Painthing – Where Are You Now…?

Where Are You Now…? è un esordio ideale, che consente ai Painthing di piazzare una base già solida per un impianto compositivo che sembra avere i numeri necessari per crescere ulteriormente di livello in futuro.

Nel tirare le somme di una scena importante come quella polacca non si può fare a meno di notare come non abbia tutto sommato prodotto band di grande spessore in ambito funeral death doom, a differenza di quanto accaduto in altri generi.

Forse non riusciranno a modificare questo stato di cose i Painthing, ma il loro esordio su lunga distanza Where Are You Now…? possiede senza dubbio tutti i crismi per essere ricordato con piacere dagli appassionati del genere.
La band di Varsavia infatti fa per gran parte del lavoro quello che alla fine ci si aspetta, ovvero l’offerta di sonorità malinconiche ma non tragiche, contraddistinte da un buon gusto melodico e suonate e prodotte in maniera lineare, il che non vuol dire che siano scolastiche o scontate bensì ben focalizzate sull’obbiettivo di trasmettere emozioni, che è poi il target vero del genere.
I Paithing prendono come possibile riferimento, tra i molti disponibili, i When Nothing Remains, una delle band che in questo decennio ha saputo coniugare al meglio in senso melodico le asprezze del death con il dolente sentire del doom, e da questa base, pescando ovviamente anche altrove, si muovono fin dall’opener Between facendo intendere che il loro obiettivo verrà perseguito senza percorrere improbabili strade alternative.
Certo, anche qui troviamo le spesso famigerate clean vocals (il cui utilizzo da parte di molte band sembra quasi sia una sorta di pegno da pagare non si sa bene a chi, con esiti per lo più scoraggianti), ma per fortuna tutto sommato accettabili nelle loro sfumature e non improbabili come quelle che affossarono l’esordio dei connazionali Oktor, dei quali ritroviamo qui i fratelli Rajkow-Krzywicki, alle prese con la sezione ritmica.
Detto ciò, il growl di Kuba Grobelny è di ottima fattura e buona intelligibilità, cosi come è valido il lavoro chitarristico dello stesso vocalist e di Michał Świdnicki, quanto misurato ed essenziale quello tastieristico di Darek Ojdana; ed è così che, senza reinventare la ruota, i Painthing esibiscono per circa un’ora la loro intrigante idea di melodic death doom, facendosi ascoltare con un certo agio dall’inizio alla fine, con menzione di merito per una traccia coinvolgente come The Shell I Live In.
Where Are You Now…? è un esordio ideale, che consente alla band polacca di piazzare una base già solida per un impianto compositivo che sembra avere i numeri necessari per crescere ulteriormente di livello in futuro.

Tracklist:
1. Between
2. Widow And The King
3. Buzz And Madness
4. The Shell I Live In
5. Psychosis 4:48
6. Only Death Will Divide Us
7. To Live Is To Fight
8. So Be It

Line-up:
Michał Świdnicki – Guitars
Darek Ojdana – Keyboards
Kuba Grobelny – Vocals, Guitars
Jan Rajkow-Krzywicki – Bass
Jerzy Rajkow-Krzywicki – Drums

PAINTHING – Facebook

Frontier Of Existence

Il video di ‘The Counterfeit’.

Il video di ‘The Counterfeit’.

The material was recorded in Marcin Piekło’s Heavens Sound studio in Bielsko-Biała, Poland. The song is available for download at frontierofexistence.bandcamp.com.

Frontier Of Existence debuted in 2014, initially performed melodic death metal, with the development of the group began to lean towards post black.

In the past the band performed, among others together with the legendary polish group KAT & Roman Kostrzewski and at the Full Metal Haggis festival in Scotland. 2017 saw self-released debut album – ‘Chronicles of Grief – I’, which featured 7 tracks.

The Counterfeit
Production and editing – Damian Dudek
https://www.facebook.com/DamianDudekMovies
Paintings – Natalia Paczyńska
https://www.instagram.com/smutno_mi_borze/

Bandcamp: https://frontierofexistence.bandcamp.com/releases
YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=uX6aRbLA71g – The Counterfeit

Facebook: https://www.facebook.com/frontierofexistence/

Instagram: https://www.instagram.com/frontierofexistence/

Glasir – New Dark Age

E’ davvero difficile riuscire a rendere in maniera così compiuta l’idea concettuale che sta dietro ad un lavoro musicale senza proferire parola: i Glasir ci riescono splendidamente, aiutati da una rara chiarezza di intenti.

I texani Glasir avevano già raccolto importanti consensi all’epoca del loro esordio intitolato Unborn, grazie ad un’interpretazione personale e sentita di un genere quanti mai scivoloso come il post rock di natura strumentale.

Tre anni dopo il trio di Dallas ritorna con New Dark Age, album che a livello concettuale fotografa in maniera impietosa la condizione di un’umanità per lo più inconsapevole della propria insignificanza, specialmente nel momento in cui la natura sta presentando il conto di tutte le malefatte perpetrate nel corso degli ultimi secoli nei suo confronti in nome del progresso.
La musica è allora solo una panacea che può rendere più sopportabile il quotidiano risveglio ed affrontare un’era di oscurità etica che pare non avere alcuno sbocco; i Glasir provano a raccontarci questo con tre quarti d’ora di post rock liquido, apparentemente cullante ma in realtà pesantemente intriso idi inquietudine e di malinconia.
I sei brani si muovono lungo coordinate oblique, dove emergono suoni  e forme dissonanti (Into the Sun), reiterati arpeggi (Holy Chemistry), scenari prossimi all’ambient (Dissolution) e intriganti soluzioni ritmiche (The Last Firmament) che conducono al fulcro del lavoro, quella lunga Black Seas of Eternity, in cui i Glasir riversano tutto quanto è consentito a livello di idee e pulsioni dal loro indiscutibile talento compositivo, alla quale segue la conclusiva Hurt Us Again con il violino a renderne ancora più dolente l’incedere.
E’ davvero difficile riuscire a rendere in maniera così compiuta l’idea concettuale che sta dietro ad un lavoro musicale senza proferire parola: i Glasir ci riescono splendidamente, aiutati da una chiarezza di intentiE’ davvero difficile riuscire a rendere in maniera così compiuta l’idea concettuale che sta dietro ad un lavoro musicale senza proferire parola: i Glasir ci riescono splendidamente, aiutati da una chiarezza di intenti che rende paradossalmente lineare un sound tutt’altro che semplice, e da un artwork che restituisce i colori innaturali delle città moderne, in realtà ben diversi da quelli che il nostro occhio si ostina voler percepire.

Tracklist:
1.Into the Sun
2.Holy Chemistry
3.Dissolution
4.The Last Firmament
5.Black Seas of Eternity
6.Hurt Us Again

Line-up:
Austin Vanbebber: Drums
Conner McKibbin: Guitar
Nate Ferguson: Bass Guitar

GLASIR – Facebook

NOISKIN

Il video di “Haze”, dall’album “Hold Sway Over” in uscita a gennaio (Freemod).

Il video di “Haze”, dall’album “Hold Sway Over” in uscita a gennaio (Freemod).

La band Alternative Metal Noiskin annuncia l’album di debutto “Hold Sway Over”.

I Noiskin sono un gruppo Alternative Metal di Bergamo nato nel 2015 dall’unione di 4 musicisti provenienti da diverse realtà musicali.

Dopo un anno dalla formazione rilasciano il loro primo singolo “Haze” accompagnato da un caratteristico videoclip girato tra le montagne del Trentino e distribuito da Vevo.
Il gruppo si esibisce in diverse manifestazioni tra cui Rockin Park, Clamore Festival, Emergenza Festival e nel frattempo scrive nuovi brani che porteranno alla realizzazione delle 10 tracce di “Hold Sway Over”; album di debutto che uscirà il prossimo 19 Febbraio per l’etichetta Freemood ed edizioni Tanzan Music.

Il disco è stato registrato e mixato da Francesco Benelli e masterizzato da Michele Luppi, tastierista degli Whitesnake.

L’uscita dell’album verrà preceduta dal singolo e title track del disco “Hold Sway Over”, che verrà pubblicato il 17 Gennaio assieme ad un nuovo videoclip.

Lineup:
Voce e Chitarra Ritmica: Luca Taverna,
Chitarra solista e Cori: Marco Depriori,
Basso: Simone Tarenghi,
Batteria: Federico Bombardieri.

Moloch – The Experiment

The Experiment è un altro tassello posto da quello che oggi si sta confermando uno dei migliori e più credibili esponenti della scena dark synth.

Ritorna il geniale esponente polacco della darkwave elettronica con questo singolo contenente tre brani inediti più la riproposizione del cavallo di battaglia F.E.A.R.

Moloch possiede la dote di collocare la propria musica su un terreno raggiungibile da svariati punti di partenza, quindi anche per chi vi giunge da un background metal; del resto una traccia magnifica come The Experiment, pur nel suo essere tremendamente attuale, profuma intensamente di Ultravox e Kraftwerk, entità che fanno parte del vissuto di molti appassionati di musica a 360°.
Un quarto d’ora di puro e danzereccio godimento sonoro è quanto scaturisce da questo lavoro ispirato ai primi due film della serie Specie Mortale (Species), all’insegna di un horror fantascientifico che si rivela un’ideale accompagnamento visivo alla musica di Moloch.
The Experiment è un altro tassello posto da quello che oggi si sta confermando uno dei migliori e più credibili esponenti della scena dark synth.

Tracklist:
01. The Experiment
02. She Has Returned!
03. Catch-22
04. F.E.A.R. (Bonus)

MOLOCH – Facebook

SELDON

Il videoclip di “Corpo e anima”, dall’album “Per quale sentiero” (Suburbansky Records).

Il videoclip di “Corpo e anima”, dall’album “Per quale sentiero” (Suburbansky Records).

“Per quale sentiero”, nuovo album della band Alt/Progressive SELDON, è in uscita questo venerdì 14 dicembre per SUBURBANSKY RECORDS, tramite Audioglobe e The Orchard.

Il nuovo album dei Seldon “Per Quale Sentiero” affronta una profonda esplorazione dei territori del progressive e anche del jazz-rock. I sette brani hanno una durata consistente e sono pregni di parti strumentali intense e raffinate, accostate a testi pieni di suggestioni surreali, drammatiche e fantascientifiche, con riferimenti sempre più diretti al mondo immaginifico di Asimov. Il titolo, che è una title track, sta a significare la metafora ricorrente all’interno del disco dell’esplorazione o del viaggio dentro noi stessi, comunque sempre verso una destinazione ignota.

CONTATTI BAND:
www.facebook.com/Seldon-154619527891984/

LABEL:
http://www.suburbansky.it

Cult of Self Destruction – Exitium

Exitium costituisce per i Cult of Self Destruction una discreta base di partenza sulla quale provare costruire qualcosa di ancor meglio focalizzato nel prossimo futuro.

Esordio su lunga distanza per questo duo spagnolo denominato Cult of Self Destruction, con Exitium, anticipato quest’estate dal singolo Descending to the Deepest of the Abyss.

E’ proprio questo il brano che di fatto apre il lavoro dopo la breve intro: il sound offerto dagli iberici è un black death ben costruito e dal gradevole impatto, anche melodico, sul quale incombe un suono della batteria troppo secco e preponderante sul resto della strumentazione.
Uno squilibrio, questo, che non inficia comunque il lavoro complessivo di P. e M., capaci di offrire nel corso di questi trentacinque minuti una buona dimostrazione di efficienza, all’interno della quale manca solo quella scintilla decisiva in grado di far spiccare il volo ai Cult Of Self Destruction.
Infatti, l’album arriva al termine senza annoiare ma senza neppure provocare quei sussulti che ognuno si attende nel corso dell’ascolto: nel ribadire che il suono della batteria alla lunga si rivela un elemento vagamente di disturbo, troviamo un brano emblematico come Sui Caedere che, a tratti, sembra indicare la strada ideale da percorrere, con il suo incedere diretto e incalzante, opportunamente spezzato da un break centrale che crea i presupposti per una ripartenza a ritmi sempre serrati.
Exitium costituisce per i Cult of Self Destruction una discreta base di partenza sulla quale provare costruire qualcosa di ancor meglio focalizzato nel prossimo futuro.

Tracklist:
1. Initium
2. Descending to the Deepest of the Abyss
3. Misanthropic Condition
4. Moon on Saturn
5. Sui Cædere
6. We Will Be Wolves
7. Until the Dying
8. The Curse of the Witch
9. Exitium

Line-up:
P. – Guitars, Bass, Keyboards, Drums
M. – Vocals, Drums, Keyboards, Samplers

SIEGE

Il video di “Mummified”, dall’album “Autumn Of Earth – Spirit Of Agony Pt 2″

I Siege presentano il nuovo video di “Mummified”, che anticipa l’uscita dell’album “Autumn Of Earth – Spirit Of Agony Pt 2.

Video by Stefano Mastronicola.

Foto by Melissa Ghezzo.

www.facebook.com/Siegeofficial

Sylvaine – Atoms Aligned, Coming Undone

La sensibilità artistica di Sylvaine si concretizza soprattutto nei brani in cui la sua eterea interpretazione è l’ideale completamento di un sound atmosferico e sognante, ma non dispiace neppure imbattersi in qualche ruvidezza che ci ricorda che anche le creature più angeliche nascondono un loro lato oscuro.

Quando ci si trova a dover parlare del disco di un’artista non proprio tra i più noti, il fatto che compaia tra gli ospiti invece qualche nome “pesante” spinge in maniera istintiva a fare accostamenti che talvolta si rivelano fuorvianti, soprattutto perché finiscono per spostare l’attenzione a margine degli album invece che focalizzarsi sui loro effettivi contenuti.

Il fatto che, ancora una volta, la brava ed affascinante Sylvaine si avvalga della collaborazione di Stephan Paut (alias Neige) rende automatico l’avvicinare il progetto solista della musicista norvegese agli Alcest; tale abbinamento è sicuramente fondato, ma non deve però far pensare però che tale imprimatur faccia scadere una album come Atoms Aligned, Coming Undone nel calderone delle copie sbiadite di una qualcosa di già sentito.
Il post rock/shoegaze di Sylvaine è più personale di quanto non possano farci presumere tutti questi indizi e se l’impronta melodica che traspare in gran parte del lavoro ci riconduce sicuramente nei pressi di Les Voyages de l’âme e dintorni, è fuor di dubbio che la suadente voce femminile ed un approccio molto più soffuso, talvolta rarefatto, conferiscono al tutto una fisionomia propria piuttosto lontana da una conclamata derivatività.
Non resta quindi che godersi l’incedere per lo più morbido, ma non privo di un fondo di inquietudine che (questo sì) è tratto comune di chi si cimenta con queste sonorità. La sensibilità artistica di Sylvaine si concretizza soprattutto nei brani in cui la sua eterea interpretazione è l’ideale completamento di un sound atmosferico e sognante (Worlds Collide, per esempio), ma non dispiace neppure imbattersi in qualche ruvidezza che ci ricorda che anche le creature più angeliche nascondono un loro lato oscuro, pronto a travolgerci con disperati soprassalti sonori (Mørklagt).
Se poi, alla fine, si tratta di rispondere a qualcuno che ci chiede se Atoms Aligned, Coming Undone sia un album consigliato agli estimatori degli Alcest e della conseguente genia, la risposta è ovviamente sì, ribadendo però con forza che quanto offerto da Sylvaine non è solo una bella copia bensì un’opera di grande qualità che è, semmai, un’importante alternativa ai nomi più noti in ambito post rock/shoegaze.

Tracklist:
1. Atoms Aligned, Coming Undone
2. Mørklagt
3. Abeyance
4. Worlds Collide
5. Severance
6. L’Appel du Vide

Line-up:
Sylvaine: vocals, guitars, synthesizers, bass, drums, percussion

Stephen Shepard: session drums on tracks 3 & 5
Stéphane “Neige” Paut: session drums on tracks 1, 2, 4 & 6

SYLVAINE – Facebook

Anomalie – Integra

Nonostante si tratti di un ep, Integra vale ampiamente a livello qualitativo un album completo, rafforzando le reputazione del nome Anomalie al quale, forse, sarebbe opportuno dedicare qualche attenzione in più in futuro.

Anomalie è un progetto solista austriaco in circolazione dal 2011 con all’attivo già tre full length molto ben accolti: questa nuova uscita è un ep comunque abbastanza corposo, visto che presenta quattro tracce per poco meno di mezz’ora di musica.

Il black atmosferico offerto da Christian “Marrok” Brauch, il quale si fa accompagnare dall’ottimo batterista Lukas Schlintl, si rivela indubbiamente di buona qualità, mantenendo quell’andamento austero di matrice mitteleuropea al quale fornisce il suo ideale imprimatur Markus Stock in sala di registrazione.
Tutti questi elementi vanno a comporre una quadro compositivo convincente e vario, pur nel suo esibire per lo più un volto oscuro che non deroga mai dalla propria matrice stilistica, ed aprendosi a quelle sfumature post che risultano comunque meno accentuate che in altre band, senza rinunciare ad una componente melodica equilibrata e ben inserita nel contesto.
In tal senso, l’ascolto dell’ultima traccia Deliverance si rivela decisamente emblematico, in virtù di un incedere che spazia con grande disinvoltura tra le varie fonti di ispirazione mantenendo ugualmente il sound sempre ben compatto ed efficace.
Nonostante si tratti di un ep, Integra vale ampiamente a livello qualitativo un album completo, rafforzando le reputazione del nome Anomalie al quale, forse, sarebbe opportuno dedicare qualche attenzione in più in futuro.

Tracklist:
1. Rebirth
2. Aurora
3. Temples
4. Deliverance

Line-up:
Christian “Marrok” Brauch – Vocals, Guitars, Bass, Synths, Percussions
Lukas Schlintl – Drums

ANOMALIE – Facebook

R.O.T.

Il video di Hyper Thymesia, dall’album “Revolution Of Two” (EFTM Records).

Il video di Hyper Thymesia, dall’album “Revolution Of Two” (EFTM Records).

Hyper Thymesia is a song extracted from the album “Revolution Of Two” by R.O.T., the passage speaks of the difficulty of separating oneself from one’s own memories and the choices that they influence.
You can find the song and the other songs from the album on Spotify and all the digital stores

R.O.T. are:
Louis LittleBrain: Guitar, Keyboards
Eddy Scissorshand: Bass, Voice

Hyper Thymesia and the other songs on the album were recorded and mixed entirely by the band with their own independent label “EFTM Records”
The video was edited by Louis Littlebrain and R.OT. in EFTM studios

https://www.facebook.com/Escape-From-The-Memory-Records-843941219015285/

https://www.instagram.com/eftm_records/?hl=it

GANDALF’S OWL

Il video di Winterfell, dall’album “Who’s The Dreamer?” in uscita a gennaio (Club INferno Ent.).

Il video di Winterfell, dall’album “Who’s The Dreamer?” in uscita a gennaio (Club INferno Ent.).

“Who’s The Dreamer?” is GANDALF’S OWL’s new opus. Destined to be out in late November, we decided to fix some elements so we have a new release date that is January 4th, 2019.
Gandolfo FERRO, already known as HEIMDALL’s singer, propose with this album a great Progressive Ambient Rock, with sprinklings of ‘old-time’ electronica and epic psychedelic influences.
The elegance of the sounds of Floydian memory will complete a stunning act, while the presence of a cover of Le Orme classic “Il Vento, La Notte, Il Cielo” is a final gift to an album announced as a true masterpiece.

Here is the cover and the complete tracklist:
1. Winterfell – 2. A Dwarf In The Lodge Pt.1 – 3. A Dwarf In The Lodge Pt.2 – 4. Garmonbozia – 5. Between Two Worlds – 6. White Arbour (…The North Remembers) – 7. Sunset By The Moon – 8. Coming Home – 9. Il Vento, La Notte, Il Cielo (cover Le Orme)

– CLUB INFERNO ENT.: www.facebook.com/clubinfernoent
– GANDALF’S OWL: www.facebook.com/GaldalfsOwl
– Video[GANDALF’S OWL – Winterfell (Official video)]: https://youtu.be/PoaBL8-RoTc

Ancient Oak Consort

Il lyric video di “The Race”, dall’album Hate, War, Loven (Revalve Rrecords).

Il lyric video di “The Race”, dall’album Hate, War, Loven (Revalve Rrecords).

Ancient oak Consort has released the first Lyric video for the song “The Race” taken from the last album Hate, War, Love.

Listen album at: https://spoti.fi/2EfDb87
https://www.revalverecords.com/AncientOakConsort.html
https://www.facebook.com/revalverecords/

Ancient Oak Consort was born in 1995, founded by Andrea Vaccarella (composer/guitarist). The 1th album Ancient Oak, released in 1997; the 2th album The Acoustic Resonance of Soul, released in 2006. Ancient Oak Consort is a Rock-Progressive-Metal band with Chamber Music and Mediterranean Folk influences. Ancient Oak Consort is a project composed of 3 fixed members and special guests. Why “Consort”? Because in Renaissance music “Consort” means that some musicians play music with the founding musicians. The important thing is the use of classic guitar and the compositions of chamber music inspired by great composers like Ennio Morricone, Nino Rota.

Mortuous – Through Wilderness

Chi ama queste sonorità le troverà maneggiate con dovizia e competenza dai Mortuous, tra suoni ribassati, growl catacombali, assoli ficcanti e micidiali rallentamenti che in certi momenti spostano il sound sul versate di un vero e proprio death doom,

Dopo due demo risalenti ai primi anni del decennio, approdano oggi al loro primo full length i Mortuous, band formata da elementi già piuttosto attivi all’interno della scena death californiana.

Il genere nelle intenzioni del quartetto di San José, è quanto mai aderente alla tradizione americana portando cosi gli ascoltatori a ad esplorare i meandri più cupi e malsani di un sound che si rifà ai vari Incantation, Morbid Angel e Autopsy (e non è un caso se troviamo come ospite sull’album la coppia Reifert-Coralles).
Il risultato che ne scaturisce è notevole perché chi ama queste sonorità le troverà maneggiate con dovizia e competenza dai Mortuous, tra suoni ribassati, growl catacombali, assoli ficcanti e micidiali rallentamenti che in certi momenti spostano il sound sul versate di un vero e proprio death doom, come per esempio nella seconda metà di Screaming Headless nella quale l’uso anche del flauto richiama addirittura i Cathedral del seminale Forest Of Equilibrium, ma al di la di questo è il death più puro canonico e soddisfacente che occupa quasi per intero il proscenio, per la soddisfazione di chi ama le band citate quali quali di ispirazione per gli ottimi Mortuous.

Tracklist:
01. Beyond Flesh
02. Bitterness
03. Chrysalis of Sorrow
04. The Dead Yet Dream
05. Anguish and Insanity
06. Through Wilderness
07. Prisoner Unto Past
08. Screaming Headless
09. Subjugation of Will

Line-up:
Colin Tarvin – guitar
Mike Beams – vocals, guitar
Clint Roach – bass
Chad Gailey – drums

Guests:
Chris Reifert (guest vocals on “The Dead Yet Dream” and “Anguish And Insanity”)
Danny Coralles (solo on “The Dead Yet Dream”)
Derrel Houdashelt (solo on “Through Wilderness”)
Teresa Wallace (flute on “Screaming Headless”)

MORTUOUS – Facebook

Weight Of Emptiness

Il video di “Unbreakable”, dall’album “Anfractuous Moments For Redemption” (Sun Empire Productions and Concreto Records).

Il video di “Unbreakable”, dall’album “Anfractuous Moments For Redemption” (Sun Empire Productions and Concreto Records).

Chilean progressive death doom metal band Weight Of Emptiness has released their third video clip of the single “Unbreakable” belonging to the album “Anfractuous Moments For Redemption”, which was re-released this year under the Mexican labels Sun Empire Productions and Concreto Records. The video was made by Victor Cerda and his production company Trébol Audiovisual Production at the Salvador Allende Amphitheater in La Cisterna, Chile.

www.weightofemptiness.com

Skepticism – Stormcrowfleet

Una simile pietra miliare deve essere venerata come le compete da chi l’ha conosciuta in passato, mentre chi volesse approcciarsi con il genere potrebbe cominciare proprio da questo, che è il punto più vicino a quello da cui tutto è iniziato.

Parlare della ristampa di Stormcrowfleet è necessario non tanto per raccontarne contenuti che ogni appassionato di funeral doom che si rispetti conoscerà alla perfezione, quanto per rimarcare come questo album segni in maniera indelebile la storia del genere in quanto, pur essendo arrivato poco dopo Stream from the Heavens dei Thergothon, mostra le linee guida essenziali della variabile più melodica ed atmosferica del genere grazie all’uso di un organo che resta inimitabile, nonostante svariati tentativi di riproporre tali sonorità da parte di diversi epigoni.

Inoltre, rispetto ai seminali conterranei disgregatisi dopo l’uscita del loro unico full length, il quartetto di Riihimäki ha dato continuità alla propria inimitabile carriera, anche se, magari, a molti cinque full length in oltre vent’anni di attività possono sembrare (con qualche ragione) troppo pochi.
La coerenza degli Skepticism la si riscontra facilmente grazie ad un sound rimasto pressoché immutabile, tanto che ascoltando di seguito Stormcrowfleet e l’ultimo Ordeal, usciti a ventidue anni di distanza l’uno dall’altro, non si capisce se sia il primo ad essere un passo avanti rispetto alla sua epoca o il secondo ad emergere da un remoto passato, ma forse sono vere entrambe le cose, nel senso che la proposta possiede caratteristiche talmente uniche da essere pressoché impossibile da collocare a livello temprale.
Tra le varie ristampe delle quali il lavoro è stato fatto oggetto nel corso degli anni, questa ad opera dell Svart Records è senz’altro la più interessante essendo frutto del remix dei brani presi direttamente dal nastro originale con la supervisione della band, e presentando, oltre alla versione in cd, anche quella in doppio vinile a tiratura limitata; per il resto c’è poco da dire, salvo che una simile pietra miliare deve essere venerata come le compete da chi l’ha conosciuta in passato, mentre chi volesse approcciarsi con il genere potrebbe cominciare proprio da questo, che è il punto più vicino a quello da cui tutto è iniziato.

Tracklist:
1. Sign of a Storm
2. Pouring
3. By Silent Wings
4. The Rising of the Flames
5. The Gallant Crow
6. The Everdarkgreen
7. Outro

Line-up:
Lasse Pelkonen – Drums
Jani Kekarainen – Guitars
Eero Pöyry – Keyboards
Matti Tilaeus – Vocals

SKEPTICISM – Facebook

BREAK ME DOWN

Il video di Trust.

Il video di Trust.

E’ partito tutto poco meno di un anno fa. I Break Me Down lanciano il loro EP con un primo video: ‘Warrior’.

‘Resilience’ è il titolo dell’EP servito da passe-partout a concerti e festival durante i quali, la band milanese, ha ampiamente dimostrato la voglia di emergere e la loro indiscussa bravura e professionalità.

In meno di un anno si sono esibiti su palchi di rilievo al fianco di band dalla fama internazionale come Lacuna Coil, Joe Stump’ Tower of Babel e Crazy Town; per ultima, purtroppo non in video, l’apertura del 23 Novembre a Vinnie Moore, icona e leggenda del mondo delle sei corde heavy!

Oggi i Break Me Down presentano il loro nuovo singolo ‘TRUST’, l’audio è stato registrato in presa diretta al Legend Club Milano, durante il Rock In Park Festival, mixato e masterizzato da Dario Valentini presso il BXR Studio; le immagini, invece, sono un mix and match di riprese on the road sapientemente amalgamate a momenti live, al montaggio Davide Papadia, insomma, uno scorcio in quello che è la vita del musicista; non solo momenti di adrenalina pura ma anche sacrifici e notti insonni!

Morris Steel, chitarrista del gruppo e compositore del brano dichiara: ” ‘Trust’ sarebbe potuto essere tranquillamente uno dei brani dall’EP ‘Resilience’ dato che parla di quanto sia importante non mollare mai e, soprattutto, credere sempre in quello che si dice; tematiche care e sostenute fortemente dalla band”.