando un altro binomio perfetto.
Come scritto sono le sfumature epiche ad emergere in La Bales de Canon e in brani intensi come Con Il Veneto Nel Nostro Cuore, la splendida ed esotica Cipro 1570, L’Assedio DI Famagosta e le cinematografiche La Lega Santa, La Battaglia Delle Echinadi e La Vittoria di Lepanto, trittico che rappresenta il picco qualitativo di questo nuovo album.
Mattia Gosetti ed i suoi Sirgaus hanno dato vita ad un’altra imperdibile opera, avvincente e da seguire fino alla fine come se si trattasse di un’epica pellicola cinematografica.

Tracklist
01.Cronache di un serenissimo passato
02.Con il Veneto nel nostro Cuore
03.Oea
04.Crea il tuo destino
05.La bales de canon
06.Cipro 1570
07.L’assedio di Famagosta
08.Discesa nella vita
09.La Lega Santa
10.La battaglia delle Echinadi
11.La vittoria di Lepanto
12.Acqua libera
13.Sotto i spighe de Roan

Line-up
Mattia Gosetti – Basso, voce, synth, programming
Sonia Da Col – Voceù
Silvano Toscani – Chitarra
Diego Gosetti – Cori

Valeriano De Zordo – Voce, interprete nel concept di Marcantonio Bragadin, politico veneziano del XVI secolo.

SIRGAUS – Facebook

ELYSIUM

Il lyric video di “Turn Around”, dall’album “Labyrinth of Fallen Angels” in uscita a maggio (Lion Music Ltd).

Il lyric video di “Turn Around”, dall’album “Labyrinth of Fallen Angels” in uscita a maggio (Lion Music Ltd).

La Lion Music Ltd è orgogliosa di annunciare la data di pubblicazione del debut album della band Elysium dal titolo “Labyrinth of Fallen Angels” per il 23 maggio.

La label e la band rendono nota la cover dell’album e ci presentano il primo lyric video estratto dal titolo “Turn Around”.

Elysium line up
Daphne Nisi – vox, background vocals
Marco Monetini – bass
Christian Arlechino – violin
Flavio Lovisa – drums
Simone Moratto – guitar
Marco Sinopoli – keys & orchestra

Web – https://elysium8.webnode.it/

Youtube – https://www.youtube.com/channel/UCVKF7wbSElJsW90yH6qTkNQ

Facebook – https://www.facebook.com/elysium–1437500159821922/

Twitter – https://twitter.com/elysiumband1

Instagram – https://www.instagram.com/elysium.band.ghotic