Suffocation – ….Of The Dark Light

Dopo decenni di attività i Suffocation non hanno alcuna intenzione di cedere il proprio posto privilegiato presso la tavola del brutal death metal.

Per i Suffocation sono quasi trent’anni all’insegna del death metal, brutale, tecnico e violentissimo.

Un nome diventato parte importante della storia di un genere, passando per i molti cambi di line up e attraverso l’altalenante popolarità dei vari generi non ha scalfito la macchina da guerra di Long Island.
Il gruppo americano torna dopo quattro anni dall’ultimo assalto sonoro dal titolo Pinnacle Of Bedlam, con Frank Mullen e Terrance Hobbs sempre sul ponte di comando, affiancati dal basso di Derek Boyer e dai nuovi arrivati, Charlie Errigo alla chitarra ed Eric Morotti alla batteria, entrati in formazione solo lo scorso anno.
I maestri statunitensi non sbagliano un colpo e mantengono inalterata la loro reputazione con un altro mastodontico lavoro che racchiude tutta la forza espressiva del genere, l’abilità esecutiva del gruppo ed un songwriting che permette, nell’assoluta belligeranza, di apprezzare le nove canzoni che compongono …Of The Dark Light.
Siamo arrivati dunque all’ottavo full length e il gruppo non ha nessuna intenzione di mollare il il proprio posto privilegiato presso la tavola del brutal death metal con un bombardamento da terza guerra mondiale, un lavoro studiato per colpire mortalmente, senza pietà, furioso, tecnico ed assolutamente devastante.
Detto di una prova scioccante di Boyer alle pelli, preciso come un alieno dai tentacoli di un Kraken, della produzione profonda ma secca, di un riffing talmente squassante da squartare casse toraciche come il famoso mostro della saga di Alien, rimane solo da citare quel fattore sorpresa che, sicuramente, non troverete su questo platter.
Qui, infatti, si suona death metal brutale da parte di una delle massime realtà del genere, e brani come Clarity Through Deprivation, The Violation e le altre massacranti tracce che compongono l’album, non sono che mattoni di piombo sul muro di suono innalzato ancora una volta dai Suffocation.

TRACKLIST
01. Clarity Through Deprivation
02. The Warmth Within the Dark
03. Your Last Breaths
04. Return to the Abyss
05. The Violation
06. Of the Dark Light
07. Some Things Should Be Left Alone
08. Caught Between Two Worlds
09. Epitaph of the Credulous

LINE-UP
Frank Mullen – Vocals
Terrance Hobbs – Guitars
Charlie Errigo – Guitars
Derek Boyer – Bass
Eric Morotti – Drums

SUFFOCATION – Facebook

CIRCUS NEBULA

Il secondo video Clip “Rollin’ Thunder (Raw’n’Roll)” tratto dal nuovo album dei Circus Nebula uscito per Andromeda Relix nel 2017.

Il secondo video Clip “Rollin’ Thunder (Raw’n’Roll)” tratto dal nuovo album dei Circus Nebula uscito per Andromeda Relix nel 2017.
Diretto da Diego Babini. Special guests: Tommy & Laura (Old Boy Staff Forlì): the Barman & the Waitress; Happy (the drunk-dead guy) & Andrea (the card player); Yulia & Gola (Ms & Mr Biker).

Fleshpress – Hulluuden Muuri

I Fleshpress in poco più di mezz’ora scagliano nell’etere la loro personale visione musicale che non prevede soluzioni banali e neppure sconti particolari a chi si avvicina all’ascolto

I finnici Fleshpress sono una band dalla produzione già piuttosto corposa alle spalle, essendo attivi fin dagli ultimi anni del secolo scorso.

L’approccio musicale del gruppo di Lahti è quanto mai obliquo, vivendo di esplosioni di matrice black che si vanno ad intersecare con rallentamenti doom e disturbi sonici assortiti, risultando così di ardua definizione per la sua natura sperimentale.
Del resto in questa band milita in veste di drummer Mikko Aspa, meglio conosciuto invece come vocalist degli sperimentatori estremi Deathspell Omega, e un tale indizio non va affatto trascurato.
I Fleshpress in poco più di mezz’ora scagliano nell’etere la loro personale visione musicale che non prevede soluzioni banali e neppure sconti particolari a chi si avvicina all’ascolto: il loro black/doom è dissonante, carico di tensione, con diversi sconfinamenti dronici ai limite della cacofonia, quindi destinato per lo più a chi apprezza il versante avanguardistico del genere rappresentato, appunto dai vari Deathspell Omega, Blut Aus Nord, eccetera.
Pur essendo relativamente di breve durata, Hulluuden Muuri (nel quale i nostri si cimentano per la prima volta con la lingua madre) sembra molto più lungo per l’intensità disturbante che ne pervade le trame, e ovviamente i  Fleshpress non fanno nulla per rendere in qualche modo più accativante la proposta.
Anzi, a rimarcare tutto ciò, il terzetto colloca come traccia conclusiva quella più lunga e forse emblematica del proprio sentire musicale, Voiman Täydellinen Toteutuminen, un crescendo martellante interrotto da urla belluine ed esplosioni soniche che vanno a definire un quadro di grande ed instabile vitalità.
Classico prodotto per un ristretto novero di ascoltatori, Hulluuden Muuri come già detto non dovrebbe comunque faticare a trovare estimatori tra chi conosce le band citate come riferimento, oltre che negli appassionati di black e doom dalle vedute più ampie.

Tracklist:
1. Lunastuksen Ajan Veren Riitti
2. Hulluuden Viiltävä Lasipinta
3. Oikeamieliset
4. Siintävän Totuuden Häikäisevä Kajo
5. Voiman Täydellinen Toteutuminen

Line-up:
Mikko Aspa – Drums
Marko Kokkonen – Guitar, Effects, Vocals
Samuli – Guitars

FLESHPRESS – Facebook

Resurrect The Machine – Uncover The Truth

Ristampa curata dalla Minotauro per Uncover The Truth, primo ed unico album per i Resurrect The Machine.

Il ritorno dei suoni classici, nell’hard rock come in tutto il mondo metallico, ha portato nuovo interesse per le varie scene sparse per il mondo e, come sempre gli States sono l’ago della bilancia, specialmente come ritorno commerciale ma anche per saggiare i gusti dei consumatori di musica.

Ebbene, i suoni vintage ed old school non mancano di fare ancora una volta proseliti così da riportare l’hard & heavy classico almeno a confrontarsi, con armi tornate cariche, nel bel mezzo della mischia nel panorama attuale.
Nascono così nuove realtà ovviamente (oltre ai gruppi storici) come questo quartetto di Los Angeles, i Resurrect The Machine, usciti tre anni fa con questo debutto ora ristampato dalla Minotauro.
Uncover The Truth è un lavoro che ripercorre la strada solcata dai miti dell’hard & heavy dagli anni ottanta agli anni novanta, una raccolta di brani tra la tradizione heavy metal losangelina ed un sound più moderno, mantenendo però una forte impronta old school.
Ritmiche a tratti vicine all’hard rock si scontrano con chitarre dal retrogusto heavy, i solos ed i riff della sei corde strizzano l’occhio al metal classico, mentre brani più orientati al mid tempo di stampo rock sono interpretati con grinta e spavalderia metallica dal buon Dean Ortega.
Una virtù di questo lavoro è anche la durata che supera di poco la mezzora, che consente di godersi i nove brani senza che scemi l’attenzione.
Intuizioni buone non ne mancano, così come una sana dose di melodia ed Uncover The Truth ne esce bene, valorizzato da una buona tecnica e da brani trascinanti come l’opener Rush, Meet Your Maker e la groovy Headed For The Sun.
Per darvi un’idea faccio tre nomi, Ozzy Osbourne, Metallica e Soundgarden, miscelati e lavorati quel tanto che basta per ottenere il sound che domina i brani raccolti in Uncover The Truth.

TRACKLIST
1.Rush
2.Kaos
3.Meet Your Maker
4.Creeper
5.No Reason, Pt. 1
6.No Reason, Pt. 2
7.Cannnibal
8.Headed for the Sun
9.Resurrect the Machine

LINE-UP
Dean Ortega – Vocals
Andre Makina – Guitars
Joey Cotero – Drums, percussion and backing vocals
Kurt Barabas – Bass and Backing Vocals

RESURRECT THE MACHINE – Facebook

From Oceans To Autumn – Ether​/​Return To Earth

Il campo base del viaggio è il post rock, ovvero una musica ariosa e sognante, ma poi si arriva ad esplorare territori come i migliori Rosetta, e ci si spinge a regalare momenti molto simili alle atmosfere pinkfloydiane.

La musica può essere un mezzo per raggiungere svariati scopi, e la stessa canzone è altamente soggettiva se ascoltata da due persone differenti.

A volte però la musica è soltanto un velo di maya che nasconde altre cose, ed in questo caso tantissimi altri mondi e multiversi. From Oceans To Autumn è un creatore di mondi, una tensione continua verso l’infinito usando la musica come un vettore spaziale per portarci lontano. Già nel precedente A Perfect Dawn ci eravamo stupiti di fronte ad un disegno musicale davvero superiore e completamente diverso dai nostri parametri abituali. Qui è tutto ancora più maestoso ed etereo. Brandon Helms diventa un David Lynch musicale e disegna scena per scena un doppio disco incredibile e bellissimo. Il campo base del viaggio è il post rock, ovvero una musica ariosa e sognante, ma poi si arriva ad esplorare territori come i migliori Rosetta, e ci si spinge a regalare momenti molto simili alle atmosfere pinkfloydiane. I due cd sono un viaggio verso lo sconosciuto, verso galassie di suoni e rumori, atmosfere rarefatte e poi fughe verso il centro della stanza, e il momento dopo si apre la finestra e si vola. Le differenze fra i due dischi sono abbastanza sostanziali, nel senso che il primo cd offre un taglio maggiormente post rock, mentre il secondo è allo stesso tempo maggiormente ambient ma anche più chiuso e meno arioso, più inquieto. Impossibile stabilire quale dei due sia meglio, anche perché sono quasi due dischi diversi anche se c’è un filo che li lega, e che è quello di essere stati composti da un genio che risponde al nome di Brandon Helms, un compositore classico nato fortunatamente nei nostri tempi. Questa potrebbe benissimo essere infatti musica classica, per consistenza, forza e potenza, ma anche per la delicatezza e la negazione di barriere musicali. Molto coraggiosa anche la scelta di produrre due cd che devono essere ascoltati a fondo il più possibile, in un momento in cui la fruizione della musica è quella dello streaming, un rubinetto velocissimo dove tutto scorre ascoltato in superficie, mentre questo è un nettare divino che va degustato. Meraviglie.

TRACKLIST
disc 1 “ether”:
1. quintessence/core
2. medium
3. air/elysium
4. stratus/vapor

disc 2 “return to earth”:
1. arrival
2. live again
3. visible light II
4. keep awatchful eye
5. Isle
6. 211 south
7. Reconnect
8. through the ages

FROM OCEANS TO AUTUMN – Facebook

Virtual Symmetry – X-Gate

Nuovo Ep per i Virtual Symmetry, creatura dalle intricate ragnatele melodiche e dai raffinati passaggi progressivi.

Il progressive metal sa sempre regalare sorprese, ovviamente il genere è di quelli che o lo si ama o lo si odia, ma è indubbio che al fan delle intricate ragnatele musicali dei gruppi che, al progressive tradizionale aggiungono dosi di potenza metallica, non manca certo di che crogiolarsi.

Marco Pastorino, talento musicale nostrano e songwriter sopraffino, aggiunge alle fatiche con i Secret Sphere (fino a poco tempo fa) ed i Temperance questa ottima band, che del progressive metal si nutre, lontana dal power hard rock progressivo dei primi, così come dalle sinfonie metalliche dei secondi.
I Virtual Symmetry sono attivi dal 2009, fondati dal chitarrista Valerio Æsir Villa, e hanno debuttato lo scorso anno con Message From Eternity, full length che vedeva come ospiti, oltre ad Alessandro Del Vecchio, Jordan Rudess, tastierista di quella che è la massima influenza del gruppo, i Dream Theater.
Ovviamente la band parte da questa famosa ispirazione per poi prendere una propria strada fatta di intricati passaggi strumentali, ma anche di ottime e raffinate melodie, sviluppate in tre brani lunghi, tre suite che tornano all’antico, considerato il trend tra le band odierne del genere nel concentrare in pochi minuti i viaggi progressivi sul proprio spartito.
Pastorino canta, personale e melodico, e senza strafare lascia che le sensazioni prodotte dalla musica e dalla sua voce entrino nell’ascoltatore, mentre i compagni di questa avventura sfoggiano una padronanza dei mezzi oltre la media, con la musica dei Virtual Symmetry che cattura, rapisce, ipnotizza come nella migliore tradizione progressiva.
Eyes Of Salvation, Alchymera (con bellissime sfumature riconducibili alle opere di Ayreon) ed Elevate, dove Pastorino è affiancato da una bellissima voce femminile, compongono questo notevole lavoro, un ep da gustare come un succulento antipasto a quello che probabilmente sarà il prossimo album, mentre recuperare Message From Eternity diventa obbligatorio se non si conosceva la band in precedenza.

TRACKLIST
1.Eyes of Salvation
2.Alchymera
3.Elevate

LINE-UP
Valerio Æsir Villa – Guitars
Mark Bravi – Keyboards
Alessandro Poppale – Bass Guitar
Davide Perpignano – Drums
Marco Pastorino – Vocals

VIRTUAL SYMMETRY – Facebook

IN TORMENTATA QUIETE

Il video della canzone R136a1, tratta dall’album Finestatico, in uscita a giugno (My Kingdom Music).

Il video della canzone R136a1, tratta dall’album Finestatico, in uscita a giugno (My Kingdom Music).

Gli IN TORMENTATA QUIETE, come anticipazione del loro nuovo album “Finestatico” (in uscita il 16 giugno per My Kingdom Music), rilasciano un video ufficiale per il brano “R136a1”.
Il video è stato diretto da Eugenia Trotta, edito dal Felkar Studio e con Alex Mercatali quale direttore della fotografia e protagonista principale.

“Finestatico” è il quarto full-length per gli IN TORMENTATA QUIETE e, con ad una produzione diretta e spiccatamente metal (grazie anche al grande lavoro fatto ai Domination Studio da Simone Mularoni), sarà un viaggio nella più avanguardistica, estrema e teatrale visione di una band conferma la sua originalità e l’unicità della propria musica.

L’album può essere preordinato qui:
– CD: http://smarturl.it/ITQF-CD
– iTunes: http://smarturl.it/ITQF-iTunes

Official sites:
– MY KINGDOM MUSIC: www.mykingdommusic.net
www.facebook.com/mykingdommusic.label
– IN TORMENTATA QUIETE: www.facebook.com/intormentataquiete

Below the Sun – Alien World

Spesso il secondo disco può nascondere insidie ma la band siberiana, traendo linfa vitale da un masterpiece della fantascienza, crea un viaggio affascinante e misterioso.

DOOM, profondamente doom con intense venature “progressive” e sfumature death il secondo lavoro dei siberiani Below the Sun a due anni di distanza dall’esordio Envoy; il misterioso quartetto si ripresenta con un’opera difficile, con un concept tratto dal masterpiece Solaris del 1961 del grande scrittore polacco Stanislaw Lem, libro affascinante di fantascienza filosofica trasposto cinematograficamente dal regista russo Tarkovskij.

I musicisti russi raccolgono la sfida e in otto lunghi brani ci impressionano con un lavoro cangiante, ricco di suoni e idee creando una immaginifica “colonna sonora”, un viaggio carico di emozioni, di introspezione, di ricerca interiore; opera non facile da comprendere, sono necessari molti ascolti per apprezzare appieno il labirinto di suoni che la band crea senza utilizzare alcun synth o keyboard: ciò è stupefacente perché chi ascolta non può non rimanere rapito di fronte agli ampi spazi strumentali concepiti all’interno dei vari brani.
L’opener Blind Ocean nei suoi dieci minuti di durata esplora lo spazio fin dall’inizio per poi porci di fronte alla grandezza di una forma aliena, l’oceano intelligente che ricopre completamente la superficie del pianeta Solaris, creando un mix di emozioni che vanno dallo stupore alla paura, fino al lirismo intenso della parte finale dove la chitarra solista intesse trame fitte, ricche, romantiche e molto introspettive. Suoni post-metal avvolgono e rendono le altre composizioni cariche di mutevole fascino come in Giants Monologue dove una cadenza pesante e lenta crea una atmosfera di misteriosa attesa che lentamente si richiude in sé stessa. Un sentito plauso alla band perché sicuramente l’idea del concept ha stimolato molto l’inventiva dei musicisti e li ha suggestionati nell’elaborare e comporre un disco veramente bello, maestoso e misterioso.

TRACKLIST
1. Blind Ocean
2. Mirrors
3. Giant Monologue
4. Dawn for Nobody
5. Release
6. Dried Shadows
7. Black Wave
8. In Memories

LINE-UP
Void Drums, Vocals
Vacuum Guitars
Quasar Guitars, Vocals
Lightspeed Bass

BELOW THE SUN – Facebook

Chaos – All Against All

Un gruppo che si conferma, nel suo genere, come ottima alternativa ai soliti nomi, e diffidate del paese di provenienza, in India si suona grande metal.

Tornano più irruenti e veloci che mai i Chaos, band proveniente da Trivandrum (India) e di cui il sottoscritto si era già occupato tre anni fa in seguito all’uscita del notevole Violent Redemption, primo full length dei thrashers asiatici.

Licenziato (e non potrebbe essere altrimenti) dalla Transcending Obscurity, il nuovo album continua l’opera di distruzione iniziata con il precedente lavoro, una ruspa che abbatte senza pietà su tutto e tutti a colpi di thrash metal made in Bay Area.
Il quartetto non le manda di certo a dire ai colleghi americani ed europei e All Against All risulta un altro assalto ai padiglioni auricolari dei kids dai gusti metallici di estrazione thrash.
Un sound old school duro come l’acciaio, veloce e violento come nella migliore tradizione, ma che non risparmia una valanga di melodie, riffoni che smuovono montagne, solos che accendono il cielo, lampi di metal estremo che una sezione ritmica da infarto ( Vishnu, Basso e Manu alle pelli) e la chitarra di Nikhil che incendia pentagrammi, contribuiscono a rendere anche questo nuovo album una notevole mazzata metallica.
La rabbia vomitata del singer JK e i dieci brani sparati alla velocità della luce ci investono per un’altra quarantina di minuti scarsi firmata dai Chaos, ottimi alfieri di quello che è il thrash metal di Exodus e Death Angel, con brani violentissimi ma sempre confinati nell’old school come The Inevitable Genocide, Patros Of Pain e la conclusiva The Escape!
Un gruppo che si conferma, nel suo genere, come ottima alternativa ai soliti nomi, e diffidate del paese di provenienza, in India si suona grande metal.

TRACKLIST
1.The Great Divide
2.The Inevitable Genocide
3.All Against All
4.Indoctrination
5.Death to the Elite
6.The Enemy
7.Patrons of Pain
8.Asylum
9.Portrait in Blood
10.The Escape

LINE-UP
Vishnu – Bass
Manu Krishnan – Drums
JK – Vocals
Nikhil N R – Guitars

CHAOS – Facebook

Astarte – Doomed Dark Days

Purtroppo Maria Tristessa Kolokouri è morta nel 2014, uccisa dalla leucemia, ma la sua stella nera non smette mai di brillare, poiché ci ha lasciato dischi bellissimi come questo.

Necessaria ristampa di uno dei principali dischi di black metal, nonché primo di una band al femminile.

Oltre a quanto detto sopra, Doomed Dark Days, pubblicato nel 1998, fu un gran disco di black metal, potente e mistico, legato alla tradizione scandinava, ma portatore dei pregi del genere suonato in Grecia, che non sono pochi.
Nel 1995 il gruppo comincia le attività con il nome Lloth, per poi mutare in Astarte, capitanati dalla nera sacerdotessa Maria Tristessa Kolokouri che, assieme a Nemesis e Kinthia, aiutate da un batterista turnista uomo, diedero vita a questo capolavoro. Ascoltando Doomed Dark Days si ha l’impressione di venire catapultati nella Norvegia di qualche anno prima, ma si nota subito il tocco ellenico, che sta nel dare al black metal una melodia ed un gusto fortemente gotico che altrove è difficilmente riscontrabile. Durante tutta la durata del disco le tracce sono nere sinfonie, nate in mezzo a boschi inaccessibili, ma in realtà paradigma di ciò che portiamo nel nostro animo. La capacità compositiva di Maria era notevole e si può godere della sua visione in questo lavoro, che è davvero una chicca imperdibile. Abissi ma non solo, growl ma anche melodie, con una produzione che è lo fi il giusto, e che risalta ancora meglio con la remasterizzazione di questa edizione. Doomed Dark Days è un pentacolo perfetto con dentro un grande black metal, fatto con passione estrema e grande senso della composizione. Purtroppo Maria Tristessa Kolokouri è morta nel 2014, uccisa dalla leucemia, ma la sua stella nera non smette mai di brillare, poiché ci ha lasciato album bellissimi come questo.

TRACKLIST
1.Passage to Eternity(Prelude)
2.Voyage to Eternal Life
3.Thorns of Charon (pt1) – Astarte’s Call
4.Doomed Dark Years
5.Thorns of Charon(Pt. II)-Emerge From Hades
6.Thorns of Charon(Pt. III)-Pathway To Unlight
7.Empress Of The Shadow land
8.The Rise Of The Metropolis

ASTARTE – Facebook

Starsick System – Lies, Hope & Other Stories

Niente di più e niente di meno che belle canzoni di quel rock dato per morto troppe volte, ma assolutamente in buona salute ed in formissima è quello che troviamo tra i solchi di questo nuovo lavoro targato Starsick System.

Questo è il rock’n’roll del nuovo millennio, che si nutre del meglio che la musica alternative ha regalato in questi anni e l’accompagna con un buon bicchiere di hard rock, come un Chianti d’annata …

Questo scrivevo un paio d’anni fa, quando feci la conoscenza dei nostrani Starsick System in occasione dell’uscita del loro bellissimo debutto, Daydreamin’.
Sono passati due anni, nel frattempo il quartetto di Pordenone ha calcato instancabilmente i palchi di mezza nazione ,con la chicca di aprire per i Black Label Society di Zakk Wilde, facendo sbattere teste e natiche a colpi di rock’n’roll moderno, alternativo ma legato con un filo invisibile alla tradizione a stelle e strisce.
Lies, Hope & Other Stories conferma e valorizza gli sforzi di questa macchina da guerra rock tutta italiana e chi, incuriosito dal primo lavoro si avvicinerà a questa nuova raccolta di brani, troverà una band sul pezzo, matura, perfetta in ogni sua componente e soprattutto in grado di competere con act più famosi ma non per questo migliori dei quattro moschettieri dell’alternative rock tricolore.
Hard rock, post grunge e street metal, la ricetta è sempre la stessa per un piatto di leccornie musicali di cui abbuffarsi ancora una volta, con i quattro musicisti al loro posto (Sandron, Donati, Bidin, Battain) per una formazione vincente che non si cambia ma risulta ancora più legata e coesa.
Moderno rock’n’roll, niente di più e niente di meno che belle canzoni di quel rock dato per morto troppe volte, ma assolutamente in buona salute ed in formissima è quello che troviamo tra i solchi di questo nuovo lavoro targato Starsick System., con Sandron vocalist dall’appeal straordinario, una perturbazione rock che fa danni su una serie di brani irresistibili come I’m Hurricane, che dopo l’intro apre le danze a suon di hard rock dal riff sudista, mentre Bulletproof e Sinner completano il trittico iniziale, un temporale estivo, fulmineo e devastante che si abbatte sulle nostre teste.
Lampi e tuoni, ritmiche al limite del metal, chitarre torturate, melodie che entrano in testa al primo ascolto e chorus da cantare, saltando nelle pozzanghere lasciate dall’improvvisa tempesta, mentre Scars e Perfect Lies rompono l’atmosfera rilassata delle super ballatone post, southern grunge come Everything And More e Hope.
Questa estate guardatevi in giro, i quattro rockers non mancheranno di portare il loro nuovo lavoro in una dimensione live che risulta la vera casa per la band e per la sua musica … e ci sarà da divertirsi, parola di MetalEyes.

TRACKLIST
1.Nebulus
2.I’M the Hurricane
3.Bulletproof
4.Sinner
5.The Promise
6.Scars
7.Everything and More
8.Come one, Come All
9.Perfect Lie
10.Hope
11.You Know My Name

LINE-UP
Marco Sandron – Vocals, Guitars
David Donati – Guitars
Ivan Moni Bidin – Drums
Valeria Battain – Bass

STARSICK SYSTEM – Facebook

BLIND GUARDIAN

Il video di Mirror Mirror dal vivo.

Qualche settimana fa, i progressive power metaller di Krefeld, Germania, BLIND GUARDIAN hanno annunciato la pubblicazione del loro primo album dal vivo in quattordici anni.

Il chitarrista André Olbrich ci spiega perché i tempi per “Live Beyond The Spheres” sono finalmente diventati maturi: “Ci sono diverse ragioni per cui è arrivato il momento di registrare un album dal vivo. Innanzitutto da un paio d’anni abbiamo una nuova sezione ritmica: Frederik e Bahrend. Da quando si sono uniti a noi, la nostra interazione è migliorata molto e le canzoni hanno un miglior groove e più dinamicità. La diffusione di amp profiler digitali e tecniche di registrazione digitali hanno reso possibile la creazione di un range sonoro alquanto simile in venue differenti e soddisfare, così, la nostra idea di album dal vivo. Infine, abbiamo pubblicato tre album in studio dopo la realizzazione del precedente disco dal vivo, quindi non avevamo materiale live tratto dai lavori più recenti. Con questo triplo CD siamo riusciti a stilare una set list estesa e varia, che riflette i nostri trent’anni di carriera, attraverso esibizioni ottimali”.

Le ventidue canzoni contenute in “Live Beyond The Spheres” saranno disponibili in 3CD-DIGI e 4LP-BOX. Oltre ai grandi classici come ‘The Bard’s Song (In The Forest)’, ‘Valhalla’ e ‘Mirror Mirror’, sono presenti anche canzoni raramente eseguite dal vivo, come ‘And Then There Was Silence’.

“Abbiamo realizzato uno ‘show’, includendo le migliori canzoni tratte da oltre quaranta esibizioni, registrate durante il nostro tour europeo del 2015. Ecco come abbiamo raccolto i momenti più belli e atmosferici in questo lavoro”, aggiunge.

Oggi la band presenta la canzone ‘Mirror Mirror’ dal vivo. André dichiara:
“‘Mirror Mirror’ è uno dei più grandi classici dei BG ed è conosciuta per essere la canzone conclusiva dei nostri concerti, celebrata tanto dai fan quanto dalla band”.

I pre-ordini di “Live Beyond The Spheres” sono attivi: http://nblast.de/BlindGuardianLBTSNB

Chi pre-ordina “Live Beyond The Spheres” in digitale riceverà immediatamente la canzone “Mirror Mirror”: http://nblast.de/BlindGuardianDigital

Tracklist:
CD1
01. The Ninth Wave
02. Banish From Sanctuary
03. Nightfall
04. Prophecies
05. Tanelorn
06. The Last Candle
07. And Then There Was Silence
CD2
01. The Lord Of The Rings
02. Fly
03. Bright Eyes
04. Lost In The Twilight Hall
05. Imaginations From The Other Side
06. Into The Storm
07. Twilight Of The Gods
08. A Past And Future Secret
09. And The Story Ends
CD3
01. Sacred Worlds
02. The Bard’s Song (In The Forest)
03. Valhalla
04. Wheel Of Time
05. Majesty
06. Mirror Mirror.

I BLIND GUARDIAN saranno in concerto al Battlefield Metal Fest di Milano il 2 luglio 2017.

www.blind-guardian.com
www.facebook.com/blindguardian
www.nuclearblast.de/blindguardian

Nordland – European Paganism

Una bella prova, intensa, competente e genuina nelle sue risultanze.

Nordland è il progetto solista di Vohr, musicista inglese dedito ad un black metal dai tratti epici ed atmosferici.

European Paganism è il quarto full length in un quinquennio di attività e giunge a riaffermare le posizioni critiche dell’autore rispetto all’egemonia del cristianesimo e delle religioni monoteiste in genere, quali cause dell’azzeramento pressoché totale del paganesimo visto quale tratto distintivo e peculiare dell’identità di ciascun popolo europeo.
Niente di nuovo, forse, dal punto di vista concettuale (per quanto interessante e tutt’altro che banale nella maniera in cui l’argomento viene trattato), e neppure da quello musicale, dato che il black di Nordland accoglie e rielabora tutte le fonti di ispirazioni conosciute, però la differenza viene fatta dalla profondità con la quale la materia viene affrontata sotto entrambi gli aspetti.
Per descrivere l’operazione di azzeramento delle tradizioni e dei costumi che hanno mantenuto coese nel passato diverse comunità, Vohr utilizza con sapienza quanto gli ultimi vent’anni di musica estrema gli hanno messo a disposizione, prendendone le parti più pregiate dando così vita ad un prodotto di assoluto livello.
Lo stesso azzardo di partire con una traccia di oltre ventisette minuti di durata, appare emblematico di quanto abbia da dire il musicista britannico, il quale preferisce non indugiare più di tanto sugli stilemi del genere inserendo passaggi ora acustici, ora epici e folkeggianti, ora progressivi grazie anche ad un utilizzo molto personale della chitarra solista: The Mountain tiene costantemente desta l’attenzione dell’ascoltatore in virtù di una varietà che non sconfina mai nel farraginoso ma che, piuttosto, rende meno monolitico e più avvincente lo scorrere dell’album.
Inutile rimarcare come il fulcro di European Paganism sia proprio la lunghissima The Mountain, perfetto manifesto del sentire musicale di Vohr, ma anche le altre due tracce non sfigurano, benché appaiano in qualche modo più canoniche nel loro incedere, in particolare la conclusiva Rites At Dawn, decisamente radicata nel black tradizionale.
Una bella prova, intensa, competente e genuina nelle sue risultanze.

Tracklist:
01. The Mountain
02. A Burning Of Idols
03. Rites At Dawn
Line-up:
Vohr

NORDLAND – Facebook

Havukruunu – Kelle Surut Soi

Leggermente più estremo del passato full length, Kelle Surut Soi, lascia indietro i passaggi folk per un approccio più estremo e black, mentre cori declamatori invitano ad alzare i boccali e brindare ad un giorno in più concesso alla vita.

La tradizione scandinava per il pagan black metal epico è consolidata per merito di una manciata di gruppi diventati famosi seguendo la lezione dei maestri Bathory, ma tra i boschi delle fredde lande del nord si aggirano magnifiche creature che mantengono ben salde le fondamenta del genere.

Come in un castello sperduto tra le nevi dove si forgiano menestrelli guerrieri, la penisola scandinava (terra di leggende pagane) non tradisce elargendo musica epica dai tratti black di altissima qualità.
Gli Havukruunu provengono dalla Finlandia, e ci avevano regalato un album magnifico nel 2015 (Havulinnaan) ed un ep (Rautaa ja tulta), ora seguiti dopo due anni da Kelle surut soi, nuovo bellissimo lavoro che conferma il talento di Stefan (chitarra, batteria) questa volta accompagnato da Noitavalo alle pelli, entrato in formazione un anno fa.
Lasciate ancora una volta le vostre ormai inseparabili diavolerie tecnologiche, copritevi di pelli, armatevi con spadone ed arco, ed immergetevi nelle foreste della terra dei mille laghi alla ricerca di questo duo, maestro nel saper trasmettere in musica l’atmosfera fredda, epica, a tratti desolante, ma fiera e scaldata dal sangue di nemici o prede di quelle terre lontane.
Il metal epico ed estremo degli Havukruunu è pura magia, con una serie di cavalcate metalliche che raccontano di oscurità, lunghi inverni, misteri e micidiali pericoli in lingua madre.
Leggermente più estremo del passato full length, Kelle Surut Soi, lascia indietro i passaggi folk per un approccio più estremo e black, mentre cori declamatori invitano ad alzare i boccali e brindare ad un giorno in più concesso alla vita.
Per i fans dei Bathory un lavoro irrinunciabile, prodotto da uno dei migliori gruppi in circolazione nel genere.

TRACKLIST
1.Jo näkyvi pohjan portit
2.Vainovalkeat
3.Noidanhauta
4.Vainajain valot
5.Vaeltaja
6.Myrskynkutsuja
7.Verikuu
8.Kelle surut soi

LINE-UP
Stefan – Acoustic & Electric Guitars, Bass Guitar, Voice
Noitavalo – Drums & Percussion

HAVUKRUUNU – Facebook

Integral – Resilience

Il disco viaggia benissimo ed è una bellissima sorpresa in un panorama a volte troppo appiattito su certe sonorità, mentre qui si vola davvero alti, e si può tranquillamente dire che in ambito pesante sia uno dei dischi dell’anno.

Debutto molto interessante per questo gruppo di giovani bergamaschi, nato nel 2013 dalla comune passione per generi musicali metallici e proponendo un death metal molto crossover.

Il minimo comune denominatore è la bravura tecnica e l’ ottimo gusto musicale, perché gli Integral possiedono entrambi in gran misura. Il disco è un tentativo riuscitissimo di fondere insieme sonorità molto differenti fra loro, partendo da un death metal moderno di base, per poi fare in maniera incisiva cose vicino al migliore metalcore, o avere momenti di calma e di ottimo ambient o addirittura vicino alla psichedelia. L’album viaggia benissimo ed è una bellissima sorpresa in un panorama a volte troppo appiattito su certe sonorità, mentre qui si vola davvero alti, e si può tranquillamente dire che in ambito pesante sia uno dei dischi dell’anno. Resilience ha una potenza ed una fluidità davvero notevoli, che lo rendono un disco godibile e con una capacità compositiva notevole. Si rimane piacevolmente stupiti nel sentire che ci siano gruppi come gli Integral capaci di fare proposte intelligenti, pesanti e che riescono a far sembrare facile il difficile. Un disco che mostra il presente ed il futuro del migliore death metal.

TRACKLIST
1.Blank Claustrophobia
2.Collapsed Cubes
3.In(Earth)
4.Realm of Atlantis
5.Mac Brazel
6.Hieroglyphica
7.Room with a View
8.Self-made Oblivion
9.Mechanical Existence Construction
10.Out There in Silence (Eclipse)

LINE-UP
Alessio Moraschini – vocals
Riccardo Maccarana – guitar
Jacopo Farina – guitar
Marco Morandi – bass
Agostino Buttarelli – drums

INTEGRAL – Facebook

Origin – Unparalleled Universe

Dieci brani che sono altrettante atomiche che esplodono all’unisono nei padiglioni auricolari

Torna in questa metà dell’anno quella che per molti è la più grande band di technical brutal death metal in attività, gli Origin.

Unparalleled Universe è il settimo brutale sigillo che il quartetto americano pone come prova inconfutabile della grandezza di un genere, il death metal, estremizzato al limite dell’umano, tecnicamente inattaccabile e devastante, una tempesta di note e suoni che valicano barriere per altri neanche avvicinabili.
Licenziato tramite Agonia Records in Europa e Nuclear Blast Records in Nord America, il disco è stato masterizzato da Colin Marston presso i Menegroth – The Thousand Caves, mentre la copertina è stata creata da Filip Ivanovic (Dismember, Crytopsy, Gorguts).
Da una band con vent’anni di attività alle spalle non ci si può certo aspettare chissà quali novità, anzi, Unparalleled Universe suona Origin al 100%, brutale ed estremo fino alla totale distruzione, un macigno di death metal tecnico travolgente, come sempre valorizzato da un songwriting sopra la media.
E si, perché il gruppo di Paul Ryan, oltre a rappresentare quanto di più estremo e tecnico ci sia sulla scena, ha un talento inumano nello scrivere brani che non lasciano scampo, in un girone infernale dove la sei corde scende e sale in vortici e uragani sonori devastanti, ed il growl profondo e gutturale viene a tratti spazzato via da uno screaming bestiale.
I dieci brani sono altrettante atomiche che esplodono all’unisono nei padiglioni auricolari: il fungo si forma sopra le nostre teste ed il vento nucleare spazza via tutto, in uno tsunami belligerante, mentre Jason Keyser vomita morte e rabbia nel microfono, Ryan fa il fenomeno con chitarra e la coppia ritmica(John Longstreth alle pelli e Mike Flores al basso) erige un monumento alla’apocalisse.
Che dire d’altro, se non invitarvi a far vostro Unparalleled Universe? Gli Origin sono tornati e vi faranno tanto male, colpendovi senza pietà con armi micidiali come Cascading Failures,Diminishing Returns Invariance Under Transformation o gli spettacolari dieci minuti del capolavoro brutal progressive death Unequivocal: di meglio nel genere diventa davvero difficile trovarlo.

TRACKLIST
1. Infinitesimal to the Infinite
2. Accident and Error
3. Cascading Failures, Diminishing Returns
4. Mithridatic
5. Truthslayer
6. Invariance Under Transformation
7. Dajjal
8. Burden of Prescience
9. Unequivocal
10. Revolucion

LINE-UP
Paul Ryan – Guitars, Vocals
John Longstreth – Drums
Mike Flores – Bass, Vocals
Jason Keyser – Vocals

ORIGIN – Facebook

ANTONIO GIORGIO

Il video di “The Eternal Rebellion/Luminous Demons”, dall’album Golden Metal (Andromeda Relix).

Andromeda Relix & AGM PRoductions sono liete di presentarvi il video ufficiale di Antonio Giorgio tratto dal suo debutto “GOLDEN METAL (The Quest for the Inner Glory)” dal 28 Aprile in commercio nei migliori negozi di dischi in versione digipack e su tutte le piattaforme digitale(nella versione “Golden Deluxe Edition” formata da 2 cds e altri extra). Il video presenta un libero adattamento di due songs (“The Eternal Rebellion”&”Luminous Demons” facenti parte insieme al brano “Keeper of Truth”della “Beyond Heaven & Hell Suite”) al capolavoro Dark/Fantasy “Cabal”(libro)&”Nightbreed”(film & fumetti)di Clive Barker,maestro inglese del New Horror degli eightes. La storia è ormai divenuta un fenomeno di Culto tra gli appassionati e i fans più accaniti e di recente il film è stato anche restaurato e allungato con la “Director’s Cut” del visionario e poliedrico Barker. All’epoca fu definito e non a torto il”Guerre Stellari” dell’Horror per via di una storia d’Iniziazione dal sapore epico,magico e fortemente immaginifico ,grazie anche al ribaltamento del classico ruolo di buoni e cattivi, dove i veri mostri vengono ad essere non i bizzarri Notturni ,abitatori della mitologica MIDIAN,ma proprio le forze dell’Ordine e della Ragione(come lo straordinario personaggio dello psicologo/serial-killer Decker magistralmente interpretato da un altro maestro dell’Horror più cerebrale degli eightes,ossia il canadese David Cronenberg). Come il maestro inglese anche Antonio Giorgio opera un rovesciamento nel suo brano a proposito della dicotomia Angelo-Demone,recuperando il significato originario di “Demone” di ellenica memoria,termine che deriva da “Daimon”(Essere Divino),che sta per”Spirito Intermedio” tra il mondo Divino e quello Umano,o addirittura come in Platone,il demone era un vera e propria “Guida Spirituale” o ”Angelo Custode” e quindi diametralmente opposto alla valenza “negativa”propagandata dalla Religione Cristiana.
Il Fantastico (Horror,Fantasy & Fantascienza) è da sempre il miglior alleato del METAL più immaginativo e Antonio Giorgio riprova a restaurare l’antico rapporto in maniera ancora più diretta con questo video che riunisce i due mondi(anche nelle musiche),poiché tutte le Arti sono comunicanti(come insegna lo stesso Barker).
A tal proposito da notare anche la citazione nella parte centrale del brano di un passo tratto da “Il Matrimonio del Paradiso & dell’Inferno (The Marriage of Heaven & Hell)” del geniale poeta/ pittore/ incisore inglese William Blake,grande fonte d’Ispirazione sia per Antonio che per Barker stesso.
Ricordiamo che “Golden Metal(The Quest for the Inner Glory)” è stato prodotto e registrato nei Nion Studio di Novellara(Reggio Emilia)di proprietà di Nicolò Bernini & Dany All(batterista e tastierista della Epic Power band Fogalord),masterizzato da Luigi Stefanini ai New Sin Studios(Eldtrich,Domine,Vision Divine, Secret Sphere,Dark Moor etc)e si avvale della veste grafica curata da Jahn Carlini (www.jahnvision.com).
Buona Visione!

www.andromedarelix.com
www.antoniogiorgiometal.bandcamp.com
www.gtmusic.it
www.youtube.com/goldenmetalkingdom
www.facebook.com/antoniogiorgiometal

Hjarnidaudi – Psykostarevoid

Psykostarevoid offre una visione del doom che non ha nulla di rassicurante, rovistando incessantemente tra le viscere con il suo incedere distorto e fragoroso.

La Dead Seed Productions ha realizzato le versioni in vinile dei due album pubblicati nello scorso decennio dagli Hjarnidaudi, progetto solista drone doom del musicista norvegese Vidar “Voidar” Ermesjø, altresì noto per la sua militanza nei Koldbrann.

Quello che prendiamo brevemente in esame è il secondo dei due, nonché ultima uscita a nome Hjarnidaudi  in ordine temporale, Psykostarevoid.
L’album si snoda lunga quattro tracce di natura strumentale, dalla lunghezza media di 10 minuti ed ovviamente il genere prescelto e lo stile con cui viene proposto non sono materia proprio per tutti.
Il doom, nella lettura di Ermesjø, è un qualcosa di ancora più criptico e disturbante rispetto a quanto normalmente siamo soliti ascoltare, e la sua bravura sta, a mio avviso, nel non indulgere in interminabili sperimentazioni droniche bensì nel lanciarsi in reiterazioni ossessive ma terribilmente avvolgenti, come avviene in maniera mirabile nella traccia II, autentico monolite di sofferenza dai suoni distorti, asfissianti ma non del tutto privi di una parvenza melodica.
Questa caratteristica rende peculiare la proposta anche nei restanti brani, che continuano ad offrire una visione del doom che non ha nulla di rassicurante, rovistando incessantemente tra le viscere con il suo incedere distorto e fragoroso.
Peccato che ormai da otto anni non pervenga più nuovo materiale marchiato con questo monicker, perché un album simile rappresenta una lettura del genere non convenzionale, pur senza sconfinare nella cacofonia; spesso, però, queste riedizioni sono propedeutiche al ritorno in auge di progetti accantonati da tempo, quindi non resta che sperare che questo possa valere anche per gli Hjarnidaudi.

Tracklist:
1. I
2. 2. II
3. 3. III
4. IV

Line up:
Vidar “Voidar” Ermesjø

HJARNIDAUD – Facebook

Primal Attack – Heartless Oppressor

Se vi piace il thrash metal classico ma potenziato da una potente dose di groove, cercate questo piccolo oggetto dinamitardo e fatelo vostro.

Thrash metal tra tradizione e modernità, tradotta in una dose massiccia di groove che non inficia la riuscita di ritmiche veloci come il vento.

Tornano a quattro anni dall’esordio (Humans) i thrashers portoghesi Primal Attack, una macchina da guerra proveniente da Lisbona potente come un carro armato, veloce e devastante come una raffica di mitra.
Il quintetto portoghese non guarda in faccia a nessuno e parte per questi quaranta minuti scarsi di metal estremo impressionante per impatto ed ottima conoscenza della materia: l’alternanza tra groove moderno e thrash old school risulta l’arma vincente di brani come Halfborn e le dichiarazioni di guerra Truth And Consequence, Hypersonic Generation, delle bombe atomiche con la scritta thrash sulla fiancata che la band lancia senza pietà.
Il brano più sperimentale del gruppo (Heart And Bones) è quello che più si avvicina ai Voivod, nei passaggi dalle reminiscenze progressive, mentre il mood dell’album mantiene l’approccio diretto e molto americano, tra Exodus, ultimi Slayer e Pantera.
Buona la prova dei musicisti, su tutti una sezione ritmica debordante (Miranda al basso e Mike alle pelli), ben coadiuvate da una coppia d’asce tellurica (Miguel e Tiago) ed una fiera indomabile dietro al microfono (Pica).
Heartless Oppressor è una bomba, e se vi piace il thrash metal classico ma potenziato da una potente dose di groove, cercate questo piccolo oggetto dinamitardo e fatelo vostro.

TRACKLIST
1.Red Silence
2.Halfborn
3.The Prodigal One
4.Truth and Consequence
5.Strike Back
6.Heart and Bones
7.Hypersonic Generation
8.Above the Live
9.XXI Century Curse

LINE-UP
Miranda – Bass
Mike – Drums
Miguel – Guitars
Tiago – Guitars
Pica – Vocals

PRIMAL ATTACK – Facebook

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