LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: LA JANARA

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Raffaella Cangero, vocalist della magnifica band campana La Janara.

MC Primo full length per la Janara, come ho già detto attesissimo perché dalla pubblicazione del primo ep autoprodotto avete suscitato molto interesse nella scena underground…

La sfida di comporre musica che fosse “italiana” sotto tutti i punti di vista e sulla quale nessuno avrebbe scommesso è stata vinta a testa alta. Abbiamo sempre creduto strenuamente nelle nostre capacità, ma soprattutto nel nostro obbiettivo e nei nostri propositi: è stato arduo perché nessuno riusciva a dare fiducia o intravedere delle potenzialità in un tipo di metal cantato esclusivamente in italiano che andava a fondersi col genuino prog italico anni ‘60/’70, e che peraltro affrontava temi fortemente centralizzati come quelli del folklore di una terra semi sconosciuta come l’Irpinia. Tra i pochi che hanno avuto fiducia in noi e che hanno percepito qualcosa di “magico” nella nostra musica c’è stato il guru e mentore della Black Widow Records, Massimo Gasperini, e se qualcuno ci avesse detto che di lì a poco anche La Janara sarebbe stata annoverata tra i grandi nomi della scuderia della storica label genovese non ci avremmo mai creduto. Abbiamo promosso con i nostri lavori (una demo del 2015 ed un EP del 2017) la personale novità di un metal italiano per italiani e quella che all’inizio risultava una stonatura, è stata via via sempre più apprezzata ed accolta con grande fervore. Abbiamo diffuso, per quanto consentissero i pochi mezzi a disposizione, la nostra proposta senza mai demordere, conquistandoci in questo modo un piccolo posto all’interno della grande e prolifica scena metal italiana.

MC Le tematiche di Tenebra, questo il nome del nuovo album, trattano appunto le tenebre dell’anima e il ricorrere delle donne a poteri occulti per affermare la propria dignità. L’ambientazione è l’Irpinia antica ma quanto sono ancora attuali queste tematiche?

Le tematiche che affrontiamo sono radicate in un’Irpinia magica e rurale, dove agiscono diversi spiriti e personaggi del folklore popolare che ancora oggi suscitano interesse e curiosità, catturando l’immaginario comune grazie al loro ancestrale fascino. I miti e le leggende tuttavia sono e sono sempre stati lo specchio della realtà attuale e la rappresentano metaforicamente: le streghe – allegoria dei deboli – che dominano la nostra proposta artistica bramano il sangue dei carnefici e lottano per la loro rivalsa; questa è una tematica quanto mai attuale, affrontata in canzoni come Mater Tenebrarum (secondo singolo estratto dall’album), Mephis o Tenebra, canzone che dà il titolo all’album. Altre canzoni affondano le loro radici nel folklore più puro ed autentico, come Malevento o Cera, mentre Il Canto dei Morti (primo singolo) affronta dell’inscindibile dicotomia di Eros e Thánatos, Amore e Morte, concludendosi con la definitiva vittoria della prima Potenza che travalica e sconfigge i limiti imposti dal Termine della vita. In particolare per questo brano ci siamo volutamente ispirati ad un grande capolavoro del cinema horror italiano (che insieme al metal e rock italici è il nostro grande punto di riferimento, ovvero Dellamorte Dellamore di Michele Soavi che affronta, tra gli altri, anche questo argomento.

MC A chi è stata affidata la stesura dei testi e la composizione?

La composizione dell’album ha una storia singolare: a differenza dell’EP dove ognuno di noi ha contribuito alla scrittura delle tracce, in questo primo album ogni canzone, compresa di testi e musica, è stata composta ed arrangiata esclusivamente dal chitarrista, il Boia, che di volta in volta ci proponeva le sue idee, già ben chiare e definite. È stato poi compito di ognuno di noi interiorizzare ed interpretare i brani in modo tale da apportare un contributo alla musica e a trarre fuori ed esprimere il meglio di ogni brano.

MC “Tenebra” si avvale della presenza di diversi special guest. Ci parli di queste collaborazioni?

I diversi guest che hanno collaborato all’album sono, oltre che cari amici, dei musicisti fantastici e piuttosto noti: il brano Or Poserai per sempre si avvale della collaborazione di Giulian Latte, fondatore e compositore della band partenopea Scuorn, molto nota nell’underground black metal italiano, che ha inserito dei cori, e di Alessandro Liccardo chitarrista, fondatore e compositore della band hard rock napoletana Hangarvain, che ha inserito un assolo; un altro solo di Liccardo è presente all’interno della canzone Mephis. Altro special guest è Riccardo Studer, tastierista degli Stormlord, che ha inserito gli arrangiamenti orchestrali; infine c’è Alessio Cattaneo degli Onryo che ha programmato i bassi e le batterie in Ver Sacrum. Non so se può essere considerato in toto un guest, ma lo cito egualmente: il ritornello di Or Poserai per sempre è una sezione di versi della poesia “A se stesso” del grande Giacomo Leopardi, special guest decisamente fuori dagli schemi!

MC Dal primo ep al full lenght. Quali differenze tra il primo lavoro e l’ultimo?

Nei soli due anni che separano questo primo album dal precedente EP del 2017 sono cambiate molte cose, non solo all’interno della band, ma anche a livello personale e compositivo. Siamo cresciuti e maturati molto in questo breve lasso di tempo, abbiamo compiuto un percorso che ci ha portati ad un costante miglioramento e a nuove concezioni o approcci alla musica e questo lo si può evincere confrontando, anche distrattamente, le sonorità dei due diversi lavori. Siamo cresciuti come musicisti ed abbiamo percorso un iter artistico che ci ha spronati a dare sempre il massimo, a ricercare nuove ispirazioni e a migliorare noi stessi. Non sono mancati anche cambiamenti all’interno della band dal momento che c’è stato un piccolo cambio di line up: il vecchio batterista (Stefano Pelosi, in arte l’Alchimista) è stato sostituto dal Mercenario, Antonio Laurano.

MC Una curiosità, ogni membro della band ha un soprannome. Citiamo tutti i componenti e il relativo appellativo?

Come ho spiegato diverse volte, i soprannomi che ci siamo affibbiati (e con i quali oggi tutti ci identificano) all’inizio sono stati un gioco attraverso il quale poter diventare protagonisti delle storie che raccontiamo con la nostra musica. Ognuno di essi, prendendo spunto dalle nostre caratteristiche personali, ha trasceso la finzione ed è diventato parte di noi: io, ad esempio, sono La Janara, rappresento la volontà di riscatto dei deboli e degli oppressi, di chi è stato schiacciato dalla Superbia e dalla Prepotenza ma che reclama a gran voce riscatto e vendetta, argomento che mi sta particolarmente a cuore e che in un certo senso rappresenta delle mie esperienze di vita.
Gli altri membri della band sono il chitarrista ovvero il Boia (alias Nicola Vitale), il bassista, l’Inquisitore (Rocco Cantelmo) e il nuovo barrerista (Antonio Laurano) il Mercenario.

MC Ci saranno live a promuovere la nuova uscita discografica?

Sono numerosi i live in programma, attualmente solo in Campania. Il release party avrà luogo il giorno stesso dell’uscita del disco, il 27 marzo, nella “nostra” Avellino, al Tilt! Tattoo bar events; ad aprile torneremo nel salernitano con due date, la prima a Battipaglia (Bar Capri, 15/04) e a Fisciano (Periferica Konnection, 19/04). Per ora stiamo promuovendo solo live nella nostra regione, ma non escludiamo di spostarci in tutto il Sud, in particolare in Basilicata e Puglia.

MC Diamo dei riferimenti ai nostri ascoltatori per trovarvi nei meandri del web?

La Janara è presente su tutti i social (Facebook, Instagram, YouTube) oltre che su diversi store digitali come Bandcamp, Bigcartel, Spotify ed Apple Music. Insomma… non potrete scampare all’incantesimo de La Janara!

BRVMAK

Il video di “Golgota”, dall’album “In Nomine Patris”.

Il video di “Golgota”, dall’album “In Nomine Patris”.

ITA: Alla fine del tour italiano di “In Nomine Patris” i death metallers Brvmak presentano le riprese del singolo “Golgota”.
Di seguito lo Statement della band: “il tour è stato grandioso, abbiamo suonato molte location spettacolari ed insieme ad un sacco di amici, grazie mille a tutti”.

ENG: At the end of the Italian tour of “In Nomine Patris” the death metallers Brvmak present the filming of the single “Golgota”.
Here is the band’s statement “ The tour was great, we played in a lot of great locations and with a lot of friends! Thank you all!”
Here’s some esclusive live and funny footage from some shows to release our single “Golgota”.

BIOGRAPHY:

ITA: I Brvmak sono una band Death Metal attiva dal 2006, con attualmente un Ep (Another Beer 2006), un Full-Lenght (Captivitas 2013) e un album in uscita (In Nomine Patris 2018).
Dopo alcuni cambi di line up trovano la formazione ufficiale con l’entrata, nel 2015, di Sergio come cantante/chitarrista, aggiungendo al sound della band le sue influenze progressive.

ENG: Brvmak is a death metal band, born over ten years ago and changing his genre from a more black style to a progressive death tune. The band has one Ep, the first full length called “Captivitas” and the next album “In Nomine Patris”.
During The Brvmak’s career there was a few line-up changes and in 2015 the enter of Sergio as guitarist and singer meant a change in the competitive process and the sound, adding more progressive influences.

Brvmak are:
Sergio (vocals, guitar, viola)
Gabriele (guitar)
Emanuele (bass guitar)
Davide (drum)

Facebook: https://www.facebook.com/Brvmak/

GO ASK ALICE

Il video di The Sudden Dream, dall’album Ten Little dreams (and one bonus nightmare) (La Bel Netlabel).

Il video di The Sudden Dream, dall’album Ten Little dreams (and one bonus nightmare) (La Bel Netlabel).

Il genere umano ha sempre guardato alle stelle come al proprio destino.
Per questo, infaticabile e testardo, scala da sempre le vette più alte per arrivarci il più vicino possibile.
Egli sa che questo è impossibile, ma ha il coraggio necessario per provarci lo stesso. Questo è scritto nel segno: il capricorno.

Caustic Vomit – Festering Odes to Deformity

I Caustic Vomit, rispetto a molti dei validi interpreti del death doom più incompromissorio, mostrano spunti di varietà che ben si inseriscono all’interno di un contesto che, comunque, mette la melodia decisamente in secondo piano a favore dei risvolti più ruvidi del genere.

La Redefining Darkness Records, etichetta specializzata nella ricerca di realtà nascoste nei meandri più reconditi del sottosuolo musicale porta in superficie i russi Caustic Vomit i quali si rendono protagonisti di un demo d’esordio davvero notevole.

Il monicker scelto lascia pochi dubbi sul sound offerto che è un death doom primordiale soffocante, con il growl rantolante tipico delle forme più estreme del genere.
I tre brani si snodano mediamente per una decina di minuti ciascuno con il primo, Immured in Devouring Rot, che pare attingere maggiormente dalla scuola britannica dei primi anni novanta per gli accentuati rallentamenti nel finale, il secondo, Churning Bowel Tunnels, che risulta invece un esempio del più putrido death, ed il terzo, Once Coffined Malformities, che oscilla infine tra queste diverse pulsioni regalando anche intriganti parti di chitarra solista nel finale. I Caustic Vomit, rispetto a molti dei validi interpreti del death doom più incompromissorio, mostrano spunti di varietà che ben si inseriscono all’interno di un contesto che, comunque, mette la melodia decisamente in secondo piano a favore dei risvolti più ruvidi del genere.

Tracklist:
1. Intro / Immured in Devouring Rot
2. Churning Bowel Tunnels
3. Once Coffined Malformities

Line-up:
M. – Bass
L. – Drums, Lyrics
R. – Guitars
S. – Guitars, Vocals

0N0 – Cloaked Climax Concealed

Gli 0N0 sono una band che merita un approfondimento retrospettivo alla luce di quanto offerto in questa concisa ma interessante uscita.

Gli slovacchi 0N0 mi erano fino ad oggi sconosciuti nonostante la loro attività sia piuttosto consistente.

Questo 7″ arriva dopo due full length ed alcune altre uscite di minor minutaggio ed è una buona opportunità per fare la conoscenza di un gruppo che prova ad interpretare la materia death doom inserendovi massicce dosi di industrial, andando così a costruire due brevi quanto incisivi monoliti sonori in cui le due componenti confluiscono in maniera soddisfacente e abbastanza fluida.
Cloaked Climax Concealed non contiene memorabili aperture melodiche o un riffing cadenzato ed avvolgente, bensì offre dieci minuti di austera e gelida incomunicabilità resa al meglio da un buon operato strumentale e da una produzione che evita al tutto di apparire un un’inintelligibile coacervo di suoni.
Il primo brano The Crown Unknown è decisamente più urticante e squadrato mentre nel successivo Hidden In The Trees (Sail this Wrecked Ship) fanno capolino barlumi melodici nel finale, complice un diverso uso della voce rispetto al corrosivo growl offerto fino a quel momento.
Gli 0N0 sono una band che merita un approfondimento retrospettivo alla luce di quanto offerto in questa concisa ma interessante uscita.

Tracklist:
1. The Crown Unknown
2. Hidden In The Trees (Sail this Wrecked Ship)

Line-up:
S – Vocals
A – Guitars, Vocals
T – Guitars, Vocals, Programming

0N0 – Facebook

 

VANEXA

Il video di “My Grave”.

Il video di “My Grave”.

Come sempre i Vanexa scrivono un brano con una tematica sociale. Con il loro nuovo brano “My Grave” trattano un tema molto delicato: la violenza domestica. Troppo spesso le mure di casa diventano “La mia Tomba” (My Grave), dove proprio colui che dovrebbe proteggerti diventa l’aguzzino. Il protagonista adolescente, a causa dei costanti abusi subiti, si rifugia nel suo mondo come fosse un videogioco.
Incapace di ribellarsi e non osando intervenire rinuncia all’occasione di diventare come il suo eroe preferito. Ciò che non abbiamo osato, lo abbiamo per sempre perduto.

Saluti, / Thanks and cheers,
www.spiderrockpromotion.it
Facebook Page: http://www.facebook.com/SpiderRockPromotion
Reverbnation: http://www.reverbnation.com/label/spiderrockpromotion

As always, the latest Vanexa song is about social matters.

Their new single “My Grave” deals with the delicate subject of domestic violence. The grave can often consist in house walls, between which women suffer episodes of violence while children are unaware witnesses. The protagonist are therefore those kids who, despite having suspects of violence, are afraid to act losing the chance to be the hero just like in their favorite videogame. What we don’t dare to do is forever lost.

ANGUERE

Il video di Chacina (Machine Man Records).

Il video di Chacina (Machine Man Records).

We premiered our OFFICIAL VIDEO of the song “CHACINA” to close the works with this track that was made available on our YouTube channel and released by the recorded Machine Man Records (USA).

As previously announced, “CHACINA” is the preview of our new work that comes from there, we are at full steam and we promise many new things during this year of 2019.

We are pleased to announce this new OFFICIAL VIDEO for all friends, fans and those who accompany us in the media and social networks.

“CHACINA” was produced by the band, we set the stage and we hired again our friend Otavio Silva, for the filming and editing of the video.

Vídeo Oficial “CHACINA” por Otávio Silvia.
Filmagem e Edição por Otávio Silvia.
Cenário por ANGUERE
Produzido por ANGUERE

Musica: CHACINA
Mixed, Mastered: Lucas Neves / Piu Meÿer
Estúdio Vintake:
Fecebook: https://www.facebook.com/VintakeEstudio/

ANGUERE é:
Thiago Soares – Vocal
Cleber Roccon – Guitarra
Adriano R. Prado – Bateria

ANGUERE:
Site: http://anguerehc.wixsite.com/banda
BandCamp: https://anguerehardcore.bandcamp.com/
Twitter: https://twitter.com/Anguere
Soundcloud: https://soundcloud.com/anguere
FaceBook: https://www.facebook.com/anguere

MARCO GERMANI

Il video di “Storing the Past”, dall’album “Regression”, in uscita nell’autunno 2019 (After Life Music Dimension).

Il video di “Storing the Past”, dall’album “Regression”, in uscita nell’autunno 2019 (After Life Music Dimension).

https://www.youtube.com/watch?v=bzWx3BOo4o0#action=share

“Storing the Past” è il nuovo singolo e videoclip di Marco Germani che anticipa l’album “Regression”, in uscita verso autunno 2019 per After Life Music Dimension. Il disco spazierà tra generi come l’elettronica, l’industrial, il metal e avrà punti in comune con artisti come Nine Inch Nails. Ulteriori dettagli saranno svelati a breve.

WEBLINKS:

https://www.facebook.com/marcogermani/

http://www.after-life.it/

http://www.marcogermani.com/

La regia e il montaggio sono di Elisa Collimedaglia. Nel video compaiono i membri della band dello stesso Germani, ossia i Limbo Neutrale. Costoro sono sovrapposti a discorsi di famosi personaggi americani (Charles Manson, Steve Jobs, Martin Luther King , John F. Kenndy, Michelle Obama, Donald Trump).

Il protagonista del videoclip è un uomo del futuro (o un alieno?) che lavora archiviando e testando macchine vintage come il Commodore 64, un registratore a bobine TEAC, un cellulare Motorola, floppy disk e minidisk. Egli poi si spaventa ripetutamente per quello vede nei monitor a tubo catodico.

Di ispirazione electro-industrial non mancano alcune parti di chitarra martellanti tipiche del metal. Il brano è interamente realizzato dall’artista in tutte le sue parti e prodotto dalla sua etichetta discografica indipendente After Life Music Dimension di Vigevano, Pavia.

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL: CROWN OF AUTUMN

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Emanuele Rastelli, leader fondatore degli storici Crown Of Autumn.

MC La band si forma per tua idea già nel 1996 e insieme a Marco Ibba e Diego Balconi realizzate un demo che fu immediatamente apprezzato. Ci racconti com’è andata?

In quegli anni stavo maturando l’idea di un progetto che riunisse i due aspetti musicali che prediligevo; quello più epico e maestoso da una parte, e quello malinconico ed oscuro dall’altra.
Nacque così il progetto Crown Of Autumn che, nei primi mesi, prevedeva un unico cantante growl (Marco, alias Sagittifer) con qualche aperura alla Nick Holmes (Paradise Lost) di “Shades of God” o alla Taneli Jarva (Sentenced) di “Amok”. In seguito, pensai di aggiungere Diego (alias Antares), con il quale avevo già suonato in una cover-band, per prendersi cura di tutte le parti più melodiche, dividendo così in maniera più netta le due anime dei Crown Of Autumn. Non a caso, sul demo Ruins, i due cantanti sono accreditati come “Chant of the Wizard” (Marco) e “Chant of the Warrior” (Diego). Andammo a registrare in uno studio professionale (Malibu Studio, Milano) che non aveva mai avuto a che fare con nessuna Metal Band. Il tecnico del suono però, comprese immediatamente dove volevamo arrivare e fece un lavoro assolutamente egregio, specialmente se inquadrato nel contesto di quegli anni. “Ruins” ci fece conoscere nell’underground nostrano e non solo, vendendo più di 1000 copie in pochi mesi (una buona cifra per un demo-tape metal nel 1996), e ci fece guadagnare una certa credibilità artistica all’interno della scena.

MC Dopo il successo del primo demo è la volta, nel 97, del full length The Treasures Arcane che mette d’accordo tutti, pubblico e critica, raccogliendo consensi in tutto l’ambiente underground. lo stesso anno però la band si stoppa per un lungo periodo e tu ti dedichi ad altri progetti musicali. Come mai, visto il successo ottenuto?

The Treasures Arcane è il coronamento di un processo iniziato ben prima del demo Ruins, fu una ricerca personale che passava attraverso la musica, ma investiva anche aspetti più interiori.
Da una parte mi sentivo molto appagato dal risultato ottenuto, anche se ovviamente non si è mai soddisfatti al 100% dei propri lavori, dall’altra però ero un po’ stufo di certi stilemi e di certi cliché del mondo metal, sia da un punto di vista artistico che da quello antropologico. Tutto ciò, in quel periodo, finì per provocarmi una certa nausea; so che è una parola poco galante, ma è anche la parola più giusta. Per cui scelsi di andare ad esplorare altri lidi e mi misi a lavorare ad un nuovo progetto che potesse rappresentare uno sviluppo artistico e di contenuti, senza però gettare al vento o rinnegare quanto fatto in precedenza. Fu così che nacque Magnifiqat.

MC Dopo tredici anni il ritorno con un nuovo cantante e un nuovo full length, e nel 2013 l’annuncio di Byzantine Horizons, che sarà pubblicato ad Aprile per la My Kingdom Music. Un lavoro che aggiunge al tipico medieval dark metal dei Crown Of Autumn, nuovi elementi più folk ed etnici. cosa ci riserva questo nuovo album?

Byzantine Horizons ha davvero moltissime sfaccettature. Come hai giustamente notato, gli elementi più folk/neo-Folk ed etnici (mutuati dall’esperienza con i Magnifiqat) trovano un maggiore spazio rispetto ai lavori precedenti, andanfosi parzialmente a sostituire ai passaggi di chitarre acustiche medievaleggianti dei primi lavori. Ci sono anche elementi più progressivi, ispirati ad un certo death metal anni ’90 oppure ad alcune cose di Devin Townsend. C’è inoltre una maggiore presenza della lingua italiana, proveniente da un più massiccio ascolto di musica cantautorale nostrana; mi riferisco ad artisti come Franco Battiato, Juri Camisasca, Angelo Branduardi, Vinicio Capossela o Giovanni Lindo Ferretti. Forse però, l’elemento di maggior novità rispetto al passato è l’influenza di alcune rock-band americane che ascoltavo moltissimo durante la fase compositiva di Byzantine Horizons. Parlo soprattutto di progetti come Tool, A Perfect Circle e Ashes Divide, ma anche di System of a Down e del Marilyn Manson più pacato. Sinceramente non so se nel risultato finale del nuovo disco questi ascolti traspaiano o meno, poiché è nostra abitudine tirare dritti per la nostra strada senza cercare di imitare questo o quell’altro musicista, inoltre facciamo un genere molto diverso dal loro ed anche l’orizzonte dei contenuti lirici è spesso agli antipodi rispetto a quel mondo. Senz’altro però la loro importantissima lezione ha contribuito a sviluppare in me una più matura idea di “canzone”, cosa che si può applicare a qualsiasi genere musicale.

MC Citiamo la line up attuale della band?

Gianluigi Girardi: voce maschile solista
Milena Saracino: voce femminile solista
Emanuele Rastelli: chitarre, basso, tastiere, voci growl e pulite
Mattia Stancioiu: batteria e percussioni
I testi e le musiche sono stati scritti da me e arrangiati insieme agli altri membri dei Crown Of Autumn.
Mattia si è inoltre preoccupato di registrare, mixare e masterizzare l’album presso il suo Elnor Studio (Magnago – MI), ma soprattutto si è occupato della produzione artistica di Byzantine Horizons. Diciamo che dopo eterni scambi di opinioni e proposte astruse (le mie), l’ultima parola era sempre sua.
Per fortuna.

MC La copertina dell’album è opera tua. un’immagine suggestiva, un orizzonte inquietante direi, molto cupo e nebbioso…come l’hai scelta e realizzata?

Non lo so nemmeno io 🙂
E’ infatti la prima volta che mi cimento con Photoshop. Anche la cover, come del resto l’album, ha subito una gestazione di anni; continue modifiche, aggiornamenti, ripensamenti, ecc. ecc.
In ogni caso l’idea era quella di creare un “luogo – non luogo” inserito in un “tempo – non tempo”, se così si può dire. Ci sono elementi architettonici di varie città orientali ed occidentali, antichi e moderni, tutti miscelati insieme per dare un effetto si sospensione quasi metafisica alla scena…

MC Quali sono i progetti futuri della band? Sono previsti live per promuovere il nuovo lavoro discografico?

Noi non suoniamo dal vivo, perché siamo TRVE… come i Darkthorne! 🙂
Scherzi a parte, la cosa è piuttosto difficile perché viviamo in città diverse, tutti noi abbiamo i consueti impegni della vita quotidiana e nel poco tempo che possiamo ricavare per la musica, la priorità è sempre riservata alla dimensione dello studio di registrazione che è il nostro habitat naturale. Personalmente mi piacerebbe poter fare alcune date, anche 1 o 2 all’anno, però fatte in un certo modo, nel contesto giusto, altrimenti sarebbe una delusione sia per noi che per chi ci segue. Al momento non escludo nessuna possibilità…

MC Quali sono i vostri contatti sul web per i nostri ascoltatori?

Per contattare la band potete trovarci su Facebook alla nostra pagina ufficiale:
https://www.facebook.com/crownofautumn/
Per acquistare i nostri album potete rivolgervi alla My Kingdom Music:
https://mykingdommusic.net/

MC Grazie per essere stato con noi

Grazie di cuore a voi per il supporto che ci date!

DESTRAGE

Il video di “The Chosen One”, dall’album omonimo in uscita a maggio (Metal Blade Records).

Il video di “The Chosen One”, dall’album omonimo in uscita a maggio (Metal Blade Records).

Dopo una settimana in cui i fan hanno potuto votare (per finta) il titolo del nuovo album, i DESTRAGE annunciano oggi la release di “The Chosen One”, previsto in arrivo il 24 maggio 2019 su Metal Blade Records.
Per anticiparne l’uscita la band ha reso disponibile il video della title-track “The Chosen One”.

Presenti alcuni ospiti per “The Chosen One” tra cui il “master of evil” Luca Mai degli ZU che ha contribuito con un assolo di sax al brano “Mr Bugman” e suonando il riff portante di “At The Cost Of Pleasure”. Le tastiere sono state eseguite dal jazzista Fabio Visocchi per i brani “At The Cost Of Pleasure” e “The Gifted One” mentre le parti di elettronica sono state curate da Fabrizio “Izio” Pagni.
“The Chosen One” è stato prodotto dalla band stessa e da Matteo “ciube” Tabacco presso i Raptor Studios di Vicenza. Le fasi di mix e master sono state curate da Josh WIlbur (Megadeth, Korn, Gojira, Lamb Of God e molti altri).

Di seguito la tracklist di “The Chosen One”:

1. The Chosen One
2. About That
3. Hey, Stranger!
4. At the Cost of Pleasure
5. Mr. Bugman
6. Rage, My Alibi
7. Headache and Crumbs
8. The Gifted One

Disponibile il pre-order del disco a questo link e nei seguenti formati:
jewelcase-CD
light yellow vinyl / includes CD (EU exclusive – limited to 300 copies)
pink / blue marbled vinyl / includes CD (EU exclusive – limited to 200 copies)
multi-color splatter vinyl / includes CD (EU exclusive – limited to 100 copies)
light pink marbled vinyl / includes CD (US exclusive – limited to 300 copies)
violet marbled vinyl / includes CD (US exclusive – limited to 200 copies)

As with all of their previous efforts, Destrage make it impossible to pigeonhole their sound, with numerous labels applicable to the record but no single one able to tell the whole story. Moreover, from start to finish, The Chosen One seethes with an energy that is undeniable. “I strongly believe in the power of the people, and energy came from those who worked on this album, from the band, the producers, through to the mixing and mastering engineer. There was a lot of energy in the whole project, and that’s the most important thing to me,” vocalist Paolo Colavolpe enthuses. The record also sees the band once more experimenting, taking risks and exploring territory they have not previously entered into, demonstrating a fearlessness when it came to chasing ideas – and almost half the songs are in a completely different guitar tuning. A pair of unique tracks also bookend the record, the title track and “The Gifted One”, their relationship obvious as they came together in the writing stage. Explains guitarist Matteo Di Gioia: “The song ‘The Chosen One’ is brief, has no repetitions and an unresolved structure. The unexplored, unrepeated sections of that unwrap with more patience on ‘The Gifted One’, which also has an uncommon structure, but in the opposite sense. Here we have a long, pacing, reflexive closing song that shares many elements with the opener but feels completely different.” Further adding to the heady mix is the incorporation of extra instrumentation, among these a baritone saxophone and something the band nicknamed MEGATRON, which is essentially “a badass synthesizer playing guitar riffs together with the human guitarists. Like the saxophone, it’s set to disappear and fuse with the guitars to achieve a slightly unreal sound, and we knew we didn’t want these extra sounds to emerge and be obvious. Instead, we really looked for the listener to experience the ‘What the fuck is that sound?’ effect.”

DESTRAGE are:
Paolo Colavolpe – vocals
Matteo Di Gioia – guitar
Federico Paulovich – drums
Ralph Guido Salati – guitar
Gabriel Pignata – bass

DESTRAGE online:
http://www.destrage.com
http://www.facebook.com/destrage
http://www.youtube.com/destrage
http://twitter.com/destrage
http://instagram.com/destrage_official
http://www.soundcloud.com/destrage

WORSTENEMY

Il il lyric video di “Seasons of War”, dall’album “Deception” (Worlholedeath).

Il il lyric video di “Seasons of War”, dall’album “Deception” (Worlholedeath).

I death metallers Worstenemy sono o, dall’album rgogliosi di presentare il lyric video per il brano “Seasons of War”!
“Seasons of War” Official Lyric Video

“Seasons of War” é tratto dall’album “Deception” fuori via Wormholedeath / Aural Music Group / Wormholedeath Japan

CD http://tiny.cc/Deception_cd
iTunes http://tiny.cc/Deception_iTunes
Spotify http://tiny.cc/Deception_Spotify

Vorga – Radiant Gloom

Il black dei Vorga è sì melodico, come lo loro stesso lo definiscono, ma è altrettanto furioso ed urticante per graffiare lasciando segni anche piuttosto profondi.

I Vorga sono una nuova band tedesca che prova ad inserirsi con forza nell’affollata scena black metal planetaria.

Il gruppo è in realtà germanico solo per tre quarti in quanto il vocalist Пешо Спейса è bulgaro, ma in fondo poco importa, anche perché quanto offerto in questo caso abbraccia con grande sapienza le diverse sfumature del genere provenienti un po’ da tutte le maggiori scuole, convogliandolo in un sound che alla fine convince non poco.
Il black dei Vorga è sì melodico, come lo loro stesso lo definiscono, ma è altrettanto furioso ed urticante per graffiare lasciando segni anche piuttosto profondi, grazie a tracce di potente e roboante ferocia come The Black Age e Hunger, mentre Argil e Divine, pur non abbassando di molto il tiro, sono pervase da linee melodiche davvero intriganti e capaci di connotarne i contenuti in maniera importante.
L’interpretazione vocale è di quelle che piacciono, in quanto lo screaming è corrosivo il giusto senza divenire gracchiante, mentre il lavoro del trio composto da Jervas (batteria), Volker (chitarra) e Atlas (chitarra e basso, oltre che autore di tutte le musiche e dei testi) è intenso e preciso allo stesso tempo, avvalendosi peraltro di una produzione decisamente buona.
In questa ventina di minuti abbondanti i Vorga ci comunicano con convinzione e capacità quanto il black metal sia in grado di rigenerarsi in maniera costante, non solo attraverrso elementi innovativi (che in Radiant Gloom non sono affatto rinvenibili) ma anche e soprattutto con rielaborazioni magistrali di quelle sonorità che ormai da circa trent’anni continuano a lasciare il segno.

Tracklist:
01 The Black Age
02 Argil
03 Divine
04 Hunger

Line-up:
Jervas – Drums
Atlas – Guitars (rhythm), Bass, Songwriting, Lyrics
Volker – Guitars (lead)
Пешо Спейса – Vocals

VORGA – Facebook

GANDALF’S OWL

Il video di “Il Vento, La Notte, Il Cielo”, dall’album Who’s The Dreamer? (Club Inferno).

Il video di “Il Vento, La Notte, Il Cielo”, dall’album Who’s The Dreamer? (Club Inferno).

here: https://youtu.be/dcrcVVOLWJ4

The realization of the videoclip of LE ORME’s classic “Il Vento, La Notte, Il Cielo” by GANDAL’S OWL is finally available.

This is a fundamental step for the presentation of “Who’s The Dreamer?”, an album that launches, with his solo project GANDALF’S OWL, Gandolfo Ferro, already singer of the magnificent HEIMDALL great Italian Power Metal band.

GANDALF’S OWL is a Psychedelic Ambient Dark project and with it Gandolfo Ferro shows the magic and the atmosphere typical of that sound and the elegance of the psychedelic touches of Floydian memory. The cover of LE ORME classic “Il Vento, La Notte, Il Cielo” celebrated here with a video makes this album a true masterpiece of atmosphere, melody, magic and sonorous intimacy.

Anyone interested to have him and his voice as guest in your song, album or wider collaborations, is more than welcome and can contact Club Inferno at club-inferno@mykingdommusic.net

– CLUB INFERNO ENT.: www.facebook.com/clubinfernoent
– GANDALF’S OWL: www.facebook.com/GaldalfsOwl

SIGNS OF HUMAN RACE

Il lyric video di ‘Journey Into Self-Reflection’, dall’album Inner Struggle Of Self-Acceptance (Sliptrick Records).

Il lyric video di ‘Journey Into Self-Reflection’, dall’album Inner Struggle Of Self-Acceptance (Sliptrick Records).

Italian progressive, avant-garde metal group Signs Of Human Racehave released a new online single and lyrics video from their forthcoming album Inner Struggle Of Self-Acceptance.

Here’s what the band had to say; “Journey Into Self-Reflection is the third track from the album Inner Struggle Of Self-Acceptance by Signs Of Human Race. The track aims to recreate the thoughts and feelings of a person affected by personality disorders. People suffering from such diseases often know of their situation and feel vulnerable and in need of help, but they also look with suspicion to other people trying to support them, seeing treachery everywhere.”

This condition can lead to alternating feelings of distress, peacefulness and rage, emphasized by the band through the sudden changes of rhythm and mood.

Inner Struggle Of Self-Acceptance | Released March 26th 2019 via Sliptrick Records

Signs Of Human Race are:
Remek James Robertson – Vocals
Diego Lorenzi – Guitars
Davide Brighenti – Bass
Samuele Leonard Sereno – Drums

Ataraxie – Résignés

Il funeral death doom qui perde qualsiasi recondita connotazione consolatoria, per lasciare spazio ad un rabbioso disgusto che non rifugge del tutto aperture melodiche volte ad evocare solo disperazione piuttosto che un autoindulgente malinconia.

I francesi Ataraxie si sono ormai consolidati da tempo come una delle più efficaci ed importati band funeral doom europee, in virtù di poche ma mirate uscite disseminate nel corso del nuovo secolo.

Slow Transcending Agony e Anhedonie sono considerati, a ragione, album fondamentali nell’evoluzione del genere, così come anche il successivo in ordine di tempo, L’Être et la Nausée: con tali premesse era più che lecito attendersi una nuova esibizione di forza da parte del gruppo di Rouen.
Dopo aver sviscerato i diversi stati d’animo confluenti in un diffuso malessere esistenziale, gli Ataraxie ci raccontano oggi della rassegnazione di fronte all’ineluttabilità di una fine per certi versi anche auspicata, alla luce di una razza umana che mai come oggi sembra avviata verso una relativamente rapida (e meritata) estinzione.
Il funeral death doom qui perde qualsiasi recondita connotazione consolatoria, per lasciare spazio ad un rabbioso disgusto che non rifugge del tutto aperture melodiche volte ad evocare solo disperazione piuttosto che un autoindulgente malinconia.
People Swarming, Evil Ruling è un brano di rara durezza, grazie al quale i riff squadrati si abbattono come la mannaia del boia sugli sventurati che rassegnati attendono il loro turno, come raffigurato in copertina: la nuova formazione a tre chitarre, in tal senso, porta alle sue estreme conseguenze la potenza di un sound che a tratti assume le sembianze di un minaccioso rombo, come nella title track che sfocia in un crescendo spasmodico nel suo finale, lasciando sul terreno solo macerie bagnate da sangue e lacrime.
L’uscita del membro fondatore Sylvain Esteve ha portato in formazione altri due chitarristi, Julien Payan e Hugo Gaspar, ad affiancare Frédéric Patte-Brasseur, che con Jonathan Thery (basso e voce) e Pierre Senecal (batteria) costituisce oggi il nucleo storico della band, e ciò, se da una parte può aver rallentato il processo compositivo per il nuovo lavoro, d’altra parte ha conferito al sound una robustezza ed una solidità che rasentano la tetragonia; anche in Coronation of the Leeches, che prende avvio con più rarefatti arpeggi, è la possanza dei riff unita all’impietoso growl di Thery la costante di una struttura compositiva che concede i rari passaggi dal più dolente incedere nella conclusiva Les affres du trépas, venticinque minuti che prosciugano dal punto di vista psichico senza concedere illusori barlumi di speranza bensì ammantandosi dell’opprimente solennità che sfocia in un funeral dai connotati quanto mai disperati.
Il senso di vuoto, la rassegnazione, appunto, è tutto ciò che resta agli esseri umani, scadenti comparse di quel film dozzinale dall’impossibile lieto fine che è la loro permanenza sul pianeta: gli Ataraxie, tra i possibili dolenti cantori di questa millenaria tragedia, si confermano in assoluto tra i migliori.

Tracklist:
1.People Swarming, Evil Ruling
2.Résignés
3.Coronation of the Leeches
4.Les affres du trépas

Line-up:
Jonathan Thery – Bass & Vocals
Frédéric Patte-Brasseur – Guitars
Hugo Gaspar – Guitars
Julien Payan – Guitars
Pierre Senecal – Drums

ATARAXIE – Facebook

Open Door Of Doom – Open Door Of Doom

L’esordio degli Open Door Of Doom non è nulla di epocale ma sicuramente conserva sapori ed aromi di un tempo, sempre graditi a chi ama queste sonorità.

Gli Open Door Of Doom sono una band nata dalla collaborazione del trio australiano Eldritch Rites (Shayne Joseph, Trevor Scott e Adam Holmes) ed il cantante britannico Craig Capps (Cloak Of Shadows).

Ovviamente il monicker prescelto, al di là del background dei protagonisti, non lascia dubbi sul genere offerto, ovvero una doom che attinge alla tradizione del genere prendendo quali dichiarati punti di riferimento i Reverend Bizarre e i Pagan Altar.
L’operazione, risalente alla scorsa primavera e riproposta oggi formato digitale dalla Loneravn Records,  riesce piuttosto bene a questo inedito quartetto, visto che l’innesto della particolare voce di Craig (che in altri contesti esibisce anche un cognome d’arte come Osbourne, tanto per non lasciare dubbi di sorta sulle sue fonti di ispirazione) si rivela più funzionale ad un contesto che ripropone in maniera efficace la quintessenza del doom rispetto a quanto avvenuto recentemente con i meno convincenti Cloak Of Shadows.
In effetti, il trio australiano dimostra la sua competenza in materia ed in particolare un brano come Buried Alive sorprende con un finale incalzante, dopo essersi trascinato indolente per nove dei suoi tredici minuti e passa di durata, ma anche Deemed a Sinner tiene altra la soglia di attenzione dell’ascoltatore in virtù del buon lavoro chitarristico di Joseph.
Il nostro emulo di Ozzy non è sicuramente il miglior vocalist del pianeta ma in questo specifico ambito ci sta benissimo, forse perché la sua timbrica ben si inserisce in un contesto che rifugge qualsiasi idea di modernità per privilegiare un sound essenziale ma piuttosto efficace, soprattutto quando trova sfogo in repentine cavalcate oppure nei momenti in cui, come nel finale di These Confessions, prende piede un’indole psichedelica.
L’esordio degli Open Door Of Doom non è nulla di epocale ma sicuramente conserva sapori ed aromi di un tempo, sempre graditi a chi ama queste sonorità.

Tracklist:
1. Buried Alive
2. Ode2m
3. Deemed a Sinner
4. These Confessions

Line-up:
Trevor Scott – Bass
Adam Holmes – Drums
Shayne Joseph – Guitars
Craig Osbourne – Vocals

WHEN VENUS WEEPS

Ilvideo di “Fight For Your Life”, dall’album “With This, I Let You In”.

Ilvideo di “Fight For Your Life”, dall’album “With This, I Let You In”.

“Fight For Your Life” è l’ultimo singolo estratto dall’album “With This, I Let You In” della band Post-Hardcore lombarda When Venus Weeps.
Pubblicato in data 9 marzo su YouTube, “Fight For Your Life” è il brano maggiormente caratterizzato da sonorità emo del loro album.
La band ha realizzato un videoclip all’Ex Manicomio di Mombello (Limbiate) per presentarci un video che risulta in linea con il messaggio del brano: un irrisolvibile conflitto interiore con i propri “demoni”, raccontato attraverso un testo che sembra lasciare accesa una speranza, speranza a cui i When Venus Weeps, con emozioni in bilico fra bellezza e tristezza, ci hanno abituati.
Il ruolo di protagonista è stato affidato a Michael Camisa, che insieme al regista, Diego Pesce, ha saputo interpretare il messaggio del brano in modo esemplare.
Sarà riuscito a sconfiggere i propri demoni?
Guardare il video è l’unico modo per scoprirlo.

Segui When Venus Weeps:
https://www.instagram.com/whenvenusweeps/
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Déhà

Il video di Butterflies, dall’album Cruel Words (Rain Without End Records).

Il video di Butterflies, dall’album Cruel Words (Rain Without End Records).

Chariot Of Black Moth made one of the finest, darkest video ever for the song “Butterflies”, out soon on Naturmacht Productions’s sub label “Rain Without End”. We are immensely thankful to Jakub Moth for his incredible work and bringing the song’s darkness upfront. Mesmerizing, powerful, ill. We couldn’t have wished for something better. Thank you.

“habits of none, used to a flatline / tainted clothes, old buildings / damp tunnel, no light / ataraxia, nothing changing / thousand corpses, lying dead / moving maggots, ripping flesh / turning life, upside down / we are food for what we kill / we crawling, spreading blood / it is sacred, but not so low / here is no peace, here is no life / drink for health, we mean night / all is flooded, so are hearts / no butterflies in your stomach / if you feel something moving / their corpses are being eaten”

Maximum volume, headphones, darkness, loneliness are increasing the side effects of this song. Use with caution. We recommend that you do not take drugs nor drink alcohol before, during, and after. Stay sober, don’t hide your emotions behind a wall.

Chalice Of Suffering – Lost Eternally

Lost Eternally eleva i Chalice Of Suffering ai livelli più alti nel genere: il sound della band statunitense, in virtù del suo incedere più ragionato, sembra davvero differenziarsi dai modelli presi a riferimento i cui contenuti vengono rielaborati  con una cifra stilistica che appare quanto mai personale.

Qualche anno fa, in occasione dell’album d’esordio For You I Die, in sede di recensione mi espressi moto favorevolmente sui Chalice Of Suffering,  nuova creatura dedita al death doom più atmosferico guidata da JohnMcGovern.

La peculiarità della band del Minnesota era quella di essere, in qualche modo, differente dalle altre, in virtù di un approccio atmosferico che, anche grazie al profondo recitato del vocalist, assumeva quasi i contorni di una sorta di dolorosa colonna sonora di un esistenza quanto mai grigia.
Dopo l’uscita di quell’album John ha dovuto affrontare problemi di salute piuttosto seri che, per fortuna, oggi sembrano superati e questo sembra aver ancor più acuito la sua sensibilità artistica: Lost Eternally è un concentrato di atmosfere plumbee e dolenti, melodicamente intense e praticamente quasi mai spinte su versanti estremi sia a livello ritmico che chitarristico (qui la coppia già collaudata nel precedente lavoro, formata da Nikolay Velev e Will Maravelas, si rende protagonista di un ottimo lavoro).
Altro valore aggiunto in questa occasione è quello costituito dalla partecipazione di diversi vocalist in qualità di ospiti e questo, ovviamente, rende ancor più interessante il tutto andando ad integrare al meglio il growl declamatorio di McGovern.
In the Mist of Once Was, traccia d’apertura scelta anche per esser accompagnata da un video, delinea in maniera chiara quale sarà l’impronta del lavoro, anche se qui il tocco in più fornito dal contributo delle bagpipes suonate da Kevin Murphy appare tutt’altro che secondario: il tradizionale strumento a fiato scozzese, infatti, rispetto all’album precedente appare perfettamente coeso con il dolente tessuto sonoro.
Come in buona parte degli altri lunghi brani (che si assestano mediamente sui dieci minuti ciascuno, a parte gli ultimi due relativamente più brevi) il sound sembra snodarsi placido per insinuarsi lentamente nell’immaginario dell’ascoltatore, il quale verrà poi scosso emotivamente da un magnifico crescendo finale; così avviene nella magnifica Forever Winter, che assieme alla successiva title track rappresenta il fulcro centrale di un album che qualsiasi amante del doom più evocativo ed atmosferico non potrà non apprezzare. Con l’eccezione di Miss Me, But Let Me Go, traccia leggermente più sostenuta a livello ritmico che, non a caso, vede la partecipazione di un musicista di estrazione death come l’indiano The Demonstealer, Lost Eternally è un fluttuante viaggio all’interno di sensazioni e turbamenti in grado di minare a turno le certezze di ognuno e che, nella poetica di McGovern, finiscono per fondersi in un unico drammatico sentire.
Lost Eternally eleva i Chalice Of Suffering ai livelli più alti nel genere: il sound della band statunitense, in virtù del suo incedere più ragionato, sembra davvero differenziarsi dagli storici modelli presi a riferimento i cui contenuti vengono rielaborati  con una cifra stilistica che appare quanto mai personale.

Tracklist:
1. In the Mist of Once Was
2. Emancipation of Pain
3. Forever Winter
4. Lost Eternally
5. The Hurt
6. Miss Me, But Let Me Go
7. Whispers of Madness

Line-up:
John McGovern – Vocals
Will Maravelas – Guitars/Keyboards
Aaron Lanik – Drums
Nikoley Velev – Guitars/Keys/Drums (on The Hurt, Lost Eternally, Emancipation of Pain)
Neal Pruett – Bass
Kevin Murphy – Bagpipes (on In the Mist of Once Was)

Guests:
Danny Woe of Woebegone Obscured (on Emancipation of Pain)
Demonstealer of Demonic Resurrection (on Miss Me, But Let Me Go with John)
Giovanni Antonio Vigliotti of Somnent (on Lost Eternally with John)
Justin Buller of Wolvenguard/In Oblivion (on The Hurt)

CHALICE OF SUFFERING – Facebook

Ewigkeit – DISClose

James Fogarty è un musicista in possesso di un grande talento che con il monicker Ewigkeit viene espresso in maniera compiuta e senza alcun filtro.

Ewigkeit è il progetto solista di James Fogarty, alias Mr. Fog, musicista attivo nella scena metal da oltre un ventennio nel corso del quale ha fatto parte di diverse band di spicco, tra le quali risalta di gran lunga l’ultima in ordine di tempo, i leggendari In The Woods.

La riuscita di un album come DISClose è motivata anche dal versatile lavoro vocale di Fogarty, uno di quei cantanti capaci di passare con disinvoltura da tonalità aspre ad evocative clean vocals senza lasciare spazio a perplessità di sorta.
Il primo full length a nome Ewigkeit risale addirittura al 1997 e quello in questione è il decimo della serie, considerando la riedizione nel 2017 dell’esordio Battle Furies in occasione del suo ventennale.
Il black metal che forniva la base stilistica dei primi lavori si è stemperato nel tempo in un metal decisamente melodico, pur se a tratti sempre doverosamente aspro, e così DISClose gode di una certa orecchiabilità che ne rende sicuramente l’ascolto non tropo arduo, a fronte comunque di una certa irrequietezza stilistica.
Questo se vogliamo rappresenta due facce della medaglia di un’opera valida in ogni sua fase, ma poco connotata in uno specifico genere per ritagliarsi magari un audience dedicata: il vantaggio, che va ben oltre ogni altra considerazione, è comunque rappresentato dal fatto che Fogarty in tal modo tiene ben lontano il rischio di annoiare gli ascoltatori con un sound eccessivamente ripetitivo. Le aperture verso sonorità più moderne ci sono ma avvengono in maniera molto fluida e senza snaturare un sound caleidoscopico che unisce melodia e note estreme in maniera esemplare.
DISClose offre grandi aperture melodiche inserite all’interno di strutture che, per lo più, di estremo hanno soprattutto lo screaming (anche se in questo caso avrei preferito per gusto personale un più frequente ricorso anche all’efficace growl che James ha sicuramente nelle sue corde), veleggiando tra progressive death, gothic doom, black avanguardistico e alternative rock/metal senza mai restituire il sound in una forma frammentata.
Ogni brano vive di squarci memorabili, sotto forma di chorus di grande impatto ed esaltati per lo più dall’evocativa voce pulita che Fogarty esibisce in maniera magistrale.
Disclosure e Resonance sono le due tracce del loto che preferisco, ma il bello di DISClose è che ognuno potrà trovare un proprio brano ideale che non deve necessariamente coincidere con quelli prediletti da altri: James Fogarty è un musicista in possesso di un grande talento che con il monicker Ewigkeit viene espresso in maniera compiuta e senza alcun filtro.

Tracklist:
1 – 1947
2 – Disclosure
3 – Oppenheimer’s Lament
4 – Guardians of the High Frontier
5 – Resonance
6 – KRLLL
7 – Moon Monolith

Line-up:
James Fogarty

EWIGKEIT – Facebook