Ormyst – Arcane Dreams

Il gruppo è giovane, restiamo in attesa di un secondo lavoro che dia ragione al talento della vocalist lasciando più spazio alla sua personalità.

Il symphonic metal, insieme ad un altro paio di generi, dopo un periodo di elevata qualità nelle uscite discografiche trova in questo periodo un momento di stasi.

Certo, i fasti del bellissimo album degli Epica e, a seguire, di varie realtà underground (specialmente italiane) continuano a regalare ottima musica agli amanti dei suoni orchestrali, e le nuove eroine vestite di nero e dalle ugole d’usignolo imperversano dietro ai microfoni delle metal band dal piglio sinfonico o, come nel caso dei francesi Ormyst dalle sonorità molto più vicine al metal progressivo.
Ed infatti questa misteriosa band transalpina (ma sulla pagina Facebook alla voce informazioni, scriverci qualcosina …. magari) capitanata dalla singer Sophia Lawford, novella Tarja Turunen, al metal sinfonico leggermente gotico di preferisce un approccio progressivo, tanto per mettere in luce la bravura tecnica dei componenti ma, al netto di un songwriting discreto, incapace di rendere la musica del gruppo quanto meno originale.
Infatti, nei brani in cui il prog metal prende il sopravvento, la band perde qualcosina in impatto, con la voce che rende palesemente di più sui brani sinfonici, fortunatamente in maggioranza su Arcane Dreams.
Rimane un senso di forzatura nell’ascoltare la pur ottima singer su brani scritti per essere interpretati con una timbrica diversa, mentre su canzoni spiccatamente gotiche come Taste Of Your Tears la voce esce in tutto il suo splendore, richiamando le icone femminili del metal sinfonico.
A fronte di brani buoni nel loro già sentito, in questo debutto prevale l’immaturità artistica di una band al debutto, ancora lontana dal poter percorrere agilmente i sentieri del genere con brani come Following Tree Ghost, Dreamsailor o Randomization.
Il gruppo è giovane, restiamo in attesa di un secondo lavoro che dia ragione al talento della vocalist lasciando più spazio alla sua personalità.

TRACKLIST
1. Beneath the Hat
2. Following Three Ghosts
3. Above Airplanes
4. Taste of Your Tears
5. Lady Shalott
6. Scratching Game
7. Dreamsailor
8. Back to Salem
9. Randomization
10. Arcane Dreams

LINE-UP
Sophia Lawford : Vocals, Bass
Sébastien : Guitar
Yvann Drokmar : Bass
D. L. Brandon : Keyboard
Donovan : Drums

ORMYST – Facebook

Arkana Code – Brutal Conflict

Brutal Conflict ci offre una band capace di scrivere ottimo death metal tra Death, Obituary, Carcass e sfumature che arrivano direttamente dal freddo delle terre del nord.

Brutali come il conflitto che si consuma sulle note del loro debutto su lunga distanza, arrivano tramite la Metal Scrap i deathsters abruzzesi Arkana Code, con un David Folchitto in più nel motore e tanta voglia di distruggere con questo ottimo lavoro dal titolo Brutal Conflict.

Nati dalle ceneri degli Urdagtyr, dal 2008 il gruppo è attivo con il monicker attuale, anche se dal demo Galleries of Absurde sono passati ben sette anni e c’è stata una rivoluzione nella line up.
La band si ripresenta in forma smagliante con questo nuovo album, una mazzata death metal tecnica e brutale, buona nel songwriting, ottima nelle prestazioni tecniche dei suoi musicisti con la conferma di David Folchitto sul podio dei batteristi estremi nazionali.
Brutal Conflict amalgama la tradizione americana ad una vena nord europea, e gli Arkana Code possono sicuramente andare fieri di quello che hanno creato, perché i quarantacinque minuti circa di battaglia sono da annoverare tra i più belligeranti e convincenti degli ultimi mesi tra gli ascolti nel genere.
Dieci bombe atomiche che non si fermano davanti a nulla, veloci, tecniche, a tratti frenetiche ed assolutamente devastanti, con quella melodia tipicamente scandinava negli assoli e quel tecnicismo progressivo floridiano nelle ritmiche.
Ma gli Arkana Code sono italiani, ed allora i brani mantengono un succulento formato canzone che si fa spazio tra le nefaste e violentissime Oppressor Of Darkness, Mutilated Reality, Mortuary March e Psychiatric Kingdom, per la quale è stato girato un video.
Brutal Conflict ci offre una band capace di scrivere ottimo death metal tra Death, Obituary, Carcass e sfumature che arrivano direttamente dal freddo delle terre del nord: diversi buoni motivi per non perderselo.

TRACKLIST
01. Intro
02. Violent Human Corruption
03. Oppressor Of Darkness
04. Escape From My Mind
05. Tortured By My Mind
06. Mutilated Reality
07. Dismember The Control
08. The Holocaust Horde
09. Mortuary March
10. Psychiatric Kingdom
11. Astral Illusion

LINE-UP
Francesco Torresi – Vocals
Paolo Ponzi – Guitars
Luca Natarella – Guitars
Giusy Bettei – Bass
David Folchitto – Drums

ARKANA CODE – Facebook

STARSICK SYSTEM

Il lyric video di Bulletproof, dall’album in uscita il 23 giugno Lies, Hopes & Other Stories (Pride & Joy Music).

Gli Starsick System pubblicano oggi il primo singolo tratto dal nuovo album “Lies, Hopes & Other Stories”. Si tratta del brano “Bulletproof”, terza esplosiva traccia dell’album di cui è disponibile anche il lyric video.

Le parole di Valeria Battain, bassista della band:

“Bulletproof è un brano di ribellione ma con un tono ironico. Ogni persona che lo ascolterà potrà interpretarlo in modo personale ma il messaggio di fondo è il medesimo: combatti per ciò che credi, indipendentemente da ciò che le altre persone possano dire, sfida il tuo nemico, sii orgoglioso di te stesso e riprenditi il rispetto che meriti contro i bulli, gli egoisti e gli arroganti. Abbiamo scelto questo brano come primo singolo perché il mood e le melodie sono la perfetta evoluzione del nostro sound: l’unione di riff heavy e ritornelli catchy, il nostro marchio di fabbrica”

“Bulletproof” Lyric Video

Bulletproof è disponibile anche sulle principali piattaforme digitali -> http://smarturl.it/BulletproofSingle

Viene svelata oggi anche la tracklist del nuovo album in uscita il 23 giugno per Pride & Joy Music. Gli 11 brani scelti dalla band comprenderanno anche “You Know My Name”, cover del famoso brano di Chris Cornell tratto dalla colonna sonora di 007 Casino Royale.

Tracklist:
01. Nebolus
02. I Am The Hurricane
03. Bulletproof
04. Sinner
05. The Promise
06. Scars
07. Everything And More
08. Come One, Come All
09. Perfect Lie
10. Hope
11. You Know My Name (Chris Cornell Cover)

“Lies, Hopes And Other Stories” è stato prodotto, mixato e masterizzato da Ivan Moni Bidin agli Artesonika Studio di Pordenone.

La musica è stata scritta da Ivan Moni Bidin, testi a cura di Valeria Battain, arrangiamenti di Valeria Battain e Starsick System.

Artwork by Dixon Jong @ Intuitive Design

Album Pre-Order -> http://hyperurl.co/StarsickHopesLies

STARSICK SYSTEM Next Shows
09 Giugno @ Rock In Park c/o Legend Club, Milano – Info: www.facebook.com/rockinparkfest
23 Giugno @ Rock’n’Roll, Rho (MI) – Release Party

BIO

Gli STARSICK SYSTEM sono nati nel 2012 dall’unione di quattro musicisti d’esperienza sulla scena: voce e chitarra Marco Sandron (Pathosray, Eden’s Curse, Fairyland, etc), al basso Valeria Battain e alla chitarra solista David Donati (meglio noto nei Syrayde), ai quali si è aggiunto per questo disco, in qualità di produttore – songwriter e batterista, Ivan Moni Bidin (Pathosray, Ashent, Garden Wall, Syrayde, ecc.), dando luce a nuovi suoni e approcci melodici.

Dopo anni passati quindi all’interno della scena metal con le precedent band, i quattro ragazzi decidono di fondere le proprie differenti esperienze e i propri diversi approcci musicali in una nuova band focalizzata sulla melodia e sulla mera “forma canzone”, con canzoni e strutture più dirette.

Durante il 2014 registrano l’album di debutto che vede alla produzione artistica il batterista Ivan Moni Bidin e firmano immediatamente il primo contratto discografico con Scarlet/Bakerteam Records. “Daydreamin’” esce il 14 Aprile 2015 e viene notato fin dal primo giorno da tutti gli addetti ai lavori italiani e non, che lo accolgono come “nuova rivelazione” e lo eleggono in primis album dell’anno e poi lo inseriscono tra i migliori dischi 2015.

La band suona come support act dei BLACK LABEL SOCIETY di Zakk Wylde nel 2015 e viene scelta per suonare con l’attuale chitarrista di Ozzy, GUS G. L

Il nuovo album della band “Lies, Hopes & Other Stories” uscirà il prossimo 23 Giugno 2017 per l’etichetta tedesca Pride & Joy Music.

LINE-UP:
Marco Sandron – voce, chitarra
David Donati – chitarra
Ivan Moni Bidin – batteria
Valeria Battain – basso

Press & Promotion / Marketing: Bagana Rock Agency www.baganarock.com

Slaughter – Nocturnal Hell, Surrender Or Die

Siamo in un contesto sonoro acerbo, poi sviluppato nei lavori successivi, ma che odora di storia del genere, quindi una ristampa che per alcuni potrà sembrare ormai obsoleta, ma non per i cultori del metal estremo, che troveranno di che godere tra i vari riferimenti a Slayer, Possessed ed Hellhammer.

Quanto mai opportuna ristampa da parte della Vic Records, almeno per gli amanti del death e del thrash, curiosi delle loro origini.

I canadesi Slaughter, infatti, sono una delle band dalla travagliata storia che, con una manciata di demo e due full length, hanno lasciato il loro nome sulla nascita e lo sviluppo del death metal.
Un quartetto thrash metal nato a metà degli anni ottanta, con un sound che accompagnava le scorribande metalliche di Slayer e Possessed, ma che non mancava di inserire growl e rallentamenti che in seguiti sarebbero diventati prerogativa del death metal.
Solo due full length per il gruppo del chitarrista Dave Hewson, uno come Strappado nel 1987, diventato oggetto di culto tra i fans del genere e uno uscito nel 2004 (Fuck Of Death); nella band canadese per un breve periodo militò anche Chuck Schuldiner , mastermind non solo della sua band ma di tutto un genere.
Nocturnal Hell, Surrender Or Die, rimasterizzato e licenziato dalla Vic Records, ormai assurta a ruolo di memoria storica del genere con le sue ristampe di culto, presenta un gruppo minimale che gioca con l’allora genere più estremo in circolazione, passando da velocissimi e furiosi strappi ad atmosfere macabre e mid tempo catacombali.
La produzione grezza ed il suono in alcuni casi ovattato fanno il resto, così da avere tra le mani uno dei primi esempi di thrash/death.
Siamo in un contesto sonoro acerbo, poi sviluppato nei lavori successivi. ma che odora di storia del genere, quindi una ristampa che per alcuni potrà sembrare ormai obsoleta, ma non per i cultori del metal estremo, che troveranno di che godere tra i vari riferimenti a Slayer, Possessed ed Hellhammer.

TRACKLIST
1.Nocturnal Hell
2.One Foot in the Grave
3.Tortured Souls
4.Disintegrator
5.Incinerator
6.Maim to Please
7.Tyrant of Hell
8.Shadow of Death
9.Death Dealer
10.One Foot in the Grave
11.Surrender or Die
12.Eve of Darkness
13.Massacra (Hellhammer cover)
14.Strappado
15.Tales of the Macabre
16.Cult of the Dead (Instro-Mental)

LINE-UP
Dave Hewson – Vocals, Guitars
Terry Sadler – Bass, Vocals
Ron Sumners – Drums

SLAUGHTER – Facebook

Nott – Disfacimento

L’album si mostra in più passaggi affascinante nella sua ossessività e nella sua reiterazione di schemi, comunque vincenti, quando il tutto viene espresso con questa forza espressiva.

Terzo full length per Nott, progetto solista del musicista italiano Mortifero, già attivo nei primi anni delle scorso decennio e messo in stand by a lungo prima di riaffacciarsi nel 2013 con una terna di uscite a cadenza biennale.

Disfacimento è un lavoro che si colloca perfettamente in linea con le uscite di black atmosferico cantato in italiano (il primo nella nostra lingua per quanto riguarda Nott): quindi troviamo testi piuttosto profondi che tratteggiano una realtà dai toni cupi e priva di barlumi di speranza, mentre musicalmente il genere viene offerto nella sua forma più essenziale e complessivamente fedele ai dettami caratteristici.
Messa così potrebbe sembrare che Disfacimento sia un’opera trascurabile ma, in effetti, le cose non stanno affatto così: quelli che possono apparire difetti si rivelano, in realtà, i veri punti di forza su cui Mortifero puntella la propria concezione musicale che vuole, soprattutto, trasmettere un senso di malcelato disgusto avvolto in una forma musicale claustrofobica.
L’album si mostra in più passaggi affascinante nella sua ossessività e nella sua reiterazione di schemi, comunque vincenti, quando il tutto viene espresso con la stessa forza espressiva e la convinzione immessa dal musicista bresciano.
Se non sempre l’intelligibilità delle liriche è massimale, è sicuramente d’aiuto il booklet piuttosto curato contenente i testi sia in italiano che in inglese, il tutto contornato da immagini tratti da quell’inesauribile scrigno di arte funeraria che è il cimitero monumentale di Staglieno (Genova).
Disfacimento è un album da ascoltare nel suo insieme per apprezzare al meglio l’operato di Mortifero; tra i brani, comunque, merita un menzione Consunto, episodio molto lungo ed avvolgente nel suo snodarsi su tempi più rallentati.
Per Nott un lavoro dalla grande integrità stilistica, meritevole del giusto livello di attenzione da parte di chi apprezza il black metal nella sua forma più pura, tanto più se cantato nella nostra lingua.

Tracklist:
1 – Cold
2 – Wither
3- Suffer

Line up:
Mortifero

Alex Cordo – Origami

Come molti dei suoi colleghi anche il chitarrista francese punta sulla musica e non sul mero tecnicismo, un bene per l’ascolto che risulta piacevole anche per chi non è amante delle opere strumentali.

Non sono pochi gli album di musica strumentale con i quali si cimentano nuovi virtuosi delle sei corde e MetalEyes non ha mai mancato all’appuntamento con i guitar hero del nuovo millennio che si aggirano tra l’underground, portandosi dietro il loro talento.

Con Alex Cordo si guarda aldilà delle Alpi in terra francese, il suo album si intitola Origami e risulta un buon esempio di hard rock/metal strumentale, molto ben strutturato, attento alla forma canzone e melodico, senza scadere troppo nella tecnica fine a se stessa.
Aiutato in questo lavoro dal bassista Ludo Chabert e dalle pelli di Mike Pastorelli, nella classica formazione a tre, Alex si cimenta in nove brani che alternano ed uniscono l’irruenza dell’hard rock classico con il metal dal taglio progressivo, in un arcobaleno di note metalliche eleganti ma, allo stesso tempo, pregne di attitudine metal, ed infatti dall’opener Straight si arriva al quinto brano prima che la tensione si allenti in una marcia sulla quale la sei corde lacrima sangue in un viavai emozionate.
Si riparte senza indugi con Sunny Day For An Opossum, si rallenta con Prism, in una seconda parte dove l’aggressività e le atmosfere più pacate si danno il cambio e rendono comunque l’ascolto vario e mai stancante.
Come molti dei suoi colleghi anche il chitarrista francese punta sulla musica e non sul mero tecnicismo, un bene per l’ascolto che risulta piacevole anche per chi non è amante delle opere strumentali, dunque Origami è promosso senza remore.

TRACKLIST
1.Straight
2.Above To Clouds
3.Memories
4.Hands Up
5.Himalaya
6.Sunny Day For An Opossum
7.Prism
8.The Crash Test
9.Time For Redemption

LINE-UP
Alex Cordo – Guitars
Ludo Chabert – Bass
Mike Pastorelli – Drums

ALEX CORDO – Facebook

The Blind Catfish – Folkolors

Ci hanno provato e ci sono riusciti i The Blind Catfish, non solo a rinverdire e rendere fresche canzoni cantate più di un secolo fa, ma anche a perseguire la loro idea di collegare il mondo attorno al nostro grande fiume con quello del suo omologo americano.

Torna il pesce gatto più irriverente e rock che il grande fiume abbia mai avuto tra i suoi abitanti, dal Piemonte fino al Mare Adriatico.

Il grande fiume è ovviamente il Po, anche se lo strano animale acquatico sogna la terra paludosa dei fondali del Mississippi, dove la musica a cui lui si ispira è nata ed ancora oggi si rigenera.
Torna la band carpigiana dei The Blind Catfish, che all’enorme abitante delle acque dolci si ispira e che nel rock blues trova la sua armonia musicale, anche se in Folkolors molto è cambiato a livello di sound dal bellissimo esordio The King Of The River, uscito un paio di anni fa.
La band ha pescato tra i canti della tradizione americana, gospel, spiritual e canti corali di prigionia, provenienti dagli stati del sud e, reinterpretandoli, ha dato vita ad un’opera affascinante, ovviamente strutturata sul blues ma ricolma del dolore di un intero popolo, tra funky e soul.
Rivivono così brani in origine solo cantati, autentiche perle a cui la band nostrana dona una nuova veste nel rispetto della tradizione, con la voce di Marco “Franky” Maretti che si colora di sfumature black, mentre, chiudendo gli occhi, si ha la sensazione di essere tra le piantagioni di cotone, quando dopo una giornata di interminabile ed inumano lavoro gli uomini e le donne intonano canti mentre tornano alle baracche.
Ed è lì che i The Blind Catfish ci portano, tra le note di Jesus And The Mainline, della drammatica e sentita Join The Revelator o di People Get Ready, dall’andamento soul che trascina come il letto del fiume, fluida come l’acqua del grande fratello in movimento perpetuo, testimone silenzioso del dramma e della stupidità degli uomini, della più ritmicamente bluesy Rosie e di Trouble Of The World, che la band interpreta come farebbe il migliore Sting.
Ci hanno provato e ci sono riusciti i The Blind Catfish, non solo a rinverdire e rendere fresche canzoni cantate più di un secolo fa, ma anche a perseguire la loro idea di collegare il mondo attorno al nostro grande fiume con quello del suo omologo americano.
Un album molto diverso dal primo lavoro, più incentrato su southern e blues rock, ma sicuramente maturo ed intenso.

TRACKLIST
1.Sometimes I Feel Like a Motherless Child
2.John the Revelator
3.People Get Ready
4.Jesus on the Mainline
5.How Long
6.Trouble So Hard
7.Rosie
8.Trouble of the World

LINE-UP
Marco Maretti
Luca Fragomeni
Francesco Zucchi
Federico Bocchi

THE BLIND CATFISH – Facebook

Dimmu Borgir & The Norwegian Radio Orchestra & Choir – Forces Of The Northern Night

Una testimonianza assai riuscita di un amore reciproco tra i Dimmu Borgir e la musica sinfonica, ma anche l’occasione di ascoltare la potenza compositiva del metal esaltata dal più grande degli amplificatori che esista: un’orchestra sinfonica.

Escono in dvd Blu Ray, cd, vinile e digitale due grandi performances dei Dimmu Borgir, insieme a due magnifiche orchestre.

Il primo concerto è con la Norwegian Radio Orchestra, ed è un trionfo di quello che hanno sempre avuto in nuce i Dimmu Borgir, ovvero l’andare oltre il black metal, verso un qualcosa che non è nemmeno symphonic, ma una narrazione altra, mentre il secondo dvd racchiude l’intero concerto al Wacken Open Air del 2012.
Molti li potranno considerare persone di poco gusto, o commerciali, altri pensano addirittura che siano tra i colpevoli della degenerazione del black metal e forse è tutto vero, ma qui abbiamo una doppia testimonianza di grande valore di ciò che può essere un certo tipo di metal, se si ha voglia di ascoltarlo.
La parte sinfonica del gruppo norvegese esce prepotentemente allo scoperto, anche perché è un elemento che è sempre stato portante nell’architettura sonora del gruppo. L’operazione non era esente da rischi, infatti alcuni gruppi sono usciti scottati dall’incontro con un’orchestra, perché quest’ultima è un’entità mastodontica e musicalmente assai superiore a qualsiasi band e deve essere usata con sagacia. Ad esempio l’analoga operazione fatta dai Metallica è un’occasione sprecata, poiché l’orchestra fa praticamente una parte a sé stante, quasi di accompagnamento e così non ne vale assolutamente la pena. Invece qui l’orchestra si compenetra con il gruppo ed entrambe le entità ne traggono fuori il meglio.
La musica dei Dimmu Borgir è sempre stata fortemente sinfonica e scenica, ed infatti a livello di composizione il gruppo fortifica questo aspetto esaltandolo all’ennesima potenza. I due concerti rendono l’idea della portata di quello che ha fatto e continuerà a fare il gruppo norvegese, ovvero andare avanti per la propria strada e suonare una musica che potrebbe essere la colonna sonora degli orchi di Sauron.
I due concerti sono magniloquenti e molto potenti, con quello norvegese maggiormente intimo e molto tipico del fare musica in quella nazione, perché i Dimmu Borgir in Norvegia contano molto più della nazionale di calcio: uno spettacolo molto bello, con una scenografia che riporta ai segreti runici e alla mitologia nordica, che ricorre in tutta la discografia del gruppo.
Il concerto del 2012 al Wacken Open Air è esattamente ciò che si può aspettare invece da un’esibizione in un mega festival, ma la qualità è molto buona, anche grazie al lavoro dell’orchestra nazionale sinfonica ceca, che come quella norvegese si diverte molto insieme ai Dimmu Borgir. Chi si diverte di più è il pubblico che viene investito da una forza oscura notevole, che spande la sua massa nera in ogni direzione, e la musica dei Dimmu Borgir assume una nuova veste che ci trasporta verso nuovi lidi.
Una testimonianza assai riuscita di un amore reciproco tra i Dimmu Borgir e la musica sinfonica, ma anche l’occasione di ascoltare la potenza compositiva del metal esaltata dal più grande degli amplificatori che esista: un’orchestra sinfonica.

TRACKLIST
01. Xibir (orchestra)
02. Born Treacherous
03. Gateways
04. Dimmu Borgir (orchestra)
05. Dimmu Borgir
06. Chess With The Abyss
07. Ritualist
08. A Jewel Traced Through Coal
09. Eradication Instincts Defined (orchestra)
10. Vredesbyrd
11. Progenies Of The Great Apocalypse
12. The Serpentine Offering
13. Fear And Wonder (orchestra)
14. Kings Of The Carnival Creation
15. Puritania
16. Mourning Palace
17. Perfection Or Vanity (orchestra)

LINE-UP
Shagrath – vocals
Silenoz – guitar
Galder – guitar

DIMMU BORGIR – Facebook

THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA

Il video animato della nuova canzone ‘Gemini’

THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA – pubblicano il video animato della nuova canzone ‘Gemini’

Il supergruppo svedese classic/progressive rock THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA, che vede tra le proprie fila membri di SOILWORK e ARCH ENEMY, ha pubblicato su CLASSIC ROCK UK il video animato del nuovo singolo ‘Gemini’.

Il video è stato realizzato da Elia Cristofoli aka Solingo www.facebook.com/eliasolingo) già al lavoro con marchi come Volvo, Subaru e Canon e i compositori Francesco Mazzola e Andrea Vozzo del Peach Studio.

Il cantante Björn Strid dichiara: “Elia ha fatto un lavoro pazzesco, riuscendo a catturare appieno le sensazioni della canzone attraverso le sue fantastiche animazioni. Ha lavorato giorno e notte per un mese. Il video racconta di una relazione sentimentale nello spazio e i colori dei personaggi sono straordinari e misteriosi al tempo stesso. Mi viene da pensare a He-Man che va in Russia (o è She-Ra??). Assolutamente fantastico!”.

Aggiunge Cristofoli: “Quando Björn mi ha chiesto di realizzare un video che fosse un cartone animato in stile anni ’80, con delle ragazze intergalattiche che distruggevano mostri alieni, un ghigno da Joker si è dipinto sul mio volto… Amo cartoni come He-Man, Ken Shiro, ecc. Poi David mi ha mandato la sceneggiatura; ho letto la storia e ho pensato che questi personaggi fossero fuori controllo, proprio come piace a me. Per diversi giorni mi sono dedicato a studiare i disegni dei personaggi e delle navicelle spaziali, e poi ho iniziato a disegnare come un pazzo. Mi sono divertito e spero che ai fan dei NFO piaccia il video”.

‘Gemini’ è tratto dal terzo album in studio “Amber Galactic”. La canzone, oltre al primo singolo
‘Midnight Flyer’, può già essere acquistata in digitale: http://nblast.de/TNFODigital

Album trailer #1: https://youtu.be/gRtYJvO_m3E
Album trailer #2: https://youtu.be/9lONkhOA_Hw
Un messaggio dallo spazio: https://youtu.be/IEgbRcaGpQk

“Amber Galactic” arriverà nei negozi su Nuclear Blast il 19 maggio e sarà disponibile in digipack CD in edizione limitata con copertina differente, 2LP (nero e viola) e digitale (http://nblast.de/TNFODigital).

I pre-ordini sono già attivi: http://nblast.de/TNFOAmberGalacticNB

La tracklist di “Amber Galactic” è la seguente:
01. Midnight Flyer
02. Star Of Rio
03. Gemini
04. Sad State Of Affairs
05. Jennie
06. Domino
07. Josephine
08. Space Whisperer
09. Something Mysterious
10. Saturn In Velvet
11. Just Another Night BONUS TRACK (limited edition digipak, vinyl)
12. Fly Tonight (Never Rewind) BONUS TRACK (Japan only)

Dove si pongono i NFO all’interno del reame classic rock? Strid è molto chiaro al riguardo: “Se la maggior parte delle altre band classic rock suonano come erba o LSD, noi suoniamo come cocaina”.

“Amber Galactic” è stato registrato all’Handsome Hard Studio di Lund, Svezia ed è il seguito dei precedenti lavori dei THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA “Internal Affairs” (2012) e “Skyline Whispers” (2015).

THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA:
Björn Strid – voce
Sharlee D’ Angelo – basso
David Andersson – chitarra
Richard Larsson – tastiere
Jonas Källsbäck – batteria
Sebastian Forslund – chitarra, percussioni

www.facebook.com/thenightflightorchestraofficial
www.nuclearblast.de/thenightflightorchestra

Uforia – Fight Or Flight

Fight Or Flight alterna spunti settantiani all’alternative rock nato negli anni novanta, mantenendo un approccio molto melodico dato dalla voce del singer Michael Ursini e irrobustito da chitarre grintose, forgiate nella piovosa Seattle.

Chi segue con più attenzione lo sviluppo dell’hard rock in questi primi anni del nuovo millennio, avrà sicuramente notato come le nuove band che si affacciano sul mercato tendono ad amalgamare con ottimi risultati tradizione e moderno rock alternativo.

La ricetta è più semplice di quanto si creda, all’ hard rock dei Led Zeppelin (per esempio) si aggiunge un po’ di grunge o del rock alternativo ed il gioco è fatto, più difficile ormai è risultare personali e scrivere belle canzoni.
I canadesi Uforia ci provano con Fight Or Flight, terzo lavoro in formato ep, cinque brani che vanno a formare un buon esempio di questo trend, magari non ufficializzato dal music biz, ma che sta prendendo campo in ogni parte del mondo, almeno per un certo modo di intendere il rock duro.
Fight Or Flight alterna così spunti settantiani all’alternative rock nato negli anni novanta, mantenendo un approccio molto melodico dato dalla voce del singer Michael Ursini e irrobustito da chitarre grintose, forgiate nella piovosa Seattle.
Niente di nuovo quindi, ma se amate il rock moderno ed un po’ freak di questi anni, brani come la title track o Radiation non potranno che sedurvi in balli al calar della notte ,su spiagge di quell’America di jeans strappati e voli sulle onde in piedi su una tavola, raccontata dal rock da ormai trent’anni.
Manca un full length per provare ad alzare l’asticella che rimane, per il gruppo, ad un altezza sufficiente per continuare il proprio sogno.

TRACKLIST
1.Fight or Flight
2.Radiation
3.Wake Me
4.Overthrow
5.Is Anybody Living?

LINE-UP
Michael Ursini – Vocals, guitars
Adam Brik – Guitars
Daniel Salij – Bass
Dylan Piercey – Drums

UFORIA – Facebook

This Morn’Omina – Kundalini Rising

L’ascolto di un lavoro dalle simili caratteristiche non è affatto semplice, ma chi apprezza il versante industrial e sperimentale della musica non farà fatica ad entrare in sintonia con i This Morn’Omina.

Questa è musica che, probabilmente, con una webzine che si chiama MetalEyes dovrebbe entrarci poco o nulla, eppure resto fermamente dell’idea che gran parte del materiale sonoro che arriva dalla Dependent Records, sia esso riconducibile all’ebm, piuttosto che all’industrial o al synthpop, possa trovare orecchie disposte ad apprezzarlo anche sulle nostre metalliche sponde.

Questo è il caso di Kundalini Rising, ultimo parto discografico del prolifico duo belga This Morn’Omina: come il titolo lascia facilmente intuire, l’album trae linfa, non solo a livello tematico, dalla spiritualità induista ma continua l’opera di compenetrazione tra le sonorità elettro/industrial e quelle mistico/tribali tipicamente orientali.
L’ascolto di un lavoro dalle siffatte caratteristiche non è affatto semplice, ma chi apprezza il versante industrial e sperimentale della musica non farà fatica ad entrare in sintonia con Mika Goedrijk (ideatore del progetto) e Karolus Lerocq, i quali paiono a volte giocare con l’ascoltatore, spiazzandolo nel loro passare con disinvoltura da loop aspri e ossessivi a momenti quasi danzerecci (ovviamente tutt’altro che intesi in senso dispregiativo), avvolgendolo con la più disturbante dark ambient o soprendendolo con squarci di musica tradizionale indiana.
Il problema, ammesso che lo sia, di Kundalini Rising è quello d’essere un lavoro che sfiora le due ore complessive di durata (infatti il formato standard prevede il doppio cd), un fatturato tutt’altro che usuale o facile da digerire, specie quando i suoni inducono una senso di straniamento dalla realtà: a livello esemplificativo consiglio di dare un’occhiata qua sotto al video girato per Garuda Vimana, che nonostante sia uno dei brani più brevi devasta l’udito e la psiche come se si sviluppasse per mezz’ora.
Elettronica, strumenti tradizionali, ambient ed una voglia inarrestabile di abbattere schemi e muri sonori: questo è Kundalini Rising, questi sono i This Morn’Omina, e se qualche orfano di Godflesh e Ministry avesse voglia di valicare il confine tra l’industrial metal e quello elettronico non deve farsi sfuggire l’occasione.

Tracklist:
Disc 1
1. Ayahuasca (Lets Shift together)
2. Tir Na Nog
3. Hadji Hadja
4. Yugan (feat. Catastrophe Noise)
5. Garuda Vimana
6. (The) Waters Of Duat
7. Earthwalk
8. Maenad

Disc 2
1. God’s Zoo (Original)
2. The Apotheosis Of Eckhart
3. Graveheart
4. Mohenjo daro
5. Kachina Blue (The Watcher)
6. Kachina Red (The End Of The World)
7. Shakti
8. Moksha

Line up:
Mika Goedrijk
Karolus Lerocq

THIS MORN’OMINA – Facebook

Without Mercy – Mouichido

Un gruppo che per gli amanti del genere è un succulento e sanguinolento piatto dove tra Lamb Of God, Cannibal Corpse e Chimaira ci si abbuffa che è un piacere

Il Canada ha un forte legame con la musica metal, specialmente per quanto riguarda i suoni estremi di matrice death metal , anche se in questi ultimi anni, oltre che al tradizionale sound classico e progressive, non mancano ottimi gruppi alternative.

Ma con i Without Mercy si parla di metal estremo, su questo non c’è dubbio, rabbioso, violento ed in bilico (come sembra andare di moda nell’ultimo periodo) tra tradizione e modernità.
Dunque anche il quartetto di Vancouver sale sul carrozzone dove si sono sedute le band emergenti, dal sound che passa da bordate deathcore ad aperture meno sincopate, più veloci, ed in linea con il death metal classico.
Il gruppo, attivo ormai da più di dieci anni, ha dato alle stampe un solo full length omonimo, contornato da tre ep, compreso quest’ultimo Mouichido.
Quattro brani per una ventina di minuti al limite del brutal e bisogna dare atto al gruppo canadese di non lasciarsi andare a facili compromessi, ma di partire all’assalto con un sound estremo ed allucinato, dove le ritmiche moderne fanno da tappeto a solos che richiamano il sound della Bay Area e creando un buon ibrido.
In Waves, devastante brano death brutal core, vede la partecipazione in qualità di ospite di Mark Hunter dei Chimaira, la produzione valorizza la potenza dei quattro brani e la band se la cava senza sbavature.
Un gruppo che per gli amanti del genere è un succulento e sanguinolento piatto dove tra Lamb Of God, Cannibal Corpse e Chimaira ci si abbuffa che è un piacere.

TRACKLIST
1.Worthless
2.In Waves (ft. Mark Hunter of Chimaira)
3.Burn
4.Morphine

LINE-UP
Alex Friis – Vocals
DJ Temple – Guitars
Ryan Loewen – Bass
Matt Helie – Drums

WITHOUT MERCY – Faceboook

Witchwood – Handful Of Stars

Siamo al cospetto di un gruppo straordinario che mette in fila tante realtà molto più blasonate

Con un po’ di ritardo rispetto all’uscita, torniamo a parlare degli Witchwood, i rockers nostrani, nati dalle ceneri dei Buttered Bacon Biscuits, che ci avevano entusiasmato con il loro primo full length, quel Litanies From The Woods che risultava una bellissima jam tra hard rock, folk, psichedelia e progressive, il tutto a formare un arcobaleno di suoni vintage d’alta scuola.

Handful Of Stars è la seconda uscita ufficiale in pochi mesi, un ep della durata di quarantacinque minuti, e la band anche qui non fa sconti con un songwriting che rimane di altissimo livello grazie a cinque perle rock retrò quanto si vuole, ma affascinanti ed attraversate da attimi di pura magia.
Il gruppo vede un primo cambio nella line up, il nuovo chitarrista Antonio Stella, e Handful Of Stars ci offre, oltre alle cinque nuove canzoni, due cover d’autore: Flaming Telepaths dei Blue Oyster Cult e Rainbow Demon degli Uriah Heep.
Gli Witchwood si confermano uno dei gruppi più convincenti nel saper ricreare le atmosfere in voga negli anni settanta, maestri nel saper coniugare una vena hard rock classica ricca di sfumature e suoni che, come strisce di colori nel cielo, formano un arcobaleno musicale ispirato ai gruppi storici ma sapientemente amalgamato in un sound unico.
Ed allora lasciatevi rapire dall’opener strumentale Presentation: Under The Willow, che tanto sa di Jethro Tull, o dall’hard rock classico, sempre velato di un’aura magica, delle bellissime Like A Giant In a Cage e A Grave Is The River, dalle atmosfere folk progressive della stupenda Mother, dalle ottime e personali interpretazioni delle due cover, per finire con la versione alternativa di Handful Of Stars, con le tastiere che, per qualche minuto, ricordano i Goblin, per tornare a jammare tra Pink Floyd e Jethro Tull in un sontuoso e organico fiume progressivo.
Siamo al cospetto di un gruppo straordinario che mette in fila tante realtà molto più blasonate: in questi anni in cui il il ritorno a certe sonorità riscuote grande interesse, specialmente nel nord Europa, l’acquisto di questo lavoro è dunque consigliato e va a comporre, con il primo lavoro, un inizio di carriera qualitativamente folgorante.

TRACKLIST
1.Presentation: Under The Willow
2.Like A Giant In A Cage
3.A Grave Is The River
4.Mother
5.Flaming Telepaths
6.Rainbow Demon
7.Handful Of Stars (New Version)

LINE-UP
Riccardo “Ricky” Dal Pane – Vocals, Guitars, percussion
Antonino Stella – Guitars
Stefano “Steve” Olivi (Hammond, Piano, Synth, Mood
Samuele “Sam” Tesori – Flute
Luca “Celo” Celotti – Bass
Andrea “Andy” Palli – Drums

WITCHWOOD – Facebook

FINAL COIL

Il lyric video di Corruption, dall’album Persistence Of Memory (Wormholedeath)

Il lyric video di Corruption, dall’album Persistence Of Memory (Wormholedeath)

I Final Coil (alt-prog) hanno firmato con Wormholedeath un contratto di pubblicazione e distribuzione per il loro debut album “Persistence of Memory”!

Digital release : 23 Giugno 2017 (Wormholedeath/The Orchard)
U.S.A : 14 Luglio 2017 (Wormholedeath U.S.A.)
CD : 22 Settembre 2017 (Aural Music Group)
Giappone : TBA (Wormholedeath Japan/DiskUnion)

1. Corruption
2. Dying
3. Alone
4. You Waste My Time
5. Myopic
6. Failed Light
7. Spider Feet
8. Lost Hope
9. Moths To The Flame
10. In Silent Reproach
11. Alienation

Metall – Metal Heads

Metal Heads è un album un po’ troppo scontato, che alterna buoni spunti a cadute rovinose: nel genere si può sicuramente fare meglio.

Nel metal classico e nel power è indubbio che la Pure Steel abbia in mano delle ottime realtà, in arrivo dal nuovo continente ma anche e soprattutto nella vecchia Europa.

Poi non contenta la label tedesca si permette di riesumare vecchi gruppi del passato dandogli una chance in questo nuovo millennio, per mezzo delle sue molte label che alla casa madre si appoggiano.
Una di queste è l’Iron Shield, specializzata in sonorità thrash, ma questa volta alle prese con il power heavy metal dei rinati Metall, gruppo tedesco nato addirittura nei primissimi anni ottanta, con un solo demo uscito nel 1987 e di fatto mai sciolti.
Quindi, il gruppo capitanato dal bassista Sven Rappoldt arriva al debutto sulla lunga distanza trentasette anni dopo la sua nascita, probabilmente un record nel genere, anche se alla fine questo Metal Heads non va più in là di un discreto lavoro incentrato su un heavy metal old school, irrobustito da soluzioni ritmiche power metal e qualche buona cavalcata in crescendo.
Il sound del quartetto berlinese si può riassumere come un ibrido metallico tra Accept, Black Sabbath e Judas Priest, non male scritto così, ma il risultato alla fine convince solo a tratti.
Buone la prove del gruppo nella power song  Crimson King, nella sabbathiana Riding On The Storm e nell’epica Imperium, mentre lascia il tempo che trova il controcanto in growl su Fly; il resto dell’album viaggia sui binari della sufficienza e del già sentito, troppo poco per un gruppo tornato dopo così tanto tempo con del nuovo materiale.
Metal Heads è un album un po’ troppo scontato, che alterna buoni spunti a cadute rovinose: nel genere si può sicuramente fare meglio per cui l’ascolto è consigliato solo ai fans più curiosi e legati indissolubilmente al genere.

TRACKLIST
1. Metalheads
2. Fly
3. Crimson King
4. The Gods Above The Sky
5. Riding On The Storm
6. Glory
7. Imperium
8. Wrath

LINE-UP
Joel Stieve Dawe – Vocals
Daniel Dokic – Guitars
Marco Thäle – Drums
Sven Rappoldt – Bass

http://www.metall-heavyband.de/

Monsieur Gustavo Biscotti – Rabid Dogs

Questo è il rock, se volete, un mondo che va aldilà di inutili barriere e confini, una musica nata per ribellarsi e quindi è assolutamente inutile cercare di imprigionarla in schemi prestabiliti.

Sono sincero, quando mi hanno proposto di recensire questo album , il monicker usato dal gruppo mantovano mi ha lasciato molti dubbi, così avvicinarmi alla musica che compone Rabid Dogs, terzo lavoro dei Monsieur Gustavo Biscotti, è stata una piccola avventura, una scoperta che, ad ogni brano diventava consapevolezza di essere al cospetto di una band di tutto rispetto e di un lavoro che in se racchiude tanto del rock alternativo e del post punk degli ultimi due decenni.

I Monsieur Gustavo Biscotti sono attivi da una dozzina d’anni, sono arrivati al traguardo del terzo album e senza tante menate e con tanta gavetta alle spalle raccolgono i giusti consensi, merito di un sound che, pur pescando da una moltitudine di influenze, risulta fresco, al passo coi tempi senza essere la solita minestra riscaldata o ruffiano tanto da piacere a prescindere.
Ora, cosa ci fa una band dal piglio punk rock alternativo su una webzine come MetalEyes? Buona domanda e allora vi rispondo: cosa ci facevano un po’ di anni fa i ragazzi con la maglietta dei Napalm Death nei negozi di dischi a comprare il nuovo album dei Fugazi o dei Sonic Youth, o cosa c’entrano i Pixies con i Neurosis o gli Isis?
Questo è il rock, se volete, un mondo che va aldilà di inutili barriere e confini, una musica nata per ribellarsi e quindi è assolutamente inutile cercare di imprigionarla in schemi prestabiliti: e allora fatevi sballottare dal suono punk, scarno, noise e rock’n’roll di Rabid Dogs.
Helmet e Jesus Lizard si contendono la paternità di questo lotto di brani che, in poco più di ventidue minuti, ci destabilizzano come solo il vero rock sa fare, una musica ribelle, senza vincoli, sfrontata e fuori dagli schemi: it’s only rock’ n’ roll, ma basta e avanza.

TRACKLIST
1. Louis’ Wine
2. Little Bastard
3. First Time Shadows
4. Twenty Tunnel
5. Paralytic Taylor
6. Modernism Is My Past Continuos
7. Johnny

LINE-UP
Paolo – basso, chitarra, voce
Giandomenico – chitarra, voce
Filippo – basso, voce
Lorenzo – batteria, voce
Jacopo – farfisa

MONSIEUR GUSTAVO BISCOTTI – Facebook

Firespawn – The Reprobate

The Reprobate è un album devastante e bellissimo, da avere, ascoltare e riascoltare fino a che il vostro lettore non comincerà a sanguinare.

Album e gruppi si avvicendano nel lettore cd e, chi più chi meno, aggiungono qualcosa di loro alla storia del death metal.

Poi arrivano i Firespawn dalla Svezia, composti da una manciata di musicisti che la storia del death metal l’hanno scritta davvero, un supergruppo capitanato da mister Lars Goran Petrov, non uno qualunque ma il cantante death per eccellenza, quel tipo che con il suo growl animalesco fece innamorare al limite della sottomissione schiere di fans con Left Hand Path dei suoi Entombed e, più avanti, si inventò il death’n’roll con l’altro capolavoro Wolverine Blues.
Insieme a lui troviamo Alex Impaler al basso (Necrophobic e con i Naglfar in sede live), Victor Brandt alla chitarra (Entombed A.D.) a far coppia con Fredrik Folkare (Unleashed, Necrophobic) e Matte Modin alla batteria (Raised Fist, ex-Dark Funeral, ex-Defleshed), così da aver già vinto prima ancora che The Reprobate ci investa con tutta la sua terremotante carica estrema.
Il secondo lavoro dei Firespawn segue di due anni la prima eruzione vulcanica, Shadow Realms, confermando il combo come band vera e propria non solo quale progetto estemporaneo.
Ed infatti The Reprobate risulta quanto di meglio si possa ascoltare all’interno del death old school di scuola scandinava, una lezione di stile perfettamente bilanciata tra Entombed ed Unleashed, devastante, violenta e tempestosa, attraversata da scariche ritmiche devastanti, da una melodia estrema coinvolgente nel gran lavoro della coppia d’asce, e l’orco Petrov che ci investe con tutta la sua intatta potenza.
Per molti sarà un problema questo lavoro, dopo anni passati a criticare un genere che sicuramente non vive di novità, ma si rigenera nella propria forza espressiva, combinando emozioni e tecnica in un sound dove la violenza è nobilitata da un approccio melodico che non ha eguali, specialmente se è creato e suonato con il talento di musicisti come i Firespawn.
Certo è che tra i solchi delle varie Serpent Of The Ocean, dell’accoppiata Damnatio Ad Bestias, Death By Impalement o della title track, troverete solo swedish death metal puro, senza trucchi né inganni, mastodontico monumento al genere interpretato da chi ha contribuito nell’accompagnarlo nel nuovo millennio e lo ha riportato sul trono del metal estremo mondiale.
The Reprobate è un album devastante e bellissimo, da avere, ascoltare e riascoltare fino a che il vostro lettore non comincerà a sanguinare.

TRACKLIST
01. Serpent Of The Ocean
02. Blood Eagle
03. Full Of Hate
04. Damnatio Ad Bestias
05. Death By Impalement
06. Generals Creed
07. The Whitechapel Murderer
08. A Patient Wolf
09. The Reprobate
10. Nightwalkers

LINE-UP
LG Petrov – Vocals
Alex Impaler – Bass
Victor Brandt – Guitar
Fredrik Folkare – Guitar
Matte Modin – Drums

FIRESPAWN – Facebook

ECNEPHIAS

Il 7 giugno uscirà “The Sad Wonder Of The Sun”, sempre sotto l’egida della My Kingdom Music.

ECNEPHIAS : “The Sad Wonder Of The Sun”:
nuovo contratto, nuovo album

La partnership tra My Kingdom Music e gli ECNEPHIAS è più forte che mai e il risultato di questa rinnovata collaborazione è la pubblicazione del loro sesto album “The Sad Wonder Of The Sun”, che li confermerà con una delle metal band più dark e che, una volt di più, sorprenderà gli ascoltatori e i fan della band per la forza mistica ed oscura della musica e delle tematiche proproste.

Mancan, frontman del gruppo lucano, ha presentato così questo nuovo lavoro e la nuova veste degli Ecnephias: “Noi siamo sempre una Dark Metal band con growls ed atmosfere cupe, ma tutto in maniera nuova. Il nostro sound è ora davvero oscuro e “The Sad Wonder Of The Sun” è allo stesso tempo il più ascoltabile ed il più potente tra i dischi che abbiamo inciso. E’ Mediterranean Dark Metal al 101%, e suona più gotico e tetro che mai. So che vi piacerà … altrimenti … chi se ne importa! Noi lo amiamo, semplicemente!”

L’album uscirà il 7 giugno, e la band sta già programmando diversi concerti per il prossimo autunno/inverno.

Tenete gli occhi aperti !

Official sites:
– MY KINGDOM MUSIC:
www.mykingdommusic.net
www.facebook.com/mykingdommusic.label
– ENCHEPHIAS:
www.facebook.com/ecnephias

Orquesta del Desierto – DOS

Un album che nella sua pacata e sorprendente bellezza nasconde il meglio del rock degli anni novanta e lo trasforma, con dosi di folk e psichedelia, come farebbe un Mark Lanegan perso nell’immensa distesa sabbiosa e ritrovatosi a jammare con un Jimmy Page armato di chitarra acustica e sombrero.

Cercatevi un posto caldo, portatevi quello che più vi aggrada quando decidete di ascoltare desert rock e, concentrati e in totale pace godetevi DOS, secondo album degli Orquesta Del Desierto, capolavoro registrato al Rancho De La Luna nel 2003 e che vedeva all’opera il gruppo con qualche new entry e numerosi ospiti.

Pete Stahl, Dandy Brown, Mario Lalli, Mark Engel, Mike Riley, Adam Maples, Pete Davidson, Tim Jones e con Emiliano Hernandez al sax e Bill Barrett alla tromba, regalarono uno degli album più intensi del genere, principalmente acustico ed influenzato da ritmi latini: DOS è un viaggio nel deserto dal trip psichedelico, affascinante e rilassante, come se l’acido questa volta avesse invaso positivamente le cellule cerebrali ed invece di caldo e demoni, serpenti ed incubi, si contornassero di visioni sulfuree, mettendo in primo piano la tradizione latina in un arcobaleno di ritmi e suoni.
Dopo dodici anni DOS rivede la luce tramite la Spin On Black, con una nuova veste grafica curata da Luca Martinotti ed in versione vinile mixato e rimasterizzato da Harper Hugg al Thunder Underground Studio di Palm Springs.
La nuova versione contiene inoltre due brani inediti in Europa (Rope e Reaching Out) e uno negli Stati Uniti (El Diablo Un Patrono).
DOS è un album emozionante, una passeggiata nel deserto in uno dei suoi splendidi tramonti al ritmo del rock, stonerizzato e dai rimandi latini, colmo di sfumature sognanti: un esperienza musicale dove lo stoner rock della Sky Valley incontra il ritmo tradizionale dei popoli che abitano le calde e aride pianure, mentre è sempre il tramonto a portare quella frescura che rigenera, prima che la notte cali sulla sabbia modellata dal vento.
Un album che nella sua pacata e sorprendente bellezza nasconde il meglio del rock degli anni novanta e lo trasforma, con dosi di folk e psichedelia, come farebbe un Mark Lanegan perso nell’immensa distesa sabbiosa e ritrovatosi a jammare con un Jimmy Page armato di chitarra acustica e sombrero.
Purtroppo DOS è stato l’ultima opera di questi folletti del deserto e mentre la stupenda Above The Big Wide (Screaming Trees, Zep e Kyuss ci salutano da Tijuana) ci avvicina alla fine del viaggio, la consapevolezza d’essere al cospetto di un capolavoro è pari alla tragica ed inevitabile sensazione di esserci ancora una volta persi in un caleidoscopio di suoni e colori di un’America magica e conturbante, bellissima e mistica.

TRACKLIST
Side A
1.Life Without Color
2.Summer
3.Rope
4.Someday
5.Quick To Disperse

Side B
6.What In The World
7.El Diablo Un Patrono
8.Over Here
9.Sleeping In The Dream
10.Above The Big Wide
11.Reaching Out

LINE-UP
Pete Stahl – Vocals
Dandy Brown – Bass, organ, guitar, piano
Mike Riley – Guitar, organ
Mario Lalli – Guitar
Mark Engel – Guitar, organ, b .vocals
Adam maples – Drums, percussion
Pete Davidson – Drums, percussion

Bill Barret – Trumpet
Tim jones – Piano
Emiliano Hernadenz – Sax

ORQUESTA DEL DESIERTO – Facebook

childthemewp.com