NOVELISTS

Il video del nuovo singolo ‘The Light, The Fire’

NOVELISTS – pubblicano il nuovo singolo ‘The Light, The Fire’

La band di progressive metal moderno NOVELISTS pubblicano oggi il video del nuovo singolo ‘The Light, The Fire’. La canzone è tratta dal nuovo album, ancora senza titolo.

La band commenta: “Questo album potrebbe non essere ciò che la gente si aspetterebbe da noi”.

​’The Light, The Fire’ può essere acquistato in digitale https://Novelists.lnk.to/TheLightTheFire

I NOVELISTS suoneranno il 1° luglio al Dissonance Festival presso il Circolo Svolta di Rozzano (MI).

Il precedente album “Souvenirs” è stato pubblicato nel 2015 su ARISING EMPIRE ed è tuttora ordinabile qui: http://geni.us/NovelistsSouvenirs

NOVELISTS sono:
Matt Gelsomino – voce
Florestan Durand – chitarra
Amael Durand – batteria
Charly Kelevra – chitarra
Nicolas Delestrade – basso

www.novelistsmusic.com
www.facebook.com/novelistsmusic
www.arising-empire.com

Dwoom – Pale Mare – Demo MMXVII

I Dwoom hanno lanciato un sasso piuttosto pesante nelle acque talvolta stagnanti del classic doom e, tenendo conto che questo è un demo, con tutte le limitazioni del caso, l’ipotesi che un prossimo ed auspicabile full length possa avere effetti dirompenti all’interno della scena è tutt’altro che peregrina.

Gli svedesi Dwoom risultano attivi fin dal 2010 ma, di fatto, questo demo è la loro prima tangibile testimonianza musicale.

La band è composta da tre quarti dei deathsters Feral, rispetto ai quali cambia solo il cantante che, in questo caso, risponde al nome di Gustav Lund, dotato di voce stentorea come l’epic doom richiede.
Infatti, il monicker non inganna: quello che il quartetto scandinavo propone è doom vecchia scuola che prende le mosse dagli imprescindibili Candlemass per poi irrobustirsi con il background estremo dei musicisti coinvolti, dando vita così ad un’interpretazione che fonde con buona fluidità la tradizione del genere con la pesantezza del death.
I tre brani proposti viaggiano su una media di sei minuti ciascuno e sono, tutto sommato, abbastanza distinguibili tra loro: mentre l’opener Fallen Again è figlia legittima del songwriting di Leif Edling, la successiva Pale Mare sposta decisamente la barra verso sonorità più ruvide, erigendo un muro sonoro sul quale si staglia con notevole efficacia il bravo Lund, il quale appare tutt’altro che un clone dei Marcolin o Lowe, optando sovente per una timbrica più aggressiva.
Empty Temples chiude i giochi con ritmiche sostenute e, come nel brano precedente, affiora tra i riff possenti un hammond che con una produzione leggermente più raffinata potrebbe risultare ancor più efficace nei suoi interventi.
Ci avranno messo il loro tempo, ma i Dwoom hanno lanciato un sasso piuttosto pesante nelle acque talvolta stagnanti del classic doom e, tenendo conto che questo è un demo, con tutte le limitazioni del caso, l’ipotesi che un prossimo ed auspicabile full length possa avere effetti dirompenti all’interno della scena è tutt’altro che peregrina.
Una band da segnare con il circoletto tosso.

Tracklist:
1. Fallen Again
2. Pale Mare
3. Empty Temples

Line-up:
Gustav Lund – Vocals
Viktor Klingstedt – Bass
Markus Lindahl – Lead guitar
David Nilsson – Rhythm guitar

DWOOM – Facebook

No Limited Spiral – Into The Marinesnow

Ottimo lavoro, consigliato agli amanti del genere che troveranno di che divertirsi tra la tempesta musicale scaturita da questa bassa pressione in arrivo dalle terre del Sol Levante.

Giappone, terra di terremotante tradizione metallica, un riparo, un accogliente nido per i suoni classici in tempi di magra in Europa ed America, ora isola di Tortuga anche per i suoni estremi.

Senza farsi troppe paranoie su quello che è più o meno cool, la terra del Sol Levante continua ad essere un paradiso per il metal ed il rock e la Wormholedeath, che la sa lunga, sull’isola ha poggiato i suoi artigli da un po’ di anni, non solo proponendo i suoi prodotti ma cercando di pescare ottime realtà da proporre sul mercato metallico internazionale.
Esempio notevole dell’orecchio finissimo dell’etichetta nostrana sono i No Limited Spiral, quintetto di Osaka che ci prende per il colletto e ci sbatte sulla macchina del tempo, riportandoci nell’ultimo decennio del secolo scorso, quando dalla penisola scandinava scendevano verso l’Europa le truppe d’assalto che battevano bandiera melodic death.
Melodic death metal, Gothenburg sound, swedish death, chiamatelo come vi pare, rimane il fatto che il genere più amato negli anni che ci accompagnarono nel nuovo millennio vive ancora, rigenerato nell’underground internazionale, dallo stivale alle terre d’oriente, ancora perfettamente in grado di entusiasmare proprio come ai tempi dei capolavori di In Flames e Dark Tranquillity.
In verità la band nipponica ha molto a che fare con i cugini finlandesi che campeggiavano sul lago di Bodom, non solo per l’uso delle tastiere di estrazione power e per lo scream di Kxsxk, ma soprattutto per un approccio furioso e tempestoso.
Attivo da quasi dieci anni e con alle spalle un ep ed un full length, per il gruppo arriva dunque il momento di alzare l’asticella con l’uscita di questo ottimo album intitolato Into Marinesnow.
Una quarantina di minuti scarsi sull’ottovolante del melodic death metal, su e giù tra gli In Flames e i Children Of Bodom, armati di una buona tecnica ed un ancor migliore songwriting, tanto basta per creare un album piacevole, dove chitarre, basso e batteria incendieranno il vostro lettore, con le sei corde taglienti come katane di indomabili Samurai, e i tasti d’avorio che ricamano melodie con la sezione ritmica in modello treno in corsa a devastare padiglioni auricolari.
Non cercate originalità perché non ne troverete, Into The Marinesnow , dall’opener Nyx in poi vi travolgerà sotto tuoni e fulmini di melodic death metal con una serie di brani su cui spiccano le notevoli Kalra the Everlasting Red, Dissolved In The Color Of Ocean e la conclusiva Clockwork Serenade.
Ottimo lavoro, consigliato agli amanti del genere che troveranno di che divertirsi tra la tempesta musicale scaturita da questa bassa pressione in arrivo dalle terre del Sol Levante.

Tracklist
1.In Reminiscence
2.Nyx
3.The Witch of Dusk
4.Gestalt-Eve
5.Kalra the Everlasting Red
6.Daffodil
7.The Rusted Dream and My Sweet Nightmare
8.Dissolved in the Color of Ocean
9.Cherished, Frozen and Faded
10.Clockwork Serenade

Line-up
Nene – Bass
Ren – Guitars, Vocals
Pon – Guitars
Ruri – Keyboards
Kegoi – Drums

NO LIMITED SPIRAL – Facebook

Affäire – Neon Gods

Gli Affäire riescono a farsi apprezzare già dal primo brano anche da chi non conosce la loro musica, ottenendo un ottimo compromesso tra atmosfere anni ’80 e l’aggiunta di qualche elemento moderno.

Dopo il full-length di debutto del 2015 At First Sight, gli Affäire tornano con un nuovo EP contenente anche una versione coverizzata del brano dei Beatles I Saw Her Standing There.

L’album inizia con la title track Neon Gods, introdotta da un riff di chitarra un po’ anticato, di stampo quasi country/blues, che si trasforma subito dopo in un aggressivo e rude sleaze. Degno di nota il brano All Messed Up, con il quale entriamo nel “Party Mood” in stile Crashdiet: ritornello orecchiabile e cori che accompagnano senza prevaricare la voce principale, sicuramente un brano che resterà nella testa dell’ascoltatore. Nonostante sia tratti di un EP di soli 5 pezzi, gli Affäire riescono a farsi apprezzare fin dal primo brano anche da chi non conosce la loro musica, ottenendo un ottimo compromesso tra atmosfere anni ’80 e l’aggiunta di qualche elemento moderno; insomma una band con un piede nel passato ed uno nel futuro, uno sleaze/glam rivolto non solo ai nostalgici ma anche alle nuove generazioni. Molto rilevante la cover del brano I Saw Her Standing There dei Beatles, un rock’n roll molto divertente in chiave originale e moderna, ma senza voler strafare rendendola una “brutta copia”. Il frontman Dizzy Dice Mike riesce a trasportare l’ascoltatore direttamente nelle atmosfere di ottantiana memoria, con la sua voce un po’ roca e rude tipica del glam e dello sleaze di quegli anni, splendidamente accompagnato dai cori nelle parti più significative dei brani. Le chitarre sono nel contempo “rozze” e cariche, senza mai debordare ma risaltando e spiccando nei giusti momenti, quasi a sottolineare la loro presenza. Il basso si fa sentire in tutte le canzoni, a volte prepotente, con uno spazio dedicato ad un piccolo assolo nell’introduzione del brano Shotgun Marriage, mentre la batteria rude e forte fa da accompagnamento in modo sapiente. Nel complesso Neon Gods è un EP molto interessante, che fa crescere l’attesa per un nuovo full-length e che, sicuramente, piacerà tanto agli affezionati del genere quanto ai nuovi ascoltatori che cercano qualcosa di vecchio stampo, ma allo stesso tempo con elementi che attingono dal moderno.

Tracklist
01. Neon Gods
02. All Messed Up
03. Shotgun Marriage
04. The Hitcher
05. I Saw Her Standing There

Line-up
J.P. Costanza – Drums, Backing Vocals
Rick Rivotti – Guitars, Backing Vocals
Dizzy Dice Mike – Vocals
Tawny Rawk – Bass, Backing Vocals

AFFAIRE – Facebook

Mother Nature – Double Deal

un lavoro piacevole, vario e scorrevole, duro ma con un occhio particolare verso melodie che catturano ed imprigionano, legati al filo del blues e della musica nera.

Operazioni dal retrogusto vintage o meno, è un fatto che l’hard rock sia tornato a fare la voce grossa sul mercato del metal/rock a tutti i livelli, dalle reunion live di gruppi storici alle proposte di un mondo musicale alternativo che non ha mai smesso di crederci, anche quando solo al pronunciare le due magiche parole (hard rock) si veniva tacciati e additati come immobili conservatori, amanti di un modo d’espressione ormai obsoleto.

Ma come sempre è successo in questo meraviglioso mondo, in questi ultimi anni, d’incanto, tutto è tornato al suo posto e l’hard rock nelle sue molte sfaccettature è tornato a far ruggire i leoni lungo criniti sui palchi di tutti il mondo.
E la nostrana Andromeda Relix non è certo stata a guardare mettendo sotto contratto vari gruppi impegnati nel rock duro come i Mother Nature, dal 1993 in giro a suonare hard rock zeppeliniano, dai rimandi al blues e in quota Bad Company.
Si parte da qui per descrivere il sound del gruppo pugliese, come detto da una vita ormai in sella, anche se non sono mancati problemi e stop forzati: un album uscito nel 1998 (Skin), un paio di demo precedenti che piacquero non poco alla stampa dell’epoca ed una predisposizione per tutto quel che riguarda il rock del delta, lasciato tre le mani di rockers che, con personalità e gusto, affrontano la materia seguendo le strade tracciate dai dinosauri settantiani, tra il Regno Unito e l’America(Aerosmith)
Ne esce un lavoro piacevole, vario e scorrevole, duro ma con un occhio particolare verso melodie che catturano ed imprigionano, legati al filo del blues e della musica nera (funky e soul fanno sicuramente parte del bagaglio musicale dei nostri).
Un album arioso, che parte come meglio non potrebbe con il riff dell’opener Spit My Soul, e mentre il sole scalda gli strumenti il ritmo prende il sopravento con l’irresistibile Magnet Girl.
L’inizio non poteva essere più promettente e adrenalinico, ed a confermare che non si tratta di un fuoco di paglia, Haze ci travolge, ipnotica e dal chorus melodico di una bellezza imbarazzante, mentre accenni alle nuove sfumature desertiche fanno capolino tra il groove ritmico di questo stesso brano e di Does It Suit You.
Gli Aerosmith a braccetto con gli Zep canticchiano Everything Will Follow, mentre gioiosi si incamminano verso il delta con il southern rock blues della splendida New Way: il gruppo qui si diverte e fa divertire come non succedeva da ormai vent’anni circa ed il sound esplode dagli altoparlanti, sanguigno e pieno come deve essere un disco del genere.
Un album che non lascia scampo e si fa amare, come un ragazza portata in un fienile nel tramonto di una sera d’estate, perdendosi tra le note mentre fuori, in un attimo, è già l’alba … magie del rock ‘n’ roll.

Tracklist
1.Spit My Soul
2.Magnet Girl
3.Haze
4.Pearl v3
5.Everything Will Follow
6.Ask Yourself
7.Double Deal
8.New Way
9.Does It Suit You
10.Boy, We Gotta Handle This

Line-up
Wlady Rizzi – vocals, guitars & harmonica
Luca Nappo – guitars & vocals
Francesco Candelli – bass & vocals
Francesco Amati – drums

MOTHER NATURE – Facebook

NINE INCH NAILS

Il video del primo singolo LESS THAN, dal nuovo EP ADD VIOLENCE, in uscita ad agosto.

Il video del primo singolo LESS THAN

Il nuovo EP dei Nine Inch Nails, ADD VIOLENCE, verrà pubblicato il 21 luglio.

La selezione di cinque canzoni è la seconda in una serie di tre EP connessi tra loro. Il primo EP, Not The Actual Events, è uscito a dicembre del 2016.

ADD VIOLENCE mostra il lavoro più accessibile e al contempo impenetrabile della band (Trent Reznor e Atticus Ross). Da Not The Actual Events la tavolozza sonora è sensibilmente aumentata, incorporando elementi di pura bellezza ed oscure dissonanze. L’arco narrativo che connette i tre EP inizia ad emergere grazie ai testi dissociati, agli artwork ed ai contenuti fisici di accompagnamento (disponibili solo su NIN.com).

Disponibile da oggi LESS THAN, il primo singolo estratto da ADD VIOLENCE, qui in streaming e qui in download. I fan possono pre-ordinare il formato digitale su NIN.com e scaricare subito “LESS THAN”. Tutti i pre-ordini su NIN.com includono omaggi in edizione limitata.

I Nine Inch Nails saranno headliner al FYF Fest di Los Angeles il 23 luglio, esibendosi live per la prima volta dal 2014, al Panorama di New York, al Riot Fest di Chicago e all’Aftershock Fest di Sacramento.

L’EP versione digitale in alta definizione è disponibile per il pre-ordine su NIN.com

I Nine Inch Nails si esibiranno come headliner al FYF Fest di Los Angeles il 23 luglio e al Panorama Festival di New York il 30 luglio

TRACK LISTING – ADD VIOLENCE
1. LESS THAN
2. THE LOVERS
3. THIS ISN’T THE PLACE
4. NOT ANYMORE
5. THE BACKGROUND WORLD

Nine Inch Nails – 2017 Festival Dates
7/23 – Los Angeles, CA @ FYF Fest
7/30 – New York, NY @ Panorama Festival
9/15 – Chicago, IL @ Riot Fest
10/21 – Sacramento, CA @ Aftershock Fest

WWW.NIN.COM
https://www.facebook.com/ninofficial
https://twitter.com/nineinchnails
https://twitter.com/trent_reznor

The Reptilian Session – The Reptilian Session

Il lavoro è ricco di spunti interessanti, a partire dalla volontà di proporre un black metal sicuramente contaminato da altre pulsioni di carattere estremo ma, nel contempo, ben radicato nel suo alveo tradizionale

Questa uscita omonima dei The Reptilian Session è la riedizione in formato cd dell’ep pubblicato già in cassetta nel 2015.

La band romana è autrice di un black metal piuttosto tradizionale, diretto e con qualche spunto prossimo al punk. Ne scaturisce così un sound ruvido, anche a livello di produzione, ma abbastanza ficcante e spontaneo per meritare la giusta attenzione. Indubbiamente il fulcro dell’opera è la notevole Cosmic Glorification of Evil,una canzone meno immediata delle altre per impatto, sviluppandosi inizialmente su un mid tempo: la lunga traccia, impreziosita dal contributo vocale di Fabban degli Aborym, cambia più volte registro nel suo incedere mantenendo comunque il proprio approccio privo di ammorbidimenti di sorta.
Nelle varie edizioni che si sono succedute, il lavoro si è arricchito prima della versione edit di The Dungeon Before the Void, brano incisivo che nella nuova veste viene letteralmente stravolto da una rielaborazione industrial ambient quanto mai sperimentale, e poi della cover di Double Dare dei Bauhaus, che anche in questo caso viene interpretata con un approccio tutt’altro che fedele dell’originale, venendo restituita in maniera molto personale ma comunque riconoscibile.
Il lavoro è ricco di spunti interessanti, a partire dalla volontà di proporre un black metal sicuramente contaminato da altre pulsioni di carattere estremo ma, nel contempo, ben radicato nel suo alveo tradizionale; alla luce di queste buone premesse non resta che attendere l’uscita di nuovo materiale che dovrebbe dire qualcosa di più sull’effettivo potenziale dei The Reptilian Session.

Tracklist:
1. Dark Matter of Anti-Universe
2. The Feast of the Reptiles
3. The Dungeon Before the Void
4. Cosmic Glorification of Evil
5. The Dungeon Before the Void (Sirio Gry J ‘March To Hell’ Edit)
6. Double Dare

Line-up:
M. Puliani – Bass
C. Usai – Drums
T. Aurizzi – Guitars

THE REPTILIAN SESSION – Facebook

In A Testube – Immigration Anthems

Un album che si fa ascoltare, perfetto da inserire nel supporto mp3 della vostra automobile, melodico e non troppo metallico per essere gradito anche da chi il rock lo ascolta ogni tanto.

Non solo in America e nel Regno Unito si suona rock alternativo di una certa qualità: in ogni paese e specialmente in Europa il genere è suonato e seguito e nell’underground nascono tutti i giorni gruppi dediti ai suoni alternativi.

In Italia, per esempio, il genere può vantare una scena florida cresciuta negli ultimi anni, ma anche in Grecia non si scherza e gli In A Testube dimostrano i buoni propositi dell’underground di quel paese che ancora lotta per riprendersi da una devastante crisi economica.
Il gruppo proveniente da Salonicco, con Immigration Anthems cerca di uscire da quei  confini supportato dalla Dream Records con quest’ora di rock moderno, dall’ottimo appeal e con una manciata di brani che in altri tempi e, forse con altri natali da parte della band, avrebbero potuto fare il botto.
Auguriamo il meglio al quartetto di rocker che ha forse l’unico difetto di allungare un po’ troppo la vita di un album che, con una ventina di minuti in meno, sarebbe stato perfetto per sfondare tra gli amanti di un genere facile da assorbire ma altrettanto da dimenticare e per questo, perfetto quando risulta il più diretto possibile.
Tra i brani si segnalano il singolo C.I.C.O, la darkwave Limitless, Lucky Thirteen e la finalmente dura e grintosa Flying Away, canzoni ricche di sfumature elettroniche a delineare molto del sound di questo Immigration Anthems e la voce che rimane sempre al giusto livello di guardia, con appeale quel pizzico di ruffianeria obbligatoria se si vuole sfondare.
Dunque dimenticate Korn, Nine Inch Nails e System Of A Down, come scritto nella biografia del gruppo, e concentrate le vostre attenzioni si un sound più vicino ai Linkin Park e alla seconda generazione dei gruppi alternativi d’oltreoceano.
Un album che si fa ascoltare, perfetto da inserire nel supporto mp3 della vostra automobile, melodico e non troppo metallico per essere gradito anche da chi il rock lo ascolta ogni tanto.

TRACKLIST
1.Believe
2.In The End
3.C.I.C.O
4.Hey Lilly
5.CLOC
6.Limitless
7.Together As Two
8.Lucky Thirteen
9.Many Things
10.Flying Away
11.Digital Eyes
12.Slipping Away
13.Mythu

LINE-UP
Dennis Konstantinidis
Petros Kabanis
Panos Papadopoulos
Konstantinos Mentesidis

IN A TESTUBE – Facebook

Woodscream – Octastorium

Octastorium si fa sentire con molto piacere e trasporto dall’inizio alla fine, ad opera di una delle migliori band folk metal della scena russa e non solo.

Ristampa su Adulruna del primo disco su lunga distranza della band russa folk metal Woodscream, originariamente uscito nel 2014 mediante autoproduzione e autodistribuzione.

Grazie a questo disco e ai loro concerti i Woodscream si sono fatti conoscere nella nutrita scena folk metal. Questo genere in Italia non viene apprezzato per ciò che vale, anche se abbiamo gruppi notevoli, tra i tanti citiamo Furor Gallico e Blodga Skald, mentre nelle terre russe è un genere che va fortissimo e che vede molti gruppi sgomitare per la ribalta. I Woodscream, come potrete verificare ascoltando Octastorium, sono ben più di una spanna sopra la media. Innanzitutto assaltano l’ascoltatore con un chitarre metal e una parte folk davvero ben costruita , che si sposa alla perfezione con il resto dell’ambiente. Il cantato in russo non è assolutamente un limite, anzi diventa un punto di forza. I Woodscream avanzano come antichi guerrieri slavi sul campo di battaglia senza lasciare sopravvissuti o prigionieri alle loro spalle. Il disco funziona benissimo e la splendida voce della vocalist Valentina è un valore aggiunto al tutto. Fare folk metal di qualità non è affatto facile, poiché è un genere che in mani senza talento può facilmente deragliare in una pantomima senza molto senso, invece qui è un gran spettacolo. I ritornelli sono incalzanti e sono di grande effetto nei concerti, e la band possiede una notevole presenza scenica. Octastorium si fa sentire con molto piacere e trasporto dall’inizio alla fine, ad opera di una delle migliori band folk metal della scena russa e non solo. Una riproposizione meritevole e da ascoltare senza indugio.

Tracklist
1.Алан
2.Топь
3.Лесной царь
4.An Dro
5.Коваль
6.Ворон
7.Зов
8.Witnesses of J

Line-up
Valentina Tsyganova – vocal & recorder
Alexander Klimov – guitar & scream
Ivan Budkin – bass & growl
Pavel Malyshev – drums

WOODSCREAM – Facebook

Diabolical Minds – …A Trail Of Blood And Hope

Duro, oscuro e violento il giusto per non fare prigionieri.

Death metal tripallico, dai rimandi old school e dall’impatto di un treno in corsa, melodico come solo l’ala nord europea sa essere, feroce ed estremamente intenso come quello statunitense.

…A Trail Of Blood And Hope è un’opera oscura ed estrema, un concept creato dalle menti dei veronesi Diabolical Minds, gruppo che vede nelle proprie fila ex componenti di svariate band della scena estrema.
Sette brani più bonus che raccontano della discesa nella più totale follia di un serial killer, soggiogato dalla sua mente malata e delle sue imprese, tra omicidi e terribili mutilazioni.
La colonna sonora di questo scempio è la musica dei Diabolical Minds, death metal old school, un belligerante pezzo di granito estremo dove le ritmiche mantengono una velocità sostenuta, le sei corde si intrecciano in lascivi e blasfemi solos, taglienti e melodici, con la voce a produrre il suono che la mente suggerisce al nostro pericoloso assassino.
Senza andare troppo per il sottile e seguendo le coordinate dettate dai gruppi storici del genere, la band nostrana centra il bersaglio: l’album si ascolta che è un piacere nella sua natura estremamente violenta, i musicisti coinvolti sono protagonisti di ottime prove, il lavoro alla console ad opera del chitarrista Matteo Migliorini rende giustizia al sound prodotto così da fare di …A Trail Of Blood And Hope un album da consigliare agli amanti del death metal.
The Beginning Of The End vi introduce al concept ed alla follia omicida, un’apertura che rende subito giustizia al sound del gruppo, in evidenza con solos di scuola scandinava, mentre Trauma e l’oscura Death Calls continuano la devastante opera con la seconda che strizza l’ occhiolino aldilà dell’Atlantico.
Si continua a produrre ottimo metallo estremo alternando le sfumature provenienti dalle due storiche scuole (Chapter 4, la title track), mentre non si registrano compromessi di sorta, con l’album che nella sua interezza risulta un ottimo sunto di quello che ha offerto il genere in tutti questi anni.
Duro, oscuro e violento il giusto per non fare prigionieri, ma solo vittime.

Tracklist
1.The Beginning Of The End
2.Trauma
3.Death Calls
4.Chapter 4
5.Slowly The Corpse Burn
6.I Can’t Wait
7….A Trail Of Blood And Hope
8.Funeral Of Light
9.My Dark Empire

Line-up
Alex Bigon – vocals
Matteo Migliorini – guitar
Claudio Mignolli – guitar
Luca Marogna – bass
Pierluigi “Pigi” Lazzarini – drums

DIABOLICAL MINDS – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=IIvU7HFQoXM

ARCH ENEMY

Il video del primo singolo “”The World Is Yours”!

Gli ARCH ENEMY hanno reso pubblico oggi il primo singolo estratto dal nuovo “Will To Power”, in uscita l’8 settembre 2017 su Century Media Records. Per presentare la nuova “The World Is Yours” è stato appositamente realizzato un video, diretto da Patric Ullaeus.

Di seguito il commento del chitarrista e mastermind Michael Amott:
“Abbiamo lavorato duramente per la realizzazione del nuovo album e ora siamo orgogliosi di presentarvi il primo assaggio della nuova musica degli Arch Enemy, il primo singolo dopo oltre tre anni, ‘The World Is Yours’! Questa è stata la prima canzone che ho scritto per il nuovo album ‘Will To Power’ assieme a Daniel (Erlandsson, batteria). L’album è stato registrato nel sud della Svezia e mixato da Jens Bogren, il quale ha fatto un lavoro più che fantastico a livello di mix e master. Penso che ‘Will To Power’ sia decisamente più epico e solido del precedente ‘War Eternal’. Gli addetti ai lavori che hanno già sentito questo brano in particolare lo hanno già proclamato come un inno in perfetto stile Arch Enemy. Non vediamo l’ora di proporlo dal vivo!”

“The World Is Yours” è disponibile come instant download con i pre-order dell’album ed è altrettanto disponibile su tutte le piattaforme di streaming: http://willtopower.centurymedia.com

La band sarà in Italia questa estate il 7 agosto 2017 al Festival Di Majano, a Majano, in compagnia di Amon Amarth.

“Will To Power” promises to be the ultimate statement of heavy metal supremacy and will mark the first album the band have recorded with their current line-up — ALISSA WHITE-GLUZ (Vocals), MICHAEL AMOTT (Guitars), JEFF LOOMIS (Guitars), SHARLEE D’ANGELO (Bass), and DANIEL ERLANDSSON (Drums). The album was co-produced by AMOTT and ERLANDSSON, while being mixed and mastered by Jens Bogren.

Following the immense critical acclaim from their anthem-laden triumph of 2014, “War Eternal”, ARCH ENEMY will continue to bring their thunderous live performances to fans worldwide on the “Will To Power 2017 International Tour” this fall, followed by a busy summer making appearances across the European festival market. The first leg of the tour will stretch across Eastern Europe from September 15 to October 11 with direct support from Jinjer. Further dates across Europe and North America are soon to be revealed. See below for a full listing of upcoming shows!

ARCH ENEMY live:

ARCH ENEMY @ Summer festivals 2017
15.07.2017 Gefle Metal Festival, Gavle, Sweden
04.08.2017 Rock Pod Kamenom Festival, Snina, Slovakia
05.08.2017 Ostrave v Plamenech, Ostrava, Czech Republic
07.08.2017 Festival Di Majano, Majano, Itlay
08.08.2017 Conrad Sohm, Dornbirn, Austria
10.08.2017 Leyendas Del Rock, Villena, Spain
11.08.2017 Vagos Metal Fest, Vagos, Portugal
12.08.2017 Into The Grave, Leeuwarden, The Netherlands
13.08.2017 Bloodstock Open Air, Walton-On-Trent, UK

ARCH ENEMY “Will To Power Tour 2017” w/ special guest Jinjer
15.09.2017 Music Hall, Innsbruck, Austria
16.09.2017 Posthof, Linz, Austria
17.09.2017 Cvetlicarna, Ljubljana, Slovenia
18.09.2017 Dom Omladine, Belgrade, Serbia
20.09.2017 Quantic Club Open Air Stage, Bucharest, Romania
21.09.2017 Universiada Hall, Sofia, Bulgaria
22.09.2017 Piraeus 117 Academy, Athens, Greece
23.09.2017 Principal Club Theater Thessaloniki, Greece
25.09.2017 Majestic Music Club, Bratislava, Slovakia
26.09.2017 Progresja, Warsaw, Poland
27.09.2017 Loftas, Vilnius, Lithuania
29.09.2017 Melna Piektdiena, Riga, Latvia
30.09.2017 Rock Café, Tallinn, Estonia
01.10.2017 The Circus, Helsinki, Finland
03.10.2017 Re:Public, Minsk, Belarus *
04.10.2017 Aurora, St. Petersburg, Russia *
06.10.2017 Otdyh, Novosibirsk, Russia *
08.10.2017 Tele Club, Yekaterinburg, Russia *
10.10.2017 Yotaspace, Moscow, Russia *
11.10.2017 Zvezda, Samara, Russia *
*without Jinjer

Tickets for all shows are available here: www.archenemy.net

ARCH ENEMY online:
http://www.archenemy.net/
https://www.facebook.com/archenemyofficial
https://www.youtube.com/user/archenemyofficial
https://twitter.com/archenemymetal

Century Media Records online:
http://www.centurymedia.com
http://www.youtube.com/centurymedia
www.twitter.com/centurymediaeu
www.facebook.com/centurymedia
http://gplus.to/centurymedia

Century Media webshop:
www.cmdistro.com

DeRais – Of Angel’s Seed and Devil’s Harvest

Il funeral doom è la base di questo lavoro che offre circa tre quarti d’ora di musica strumentale, disturbata dal ricorso a voci registrate che appaiono predominanti nelle due lunghe tracce centrali

Quando di una band si sa poco o nulla, nonostante gli sforzi per ottenere al riguardo una minima informazione, al di là del fatto di condividere o meno questa scelta, non resta che parlare della musica, che alla fine è pur sempre quello che maggiormente ci interessa.

Ben venga dunque la tabula rasa su identità e quant’altro (salvo la nazionalità tedesca) dei DeRais se poi ne scaturisce un lavoro impressionante come Of Angel’s Seed and Devil’s Harvest, autentica gemma di arte musicale oscura e destabilizzante.
Il funeral doom è la base di questo lavoro che offre circa tre quarti d’ora di musica strumentale, disturbata dal ricorso a voci registrate che appaiono predominanti nelle due lunghe tracce centrali, Hellbless e White Night.
Nel primo brano troviamo campionamenti di voci salmodianti assieme ad altre distorte, che fanno pensare comunque ad un contenuto di natura antireligiosa, inserito all’interni di una scrittura musicale di primo livello, con i suoi tratti soffocanti, ossessivi, ma che nella parte conclusiva si apre in un crescendo magnifico; il secondo, invece, riveste musicalmente le registrazioni che testimoniano gli ultimi momenti dei tragici avvenimenti che portarono alla morte in Guyana degli oltre 900 seguaci del famigerato Jim Jones.
Tale artificio in effetti non è una novità, visto che solo qualche anno fa fecero lo stesso gli statunitensi Shadow Of The Tortuter, con una prova altrettanto impressionante e capace di restituire al meglio la tensione drammatica di quei frangenti: i DeRais sottolineano gli eventi con funeral altrettanto asfissiante, che di tanto in tanto viene rilanciato nel suo incedere da veementi rullate di batteria, un particolare rinvenibile anche in Hellbless.
Le due tracce più brevi sono il degno corollario in apertura e chiusura del lavoro, e depongono a favore della conoscenza della materia espressa dai DeRais, i quali, in ossequio al’efferato serial killer quattrocentesco dal quale presumibilmente prendono il nome, paiono osservare le brutture dell’umanità con un occhio tra il cinico ed il compiaciuto, rivelandosi sicuramente impietosi nel loro riversare sull’ascoltatore una forma di funeral di sorprendente qualità.

Tracklist:
1. Angel’s Seed
2. Hellbless
3. White Night
4. Devil’s Harvest

Next To None – Phases

Secondo lavoro per i Next To None, giovane band americana, tecnicamente sopra la media ma ancora acerba per quanto riguarda il songwriting.

Progressive metal e modern death metal si incontrano e si azzuffano nel sound di questi tecnicamente eccellenti giovani statunitensi.

Quartetto formato nel 2012, i Next To None arrivano al secondo album, questa prova di resistenza intitolata Phases, quasi ottanta minuti di metal progressivo ed estremo, moderno e variopinto, anche se inevitabilmente un po’ prolisso a causa della sua durata.
Il gruppo americano non ha mezze misure, picchia come una band estrema, si lascia andare a chorus presi in prestito dal metalcore, ma ci piazza varianti ritmiche e spettacolari solos progressivi.
Esagerati e straordinariamente maestri del proprio strumento, questi ragazzi non scrivono canzoni, ma mini opere metalliche dove spesso viene smarrita la strada, seguendo un songwriting ancora da registrare.
Non basta alla band stupire con una tecnica invidiabile, nella musica l’elemento emozionale è troppo importante per lasciarlo nascosto sotto cascate di note, mentre qualche minuto di calma apparente dimostra l’ancora poca maturità nel costruire canzoni, con scontate sfumature melodiche.
Tanto fumo e niente arrosto?
In parte direi di sì, anche se non tutto è ovviamente da buttare, il gruppo come detto è giovanissimo e la tecnica col tempo sarà affiancata dall’inevitabile maturazione.
Nel frattempo il gruppo è in giro con Mike Portnoy’s Shattered Fortress (il Max Portnoy alla batteria nei Next To None è appunto figlio di tanto padre) nel tour passato anche dal nostro paese, ulteriore esperienza da mettere in saccoccia: i ragazzi cresceranno, potenziali fenomeni lo sono già, vedremo se diventeranno altrettanto bravi anche a livello compositivo.

Tracklist
1. 13
2. Answer Me
3. The Apple
4. Beg
5. Alone
6. Kek
7. Clarity
8. Pause
9. Mr. Mime
10. Isolation
11. Denial
12. The Wanderer

Line-up
Max Portnoy – drums
Thomas Cuce – vocals, keyboard
Derrick Schneider – guitar
Kris Rank – bass

NEXT TO NONE – Facebook

Municipal Waste – Slime And Punishment

La produzione perfetta e la cura nei dettagli fanno di Slime And Punishment un gioiellino di genere offerto da parte dell’ormai storica band americana, su cui si può contare quando il bisogno di headbanging diventa impellente.

Sesto full length licenziati, una valanga di lavori minori, ed un’attitudine che non accenna a diminuire la sua carica tra furia thrash ed impatto hardcore.

I Municipal Waste da Richmond (Virginia) sono diventati uno dei gruppi cult della scena, trovandosi dal 2001 ad incendiare palchi in giro per il mondo: il quintetto statunitense torna dunque tramite Nuclear Blast con questa mitragliata senza compromessi dal titolo Slime And Punishment, un tornado che spazza via e distrugge, velocissimo, ironico, rabbioso ed assolutamente devastante.
Tony Foresta e compagnia non si smentiscono e fin dall’opener di questo dirompente lavoro ci travolgono con il loro sound sguaiato come la voce del singer che urla testi ricchi di sano umorismo sarcastico, ad esorcizzare verità scomode dai margini di una società allo sbando.
Cantati dunque con la solita grinta in un delirio di ritmiche a razzo e chitarre sacrificate sull’altare del massacro sonoro di matrice thrash old school, i brani che compongono Slime And Punishment ci invitano sotto il palco in un’orgia di sudore e alcool, ancora una volta a consumare il rito Municipal Waste.
La componente hardcore (importantissima nella struttura del sound) accentua l’assalto sonoro perpetrato con l’aiuto di autentiche bombe sonore come Breathe Grease, Shrednecks, l’Anthrax song Bourbon Discipline e in generale tutta la mezzora scarsa di questa disumana corsa sui binari del pendolino Municipal Waste.
La produzione perfetta e la cura nei dettagli fanno di Slime And Punishment un gioiellino di genere offerto da parte dell’ormai storica band americana, su cui si può contare quando il bisogno di headbanging diventa impellente.

Tracklist
1.Breathe Grease
2.Enjoy the Night
3.Dingy Situations
4.Shrednecks
5.Poison the Preacher
6.Bourbon Discipline
7.Parole Violators
8.Slime and Punishment
9.Amateur Sketch
10.Excessive Celebration
11.Low Tolerance
12.Under the Waste Command
13.Death Proof
14.Think Fast

Line-up
Ryan Waste – Guitars, Vocals (backing)
Tony Foresta – Vocals
Land Phil – Bass, Vocals (backing)
Dave Witte – Drums
Nick Poulos – Guitar

MUNICIPAL WASTE – Facebook

HELFIR

Il video di Light, dall’album The Human Defeat (My Kingdom Music)

“Light” is the first track off HELFIR’s sophomore album “The Human Defeat” and we present it with a wonderful and intimate video directed and edited by great photographer Antonio Leo (who realised the amazing 20 pages booklet’s artwork too) with the collaboration of SHOTALIVE group.

The album titled “The Human Defeat” will be released on June 30th once again on My Kingdom Music.
You’ll hear something really direct, decadent and obscure.

The album is in PRE-ORDER on the label’s store at http://smarturl.it/HELFIR-CD and on http://smarturl.it/HELFIR-iTunes

Official sites:
– MY KINGDOM MUSIC: www.mykingdommusic.net *
www.facebook.com/mykingdommusic.label
– HELFIR: www.facebook.com/helfirofficial

Mongol – Warrior Spirit

Ottimo folk metal, con chitarre distorte, buona sezione ritmica e una grande capacità di coniugare melodia e potenza.

I canadesi Mongol propongono un buon folk metal, che spicca dalla grande messe di titoli del genere.

Nati nel 2009, hanno una storia è particolare, poiché a partire dal nome il gruppo si è dato lo scolpo di descrivere la vita e le gesta della civiltà mongola, in particolare il periodo dell’Impero, un’era in cui la Mongolia rivestiva una grande importanza, dato che con i suoi condottieri, divenuti famosi sia per il loro coraggio che per la loro capacità di governare, aveva conquistato molte terre. In occidente ne sappiamo poco, ma questa band di Edmonton cerca di spiegarcelo attraverso un ottimo folk metal, con chitarre distorte, un’ottima sezione ritmica e una grande capacità di coniugare melodia e potenza. Infatti la melodia è una delle colonne portanti della poetica dei Mongol, tanto che in alcuni punti si arriva a sfiorare il power e l’epic metal, vista anche la magnificenza delle gesta narrate. Inoltre nell’ep vi è un largo uso di strumenti e melodie mongole, dato che questo popolo ha un’ampia tradizione musicale. Molte influenze i Mongol le avranno catturate partecipando al primo Noise Metal Festival in Mongolia nel 2014, insieme ai Nine Treasures. Insomma, un lavoro ottimo e originale, sicuramente al di sopra della media per quanto riguarda il folk metal, in attesa di una prova sulla lunga distanza.

Tracklist
1.The Mountain Weeps
2.River Child
3.Warband

Line-up
Tev Tegri – Vocals
Zev – Lead guitar, vocals, and folk instrumentation
Zelme – Rhythm Guitar
Sorkhon Sharr – Bass
Sche-Khe – Keyboard
Bourchi – Drums

MONGOL – Facebook

Leider – Alloys

Chitarre chirurgiche, solos di scuola priestiana e sezione ritmica precisa e potente, sono le caratteristiche principali del gruppo messicano, protagonista di una prova convincente.

Non solo il Brasile è terra di tradizione metallica, il centro/Sud del continente americano è infatti fucina di realtà in tutti i generi della musica dura, dall’Argentina al Cile, passando dunque per il più settentrionale Messico, paese di provenienza di questa notevole band hard & heavy chiamata Leider.

Il gruppo arriva al traguardo del terzo full length in tredici anni di attività, pochi lavori ma buoni fin dall’esordio Furia, uscito ormai dieci anni fa e seguito dal secondo Seven del 2012.
Sono passati cinque lunghi anni, e la band torna con Alloys, un concentrato di potenza heavy metal, classico ma nello stesso tempo ben saldo in questo tempo così da non dare all’ascoltatore una sensazione di vintage, puntando al bersaglio grosso per via di un’ottima produzione e un buon songwriting,
Il Dickinson Solista, ovviamente gli Iron Maiden e poi la potenza heavy power dei Primal Fear a dare quel tocco di Judas Priest, permettono ai brani di Alloys di esplodere in tutta la loro carica heavy metal, con Phoenix punta di diamante di un’ottima raccolta di canzoni che fa risplendere il talento di Diego Trejo, vocalist di scuola Red Siren, e dei suoi compagni d’avventura.
Chitarre chirurgiche, solos di scuola priestiana e sezione ritmica precisa e potente, sono le caratteristiche principali del gruppo messicano, protagonista di una prova convincente.
We Are Masters, Insanity, l’epica Blood Heroes (aperta da una suggestiva intro di cornamuse) sono i brani perfetti per un ascolto tutto metallo, sudore e sangue: l’originalità abita (forse) da lontano da Alloys, qui si fa heavy metal con la H e la M al loro posto.

Tracklist
1.We Are Masters
2.Flesh
3.Phoenix
4.Insanity
5.Dust from Hell
6.Boo
7.High Flying Bird
8.Blood Heroes

Line-up
Julio Romo – Bass
Japo Lopomontiel – Drums
Sergio Trejo – Guitars
Jhovany Lara – Guitars
Diego Trejo – Vocals

LEIDER

Solution .45 – Nightmares In The Waking State, pt.2

Siamo di fronte ad una band che sta facendo passi da gigante, con poco o nulla da invidiare a grandi gruppi come Soilwork, Gojira o Children Of Bodom, e lanciata quindi verso un futuro roseo.

Dal 2010, anno in cui i Solution .45 hanno pubblicato il loro primo album For Aeons Past, ne è passato di tempo. La band ha accumulato molto materiale, da qui la scelta di pubblicare due album distinti, ma appartenenti alla stessa saga.

Nel 2015, il supergruppo svedese pubblica Nightmares In The Waking State, pt.1 e, l’anno successivo, ecco la seconda parte, Nightmares In The Waking State, pt.2, un album davvero ben fatto, senza dubbio.
I brani hanno chiaramente delle radici modern metal, con una componente melodica tipica del metal scandinavo. Tuttavia, questi ragazzi riescono a trasmettere tutta la rabbia e la grinta presente in primis nei loro testi che, come ormai ben sappiamo, hanno tematiche basate sui problemi esistenziali, i sentimenti e, come si evince dal titolo, gli incubi che ognuno di noi ha. Tematiche abbastanza delicate insomma, che possono essere percepite solo dalle menti aperte, da chi guarda il mondo con occhi diversi, non vivendo passivamente la vita. Analizzando questo album dal punto di vista del sound, notiamo innanzitutto che vine introdotto da una traccia strumentale/orchestrale dalle sonorità epiche, quasi come se fosse una sorta di varco, di portale che ci trasporta in un’altra dimensione. Dopo questa intro, ecco che i Solution .45 mostrano subito tutto il loro potenziale compositivo con il brano The Faint Pulse Of Light. Si conferma la scelta della band inerente il “cambiamento” di stile già intrapreso nel precedente album: vi chiederete perché la parola “cambiamento” va messa tra virgolette. Bene, ecco il motivo: più che un vero e proprio stravolgimento del sound, i Solution .45 aggiungono importanti elementi al melodic death stile Children Of Bodom che presenta l’album For Aeons Past. I due Nightmares In The Waking State presentano, invece, un sound molto più complesso e ricercato, con molte caratteristiche del progressive, molto evidenti nel brano Mind Mutation, probabilmente il migliore dell’album. Anche questa volta, come nel precedente disco, i chitarristi Jani Stefanovic (Miseration, Divinefire, Essence of Sorrow) e Patrik Gardberg (Torchbearer, The Few Against Many, Ammotrack) ci stupiscono creando melodie che vanno da passaggi tipici del power, a quelli del progressive che, in alcuni casi, ricordano addirittura i Dream Theater, fino al djent, riconoscibile soprattutto nel brano Chain Connector. Sempre più evidenti le grandi qualità del batterista Rolf Pilve (Miseration, Essence Of Sorrow, Stratovarius), che ci dimostra tutte le sue abilità nel brano Misery Mantra. Inutile soffermarci troppo sulle enormi e ben note doti del cantante Christian Alvestam (Miseration, ex Scar Symmetry), capace di passare improvvisamente da un cantato in clean al growl e addirittura a toni tipici del metal più estremo: basta ascoltare il brano Built On Sand, episodio a due facce equivalente a Winning Where Losing Is All del precedente album.
Nightmares In The Waking State, pt.2 contiene, infine, anche due slow-tempo come The Curse That Keeps On Giving e Chain Connector.
Ricapitolando, qui siamo di fronte ad una band che sta facendo passi da gigante, con poco o nulla da invidiare a grandi gruppi come Soilwork (il cui brano Enemies In Fidelity rappresenta molto il sound che i Solution .45 presentano in questo album), Gojira o Children Of Bodom, e lanciata quindi verso un futuro roseo.

Tracklist
1) Dim Are The Pathways
2) The Faint Pulse Of Light
3) Mind Mutation
4) Built On Sand
5) Inescapable Dream
6) The Curse That Keeps On Giving
7) Chain Connector
8) What Turns The Wheels
9) Misery Mantra
10) Heavy Lies The Crown

Line-up
Christian Alvestam – Vocals
Jani Stefanovic – Guitars
Patrik Gardberg – Guitars
Rolf Pilve – Drums

SOLUTION .45 – Facebook

Disharmony – The Abyss Noir

Il sound dei Disharmony parla americano e The Abyss Noir ne è l’esempio perfetto, con i suoi umori oscuri ed una verve progressiva che spicca da un impatto thrash metal a tratti devastante.

La Grecia, pur con tutti i suoi problemi politico/sociali, vive un momento di grande spessore musicalmente parlando e riguardo ai generi che trattiamo su MetalEyes.

Hard rock, doom metal, alternative hard & heavy, suoni classici e moderni: nella terra degli dei dell’olimpo si fa rock e metal con buona qualità.
Parliamo di metal e di una band (i Disharmony) attiva da vent’anni, anche se per un lungo periodo ha sonnecchiato per debuttare nel 2014 sulla lunga distanza con Shades Of Insanity, album che segnava il vero ritorno del gruppo dopo il demo che, con lo stesso titolo, era apparso cinque anni prima.
Il nuovo lavoro si intitola The Abyss Noir, trentacinque minuti di sonorità heavy thrash metal progressive, drammatiche e teatrali in linea con il power metal americano.
Il sound dei Disharmony parla americano dunque e The Abyss Noir ne è l’esempio perfetto, con i suoi umori oscuri ed una verve progressiva che spicca da un impatto thrash metal a tratti devastantei.
Chris Kounelis viaggia su tonalità care al grande Warrel Dane, quindi avrete già capito che tra i solchi della title track e della seguente Vain Messiah troverete ad aspettarvi i Nevermore, ispirazione primaria del gruppo di Atene ma non l’unica.
Ma dove la band di Dane raggiungeva attimi estremi al limite del death/thrash, il suono dei Disharmony rimane ancorato al metal classico, duro, dall’enorme impatto ma pur sempre più vicino al thrash Bay Area (non è un caso la cover di Disposable Heroes dei Metallica).
Un buon lavoro, e se siete amanti dei Nevermore e dei Sanctuary, così come delle atmosfere oscure dell’U.S, metal classico, The Abyss Noir ve ne farà sentire meno la mancanza, con gioiellini di tragico metallo come Delirium e This Caravan.

TRACKLIST
01. The Abyss Noir
02. Vain Messiah
03. Delirium
04. This Caravan
05. Disposable Heroes (Metallica cover)
06. A Song For A Friend

LINE-UP
Chris Kounelis – Vocals
J. Karousiotis – Guitars
Stefanos Georgitsopoulos – Guitars
Panagiotis Gatsopoulos – Bass Guitar
Thanos Pappas – Drums

DISHARMONY – Facebook