Eye Of Solitude – Slaves To Solitude

Slaves To Solitude si va a collocare a metà strada tra i due lavori che l’hanno preceduto, recuperando, anche grazie agli arrangiamenti, il senso drammatico di Canto III ma conservando l’incedere più controllato di Cenotaph.

Gli Eye Of Solitude sono stati i protagonisti indiscussi del funeral death doom di questo decennio, non solo per la loro prolificità, inusuale per chi si cimenta con il genere (basti pensare ai tempi biblici che sono intercorsi tra un lavoro e l’altro per band seminali come Mournful Congregation o Skepticism, oppure da quanto tempo siamo in attesa di nuove opere da parte di Evoken, Esoteric o Worship), ma soprattutto per la qualità che accomuna ogni singola uscita, partendo dai cinque full length per arrivare ai vari split album ed ep.

Slaves To Solitude arriva due anni dopo Cenotaph, che rappresentò un momento molto delicato per gli Eye Of Solitude proprio perché, a sua volta, veniva dopo Canto III, il capolavoro che ne fece letteralmente deflagrare il potenziale, e allo splendido ep Dear Insanity; in quell’occasione Daniel Neagoe, con una band rinnovata rispetto a quella che, come Caronte, ci traghettò nelle sonorità aspre e disperate dell’inferno dantesco, optò per l’approdo a sonorità più rarefatte, che riconducevano in parte a quanto fatto dal musicista rumeno con l’altro suo splendido progetto Clouds, senza smarrire comunque i tratti peculiari di un sound che ai fruitori più esperti palesa tutta la sua unicità.
Slaves To Solitude, fin dalle dichiarazioni d’intenti di Daniel, si va a collocare a metà strada tra i due lavori che l’hanno preceduto, recuperando anche grazie agli arrangiamenti il senso drammatico di Canto III ma conservando l’incedere più controllato di Cenotaph: il risultato è l’ennesimo grande disco che offre oltre cinquanta minuti di musica oscillante tra il funeral ed il death doom melodico, sempre avvolta da un’aura tra il tragico ed il maestoso, che l’ineguagliabile growl del vocalist, ogni qualvolta sale al proscenio, fa piombare in una plumbea oscurità.
Gli Eye Of Solitude erano nati nel 2010 come progetto solista di Neagoe ma, dopo l’esordio The Ghost, da Sui Caedere in poi avevano assunto una struttura di band a tutti gli effetti, anche in sede di registrazione: in Slaves To Solitude, invece, ad accompagnare il leader troviamo il solo connazionale Xander, musicista che conosciamo per la sua militanza negli ottimi Descend Into Despair, oltre che nei Deos e oggi anche nei Clouds, nelle vesti di chitarrista ritmico in sede live.
Questo ovviamente non va a detrimento della riuscita dell’album, non scalfendo minimamente l’eccellenza qualitativa associata ad ogni uscita degli Eye Of Solitude: Slaves To Solitude, il cui magnifico artwork è curato da Gogo Melone, inizia con un brano come The Blind Earth che, dopo una lunga introduzione fatta di voci sussurrate, esplode nel consueto drammatico connubio tra il growl e le atmosfere da tregenda tessuta da un mirabile sfondo tastieristico. E questo è, in fondo, il trademark dell’album, fatto di sospensioni punteggiate da passaggi pianistici (in questo almeno si riscontra anche a livello compositivo una corrispondenza con i Clouds) per poi esplodere in quel drammatico parossismo che è l’elemento peculiare degli Eye Of Solitude, capaci di esprimere in maniera unica la devastazione psichica e morale che assale l’uomo “pensante” allorché realizza la propria insignificanza di fronte all’immensità dello spazio e del tempo, ed il senso di caducità che ne deriva.
Ogni uscita di questo prolifico musicista non può essere mai banale, perché il il suo impulso compositivo non è frutto di un manierismo calligrafico ma trae linfa da una sensibilità superiore, e se gli scostamenti possono apparire minimi, se si prendono superficialmente in esame le varie uscite, questo deriva essenzialmente dalla natura stessa del sound offerto e dalle sue finalità.
Tra i cinque brani, dovendo sceglierne forzatamente uno opterei per The Cold Grip Of Time, ma farei torto ad ogni singola nota di un’altro lavoro magnifico: Canto III rimarrà probabilmente un capolavoro ineguagliabile in questo decennio, questo non solo per gli Eye Of Solitude, ma ogni uscita della creatura di Daniel Neagoe si rivela un appuntamento sempre imperdibile per chiunque voglia trovare un’ideale valvola di sfogo per l’angoscia e la tristezza che sono compagne fedeli della nostra esistenza, anche se si cerca sempre di dissimularne la presenza relegandole in un angolino della nostra mente.

Tracklist:
1. The Blind Earth
2. Still Descending
3. Confinement
4. The Cold Grip Of Time
5. Boundless Silence

Line-up:
Daniel Neagoe
Xander

EYE OF SOLITUDE – Facebook

TRAILER VIDEO

Djinn And Miskatonic – Even Gods Must Die

La band prende le distanze dagli stilemi dello stoner doom più tradizionale optando per sonorità grevi ed ossessive piuttosto che scopertamente psichedeliche, benché tale componente non possa certo definirsi assente.

Even Gods Must Die è il secondo full length per la questa band indiana, espressione di un doom stonerizzato che non sembra essere così naturalmente nelle corde dei musicisti metal provenienti dalla nazione asiatica.

Djinn And Miskatonic è un monicker invero particolare, che richiama inevitabilmente l’immaginario lovecraftiano al quale il quartetto di Bangalore si riallaccia con il suo sound essenziale e dalle tonalità molto ribassate.
Il tutto va letto ovviamente con un’accezione positiva, in quanto la band prende le distanze dagli stilemi dello stoner doom più tradizionale optando per sonorità grevi ed ossessive piuttosto che scopertamente psichedeliche, benché tale componente non possa certo definirsi assente.
Chiaramente il sound della band trae linfa da un monumento del genere come gli Sleep, passando poi per Electric Wizard e da tutto ciò che ne è conseguito, quindi è normale che la proposta finisca per essere mastodontica per dimensioni (6 tracce per 66 minuti, certo non una coincidenza) e monolitica nel suo incedere, con rare accelerazioni, riff pesanti e reiterati, ed una voce ora salmodiante ora più aggressiva, magari non eccelsa ma essenziale nel conferire una linea ben precisa ad ogni brano.
Even Gods Must Die non può rappresentare per tutto questo un qualcosa di originale ma è un album intanto coraggioso, perché per caratteristiche e dimensioni si rivolge ad un pubblico selezionato e inoltre non soffre di eccessiva ripetitività in quanto, tutto sommato, ogni brano mostra caratteristiche ben definite anche se messi tutti  risultano troppo diluiti, ma si sa che il dono della sintesi non è proprio insito in chi suona doom e in fondo a noi piace cosi.
Anche per questo, probabilmente, sono i primi tre brani (I, Zombie, Bones Of My Brothers e Doombringer) ad impressionare maggiormente, visto che dopo oltre mezz’ora il rischio di assuefazione si fa concreto, ma in generale questo nuovo lavoro dei Djinn And Miskatonic impressiona per maturità e coerenza nell’approccio al genere e rappresenta senz’altro la conferma delle doti di un gruppo che ha tutte le carte in regola per ritagliarsi in maniera definitiva uno spazio importante nella scienza doom, nonostante i rischi corsi a causa di un improvviso scioglimento intervenuto dopo il primo album, fortunatamente poi rientrato per la soddisfazione di tutti.

Tracklist:
1. I, Zombie
2. Bones Of My Brothers
3. Doombringer
4. Frost And Steel
5. Harvest of Kings
6. Hangman’s Hope

Line-up:
Gautham Khandige – Vocals
Sriram Kvlteswaran – Guitar, Backing Vocals
Mushaf Nazeer – Guitar
Jayaprakash Satanmurthy – Bass
Siddharth Manorahan – Drums

DJINN AND MISKATONIC – Facebook

2017

TIFONE CREW presenta JETTASANGU FEST VOL. 3

Jettasangu Fest è la prima produzione del collettivo catanese Tifone Crew, dedicata alle realtà estreme locali giunta al terzo capitolo. Nelle due serate precedenti, datate 17 febbraio e 7 aprile, si sono alternati sul palco Gangrenctomy, Fordømth, Whispering Haze, BuiOmegA, Torpore e 600000 Mountains.
In occasione della terza serata l’evento apre a band provenienti da oltre lo Stretto, ospitando il combo progressive death metal senese Coexistence, che si appresta a pubblicare il proprio debut EP Contact with the Entity per ETN Records. Con loro i ragusani Mass Turbo, quartetto dedito a un goliardico hardcore/thrash metal al vetriolo, e gli Undergrav, giovane band di Reggio Calabria dedita al più puro old school death metal. L’appuntamento è fissato per sabato 12 maggio 2018 al Ramblas DiscoPub di Catania.
Di seguito tutti i dettagli e il flyer, realizzato da Gore Occulto.

JETTASANGU FEST VOL. 3 W/
UNDERGRAV [Death metal from Reggio Calabria]
https://www.facebook.com/undergrav666/
MASS TURBO [Thrash metal/punk hardcore from Ragusa]
https://www.facebook.com/alcoholicdivision/
COEXISTENCE [Progressive death metal from Siena]
https://www.facebook.com/coexistenceprogdeath/

12.05.2018 H 22.00
Ramblas DiscoPub, Via Manzoni 86, Catania
Ingresso: 3€https://www.facebook.com/tifonecrew/
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/459529384484396/
Tifone Crew: https://www.facebook.com/tifonecrew/
E-mail: tifonecrew@gmail.com

FLESHGOD APOCALYPSE – 22.09. Perugia – Afterlife Live Club

I death metaller sinfonici FLESHGOD APOCALYPSE sono lieti di annunciare che il loro concerto gratuito di Perugia si terrà il 22 Settembre 2018. La band riprenderà la serata (con ospiti speciali e diverse sorprese) per l’uscita di un nuovo DVD. Impossibile mancare a un evento così unico – maggiori dettagli saranno presto svelati!

Il frontman Francesco Paoli ha commentato:
“Tristemente, dopo essere stati derubati a Gothenburg qualche settimana fa, siamo stati obbligati a posticipare di qualche mese il nostro show all’Afterlife Live Club di Perugia. La nuova data è fissata per il 22 Settembre con ingresso gratuito. Come saprete, lo show sarà registrato per il nostro primo DVD live. Sarà un’esperienza unica ed irripetibile, con la partecipazione di tanti ospiti, un vero quartetto di archi e molte altre sorprese quindi… non mancate! Grazie per tutto il supporto che ci avete dimostrato!”

FLESHGOD APOCALYPSE live:

16.05. F Seyssinet-Pariset – L’Ilyade
17.05. D Lindau – Club Vaudeville
19.05. NL Amsterdam – Amsterdam Metalfest
20.05. CH Fribourg – Le Nouveau Monde

w/ THE BLACK DAHLIA MURDER, WHITECHAPEL,
AVERSIONS CROWN, SHADOW OF INTENT
08.06. USA Chicago, IL – House of Blues
09.06. USA Cleveland, OH – Agora Theatre
10.06. USA Detroit, MI – Saint Andrew’s Hall
11.06. USA Pittsburgh, PA – Cattivo*
12.06. CDN Toronto, ON – The Opera House
13.06. USA Rochester, NY – Funk ’n Waffles
14.06. USA Boston, MA – Paradise Rock Club
15.06. USA New York, NY – Stage 48
16.06. USA Philadelphia, PA – Trocadero Theatre
17.06. USA Baltimore, MD – Soundstage
19.06. USA Norfolk, VA – Norva Theatre
20.06. USA Jacksonville, NC – The Tarheel
22.06. USA St. Petersburg, FL – Jannus Live
23.06. USA Ft. Lauderdale, FL – Revolution Live
24.06. USA Atlanta, GA – Masquerade
26.06. USA Nashville, TN – The Basement East
27.06. USA New Orleans, LA – Southport Hall
28.06. USA Houston, TX – White Oak Music Hall
29.06. USA San Antonio, TX – Vibes Event Center
30.06. USA Dallas, TX – Gas Monkey Live!
02.07. USA Albuquerque, NM – El Rey Theater
03.07. USA Phoenix, AZ – The Pressroom
04.07. USA San Diego, CA – Brick by Brick*
05.07. USA Fresno, CA – Strummer’s
06.07. USA Anaheim, CA – House of Blues
07.07. USA Berkeley, CA – UC Theatre
08.07. USA Sacramento, CA – Ace of Spades
09.07. USA Salt Lake City, UT – Metro Music Hall*
10.07. USA Denver, CO – Ogden Theatre
11.07. USA Kansas City, MO – The Truman
12.07. USA Sioux Falls, SD – Icon Lounge
13.07. USA Minneapolis, MN – The Cabooze
*FA + support only

02. – 05.08. RO Rasnov – Rockstadt Extreme Fest
22.09. I Perugia – Afterlife Live Club (Free Show)

Ordina “King”, qui: http://nblast.de/FleshgodKingNB
In digitale: http://nblast.de/FleshgodDownloads

“King” è stato prodotto da Jens Bogren (OPETH, KATATONIA, SOILWORK), con l’aiuto del tecnico Marco Mastrobuono. Il bellissimo artwork è stato creato dall’acclamato artista contemporaneo Eliran Kantor (TESTAMENT, ICED EARTH, KATAKLYSM, HATEBREED).

Altro su “King”:
‘Cold As Perfection’ OFFICIAL MUSIC VIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=67pJg8dsPcs (censored version)
‘Cold As Perfection’ OFFICIAL MUSIC VIDEO:
https://vimeo.com/153750101 (uncensored version)
‘The Fool’ OFFICIAL TRACK:
https://www.youtube.com/watch?v=GXOucG8rM5k
‘Gravity’ OFFICIAL LYRICVIDEO:
https://www.youtube.com/watch?v=jDzShhI6g3w


Maggiori info:
www.fleshgodapocalypse.com
www.facebook.com/fleshgodapocalypse
www.nuclearblast.de/fleshgodapocalypse

Postmortal – Soil

Soil è un ep altamente consigliato a chi ama il funeral death doom, che avrà così la possibilità di scorgere gli eventuali prodromi di una futura band di primo livello.

Primo ep per i polacchi Postmortal, che si erano già messi in mostra la scorsa estate con il singolo Heart of Depair che è valsa loro l’attenzione di una label importante in ambito doom come la Solitude.

Ogni uscita sotto l’egida dell’etichetta russa crea sempre un certa aspettativa, per cui da Soil ci sia attendeva quanto meno di scoprire se i Postmortal fossero un nome sul quale puntare qualche euro.
Da questi circa venticinque minuti, distribuiti su tre tracce, otteniamo risposte senz’altro positive ma non ancora definitive, nel senso che la band di Cracovia dimostra di maneggiare con tutta la padronanza del caso una materia ostica come quella del funeral death doom, offrendo nel complesso una buona prova alla quale manca ancora la scintilla, il momento memorabile che è poi l’unico modo per rendere peculiare un’offerta musicale collocata all’interno di un genere dal ridotto spazio di manovra.
Elusion, Nighttime Serenity e Seven sono tre buoni brani, dall’andamento dolente e sufficientemente melodico, ben punteggiato da un riffing preciso e da un growl al’altezza della situazione: il tutto rende Soil un ep altamente consigliato a chi ama queste sonorità, che avrà così la possibilità di scorgere gli eventuali prodromi di una futura band di primo livello.

Tracklist:
1. Elusion
2. Nighttime Serenity
3. Seven

Line-up:
Paweł – Bass
Kamila – Drums
Kamil – Guitars
Michał – Guitars
Dawid – Vocals

POSTMORTAL – Facebook

Moloch – The Other Side

The Other Side è un lavoro conciso ed efficace, in grado di offrire una mezz’oretta di musica fuori dai consueti schemi, composto da un musicista di sicuro spessore la cui bravura merita d’essere esportata anche al di fuori dei confini polacchi e degli steccati di genere.

The Other Side è il nuovo ep di questa interessante entità dedita ad un dark elettronico con diverse sfumature metal, guidata dal musicista polacco Fabian Filiks.

I sei brani offerti possiedono un ritmo incalzante che fornisce la base ad un lavoro melodico sempre in primo piano: l’elettronica di Moloch è abbastanza “rumorosa”, nel senso che non mostra esclusivamente il proprio lato più algido e robotico, rivelandosi in tal senso un possibile approdo per gli appassionati di metal che non disdegnano le derivazioni del genere sul versante dungeon synth, e neppure band come i Goblin.
In effetti, un certo sentore orrorifico può anche riportare istintivamente dalle parti dei seminali autori di colonne sonore horror per eccellenza (The End), andandosi a combinare con le ritmiche geometriche del kraut rock (i Kraftwerk si palesano manifestamente in diversi momenti nella splendida A Dream of Death).
Nel complesso The Other Side è un lavoro conciso ed efficace, in grado di offrire una mezz’oretta di musica fuori dai consueti schemi, composto da un musicista di sicuro spessore la cui bravura merita d’essere esportata anche al di fuori dei confini polacchi e degli steccati di genere.

Tracklist:
1.The Other Side
2. Escape From The Nameless City
3. F.E.A.R.
4. I Am Moloch
5. A Dream of Death
6. The End MOLOCH

Line-up:
Fabian Filiks

MOLOCH – Facebook

NEREIS

Il lyric video di Two Wolves, dall’album Turning Point in uscita a giugno (Eclipse Records).

Il lyric video di Two Wolves, dall’album Turning Point in uscita a giugno (Eclipse Records).

NEREIS pay homage to Native Americans with new Two Wolves music video

New full-length album Turning Point out June 8, 2018

NEREIS have revealed a new single and video for their song ‘Two Wolves’. This is the second video from their upcoming full-length album entitled Turning Point due out on June 8, 2018 via Eclipse Records. The video was directed by Maurizio Del Piccolo, utilizing imagery created by artist Claudio Calefato. Watch the video at this location, and hear the single via Spotify or Apple Music today!

“Two Wolves is a Cherokee native American legend which illustrates the central internal struggle of humanity” says vocalist Andrea Barchiesi. “In this legend, a tribal elder is teaching his grandson about life. He explains that there is a battle between two spirit wolves going on inside each of us. One is evil, and the other good. The first represents anger, greed, arrogance, and self-pity. The second represents peace, love, humility, and kindness.” Guitarist Samuel Fabrello continues. “The grandson thinks about this for a few minutes, then asks which will win? His grandfather replies that the wolf you feed will win.”

Turning Point features twelve hard-rocking songs that take the listener on an all-out aural adventure, ranging from blistering alternative metal to mellow power-rock, and everything in between. The album was produced by Mauro Andreolli at das Ende der Dinge, and the album art was designed by Daniel Hofer of Archetype Design. The band has also released a music video for their previous single, ‘Breaking Bad’ which may be watched at this location.

Pre-order the full album on iTunes, Amazon, Google Play, or CD, and stream the singles via Spotify, Apple Music, Deezer, Pandora, iHeart Radio, and more at http://eclp.se/rtrnn

For more information on Nereis, please visit them on Facebook, Twitter, or Eclipse Records.

Nereis Discography
Turning Point (LP) – 2018
From the Ashes (EP) – 2014
Burnin’ Game (demo) – 2012

Nereis Lineup
Andrea Barchiesi (lead vocals), Mattia Pessina (guitar), Samuel Fabrello (guitar), Gianluca Nadalini (bass), Davide Odorizzi (drums)

Evil Warriors – Fall From Reality

Certamente gli Evil Warriors non inventano nulla, ma svolgono al meglio il loro corrosivo compito, ben sorretti da una produzione adeguata, da idee sufficientemente chiare e da quello che volgarmente viene definito “tiro” che trova una sua concretizzazione in una tracklist di grande compattezza e priva di cali di tensione.

A sette anni dal primo full length tornano i tedeschi Evil Warriors con un nuovo album all’insegna di un ruvido e diretto black thrash.

In questa band di Lipsia troviamo due componenti degli Antlers, gruppo molto interessante del quale abbiamo parlato di recente, ma in Fall From Reality tutto si svolge in maniera ben differente, in quanto è evidente l’intento di spiattellare sulla faccia dell’ascoltatore un’interpretazione del metal estremo lontana da da sfumature atmosferiche, ma quanto mai essenziale e basata sull’impatto, o perlomeno, questo è ciò che resta alla fine dell’ascolto, al netto di alcuni passaggi che rendono efficacemente l’idea di come gli Evil Warriors siano molto più che biechi mazzuolatori.
I rallentamenti di Pillow Of Cold Water, l’incipit dissonante di Reincarnation che prelude ad una deflagrazione difficilmente contenibile e gli intermezzi rarefatti di Idleness and Doom, sono solo alcuni degli esempi di un’idea musicale ben più articolata di quanto possa a apparire ad un ascolto distratto.
Certamente gli Evil Warriors non inventano nulla, ma svolgono al meglio il loro corrosivo compito, ben sorretti da una produzione adeguata, da idee sufficientemente chiare e da quello che volgarmente viene definito “tiro” che trova una sua concretizzazione in una tracklist di grande compattezza e priva di cali di tensione.
Tanto basta per chi vuole godersi tre quarti d’ora di metal spigoloso, onesto ma vario, proprio per quegli spunti citati e disseminati nel corso del lavoro, a mio avviso senz’altro superiore a quelle uscite che spesso derubrichiamo alla voce “palla lunga e pedalare”; d’altro canto da una band che decide di chiamarsi Evil Warrios sarebbe stato improbabile ascoltare un qualcosa di sperimentale o innovativo e, sicuramente, la chiarezza d’intenti è uno degli aspetti che più convincono nell’operato di questo valido trio tedesco.

Tracklist:
1. Fall From Reality
2. Excess
3. Pillow Of Cold Water
4. Reincarnation
5. Idleness and Doom
6. Mania and Passion
7. Worthless Wretch
8. All The Stars

Line-up:
Alastor – Guitar
Beast – Guitar/Vocals
Exesor – Drums

EVIL WARRIORS – Facebook

THE STEEL

Il video di “Metaphysical Journey”, dall’album “The Evolution of Love” (Perris Records).

Il video di “Metaphysical Journey”, dall’album “The Evolution of Love” (Perris Records).

Il terzo Official Video di The STEEL – ex Wizard – estratto dall’album “The Evolution of Love” distribuito dalla Perris Records. Il brano si chiama “Metaphysical Journey”. La band intanto sta lavorando al materiale che comporrà il prossimo album.

BIOGRAFIA WIZARD
Hard Rock band napoletana composta da Roy Zaniel al basso e voce, Rino Musella alla batteria e Marco Perrone alla chitarra. I Wizard nascono nel 1979 per volontà del bassista Roy Z. e del batterista Rino M. ed un’intensa attività live ha sempre caratterizzato la band negli anni anche in ambito di importanti festival e rassegne nazionali.Tre sono le demos ufficiali registrate nel corso degli anni:
“We can do it” 1988,
“Shiver and shake” 1990,
“Carved the rock” 2010,
ed inoltre i Wizard sono presenti nelle 2 compilation
“Surgery of power” (Metal/Vinile) 1989
“Rocka in Musica” (Rock/Cd) 2012.
L’uscita dell’EP “Straight to the Unknown” nel dicembre 2014 prodotto e distribuito da Radio Entropia Factory segna il debutto discografico della Band.
Nel 2016 i Wizard realizzano l’ album “The Evolution of Love” e cambiano il loro nome in The STEEL firmando un contratto discografico con l’ americana Perris Records che distribuirà per 2 anni questo nuovo disco.

WIZARD’S BIOGRAPHY
Wizard is a Hard Rock Neapolitan band which members are:
Tiziano Favero (bass and voice) Rino Musella(drums) and Marco Perrone(guitar).
The Wizard were born in 1979 thanks to Tiziano F. and Rino M. and an intense live activity has always characterized the band in the years and also in important festivals and in national reviews. Three are the demos that have been recorded over the years:
“We Can Do It” 1988,
“Shiver And Shake” 1990,
“Carved The Rock” 2010,
and also Wizard are shown in the two compilations
“Surgery Of Power” (Metal/Vinile) 1989
“Rocka In Musica” (Rock/Cd) 2012.
The publication of the EP “Straight To The Unknown” in December 2014 produced and distributed by Radio Entropia Factory marks the recording debut of the band.
In 2016 Wizard made their album “The Evolution of Love” and changed their name to “The STEEL”, signing a contract with Perris Records, which will distribute the said album for two years.

LEATHERJACKS

Il video di Persona Non Grata, dall’album di prossima uscita Songs For The Strangest Ones.

Il video di Persona Non Grata, dall’album di prossima uscita Songs For The Strangest Ones.

“Persona Non Grata” is the new single for our 2nd upcoming album, entitled “Songs For The Strangest Ones” (No Release Date Yet). This is the Official Lyric Video of the song.

– All Voices, Guitar and other Instruments by Mauro Cordeiro.
All Lyrics, Song and Arrangements by Mauro Cordeiro.
Mixing and Mastering by Mauro Cordeiro.

– After Effects Video Editing, Motion Graphics, Art, Animations, and Concepts by Mauro Cordeiro.

– Produced by Mauro Cordeiro at MauCor Music.

A Perfect Circle – Eat The Elephant

Gli A Perfect Circle, senza dovere escogitare qualcosa di particolare, hanno prodotto un album di grande spessore, che riesce a differenziarsi dalle produzioni odierne in virtù di un’interpretazione del rock alternativo in qualche modo “antica”, proprio per la sua lontananza dalla natura usa e getta del rock più radiofonico e commerciale.

Se non fosse che il fatto stesso di ricevere il promo di un album così atteso sia motivo di soddisfazione, l’obbligo di dover commentare un disco come Eat The Elephant degli A Perfect Circle è una delle prove a cui tutto sommato ci si sottrarrebbe volentieri, un po’ per il fatto che noi di ME siamo orientati per indole ad occuparci di band che hanno sulla loro pagina Facebook 200 o 2.000 like e non 2 milioni, ma soprattutto in quanto sappiamo benissimo che ogni parere emesso al riguardo diviene a sua volta oggetto di infinite discussioni e di sterili polemiche.

Infatti, ogni uscita che coinvolge Maynard James Keenan, che sia a nome della sua band principale (Tool) o di altri progetti collaterali (Puscifer e, appunto, A Perfect Circle), viene spesso accolta dal pubblico in maniera tutt’altro che oggettiva, facendo pesare in sede di valutazione diversi aspetti che con la musica hanno ben poco a che vedere, derivanti per lo più dalla personalità inusuale del vocalist e del suo modo di porsi sicuramente non troppo alla mano.
Aggiungiamoci poi che l’interminabile assenza dalle scene dei Tool ha aumentato esponenzialmente l’attesa verso questo nuovo lavoro degli A Perfect Circle, a loro volta in stand by da ben quattordici anni, andando a comporre uno scenario nei confronti del quale è facile perdere di vista l’aspetto più importante, che è pur sempre quello musicale.
Provando così ad ascoltare Eat The Elephant senza alcun pregiudizio, in un senso o nell’altro, ciò che se ne ricava è la sensazione d’essere in presenza di un gran bel disco, nel quale è stata immessa una cura dei particolari degna di altri tempi da parte del buon Billy Howerdel (sul quale, è sempre bene ricordare, pesa l’onere compositivo, liriche escluse, negli APC).
Soprattutto, questo è un album fatto di canzoni, nel senso più autentico del termine. E quando queste godono di una produzione ed un’esecuzione strumentale che rasenta la perfezione, di un songwriting piuttosto ispirato, e di un cantante che, lo si apprezzi o meno, possiede doti interpretative non comuni, ecco che il pranzo è servito, per la gioia dei non pochi amanti di questo tipo di cucina.
Tra la dozzina di brani proposti ne troviamo diversi irresistibili, dotati di passaggi capaci di imprimersi nella memoria in maniera pressoché indelebile per sovvenire anche nei momenti meno propizi (So Long, And Thanks For All The Fish, Delicious, Disillusioned, The Doomed), altri dallo sviluppo più ricercato ed intimista ma dagli esiti ugualmente eccellenti (la title track, Get The Lead Out) e alcuni, pochi per fortuna, gradevoli ma decisamente meno brillanti, appartenenti alla categoria di quelli che musicisti di simile caratura compongono con il pilota automatico (By And Down The River, Feathers) oppure cervellotici e parzialmente fuori contesto (Hourglass).
Eat The Elephant è un’opera molto meno nervosa di Mer de Noms e anche di Thirteenth Step, ed appare evidente la scelta di prediligere un certa orecchiabilità che per fortuna non scade nella banalità, cosa questa che avrebbe sorpreso non poco se si fosse verificata; quello che appare evidente è che gli A Perfect Circle, senza dovere escogitare qualcosa di particolare, hanno prodotto un album di grande spessore, che riesce comunque a differenziarsi dalle produzioni odierne in virtù della classe superiore alla media di un compositore come Howerdel e di un cantante come Keenan (autore come sempre di testi tutt’altro che scontati), offrendo un interpretazione del rock alternativo in qualche modo “antica”, proprio per la sua lontananza dalla natura usa e getta del rock più radiofonico e commerciale.

Tracklist:
1. Eat The Elephant
2. Disillusioned
3. The Contrarian
4. The Doomed
5. So Long, And Thanks For All The Fish
6. TalkTalk
7. By And Down The River
8. Delicious
9. DLB
10. Hourglass
11. Feathers
12. Get The Lead Out

Line-up:
Maynard James Keenan
Billy Howerdel
James Iha
Jeff Friedl
Matt McJunkins

A PERFECT CIRCLE – Facebook

Hundred Year Old Man – Breaching

Breaching non è un lavoro molto semplice da assimilare e la sua durata vicina all’ora rende il tutto ancor più impegnativo, ma anche gratificante per chi apprezza certe sonorità.

Dopo aver parlato nello scorso inverno dell’ep Black Fire, ritroviamo i britannici Hundred Year Old Man alle prese con il loro primo full length,

Da quel lavoro la band di Leeds mutua sia il brano omonimo sia Disconnect, presentando altre sei tracce inedite, tre delle quali sono pregevoli episodi di matrice ambient, mentre The ForestLong Wall e Ascension mettono in mostra quello sludge post metal disturbato da inserti dronici e ben poco propenso a lasciare spazio agli accenni melodici nei quali ci eravamo imbattuti qualche mese fa.
Va detto che proprio il brano conclusivo, però, al di là delle vocals straziate, si muove su tempi più ragionati andando a creare un’interessante dicotomia tra lo sviluppo del sound e, appunto, l’uso della voce.
Il risultato finale è un album che tiene fede alle aspettative, fornendo comunque buona continuità alla precedente produzione e andando a collocare gli Hundred Year Old Man tra le realtà di sicura prospettiva nella scena europea.
Breaching non è ovviamente un lavoro molto semplice da assimilare e la sua durata vicina all’ora rende il tutto ancor più impegnativo, ma anche gratificante per chi apprezza tali sonorità.

Tracklist:
1 Breaching
2 Black Fire
3 The Forest
4 Clearing The Salients
5 Long Wall
6 Disconnect
7 Cease
8 Ascension

Line-up:
Aaron Bateman
Paul Broughton,
Steve Conway
Owen Pegg,
Dan Rochester-Argyle
Tom Wright

HUNDRED YEAR OLD MAN – Facebook

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – TRACY GRAVE

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni mercoledì alle 21.30 ed ogni domenica alle 22.00 su www.energywebradio.it.
Questa volta tocca ai Tracy Grave, band sarda guidata dall’omonimo vocalist dedita ad un ottimo hard/sleze/glam rock

MC Li abbiamo ascoltati qui su Overthewall con il nuovo singolo, Over the top, con noi Tracy Grave!
Tracy, la bio raccontava che la tua carriera musicale inizia dal 2000. Ma altre fonti mi hanno rivelato che ascoltavi glam già dalla tenera età! Quand’è che hai cominciato a comporre e quando hai pensato di metterti finalmente in gioco?

Ciao Mirella, è vero, ho scoperto il rock in tenera età e a 12 anni avevo già la mia prima band!! Ma è solo nel 2000 che ho cominciato a scrivere materiale originale. Prima mi dilettavo solo nella stesura di poesie, ho addirittura ancora valanghe di fogli da qualche parte. Per quanto riguarda la scrittura ho sempre sentito il bisogno di scrivere pensieri, poesie, racconti, ma è solo nel 2000 che ho cominciato ad esprimermi in musica ed e stata una cosa improvvisa senza pensarci su.

MC Nella tua carriera musicale hai condiviso il palco con grossi nomi del metal quali Alice Cooper, Paul di Anno, giusto per citarne alcuni. Ci racconti le tappe più importanti del tuo passato artistico?

Ogni tappa è stata importante, dal più piccolo palco al più grande, ogni percorso fatto mi ha lasciato un segno, non è il grande artista o il poco pubblico, semplicemente il fatto di cantare ed esprimerti è sempre un emozione unica.

MC Come nascono i tuoi brani? Da cosa riesci a trarre ispirazione per i testi e la musica?

In passato, come tanti altri, mi basavo sull’emulazione dei miei idoli, faceva figo fare l’Axl della situazione ecc…
Dopo un po’ di anni mi sono reso conto che non ero io, non era quello che avevo dentro e che volevo trasmettere.
Negli ultimi due album ho trovato la mia dimensione artistica, diciamo, e per quanto riguarda i testi, mi ispiro a persone, cose, momenti, istanti… tutte cose reali, comunque, e non provenienti dagli anni ’80 o rubate ad altre band più gettonate.

MC Il 5 aprile scorso pubblicate il nuovo album ” Sleazy Future” per la Volcano Records. Proprio per questa occasione ti avvali della collaborazione di una band, creata assieme al chitarrista e compositore Mark Shovel. Ci parli di questo nuovo lavoro discografico?

Sleazy Future è una sorta di ribellione contro tutto ciò che viviamo e contro ciò che ci prospetta il futuro, Un calcio in culo a chi ci ha sempre sbattuto le porte in faccia, un vaffanculo all’industria discografica…mi fermo qui per ora eheh.
Abbiamo dovuto scegliere tra una quarantina di brani per arrivare ai 10 dell’album, quindi vi lascio immaginare quanta rabbia c’è in questo disco.

MC Ci saranno spettacoli dal vivo a promuovere la nuova uscita?

Per ora stiamo girando la Sardegna e abbiamo in organizzazione un prossimo tour che ci porterà fuori molto presto.

MC Quali sono i progetti futuri della band?

Continuare a suonare prima di tutto e farci conoscere il più possibile in tutto il mondo, poi si vedrà!! Prendiamo tutto al momento, lavorando giorno dopo giorno!

MC Dove i nostri ascoltatori possono seguirvi?

Siamo presenti in tutti i social (https://www.facebook.com/tracygraveofficialpage/https://twitter.com/tracygraverock) e abbiamo anche il sito web ufficiale (https://www.tracygraveofficial.com).

MC Grazie di essere stato qui con noi!!

Grazie mille a voi per lo spazio concesso!!! A presto e Rock n’ roll!!

Ulfhednar – Mortaliter

La proposta degli Ulfhednar è per lo più aspra e diretta, ma non è affatto monotematica in quanto presenta più di un passaggio a suo modo ricercato, volto a spezzare la furia che sovente traspare dall’incedere di un sound che finisce per attingere anche dal death, dall’hardcore e dal doom.

Ulfhednar è il monicker scelto da questi ragazzi romani per esprimere la loro interessante idea di black metal.

In realtà il gruppo aveva mosso i primi passi con il nome Delirium Tremens, ma opportunamente è sopraggiunta la scelta di optare per un qualcosa di più peculiare (visto la sovrabbondanza di band con la stessa denominazione) ed attinente con tematiche che si discostano dalle consuetudini del genere.
Il black degli Ulfhednar ha comunque connotazioni di chiara derivazione scandinava, ma al di là dell’aspetto prettamente musicale ciò non avviene tramite l’enunciazione di temi antireligiosi o satanisti, non di rado proposti maniera dozzinale, bensì attraverso l’espressione di un senso di caducità dell’esistenza che individua nella vita il vero e proprio nemico che, metaforicamente, viene combattuto dall’Ulfhednar, figura della mitologia norrena.
La proposta della band capitolina è per lo più aspra e diretta, ma non è affatto monotematica in quanto presenta più di un passaggio a suo modo ricercato, volto a spezzare la furia che sovente traspare dall’incedere di un sound che finisce per attingere anche dal death e dall’hardcore, quando le accelerazioni divengono parossistiche, ed al doom nei passaggi ovviamente più rallentati e riflessivi.
Degli Ulfhednar colpiscono favorevolmente la voglia di espandere il raggio d’azione senza smarrire la potenza dell’impatto, provando a variare anche a livello lirico con il ricorso a tre lingue differenti come l’italiano, il latino e l’inglese.
Una produzione ruspante, ma sufficientemente nitida, consente di ascoltare senza difficoltà Mortaliter e di godersi le peculiarità di una prova che trae forza dalla propria essenzialità ed urgenza espressiva: Fredda Pietra è il brano che maggiormente colpisce per un’intensità che si sposa al meglio con la ruvidezza del tessuto musicale, ma nel complesso tutto l’album si mantiene su un buon livello medio.
Chiaramente gli Ulfhednar hanno ancora diversi margini di miglioramento, perché ci sono tutte le potenzialità per ripulire un po’ il suono senza necessariamente snaturarlo, oltre che inserire con maggiore fluidità, all’interno delle sfuriate a tutta velocità, quei passaggi più ragionati che conferiscono al tutto un tocco di varietà e di peculiarità.
Mortaliter si rivela quindi una prova ben più che incoraggiante per i bravi Ulfhednar.

Tracklist:
1. Mortaliter
2. Aes Inferni
3. In Tenebra Noctis
4. Void
5. Fredda Pietra
6. In Nomine Cuius
7. Rulers of Darkness
8. Alea
9. Addicted to Tragedy

Line-up:
Eclipsis – Vocals
Hevn – Guitars, Lyrics, Songwriting
Dmitryus – Bass
Cerberus – Drums

Guests:
Heliogabalus – lyrics on “Mortaliter”
Dario La Montagna – keyboards

ULFHEDNAR – Facebook

THE BORING DEATH

Il video di Punk Love.

Il video di Punk Love.

https://www.youtube.com/watch?v=gPMvYmetKcY

The Boring Death – band torinese fondata nel 2011 e composta da Alessio (voce e chitarra), Andrea (batteria) e Laura (basso e cori) – sono felici di annunciare l’uscita del nuovo video “Punk Love”

I protagonisti del video, interamente girato con la tecnica dello stop motion, sono tre personaggi d’eccezione e, cioè, tre scheletri in miniatura con tanto di microfoni, amplificatori e strumenti (inclusa una batteria ricavata da parti di altri scheletri, cani scheletrici e tanto altro).

Il video è accompagnato dal pezzo “Punk Love” veloce, graffiante e cattivo, proprio come la storia letale a cui si riferisce ed è legato all’uscita dell’omonimo EP dove la band sperimenta diverse versioni (punk love, dance love, folk love, classic love).

The Boring Death – an italian band formed in 2011 and featuring Alessio (lead voice and guitar), Andrea (drums) and Laura (bass and vocals) – are glad to announce the new video “Punk Love”

This video is totally shot in stop motion technique and performed by three particular characters…three small skeletons equipped with microphones, amplifiers and instruments (included spectacular drums made of skeletons parts, skeleton dogs and so much more).

The song “Punk Love” is fast, biting and naughty as the evil story that inspired the lyrics and it matches with the band’s new EP of the same name, presenting different versions of the song (punk love, dance love, folk love, classic love).

Collapse Of Light – Each Failing Step

Each Failing Step è un album magnifico, proprio perché si sviluppa in una maniera meno scontata di quanto potrebbe far presagire il connubio tra la voce maschile quella femminile all’interno del doom metal

I Collapse Of Light sono un nuovo riuscito esempio di coalizione tra musicisti provenienti da diverse esperienze e  nazioni, volto a dar vita ad un soggetto autonomo capace di offrire ben più della semplice somma degli addendi.

Se il motore del gruppo è portoghese, una componente peculiarmente nordica viene offerta dalla presenza di Natalie Koskinen, vocalist ben nota all’interno della scena doom in virtù della sua storica militanza negli Shape Of Despair e poi, recentemente, per le sue collaborazioni con i Clouds di Daniel Neagoe.
Da tutto questo ne scaturisce un doom atmosferico che racchiude l’approccio malinconico all’esistenza di due popolazioni molto lontane tra loro per clima e morfologia, ma vicine per quel diffuso sentore malinconico che nei finlandesi si esprime musicalmente con tratti più oscuri e veementi, mentre nei lusitani acquisisce tratti più intimisti che, se vogliamo, sono una diretta emanazione della massima espressione della loro musica popolare che è il fado, parola che come doom equivale all’italiano “destino”(da sentire in tal senso la stupenda The Remains of the Day)
La voce di Natalie è come sempre più suadente che non volta a ricercare virtuosismi, e si completa alla perfezione con il growl di Carlos D’Agua, che fu vocalist in quel bellissimo e sottovalutato lavoro intitolato …One Day Less dei Before The Rain, band nella quale hanno militato, sia pure in tempi diversi, anche gli altri due componenti ufficiali della band, Gonçalo Brito e Carlos Monteiro.
Each Failing Step è un album magnifico, proprio perché si sviluppa in una maniera meno scontata di quanto potrebbe far presagire il connubio tra la voce maschile quella femminile all’interno del doom metal: come detto, il sound presenta tratti per lo più intimisti e solo di rado assume in toto sembianze robuste; quando ciò avviene però, il senso di malinconia si trasforma in qualcosa di tangibilmente doloroso.
A Place to Die apre l’album e ne rappresenta il manifesto, andando toccare lungo i suoi diciassette minuti tutte le sfumature sonore che i Collapse Of Light immettono in una scrittura di rara sensibilità, avvolgendo l’ascoltatore e trasmettendogli le emozioni in maniera più dilatata ma non meno efficace.
I Will Not Return è relativamente più breve e ruvida rispetto allìopener e prelude alla pausa cristallina della già citata The Remains of the Day, prima che il brano di chiusura Leaving the Light Behind, anch’esso non lontano dal quarto dora di durata, spinga il sound su territori moto vicino ai Clouds, esibendo un death doom atmosferico, melodico e davvero toccante.
Voci ottime e un lavoro chitarristico di grande qualità sono elementi che, da soli, non sarebbero sufficienti ad elevare un disco alla soglia dell’eccellenza se non ci fossero capacità di scrittura come quelle esibite dai Collapse Of Light, un progetto che ha avuto una gestazione piuttosto lunga ma che, alla fine, ha portato ad un risultato che ripaga di tutta questa attesa sia i musicisti coinvolti che gli stessi appassionati di doom.

Tracklist:
1. A Place to Die
2. I Will Not Return
3. The Remains of the Day
4. Leaving the Light Behind

Line-up:
Carlos D’Agua – vocals
Natalie Koskinen – vocals
Gonçalo Brito – Guitars
Carlo Monteiro – Guitars

COLLAPSE OF LIGHT – Facebook

5Rand / Enemynside – 5/5 Circus – Scandicci (FI)

Per la prima volta suoneranno sullo stesso palco 5Rand ed Enemynside! Le due band capitoline si esibiranno con le loro performance il prossimo 5 Maggio al Circus di Scandicci (FI)

I 5Rand sono una band che propone un mix di metal con elementi thrash e industrial, con voce growl e clean proposta in entrambe le versioni dalla voce femminile di Julia Elenoir. Hanno pubblicato nel 2017 il loro album di debutto “Sacred/Scared”.

Gli Enemynside sono una band che propongono del thrash old school, a Gennaio 2018 pubblicano il nuovo attesissimo EP “Dead Nation Army” che al momento stanno promuovendo.

Coltsblood – Ascending Into Shimmering Darkness

Chi ama sia il doom, sia il sempreverde formato in vinile, non dovrebbe farsi sfuggire l’occasione di fare propria l’ultima opera di una band magari finora poco conosciuta ma davvero di notevole spessore, oltre che composta da musicisti dotati di grande sensibilità.

Ascending Into Shimmering Darkness è il secondo full length degli inglesi Coltsblood: l’album è stato pubblicato dalla Candlelight circa un anno fa, ma la riedizione in vinile in uscita in questi giorni a cura della Black Bow ci fornisce l’occasione di rinfrescare la memoria degli appassionati di doom.

Il trio di Liverpool offre uno sludge strettamente imparentato con il funeral che restituisce al meglio il sentimento di vuoto e di sgomento insito nel genere: cinquanta minuti per cinque brani sono la tariffa consueta che le band operanti in questo ambito spesso applicano, quasi sempre con ottimi risultati come accade in questo caso.
Ascending Into Shimmering Darkness è uno splendido lavoro, che ha per di più il pregio di procedere con un crescendo emotivo che vede una partenza più incline allo sludge con la title track (brano peraltro già edito nello split con Horse Latitudes e Ommadon del 2014), per poi giungere alla conclusiva The Final Winter, nella quale a predominare nettamente è una componente funeral esibita con grande intensità.
Il tutto avviene passando per tracce più aspre come Mortal Wound e The Legend of Abhartach e la relativamente più melodica Ever Decreasing Circles, specialmente per l’ottimo lavoro della chitarrista Jem; dal canto suo, il marito John affligge gli ascoltatori con il suo growl, componendo con con il batterista Jay una base ritmica che spicca maggiormente per dinamismo, come detto, nella prima parte del lavoro.
Vale davvero la pena, quindi, di compiere questa “ascesa verso una scintillante oscurità”, e chi ama sia il doom, sia il sempreverde formato in vinile, non dovrebbe farsi sfuggire l’occasione di fare propria l’ultima opera di una band magari finora poco conosciuta ma davvero di notevole spessore, oltre che composta da musicisti dotati di grande sensibilità.

Tracklist:
1. Ascending into Shimmering Darkness
2. Mortal Wound
3. The Legend of Abhartach
4. Ever Decreasing Circles
5. The Final Winter

Line-up:
John – Vocals, Bass
Jem – Guitars
Jay – Drums

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