ANTI-FLAG

Il video di “Trouble Follows Me”, dall’album “American Fall” (Spinefarm Records).

Il video di “Trouble Follows Me”, dall’album “American Fall” (Spinefarm Records).

La punk band di Pittsburgh ANTI-FLAG presenta oggi il video di “Trouble Follows Me”. Il brano è estratto dall’ultimo album “American Fall” pubblicato da Spinefarm Records e disponibile a questo link.
Il video è stato diretto da Alexey Makhov ed è stato filmato a Bratislava, Slovacchia, durante il recente tour europeo.

Since unleashing their seminal 1996 debut Die for the Government, Anti-Flag has empowered and emboldened the listeners of two generations beset with a new millennium stricken by war, racial upheaval, and financial collapse. The Pittsburgh, PA quartet—Justin Sane, Chris#2, Chris Head, and Pat Thetic—has consistently embodied a timeless punk spirit over the course of nine influential offerings, including The Terror State, For Blood and Empire, and most recently, 2015’s American Spring.

ANTI-FLAG online:
http://www.twitter.com/anti_flag
http://www.facebook.com/anti.flag.official/
http://www.youtube.com/user/AntiFlagVEVO
http://www.instagram.com/antiflag

Gates Of Doom – Forvm Ivlii

Un ep di tre brani incentrato sulla storia del Friuli in epoca romana, raccontata tramite un metal estremo epico e melodico, senza rinunciare a sfumature atmosferiche che vanno dal folk all’acustico per poi travolgerci con furiose impennate death/black.

Epic melodic death metal molto suggestivo quello dei nostrani Gates Of Doom, quintetto ispirato dalla scena svedese, in particolare dagli Amon Amarth, anche se il gruppo friulano scaglia frecce dalle piume di diversi colori, rendendo il sound piacevolmente vario e personale il giusto per distinguersi dagli storici esponenti nord europei.

Nata nel 2012 per volere del chitarrista Manuel Scapinello e del batterista Davide Zago, la band ha subito negli anni molti cambi di line up dando vita al primo ep omonimo nel 2015e tornando, quindi, dopo tre anni con Forvm Ivlii, ep di tre brani incentrato sulla storia della nascita del Friuli in epoca romana, raccontata tramite un metal estremo epico e melodico, senza rinunciare a sfumature atmosferiche che vanno dal folk all’acustico per poi travolgerci con furiose impennate death/black degne di una tempesta di neve sulle Alpi Carniche.
Una ventina di minuti registrati, mixati e prodotti da Davide Zago, un assalto sonoro che ha nelle melodie sempre presenti l’arma in più dei Gates Of Doom, notevoli quando le due chitarre affilano le lame e affondano il colpo con cavalcate epiche che ricordano ovviamente gli Amon Amarth; perfetto l’uso della voce , con il growl e lo scream a penetrare gli scudi nemici e parti recitate ed evocative a rendere l’atmosfera ancora più epica e solenne.
Così si sviluppano i tre brani presenti, tutti molto ben strutturati e di notevole impatto: ora manca solo per la band di tuffarsi nella mischia e per poi alzare sulla cime delle montagne il primo album su lunga distanza, un passaggio naturale per entrare di prepotenza nella scena estrema nostrana per la porta principale.

Tracklist
1. Forvm Ivlii
2. Under the grey Mountains
3. Limes

Line-up
Stefano Declich – Vocals
Manuel Scapinello – Guitar
Samuele Nonino – Guitar
Vittorio Serra – Bass
Giulia Zuliani – Drums

GATES OF DOOM – Facebook

DEICIDE

Il lyric video di “Excommunicated”, dall’album “Overtures Of Blasphemy” in uscita a settembre (Century Media Records).

Il lyric video di “Excommunicated”, dall’album “Overtures Of Blasphemy” in uscita a settembre (Century Media Records).

DEICIDE – disponibile il lyric video di “Excommunicated”
“Overtures Of Blasphemy”, il nuovo album della death metal band americana DEICIDE, sarà pubblicato il 14 settembre 2018 su Century Media Records. Oggi la band presenta il lyric video di “Excommunicated”, il primo singolo estratto.

Da oggi è anche disponibile il pre-order del disco a questo link, disponibile nei seguenti formati:
Standard CD Jewelcase
Ltd. box con CD, pendaglio, set di adesivi e toppa
LP
digitale
Ricordiamo artwork e tracklist di “Overtures Of Blasphemy”:

One With Satan
Crawled From The Shadows
Seal The Tomb Below
Compliments Of Christ
All That Is Evil
Excommunicated
Anointed In Blood
Crucified Soul Of Salvation
Defying The Sacred
Consumed By Hatred
Flesh, Power, Dominion
Destined To Blasphemy

DEICIDE is:
Glen Benton (vocals, bass)
Steve Asheim (drums)
Kevin Quirion (guitars)
Mark English (guitars)

Necroexophilia – Intergalactic Armageddon

Intergalactic Armageddon è un album ad uso e consumo dei fans più estremisti, un macigno violento che tra veloci scorrerie ritmiche, cadenzate e malate cavalcate brutal, lascia qualcosa per quanto riguarda la produzione e in una formula ripetuta all’infinito.

L’invasione aliena di cui i Necroexophilia si fanno portavoce non è senza dubbio pacifica: le creature venute dallo spazio profondo hanno conquistato il pianeta e schiavizzato gli esseri umani, annientati da tanta violenza e crudeltà.

Il duo proveniente dagli States racconta le atrocità riservate agli uomini da parte degli alieni, una carneficina raccontata al suono brutale di un slamming death metal senza compromessi, dove il growl è un abominio vocale proveniente da un abisso in chissà quale sperduto pianeta.
Secondo full length, dunque, per questo duo formato da Tommy Rouse al microfono e Justin McNeil che si divide tra batteria e chitarra, attivo da quattro anni e con il debutto (Frantic Visions Of A Xenogod) licenziato nel 2014, anno di inizio dell’invasione aliena.
Brutal death metal e grind si fondono per portare dolore e morte tra un’umanità ormai allo stremo, i rumori gutturali che accompagnano la musica estrema del combo vomitano blasfemie e crudeli racconti di sofferenza, dall’intro Multiverse Demolishment, passando per le nove tracce che compongono Intergalactic Armageddon: un album ad uso e consumo dei fans più estremisti, un macigno violento che tra veloci scorrerie ritmiche, cadenzate e malate cavalcate brutal, lascia qualcosa per quanto riguarda la produzione e in una formula ripetuta all’infinito.
Vero che il genere è questo, ma il duo appare leggermente statico nel seguire le alterne atmosfere con l’album che fatica a decollare, risultando sufficiente solo per i gusti di qualche fan del brutal death.

Tracklist
1.Multiverse Demolishment
2.Amongst The Cosmic Carnage
3.Intergalactic Armageddon
4.Imploding Sphere Of Mass Deformation
5.Hyperspace Homicide
6.Interstellar Universal Overpopulation
7.Abysmal Empyreal Upheaval
8.Ebullism Asphyxiation
9.Erupting Seas Of Noxius Plasma
10.Quantum Catastrophe

Line-up
Tommy Rouse – Vocals
Justin McNeil – Drums, Guitars

NECROEXOPHILIA – Facebook

Veratrum – Visioni

Il mini album “Visioni” dei Bergamaschi Veratrum, ci dimostra per l’ennesima volta – senza per forza fare del puerile campanilismo – quanto il nostro paese non abbia nulla da invidiare nel campo del black metal, in termini di capacità strumentali e di creatività musicale, a nazioni simbolo quali Norvegia, Svezia e Grecia.

Gli italiani Veratrum (death/blacksters con già all’attivo un demo, due album e due ep, compreso l’oggetto di questa recensione) devono il loro nome ad una particolare pianta (il Veratro, dal latino ‘vere’ – veramente e ‘atrum’ – nero) molto tossica, che annovera, tra le sue principali caratteristiche, quella di possedere il rizoma, una sorta di radice che si sviluppa (in genere orizzontalmente e quindi non in profondità) sotto terra.

Il rizoma permette la nascita di nuove gemme, anche se, in superficie, la pianta al termine del suo flusso vitale, muore.
Jung metaforizzò il rizoma:
“La vita mi ha sempre fatto pensare a una pianta che vive del suo rizoma: la sua vera vita è invisibile, nascosta nel rizoma. Ciò che appare alla superficie della terra dura solo un’estate e poi appassisce, apparizione effimera.” (Da sogni, ricordi e riflessioni).
Parafrasando, la vera natura dell’esistenza è inaccessibile (nel sottosuolo, eterna ed insondabile), mentre ciò che vediamo e viviamo giornalmente, risulta effimero e forse troppo spesso illusorio.
È questa, a mio modo di vedere, la chiave di lettura, di questo ep autoprodotto (uscito al momento unicamente in formato digitale): ricondurre il tutto ad un semplice album black death risulterebbe ingiustamente riduttivo per il quartetto di Bergamo.
Qui il sapore visionario (Visioni, appunto) ed onirico della vera essenza della vita universale, viene espresso in maniera ermeticamente sublime. Il messaggio che assimiliamo durante l’ascolto (il cantato in lingua madre, ci permette di assaporarne le mille sfumature) è di un qualcosa di non detto, di non visto, di metaforicamente sotterraneo, ma che ogni essere umano sa che esiste, e semplicemente lo disconosce, volutamente, forse per ignoranza, forse per atavico terrore.
“La verità non è sempre ciò che appare”- ci dice Tim Burton; occorre andare oltre, oltre il vero.
E allora ci immergiamo nel magistrale black death sinfonico del brano Oltre il Vero, dove i nostri ci accompagnano attraverso profezie di mondi sconosciuti, insegnandoci a vedere ad occhi chiusi. Musicalmente, un armonico mix di mid tempo death, intervallato da pesantissimi cadenzati tempi thrash, fa da cornice ad un black sinfonico, imponente, maestoso, mentre lo scream e il growl duettano alla perfezione, dettandone i ritmi sino alla fine, quasi facciano parte della base ritmica, e non delle parti vocali. Un bell’assolo, arricchito da un coro strepitoso e da synth tanto imponenti da sembrare suonati a quattro mani, ci conducono alla fine del brano: “Oltre il vero, Oltre il cosmo”. Dopo la breve Per Antares, più che un brano, un vero e proprio rituale cosmico dedicato alla Gigante Rossa della Costellazione dello Scorpione – Antares, ci godiamo L’Alchimista, brano essente di un Universo, al di là degli Universi conosciuti, che irrompe con un blast beat quasi perfetto, veloce, d’effetto, ed un scream malignamente oscuro; qui si va oltre il semplice tremolo, denotando una buona padronanza delle chitarre da parte di Haiwas e Rimmon. Non tarda a subentrare l’influsso death, che rallenta sì il brano, ma che ne orchestra divinamente la struttura. Ed è proprio l’alternanza di black e death, armoniosamente miscelati dai synth e da antiche salmodie, ad arricchire un brano mai monotono, da assaporare, ad occhi chiusi, godendone le visioni, che esso ci provoca. “Vedrò lo Scorpione, il suo occhio rosso…” cantano i nostri, ed il viaggio verso verità inimmaginabili, al di là del mondo conosciuto, è quasi terminato. Visioni ed onirico, riferimenti ad Antichi Dei ancestrali, di un testo che pare scritto da (o in omaggio di) H.P.Lovecraft, rappresentano il corpo del brano La Stella Imperitura, la cui anima musicale, maestosamente sinfonica, si solidifica, diventando un tutt’uno con il corpo. Clean, growl e scream danzano, al ritmo di un meraviglioso black, a tratti terribilmente veloce, ed oramai pregno di basi death metal che rendono il sound dei Veratrum, uno splendido connubio di due stili musicali, simili tra loro, ma che, solo se sapientemente armonizzati, come in Visioni, sanno dispensare linfa vitale e musicale. “Qui siamo pronti per salire…” prima strofa del brano che ci prepara al lungo viaggio, fermi sulla soglia, di Limen Operis, ultima chicca strumentale, leggiadro e soave accompagnamento, verso verità sconosciute.
Resta la speranza di veder uscire Visioni anche su cd, il digitale non mi appaga… scusate se sono un tradizionalista, vecchio o meglio antico, almeno quanto Cthulhu.

Tracklist
1.Oltre il Vero
2.Per Antares
3.L’Alchimista
4.La Stella Imperitura
5.Limen Operis

Line-up
Haiwas – Vocals, Guitars, Orchestrations
Rimmon – Guitars, Vocals
Marchosias – Bass
Sabnok – Drums

VERATRUM – Facebook

Osada Vida – Variomatic

Variomatic è un lavoro che vuol essere raffinato e a tratti ci riesce, ma risulta discontinuo nel tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore.

Le strade del rock progressivo questa volta ci portano verso est e precisamente in Polonia, dove gli Osada Vida, una delle band di genere più popolari da quelle parti, licenziano il loro settimo full length intitolato Variomatic.

Il gruppo dà quindi un seguito al precedente Particles, uscito tre anni fa, senza cambiare nulla della solita formula che li vede approcciarsi ad un progressive rock tra tradizione settantiana ed ispirazioni in linea con i nuovi protagonisti odierni del genere.
Variomatic risulta quindi un quadro musicale vario, nutrito da molti dei colori del rock progressivo e lontano da quelle soluzioni heavy ormai di prassi nel genere.
Tastiere presenti in abbondanza, ritmiche che non alzano mai il tono soft e chitarre che a tratti si sfogano in solos raffinati, smarriscono parzialmente il loro impatto quando la voce, troppo monocorde, prende il sopravvento ed appiattisce l’atmosfera di brani tecnicamente suonati discretamente ma che non trovano mai la chiave emozionale giusta.
Di fatto, Variomatic è un lavoro che vuol essere raffinato e a tratti ci riesce, ma risulta discontinuo nel tenere alta l’attenzione dell’ascoltatore alle prese con brani come l’opener Missing o l’ottima Catastrophic, dalle reminiscenze progressive di estrazione britannica, episodi che consentono di elevare il valore dell’album fino alla sufficienza.
Yes, Steve Wilson e il new prog inglese sono sicuramente i paragoni più calzanti con il sound di Variomatic, un album che difficilmente uscirà dai confini del genere e quindi dai gusti degli amanti del progressive rock.

Tracklist
1.Missing
2.Eager
3.Fire Up
4.The Line
5.The Crossing
6.Melt
7.Catastrophic
8.In Circles
9.Good Night Return
10.Nocturnal

Line-up
Łukasz Lisiak – bass
Janek Mitoraj – guitars
Rafał “r6” Paluszek – keys
Marek Romanowski – drums

OSADA VIDA – Facebook

Pànico Al Miedo – Formador

Il gruppo suona molto bene, le canzoni però faticano a decollare soffrendo di una leggera prolissità che porta a quasi un’ora di metal cristallino e potente, ma che non arriva mai al dunque.

I catalani Pànico Al Miedo debuttano sulla lunga distanza con Formador, lavoro che segue di tre anni l’ep omonimo.

L’album si presenta con tutti i crismi di un’opera a cui non manca davvero nulla per solleticare i fans del genere: produzione nelle mani di Juan Orteaga (Testament, Exodus, Machine Head), il master lasciato a Jens Brogen (Kreator, Opeth, Amon Amarth) e cover creata da Ed Repka (Death, Megadeth, Venom).
Il quintetto di Barcellona aggiunge di suo una buona tecnica ed un songwriting in linea con le produzioni di genere, l’anima death rimane confinata nell’uso del tono estremo tra scream e growl, neanche troppo indicato per il sound creato dal gruppo che, valorizzato dal gran lavoro in studio, corrisponde ad un thrash metal di matrice americana.
Il gruppo suona molto bene, le canzoni però faticano a decollare soffrendo di una leggera prolissità che porta a quasi un’ora di metal cristallino e potente, ma che non arriva mai al dunque.
E’ comunque notevole il lavoro delle due chitarre, sia in fase ritmica che solista, precisa senza mai strafare la sezione ritmica, mentre la voce come scritto in precedenza non rispecchia il sound di cui si compone Formador.
Megadeth, ed Exodus sono le band che più ispirano il combo catalano e la sua musica, sulla quale sicuramente ci sarà da lavorare in futuro se si vorrà giustificare il dispiego di forze esibito in questo lavoro che vede come ospiti due chitarristi leggendari come James Murphy (Formador) e Bobby Koelbe (Cebos Vivos, Formador).

Tracklist
1.Intro-Popol Vuh
2.Formador
3.La Fuente
4.Hermanos De Sangre
5.Cebos Vivos
6.Rompe El Cepo
7.Bautizado Por La Arrogancia
8.Punos
9.No Voy A Perder
10.Asfixiar Con Verbo
11.El Final De la Grandeza
12.Outro-Popul Vuh
13.Formador

Line-up
Marc Jufrè – Vocals
Jordi Creus – Guitars
Pep Bruguera – Guitars
Al Drumer – Drums
Chiri Lopez – Bass
URL Facebook

PANICO AL MIEDO – Facebook

Descrizione Breve

Autore
Alberto Centenari
Voto
65
Genere – Sottogeneri – Anno – Label
2018 Thrash/Death Metal 6.50

Mars Era

Il video di Revolution, dall’album Dharmanaut (Argonauta Records).

Il video di Revolution, dall’album Dharmanaut (Argonauta Records).

Da Marte a Youtube, Revolution è finalmente arrivata!

Grazie alle illustrazioni di Kai Haraguchi, al supporto di Gero Argonauta e del canale di 666MrDoom vi presentiamo il primo video ufficiale estratto dall’album Dharmanaut.

Bleeding Through – Love Will Kill All

Tornare dopo quattro anni dall’annuncio del tuo scioglimento (con relativo tour di addio) ti obbliga a dare più del tuo meglio, ed è quello che ha fatto il gruppo americano: Love Will Kill All può infatti essere considerato il miglior disco dei Bleeding Through, o almeno quello che racchiude le loro cose più interessanti.

Tornare dopo quattro anni dall’annuncio del tuo scioglimento (con relativo tour di addio) ti obbliga a dare più del tuo meglio, ed è quello che ha fatto il gruppo americano: Love Will Kill All può infatti essere considerato il miglior disco dei Bleeding Through, o almeno quello che racchiude le loro cose più interessanti.

Il suono non è cambiato granché, è diventato però più granitico e pesante, quasi un metalcore sinfonico molto ben composto ed eseguito con impeto e passione. I Bleeding Through sono uno dei gruppi che ha incendiato il mondo con il fuoco del metalcore, vivendone la maggior espansione possibile e dettandone anche le linee guida a partire dal 1999, ed in questo disco se ne comprende bene il perché. Love Will Kill All racchiude in sé il meglio del metalcore, melodia, cattiveria, e quel senso di colonna sonora di videogioco che è uno degli ingredienti fondamentali della ricetta. In molti disprezzano questo genere mentre chi lo ama invece lo difende a spada tratta: la soluzione sta forse nel prenderlo per quello che è, un ottimo intrattenimento e un qualcosa di aggressivo che non fa male, ma che ricrea in maniera godibile ed apprezzabile. Questi ragazzi di Orange County, California, sono tornati insieme per rimettersi in gioco e lo hanno fatto in maniera convincente, si può poi parlare per giorni sulle motivazioni; sicuramente il fattore economico è importante, ma si deve anche pensare che per questa gente il metalcore è il pane, e per i progetti solisti questo non è il tempo adatto. Il disco è il meglio che possano fare, cioè un gran bel massacro dall’inizio alla fine: davvero un gran ritorno, e nessuno sperava in fondo che potesse essere cosi positivo. Qui c’è il miglior metalcore che possiate trovare in giro.

Tracklist
1. Darkness, A Feeling I Know
2. Fade Into The Ash
3. End Us
4. Cold World
5. Dead Eyes
6. Buried
7. No Friends
8. Set Me Free
9. No One From Nowhere
10. Remains
11. Slave
12. Life

Line-up
Vocals: Brandan Schieppati
Keyboards: Marta
Guitar: Brian Leppke
Guitar: Dave Nassie
Guitar: Scott Danough
Drums: Derek Youngsma
Bass: Ryan Wombacher

BLEEDING THROUGH – Facebook

Extremity – Coffin Birth

Coffin Birth è un album di duro e puro metal estremo di stampo death, in cui l’attitudine e l’impatto giocano un ruolo fondamentale e per questo verrà sicuramente amato dai fans del genere.

Da Oakland, cittadina bruciata dal sole californiano, ma che a giudicare da Coffin Birth offre segni di vita anche nei profondi abissi sotto le sue strade, arrivano gli Extremity, death metal band dall’animo crust e dalle influenze old school.

Formata da musicisti provenienti da una manciata di gruppi estremi attivi sul territorio (Vastum, Ludicra, Agalloch, Repulsion, Cretin), la band licenzia il primo full length, una mazzata estrema che coniuga una bella fetta del death metal mondiale pescando a piene mani sia dalla scuola americana che da quella europea, e rende il tutto ancora più potente e senza compromessi con dosi massicce di attitudine crust/punk, e una cascata di riff che fanno trasparire anche qualche trovata melodica, incastonata tre le trame di un sound diretto ed ignorante.
Coffin Birth / A Million Witches apre le ostilità, l’approccio è fin da subito devastante, si sente che l’esperienza accumulata in anni di metal estremo porta i musicisti a non sbagliare un colpo, anche se quello che conta è la forza d’impatto.
Ottimi sono i tanti rallentamenti al limite dei doom, che la band sciorina tra terremoti ritmici (Umbilicus, Like Father Like Son) e sfuriate belligeranti, in un delirio estremo ispirato a Exhumed, Repulsion, Autopsy, Bolt Thrower e Asphyx.
Coffin Birth è un album di duro e puro metal estremo di stampo death, in cui l’attitudine e l’impatto giocano un ruolo fondamentale e per questo verrà sicuramente amato dai fans del genere ed è a loro che viene quindi consigliato.

Tracklist
1. Coffin Birth / A Million Witches
2. Where Evil Dwells
3. Grave Mistake
4. Umbilicus
5. For Want Of A Nail
6. Occision
7. Like Father Like Son
8. Misbegotten / Coffin Death
Line-up

Shelby Lermo – Guitars, Vox, Bass, Organ, Piano
Marissa Martinez-Hoadley – Guitars, Vox
Aesop Dekker – Drums

EXTREMITY – Facebook

A Scar For The Wicked – The Unholy

Il sound rispecchia la parte più estrema dei suoni metallici moderni, sotto forma di un valido e brutale death metal, devastante e senza compromessi.

Dal Canada arrivano questi temibili A Scar Of The Wicked, gruppo estremamente violento che, partendo da una base death metal sviluppa il suo sound ispirandosi alla scena moderna.

Un uso particolarmente riuscito delle due voci estreme (growl e scream) ed un tasso altissimo di rabbia da sfogare in musica fanno il resto, così che i sette brani racchiusi in questo nuovo ep risultino una mazzata estrema davvero portentosa.
La storia discografica del gruppo non vede ancora full length all’attivo bensì un terzetto di ep che vedono il primo The Necrobutcher, licenziato nel 2014, seguito da Scars, uscito l’anno dopo, e infine da questo The Unholy, confermando l’impatto violentissimo che la band ha sull’ascoltatore: sette bordate di death metal moderno, tra blast beat, rallentamenti potentissimi e rabbia devastante, da parte di una macchina da guerra in arrivo da Ottawa che distrugge senza soluzione di continuità.
La scelta di licenziare lavori relativamente corti mi trova assolutamente d’accordo, ed anche The Unholy si presenta come un concentrato di terribile violenza musicale dai rimandi core, tra esplosioni e mitragliate ad altezza d’uomo.
Il sound rispecchia quindi la parte più estrema dei suoni metallici moderni, sotto forma di un valido death metal brutale, devastante e senza compromessi.

Tracklist
1.Born From The Grave
2.A Place Where Death Resides
3.The Abyss
4.Darkness Approaches
5. The Unholy
6.Malformed
7.Evil Within

Line-up
Eric Forget – Vocals
Adam Semier – Guitars, Vocals
Joe Kenyeres – Guitars
James Nopper – Bass
Nick Rodgers – Drums

A SCAR FOR THE WICKED – Facebook

Lady Reaper – Mise En Abyme

I Leady Reaper dimostrano la loro sagacia nel costruire un sound personale, lasciando che le proprie influenze ed ispirazioni si facciano largo senza compromettere la totale libertà artistica di cui si possono fregiare.

Che i Lady Reaper fossero una band non comune ed in costante evoluzione si era capito già dal personalissimo sound messo in mostra nel debutto omonimo targato 2015, un esempio convincente di metal classico ispirato ai primi anni ottanta, un mix di primi Iron Maiden e Black Sabbath molto teatrale e dinamico, mai fermo sui soliti cliché.

La splendida, affascinate ed ipnotizzante strega fasciata di lattice rosso, dopo aver tagliato teste in giro per lo stivale, ha posato la falce, si è trasformata in una pericolosissima musa di seta vestita, una sacerdotessa che ci invita allo spettacolo che si trasformerà in un bagno di sangue metallico.
Prima però spazio ad una più elegante forma di rivisitazione della letteratura ottocentesca e di alcuni dei suoi autori, accompagnata da un booklet con varie opere in acquarello disegnate da Umberto Stagni, a valorizzare ancora di più il clima elegante e in qualche modo suadente di questo ottimo lavoro.
Mise En Abyme esce per l’etichetta italiana Valery Records, ha al suo interno un sound che continua a specchiarsi nel metal dei primi anni ottanta ma con una più spiccata vena teatrale e settantiana, così che parlare di progressive in certi frangenti non è certo eresia.
I Leady Reaper dimostrano la loro sagacia nel costruire un sound personale, lasciando che le proprie influenze ed ispirazioni si facciano largo senza compromettere la totale libertà artistica di cui si possono fregiare.
Dall’intro recitato To The Abyss in poi l’album è un viaggio nel rock/metal classico che non disdegna atmosfere dark/progressive, addirittura sinfoniche e doom rock di altissimo livello, un tuffo nell’elegante e a tratti decadente atmosfera dell’arte di due secoli fa, dove la nostra splendida musa si muove sinuosa e lasciva, promettendo la gloria artistica ma dando solo la morte, mentre le splendide The Ethernal Carnival, Buried In My Dreams e la più lunga Mr. Nick Diabolical Mets (dodici minuti di heavy metal progressivo a tratti entusiasmante) accentuano e consolidano l’impressione di essere al cospetto di un’opera splendidamente fuori dagli schemi.
Ne sentirete delle belle tra le trame di Mise En Abyme, album che piacerà non poco sia gli amanti dell’heavy metal che i fans del rock progressivo e dark a cavallo dei due decenni storici per il genere: i Lady Reaper hanno centrato il bersaglio grosso, ottimo lavoro.

Tracklist
1.To the Abyss
2.The Eternal Carnival
3.Abracadabra
4.Another Me
5.Fragments
6.Buried in my Dreams
7.Stop the Mops
8.Mr Nick: Diabolical Bets
9.Headless Ride

Line-up
Simone Oz Calderoni – Vocals
Federico Red Arzeni – Guitars, Chorus
Stefano Jekyll Coggiatti – Guitars, Keyboards, Chorus
Gabriele Gimi Grippa – Acoustic Guitars, Bass, Keyboards
Berardo Bear Di Mattia – Drums, Percussions

LADY REAPER – Facebook

Carnal Decay – When Push Comes To Shove

Solo nove minuti di musica bastano per confermare l’ottimo livello raggiunto dai Carnal Decay, band magari poco conosciuta se non ai fans accaniti del brutal death meatl, ma meritevole di maggiore attenzione.

Attivi da una quindicina d’anni, i Carnal Decay sono una delle band di punta della scena svizzera per quanto riguarda le sonorità brutal death.

Una discografia che conta quattro full length, di cui l’ultimo You Owe You Pain uscito lo scorso anno, più un paio di lavori minori, ha contribuito ad accrescere la reputazione del combo che, anche con questi tre nuovi brani, conferma di essere una band in forma smagliante, compatta e perfettamente calata nei panni di caterpillar metallico.
Brani che non lasciano respiro, assolutamente granitici, costruiti come un muro invalicabile di note estreme, con le atmosfere che seguono i ritmi da carneficina metallica; da notare il grande appeal che sprigionano, a tratti esaltanti e spettacolari come Food For Thought, un monolite brutale che alterna potentissime parti cadenzate a violente ripartenze e cantata a due voci con l’ospite Igor Fil dei Katalepsy ad affiancare l’orco Michael Kern.
Non sono da meno la title track, che funge da opener al lavoro, e We All Be Red, altro brano violentissimo ma, grazie anche ad una produzione cristallina, assolutamente in grado di risvegliare antichi istinti omicidi.
Solo nove minuti di musica bastano per confermare l’ottimo livello raggiunto dai Carnal Decay, band magari poco conosciuta se non ai fans accaniti del brutal death, ma meritevole di maggiore attenzione.

Tracklist
1. When Push Comes To Shove
2. Food For Thought (feat. Igor Fil of Katalepsy)
3. We All Bleed Red

Line-up
Sebastian Mantel – Drums
Nasar Skripitskij – Bass
Isabelle Iten – Guitars
Michael Kern – Vocals

CARNAL DECAY – Facebook

UNHUMAN INSURRECTION

Il video di “The Edge of Nothing”, dall’album di prossima uscita “Equilibrium?”

Il video di “The Edge of Nothing”, dall’album di prossima uscita “Equilibrium?”

ALPHA OMEGA Management has a huge pleasure to announce that the Italian metallers UNHUMAN INSURRECTION (aka UHI) will join AT THE GATES in Moscow and St.Petersburg! The other support, for the shows, comes from the French melodic death metallers TEMNEIN. See the details below:

March 23rd – Moscow – Zil Arena
March 25th – St.Petersburg – Zal

UNHUMAN INSURRECTION – formed in 2015, risen from the ashes of “Burn of Black” – is an impact of a powerful mix characterized by an aggressive and harsh sound, blended with melodic vocals which emphasize the sonorities. The band’s debut full-length album “Equilibrium?” is set to be released soon. The album is a personal result of the individual maturation process of each band member came across, breeding their new identity, born by the heavy rhythmic patterns of industrial metal, the violence of Thrash, topping them with clean melodic voicals, like it was rarely done, so far.

More information at:
BAND: https://www.facebook.com/unhumaninsurrection
MANAGEMENT: https://alphaomega-management.com | https://www.facebook.com/OfficialAlphaOmegaManagement

Lelahell – Alif

Prendete i Melechesh, irrobustiteli se possibile con dosi letali di brutal e death/black di estrazione est europea ed otterrete una bomba sonora pari a quella confezionata dai Lelahell.

Per chi ci segue ancor prima della nascita di MetalEyes, il monicker Lelahell non è certo una novità.

Il gruppo, proveniente da una terra insolita per il metal estremo come l’Algeria , fece la sua comparsa sulle pagine dedicate al metal di Iyezine, all’uscita del suo primo full length, il devastante e tellurico Al Insane… The (Re)Birth of Abderrahmane, ed in seguito per una piacevole intervsita con il leader Redouane Aouameur (in arte Lelahel).
Dopo quattro anni la band nordafricana torna con un nuovo lavoro, questo intenso bombardamento sonoro dal titolo Alif, quaranta minuti durante i quali il death metal incontra atmosfere tradizionali, in un contesto che rimane violentissimo, ai confini con un brutal che si fa apprezzare per una perizia tecnica davvero notevole e più in evidenza rispetto al passato.
Alif è un viaggio estremo di notevole spessore, nel sound si intrecciano come serpenti tra la sabbia del deserto elementi che vanno dal thrash metal, al death e al brutal, con le atmosfere tradizionali che valorizzano il tutto come nella splendida Insiraf/Martyr o nelle tempeste desertiche Paramnesia e Litham (The Reach of Kal asuf).
Come se non bastasse, Redouane Aouameur ci delizia con una serie di ospiti che alzano il livello tecnico di Alif, già di per se assolutamente alto, ma oltremodo valorizzato da Hannes Grossman alla batteria (Necrophagist e Obscura tra gli altri), Tom Geldschläger (ex Obscura), Yacine M. (Litham), Patrick Mameli (Pestilence), ed il bassista Hafid Saidi.
Con queste premesse Alif esploderà letteralmente dal vostro lettore, i riff neri come la pece si muovono mortali tra repentini cambi di tempo, a tratti un death/black feroce (Ignis Fatuus) prende a spallate per farsi spazio il suono più brutale, in uno scontro tra titani estremi nelle aride ed affascinati terre nordafricane.
Prendete i Melechesh, irrobustiteli se possibile con dosi letali di brutal e death/black di estrazione est europea ed otterrete una bomba sonora pari a quella confezionata dai Lelahell.

Tracklist
1.Paramnesia
2.Ignis Fatuus
3.Thou Shalt Not Kill
4.Ribat Essalem
5.Adam the First
6.The Fifth
7.Insiraf / Martyr
8.Litham (The Reach of Kal asuf)
9.Parasits
10.Impunity of the Mutants

Line-up
Redouane Aouameur – Bass, Vocals, Guitars

LELAHELL – Facebook

Moonreich – Fugue

Fugue dei francesi Moonreich è un’opera black, non nel senso moderno del termine; ossia, come spesso purtroppo accade, un minestrone musicale di chitarre, basso, batteria, screams, impregnato di canti gregoriani ed infarcito di organi, tastiere e synth, ma la si individua proprio nella struttura e nel corpo di ogni singolo brano, grazie ad uno studio attento dell’immortale musica del ‘700.

Come è vero che la Finlandia è la terra dei mille laghi, l’Ile de France, da dove provengono i Moonreich, la si può definire la terra dei mille fiumi (d’altro canto Ile-Isola prende proprio il nome dalla moltitudine di fiumi e rii che circondano questa regione della Francia; nome che altrimenti non troverebbe altra spiegazione, non avendo sbocchi sul mare).

E’ proprio questa magnifica regione, che ci ha donato negli anni gemme black di squisita fattura e alcune di queste ottime band annoverano tra i loro componenti proprio i membri dei Moonreich: L., il nostro corpulento singer, già frontman dei melodic blacksters Ishtar, Weddir, chitarra e voce, ma anche gigante (pure lui…) leader degli sperimentali Aevlord ed ex The Negation (consiglio). Oppure Siegfried, bassista, il più attivo fra tutti (Taliesin, Valland, ma anche ex Nyseius, ex Azziard, per citarne alcuni) e, infine, Sinai, bravo chitarrista già dei blacksters Griffon. Insomma una terra prolifica, che oggi ci dona questo Fugue (fuga, con duplice ambiguo significato di composizione musicale e di stato di amnesia e di disturbo psicologico).
Ma indubbiamente ciò che i nostri ci hanno voluto esprimere in questo loro ultimo sforzo è la loro passione per una costruzione musicale più complessa, elaborata su contrappunti musicali (tipici delle fughe di Bach) che intrecciano, amalgamano alla perfezione, due differenti melodie, che in un avvolgimento spiroidale, si inseguono, si rincorrono, senza quasi mai raggiungersi, ma soprattutto senza mai sovrapporsi. Ed in questo sublime abbraccio, si immedesimano divinamente gli imprescindibili blast beat, tremolo e scream, quasi come a sottolineare che l’estremo, il nostro caro black metal, non ne costituisce altro che la terza melodia, quando nel ‘700 era ancora materia oscura, e di certo non prevista nel Die Kunst Der Fuge, l’Arte della Fuga di J.S.Bach.
E pertanto l’album non poteva che cominciare con due vere e proprie “fughe” (Every Time She Passes Away
e Every Time the Earth Slips Away), fulgidi esempi di coraggiosa ricerca sonora ma soprattutto di grande capacità ed inventiva musicale dei nostri.
Basterebbero queste due gemme, per terminare la recensione qui e per donare un voto molto alto, ma siccome siamo avidi di nuovi ascolti, ci immergiamo nel terzo pezzo, With Open Throat for Way Too Long, che come un tuono ci sconquassa i timpani, ci capovolge lo stomaco. Una rasoiata inaspettata, di una violenza inaudita; pochi fronzoli, velocità estreme, una ritmica incalzante, pochissimi mid e molti up tempo. Forse la track che subisce le maggiori influenze death (mostrate ampiamente anche dal growl dei backing vocals). Un vero pugno nello stomaco, ove la Fuga qui viene forse interpretata nel suo secondo significato di disturbo psicologico, nel disintegrante incedere, che può essere apprezzato solo dai malati di mente (come chi vi scrive). Heart Symbolism (singolo da cui viene tratto il loro video ufficiale) è un omaggio alla natura, nel senso più entomologico del termine. Qui gli insetti sembrano danzare ai ritmi vertiginosi di un black devastante; nascono, vivono, cacciano, si nutrono, muoiono, sullo sfondo di grigi sottoboschi, in un caleidoscopio di immagini proiettate quasi alla rinfusa, che alla velocità della luce, mantengono il tempo, dettato dalla furia ritmica dei nostri. “Spread your wings” canta ad un certo punto L. e magicamente si staglia l’immagine di una farfalla.
La marziale Rarefaction (a tratti molto Marduk) ci mette tutti sull’attenti, dove il “riposo” viene comandato dai mid tempo, che alienano il nostro breve momento di pausa con assoli distorti, sino alla ripartenza che da marcia militare si trasforma in una corsa perdifiato; nella seconda parte del pezzo, si riparte con un momento molto death di relativa calma, nel quale la ritmica e l’incredibile voce di L. ci cullano sino ad accompagnarci ad un rarefatto monotono torpore. Il risveglio ci scaraventa nella desolata siccità di Carry That Drought Cause I Have No Arms Anymore, con un melodico arpeggio elettrico che dona a questo lamento musicale un fascino quasi etereo, da gustare ad occhi chiusi, lasciandoci trasportare in terre devastate da carestie, miserie, travolti da totale indigenza, privi di ogni forma di sostentamento, se non la nostra amata musica.
Conclude l’album un brano di black metal classico, di ottima fattura, The Things Behind the Moon, quasi a ricordarci che i nostri amano sì le fughe … ma senza disdegnare qualche volta di tornare a casa.
Black roads, take me Home, To the place I belong …

Tracklist
1.Fugue, Pt. 1: Every Time She Passes Away
2.Fugue, Pt. 2: Every Time the Earth Slips Away
3.With Open Throat for Way Too Long
4.Heart Symbolism
5.Rarefaction
6.Carry That Drought Cause I Have No Arms Anymore
7.The Things Behind the Moon

Line-up
L. – Vocals
Weddir – Guitars, Vocals
Siegfried – Bass
Sinaï – Guitars

MOONREICH – Facebook

TARJA

Il video di “Victim Of Ritual” dal live album “Act II” (earMusic).

Il video di “Victim Of Ritual” dal live album “Act II” (earMusic).

Nuovo estratto per la finlandese TARJA ha reso disponibile un nuovo estratto del nuovo live album “Act II”. Il video di “Victim Of Ritual” sarà presente fra i materiali bonus del nuovo DVD e vede la cantante esibirsi con la sua band al Woodstock Festival polacco, che con i suoi 700000 ospiti è uno dei più grossi festival del mondo.

“Act II” sarà pubblicato il 27 luglio 2018 su earMUSIC nei formati 2CD digipak, 3LP (180g), DVD, Blu-ray, Limited Mediabook 2CD+2BD (incl. due interi show filmati al Woodstock Festival in Polonia e all’Hellfest in Francia) e in digitale.
Il live è stato filmato durante il tour mondiale “The Shadow Shows”, 200 show in 40 stati differenti davanti a 1 milione di persone.
“Act II” include lo show esclusivo per pochi intimi filmato al Metropolis Studio di Londra e il concerto tenuto in Italia al Teatro della Luna di Milano.
Disponibili bundle esclusivi sul webshop ufficiale.

Di seguito tutti i dettagli delle differenti versioni:

2CD
CD1
No Bitter End / 500 Letters / Eagle Eye / Demons In You / Lucid Dreamer / Shameless / The Living End / Calling From The Wild / Supremacy / Tutankhamen – Ever Dream – The Riddler – Slaying the Dreamer
CD2
Goldfinger / Deliverance // Acoustic Set: Until Silence – The Reign – Mystique Voyage – House of Wax – I Walk Alone // Love To Hate / Victim of Ritual / Undertaker / Too Many / Innocence / Die Alive / Until My Last Breath

3LP+download code
Side A
No Bitter End / 500 Letters / Eagle Eye / Demons In You
Side B
Lucid Dreamer / Shameless / The Living End / Calling From The Wild
Side C
Supremacy / Tutankhamen – Ever Dream – The Riddler – Slaying the Dreamer / Goldfinger / Deliverance
Side D
Until Silence – The Reign – Mystique Voyage – House of Wax – I Walk Alone
Side E
Love To Hate / Victim of Ritual / Too Many
Side F
Undertaker / Innocence / Die Alive / Until My Last Breath

BD // DVD
Set I
No Bitter End / Eagle Eye / Sing For Me / Love To Hate / The Living End / Medusa / Calling From The Wild / Victim Of Ritual / Die Alive / Innocence / Until My Last Breath / Too Many
Set II
Against The Odds / No Bitter End / 500 Letters / Eagle Eye / Demons In You / Lucid Dreamer / Shameless / The Living End / Calling From The Wild / Supremacy / Tutankhamen – Ever Dream – The Riddler – Slaying the Dreamer / Goldfinger / Deliverance // Acoustic Set: Until Silence – The Reign – Mystique Voyage – House of Wax – I Walk Alone // Love To Hate / Victim of Ritual / Undertaker / Too Many / Innocence / Die Alive / Until My Last Breath

Bonus Material
Interviste con Tarja e la band
PhotoGallery 1: Through the eyes of the fans
PhotoGallery 2: From stages and streets by Tim Tronckoe

Limited Mediabook
BD1
Set I
No Bitter End / Eagle Eye / Sing For Me / Love To Hate / The Living End / Medusa / Calling From The Wild / Victim Of Ritual / Die Alive / Innocence / Until My Last Breath / Too Many
Set II
Against The Odds / No Bitter End / 500 Letters / Eagle Eye / Demons In You / Lucid Dreamer / Shameless / The Living End / Calling From The Wild / Supremacy / Tutankhamen – Ever Dream – The Riddler – Slaying the Dreamer / Goldfinger / Deliverance // Acoustic Set: Until Silence – The Reign – Mystique Voyage – House of Wax – I Walk Alone // Love To Hate / Victim of Ritual / Undertaker / Too Many / Innocence / Die Alive / Until My Last Breath

Bonus Material
Interviste con Tarja e la band
PhotoGallery 1: Through the eyes of the fans
PhotoGallery 2: From stages and streets by Tim Tronckoe

BD2
Live at Woodstock Festival
Against The Odds / No Bitter End / Demons In You / 500 Letters / Ciaran’s Well / Supremacy / Calling From The Wild / Tutankhamen – Ever Dream – The Riddler – Slaying the Dreamer / Innocence / Victim Of Ritual / Die Alive / Until My Last Breath / Over The Hills And Far Away
Live at Hellfest
No Bitter End / Never Enough / Ciaran’s Well / Calling From The Wild / Supremacy / Victim Of Ritual / Tutankhamen – Ever Dream – The Riddler – Slaying the Dreamer / Die Alive / Until My Last Breath

CD1
No Bitter End / 500 Letters / Eagle Eye / Demons In You / Lucid Dreamer / Shameless / The Living End / Calling From The Wild / Supremacy / Tutankhamen – Ever Dream – The Riddler – Slaying the Dreamer

CD2
Goldfinger / Deliverance // Acoustic Set: Until Silence – The Reign – Mystique Voyage – House of Wax – I Walk Alone // Love To Hate / Victim of Ritual / Undertaker / Too Many / Innocence / Die Alive / Until My Last Breath

The theatrical rock adventure “Act II” combines two incredible, yet slightly different live performances on video:
The first chapter, “Metropolis Alive”, has been filmed two months prior to the release of Tarja’s 2016 success “The Shadow Self”. Twenty (20) winners from all over Europe were lucky to witness Tarja’s intimate, yet rocking 75 minute set at renowned Metropolis Studios in London, UK where the singer performed songs from her then unreleased album – for the first time in front of an audience.

“Act II’s” second chapter has been recorded on November 29th, 2016 at the magnificent Teatro della Luna in Milan, Italy and includes hits from all four Tarja albums such as “Innocence”, “Die Alive”, “Until My Last Breath” as well as an incredible cover of Muse’s classic “Supremacy”. That night’s set list also enchants the soprano’s long-time fans with a medley consisting of the distinctive Nightwish evergreens “Ever Dream”, “Slaying The Dreamer” and “The Riddler”. All topped off with a remarkable acoustic set which presents Tarja classics in a brand new way.

Even though the shows deliberately differ in look, sound, approach to the music and adrenalin, both have one thing in common: from the very first to the very last tune, the state of the art production displays Tarja’s energetic performance and her graceful, charming presence.

“Live videos became more and more mere documentations focusing on a band’s performance in a remote, distant and technical way. The lightshow and the LED’s only support the band’s performance but have no significance of their own.

With “Act II” it is different. Here everything has a significance, every little detail is important because it is not only a live-recording, a live-documentation.

In the video, every song was treated in order to transport the feeling I wanted to express live at the show. As close as possible to the way the audience might have felt it that night. We used additional footages, used video snippets, photos and graphics and worked with lights, framings and reflections, changed colours and created moods, distorted pictures and inserted slides. And sometimes we kept the pure picture because itself it transported everything we wanted.

“Act II” is not a live-video, it is a live-art-video and you are free to discus it very controversially; what is exactly what I want.”

“Act I”, Tarja’s first ever live release, charted Top 10 all over Europe as well as almost all over the world, with a sensational #5 in Germany’s General Charts. The video version even remained for over two months at the peak of the Finnish music video charts.

“Act II” keeps the energy and aesthetics of its predecessor, but adds a new chapter to the live saga in a brand new way.

“Turn of the lights, volume up and dive into the show!” – Tarja

Distruzione – Inumana

Tornano gli storici deathsters nostrani Distruzione con Inumana, ep composto da due ottimi brani inediti e tre registrati dal vivo. a confermare lo stato di forma del gruppo e a solleticare gli appetiti dei fans in attesa di un nuovo full length.

Difficile non cadere nel retorico quando si parla di gruppi storici, accompagnati da un’aura leggendaria come i deathsters nostrani Distruzione, dai primi anni novanta band di culto nel panorama estremo tricolore.

L’ottimo album omonimo uscito nel 2015 e la ristampa del classico Endogena un anno dopo hanno confermato lo stato di salute dei Distruzione, i quali tornano sempre tramite la Jolly Roger con Inumana, ep che presenta il nuovo batterista Emanuele Collato (Bulldozer e Death Mechanism) ed il solito sound tellurico che nei due straordinari brani inediti dimostra la forza prorompente del combo parmigiano.
Uomini contro Uomini e la sensazionale La Torre Della Muda (brano che racconta del conte Ugolino della Gherardesca, rinchiuso con i suoi figli e nipoti e condannato ad una fine orripilante) sono autentiche bordate estreme, dove i testi mai banali (nella prima traccia sono la figura del soldato e gli ultimi istanti della battaglia ad ispirare la band) sono accompagnati da un sound violento e senza compromessi, perfettamente prodotto così da evidenziare il gran lavoro strumentale dei cinque guerrieri metallici battenti bandiera tricolore.
Partendo dalla prestazione di Devid Roncai al microfono, della devastante sezione ritmica che vede il buon Dimitri Corradini affiancare il nuovo arrivato alle pelli e del massacro perpetuato dalle due chitarre ben salde tra le mani della coppia Massimiliano Falleri e Mike Chiari, non si può che mettersi comodi ed aspettare che la band rilasci il nuovo full length che non potrà che essere un altro monolite death metal, genere che i Distruzione coniugano magistralmente ad un sound dal respiro internazionale ma con il cantato in lingua madre ad aumentarne la peculiarità.
In Inumana trovano spazio anche tre brani dal vivo registrati al festival di MetalItalia del 2016, il primo (Stultifera Navis) tratto dall’omonimo album del 2015 e i restanti due (Ossessioni Funebri e Senza Futuro) dal monumentale Endogena.
I Distruzione sono tornati, confermano di essere uno dei gruppi di maggior spicco nel panorama estremo di stampo death metal classico (non solo nel nostro paese) e ci danno appuntamento al prossimo lavoro su lunga distanza.

Tracklist
1.Uomini Contro Uomini
2.La Torre della Muda
3.Stultifera Navis (live)
4.Ossessioni Funebri (live)
5.Senza Futuro (live)

Line-up
Dimitri Corradini – Bass
Massimiliano Falleri – Guitars
Devid Roncai – Vocals
Mike Chiari – Guitars
Emanuele Collato – Drums

DISTRUZIONE – Facebook

Sir Reg – The Underdogs

Esperienza, ritmo e talento per la melodia rendono questo disco una delle migliori cose che potrete sentire negli ultimi tempi in ambito celtic punk.

Gruppo di celtic punk molto melodico e ben composto, i Sir Reg vengono dalla Svezia ad esclusione del cantante arriva invece viene dalla verde Irlanda.

The Underdogs è il loro quinto album, ed è assai godibile, molto ballabile e vi darà molte gioie. Il celtic punk è un genere internazionale e molto amato che ha uno zoccolo molto fedele di fans, e i Sir Reg sono fra i migliori interpreti di questo suono. Il disco è strutturato principalmente sulla melodia, che traspare in molti modi, sia con dalle chitarre mai eccessive, o dai momenti migliori che sono quelli con gli strumenti tradizionali irlandesi in primo piano. Certamente ci sono molti gruppi simili in giro, e forse il genere è quasi inflazionato, ma questi svedesi danno nuova linfa al tutto facendo quello che dovrebbe essere un disco di celtic folk punk: divertente, malinconico e da ascoltare mentre si beve al pub, ridendo e ricordando le cose belle e quelle brutte. Sicuramente la voce irlandese di Brendan Sheehy regala una marcia in più, ma non è solo quello il motivo, perché il gruppo funziona molto bene e ha radici punk ben salde che escono molto spesso, contribuendo in maniera importante a costruire l’identità del gruppo. Bisogna lasciarsi trasportare dalla forza di questa band che è in giro dal 2009 e che ha suonato con molti nomi importanti ed in diversi festival, offrendo sempre live molto infuocati. Esperienza, ritmo e talento per la melodia rendono questo disco una delle migliori cose che potrete sentire negli ultimi tempi in ambito celtic punk.

Tracklist
01.the underdogs
02.conor mcgregor
03.giving it up (the drink)
04.fool (fight of our lives)
05.cairbre
06.take me to your dealer
07.the day that you died
08.the stopover
09.stereotypical drunken feckin’ ir
10.don’t let go
11.sinner of the century

Line-up
Brendan Sheeh : vocals & acoustic guitar
Karin Ullvin : fiddle
Chris Inoue : electric guitar
Mattias Liss : drums
Filip Burgman : mandolin
Mattias Söderlund : bass

SIR REG – Facebook