Svartstorm – Illusion Of Choice

È la sua spontaneità a rendere Illusion Of Choice meritevole di attenzione, benché il genere offerto sia stato già sviscerato ampiamente da molti in passato: bravi gli Svartstorm, quindi, nel perseguire con convinzione e gradualità un risultato positivo tutt’altro scontato.

Sempre dalla prolifica Russia arriva questo full length d’esordio degli Svartsorm, band di Saratov attiva dall’inizio del decennio, dedita ad un gothic/power metal molto dinamico e ben equilibrato nel suo snodarsi tra sfumature epiche e malinconiche.

L’utilizzo della lingua madre può creare qualche intoppo ma proprio una certa immediatezza del sound rende la cosa un po’ meno problematica, questo anche grazie ad un’interpretazione davvero versatile del bravo Alexandr Tolgayev, a suo agio con qualsiasi gamma vocale, anche se per lo più predilige vocalizzi ruvidi tipici del power thrash.
Illusion Of Choice, tra brani di nuovo conio e qualcuno ripescato dalle uscite più recenti (Damned e Dead Town), scorre via molto fluido, tra accelerazioni e brillanti spunti melodici, un buon lavoro tastieristico che, senza perdersi in virtuosismi, punteggia adeguatamente il sound, come avviene emblematicamente nella notevole Irrelevant People, infiorettata anche da una voce femminile.
Probabilmente anche la lontananza geografica dalla scena moscovita rende il sound degli Svartsorm un po’ meno omologato a certi schemi e l’impressione è che l’album, per quanto curato, possieda una sua carica di selvaggia spontaneità che fa passare in second’ordine anche qualche momento meno scintillante di altri.
È appunto la sua spontaneità a rendere Illusion Of Choice meritevole di attenzione, benché il genere offerto sia stato già sviscerato ampiamente da molti in passato: bravi gli Svartstorm, quindi, nel perseguire con convinzione e gradualità un risultato positivo tutt’altro scontato.

Tracklist:
1.Мы Просили У Вечности Рай (We Begged The Eternity For Paradise)
2.Чёрный Цвет Лжи (Black Color Of Lies)
3.Мёртвый Город (Dead Town)
4.Проклятые (Damned)
5.Ненужные Люди (Irrelevant People)
6.Ветер Февраля (February Wind)
7.Стены Этих Домов (These Houses’ Walls)
8.Ошибки Творца (Errors Of The Creator)
9.В Вечном Забвении (In Eternal Oblivion)

Line-up:
Alexandr Tolgayev – vocals
Vladimir Bratkov – guitars
Peter Fateyev – drums
Dmitriy Udalov – bass (1, 3)
Elena Sukhodoeva – keyboards

with the participation of:
Roman Nosov – bass (2, 4-9)
Ksenia Lamash – female vocals (5)
Vitaliy Belobritzkiy (Psilocybe Larvae) – lead guitars (7)

SVARSTSTORM – Facebook

Infernäl Mäjesty – Unholier Than Thou

Questa ristampa mette in evidenza l’approccio malvagio e senza compromessi del gruppo canadese, con una serie di brani violenti che alternano mid tempo a veloci sfuriate dal piglio speed thrash assolutamente old school.

Negli anni ottanta, quando le vicende dei gruppi erano raccontate dai passaparola e da pochi articoli lasciati alle riviste cartacee, le storie diventavano leggende, e molti gruppi vissero di rendita creandosi un’aura malefica difficile da riscontare nella realtà, specialmente se si proveniva da paesi fuori dai circuiti musicali abituali.

Il metal estremo è pieno di storie incredibili e band diventate leggende, magari poco conosciute ai più e diventate cult solo per i fans accaniti del genere proposto.
I canadesi Infernäl Mäjesty fanno parte di quei gruppi divenuti di culto, con soli tre album all’attivo pur essendo in pista dal 1986, con il quarto (No God) in uscita proprio quest’anno ed una discografia ristampata più volte.
L’album di cui ci occupiamo è Unholier Than Thou, risalente al 1998, undici anni dopo l’esordio sulla lunga distanza intitolato None Shall Defy e ristampato dalla Vic Records con l’aggiunta di cinque brani pescati dal live Chaos In Copenaghen, licenziato all’alba del nuovo millennio.
Un passato tra le fila di Roadrunner e varie vicende di cronaca hanno da sempre minato la carriera del gruppo, divenuta una band cult più per l’estremismo concettuale che per il sound proposto, un thrash metal grezzo, diretto ma assolutamente ordinario.
Questa ristampa mette in evidenza l’approccio malvagio e senza compromessi del gruppo canadese, con una serie di brani violenti che alternano mid tempo a veloci sfuriate dal piglio speed thrash assolutamente old school.
Ottima l’idea di inserire le tracce live, così da avere una più ampia idea di quello che il gruppo propone, anche se rimane sicuramente una proposta per i soli fans di quel metal estremo che chiamare underground è un eufemismo.
In giro sono sicuro che ci sia chi apprezza ancora questo tipo di approccio diretto e senza compromessi, ed è esclusivamente a loro che va l’invito ad ascoltare gli Infernäl Mäjesty.

TRACKLIST
1.Unholier Than Thou
2.The Hunted
3.Gone the Way of All Flesh
4.Black Infernal World
5.Roman Song
6.Where is Your God
7.Death Roll
8.The Art of War
9.Birth of Power & Unholier then Thou (Live Copenhagen)
10.Where is Your God (Live Copenhagen)
11.R.i.p. & Night of the Living Dead (Live Copenhagen)
12.The Hunted (Live Copenhagen)
13.S.o. (Live Copenhagen)

LINE-UP
Chris Bailey – Vocals, Lyrics (track 7)
Kenny Hallman – Guitars
Steve Terror – Guitars, Lyrics
Chay McMullen – Bass
Kevin Harris – Drums

Infernäl Mäjesty – Facebook

Loss – Horizonless

Un bel ritorno, dopo “Despond” del 2016, con un lavoro ispirato, ricco di suggestioni e sfumature.

Gli statunitensi Loss giungono finalmente, dopo ben sei anni dall’ esordio in full con Despond, a farci riascoltare la loro arte con un bel secondo lavoro, Horizonless, per la mai troppo lodata Profound Lore.

Nel genere proposto dal quartetto, il funeral doom, bisogna aver pazienza, saper attendere la giusta ispirazione, essere nel mood adatto  sia per chi propone tale arte sia anche per chi la ama ascoltare: il songwriting della band è ispirato, ben lavorato sui suoni delle due chitarre che ricercano con gusto sopraffino atmosfere dolenti, intense e coinvolgenti fino dall’ opener The joy of all who sorrow dove un growl disperato e convincente accompagna il lento incedere del brano; il viaggio prosegue con altri brani significativi, ricchi di sfumature, aiutati anche da un notevole drummin,g abbastanza vario e non solo ancorato agli stilemi classici.
Intermezzi brevi dai tratti ambient (Moved Beyond Murder) e noise-acustici con mandolino (I.O.) stemperano in parte la tensione aprendo per brani suggestivi come All Grows on Tears (titolo che è un programma) dove il lirismo tocca, nel suo maestoso incedere, vette veramente di primo livello (…bury me in a lonely place and plant thorns on my grave…); struggente l’inizio di Naught dove la melodia (chitarra e piano) crea un mondo notturno e lontano dove si staglia il growl pieno e melanconico del singer Michel Meacham ricordando in parte i magnifici Mornful Congregation. Altre delizie attendono chi si vorrà avventurare in questo piccolo intarsio di arte, dall’andatura simil liturgica di The End Steps Forth, con un cupo organo all’immane muro della title track dove il growl si inasprisce in un acido scream, per poi stemperarsi in un madrigalesco gioco di chitarre accompagnato infine da clean vocal suggestive. Ultima nota di menzione per il closing di When Death Is All, dove la band dà un ulteriore prova della forza della sua ispirazione, facendo salire il suo suono su chitarre che creano un fiume in piena introspettivo e melanconico … veramente magnifico!
In definitiva un ottimo ritorno che conferma la buona salute del funeral doom nel 2017 … cari Loss prendetevi tutto il tempo che volete, se i frutti sono cosi carichi e buoni.

Tracklist
1. The Joy of All Who Sorrow
2. I.O.
3. All Grows on Tears
4. Moved Beyond Murder
5. Naught
6. The End Steps Forth
7. Horizonless
8. Banishment
9. When Death Is All

Line-up
John Anderson – Bass
Jay LeMaire – Drums
Timothei Lewis – Guitars
Mike Meacham – Vocals, Guitars

LOSS – Facebook

ZOM

Il primo singolo e videoclip “Solitary”-

Gli americani ZOM firmano per ARGONAUTA Records e pubblicano il primo video e singolo “Solitary”:

ARGONAUTA Records ha messo sotto contratto il trio Heavy Rock di Pittsburgh ZOM.

“Siamo entusiasti di unirci a un roster così impressionante come quello di Argonauta Records! Argonauta ci offre l’opportunità di far arrivare gli ZOM alle orecchie delle persone in tutto il mondo. Abbiamo messo cuore e anima in questo album e siamo incoraggiati dalla fiducia che Argonauta ha nel nostro stile unico. Non potremmo essere più orgogliosi di questo disco ed è un onore essere su una forte etichetta con così tante grandi band”, dichiara
Gero von Dehn.

Nel 2014 due veterani della musica come Gero von Dehn (MONOLITH WIELDER) e Andrew D’Cagna (BRIMSTONE COVEN) hanno unito le loro forze e dato vita all’EP di debutto omonimo degli ZOM, stampato in meno di 100 copie.

Ora nel 2017, gli ZOM sono tornati con del nuovo materiale che verrà pubblicato con le vecchie canzoni rimasterizzate.

“La pubblicazione del nostro full length NEBULOS su Argonauta Records è davvero una grande opportunità. Abbiamo sempre reputato quelle canzoni speciali e potenti. Hanno solo bisogno di arrivare alle giuste orecchie nel giusto momento. Per fortuna quel giorno è arrivato”, aggiunge Andrew D’Cagna.

Oltre a Von Dehn (voce e chitarra) e D’Cagna al basso, alla batteria troviamo Ben Zerbe (MONOLITH WIELDER).

“Sono felice di pubblicare questo album su Argonauta. È un onore che Gero e Andrew mi abbiamo chiesto di unirmi a questo mostro potente un paio di anni fa. Non vediamo l’ora di pubblicare il disco e di raggiungere un pubblico più vasto, aiutati da Argonauta”, conclude Ben Zerbe

INFO:
www.argonautarecords.com
www.facebook.com/ZOM-189166947896954/

Legionem – Ipse Venena Bibas

Otto brani e altrettanti rituali cantilenanti che riportano al doom settantiano e al metal oscuro del successivo decennio, con un talento innato per queste tematiche radicato nel dna dei gruppi italiani.

Misteriosa ed affascinate band i Legionem, trio di esorcisti doom provenienti dalla provincia di Siena, al debutto per Black Widow con questo ottimo lavoro incentrato su un doom metal classico e dalle intriganti sfumature rituali.

E’ molto old school l’approccio al genere per il gruppo toscano, che per titolo usa la frase latina Ipse Venena Bibas (bevi tu stesso i veleni) inserita in un rituale esorcista, e che apre l’album un recitato tratto dalla bibbia (Marco 5,1-20).
Con questi presupposti Magister Notte VIII (voce, basso e tastiere), Monk From The Terror Cathedral (chitarra) e La Rosa Di Satana (batteria e voce) creano un’opera suggestiva, magari leggermente retrò per i canoni odierni ma sicuramente affascinante per chi si muove tra il doom progressivo e l’occult rock.
Pentagram e poi Paul Chain e Death SS: con Ipse Venena Bibas sembra di entrare in un mondo parallelo, contornato dai colori sbiaditi dell’arcano incantatore di Pupi Avati o de L’Anticristo di Alberto De Martino, vecchie credenze e possessioni demoniache descritte a loro tempo anche sul grande schermo.
L’album alterna doom rituale (Albertus Albertus, Ritual In The Catacomb, Black Chain Of Death) a brani più vivaci e vicini all’hard rock (Proculo’s Vial, Furcas And The Philosophem), lasciando qualcosa indietro nei suoni, ma potrebbe essere una scelta precisa, vista l’ atmosfera catacombale che regna sovrana.
Otto brani e altrettanti rituali cantilenanti che riportano al doom settantiano e al metal oscuro del successivo decennio, con un talento innato per queste tematiche radicato nel dna dei gruppi italiani: un album da ascoltare nelle giuste condizioni ambientali, magari nelle notti in cui i sogni diventano incubi.

Tracklist
1.Marco 5,1-20
2.The Bishop
3.Albertus Albertus
4.Proculo’s Vial
5.Rituals In The Catacomb
6.A Pentacle
7.Furcas And The Philosophem
8.Black Chain Of Death

Line-up
Magister Notte VIII – Vocals, Bass, Keyboards
Monk From The Terror Cathedral – Guitars
La Rosa Di Satana – Drums, Backing Vocals

https://www.facebook.com/legionemdoom

La Janara – La Janara

La musica del gruppo irpino ci avvolge e ci trasporta tra le montagne, in uno spazio temporale in cui roghi, streghe, spettri e tutte le creature del mondo occulto e mistico si prendono gioco degli uomini.

La label genovese Black Widow, che di musica di un certo spessore è portavoce da molti anni, ci presenta questo progetto in arrivo dall’Irpinia chiamato La Janara, creatura leggendaria di quei posti che, come molti altri luoghi sparsi per la nostra penisola, sono accompagnati da misteriosi racconti tramandati da generazioni.

In La Janara la musica è un bellissimo ed affascinante esempio di heavy metal, pregno di sfumature dark e progressive in linea con una tradizione nazionale consolidata, così come il fatto che venga rispettata all’estero e ignorata nel nostro paese, nonostante regali nel nuovo millennio ancora grande musica.
Accompagnata dalla voce della strega Raffaella Cangero (che è stata ospite anche nell’ultimo album degli Ecnephias), la musica del gruppo irpino ci avvolge e ci trasporta tra le montagne, in uno spazio temporale in cui roghi, streghe, spettri e tutte le creature del mondo occulto e mistico si prendono gioco degli uomini: le sonorità si sposano con i testi in italiano creando un alone di mistero, grazie anche ad atmosfere dark d’autore, sacrileghe ma raffinate, tra impennate metalliche, ritmiche doom, e bellissimi camei folk acustici.
La band passa dal metal classico, che si evince dai riff portanti dei brani Sul Rogo e Strega, marchiati a fuoco dal doom del maestri Paul Chain e The Black, al doom questa volta più classico della rocciosa Cuore Di Terra, mentre le trame acustiche di Orchi invitano al sabba di Requiem, altro brano atmosfericamente sopra le righe, valorizzato da un interpretazione varia e sentita della vocalist, ottima nel conferire un’anima ai testi mai banali dell’opera.
L’album è colmo di ispirazioni nobili come i già citati Paul Chain e The Black, a cui aggiungerei senza dubbio i grandi Death SS e, con le dovute differenze, si colloca vicino all’ultimo album degli Artemisia:  un gioiellino per il quale la parola arte non viene usata a sproposito.

Tracklist
1. Ianva
2. Sul Rogo
3. Spettri
4. Strega
5. Le Janare
6. Malombra
7. Cuore di Terra
8. Orchi
9. Requiem
10. Luce

Line-up
Nicola Vitale – Chitarra
Raffaella Cangero – Voce
Rocco Cantelmo – Basso
Stefano Pelosi – Batteria

LA JANARA – Facebook

Madlife – Precision In The Face Of Chaos

Precision In The Face Of Chaos non è un brutto lavoro, le melodie che valorizzano i brani dal tiro nu metal sono assolutamente perfette così come una produzione al top: fosse uscito qualche anno fa avrebbe insidiato i primi posti nelle classifiche dei gruppi da un milione di dollari che si facevano guerra a colpi di hit, oggi le cose vanno in maniera decisamente diversa.

Nati con il nuovo millennio, in anni di vacche grasse per il genere industrial/nu metal, tornano i Madlife con il nuovo album pronto a fare la sua comparsa nei rock club del vecchio e del nuovo mondo con una serie di brani dal buon tiro.

Attivi dal 2000 a Los Angeles, i Madlife arrivano dunque al secondo lavoro sulla lunga distanza, accompagnato in tutti questi anni da solo tre lavori minori, descrivendosi come band industrial hard rock, ma più semplicemente suonano un nu metal chiaramente ricco di soluzioni industriali, alternando buone intuizioni ad un forte senso di già sentito che purtroppo pervade molti dei brani di Precision In The Face Of Chaos.
Licenziato dalla Bleeding Nose Records, prodotto come una bomba pronta a deflagrare, l’album non mancherà di strapazzare e far scapocciare i giovani frequentatori di locali su e giù per le coste di un’estate da vivere al limite: il problema che canzoni come All The Angels o Live And Die, arrivano in ritardo di almeno quindici anni ed ad un ascolto distratto, mischiato ai fumi di qualche drink di troppo, i Madlife rischiano di passare inosservati tra un brano di Rob Zombie ed uno dei primi Disturbed.
Molto apprezzata la cover di Love Song Dei Cure, mentre i ritmi continuano a ricordare brani già sentiti e consumati in tempi in cui il genere era padrone del mercato e delle copertine delle riviste più cool.
Precision In The Face Of Chaos non è un brutto lavoro, le melodie che valorizzano i brani dal tiro nu metal sono assolutamente perfette così come una produzione al top: fosse uscito qualche anno fa avrebbe insidiato i primi posti nelle classifiche dei gruppi da un milione di dollari che si facevano guerra a colpi di hit, oggi le cose vanno in maniera decisamente diversa.

TRACKLIST
1. All the Angels
2. Just One Gun
3. Nothing Changes
4. Pain of Pleasure
5. Love Song
6. Live & Die
7. Redline
8. Rock Star
9. I Know the Feeling
10. Still Alive
11. Tell Me
12. Hexxx

LINE-UP
Isaiah Stuart – Guitar
Kyle Cunningham – Drums
Angry Phill – Vocals

MADLIFE – Facebook

Rimruna – Der Hatz Entronnen

Algido, solenne ed epico, Der Hatz Entronnen non è affatto un album malleabile, ma riesce ugualmente ad essere avvolgente.

Dopo aver parlato qualche giorno fa dei Farsot, eccoci alle prese con un’altra band tedesca dedita al black metal, i Rimruna.

Il duo berlinese è al suo secondo full length e, tutto sommato, mostra un’altra faccia della stessa medaglia rispetto alla già citata band della Turingia, in quanto  i nostri esplorano invece il lato più tradizionale del genere, anche se si potrebbe definire più di altri orientato alla scuola scandinava: il deciso ricorso alla lingua madre però spazza via ogni dubbio al riguardo, se non bastasse una certa vicinanza ai Lunar Aurora per un suono asciutto ed essenziale, capace d’essere corrosivo e allo stesso tempo sognante, essendo strutturato per lo più su mid tempo in cui la fanno da padroni arpeggi chitarristici minimali ma di notevole efficacia.
Algido, solenne ed epico, con linee melodiche guidate da un tipico tremolo, Der Hatz Entronnen, si snoda lungo quattro lunghe tracce principali, più intro ed outro acustiche, rivelandosi un prodotto in linea con il black di casa Naturmacht, laddove viene preferito un approccio oscuro, dalla registrazione lo-fi che però non ostacola l’ascolto di un lavoro intriso di tematiche naturalistiche.
Der Hatz Entronnen non è affatto un album malleabile, ma riesce ugualmente ad essere avvolgente, con una magnifica title track che racchiude idealmente le migliori caratteristiche dei Rimruna, ennesimi portabandiera di un black metal tedesco il cui livello qualitativo medio non può costituire più una sorpresa.

Tracklist:
1. Unrast
2. Tor der Zeit
3. Wirren
4. Der Hatz entronnen
5. In Ewigkeit versunken
6. Erwacht aus leerem Schlummer

Line-up:
Hiverfroid – Drums
Wintergrimm – Guitars, Vocals

RIMRUNA – Facebook

Argus – From Fields Of Fire

Sono evidenti gli ottimi intarsi sonori, figli del migliore heavy metal che ogni amante del genere ha bene presente, perché in questo genere non è tanto o solo importante la velocità, ma la classe e l’eleganza, e di queste ultime due gli Argus ne hanno in abbondanza.

Epico e sontuoso ritorno degli americani Argus, uno dei migliori gruppi attuali in campo heavy e epic tradizionale.

Questo disco è la conferma della loro grande classe, e dell’ottimo lavoro che stanno facendo. Quarto album per questa formazione che ha molto chiaro il suo percorso musicale, e lo sta percorrendo fino in fondo con ottimi risultati. Ascoltando From Fields Of Fire si rimane affascinati dalla visione epica che riescono a far nascere nella testa dell’ascoltatore gli Argus. La loro musica è limpida e cristallina, come l’acqua di una sorgente montana, possiede degli elementi doom che si fondono molto bene con il tappeto sonoro classicamente heavy ed epic. A distanza di quattro anni dal precedente Beyond The Martyrs, il gruppo della Pennsylvania conferma e supera le aspettative, elevando ulteriormente la loro asticella della qualità. Gli Argus raccontano storie fantasy e di eventi a noi lontani persi nella nostra triste quotidianità, e serve riavvicinarci a paradigmi epici ma comuni al nostro essere umani. Ritornelli azzeccati che, insieme a riff coinvolgent,i portano ad alzarsi in piedi e a cantare a squarciagola, infatti gli Argus sono rinomati per le loro esibizioni dal vivo, che hanno portato per tutto il mondo. Sono evidenti gli ottimi intarsi sonori, figli del migliore heavy metal, che ogni amante del genere ha bene presente, perché in questo genere non è tanto o solo importante la velocità, ma la classe e l’eleganza. E di queste ultime due gli Argus ne hanno in abbondanza.
Un disco lavorato molto bene, con una produzione molto valida, e i cambi di line up hanno migliorato il tutto. From Fields Of Fire uscirà solo a settembre, quindi segnatelo sulla vostra metallica agenda.

Tracklist
Into the Fields of Fire
2. Devils of Your Time
3. As a Thousand Thieves
4. 216
5. You Are the Curse
6. Infinite Lives Infinite Doors
7. Hour of Longing
8. No Right to Grieve
9. From the Fields of Fire

Line-up
Brian ‘Butch’ Balich – Vocals
Dave Watson – Guitars
Jason Mucio – Guitars
Justin Campbell – Bass
Kevin Latchaw – Drums

ARGUS – Facebook

KATAKLYSM

Il lyric video di ‘Blood Of The Swans’

Gli hyperblasters canadesi, KATAKLYSM, celebreranno il loro 25° anniversario nel 2017 e intraprenderanno un grande headline tour in Europa in autunno. A supporto di questi prossimi show, la band pubblica ora il lyric video dello strabiliante classico ‘Blood Of The Swans’ tratto dalla riedizione di “Shadows & Dust”/”Serenity In Fire”. Guardalo qui:

Qualche settimana fa la band ha già pubblicato il lyric video di ‘Illuminati’:

Nei loro show speciali a Ottobre, i KATAKLYSM porteranno per intero i loro classici “Shadows & Dust” e “Serenity In Fire” sui palchi europei!

“A Moment In Time – Shadows & Dust vs. Serenity In Fire”

w/ GRAVEWORM
05.10. D Hanover – Capitol
06.10. D Leipzig – Hellraiser
07.10. B Antwerp – Trix
08.10. D Hamburg – Grünspan
10.10. UK London – o2 Academy Islington
12.10. D Stuttgart – LKA Longhorn
13.10. CH Luzern – Schüür
14.10. D Bochum – Matrix
15.10. D Nuremberg – Hirsch
17.10. CZ Prague – Roxy
18.10. A Vienna – Simm City
19.10. D Lindau – Vaudeville
20.10. CH Lausanne – Les Docks
21.10. D Munich – Backstage

Acquista “Shadows & Dust” e “Serenity In Fire” in un box unico: www.nuclearblast.de/de/248797

Ordina gli altri album dei KATAKLYSM della NB Classic Series:
“The Prophecy / Epic”: http://www.nuclearblast.de/de/produkte/tontraeger/cd/2cd/kataklysm-the-prophecy-epic-classic-series.html
“Sorcery / Temple Of Knowledge”: http://www.nuclearblast.de/de/produkte/tontraeger/cd/2cd/kataklysm-sorcery-temple-of-knowledge-classic-series.html

O acquista l’attuale album dei KATAKLYSM “Of Ghosts And Gods”, qui: http://nblast.de/KATAKLYSMGhosts

Altro su “Of Ghosts And Gods”: https://www.youtube.com/watch?v=aO7wA88N8Qg&list=PLB4brr7vf-P7cxUOOK49epqvAz_EsRkdz

Maggiori info:
www.kataklysm.ca
www.facebook.com/kataklysm
www.nuclearblast.de/kataklysm

Rage – Seasons Of The Black

Seasons Of The Black si può certamente considerare un Rage album DOC, magari non il migliore del gruppo, ma sicuramente buono per proseguire la strada nel mondo metallico nel ruolo di protagonisti, come sempre, a dispetto degli anni che passano.

I Rage vantano una discografia immensa e per una buona metà di altissima qualità, con geniali intuizioni che hanno praticamente inventato un genere, sommate ad un approccio ed una coerenza che hanno fatto della band e del suo uomo giuda Peavy Wagner un monumento ad un certo modo di intendere il metal.

Oggi una delle band più importanti nate in Germania sotto la bandiera del power torna con un nuovo album: archiviato il periodo (splendido) in cui il funambolico Victor Smolsky elargiva prove chitarristiche dal taglio progressivamente neoclassico, dal precedente The Devils Strikes Again i Rage si avvalgono del più essenziale Marcos Rodríguez.
Con l’ausilio di Vassilios Maniatopoulos, dietro ai tamburi come nel precedente lavoro, il trio non si risparmia consegnandoci a distanza di un solo anno un buon lavoro, diretto, potente e melodico come nella tradizione dei dischi più lineari offerti in tutti questi anni.
Chiariamo subito un fatto importantissimo: il periodo orchestrale è finito da un pezzo, con i Rage a suonare power sinfonico, epico ed oscuro quando gli idolatrati sovrani del symphonic power metal di oggi erano solo dei lattanti, così come, con l’allontanamento di Smolsky, il sound ha perso quel tocco progressivo che ne aveva valorizzato l’ultimo periodo; la band è tornata così a suonare puro e diretto power metal come ai tempi di Black In Mind, da molti (compreso il sottoscritto) considerato uno dei loro lavori cardine.
Quindi Seasons Of The Black, seguendo la nuova/vecchia strada intrapresa con il precedente lavoro, risulta un pezzo di granito power metal, con i Rage a picchiare come forsennati su brani che dosano potenza metallica, melodie, accelerazioni power di livello superiore e refrain che entrano in testa dopo pochi passaggi, confermando che Peavy, pur invecchiando, non perde un grammo in talento compositivo.
Il mastodontico (in tutti i sensi) bassista e cantante continua imperterrito nella sua missione, mentre, assecondato dai nuovi compari, ci porge la mano per poi scaraventarci in mezzo alla tempesta di suoni che dalla title track ci investe senza tregua, con l’album che altrerna brani top (Blackened Karma, la devastante Walk Among The Dead) a qualche passaggio più ordinario (Septic Bite).
Con il mixaggio curato da sua maestà Dan Swanö ed una produzione perfetta per il genere senza essere troppo patinata, Seasons Of The Black si può certamente considerare un Rage album DOC, ma sicuramente buono per proseguire la strada nel mondo metallico nel ruolo di protagonisti, come sempre, a dispetto degli anni che passano.

Tracklist
1. Season Of The Black
2. Serpents In Disguise
3. Blackened Karma
4. Time Will Tell
5. Septic Bite
6. Walk Among The Dead
7. All We Know Is Not
8. Gaia 1:02 9. Justify
10. Bloodshed In Paradise
11. Farewell

Line-up
Peter Peavy Wagner – Vocals, Bass
Marcos Rodriguez – Guitars, Vocals
Vassilios Lucky Maniatopoulos – Drums, Vocals

RAGE – Facebook

Tchornobog – Tchornobog

La musica che Soroka riversa in questo lavoro rappresenta il suo personale calice, un contenitore al cui interno trovano spazio tutte lo forme di metal estremo avvinghiate tra loro in un mortale abbraccio e rese in maniera convulsa, dissonante, ossessiva e, in definitiva, terribilmente inquietante.

Assolutamente in linea con la non convenzionalità di tutte le uscite targate I, Voidhanger, Tchornobog è il passo d’esordio dell’omonimo progetto solista di Markov Soroka, relativamente già noto per il suo operato con altri due monicker di sua esclusiva competenza, Aureole e Slow (quest’ultimo ovviamente da non confondersi con l’omonima creatura di Déhà).

Tchornobog è una traslitterazione di Chernobog, misconosciuta divinità slava, la cui unica testimonianza va ricercata nelle Chronica Slavorum, scritte nel XII secolo dal religioso tedesco Helmold: al riguardo pare che le popolazioni “devote” a tale culto fossero solite mettersi in cerchio e passarsi una sorta di calice, all’interno del quale venivano scagliate le maledizioni che sarebbe state appunto convogliate ed indirizzate nella giusta direzione da questo misterioso “dio nero”.
La musica che Soroka riversa in questo lavoro rappresenta il suo personale calice, un contenitore al cui interno trovano spazio tutte lo forme di metal estremo avvinghiate tra loro in un mortale abbraccio e rese in maniera convulsa, dissonante, ossessiva e, in definitiva, terribilmente inquietante.
In quattro brani che superano abbondantemente l’ora di durata come fatturato complessivo il giovane musicista di origine ucraine, ma di stanza negli Stati Uniti, esibisce senza troppe mediazioni una forma di doom che poggia su basi funeral, sferzata da brusche accelerazioni di stampo black death, e quasi del tutto priva di qualsiasi parvenza melodica, stante l’ossessivo incedere della strumentazione, in gran parte ad opera di Soroka che, saggiamente, si fa aiutare da diversi ospiti tra i quali spiccano l’ottimo Magnús Skúlason alla batteria ed il guru del doom più oscuro e temibile Greg Chandeler, alla voce in The Vomiting Tchornobog e Non-existence’s Warmth. Proprio quest’ultima traccia pare offrire un minimo di tregua all’incessante evocazione del dolore e del male che gli strumenti e le voci minacciose paiono lanciare senza soluzione di continuità, e ciò è appunto il cardine del lavoro: un’inesorabile opera di erosione psichica che, mai come in questo caso, vive in simbiosi con uno stile musicale difficilmente definibile.
Tchornobog è un’opera di intensità spasmodica, che annichilisce e percuote, attraendo fatalmente quando con la mente si cerca invece, razionalmente, di sottrarsi al suo letale abbraccio: un ascolto complesso e che chiaramente non riscuoterà favori in maniera univoca, ma non c’è dubbio che il bravo Markov abbia messo sul piatto un lavoro che non potrà lasciare indifferenti.

Tracklist:
1.I: The Vomiting Tchornobog (Slithering Gods of Cognitive Dissonance)
2.II: Hallucinatory Black Breath of Possession (Mountain-Eye Amalgamation) 12:32
3.III: Non-existence’s Warmth (Infinite Natality Psychosis)
4.IIII: Here, At The Disposition of Time (Inverting A Solar Giant)

Line-up:
Markov Soroka – all instruments, concepts and vocals
Magnús Skúlason – percussion & acoustic drums

With:
Greg Chandler – additional vocals on I & III
Sofia Hedman – saxophone on III
Hannar Gretarson – trumpet and cello
Lillian Liu – grand piano on III
Elizabeth Barreca & Markov Soroka – the Vomiting Choir

TCHORNOBOG – Facebook

Neverending Winter – Хиус

Le canzoni sono composte molto bene, ogni traccia fa storia a sé e si sentono chiaramente le stimmate dell’ottimo gruppo folk metal, ma definire tali i Neverending Winter è alquanto riduttivo, poiché sono molto di più.

L’inverno ultimamente va di moda grazie alla serie tv Trono di Spade e anche alla maledetta voglia del suo ritorno indotto da questo caldo.

Dalla Siberia, e più precisamente da Tomsk, arriva questo ottimo gruppo di folk metal e molto altro. Dopo l’esordio con titolo omonimo del 2013. il gruppo quasi ogni due anni sforna un nuovo disco, e sono tutti molto buoni e disponibili in download libero sul loro bandcamp, come il presente disco. I Neverending Winter fanno folk metal declinato in molte e diverse accezioni, ma soprattutto hanno una grandissima energia, attraverso la quale riescono a rendere benissimo alcune atmosfere. Il cantato in russo si addice benissimo a questa musica forte come gli alberi della Siberia, cattiva come gli animali che la popolano, e misteriosa come gli spiriti che la popolano. Tutto scorre molto bene, tra aperture melodiche di gran valore, anche con strumenti tradizionali, e sfuriate black, anche se il substrato delle loro composizioni è death metal. Le canzoni sono composte molto bene, ogni traccia fa storia a sé e si sentono chiaramente le stimmate dell’ottimo gruppo folk metal, ma definire tali i Neverending Winter è alquanto riduttivo, poiché sono molto di più.
Ascoltando Хиус si entra nell’enciclopedica conoscenza del metal che hanno questi siberiani, che trovano sempre la soluzione più adeguata al momento e al pathos dello stesso. Dischi come questo decretano la grande forza del movimento folk metal russo, che stra sfornando prodotti sorprendenti. Basti pensare che questo gruppo è senza contratto, si auto produce e si auto promuove, e raggiunge questi risultati. Certamente sono molto bravi, e spero si facciano conoscere il più possibile, perché questo disco è un legame con un qualcosa di ancestrale che tutti possediamo, ed è una qualità che stiamo perdendo. L’inverno senza fine è anche dentro di noi oltre che all’esterno, e bisogna essere molto forti per affrontarlo, e questa musica può dare molto in tal senso.

Tracklist
1.Intro
2.By snowridges (По застругам)
3.Neverending winter (Бесконечная зима)
4.Heeus (Хиус)
5.Sib Ir

NEVERENDING WINTER – Facebook

Tommy Stewart’s Dyerwulf – Tommy Stewart’s Dyerwulf

Non mancano attimi di affascinante musica del destino, ma la sensazione all’ascolto è quella di un lavoro che decolla solo a sprazzi, per poi tornare in picchiata verso il compitino.

Una lunga e agonizzante marcia verso l’abisso più profondo, una jam doom metal che affonda le radici negli anni settanta, con un a musica del destino dal sapore old school.

Tommy Stewart, storico bassista dei thrashers Hollows Eve, continua la sua carriera solista, dopo un primo album incentrato sul doom licenziato a suo nome due anni fa (Clef Doom): Tommy Stewart’s Dyerwulf lo vede accompagnato da Eric Vogt alle pelli in questo viaggio nella classicità del genere, di matrice Black Sabbath.
Si scende verso l’ oscurità con questi sette brani che non danno tregua, cadenzati, allucinati, vere e proprie nenie liturgiche e danze macabre che non concedono tregua.
Non mancano attimi di affascinante musica del destino (Horror Show, Through A Dead Man’s Eye), ma la sensazione all’ascolto è un lavoro che decolla solo a sprazzi, per poi tornare in picchiata verso il compitino.
Sono infatti pochi i momenti davvero intensi, e i due musicisti si accontentano di portare l’album alla fine tra il già sentito così che Tommy Stewart’s Dyerwulf risulta un album di genere consigliabile solo a chi del classic doom è un ascoltatore accanito.

TRACKLIST
1.Lilith Crimson Deep
2.Behold! Your World Now Burns
3.Through A Dead Man’s Eye
4.Porpoise Song
5.Horrorshow
6.The Man Who Sold Rope To The Gnoles
7.Prince Of Fools
8.With Darkened Eyes

LINE-UP
Tommy Stewart – Bass, vocals
Eric Vogt – Drums

TOMMY STEWART’S DYERWULF Facebook

Mindcrushers – Born In Doom

Born In Doom risulta un album diretto, potente e devastante, dalle reminiscenze old school ma perfettamente inserito nel contesto estremo odierno, anche per la sua soffocante atmosfera in cui si aggirano spiriti metallici provenienti da più di un genere.

Tra le montagne e le valli del Veneto si aggira questa creatura oscura, dal 2010 conosciuta come Mindcrushers, con un demo all’attivo uscito ormai sei anni fa.

Dopo vari assestamenti nella line up, la band (ora un quartetto) si presenta al popolo metallico con questo ottimo lavoro dal titolo Born In Doom, composto da una raccolta di brani pesanti come macigni, tra thrash metal ottantiano, death metal, ed atmosfere pregne di oscura malignità dark.
Ne esce un album diretto, potente e devastante, dalle reminiscenze old school , ma perfettamente inserito nel contesto estremo odierno, anche per la sua soffocante atmosfera in cui si aggirano spiriti metallici in arrivo da più di un genere.
I Mindcrushers con sagacia alternano parti veloci e thrash ad altre dove le ritmiche si trasformano in potentissimi mid tempo e i solos riportano l’ascoltatore a godere dell’heavy metal oscuro degli anni ottanta.
L’ottima partenza con Death Is A Straight Procession, Slaves Of The White One e Boredom (da cui è stato tratto un video) mette subito le cose in chiaro, la band veneta non fa prigionieri, ci investe con il suo thrash death oscuro, valorizzato da spunti di metallo classico, formando un pezzo di granito mastodontico, un monumento di metal maligno che oscura il sole e forma un bombardamento di tuoni e fulmini senza soluzione di continuità, mentre Crystal Night Of Knives e la coppia conclusiva formata dalle notevoli Rise The Fallen e Dark Endless, sono altre tracce che alzano il livello di questo ottimo lavoro.
L’opera scivola come un mamba nerissimo e pericolosissimo, tra mid tempo e sfuriate death metal, come se i Morbid Angel, gli Asphyx e i Kreator sotto la guida dei Metal Church più oscuri, dessero vita ad una jam, un rito infernale dove non si perde tempo, si sacrifica e si uccide, senza pietà.
Una band che finalmente (visto i risultati) arriva all’esordio con una personalità ed un approccio da gruppo navigato: si può quasi toccare, tra i solchi dell’album, una forte convinzione dei propri mezzi, oltre a tutte le carte in regola per regalare agli amanti di queste sonorità ottima musica anche in un prossimo futuro.

Tracklist
1.Intro
2.Death Is a Straight Procession
3.Boredom
4.Slave of the White One
5.Tragedy of Happiness
6.Ogre
7.Inverted Buddah
8.Crystal Night of Knives (Kristallnacht)
9.Stone in a Glass
10.Rise of the Fallen
11.Dark Endless (Heart)

Line-up
Obscure – voice, bass
Francesco Brunello – rythmic, lead guitar
Diego Bordin – drums
Mauro Ferracin . guitar

MINDCRUSHERS – Facebook

LAST RITES

Il video del nuovo singolo “Ancient Spirit”, dall’album Nemesis in uscita ad agosto.

LAST RITES: il video del nuovo singolo “Ancient Spirit”.

I Last Rites, gruppo thrash-death metal ligure, hanno lanciato il video del nuovo singolo “Ancient Spirit” diretto da Visco Studio; nel frattempo hanno hanno rivelato la copertina e la tracklist del nuovo album “Nemesis”, che verrà pubblicato il 10 Agosto in formato digitale.

Di seguito i dettagli.

Tracklist:

1. Paradox of Predestination
2. Architecture of Self-Destruction
3. 26.04.86
4. Ancient Spirit
5. Fallen Brother – Glory to the Brave (outro)
6. Human Extinction
7. Realm of Illusions
8. Souls’ Harvest

Last Rites line-up:

Dave (Voce, Chitarra)
Bomber (Chitarra)
Laccio (Batteria)
Fens (Basso)

https://www.facebook.com/lastrites0
http://www.last-rites.net

Bleed Again – Momentum

I Bleed Again fino ad ora avevano licenziato tre ep nell’arco di tre anni e ora, con questo nuovo full length licenziato dalla Sliptrick, tentano l’entrata nelle grazie dei giovani fruitori del metalcore: ci riusciranno?

Metalcore, death metal melodico, moderno rabbioso e colmo di mid tempo pesanti come macigni, se poi ci si aggiunge un tocco di verve metallica in più e si amalgama tutto con chorus da urlare sotto il palco di qualche festival estivo, il gioco è fatto.

I Bleed Again la lezione la sanno molto bene e a parte la solita voce pulita che, puntualmente, troviamo ad accompagnare lo scream e che anche in questo caso non fa che smorzare tragicamente la tensione in brani che sembrano esplodere da un momento all’altro ma che le clean soffocano in un polentone adatto per ragazzini alle prime turbe adolescenziali.
Peccato, perché il gruppo di Brighton porta con sé quel tocco heavy tutto britannico, perciò non solo giovani band americane tra le proprie influenze ma pure vecchi marpioni con la bandiera inglese ben in mostra sul drumkit.
Chiaramente, i brani in cui la voce pulita si astiene dall’intervenire sono i migliori (Decimate, Drowning In Dreams), mentre a cercare di attirare l’attenzione di ragazzine in solluchero per il duro musicista metal con un cuore grande così ci pensano canzoni troppo scontate per non cadere nel dimenticatoio dopo il primo ascolto.
I Bleed Again fino ad ora avevano licenziato tre ep nell’arco di tre anni e ora, con questo nuovo full length licenziato dalla Sliptrick, tentano l’entrata nelle grazie dei giovani fruitori del metalcore: ci riusciranno?
Con un pizzico di Killswitch Engage, la potenza degli Hatebreed e qualche accenno ai Trivium e al metal più tradizionale potrebbero anche farcela, sperando di non essere fuori tempo massimo.

TRACKLIST
1.Decimate
2.Walk Through the Fire
3.Legacy
4.Drowning in Dreams
5.Slavery
6.Kurtz
7.Heart of Darkness
8.White Castle
9.Only We Can Save Us
10.Happy Never After
11.Icarus
12.Through My Eyes

LINE-UP
Jon Liffen – Bass
Russell Plowman – Drums
Chris Pratt – Guitars
Simon Williams – Guitars
James Dawson – Vocals

BLEED AGAIN – Facebook

Kayleth – Space Muffin Rusty Edition

Dopo il buon successo di Space Muffin, uscito sempre per Argonauta Records nel 2015, ecco la ristampa arricchita da Rusty Gold, il primo ep del gruppo pubblicato nel 2010, ormai finito fuori stampa da tempo.

Dopo il buon successo di Space Muffin, uscito sempre per Argonauta Records nel 2015, ecco la ristampa arricchita da Rusty Gold, il primo ep del gruppo pubblicato nel 2010, ormai finito fuori stampa da tempo.

L’ep presenta delle sorprese, essendo molto interessante per scoprire la genesi di questo gruppo italiano, che propone uno stoner rockeggiante e desertico, rielaborato in una maniera interessante attraverso un groove peculiare ed importante. Confrontando ep e disco di debutto si possono notate molte differenze, in primo luogo di produzione e composizione, ma l’essenza dei Kayleth rimane sempre ruvidamente uguale, dato che in nuce l’ep contiene molto di ciò che verrà sviluppato nel disco. Il desert stoner è un genere che comprende molti gruppi, ma lo scarto che ne rende interessante uno lo hanno in pochi, i Kayleth sono fra questi. Questa ristampa, differente ed arricchita anche nell’artwork, rende molto bene l’idea di quello che è questo gruppo, ovvero potenza, ampiezza delle visioni e tanto suono ruvido, il tutto amalgamato molto bene. Bisogna ammettere che risentire Space Muffin a distanza di due anni rende ancora meglio, segno che dopo una decantazione questo vino è ancora più buono. Un ulteriore segno di una bandin grande crescita, e questo  sarà fondamentale per loro il prossimo disco.

Tracklist
1.Mountains
2.Secret Place
3.Spacewalk
4.Bare Knuckle
5.Born to suffer
6.Lies of mind
7.Try to save the appearances
8.NGC 2244
9.The Electric Tongue Is Coming (bonus track)
10.Rusty Gold (bonus track)
11.Deepest Shadow (bonus track)
12.Oops, I Eat You (bonus track)
13.Old Man’s Legacy (bonus track)

Line-up
Massimo Dalla Valle: Chitarra
Alessandro Zanetti: Basso
Daniele Pedrollo: Batteria
Enrico Gastaldo: Voce
Michele Montanari: Synth

KAYLETH – Facebook

THE HAUNTED

Il video di “Spark” da “Strength In Numbers”, in uscita ad agosto (Century Media).

Gli svedesi THE HAUNTED stanno per pubblicare il loro nono album. “Strenght In Numbers” sarà pubblicato il prossimo 25 agosto su Century Media Records. Per anticipare questa brutale release la band ci presanta un nuovo brano, “Spark”.

THE HAUNTED’s Adrian Erlandsson checked in with the following comment about the new track: “’Spark’ is the second video from our upcoming album “Strength In Numbers”. It’s a brooding and catchy number which shows a more melodic side of the album. One of those songs that will remain in our live set for years to come. Turn it up and watch it all burn!!!”

The previously launched first single “Brute Force” can be seen here: https://youtu.be/SQye-TXtw2w
Or also streamed via Spotify: http://bit.ly/BRUTEFORCE
A recently released playthrough video of “Brute Force” by guitarist Ola Englund can be seen here: https://youtu.be/Lh9KIkOv4LE

A video teaser from the album’s recording sessions can be seen here: https://youtu.be/sWHJnmXxfFY

Recorded at Parlour Studios in the UK with producer Russ Russell (Napalm Death, Dimmu Borgir, The Exploited), “Strength In Numbers” comes with artwork by THE HAUNTED’s longtime designer Andreas Pettersson and the album’s tracklisting reads as follows:

THE HAUNTED – “Strength In Numbers”:
1. Fill The Darkness With Black
2. Brute Force
3. Spark
4. Preachers Of Death
5. Strength In Numbers
6. Tighten The Noose
7. This Is The End
8. The Fall
9. Means To An End
10. Monuments

The album’s limited edition Mediabook CD version will additionally include the bonus tracks “Illusions” and “Sinister”, expanded layouts as well as 3 stickers. “Strength In Numbers” will also be available on 180gr. vinyl in various editions: Black LP (Unlimited), Silver LP (200x copies / Sweden) and Clear LP (300x Copies / USA).
And last but not least, a strictly limited “Guitarist Edition” Deluxe LP package of THE HAUNTED’s “Strength In Numbers” release will be available from CM Distro / CM Webshop in Europe. This very special edition of the new album is limited to 500x copies on exclusive transparent red 180 gr. vinyl and comes with a printed guitar tablature book of 28 pages in LP booklet format, a poster, a set of 3x THE HAUNTED guitar-picks and the entire album on CD as bonus.

Pre-order it from CM Distro before it’s too late here: https://www.cmdistro.de/Item/The_Haunted_-_Strength_In_Numbers_-Deluxe_transp-_red_LP-CD-_Guitar_tabs_book-_Poster-_3guitarpicks-/2988

Pre-order the album in its various physical formats from CM Distro here:
https://smarturl.it/StrengthInNumbersCMD
Or digitally here: http://smarturl.it/Strength-In-Numbers

In the meantime, THE HAUNTED have added new live dates for Finland, Spain and Portugal, which can be found on the listing for upcoming shows announced so far here (Recent updates marked *):

THE HAUNTED – Live:
31.08.2017 Oslo (Norway) – Blå
01.09.2017 Stavanger (Norway) – Folken
02.09.2017 Bergen (Norway) – Hulen
08.09.2017 Örebro (Sweden) – Frimis Salonger + Witchery
09.09.2017 Linköping (Sweden) – Pitchers/The Crypt + Witchery *
15.09.2017 Borlänge (Sweden) – Liljan
16.09.2017 Sundsvall (Sweden) – Club Destroyer
21.09.2017 Göteborg (Sweden) – Pustervik + Witchery
22.09.2017 Stockholm (Sweden) – Debaser Strand + Witchery
23.09.2017 Malmö (Sweden) – KB + Witchery
29.09.2017 Hultsfred (Sweden) – Mörkaste Småland Festival
30.09.2017 Eskilstuna (Sweden) – Loket
07.10.2017 Hoogeveen (The Netherlands) – Graveland Fest
03.11.2017 Tampere (Finland) – Olympia-Kortteli *
04.11.2017 Helsinki (Finland) – Nosturi *
05.11.2017 Turku (Finland) – Gong *
14.02.2018 Vigo (Spain) – Sala Master *
15.02.2018 Bilbao (Spain) – Stage Live *
16.02.2018 Zaragoza (Spain) – Sala Lopez *
17.02.2018 Madrid (Spain) – Sala Nazca *
18.02.2018 Lisboa (Portugal) – RCA Club *
More dates coming soon…

THE HAUNTED line-up:
Marco Aro – Vocals
Jensen – Guitars
Ola Englund – Guitars
Jonas Björler – Bass
Adrian Erlandsson – Drums

More news on THE HAUNTED and “Strength In Numbers” coming soon…

THE HAUNTED online:
http://www.the-haunted.com
http://www.facebook.com/hauntedofficial

Farsot – Fail-Lure

Destinati a restare comunque una band di nicchia,  i Farsot con il loro operato sottolineano con forza la solidità e la profondità dell’intera scena black germanica.

I Farsot appartengono al nutrito sottobosco di gruppi tedeschi capaci di fornire un’interpretazione del black metal in linea con le sonorità tipiche in voga nella loro nazione.

Fail-Lure e solo il terzo full length all’interno di una storia iniziata addirittura alla fine del secolo scorso, un dato che la dice lunga sulla relativa prolificità unita ad un approccio, anche visivo, sicuramente fuori dagli schemi da parte della band della Turingia. Per il resto sorprende affatto ascoltare un lavoro che mantiene al meglio le attese, con il suo sound austero, essenziale, intriso di spinte avanguardiste ma anche di notevoli spunti melodici.
Personalmente ho ricevuto ben poche delusioni dai gruppi tedeschi dediti al black in questi anni, e i Farsot non fanno certo eccezione con questa raccolta di brani mediamente piuttosto lunghi ma sufficientemente ricchi di cambi di forma e ritmo per mantenere desta l’attenzione dell’ascoltatore.
Il settimo ed ultimo di questi, A Hundred to Nothing,  fa storia a sé, offrendo oltre venti minuti di musica ambient inquieta e dalle interessanti  pulsioni elettroniche nella sua parte centrale.
Destinati a restare comunque una band di nicchia,  i Farsot con il loro operato sottolineano con forza la solidità e la profondità dell’intera scena black germanica.

Tracklist:
1.Vitriolic
2.Circular Stains
3.With Obsidian Hands
4.Undercurrents
5.The Antagonist
6.A Hundred to Nothing

Line-up:
v.03/170 – Bass, Keyboards
R 215k – Drums
Pi: 1T 5r – Guitars
3818.w – Guitars
10.XIXt – Vocals

FARSOT – Facebook

childthemewp.com