NUCLEUST

Il video di The Symphony Of Revenge, dall’album Terra Cerebral (Rockpit Records).

Il video di The Symphony Of Revenge, dall’album Terra Cerebral (Rockpit Records).

Perth based Australian progressive metal band Nucleust have dropped a new and hard hitting video for The Symphony Of Revenge, warning – it’s pretty graphic!

This track comes from the bands debut album Terra Cerebral which was released July last year.

“The instrumental of the track was written by guitarist Max Palizban with the story in mind, and vocalist Shannon Marston and Max wrote the lyrics together that tells the story of a fictional girl who is raped and her life is affected dramatically by this awful event. Her father who is unhappy with the result of an investigation decides to take matters into his own hands resulting in the demise of the rapist only to find that his vigilante justice, although momentarily satisfying did not remove the pain from his daughter’s life. This changed all their lives forever not necessarily for the better. Some wounds will never heal.” – Nucleust

Meet the Band

Shay William Graham Smith (Drums), Shannon Marston (Vocals), Max Palizban (Guitars & Back Vocals) and Josh Fox (Bass).

Nucleust are a progressive metal band from Perth, Australia who strive to deliver what can be classified as heavy odd music comprising of unpredictable combinations of metal riffs and motives. Having been inspired by a diverse range of genres from Classical Music to Doom/Goth Metal, from Thrash to Death Metal, and from Jazz to Progressive Rock/Metal; Nucleust creates music, which is a reflection of what is happening in the real world through their own screaming critique, backed by a distinctive sound of extreme 7 & 6 string guitar riffs, massive crunchy bass sounds and groovy heavy drum patterns.

OVERACTIVE

Il track stream video di “The Call Of The Grave”, dall’album di prossima uscita “The Opponent”.

Il track stream video di “The Call Of The Grave”, dall’album di prossima uscita “The Opponent”.

I Deathsters Italiani OVERACTIVE hanno rivelato in anteprima un track stream video per il brano “The Call Of The Grave”, dal loro prossimo debut album “The Opponent”.

Il loro sound contemporaneo è il risultato di un mix di tecnica, brutalità e velocità che prende ispirazione dalle forme di metal più tecnico.
Il concept della band è incentrato su una storia di ribellione, evoluzione ed esaltazione del disvalore nella spiritualità e nell’autorità morale, i cui fautori si pongono come cavalieri in lotta contro la decadenza di un sistema imputridito, annunciatori di un mondo nuovo in cui le credenze metafisiche sono un lontano ricordo …

“The Opponent” è in uscita nel 2018, ed è stato registrato, mixato e masterizzato ai 16th Cellar Studio (Fleshgod Apocalypse, Hour Of Penance, Decrepit Birth) da Stefano “Saul” Morabito.
Lyric video prodotto da Cult Of Parthenpe.

Visionoir – The Waving Flame of Oblivion

Un album frizzante e dal grande charme: l’ascolto che ne risulta è incredibilmente piacevole e di assoluto trasporto.

La musica dei Visionoir non è sicuramente di quella che trovi da tutte le parti. Il progetto nasce da un’idea di Alessandro Sicur, che fonda il progetto nel 1998 e lavora duramente a The Waving Flame of Oblivion, quest’album che esce solamente a fine 2017 dopo anni di rielaborazioni e nuovi contenuti.

Attesa lunga in stile (ormai) Tool, ma possiamo piangere da un solo occhio ascoltando i grandi risultati prodotti dal musicista friulano: il suo è un sound non inquadrabile in nessun genere preciso, e nemmeno identificabile da un singolo aggettivo. Questo è certamente il punto di forza del progetto, che propone uno sperimentalismo musicale variegato al 100% , prendendo elementi di post rock, avvertibile in pezzi come Coldwaves e A Few More Steps, progressive e space rock, ma non solo. Il sintetizzatore collabora nella creazione di tutto un universo musicale che schizza in mille direzioni e non è inquadrabile solamente nella categoria rock, per quanto già vastissima: basti ascoltare brani emblematici in tal senso come Shadowplay e Distant Karma.
L’artista esplora tutte le atmosfere possibili provocando nell’ascoltatore qualsiasi emozione meno che la noia. C’è sempre da aguzzare le orecchie durante l’ascolto, per cogliere ogni nuova sonorità introdotta nel viaggio musicale. L’unica band più rinomata, il cui sound è avvicinabile a ciò che il musicista italiano ha fatto, sono gli Arcane Alchemists, accompagnati da altri meno noti al grande pubblico.
Per il momento il nome Visionoir si trova tra questi ultimi ma siamo solo al primo vero e proprio album. Ci auguriamo solo che questo sia l’inizio una produzione più frequente negli anni a venire ma, ovviamente, senza mai cadere nell’errore opposto di sfornare album a raffica, come talvolta vediamo accadere ad altre one-man band.

Tracklist
1. Distant Karma
2. The Hollow Men
3. 7even
4. The Discouraging Doctrine of Chances
5. Shadowplay
6. Electro-Choc
7. Coldwaves
8. A Few More Steps
9. Godspeed Radio Galaxy

Line-up
Alessandro Sicur – Vocals, Keyboards, Piano, Bass, Programming

VISIONOIR – Facebook

OCEANS OF SLUMBER

Il video di “No Color, No Light”, dall’album “The Banished Heart”(Century Media Records).

Il video di “No Color, No Light”, dall’album “The Banished Heart”(Century Media Records).

I progger texani OCEANS OF SLUMBER presentano oggi il video del nuovo singolo “No Color, No Light”. Il singolo è estratto dal nuovo album “The Banished Heart”, in uscita il 2 marzo 2018 su Century Media Records e vede la partecipazione come ospite dietro al microfono il cantante degli Evergrey Tom Englund.
Il video di “No Color, No Light” è stato creato da Costin Chioreanu.

Di seguito la tracklist di “Banished Heart”:

The Decay of Disregard
Fleeting Vigilance
At Dawn
The Banished Heart
The Watcher
Etiolation
A Path to Broken Stars
Howl of the Rougarou
Her in the Distance
No Color, No Light
Wayfaring Stranger

Drummer Dobber comments, “‘No Color, No Light’ was the last song the band wrote for the album and our answer to love’s deathly bellows. A song about crossing into the darkness and chasing the shadows to find her or him. Would you answer the call? Don’t wait….”

“No Color, No Light” is available as a digital single on all download and streaming platforms and as an Instant Grat Track on iTunes and Amazon. Preorders for all physical formats of the album are also available.

OCEANS OF SLUMBER live
02.03.2018 Houston, TX (USA) – White Oak Music Hall (album release show)
03.03.2018 Brooklyn, NY (USA) – Saint Vitus Bar (album release show)
06.04.2018 Nottingham (UK) – Rock City
07.04.2018 Glasgow (UK) – ABC1
08.04.2018 Bristol (UK) – O2 Academy
10.04.2018 Dublin (Ireland) – Tivoli
12.04.2018 Manchester (UK) – O2 Ritz
13.04.2018 London (UK) – O2 Forum
14.04.2018 Tilburg (Netherlands) – 013 Poppodium

OCEANS OF SLUMBER is
Cammie Gilbert – Vocals
Anthony Contreras – Guitar
Sean Gary – Guitar
Keegan Kelly – Bass
Dobber Beverly – Drums

OCEANS OF SLUMBER online
http://www.oceansofslumber.com
https://www.facebook.com/oceansofslumber
https://twitter.com/oceansofslumber
https://instagram.com/oceansofslumber

Therion – Beloved Antichrist

Tirando le somme dell’operazione, appare evidente come Christofer Johnsson fosse uno dei pochi in possesso della caratura artistica e della credibilità necessarie per cimentarsi in un impresa di questa dimensioni: ciò che resta, però, è la sensazione d’essere al cospetto di una profusione di energie che ha prodotto un risultato di livello rispettabile, ma inferiore a quelle che potevano esser le ragionevoli aspettative.

Dopo una lunga gestazione, finalmente la rock opera che è sempre stata nelle corde e nelle intenzioni di Christofer Johnsson ha visto la luce con il titolo Beloved Antichrist, rappresentando il sedicesimo full length della brillante carriera dei suoi Therion.

Certo che, in questo caso, più che di full sarebbe il caso di parlare di “excessive length”, perché tre ore di musica spalmate su altrettanti cd sono un qualcosa che va decisamente in direzione ostinata e contraria alle modalità di ascolto e di consumo della musica in voga nel terzo millennio: del resto Johnsson è da tempi non sospetti un artista che volge il suo sguardo molto più al passato, perlomeno a livello di immaginario, e a questo va aggiunto il fatto che una simile operazione non possa essere tacciata in alcun modo di commercialità.
Confesso che l’idea stessa di parlare di un’opera di tali dimensioni crea diversi imbarazzi, perché per riuscire a raccontare con dovizia di particolari i contenuti di Beloved Antichrist è necessario un impegno orario complessivo che fa sicuramente e onore a chi ci ha provato: dal canto mio, più che di parlare di questa o quella traccia (essendocene ben 47 non sarebbe difficile citare, nel bene e nel male, 4 o 5 titoli presi a caso) preferisco tentare di fare un ragionamento più ampio, partendo dall’assunto di base che i Therion sono una delle creature musicali più importanti e peculiari della sorta del metal e, come tali, vanno trattati con la dovuta dose di rispetto e riconoscenza.
Però, prendendo in esame la storia della band svedese, se dovessi disegnare un grafico farei ascendere la linea fino al picco corrispondente a Theli, per poi farle iniziare una graduale discesa che ne mantiene le coordinate sempre al di sopra di un livello medio, con una nuova lieve impennata corrispondente all’accoppiata Lemuria / Sirius B.
E’ anche vero che lo steso Christofer Johnsson ci avverte che Beloved Antichrist non deve essere trattato alla stregua di un nuovo album dei Therion, bensì come una vera e propria rock opera sulla falsariga, almeno a livello di intenti, dei capolavori settantiani come Jesus Christ Superstar o Tommy. Un’affermazione che non deve essere letta come un atto di presunzione perché, probabilmente, il musicista svedese ha inteso puntualizzare come il lavoro possa trovare una sua dimensione più efficace nella trasposizione sul palco.
Beloved Antichrist in fondo scorre via piuttosto bene, considerata la lunghezza, ma manca di un brano capace di stupire l’ascoltatore per la sua bellezza (chi immagina che mi possa riferire a qualcosa di simile a The Siren Of The Woods ci ha preso in pieno, ma mi sarei accontentato anche di molto meno a livello di intensità emotiva).
Queste tre ore di musica scivolano, infatti, lasciando sensazioni complessivamente gradevoli, ma venendo meno quei due o tre elementi di traino fatico ad immaginare qualcuno che decida di ascoltare ogni giorno l’intera opera, ben sapendo che non vi rinverrà quei momenti topici che giustificano la presenza di tutto il restante contenuto; inoltre, trovandosi a dover assegnare una voce diversa a buona parte dei quasi trenta personaggi, a Johnsson è venuta meno l’intuizione (o semplicemente non ha ritenuto opportuno farlo) di affidare alcuni ruoli a vocalist di un certo nome, a differenza di quanto, magari un po’ ruffianamente, hanno fatto in passato i vari Lucassen o Sammet, lasciando campo libero a cantanti bravi ma sconosciuti (a parte Lori Lewis e Tomas Vikstrom, e Chiara Malvestiti limitatamente all’ambito italiano) e in quanto tali privi del carisma necessario per attirare ulteriormente l’attenzione dell’ascoltatore.
Tirando le somme dell’operazione, appare evidente come Christofer Johnsson fosse uno dei pochi in possesso della caratura artistica e della credibilità necessarie per cimentarsi in un’impresa di questa dimensioni: ciò che resta, però, è la sensazione d’essere al cospetto di una profusione di energie che ha prodotto un risultato di livello rispettabile, ma inferiore a quelle che potevano esser le ragionevoli aspettative.
Resta l’apprezzamento per il coraggio e la visionarietà del musicista scandinavo, oltre che per l’oggettiva bravura nell’essere riuscito a rielaborare in maniera attendibile la novella “Un breve racconto dell’Anticristo” dello scrittore russo Vladimir Soloviev, nonché a comporre una simile quantità di materiale senza mai scadere al di sotto di certi standard; come detto, se si considerasse Beloved Antichrist solo come un normale album (ma di fatto non può esserlo), il giudizio complessivo non potrebbe essere del tutto favorevole, mentre, provando ad immaginare a quale potrebbe esserne la resa a livello di vera e propria rappresentazione teatrale, allora le impressioni potrebbero essere riviste se non del tutto ribaltate.

Tracklist:
Disc 1 – Act I
1. Turn from Heaven
2. Where Will You Go?
3. Through Dust Through Rain
4. Signs Are Here
5. Never Again
6. Bring Her Home
7. The Solid Black Beyond
8. The Crowning of Splendour
9. Morning Has Broken
10. Garden of Peace
11. Our Destiny
12. Anthem
13. The Palace Ball
14. Jewels from Afar
15. Hail Caesar
16. What Is Wrong?
17. Nothing but My Name

Disc 2 – Act II
1. The Arrival of Apollonius
2. Pledging Loyalty
3. Night Reborn
4. Dagger of God
5. Temple of New Jerusalem
6. The Lions Roar
7. Bringing the Gospel
8. Laudate Dominum
9. Remaining Silent
10. Behold Antichrist
11. Cursed by the Fallen
12. Ressurection
13. To Where I Weep
14. Astral Sophia
15. Thy Will Be Done

Disc 3 – Act III
1. Shoot Them Down
2. Beneath the Starry Skies
3. Forgive Me
4. The Wasterland of My Heart
5. Burning the Palace
6. Prelude to War
7. Day of Wrath
8. Rise to War
9. Time Has Come / Final Battle
10. My Voyage Carries On
11. Striking Darkness
12. Seeds of Time
13. To Shine Forever
14. Theme of Antichrist

Line-up:
Christofer Johnsson – Guitars (rhythm), Guitars (baritone), Keyboards, Programming
Sami Karppinen – Drums (CD1 tracks 15, 16)
Björn Nalle Påhlsson – Bass, Guitars (rhythm), Guitars (baritone), Guitars (acoustic)
Thomas Vikström – Vocals (as Antichrist)
Christian Vidal – Guitars (lead), Guitars (rhythm), Guitars (12 string)
Chiara Malvestiti – Vocals (as Johanna)
Lori Lewis Vocals (as Helena)
Johan Kullberg – Drums

Role, Voice and Singer
Antichrist – Tenor – Thomas Vikström
Johanna – Soprano – Chiara Malvestiti
Helena – Soprano – Lori Lewis
Agnes – Mezzo – Ulrika Skarby
Mare – Soprano – Lydia Kjellberg
Sophia – Soprano – Melissa Verlak
Appolonius – Baryton – Markus Jupiter
Professor Pauli – Tenor Barytone – Linus Flogell
Satan – Bass – Erik Rosenius
Priest – Bass – Mikael Schmidberger
President – Tenor – Kaj Hagstrand
President’s wife – Mezzo – Matilda Wahlund
Male voter – Baritone – Samuel Jarreck
Female voter – Alto – Matilda Wahlund
Messenger – Dramatic soprano – Karin Fjellander
Pope – Barytone – Samuel Jarreick
Building Master – Tenor – Kaj Hagstrand
Female servant 1 – Sopran – Linnea Vikström
Female servant 2 – Mezzo – Matilda Wahlund
Male servant 1 – Baryton – Samuel Jarrick
Male servant 2 – Bass – Mikael Schmidberger
Lead Succubi – Mezzo – Matilda Wahlund
Woman/Congress – Mezzo – Matilda Wahlund
Congress woman 2 – Sopran – Linnea Vikström
Antichrist soldier – Barytone- Samuel Jarrick
Demon – Bass – Mikael Schmidberger
Angel – Dramatic soprano – Karin Fjellander
3 demons – Baritone – Mikael/Samuel/Linus

THERION – Facebook

DEADLY CARNAGE

Il video trailer del nuovo album “Through the Void, Above the Suns” (ATMF).

Il video trailer del nuovo album “Through the Void, Above the Suns” (ATMF).

Gli italiani Deadly Carnage (Post-Black / Doom) hanno pubblicato un trailer del nuovo album “Through the Void, Above the Suns” in uscita a fine Marzo su ATMF (www.atmf.net). Le riprese del video sono state effettuate nel 2017 durante le registrazioni al Domination Studio.

PAGINA FACEBOOK UFFICIALE: www.facebook.com/DeadlyCarnage
PAGINA UFFICIALE BANDCAMP: deadlycarnage.bandcamp.com
PAGINA UFFICIALE INSTAGRAM www.instagram.com/deadlycarnageband

BLACK ROYAL

Il video di “The Chosen”, dall’album “Lightbringer” di prossima uscita (Suicide Records).

Il video di “The Chosen”, dall’album “Lightbringer” di prossima uscita (Suicide Records).

Finland’s sludge metal four-piece group Black Royal have just shared the official video for “The Chosen” off their forthcoming debut full-length album “Lightbringer”.

Produced by Black Royal, mixed by Jussi Kulomaa and mastered by Jaakko Viitalähde, “Lightbringer” features the artwork of Samu Peltola and is set for release on March 9th via Suicide Records. Physical pre-orders are now available here.

Black Royal will embark on a European tour in March in support of “Lightbringer”. A list of confirmed dates is included below, more dates will be announced soon.

8.3. Lepakkomies, Helsinki
9.3. Dog´s Home, Tampere
10.3 Street Bar 95, Turku
22.3 Ravintola Torvi, Lahti
23.3 Rockstar´s, Tallinn (EE)
24.3 Kärä Kants, Rakvere (EE)
7.4. Bar Rock Bear, Vantaa
11.4 Bar Loose, Helsinki
20.4. Panama Bar, Valkeakoski
3.5. nArautti, Vilnius (LT)
4.5. Lemmys, Kaunas (LT)
5.5. Rockstar’s, Tallinn (EE)
19.5. Baarikaappi, Pori
8.6. Tuiskula Tattoo + Rock, Nivala

Formed in 2013 in Tampere – Finland, Black Royal play an highly infectious combination of Scandinavian death metal with a crushing sludge. The band has released two EPs and a digital single since their formation and just recently they’ve signed a record deal with Suicide Records for the release of their debut album “Lightbringer”, due out on March 9th 2018.

“Lightbringer” track-listing:
1. Cryo-Volcalnic
2. Self-Worship
3. Salvation
4. Denial
5. Pentagram Doctrine
6. Lightbringer
7. The Chosen
8. Dying Star
9. New World Order
10. Ou[t]roboros

http://www.blackroyal.fi
https://www.facebook.com/blackroyalmusic
http://www.suiciderecords.se

BARREN EARTH

Il lyric video di “Withdrawal”, dall’album “A Complex Of Cages” in uscita a fine marzo (Century Media Records).

Il lyric video di “Withdrawal”, dall’album “A Complex Of Cages” in uscita a fine marzo (Century Media Records).

Disponibile da oggi il lyric video del singolo di “Withdrawal” dei finlandesi BARREN EARTH. Il brano è incluso nel nuovo album “A Complex Of Cages” in uscita il 30 marzo 2018 su Century Media Records di cui è già disponibile il preorder.

Di seguito la tracklist:

The Living Fortress
The Ruby
Further Down
Zeal
Scatterprey
Solitude Pith
Dysphoria
Spire
Withdrawal

Vocalist Jón Aldará comments, “Withdrawal moves Barren Earth into previously unexplored territory, making it an unorthodox album closer, but one that makes complete sense to us. It is the song that inspired the album title, and it’s theme of social anxiety is the glue which binds the songs together, lyrically.”

Drummer Marko Tarvonen adds, “Barren Earth was always heavily categorised as death metal or prog for mixing those two influences. With Withdrawal we wanted to do something that is neither. Instead this song is a slowly growing rock ballad where the instrumentation has been kept minimal giving most room for Jón’s voice. It’s the ballad that Scorpions or King Crimson never did!”

“Withdrawal” is available as a digital single on all download and streaming platforms and as an Instant Grat Track on iTunes and Amazon. Preorders for all physical formats of “A Complex of Cages” are also available as of now.

Use the following link to direct you to selected download and streaming platforms or to preorder a physical copy of the album:

BARREN EARTH live:
30.03.2018 Helsinki (Finland) – Kuudes Linja
01.04.2018 Tampere (Finland) – YO-talo, SAARIHELVETTI EASTER BASH

BARREN EARTH is:
Marko Tarvonen – Drums
Olli-Pekka Laine – Bass
Antti Myllynen – Keyboards
Jón Aldará – Vocals
Sami Yli-Sirniö – Lead guitars
Janne Perttilä – Rhythm guitars

BARREN EARTH online:
http://www.barrenearth.com
https://www.facebook.com/BarrenEarth
https://twitter.com/BarrenEarthBand
http://instagram.com/BARRENEARTH
http://www.last.fm/music/Barren+Earth

Enoid – Livssyklus & Dodssyklus

Trattandosi di una rivisitazione di quanto fatto da Ormenos circa un decennio fa, il tutto deve essere visto come l’occasione per fare la conoscenza di una realtà musicale interessante e degna della massima stima, per la coerenza e la passione che il musicista elvetico immette nella sua riproposizione piuttosto fedele della tradizione del genere.

Lo svizzero Ormenos è il titolare di questa one man band denominata Enoid, anche se nel primo anno di attività ha avuto diverse denominazioni prima di quella attuale.

Livssyklus & Dodssyklus è una compilation che raccoglie i primi due full length usciti a nome Enoid (intitolati appunto Livssyklus e Dodssyklus), anche se il primo in realtà era già uscito come demo a nome Organ Trails nel 2004 per essere poi riedito nel 2014 con il titolo Organ Trails 2004.
Dopo avevi confuso il giusto le idee, veniamo al contenuto dell’opera, che offre un’ora complessiva di buon black metal di matrice scandinava, lineare, melodico e di gradevole ascolto.
Il musicista di Losanna è piuttosto arrivo nella scena elvetica, essendo impegnato a vario titolo con almeno un’altra decina di band, per cui il fatto di riproporre per l’ennesima volta questi due lavori (soprattutto il primo) non deve far pensare ad una particolare aridità compositiva; l’operazione della Grimm Distributin appare quindi valida perché offre la possibilità di ascoltare black metal di buona fattura, con il secondo dei due che si rivela leggermente più aspro del predecessore, spingendosi a livello artistico dalle parti degli Arckanum, il che tutto sommato è un modello di sicuro pregio.
In generale, trattandosi di una rivisitazione di quanto fatto da Ormenos circa un decennio fa, il tutto deve essere visto come l’occasione per fare la conoscenza di una realtà musicale interessante e degna della massima stima, per la coerenza e la passione che il musicista elvetico immette nella sua riproposizione piuttosto fedele della tradizione del genere.
Per finire, ma solo a livello di curiosità, i titoli dei brani non fanno riferimento a qualche antica lingua mesopotamica ma, perché abbiano un senso, devono essere semplicemente letti al contrario …

Tracklist:
1. Riruop
2. Ecnassian
3. Ridnarg
4. Erviv
5. Rillieiv
6. Riruom
7. Noitpecnoc
8. Edicius
9. Ecnarffuos
10. Edulretni
11. Trom
12. Noitcurtsed
13. Dlrow eht Kcuf

Line-up:
Ormenos – Drums, Guitars, Vocals

ENOID – Facebook

PUREST OF PAIN

Il lyric video di The Solipsist, dall’album Solipsis.

Il lyric video di The Solipsist, dall’album Solipsis.

Dutch melodic death metal band PUREST OF PAIN will be the releasing their debut album “Solipsis” on March 1st, 2018 to follow their 2013 single “Momentum” and 2011 EP “Revelations In Obscurity”.

Lead by guitarist and main songwriter Merel Bechtold of DELAIN, whom also performs in much respected bands MaYaN and The Gentle Storm/Anneke van Giersbergen, the energetic quintet from Holland, which now includes DELAIN drummer Joey de Boer is a force to be reckoned with. Combining Scandinavian metal influences with groove, ambiance, tone and melody, the band has teamed up with NoCleanSinging.com for the North American premiere of their lyric video and second single “The Solipsist”.

Seven years in the making, from the writing process up to the final mastering to launching a successful online crowd funding campaign on Indiegogo (raising over 18,000 Euros, thank you video here), along with increasing their funds through live performances, which saw them open for such bands as Opeth, Textures, Suicide Silence, Unearth and Attack Attack! plus an unforgettable slot at Wacken in 2014. “Solipsis” is 14 tracks of brutality blended with groove and emotion produced by Merel Bechtold with recording done at Mantis Audio Studio (Delain) and mastering by Jens Jorgen (Opeth, Arch Enemy, Soilwork).

Guitarist Merel Bechtold comments:

“‘Solipsis’ is a guitar oriented record, is has been recorded as organic as possible: partly at home, partly at Mantis Audio Studio. The song ‘E.M.D.R.’ is written by fellow guitarist Michael van Eck. All the other songs were summoned by myself. The lyrics are written by vocalist J.D. Kaye. And even though the music is at times technical and challenging, it’s undeniably driven by relentless groove, enhanced by hugely melodic passages, wonderful tone and moments of ambient clarity.”

“Solipsis” will be available on CD, Vinyl plus as a digital release and is available for pre-order here. Their single “Terra Nil” is available for download and stream on iTunes, Amazon, Google Play, Spotify, Deezer.

The CD and Vinyl versions have slightly altered artwork. Merel Bechtold was responsible for its concept and bass player Frank van Leeuwen designed and finalized the covers.

Band Members:
J.D. Kaye -­ Vocals
Merel Bechtold – Guitars
Michael van Eck – Guitars
Frank van Leeuwen – Bass
Joey de Boer – Drums

Track Listing:
1. The Pragmatic (1:19)
2. Truth–seeker (2:09)
3. Vessels (2:59)
4. Crown of Worms (3:42)
5. Momentum (5:05)
6. The Sleep of Reason (1:33)
7. Tidebreaker (4:16)
8. Trial & Error (4:49)
9. Terra Nil (6:05)
10. Noctambulist (3:38)
11. E.M.D.R. (4:21)
12. Phantom Limb (4:09)
13. The Solipsist (3:52)
14. The End (2:25)
Album Length: 50:21

For More Info:
http://www.purestofpain.com
http://www.facebook.com/purestofpain
http://www.instagram.com/purestofpainofficial

PARADISE LOST

Il lyric video di So Much Is Lost, dall’album Host, di prossima uscita in vinile (Nuclear Blast).

Il lyric video di So Much Is Lost, dall’album Host, di prossima uscita in vinile (Nuclear Blast).

PARADISE LOST – svelano i primi aneddoti sulle registrazioni di “Host”

Il 16 marzo i PARADISE LOST pubblicheranno la versione rimasterizzata del loro leggendario settimo album “Host” e, per la prima volta, il disco sarà disponibile in vinile.

Oggi la band presenta il primo trailer di “Host”, in cui il cantante Nick Holmes e il chitarrista Greg Mackintosh parlano del fatto di essere su una major negli anni ’90 e delle stravaganti, strane e fantastiche conseguenze. I ragazzi ricordano anche di avere costruito uno studio nella dimora dell’attrice Jane Seymour per registrarvi l’album e di avere dormito nel letto in cui era stato prima Marti Pellow dei WET WET WET, dopo avere trovato dei libri un po’ dubbi nel cassetto del comodino.

https://youtu.be/w-52ADmhQM4

L’album sarà disponibile in digipack e tre differenti vinili colorati (black, clear e mint) per la prima volta in assoluto. I pre-ordini sono attivi:
http://nblast.de/ParadiseLostHostNB

Chi pre-ordina il disco in digitale riceverà immediatamente il download di ‘So Much Is Lost’, di cui è stato realizzato il lyric video: https://www.youtube.com/watch?v=WeeID9ag-zY

http://smarturl.it/SoMuchIsLost
https://smarturl.it/HostRemastered

L’ultimo album della band “Medusa” è nei negozi ed è stato scelto come miglior album del 2017 da diverse riviste, tra cui Decibel e Rock Hard Italy: http://nblast.de/ParadiseLostMedusaNB

La band parteciperà ai seguenti festival estivi:

01.04. D Munich – Dark Easter Metal Meeting
04.04. BG Sofia – 12 Years of Tangra Mega Rock
04.-07.07. D Ballenstedt – Rockharz Open Air
11.-14.07. E Vivero – Resurrection Fest
20./21.07. FIN Laukaa – John Smith Rock Festival
08.-11.08. CZ Jaromer – Brutal Assault
10./11.08. NL Leeuwarden – Into the Grave
15.08. D Dinkelsbühl – Summer Breeze

www.paradiselost.co.uk
www.facebook.com/paradiselostofficial
www.nuclearblast.de/paradiselost

Polynove Pole – On the Edge of the Abyss

L’album viene eseguito con tale competenza e credibilità da renderlo un ascolto tutt’altro che superfluo, non solo per gli appassionati più attenti alle produzioni provenienti dall’est europeo.

Gradito ritorno per i Polynove Pole (Полинове Поле), band che tiene fede ad una ormai consolidata tradizione ucraina in ambito gothic death doom.

Il gruppo di Lviv ha iniziato la propria carriera nello scorso decennio ma, aver pubblicato due ep ed un full length tra il 2008 ed il 2009, è rimasta a lungo in silenzio prima di rifarsi viva con questo nuovo ep, On the Edge of the Abyss, sul quale in teoria non ci sarebbe moltissimo da dire, nel bene e nel male, trattandosi della riproposizione di un modello oramai consolidato da quasi due decenni.
In realtà l’unico dato relativamente negativo è proprio quello legato ad una inevitabile prevedibilità del sound, che non si sposta di una virgola dagli stilemi del genere, incluso il ricorso alla doppia voce (in growl maschile e operistica femminile); in compenso, però, il tutto viene eseguito con tale competenza e credibilità da rendere l’album un ascolto tutt’altro che superfluo, non solo per gli appassionati più attenti alle produzioni provenienti dall’est europeo.
I Polynove Pole, infatti, sciorinano cinque brani molto belli nei quali la fa da padrona la bravissima Marianna Laba, con la sua impeccabile impostazione da soprano operistico, un elemento determinante che va ad inserirsi all’interno di un contesto nel quale le quattro canzoni (la quinta è un beve interludio strumentale) sono sapientemente costruite attorno alla dicotomia tra le due voci, rimarcando il pregevole doppio lavoro di Yurii Krupiak alle prese con la chitarra ed il growl.
Valga come esempio e spinta ad approfondire la conoscenza della band, per l’ipotetico ascoltatore, la conclusiva title track, brano sognante, a tratti epico e capace di toccare le giuste corde emotive senza scadere nella stucchevolezza di certe proposte similari.
I Polynove Pole esibiscono nel migliore dei modi le coordinate di un genere nel quale lo spazio per particolari variazioni sul tema è piuttosto ridotto, per cui non resta, per chi lo propone, che focalizzarsi sulla scrittura e sulla concretezza della forma canzone, aspetti riguardo ai quali il gruppo ucraino dimostra ampiamente di sapere il fatto proprio.

Tracklist:
1. Сивий ангел (Grey Angel)
2. Каїнові діти (Cain’s Children)
3. Вогні в тумані (Lights in the Fog)
4. Нічні птахи (The Nightbirds) – Remake 2017
5. On the Edge of the Abyss

Line-up:
Andriy Kindratovich – Bass, Vocals
Yurii Krupiak – Vocals (backing), Guitars
Marianna Laba – Vocals
Sergiy Vladarsky – Drums
Andriy Divozor – Keyboards

POLYNOVE POLE – Facebook

Bestialord – Law of the BurningBestialord – Law of the Burning

Il problema di un album simile, scritto ed interpretato con buona competenza, è quello di non riuscire a colpire come dovrebbe, tanto che in certi frangenti viene persino il dubbio che il lettore si sia incantato sullo stesso brano.

Bestialord è il nome scelto da questi musicisti del Kansas per dar vita ad una nuova band dedita a sonorità a cavallo tra il death ed il doom.

Law of the Burning è un album che non riserva particolari sorprese, nel senso che la proposta è decisamente lineare per quanto non priva di una sua efficacia, anche se alla lunga lo schema compositivo tende ad essere un po’ ripetitivo.
Più death (e un po’ di thrash) che doom, comunque, è quello che troviamo in Law of the Burning, con i dettami della scuola floridiana che vengono talvolta rallentati, ma sempre in maniera non troppo accentuata; restano quindi apprezzabili i lavori del basso, sempre ben in evidenza, e della chitarra solista, al contrario non convince del tutto il suono troppo secco della batteria, mentre la voce appare adeguata anche se leggermente monocorde.
In fondo il problema di un album simile, scritto ed interpretato con buona competenza, è quello di non riuscire a colpire come dovrebbe, tanto che in certi frangenti viene persino il dubbio che il lettore si sia incantato sullo stesso brano.
Peccato, perché l’opener The Doom That Came è una traccia che fa scapocciare non poco, facendo presupporre uno sviluppo ben più eccitante di quello chi si rivelerà, in seguito, un album piacevole ma sul quale difficilmente ci si soffermerà troppo a lungo, a meno che il tipo di sound descritto non sia il proprio pane quotidiano.

Tracklist:
1. The Doom That Came
2. Vermin
3. All Fall Down
4. Law of the Burning
5. Marduk Kurios
6. I Am Pain
7. Loathed Be Thy Name
8. Above the Vaulted Sky
9. What Is the End

Line-up:
Chris Johnson – Drums
Mark Anderson – Guitars, Vocals
Rob Harris – Bass

BESTIALORD – Facebook

VIBORAS

Il video di “Where Were You”, primo estratto dal nuovo album “Eleven”.

Il video di “Where Were You”, primo estratto dal nuovo album “Eleven”.

Le parole della band sul nuovo video:
“Where Were You” è stato girato in un angolo di sala prove in cui il focus è volutamente la fisicità della band e ovviamente la canzone. Il brano in particolare chiede ad un immaginario interlocutore il perché della sua assenza proprio nel momento del bisogno.
E’ stato girato a settembre 2017 al 33Hz Studio di Trezzo (MI).
Regia e concept sono di Sal Rinella e Gio Poison.

www.facebook.com/viboras.rock
www.instagram.com/viboras_official

BIOGRAFIA
I Viboras nascono nel settembre 2003, pochi mesi dopo l’incontro-colpo di fulmine tra i componenti della band sul set del video dei Berenice Beach (già band di Sal e Beppe) “Jennifer”: Irene, all’epoca protagonista del video e Gio, il regista, trovano subito il feeling con il chitarrista Sal che propone di fondare un nuovo gruppo chiedendo a Beppe di unirsi al progetto.
Nell’arco di 4 mesi la band compone e registra un demo al Malibu di Milano, “We Bite”, e dopo una breve label search entra nel roster Ammonia Records, registrando l’album “Wrong” presso il celebre West Link Studio di Pisa allo scoccare dell’anno dalla formazione.
Da quel momento la band gira in Italia, Austria e Spagna unendosi a festival punk d’eccellenza come Eastpak Etnika Rock e alla prima edizione di Rock in Idro, condividendo palchi con nomi storici quali Toy Dolls, Darkest Hour, Punkreas, Derozer, Pornoriviste, Alberto Camerini.
Durante la composizione del secondo album Irene Viboras partecipa a brani di Thee STP, Punkreas e J-AX: quest’ultimo con 2,5 milioni di visualizzazioni del video “Tre Paperelle” e i successivi live sold out agli MTV TRL Awards e Live Club, aprono la band ad un ampio pubblico dai gusti musicali liberi da genere.
Nel 2010 i componenti decidono di mettere in standby la band per concentrarsi sui progetti artistici personali, ma l’assenza dell’entità “Viboras” si fa sentire da tutti. Dopo aver finalmente pubblicato “We Are With You Again” nel 2015 ripartono live e composizione e gli anni di pausa danno alla luce “Eleven”, terzo studio album registrato al 33Hz Studio di Frank Altare a Trezzo Sull’Adda (MI).
La band entra a far parte del roster di The Jack Music Agency ed è pronta per la release del nuovo album, il prossimo 23 febbraio.

Eternal Helcaraxe – In Times of Desperation

In Times of Times of Desperation è il classico lavoro che cresce con gli ascolti, consentendo di scoprire ogni volta qualche nuova interessante sfumatura, all’interno comunque di un sound robusto ma nel contempo mai eccessivamente spinto all’estremo.

Secondo full length per gli irlandesi Eternal Helcaraxe, band attiva da circa un decennio ma dall’attività piuttosto diradata, visto che il precedente Against All Odds risale appunto al 2012.

Poco male, se l’attesa produce un black metal così valido sotto tutti gli aspetti: In Times of Desperation è, infatti, un lavoro che unisce intensità e buon gusto melodico derogando un po’ dalle sfumature più atmosferiche del genere alle quali siamo abituati con le band che fanno parte del roster della Naturmacht.
L’album si rivela sufficientemente elaborato e vario, sempre dotato di una buona fruibilità che si esplica in un brano emblematico come la lunga Bannow, dove troviamo anche il gradevole contributo di una voce femminile, oltre che nelle trascinanti End Of All Things e From Seeds To Forest e nella più evocativa e conclusiva One Journey.
Come sempre le band irlandesi non si rivelano banali, qualsiasi possa essere il genere da loro prorosto: In Times of Times of Desperation è il classico lavoro che cresce con gli ascolti, consentendo di scoprire ogni volta qualche nuova interessante sfumatura, all’interno comunque di un sound robusto ma nel contempo mai eccessivamente spinto all’estremo.

Tracklist:
1. Our Time In The Sun
2. End Of All Things
3. Kneel Before None
4. The Healer And The Cross
5. Bannow
6. From Seeds To Forest
7. In Times Of Desperation
8. One Journey

Line-up:
Tyrith – Drums
Praetorian – Guitars, Keyboards, Vocals
Maulgrim – Guitars, Vocals (backing)

ETERNAL HELCARAXE – Facebook

DISAFFECTED

Il video di “Glossolalia”, dall’album “The Trinity Threshold” (Chaosphere Recordings).

Il video di “Glossolalia”, dall’album “The Trinity Threshold” (Chaosphere Recordings).

Prog/Death metal band Disaffected release new video for “Glossolalia”. “Glossolalia” is taken from Disaffected’s third studio album “The Trinity Threshold”, which was released last November via Chaosphere Recordings.

The clip was filmed at Black Sheep Studios (Mem Martins, Portugal), and was directed and produced by Ivo Martins.

Order new album “The Trinity Threshold” – https://disaffectedmetal.bandcamp.com/

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Deathcult – Cult Of The Goat

Cult Of The Goat è senz’altro un album ricco di sostanza e in grado di soddisfare chi disconosce gran parte di quanto offerto in ambito black metal nel nuovo secolo, prediligendo l’impatto di sonorità a loro modo datate ma sempre in grado di fare molto male

I Deathcult sono una band norvegese dal curriculum di tutto rispetto in ambito black metal, visto che a far parte del trio troviamo musicisti che hanno collaborato con nomi quali Gorgoroth e Taake (di questi ultimi addirittura lo stesso Hoest, qui nel ruolo di bassista).

Neanche a dirlo, quello dei Deathcult è un black devoto alla tradizione del genere ma con qualche piacevole variazione sul tema, quindi resta all’insegna di un’interpretazione del genere diretta e senz’altro lineare ma senza che vengano disdegnati cambi di ritmo oppure passaggi relativamente più ricercati.
Un brano di apertura come Climax Of The Unclean basta ed avanza per farsi un’idea esaustiva del contenuto di un album come Cult Of The Goat, dal quale tutto bisogna attendersi fuorché  sperimentazioni o fascinazioni provenienti da altri filoni stilistici, anche se l’esperienza dei musicisti coinvolti fa sì che ogni traccia si riveli ricca di spunti e curata in ogni dettaglio, produzione inclusa.
Davvero notevole si rivela Man Versus Beast, travolgente nelle sue ritmiche incessanti, mentre The Oath sposta nel finale le sue coordinate verso un sapiente black’n’roll che anticipa una inquieta Devilgoat, nella quale va rimarcato il pregevole lavoro al sitar dell’ospite Gjermund Fredheim.
Da segnalare anche l’ospitata di Attila Csihar, magari non fondamentale  per il contributo fornito ma significativa di quanto questo gruppo di musicisti goda di una solida credibilità all’interno della scena.
In definitiva Cult Of The Goat è senz’altro un album ricco di sostanza e in grado di soddisfare chi disconosce gran parte di quanto offerto in ambito black metal nel nuovo secolo, prediligendo l’impatto di sonorità a loro modo datate ma sempre in grado di fare molto male.

Tracklist:
1. Climax Of The Unclean
2. Bloodstained Ritual
3. Ascension Rite
4. Man Versus Beast
5. The Oath
6. Devilgoat
7. Laudate Hircum

Line-up:
Skagg – Vocals, Guitar
Hoest – Bass
Thurzur – Drums

Guests:
Dirge Rep: Lyrics
Attila Csihar: Vocals
Lava: Guitar
Gjermund Fredheim: Guitar/Sitar/Baroque Guitar and Bow
Carmen Boveda: Cello
Gøril Skeie Sunde: Cello

DEATHCULT – Facebook

CORROSIVE

Il video di “Taste The Pain”, dall’album “Lucifer Gave The Faith”.

Il video di “Taste The Pain”, dall’album “Lucifer Gave The Faith”.

The Marburg based death metallers Corrosive have released a video for the track “Taste The Pain”, taken from their latest album “Lucifer Gave The Faith”, which is available since December 8th. In the opening credits of the video, which contains controversial scenes, the band publishes the following statement: “This video is not intended to incite people to harass others sexuality, nor do we glorify any kind of violence and abuse. The song is written through the eyes of an agressor. It is intended to raise awareness of the problem of molestation.”

Corrosive @ Facebook: https://www.facebook.com/corrosiveband/
Order @ MDD Shop: https://goo.gl/p6sTxj

Aeonian Sorrow – Into The Eternity A Moment We Are

Gli Aeonian Sorrow si rivelano il veicolo ideale per portare definitivamente alla luce il dirompente potenziale di un’artista a 360 gradi come Gogo Melone.

Uno dei rischi che si corrono nell’approcciarsi superficialmente ad un’opera di questo tipo è quello di derubricarla ad un normale album di gothic death doom con voce femminile, sulla falsariga di Draconian e band similari.

Commettere un errore del genere significherebbe non solo non rendere giustizia ad un disco meraviglioso come Into The Eternity A Moment We Are ma anche privarsi, per pigrizia o ignavia, di uno dei rari esempi di arte musicale in grado di toccare le giuste corde emozionali lungo l’intero scorrere dei brani.
Gli Aeonian Sorrow sono la creatura musicale di Gogo Melone, musicista greca che gli ascoltatori più addentro al genere avranno già avuto modo di conoscere in virtù della sua partecipazione a Destin, l’ultimo ep dei Clouds di Daniel Neagoe, offrendo nello specifico il suo magnifico contributo vocale nel brano In This Empty Room.
Gogo si è occupata in prima persona sia dell’aspetto compositivo, sia di quello lirico ed infine anche dell’aspetto grafico, essendo anche in quest’ultimo campo una delle più rinomate esponenti in circolazione: insomma, qui parliamo di un’artista a 360 gradi il cui talento viene finalmente svelato in tutto il suo dirompente potenziale grazie a Into The Eternity A Moment We Are.
Contribuiscono in maniera fondamentale alla riuscita del lavoro, accompagnando la musicista ellenica e collaborando fattivamente anche nell’arrangiamento dei brani, alcuni esponenti di comprovata esperienza della scena, partendo dal vocalist colombiano Alejandro Lotero (negli Exgenesis di Jari Lindholm) per arrivare al trio finnico composto da Saku Moilanen (batteria, Red Moon Architect), Taneli Jämsä (chitarre, Ghost Voyage) e Pyry Hanski (basso, ex Before The Dawn e live con Red Moon Architect): in particolare Lotero, con il suo profondo growl è l’ideale contraltare delle evoluzioni della cantante che, attenzione, non è la classica sirena dalla bella voce che parte con una tonalità e con quella finisce; Gogo Melone è “semplicemente” una vocalist formidabile, in grado di passare da timbriche cristalline e suadenti a lampi che riportano inevitabilmente a due giganti legati alla sua stessa terra come Diamanda Galas, naturale riferimento in quanto voce femminile, ed il mai abbastanza rimpianto Demetrio Stratos, che ben conosciamo per aver sviluppato la propria carriera in Italia, prima con i seminali Area e poi come vero e proprio sperimentatore e studioso dell’uso della voce umana.
Chi pensa che certi paragoni possano essere eccessivi deve solo ascoltare l’opener Forever Misery, finora l’unico brano reperibile in rete, che già di per sé sarebbe una canzone stupenda ma che, nella sua seconda metà, viene letteralmente segnata dai vocalizzi di Gogo poggiati su un tappeto sonoro drammatico; come prova del nove poi, chi verrà in possesso dell’intero album (che uscirà ad aprile), potrà pure passare alla conclusiva Ave End, uno dei pezzi più belli che abbia mai avuto la fortuna di ascoltare, con Alejandro a dominare la prima parte prima di lasciare spazio al canto drammatico e trasfigurato della vocalist, destinato infine a ricongiungersi al growl per un risultato d’assieme che conduce inevitabilmente alle lacrime.
Tutto ciò a livello esemplificativo, perché ovviamente resta tutto da godersi un corpo centrale dell’album che non è affatto da meno, oscillando da atmosfere più aspre (Thanatos Kyrie) ad altre più intimiste (Memory Of Love) per finire con tracce strutturate in maniera più canonica (Shadows Mourn, Under The Light, Insendia) ma dotate sempre di un’intensità superiore alla media grazie ad una scrittura di rara sensibilità.
E’ un delicato interludio pianistico (The Wind Of Silence) a condurre al capolavoro assoluto Ave End, che chiude l’album portando il coinvolgimento emotivo ad un livello tale da lasciare un tangibile senso di vuoto quando la musica cessa, invero in maniera quasi repentina: si tratta di pochi secondi, sufficienti però a realizzare che sì, la vita è un attimo rispetto all’eternità, come suggerisce il titolo del disco, ma spetta a noi darle un senso sviluppando al massimo un potenziale empatico che ci consenta di immedesimarci nella gioia e nel dolore altrui, marcando in maniera netta ed inequivocabile la differenza tra una minoranza fatta di persone senzienti e tutte le altre.
Dovendo per forza di cose fornire un riferimento musicale a chi legge, appare evidente, come già detto in fase introduttiva, che i Draconian dei primi album costituiscono un termine di paragone piuttosto attendibile, anche se gli Aoenian Sorrow possiedono un approccio più funereo, atmosferico e con una minore predominanza della chitarra, specialmente in veste solista, ma a fare la differenza con gran parte delle uscite del genere negli ultimi anni è una capacità innata di raggiungere il climax dei brani partendo sovente da passaggi più pacati ed intimisti.
Con un’opera di tale spessore gli Aoenian Sorrow vanno a collocarsi sullo stesso piano delle band citate nel corso dell’articolo, il che significa il raggiungimento dell’eccellenza assoluta, ottenuta anche e soprattutto tramite l’epifania di un talento artistico prezioso come quello di Gogo Melone.

Tracklist:
1.Forever Misery
2.Shadows Mourn
3.Under The Light
4.Memory Of Love
5.Thanatos Kyrie
6.Insendia
7.The Wind Of Silence
8.Ave End

Line-up:
Gogo Melone – Vocals, Keyboards, Songwriting, Lyrics
Saku Moilanen – Drums
Alejandro Lotero – Vocals
Taneli Jämsä – Guitars
Pyry Hanski – Bass

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Jarun – Sporysz

Sporysz è un album che cresce con gli ascolti e che conduce alla lenta ma essenziale scoperta di una band dotata anche di grandi capacità esecutive, fondamentali nell’economia di un lavoro che dai cambi di tempo ed atmosfera trae buona parte della propria ragion d’essere.

I polacchi Jarun arrivano al lor terzo full length con Sporysz, cantato in lingua madre come i precedenti Wziemiozstąpienie e Pod niebem utkanym z popiołu.

Per quanto mi concerne, questo è il primo incontro con il gruppo nato come progetto solista del chitarrista Zagros, e le referenze parlano di un progressive black dalle forti venture folk che in effetti si rivengono in quest’occasione, ma in maniera non cosi accentuata.
Non è detto che ciò sia un male, visto che proprio tali sfumature mantengono le sonorità su un piano carico di maggiore tensione, ed anche quando la chitarra acustica pare prendere campo, ciò avviene sempre all’insegna di partiture denotate da una grande oscurità (per esempio all’inizio di Wichry).
Indubbiamente, invece, l’appellativo progressive calza a pennello al sound degli Jarun , visto che il loro black metal è cangiante ma, nel contempo, rifugge ogni tentazione cervellotica; infatti va dato loro merito di mantenere sempre sotto stretto controllo le varie pulsioni creative incanalando il tutto in uno stile che a tratti può ricordare quello dei Negura Bunget nelle parti meno orientate al folk.
Sporysz è un album che cresce con gli ascolti e che conduce alla lenta ma essenziale scoperta di una band dotata anche di grandi capacità esecutive, fondamentali nell’economia di un lavoro che dai cambi di tempo ed atmosfera trae buona parte della propria ragion d’essere.
Se sono magnifiche la title track e la già citata Wichry, non è da meno il resto della tracklist, frutto di un lavoro di composizione di primissimo ordine, invero sorprendente sotto certi punti di vista: per gli Jarun potrebbe essere arrivato il momento di abbattere la barriera che ancora li divide dal novero delle band più importanti, sperando solo che l’uso della lingua polacca non finisca per costituire a suo modo un limite.

Tracklist:
1. Sporysz
2. Powidoki
3. Jesien Wiecznosci
4. Wichry
5. Sny jak ziemia, sny jak rzeka
6. Malowany ogien

Line-up:
Mateusz Kujawa – vocals
Marcin “Pazuzu” Pazera – drums
Dawid Wierzbicki – bass
Krzysztof “Gambit” Stanisz – guitars
Jakub “Zagreus” Olchawa – guitars

JARUN – Facebook