Joe Robazza – Stellarly

Joe Robazza dà la sensazione d’essere un musicista giustamente ambizioso e foriero di idee brillanti ma, all’atto pratico, il risultato che scaturisce da questa prima prova solista si rivela appena sufficiente.

Primo passo solista per Joe Robazza, chitarrista degli SpiritRow, alle prese con quello che egli stesso definisce “rock filosofico”.

Appiccicare certe etichette, invero un po’ pretenziose, alle proprie opere può rivelarsi un boomerang, e questo è un rischio che il buon Joe corre seriamente, visto che, al di là del condivisibile intento di affrontare tematiche decisamente impegnative, il risultato finale non è del tutto convincente.
Stellarly è un breve Ep nel quale il musicista veneto prova a riversare tutte le influenze musicali di cui si è abbeverato nel corso della sua carriera e, fondamentalmente, uno dei problemi è proprio questa sua voglia di volerle condensare in poco più di un quarto d’ora.
Se Perfect Evolution si dimostra un brano piuttosto riuscito e sufficientemente lineare, pur nella sua variabilità, nelle tracce successive il sound sembra progressivamente sfilacciarsi, con l’aggravante di una prestazione vocale che lascia diverse perplessità nelle parti che vorrebbero essere più evocative (molto meglio, invece, quando la timbrica di Robazza si fa più aggressiva).
Il rock/metal alternativo contenuto in Stellarly si dirama verso molteplici direzioni ma senza dare mai la sensazione di essere frutto di un “caos organizzato”: il lavoro così vive di buoni spunti, rinvenibili in certi passaggi dal sapore orientaleggiante (che andrebbero maggiormente sfruttati vista l’abilità esecutiva del chitarrista) capaci di rendere efficaci anche alcuni momenti della conclusiva Cold Disaster. Anche la title track si avvale una buona linea melodica nel suo finale ma, come detto, l’ep si muove a strappi, mostrando momenti piuttosto opachi come il nu metal simil-Korn di And Believe, che risulta particolarmente indigesto.
Joe Robazza dà la sensazione d’essere un musicista giustamente ambizioso e foriero di idee brillanti ma, all’atto pratico, il risultato che scaturisce da questa prima prova solista si rivela appena sufficiente: per il futuro sarebbero auspicabili scelte differenti per le parti vocali ed uno sviluppo più organico dal punto di vista compositivo, perché sull’aspetto prettamente strumentale c’è poco o nulla da eccepire.
Il giudizio è pertanto interlocutorio, in attesa di future evoluzioni.

Tracklist:
1.Perfect Evolution
2.Stellarly
3.And Believe
4.Cold Disaster

JOE ROBAZZA – Facebook

Deranged – Struck by a Murderous Siege

Otto monumenti al genere più estremo della corrente death, niente di più, niente di meno … ma è un bel sentire.

Gruppo cult della scena estrema svedese, i Deranged tornano con un nuovo devastante lavoro tramite Agonia Records e sono dolori.

Non solo black e death melodico, dal lontano 1991 i Deranged portano alta la bandiera insanguinata del death metal brutale, la loro discografia conta (oltre a qualche lavoro minore) ben nove full length, compreso questo nuovo album, registrato presso Berno Studio di Malmö (Amon Amarth, The Crown, Witchery).
Struck by a Murderous Siege segue le coordinate stilistiche che da anni sono le caratteristiche del gruppo, un brutal dath metal efferato, tecnicamente sopra la media contraddistinto da una velocità tenuta a freno da muri di potentissimo metal estremo.
In città sgorga sangue, le acque del fiume si colorano di rosso porpora e in questa visuale distruttiva il quartetto di Hjärup ci va a nozze, infliggendo colpi mortali, pesanti deflagrazioni di metal estremo sulla scia dei soliti nomi affiancati al genere.
Il sound come al solito si avvicina alla tradizione statunitense e per i fans di Cannibal Corpse, Malevolent Creation anche questo nuovo album non può che riservare una quarantina di minuti di pura e violenta goduria.
Il gruppo, anche se sempre all’ombra delle band di punta, ha raggiunto un’esperienza tale da non sbagliare un colpo, il livello medio si mantiene buono e per chi predilige cambi di ritmo, pesanti mid tempo, solos urlati e growl da orso ferito, non può perdersi questo brutale ed ennesimo capitolo di una storia lunga più di venticinque anni.
Otto brani, otto cannonate senza soluzione di continuità, otto monumenti al genere più estremo della corrente death, niente di più, niente di meno … ma è un bel sentire.

TRACKLIST
1. The Frail Illusion of Osteology
2. Hello from the Gutters
3. Reverent Decomposition
4. Shivers Down Your Broken Spine
5. Cold Icy Hands
6. Struck by a Murderous Siege
7. Toy Box Torture Chamber
8. Undead Instrument by Grim Ascendancy

LINE-UP
Rikard Wermén – Drums
Thomas Ahlgren – Guitars
Andreas Johansson – Bass
Anders Johansson – Vocals

DERANGED – Facebook

Hierophant – Mass Grave

Mass Grave è la realizzazione delle promesse seminate nelle precedenti uscite, ed è un disco davvero notevole.

A chi ha occhi e soprattutto voglia di vedere la situazione appare in tutta la sua chiara gravità: siamo fottuti, e bisogna che qualcuno come gli Hierophant ce lo ricordi.

Il gruppo ravennate è in giro dal 2010 e fa musica violenta, pesante e maledettamente affascinante, musica catartica. Nel loro terzo disco gli Hierophant raggiungono forse la loro maturazione definitiva, anche se si spera che le loro sepolture di massa continuino per molto tempo ancora. Il loro stile è un misto di death metal, hardcore furioso e un’aggressività simile a quella dei compianti The Secret ma più intelligibile e maggiormente metal. Il loro intento è quello di scuotere l’ascoltatore, e di farlo muovere per tutta la durata del disco o del concerto. La bravura degli Hierophant ha già da tempo travalicato i confini patri, ed infatti sono molto apprezzati sia in Europa che nel mondo. Maggiore effetto ed efficacia al massacro è data dalla produzione di Taylor Young, uno che con Nails ed altri gruppi ha già provocato diversi denti rotti in giro per il mondo. Rispetto ai precedenti e già ottimi album degli Hierophant questo forse è il più strutturato, il più violento ed il più death metal, e non c’è davvero un attimo di tregua. Mass Grave è la realizzazione delle promesse seminate nelle precedenti uscite, ed è un disco davvero notevole.
Tenebre, cenere e rumore, è quello che siamo.

TRACKLIST
01. Hymn of Perdition
02. Execution of Mankind
03. Forever Crucified
04. Mass Grave
05. Crematorium
06. In Decay
07. Sentenced to Death
08. The Great Hoax
09. Trauma
10. Eternal Void

LINE-UP
Giacomo – Bass, Vocals
Ben – Drums
Lollo – Guitars, Vocals
Steve – Guitars

HIEROPHANT – Facebook

Crossbones – Crossbones

Un’iniziativa assolutamente consona al valore dell’opera in questione

Siamo ancora negli anni ottanta, anche se ormai il decennio successivo è alle porte, ed i venti alternativi spingono il rock verso una nuova frontiera: nell’Italia metallica, ancora lontana dai fasti degli ultimi anni e difesa da un manipolo di eroi contro l’esterofilia dilagante di fans e molti addetti ai lavori , continuano ad affacciarsi gruppi che, con un po’ di ritardo, dei suoni heavy metal fanno il loro credo, in un paese ancorato alla canzone popolare ed al progressive del decennio precedente.

Molti rockers con meno primavere sulle spalle, del chitarrista ligure Dario Mollo ricorderanno le collaborazioni con Tony Martin nel progetto The Cage (The Cage 1998, The Cage2 2002 e The Third Cage 2012) e con Glenn Hughes nei Voodoo Hill (Voodoo Hill nel 2000, Wild Seed of Mother Earth del 2004 e Waterfall uscito lo scorso anno).
Il talentuoso musicista e produttore nostrano, oltre ad altre importanti collaborazioni ha un passato nei Crossbones, autori di questo ottimo lavoro licenziato nel 1989 e oggi ristampato dalla Jolly Rogers Records per la gioia degli amanti dell’hard & heavy old school.
Prodotto da Kit Woolven (Thin Lizzy, UFO) e con alle tastiere il contributo dell’ospite internazionale Don Airey, l’esordio omonimo dei Crossbones aveva tutte le carte in regola per tatuarsi nel cuore degli amanti dei suoni scolpiti nell’acciaio: una produzione che per quei tempi soddisfaceva non poco, una serie di canzoni superlative e l’enorme talento (senza nulla togliere alla precisa ed efficiente sezione ritmica composta da Ezio Secomandi alle pelli e Fulvio Gaslini al basso) dei due indiscussi protagonisti, Dario Mollo con la sua sei corde che sprigionavano suoni blackmoriani a profusione ed il cantante Giorgio Veronesi, grande interprete dei suoni duri e regali del gruppo.
Diventato in breve tempo un oggetto di culto, anche per non aver avuto un seguito (almeno fino ad oggi), Crossbones segue le coordinate stilistiche del metal/rock britannico, aggressivo, raffinato e con quelle sfumature epiche avvicinabili proprio ai Rainbow, messe in evidenza da un Mollo straordinario alla sei corde ed un songwriting di altissimo livello.
L’opener Fallen Angel, la diretta Rock ‘n’ roll , il metallo epico della gloriosa The Promised Land, l’omaggio a Vivaldi nella classica Winter sono solo fiocchi di un pacco regalo confezionato alla perfezione dal gruppo ligure che, all’epoca, con questo lavoro, salì sul podio dei migliori lavori usciti dalla ancora bistrattata ( metallicamente parlando) penisola.
Bene ha fatto la Jolly Roger ha curare questa ristampa in cd, un’iniziativa assolutamente consona al valore dell’opera in questione, da non perdere.

TRACKLIST
1.Fallen Angel
2.Iron in the Soul
3.Rock ‘n’ Roll
4.Cry from the Heart
5.The Promised Land
6.Venom
7.Bad Dreams
8.Winter
9.Fire

LINE-UP
Fulvio Gaslini – Bass
Ezio Secomandi – Drums
Dario Mollo – Guitars
Giorgio Veronesi – Vocals

Daniel Gazzoli Project

Nuova firma in casa Street Symphonies Records

Street Symphonies Records annuncia con piacere la firma di un contratto con Daniel Gazzoli Project, il cui debut album “Night Hunter” vedrà la luce a Dicembre.

Daniel Gazzoli Project è un progetto solista con base nella provincia di Mantova, nato dall’idea del chitarrista/compositore Daniel Gazzoli. Da sempre fortemente legato al sound degli anni 80, Daniel ha composto e registrato il suo disco d’esordio con influenze che vanno dall’Hard Rock all’Heavy Metal, passando dal Blues fino al Melodic Rock. La formazione con cui l’album è stato realizzato comprende alla voce Leonardo F. Guillan, che in precedenza aveva collaborato con i Soul Seller in sede live; alla batteria Luke Ferraresi dei Perfect View e alle tastiere Luca Zannoni. Il disco è stato registrato presso il Music Inside di Rovereto Sulla Secchia (MO), mixato e masterizzato dal produttore Davide Rossi presso il Crazy For Sound Studio di San Giovanni Lupatoto (VR).

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NOISE POLLUTION

Tour europeo per promuovere il nuovo album ‘Unreal’, disponibile su Scarlet Records.

I Noise Pollution saranno impegnati in un lungo tour europeo (in collaborazione con K2 Music Management) per promuovere il nuovo album ‘Unreal’, disponibile su Scarlet Records.

UNREAL TOUR 2016
21/10 – Grindhouse – Padova, I
22/10 – Vidia – Cesena, I
28/10 – Rock pub – Lido di Pomposa, I
31/10- Rock’n’Roll – ROH, I
04/11- Trilly bar – Faenza, I
05/11- Simona Cafè live – Marano, Gaggio Montano, I
18/11- Cortile cafè – Bologna, I
25/11 – TBA Middle , I
26/11 – Rock heat – Arezzo, I
29/11 – Lux – Hannover, DE
30/11 – Das Bett – Frankfurt, DE
01/12 – Backstage – Munich, DE
02/12 – Vaz Pfarrheim- Burglengenfeld, DE
03/12 – TBA Middle Europe
06/12 – Sala Boveda – Barcelona, ESP
07/12 – Sala Lemon – Madrid, ESP
08/12 – Black Sheep – Montpellier, FR
09/12 – Met Bar – Lenzburg, CH
10/12 – Officine Sonore – Vercelli, IT
13/12 – Le Klub – Paris, FR
14/12 – Underworld- London ‘Camden’, UK
15/12 – De Verlichte Geest- Roeselare, BE
16/12 – Maze Club – Berlin, DE
17/12 – High Voltage – Copenhagen, DK

Guarda qui il video del primo singolo ‘MAD’:

I brani del nuovo album sono caratterizzati da una massiccia dose di groove e tanta melodia, con un approccio simile a quello di band come Five Finger Death Punch e Black Stone Cherry.

‘Unreal’ tracklist:
Breaking Down
MAD
Gone Forever
Shame
Unreal
God Of Sadness
Hole Inside Me
Two Faced
We Can’t Forget
Full Of Dreams

Si consiglia di seguire www.scarletrecords.it per tutti gli aggiornamenti.

Netherbird – The Grander Voyage

La mancanza di spunti innovativi è ampiamente compensata dalla capacità di comporre brani avvincenti, orecchiabili ma non banali, trasportando con un certo agio l’ascoltatore dall’inizio alla fine senza fargli avvertire alcun sintomo di stanchezza.

Gli svedesi Netherbird sono una band attiva ormai da una dozzina di anni, con una produzione già piuttosto corposa alle spalle senza che, purtroppo, il loro nome sia mai spiccato in maniera particolare nell’affollata scena estrema scandinava.

Potrebbe giungere a cambiare le cose questo loro quarto full length intitolato The Grander Voyage, con il quale vengono riportate in auge sonorità che trovarono un certo spazio all’inizio del millennio.
Per rinvenire dei possibili punti di riferimento per i Netherbird è opportuno spostarsi nella vicina Finlandia dove, nello scorso decennio, band come Catamenia e Norther diedero alle stampe lavori di un certo spessore al’insegna del death black melodico.
Va detto, a onor del vero, che la genesi del gruppo svedese è di poco posteriore rispetto ai nomi citati e, quindi, parlare di influenze vere e proprie non è corretto, mentre appare più lecito segnalarne le affinità al fine di inquadrarne al meglio il sound.
Il sottogenere in questione, per sua natura, deve coinvolgere ed emozionare, avvalendosi di cavalcate in crescendo nelle quali gran parte del lavoro viene affidato dal punto di vista melodico al tremolo delle chitarre, mentre le tastiere svolgono un ruolo importante ma limitato all’accompagnamento, senza debordare come avviene nella variante sinfonica.
Tutto ciò si palesa in maniera perfetta nel lavoro dei Netherbird, i quali sciorinano una quarantina di minuti impeccabili, nei quali la mancanza di spunti innovativi è ampiamente compensata dalla capacità di comporre brani avvincenti, orecchiabili ma non banali, trasportando con un certo agio l’ascoltatore dall’inizio alla fine senza fargli avvertire alcun sintomo di stanchezza.
Detto che, per gusto personale, ho sempre prediletto questo tipo di sonorità rispetto al più canonico death melodico, trovo che The Grander Voyage sia un magnifico album, impreziosito da alcuni gioielli come la cangiante The Silvan Shrine, dalle superbe linee melodiche, e Windwards, che si snoda in maniera splendida tra pulsioni folk e maideniane.
Non so se ciò possa bastare ai Netherbird per migliorare in maniera sensibile il loro attuale status: dal mio punto di vista lo meriterebbero, ma ho il timore che un bellissimo album come The Grander Voyage sia, a modo suo, leggermente fuori tempo massimo, anche la buona musica di norma dovrebbe esulare da queste considerazioni.

Tracklist:
1. Pale Flames on the Horizon
2. Hinterlands
3. Dance of the Eternals
4. Windwards
5. Pillars of the Sky
6. The Silvan Shrine
7. Emerald Crossroads

Line-up:
Bizmark (PNA) – Guitars, Keyboards, Vocals (backing), Bass
Nephente – Vocals
Nord – Guitars, Vocals (backing)
Tobias Jacobsson – Vocals (backing)
Micke André – Vocals (backing)

NETHERBIRD – Facebook

Source – Return To Nothing

L’album fa la sua figura e merita l’attenzione degli amanti del prog alternativo e moderno.

Nel mondo del progressive metal le sonorità moderne hanno preso il sopravvento su quelle classiche, almeno nelle preferenze degli ascoltatori e come in tutti i generi ad un periodo di moderato successo e popolarità le uscite del genere si moltiplicano così come le nuove band.

I Source sono un terzetto statunitense proveniente dal Colorado, Return To Nothing è il loro debutto licenziato dalla Pavement Entertainment, un’opera lunga ed ambiziosa che, partendo da un concept legato alle esperienze di meditazione, filosofia e yoga ci consegna un’opera matura, elegante e moderna.
I brani, leggermente prolissi a dire il vero, mantengono comunque una buona scorrevolezza, tra metal moderno e prog concettuale, cambi di ritmo, frenesie elettriche ed atmosfere ariose viziate da chiari riferimenti a viaggi mentali e fughe meditative.
Il sound mantiene questa caratteristica per tutta la durata del disco che passa gli ottanta minuti, tanti per far vostra la musica del combo in pochi ascolti.
Infatti l’album va curato senza fretta, le armonie prog si alternano con l’alternative metal di matrice statunitense, i richiami alla musica orientale accentuano l’atmosfera concettuale che il disco emana, una terapia tooliana vera e principale influenza dei Source.
La band di Undertow e Ænima è presente in dosi massicce nel songwriting della band, meno tragico e drammatico e più solare ma sempre specchiato nel gruppo di Maynard James Keenan.
In generale il livello qualitativo si mantiene su livelli alti, i Source non si dimenticano di essere una band metal e quando i brani lo richiedono ci vanno pesante, ma come d’incanto si torna a viaggiare su nuvole disegnate dalla mente che suo malgrado viaggia invitata dal gruppo statunitense ad esplorare gli angoli più reconditi del proprio mondo.
L’opener Forgiveness è probabilmente il brano più diretto di Return To Nothing, ma dalla successiva Memories Of Yesterday si comincia a fluttuare, accompagnati e presi per mano dalle varie The Essence, Return To Nothing e il piccolo gioiello tooliano The Serpent, picco più alto e brano più duro e metallico del disco.
Nel genere l’album fa la sua figura e merita l’attenzione degli amanti del prog alternativo e moderno, a cui va il consiglio di pazientare e lasciare che la musica creata dai Source arrivi piano a toccare le giuste corde, poi non vi lascerà più.

TRACKLIST
01. Forgiveness
02. Memories of Yesterday
03. The Essence
04. The Word Source
05. Return to Nothing
06. Complaisance
07. Consumed
08. The Serpent
09. Quadrant
10. Veil of Doubt (CD Bonus Track)

LINE-UP
Ben Gleason- Vocals, Guitar
Georges Octobous- Drums
Dan Crisafulli- Bass

http://www.facebook.com/listentosource/videos/10153789684960617/

Lectern – Precept Of Delator

I Lectern si confermano come una delle migliori realtà estreme nate sul nostro territorio

Una schiera di demoni inviati da Satana riesce ad impossessarsi del segreto dell’onnipotenza di Dio , i seguaci del bene vengono cancellati e il male assoluto domina per l’eternità.

Tornano i mastodontici e ferocissimi Lectern, band proveniente dalla capitale che Iyezine aveva già avuto modo di conoscere con il precedente e devastante Fratricidal Concelebration, uscito lo scorso anno.
Al secondo full length il gruppo conferma tutto il bene scritto al riguardo, mettendo in mostra una vena compositiva fuori dal comune, tanta belligeranza, ed un’attitudine malvagia che sprigiona in tutta la sua blasfema cattiveria in questo monumentale Precept Of Delator.
Registrato ai The Outer Sound Studios, l’album vede alla produzione Giuseppe Orlando come avvenuto in passato, perciò aspettatevi un disco dal taglio internazionale, con suoni che escono puliti senza essere troppo cristallini, in perfetta linea con il metal estremo suonato dalla band, un death metal classico di matrice statunitense, con l’ottima tecnica strumentale in evidenza, straordinario nella sua potenza distruttiva, e con una forma canzone che entusiasma.
Una mazzata metallica che equivale ad uno tsunami, con brani veloci, furiosi, pregni di malsana attitudine old school al servizio delle legioni del male, in un vortice di cambi di tempo, solos che strappano le carni come uncini appesi alle pareti di celle nella torre dove Satana guida i suoi demoni per la destabilizzazione totale del bene.
Con Gabriele Cruz che prende il posto di Enrico Romano alla seconda chitarra, i Lectern sono pronti a conquistare gli appassionati a colpi di death metal, con una serie di brani eccezionali (Palpation of Sacramentarian, l’oscura e devastante Distil Shambles e la title track sono di un’altra categoria), ed un secondo lavoro che riesce nella non facile impresa di superare il già ottimo debutto.
Oscuri, brutali e senza compromessi, i Lectern si confermano come una delle migliori realtà estreme nate sul nostro territorio.

TRACKLIST
1.Gergal Profaner
2.Palpation of Sacramentarian
3.Fluent Bilocation
4.Distil Shambles
5.Pellucid
6.Diptych of Perked Oblation
7.Garn for Debitors
8.Precept of Delator
9.Discorporation with Feral

LINE-UP
Fabio Bava- vocals, bass
Pietro Sabato- guitar
Gabriele Cruz- guitar
Marco Valentine- drums

LECTERN – Facebook

KUADRA

Tutte le date del tour

NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE – TOUR

ECCO TUTTE LE DATE DEL NUOVO TOUR DEI KUADRA

08/10 – TRAFFIC – ROMA
22/10 – PADIGLIONE 14 – COLLEGNO (TO)
28/10 – RICKY’S PUB – VILLA DEL CONTE (PD)
04/11 – ALCHEMICA – BOLOGNA
05/11 – TAMBOURINE – SEREGNO (MB) w/EXILIA
26/11 – SATYRICON – ALATRI (FR)
27/11 – TBA
03/12 – LE CITTÀ INVISIBILI – LOANO (SV)
08/12 – HADES – NAPOLI
09/12 – TESLA – MOLFETTA (BA)
10/12 – DA MONSTAS – PORTO POTENZA PICENA (MC)
17/12 – COOPERATIVA PORTALUPI – VIGEVANO (PV)
23/12 – BLACK HOLE – MILANO
14/01 – WAVE – MISANO ADRIATICO (RN)
20/01 – IL BLOCCO – SAN GIOVANNI LUPATOTO (VR)
28/01 – ALCOOLIGANS – LUNGAVILLA (PV)
03/02 – OFFICINE SONORE – VERCELLI
04/02 – LA FONTANA – IVREA (TO)

Questo è il link Spotify dove è possibile ascoltare il
disco in streaming:

Questo è il link dove vedere il video de “La Grande Crocifissione”, primo singolo estratto dall’album (che ha superato con facilità le 27.000 visualizzazioni):

Questo è il link dove vedere il video de “La Larva”, secondo singolo estratto dall’album:

KUADRA // NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE
La violenza del quotidiano, l’oppressione del potente, il senso di claustrofobia, lo stato di impotenza. Imprigonati dentro ai nostri vestiti perfettamente ingessati, moriamo ogni giorno, strozzati da una società che, sempre più incombente, ci tiene con il fiato sul collo, come il lupo mentre sbrana la preda. Un sentimento di impotenza tanto forte da rendere la vittima, a sua volta, carnefice. Demoni allucinati che, tormentati dal sogno di una lontana redenzione, commettono torti e ingiustizie, si sporcano le mani, fino a trasformarle in armi, fino a rivolgerle contro sè stessi. Un buco nero dalla quale non pare esserci via d’uscita.
“Non Avrai Altro Dio All’Infuori Di Te” racconta di questo e di molto altro.
Dieci anni di Kuadra, il loro terzo album. L’espressione più matura, lucida e curata del loro universo sonoro. Un suicidio dell’anima. Un drammatico stallo alla messicana che non lascerà superstiti.

CELEB CAR CRASH

Il lyric video di “Hello, ‘Morning”, terzo estratto dall’album “People Are the Best Show”

Dopo la première nazionale sul sito ufficiale della Red Bull, è online il lyric video di “Hello, ‘Morning”, terzo estratto dall’album “People Are the Best Show”, pubblicato lo scorso 21 settembre da 1981 Records.
Nicola Briganti, leader della band ci racconta la genesi del video:
“Hello, ‘Morning” è il terzo singolo estratto dall’album “People Are The Best Show” uscito il 21 Settembre per 1981 Records. E’ una power ballad, l’ispirazione per il testo è tratta da “L’avventura di due Sposi” ne “Gli Amori difficili” di Italo Calvino; per forze di causa maggiore due innamorati, pur vivendo nella stessa casa, si incrociano solo tra un turno lavorativo e l’altro. Il Lyric video è prodotto e animato da Davide Cilloni di Eklipse Design, che si è basato sui dipinti su tela di un altro giovane talento, Rocco Casali, in arte “Kraken”. Il video mostra l’eterna battaglia epica tra il Bene e la compenetrazione “tentacolare” del Male. L’oggetto della contesa è il cuore, l’Amore.
Siamo estremamente soddisfatti del risultato raggiunto e siamo grati a Red Bull per questo rinnovato segno di stima per il percorso che abbiamo intrapreso assieme e già iniziato con “Because I’m Sad”. Vi lasciamo alla visione del videoclip e vi aspettiamo numerosi lungo le tappe del nostro Tour che si diramerà in tutt’Italia e partirà dal 20 Ottobre al Clan Destino di Faenza.”

Inoltre i Celeb Car Crash annunciano l’importante collaborazione con il brand internazionale Quicksilver che si prenderà cura dell’immagine della band, e le date del tour italiano che trovate di seguito elencate:

“People Are The Best Show Tour 2016”
20/10 – Clandestino – Faenza (IT) – Release Party
04/11 – Lab End – Bologna (IT)
26/11 – Wip – Arezzo (IT)
10/12 – Rock n Roll – Rho (IT)
16/12 – Ebe – Faenza (IT) – Acoustic Gig
18/12 – Shakespeare – Parma (IT) – Acoustic Gig
22/12 – Bevitori Longevi – Forlimpopoli (IT) – Acoustic Gig
23/12 – Campus Music Industry – Parma (IT)

Link per acquistare “People Are The Best Show”:
Spotify
iTunes
Google Play
Amazon

Contatti:
www.celebcarcrash.com
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Ceremony – Tyranny From Above

Un’opera per deathsters che vogliono conoscere le varie scene che si sono susseguite nel corso degli anni

Tempi di ristampe in casa Vic Records, intenta a riesumare storici album estremi come questo Tyranny From Above, primo ed unico full length dei Ceremony, band proveniente dalla scena olandese che all’alba degli anni novanta dettava legge in campo death metal.

Nati nel sul finire del decennio precedente il gruppo di Peter Verhoef (per un periodo anche nei Phlebotomized) e che ha visto devastare bassi da Ron van de Polderm, membro originario dei Sinister, ha lasciato ai posteri, oltre a questo lavoro, un demo, un ep ed un promo.
Erano altri tempi ed anche un solo album poteva regalare una sorta d’aura di culto ai gruppi estremi, in un periodo in cui le uscite discografiche erano ancora limitate all’uscita nei negozi e non vomitate dal web.
La band olandese si creò quindi questa sorta di immortalità artistica, sicuramente meritata con questo album, un ottimo esempio di death metal dell’epoca, oscuro, soffocante pregno di ritmiche al limite del thrash, growl brutale e rallentamenti doom/death.
Death metal cupo, reso ancora più oscuro da una produzione old school che ne aggrava la componente estrema, all’epoca riassunta in vortici di musica dal mood dark e mitragliate in blast beat.
Nel disco troviamo come bonus l’ep del 1992 Inclemency e il demo, ultimo vagito della band del 1994.
Un’opera ad esclusiva dei deathsters che vogliono conoscere le varie scene che si sono susseguite nel corso degli anni, ed una band storica del death metal suonato nei Paesi Bassi, genere che ha fatto scuola anche alle nuove legioni sparse per il mondo.

TRACKLIST
1. Inner Demon
2. Drowned in Terror
3. Solitary World
4. Ceremonial Resurrection
5. When Tears Are Falling
6. Humanity
7. Beyond the Boundaries of This World
8. Tribulation Foreseen
9….Humanity…
10. Tribulation Foreseen
11. Essence of Alteration
12. Immortality of the Gods
13. Tyranny from Above

LINE-UP
Micha Verboom-vocals
Johan van der Sluijs-guitar
Patrick van Gelder-drums
Peter Verhoef-guitar

CEREMONY – Facebook

Chemistry-X – Click Less And Jam Mo’

Il gruppo ricorda alcune delle band che fecero fuoco e fiamme sul mercato dell’epoca, anche se le ottime intuizioni ritmiche e l’assoluta padronanza dei mezzi fanno dei Chemistry-X una realtà del tutto personale.

Ebbene si, c’è ancora nel 2016 chi ha il talento e la voglia di suonare nu metal, quello vero, il genere che sul finire degli anni novanta e per i primi anni del nuovo millennio spodestò il grunge dal trono delle preferenze degli appassionati di tutto il mondo e, a colpi di ritmiche potenti, chitarre sature e rap, conquistò il mondo della musica rock/metal.

Non siamo in America, ormai aldilà dell’oceano nessuno si sognerebbe di registrare un album come Click Less And Jam Mo’, ma in Italia, precisamente in Abruzzo (Sulmona) e la posse in grado di farci saltare come grilli psicopatici si chiama Chemistry-X.
Il gruppo, un quintetto, muove i primi passi nel 2008 nascendo dalle ceneri dei Bad Pudge dove militavano Fuckin’ FiL (voce), D-Exp (chitarra) e Batterio (batteria).
La band, completata dal percussionista Turco e dall’inumano bassista Dild-1, nel 2011 licenzia l’ep First Lady Takes Time, dunque cinque anni separano questo primo lavoro sulla lunga distanza dal precedente lavoro, tanti, ma ne è valsa la pena visto l’ottimo lavoro che vi vado a presentare.
Nu metal dicevamo, quindi dimenticatevi tutto ciò che di core vi è stato proposto in questi ultimi anni: di suoni cosiddetti moderni, ormai lanciati verso l’oblio da un mercato saturo di proposte, su Click Less And Jam Mo’ non ne troverete neanche una nota, la musica del gruppo appartiene in tutto e per tutto alla scena statunitense di una ventina di anni fa, ma impreziosita da una serie di varianti musicali che fanno di queste composizioni un bellissimo caleidoscopio di colori e suoni.
Salsa, ritmi tribali, funky, metal e rap si danno daf are in un’orgia di crossover, davvero intrigante, a tratti irresistibile, con il basso che pulsa impazzito, la voce che, diciamolo, mette in fila molti dei colleghi dell’epoca, mentre le percussioni creano vortici di ritmi ipnotici e la chitarra urla metallica la propria nobile origine.
Ne esce un album bellissimo, magari fuori tempo massimo, ma a chi non frega niente di mode ed altre amenità un esempio fulgido di cosa si creava ai tempi sotto l’etichetta di crossover/nu metal.
Girate la manovella del volume al massimo e cominciate a saltare sotto i letali colpi delle varie Venomous Inside, Day Off, Viral, la devastante Compulsive Liar e la spettacolare cover di Galvanize dei The Chemical Brothers che, accompagnate da una track listdi gran livello, vi regaleranno un tuffo sontuoso nel più scatenato sound dove rap e metal trovarono la loro perfetta alchimia.
Il gruppo ricorda alcune delle band che fecero fuoco e fiamme sul mercato dell’epoca, anche se le ottime intuizioni ritmiche e l’assoluta padronanza dei mezzi fanno dei Chemistry-X una realtà del tutto personale.

TRACKLIST
01. Intro
02. Venomous Inside
03. Y’all Bounce
04. Day Off 0
05. Sex Hides The Way
06. Jam Mo’
07. Viral
08. Galvanize (The Chemical Brothers cover)
09. Compulsive Liar
10. Taste My Payback
11. All But Real
12. Outro

LINE-UP
Fuckin’ FiL – voice
D.3xp – guitars
Turco – percussions
Dild-1 – bass
Batterio – drums

CHEMISTRY-X – Facebook

Fil Di Ferro – Hurricanes / Fil Di Ferro

Due buone ristampe, sicuramente importanti per conoscere una band storica del panorama italiano o per i rockers dal capello grigio, un incontro con dei vecchi amici mai dimenticati.

Tempi di ristampa per la Jolly Roger che tributa una delle band storiche del panorama heavy metal nazionale, torinesi i Fil Di Ferro.

Dal 1979 band che accomuna l’hard & heavy con la cultura biker, in mano al batterista Michele De Rosa, fondatore ed unico membro ancora attivo nel gruppo, i Fil Di Ferro fanno parte di quel manipolo di eroi della prima ondata di gruppi nazionali passati addirittura sul piccolo schermo dalla molto più seria RAI, che (sembra un paradosso) risultava all’epoca molto più libera culturalmente, se vero è che passarono all’epoca anche i Maiden ancora in mano a Paul Di Anno.
I due album in questione, venduti singolarmente, sono il debutto Hurricanes uscito nel 1986 ed il seguente full length omonimo di due anni dopo.
Il gruppo, diede poi alle stampe altri tre album, Rock Rock Rock del 1992 e poi, dopo tredici anni di silenzio, entrarono nel nuovo millennio con It Will Be Passion del 2005 e It’s Always Time, licenziato quattro anni fa.
Il titolo del primo album tributa il mondo dei bikers, Hurricanes infatti è il gruppo di motociclisti che De Rosa contribuì a fondare: il sound acerbo, ma dall’ottimo impatto, risulta New Wave Of British Heavy Metal al 100% con almeno un paio di brani divenuti in seguito dei classici della discografia del gruppo piemontese come la title track, Burning Metal e Get Ready.
La Jolly Roger ci ha messo del suo aggiustando le pecche di una produzione deficitaria, senza togliere l’atmosfera old school che aleggia sui brani e regalando ai fans un album storico ormai introvabile se non nei banchetti dell’usato.
Nel 1988 la band torna più decisa che mai con il lavoro omonimo: Fil Di Ferro cambia non poco le carte in tavola, con una produzione in linea con le uscite dell”epoca, curata da Guy Bidmead, già al lavoro con Lemmy ed i suoi Motorhead .
Il sound del gruppo acquista una piega più internazionale, non sfigurando certo con i lavori degli allora dei del metal britannico, anche grazie ad una line-up ormai rodata in cui il solo chitarrista Michele Fiorito risulta la novità rispetto al primo album.
Una serie di brani rocciosi, che hanno in Licantropus, Street Boy e Wanted degli splendidi esempi di cavalcate metalliche, questa volta su roboanti motociclette delle quali Fil Di Ferro portano fieri la cultura ed il messaggio della vita da bikers.
In conclusione due buone ristampe, sicuramente importanti per conoscere una band storica del panorama italiano o, per i rockers dal capello grigio, un incontro con dei vecchi amici mai dimenticati.

TRACKLIST
Hurricanes
1. Hurricanes
2. Rock Fever
3. The Fox
4. Burning Metal
5. King Of The Night
6. Over The Light
7. Get Ready
8. Fil Di Ferro

Fil di Ferro
1. Hurricanes
2. Crazy Horse
3. Street Boys
4. Nightmare
5. I’m Free
6. Licantropus
7. Wanted
8. Ambush
9. Professional Meeting
10. Dropping Down

LINE-UP
Hurricanes
Michele De Rosa-Drums
Bruno Gallo Balma-Bass
Claudio De Vecchi-Guitars
Sergio Zara-Vocals

Fil di Ferro
Michele De Rosa-Drums
Bruno Gallo Balma-Bass
Miky Fiorito-Guitars
Sergio Zara-Vocals

FIL DI FERRO – Facebook

DESTRAGE

Venerdì il Release Party di “A Means To No End”: orari e bill completo

Venerdì il Release Party di “A Means To No End”: orari e bill completo

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“A Means To No End” è un album che catapulta di prepotenza i Destrage a livelli ancora più alti” – Metallus.it

“Una perfetta continuazione del percorso intrapreso dai ragazzi milanesi” – Metallized.it

“Un piccolo gioiello, che sicuramente farà ancora più presa sul pubblico durante gli adrenalinici live che i Destrage sanno offrirci” – Loudnproud.it

Il nuovo album dei DESTRAGE “A Means To No End” è ormai realtà e sta riscuotendo un unanime successo di pubblico e critica. Un passo avanti nella discografia della band italiana che non conosce freni, unendo innovazione ed evoluzione a un grandissimo songwriting. I DESTRAGE sono pronti per portare sul palco i nuovi brani insieme al meglio del loro repertorio. La prima parte del tour inizierà venerdì 28 ottobre al Circolo Magnolia di Segrate (MI), con un Release Party davvero imperdibile.

Sarà una serata veramente speciale, che vedrà i Destrage accompagnati per l’occasione da altre due eccellenze del rock italiano e internazionale. In apertura infatti troveremo gli ATLANTIC TIDES, formazione italiana in uscita con il debutto omonimo per Scarlet Records proprio il 28 Ottobre. Special guest dell’evento saranno invece i VODUN, trio inglese al primo show in Italia, tra rock, psych, soul e musica afro, descritti da James McMahon di Kerrang come “la migliore nuova rock band sul pianeta”.

Questi gli orari dello show:

Apertura Porte: 21:00
Atlantic Tides: 21:30
Vodun: 22:10
DESTRAGE: 23:10

Prevendite disponibili qui: MAILTICKET
Evento FB

Ingresso
10€ + di prevendita
13€ in cassa

Riservato ai possessori di tessera ARCI. A questo link potete compilare il modulo www.circolomagnolia.it
In alternativa sarà possibile aderire la sera dello show.

Vi ricordiamo tutte le date della prima parte del tour italiano dei DESTRAGE:

28/10 @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) – Release Party – Evento FB
12/11 @ Revolver, San Donà di Piave (VE) – Evento FB
26/11 @ TBA, Gorizia – Evento FB
08/12 @ La Tenda, Modena – Evento FB
09/12 @ Cycle, Calenzano (FI) – Evento FB
10/12 @ Traffic, Roma – Evento FB

Ra Al Dee Experience – Diatessaron

Musica che affonda le radici nella tradizione mediorientale, esprimendosi con arpeggi ossessivi tra i quali solo di rado trovano uno sviluppo prolungato di linee melodiche convenzionali.

Conosciamo Mors Dalos Ra quale frontman degli interessanti tedeschi Necros Christos, band dedita ad un black death intriso di riferimenti all’occultismo ed alla religione; lo ritroviamo oggi, assieme al percussionista Ben Ya Min Al Dee, alle prese con un particolare progetto acustico denominato Ra Al Dee Experience, del quale Diatessaron è il primo parto discografico.

Così come con i Necros Christos, l’approccio alla materia non è affatto diretto né semplice da decrittare, visto che le citate componenti concettuali che vi vengono immesse rendono ancor più ostica una fruizione immediata.
La veste acustica del lavoro non deve ingannare, infatti, sulla sua natura: quanto contenuto in Diatessaron non è il più consueto neo folk, bensì musica che affonda le radici nella tradizione mediorientale, esprimendosi con arpeggi ossessivi tra i quali solo di rado trovano uno sviluppo prolungato di linee melodiche convenzionali. Se vogliamo, fa eccezione l’unico tentativo di forma canzone che corrisponde alla title track, non fosse altro perché si tratta del solo brano in cui appare la voce e, in effetti, fa un certo effetto sentir cantare in tedesco sopra un tessuto sonoro che si ispira a lande ben lontane geograficamente e culturalmente da quelle germaniche.
Indubbiamente, chi apprezza gli album improntati sulla chitarra acustica potrebbe trarre un certo piacere dall’ascolto di Diatesseron, mentre ho qualche dubbio che lo stesso possa accadere per chi segue i Necros Christos, visto che l’unico tratto comune con i Ra Al Dee Experience, oltre alla presenza di Dalos Ra, è quell’impronta spirituale che, ovviamente, qui viene veicolata in maniera ben diversa.
Un lavoro sicuramente interessante ma che temo sia destinato ad essere derubricato alla stregua di un mero sfogo compositivo del suo autore principale, nonostante l’oggettivo valore, un po’ come accaduto in passato per i due “Saurian” di Karl Sanders dei Nile.

Tracklist:
1 Das Aleph, welches der Ewige, gelobet sei Er, am Berge Sinai intonierte
2 Aller Tage enden im Dunkel
3 Moses geht den Exodus
4 :Diatessaron:
5 Steine sprechen in der Ödnis von Sin
6 Das Wasser von Mara

Line-up:
Ben Ya Min Al Dee – Percussion
M. Dalos Ra – Guitars

RA AL DEE EXPERIENCE – Facebook

Kingdom – Sepulchral Psalms from the Abyss of Torment

Siamo lontani dai gruppi estremi che vanno per la maggiore, il sound dei Kingdom è underground nel vero senso della parola, onesto e blasfemo nella sua natura, devoto alla parte più malvagia ed estrema del genere.

Dalle fredde lande polacche tornano, tramite la Godz Ov War Productions, i Kingdom con il loro terzo lavoro sulla lunga distanza, un abominio sonoro, tutto odio ed anticristianità dal titolo Sepulchral Psalms from the Abyss of Torment.

Ed è in un abisso di tormenti che ci scaraventano i tre polacchi, con il loro death metal old school, potenziato da furiose accelerazioni thrash ed efferata attitudine black.
Produzione scarna, suono marcatamente classico, impatto da tregenda, l’album risulta così senza compromessi, un lavoro che non concede tregua in un delirio estremo senza soluzione di continuità.
Siamo lontani dai gruppi estremi che vanno per la maggiore, il sound dei Kingdom è underground nel vero senso della parola, onesto e blasfemo nella sua natura, devoto alla parte più malvagia ed estrema del genere.
I riferimenti allo stile nato nel loro paese non sono poi così scontati, vero che l’aggressione sonora ad un primo ascolto porta inevitabilmente ai gruppi storici della scena est europea, ma i Kingdom mantengono un approccio marcatamente old school, rimando confinati nel buio abisso dove le anime tormentate non trovano pace, ma solo la dannazione eterna.
La furia sprigionata da brani come Monolith of Death o Black Rain upon the Mountain of Doom, l’atmosfera maligna e doomy della raggelante Abyss Of Torment, danno al disco quel tocco diabolico e cattivo insito nel gruppo, e fanno di Sepulchral Psalms from the Abyss of Torment un’opera oscura, marcia, soffocante e, di conseguenza, rivolta agli appassionati più fedeli al genere.

TRACKLIST
1. Sepulchlar Psalms
2. Monolith of Death
3. Forsaken Tribe
4. Kaplica Ducha Zgniłego
5. Abyss of Torment
6. Black Rain upon the Mountain of Doom
7. Whispering the Incantation of Eternal Fire
8. Cromlech (Darkthrone cover)

LINE-UP
SLW – Drums
LWN – Vocals, Guitar
STH – Bass

KINGDOM – Facebook

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