Rockstar Frame & Kiara Laetitia – Bulletproof

Bulletproof nel suo insieme funziona quanto basta per piacere ai fans dell’hard rock, in bilico tra tradizione hard & heavy e qualche accenno al rock suonato negli ultimi anni del nuovo millennio.

Fondati nel 2012 dal batterista Max Klein e unite le forze con la cantante Kiara Laetitia (ex Skylark e con David DeFeis nel progetto Fight Now), i Rockstar Frame licenziano il secondo album della loro carriera intitolato Bulletproof, sotto l’egida della Musicarchy Media.

Il  lavoro è composto da undici brani di hard rock, a metà strada tra impatto street metal e urgenza alternative, con la voce della singer che ricorda non poco quella di Inger Lorre dei Nymphs ed un’attitudine stradaiola tipica del rock a stelle e strisce.
Bulletproof per i primi quattro brani mantiene queste caratteristiche, almeno fino a Sirio’s Interlude, brano strumentale dal taglio orchestrale che si avvicina ai Savatage e cambia repentinamente l’atmosfera creata con i primi brani, più diretti ed incisivi.
D’impatto alternative hard rock è l’opener Luv Calamity, seguita dall’hard & heavy Ready Goodbye, mentre la palma di migliore canzone del disco va a Time Bomb, perfetto esempio del mix di ispirazioni del gruppo e canzone che racchiude l’assolo più incisivo di tutto il lavoro, seguita dalla travolgente Secret, brano dall’appeal notevole e potenziale singolo da classifica se fossimo stati nella seconda metà degli anni ottanta.
L’album, quindi, si muove su queste coordinate stilistiche, non apprezzabili appieno causa una produzione ovattata che non permette ai brani di deflagrare dalle casse come dovrebbero.
Lasciate queste considerazioni tecniche, Bulletproof nel suo insieme funziona quanto basta per piacere ai fans dell’hard rock, in bilico tra tradizione hard & heavy e qualche accenno al rock suonato negli ultimi anni del nuovo millennio.

Tracklist
1. Luv Calamity
2. Ready Goodbye
3. Human Starvation
4. Time Bomb
5. Sirio’s Interlude
6. Suicide
7. French Madness
8. Indestructible
9. Christmas Rape
10. Secret
11. Tried

Line-up
Kiara Laetitia – Vocals
Max Klein – Drums and Programming
Alex Bryan – Bass
Dom Vitaly – Guitars
Sirio – Keys and Cine

ROCKSTAR FRAME – Facebook

https://youtu.be/FBp5bROQaj8

Carchosa – Carchosa

Un’ora di musica estrema progressiva che unisce thrash, death e progressive sotto la stessa bandiera griffata Carchosa.

Carchosa è una nuova band scandinava al debutto con questo album omonimo autoprodotto.

Trattasi, di fatto, di una one man band creata dal polistrumentista e compositore Henrik Nygren che, dopo esperienze con band minori, ha deciso di mettersi in proprio creando quest’ora di musica estrema progressiva che unisce thrash, death e progressive sotto la stessa bandiera griffata Carchosa.
Il musicista proveniente da Malmö sicuramente sa maneggiare la materia, soprattutto quando si parla di death metal che ovviamente fa riferimento alla scena storica del suo paese.
Il resto del sound è lasciato a veloci cavalcate thrash metal ed atmosfere progressive in brani dal lungo minutaggio, quindi soggetti a repentini cambi di tempo in un susseguirsi di cangianti sfumature prog.
Album di lunga durata e quindi da far proprio con il dovuto tempo, il debutto dei Carchosa ha nei solos melodici l’asso nella manica per rendere l’ascolto piacevole e mantenere l’attenzione su un buon livello; Nygren crea brani estremi nei quali le parti thrash sono di gran lunga le più sfruttate, mentre il melodic death metal viene raffinato dall’uso progressivo di certe atmosfere lungo brani dallo svolgimento di durata impervia (Damnation supera i dodici minuti)
La proposta dei Carchosa, al netto di qualche difetto e di un sound non sempre scorrevolissimo, non manca di offrire a tratti buona musica metal, quindi aspettiamo con fiducia il prossimo passo di Henrik Nygren.

Tracklist
1.Unfathomable
2.Rise of the Valkyries
3.The Wretched King
4.Within
5.Ghost Insidious
6.Disciples
7.Damnation

Line-up
Henrik Nygren – All Instruments

CARCHOSA – Facebook

Crocodile Gabri – Le Mie Cose Stranissime

Esordio discografico dei catanesi Crocodile Gabri, un gruppo che fa musica totale, figlio della florida ed originale scena catanese, dove l’underground è sempre stato per fortuna diverso.

Ci sono spazi preziosissimi di musica liberata, zone temporaneamente liberate dall’obbligo di vendere, di dover costruire suoni per farli sentire negli ipermercati e far comprare i consumatori, o per seguire una moda.

Musica che sgorga direttamente dai flussi di coscienza, neuroni che diventano ritmi e viaggiano liberi senza uno scopo, se non quello di far ragionare e di smuovere le cellule che stanno dentro di noi. Quanto sopra è solo una parte del quadro più ampio che potrete trovare dentro all’esordio discografico dei catanesi Crocodile Gabri, un gruppo che fa musica totale, figlio della florida ed originale scena catanese, dove l’underground è sempre stato per fortuna diverso. In un momento, quella che sembrava una canzone pop diventa noise, l’indie rock muore ucciso dal math e si riparte con una costruzione free jazz: ricchezza musicale e di pensiero, che poi sono le due cose fondamentali per un gruppo che voglia essere tale. Si potrebbero fare tanti accostamenti, tipo i Mr. Bungle o le cose come Shellac o Tortoise, la verità è che molti possono pensare che questo disco sia di difficile ascolto, mentre si deve considerare una liberazione, via gli steccati, via i generi e le pose, lasciando spazio a liberi pensieri e ancora più liberi pensieri musicali. Che tristezza rimanere ancorati alla tradizionale forma canzone, mentre qui si corre nudi sulla spiaggia, con una bella dose di malinconia tutta sicula e tanto umorismo mai fuori posto. Fa anche capolino un pizzico di elettronica, perché tutto viene usato in funzione di ciò che si vuole fare e non il contrario. Per le anime metalliche ci sono alcune sfuriate noise che vi entreranno nel cuore e faranno amare questo disco a chi ha tanti ritmi in testa e non ne vuole lasciare nemmeno uno per strada. E’ bellissimo perdersi in un’intelligente cascata di note, bagnarsi, asciugarsi e poi buttarsi nel fango, qui tutto è finalmente possibile. Inoltre i Crocodile Gabri escono per Seminal Pastures, un’etichetta di Catania che raccoglie una scena meravigliosa e libera.

Tracklist
1.Le Mie Cose
2.Ammiraglio
3.Combo
4.Fast Boy
5.Basta Con Questo Copyright
6.Tabernacol
7.Preoccupandomi Allarmai Madame Cancellier
8.Cambiamo La Società

Naberus – Hollow

Con una ventina di minuti in meno Hollow sarebbe stato un album pressoché perfetto, ma resta comunque consigliato agli amanti del genere per il suo impatto dinamitardo e le soluzioni melodiche molto interessanti.

Melodic thrash death metal con forti influenze core e groove, un concentrato di potenza melodica in arrivo dall’Australia: questo risulta Hollow, terzo album dei Naberus.

Il gruppo proveniente da Melbourne ci investe con tutta la sua potenza in questa ora di sunto delle sonorità che hanno demolito i padiglioni auricolari degli amanti del metal moderno, tra accelerate, ritmiche sincopate, scream e voci pulite, urla thrash ed attitudine core, con sempre la melodia protagonista e collante tra le varie anime del sound.
Mixato da Henrik Udd (Bring Me the Horizon, Architects, A Breach of Silence), Hollow è un tornado metallico potentissimo, che alterna brani devastanti come Split In Two ad altri che guardano al trend del metalcore melodico in un contesto di tensione perenne.
Il cantato non risparmia violente parti di ispirazione nu metal (Webs), quindi si passa con molta naturalezza dallo scream alla voce pulita fino a cadenze rappate che ricordano i Machine Head del controverso The Burning Red.
Prodotto alla perfezione, l’album deflagra in uno tsunami di violento metallo moderno (la title track) non facendo prigionieri, con riff che si susseguono uno più violento e potente dell’altro.
Machine Head e poi Korn, Sepultura, Soilwork e Bring Me the Horizon sono le principali ispirazioni che escono prepotentemente dal muro sonoro creato dai nostri, i quali lasciano ad una leggera prolissità l’unico difetto riscontrato all’ascolto di questo macigno sonoro.
Con una ventina di minuti in meno Hollow sarebbe stato un album pressoché perfetto, ma resta comunque consigliato agli amanti del genere per il suo impatto dinamitardo e le soluzioni melodiche molto interessanti.

Tracklist
1.Slaves
2.Space to Breathe
3.Split in Two
4.Shadows
5.Webs
6.Hollow
7.I Disappear
8.The End
9.Seas of Red
10.The Maze
11.My Favorite Memory
12.Fading
13.The Burrow
14.The Depths

Line-up
James Ash – Vocals
Dan Ralph – Guitars
Dante Thomson – Guitars
Jordan Mitchell – Bass
Chris Sheppard – Drums

NABERUS – Facebook

GABRIELS

Il lyric video di End Of Cobra, dall’album “FIST OF THE SEVEN STARS ACT 2” “HOKUTO BROTHERS” (Rockshots Records).

Il lyric video di End Of Cobra, dall’album “FIST OF THE SEVEN STARS ACT 2” “HOKUTO BROTHERS” (Rockshots Records).

Italy’s keyboard virtuoso GABRIELS signs to ROCKSHOTS RECORDS for the release of the brand new rock opera: “FIST OF THE SEVEN STARS ACT 2 – HOKUTO BROTHERS”
GABRIELS is a quite known keyboard player and musician based out of Italy, also active as arranger and session-man, who worked with some renowned musicians such as the well-known singer Fabio Lione, Mark Boals and the keyboard player Mistheria among the others.

The new opera will be unleashed via Rockshots Records on August 31, 2018, while pre-orders are already available on the record label official store:➤ bit.ly/Gabriels_Act2_PREORDER

Concept:
This Rock opera is dedicated and freely adapted from to the manga and anime “Hokuto no Ken” by Tetsuo Hara and Buronson. In Act 1 we will see the first part of the story the girlfriend of the protagonist is kidnapped by his enemy and rival in martial arts, and forms part of a different school … leaving him dying back after a long time to get revenge and take back what is his…but she is dead….?!?!? And now in this Second Act the story continues with many new entry like Rey, Mamyia, Ailee, Toky and others to tell the story of the descendants among the hokuto brothers … for the succession was chosen ken but his brothers how would they take this thing?
A story that has become legend in Japan and in the world…

Gabriels, son of art, was educated by his father since an early age at the piano studies, among his teachers, Salvatore Calafato, Olivia Carauddo, and with Prof. Antonia Salpietro he reaches the degree of the I level at the Conservatory of Music A. Corelli (Messina, Italy). Along with his Classical studies, Gabriels starts his career as Rock and Metal keyboardist listing various studio and live collaborations, performing recently, among others, with one of the greatest Metal singers, Fabio Lione (Rhapsody of Fire, Angra).
Gabriels, under his name, has released two singles, an EP and three albums distribuited by SG Records: ”The enchanted wood ” (Electronic Music), ”Call me” (Rock), ”The legend of Prince” (Rock Opera). Other studio works include Gabriels & Alex: ”Non dirmi addio” (Italian Pop), DenieD: ”Seven Stars” (Power Metal), Metaphysics: “Beyond the Nightfall” (Progressive Metal), Platens: “Out of the world” (AOR). He has collaborated with a Metal web-zine (www.metallizzed.it) that is also involved in classical music, writing reviews, and articles. Gabriels is work also as producer at his own studio and school of music “Soundimension Records” located in Milazzo (Italy). On 2013 he releases the album “Prophecy” (Indipendence Records), a rock-opera dedicated to September 11 victims with Mark Boals on vocals and now in February 7 will be released his new album with so many big names as guests and intitolated “Fist of the seven stars Act1”!!! Also in June will be released the album “Vivaldi Metal Project” produced by Mistheria and Alberto Rigoni and has within it many internationally renowned artists from around the world, a huge project that Gabriels as Arranger and keyboardist.

TRACKLIST:

01 – The search of water bird
02 – Cobra clan
03 – End of Cobra
04 – I see again
05 – Scream my name
06 – Miracle land
07 – I’m a genius
08 – Looking for your brother
09 – Myth of Cassandra
10 – Reunion
11 – Legend of fear
12 – King of fist
13 – Heart of Madness (Bonus Track)

www.facebook.com/gabrielsmusic

GABRIELS: FIST OF THE SEVEN STARS ACT2 – HOKUTO BROTHERS
MUSIC AND LYRICS: GABRIELS
LINE UP:
Gabriels ( Vivaldi Metal Project, Platens, Metaphysics, Aldaria): All the keyboards, composer, arranger and Producer.

Cast of characters:
Wild Steel (Shadows of Steel) as Ken
Jo Lombardo (Metatrone, Ancestral) as Ray
Rachel “Iron Majesty” Lungs as Mamiya
Dario Grillo (Platens, Violet Sun) as Toky
Alfonso Giordano (Steel Raiser) as Wiggle
Iliour Griften (Beto Vazquez’ Infinity, Clairvoyant) as Amiba
Antonio Pecere (Crimson Dawn) as Raoul
Dave Dell’Orto (Drakkar, Verde Lauro) as Jagger
Beatrice Bini (Constraint, Vivaldi Metal Project) as Aylee
Matt Bernardi (Ruxt) as Cobra Boss

Guitars:
Antonello Giliberto
Francesco Ivan Sante dall’ò
Stefano Calvagno (Metatrone)
Antonio Pantano (Arcandia)
Tommy Vitaly
Frank Caruso (Arachnes)
Daria Domovik (Concordea)
Andrew Spane
Stefano Filoramo

Bass:
Dino Fiorenza (Metatrone)
Beto Vazquez (Beto Vazquez’s Infinity)
Adrian Hansen
Fabio Zunino
Arkadiusz E. Ruth (Path Finder)

Drums:
Mattia Stancioiu (ex-Vision Divine, ex- Labirynth)
Simone Alberti (Gabriels)
Giovanni Maucieri (Gabriels)
Michele Sanna (Coma)
Salvo Pennisi

GABRIEL Discography:
Solista/Solist:
Gabriels & Alex: “Non dirmi addio” (Self Produced)
Gabriels: “Call me” Single 2009 (Rock, Self Produced)
Gabriels: “The legend of a Prince” 2010 (Rock-Opera Self Produced)
Gabriels: “The enchanted wood” 2010 (Elettroacustica, Self Produced)
Gabriels: “Prophecy” 2013 (Rock-Opera, Indipendence Records)
Gabriels: “Black Gate” Single 2014 (Power Metal, Indipendence Records)
Gabriels: “Fist of the Seven Stars Act1” Fist of Steel 2016 (Rock-opera, Diamonds Prod.)

Bands:
Denied: “Seven Stars” 2010 (Power Metal, Self Produced)
Metaphysics: “Beyond the Nightfall” 2012 (Prog Metal, SG Records)
Platens: “Out of the world” 2014 (AOR, MelodicRock Records)

As Guest:
Antonio Pantano: “Arcandia” 2014 (Metal-Opera, Self Produced)
Drakkar: “Run with the Wolf” 2015 (Power Metal, My Kingdom Music)
Vivaldi Metal Project: “The Four Seasons” 2016 (Symphonic Metal, Pride and Joy Music)
Fabiano Andreacchio: “Living de Groove” 2016 (Electronic Metal, Sliptrick Records)
Deshody: “89th” 2016 (Hard Rock, Self-Produced)
Aldaria: “Land of light” 2017 (Power Metal, Pride and Joy Music)
Choirs of Veritas: “I am the way, the truth and the life” 2017 (Symphonic Metal, Underground Symphony)
Tommy Vitaly: “Indivisble” 2017 (Classical Metal, SG Records)

Ungfell – Mythen, Mären, Pestilenz

Una cover dalle suggestioni bruegeliane ci porta nel personale black metal di Menetekel, artista molto ispirato con la sua arte ricca di influssi medievali.

Affiliati all’Helvetic Underground Commitee (dedito letteralmente alla propagazione di grotteschi, spregevoli e putridi tomenti audio dalla Svizzera), i zurighesi Ungfell, attivi dal 2014 ci propongono il loro secondo full length e ci inebriano con la loro personale visione del black metal viscerale e selvaggio, intriso nel profondo con tematiche appartenenti al Medioevo il cui immaginario, a loro dire, incarna e dipinge con efficacia i peggiori lati dell’umanità intesi come ignoranza e cieche convinzioni.

La one man band nelle mani, da sempre, di Menetekel, musicista assai ispirato, è qui accompagnata dal drummer Valant e altri guest e ci propone una serie di composizioni che profumano di antichi e misteriosi sapori, condotti dalla lancinante e sgraziata voce in scream del leader, che ha la grande capacità di creare atmosfere davvero inquietanti, sia quando crea brani strumentali affascinanti ricchi di suggestioni folk (Oberlandmystik), sia quando si lancia in cavalcate vigorose e fiammeggianti cariche di follia, con un guitar sound intricato, capace di variare all’interno di ogni singolo brano in parti veloci e dissolute e in parti cariche di raffinatezza e dolcezza. La carta vincente di Menetekel è la grande capacità compositiva, l’ispirazione molto accesa dove i brani acquistano consistenza ad ogni ascolto; la prima volta si è colpiti dallo scream straziato e sgraziato mentre successivamente si è letteralmente rapiti dalla grande arte compositiva, che naturalmente crea paesaggi variegati dove il black e il folk si intrecciano e fluiscono naturalmente. I brevi strumentali hanno sonorità peculiari e sono molto personali disegnando momenti emozionali di infinita dolcezza e disperazione (De Fluech vom Toggeli). Gli Ungfell, di cui dovrebbe essere ristampato il primo album, sono realmente una grande band con una forte convinzione e la loro capacità di creare atmosfere antiche e personali dimostra una volta di più come la scena elvetica abbia mantenuto nel tempo grande qualità; brani come Der Ritter von Lasarraz, con una chitarra ispiratissima, rappresentano la quintessenza di un suono black che non si ritrova tanto facilmente sulla scena. Disco splendido !

Tracklist
1. Raubnest ufm Uetliberg
2. De Türst und s Wüetisheer
3. Oberlandmystik
4. Bluetmatt
5. Die Heidenburg
6. De Fluech vom Toggeli
7. Die Hexenbrut zu Nirgendheim
8. Guggisberglied
9.
10. Raserei des Unholds

Line-up
Menetekel – Vocals, Guitars, Bass, Accordion

UNGFELL – Facebook

ROCK METAL FEST 2018 – Decima edizione 17 Agosto 2018

Rock Metal Fest 2018: pronto il bill ufficiale del concerto a Pulsano (Ta)

Organizzato dalla Onlus Rock Metal Events Pulsano (Taranto)

Headliner Special Guest Necrodeath

https://www.facebook.com/necrodeath.official/

Annunciati i nomi delle quattro band (selezionate tra oltre 80 compagini che hanno inviato la domanda di partecipazione), che, oltre agli headliner, suoneranno nello spazio allestito presso la Zona industriale.

Questi i gruppi (in ordine alfabetico):

Overkhaos – Progressive metal – Taranto
https://www.facebook.com/OverkhaosBand/

Reality Grey – Modern extreme metal – Bari
https://www.facebook.com/RealityGreyOfficial/

17 Crash – Hard Rock AOR – Livorno
https://www.facebook.com/17crash/

Steel Raiser – Heavy metal classico – Catania
https://www.facebook.com/SteelRaiserOfficial

Venerdì 17 Agosto 2018

START ORE 20:30
Zona Industriale di Pulsano (Taranto)
Riferimenti Google maps:
https://www.google.it/maps/@40.3903775,17.3540315,207m/data=!3m1!1e3

Evento su Facebook

https://www.facebook.com/events/172743480022124/

INGRESSO GRATUITO COME SEMPRE!

Nell’area del concerto saranno presenti numerosi stand con cibo e bevande ed inoltre merchandising, magliette, bracciali, dischi, fumetti, musica e tanto altro.

Il manifesto di quest’anno è stato curato da Enzo “Heavy Bone” Rizzi (che sarà presente all’evento) e dallo staff grafico della Rock Metal Events.

DEATH SS

Il video di “Rock ‘N’ Roll Armageddon”, dall’album omonimo in uscita a settembre (Lucifer Rising Records).

Il video di “Rock ‘N’ Roll Armageddon”, dall’album omonimo in uscita a settembre (Lucifer Rising Records).

I DEATH SS hanno recentemente annunciato la data di pubblicazione del nuovo album “Rock ‘N’ Roll Armageddon”, previsto in uscita il 7 settembre 2018 su Lucifer Rising Records. Oggi la band presenta il video della titletrack. Il singolo è disponibile anche su iTunes e Spotify

Il disco è il seguito di “Resurrection” del 2013 e del live “Beyond Resurrection” del 2017 e sarà disponibile in CD digipak, 2LP viola con poster e in digitale.

Presente in veste di special guest ci sarà Al Priest, il chitarrista originario dei DEATH SS già presente sull’iconico album “Heavy Demons” e presente anche allo show del quarantennale del Metalitalia.com Festival.
L’artwork è stato curato da Alex Horley, illustratore di Rob Zombie, Dark Horse Comics, DC Comics ecc..

Saranno pubblicati inoltre due tributi alla band toscana, uno più “canonico”, curato dalla Black Widow Records che comprenderà una trentina di gruppi sia italiani che esteri tutti appartenenti al mondo della musica rock nelle sue varie forme, mentre l’altro sarà curato dalla Deadly Sin Records e conterrà versioni completamente stravolte di classici della band ad opera di gruppi ed artisti della scena EBM e Neo Folk.

Tracklist:

Black Soul (4:44)
Rock ‘N’ Roll Armageddon (3:57)
Hellish Knights (4:33)
Slaughterhouse (3:45)
Creature Of The Night (5:57)
Madness Of Love (4:56)
Promised Land (3:07)
Zombie Massacre (3:42)
The Fourth Reich (3:46)
Witches Dance (4:04)
Your Life Is Now (4:44)
The Glory Of The Hawk (3:55)
Forever (4:26)

Ricordiamo inoltre che i DEATH SS suoneranno quest’estate all’Agglutination Festival, domenica 19 agosto a Chiaromonte (Potenza).

Meka Nism – The War Inside Ep

I Meka Nism sono un gruppo tipicamente di oltre oceano, autori di un metal moderno ed accattivante, con molto talento.

I Meka Nism sono un gruppo che coniuga molto bene le varie tendenze del metal moderno con solide radici nella tradizione: chitarre veloci, un respiro metalcore e la voce femminile di Ms. Meka che svetta su tutto.

Il suono del gruppo è tipicamente americano, con la sua sfrontata e piacevole miscela di melodia e durezza che riesce a rendere il suono radiofonico ma anche adatto alle orecchie dei metallari. Non stiamo parlando di neofiti e si sente, dato che il gruppo di Orlando è in giro dal 2010 e si può percepire tutta la loro esperienza. Con questo nuovo ep la band fa un ulteriore balzo in avanti, soprattutto per quanto riguarda la composizione delle canzoni che li porta a creare ottime atmosfere, intrise di romanticismo ma anche di visioni di un futuro che non sarà piacevole, ma che è davanti a noi. I registri sui quali opera il gruppo sono vari, dai pezzi più ritmati ad altri maggiormente melodici con l’ausilio di tastiere, riuscendo sempre a strutturare in maniera efficace i pezzi. Certamente la voce di Ms. Meka è un grande valore aggiunto, dato che è molto brava cambiare tenore e modo di cantare, ma sono tutti i musicisti ad essere tecnicamente davvero validi: tutto ciò però sarebbe nulla senza la capacità di scatenare qualcosa dentro l’ascoltatore. I Meka Nism sono un gruppo tipicamente di oltre oceano, autori di un metal moderno ed accattivante, con molto talento.

Tracklist
1.The War Inside
2.These Years of Silent Screams
3.Trailblazer
4.Arrows of Alchemy
5.Black Sky (It’s Not Over Yet)

Line-up
Ms. Meka 眼歌- Vocal Artist & Shaman
Bobby Keller – Guitar
Nick Colvin – Drums
Danny Arrieta – Guitar
Jay Adkisson – Keyboards
Jarret Robinson – Bass

MEKA NISM – Facebook

Science of Disorder – Private Hell

Con un lavoro che non manca di offrire spunti interessanti agli amanti del metal estremo, i Science Of Disorder si conquistano l’apprezzamento di MetalEyes che vi invita all’ascolto di questa raccolta di brani, specialmente se siete fans di Nevermore, Entombed e Gojira.

A sette anni di distanza dal primo lavoro tornano gli Science Of Disorder, band estrema proveniente dalla vicina Svizzera.

Il quintetto propone un death metal moderno, che si crogiola tra ispirazioni classiche e attitudine metalcore, sprigionando una carica ed una potenza invidiabile.
Il gruppo, oltre ad un impatto devastante, non risparmia tecnica da vendere ed un’attitudine progressiva che lo avvicina non poco al sound dei Nevermore, band che risulta la sua massima ispirazione (Kingdom Comes).
Riassumendo, gli Science Of Disorder si sfamano con abbondanti pietanze a base di death metal, metalcore e power/thrash statunitense, tragico e drammatico quanto basta per donare interpretazioni sentite ed evocative su muri di metallo, dove il singer Jérome T, si avvicina non poco al piglio dell’icona Warrel Dane, singer che ha fatto il vuoto per quanto riguarda il genere.
Ovviamente la band elvetica ha un suo approccio al metal personale e moderno quel tanto che basta per trovare una sua strada, risultando un ottimo ibrido tra sonorità tradizionali e modern metal.
Private Hell non risparmia momenti di metal estremo drammatico e a suo modo teatrale, con una serie di brani convincenti come Lava Girl, il death/hardcore di Choke (che ricorda gli Entombed di Wolverine Blues), il muro death di Half A Life e le mitragliate metalcore di Mine.
Con un lavoro che non manca di offrire spunti interessanti agli amanti del metal estremo, i Science Of Disorder si conquistano l’apprezzamento di MetalEyes che vi invita all’ascolto di questa raccolta di brani, specialmente se siete fans di Nevermore, Entombed e Gojira.

Tracklist
1.Carrions
2.Kingdom Comes
3.Lava Girl
4.Patient 18
5.Choke
6.Light Bearer
7.Half a Life
8.Sickness
9.Mine
10.Private Hell
11.Carrions (Piano version)

Line-up
Jérome T. – Vocals
Steph – Guitar
Lord Pelthor – Guitar
Terry Pinehard – Bass session
Baptiste Maier – Drums

SCIENCE OF DISORDER – Facebook

Burial In The Sky – Creatio et Hominus

Album sicuramente da annoverare tra quelli consigliati agli appassionati di settore, Creatio Et Hominus garantisce un posticino ai Burial In The Sky tra le più interessanti novità del technical progressive death metal, anche se il livello dei gruppi top è ancora lontano.

Terzetto proveniente dagli States, i Burial In the Sky licenziano il secondo full length intitolato Creatio Et Hominus, album che vede la band alle prese con il classico sound death dai rimandi progressivi e valorizzato dalle indubbie doti tecniche dei musicisti.

Un suono di un sax pinkfloydiano fa da intro alla cascata di note che vi travolgerà all’ascolto di Creatio Et Hominus, che si sviluppa in una mezz’ora abbondante di ghirigori tecnici, momenti di pacata atmosfera progressiva e sfuriate death metal.
Niente di nuovo, ovviamente, ma assolutamente consigliato a chi si nutre di metal estremo progressivo: l’album non lascia dubbi sulla bravura del terzetto americano composto da James Tomedi (chitarra, tastiere, mandolino e kalimba), Zach Strouse (basso e sax) e Sam Stewart (batteria, piano), più una serie di ospiti che lascia il suo contributo nelle tracce di questo buon lavoro.
La struttura di brani come Tesla, The Pivotal Flame o la title track non sono certo una novità per chi di questo genere è attento ascoltatore, ma i Burial In The Sky aggiungono al sound quel tocco inaspettato di psichedelia che ne personalizza l’approccio, senza uscire dai sicuri binari di una formula collaudata ormai da tempo.
Album sicuramente da annoverare tra quelli consigliati agli appassionati di settore, Creatio Et Hominus garantisce un posticino ai Burial In The Sky tra le più interessanti novità del technical progressive death metal, anche se il livello dei gruppi top è ancora lontano.

Tracklist
1. Nexus
2. Tesla *All vocals by ex-vocalist Jimmy Murphy
3. Nautilus’ Cage
4. The Pivotal Flame
5. Psalms Of The Deviant
6. 5 Years
7. Creatio et Hominus (Ft. a guest solo from Brody Uttley of Rivers Of Nihil)

Line-up
James Tomedi – Guitars, Slide, Keys, Mandolin, Kalimba
Zach Strouse – Bass Guitar, Sax (All Sax playing on the new Rivers Of Nihil)
Sam Stewart – Drums, Piano

Jorel Hart – Vocals
Jimmy Murphy – Vocals

BURIAL IN THE SKY – Facebook

Tomorrow’s Outlook – A Voice Unheard

Un buon esempio di heavy metal classico, suonato e cantato ad alti livelli: quello che ascolterete su questo nuovo album è un lungo tuffo tra le sonorità classiche di matrice europea.

Arrivano al secondo lavoro i norvegesi Tomorrow’s Outlook, gruppo che aveva licenziato il primo lavoro sei anni fa (34613).

La band, fondata da Trond Nicolaisen e Andreas Stenseth, con A Voice Unheard fa passi da gigante, venendo aiutata da ben tre vocalist tra cui spicca Ralph Scheepers, oltre a Tony Johannessen (Thunderbolt) e Scott Oliva.
Prodotto da Roy Z, l’album risulta un buon esempio di heavy metal classico, suonato ed ovviamente cantato ad alti livelli: quello che ascolterete su questo nuovo album è un lungo tuffo (settanta minuti) tra le sonorità classiche di matrice europea.
Potente e raffinato, l’album parte con piglio sorprendente, dettato dalla voce inconfondibile di Scheepers, meravigliosamente a suo agio nel sound a metà tra Gamma Ray e Primal Fear dell’opener Within The World Of Dreams.
Con lo scorrere dell’album, i brani alternano ispirazioni heavy/power a raffinati ricami chitarristici di scuola americana, anche se il mood che prevale è di matrice Iron Maiden/Judas Priest.
Non ha grossi cedimenti A Voice Unheard, anche se la durata proibitiva non giova alla fruibilità immediata delle varie tracce, tra cui spiccano Outlaw (cantata da Scott Oliva), Times Of War (lasciata al tono dickinsoniano di Tony Johannessen) e One Final Prayer, con ancora Scheepers al microfono.
Le cover di Darkside Of Aquarius di Bruce Dickinson e Slave to the Evil Force dei russi Aria, concludono questo buon esempio di metal classico, valorizzato da un songwriting ispirato e da una prova sopra le righe dei cantanti che si alternano dietro al microfono.

Tracklist
01. Within The World
02. Descent
03. Through Shuttered Eyes
04. A Voice Unheard
05. Outlaw
06. Times Of War
07. The Enemy
08. One Final Prayer
09. Fly Away
10. Nothing Shall Remain
11. Darkside Of Aquarius (Bruce Dickinson Cover)
12. Slave To The Evil Force (Aria Cover)

Line-up
Ralf Scheepers – voce (1, 4, 7, 8, 9, 10)
Tony Johannessen – voce (2, 3, 6, 11, 12)
Scott Oliva – voce (5)
Øystein K. Hanssen – chitarra
Andreas Stenseth – basso
Andreas Nergård – batteria, tastiere.
Trond Nicolaisen – songwriter

TOMORROW’S OUTLOOK – Facebook

WITCHKISS

Il lyric video di “A Crippling Wind”, dall’album ‘The Austere Curtains Of Our Eyes’ (Argonauta Records).

Il lyric video di “A Crippling Wind”, dall’album ‘The Austere Curtains Of Our Eyes’ (Argonauta Records).

https://www.youtube.com/watch?v=a-XFG5mmsd0

New York doom band WITCHKISS have teamed up with Echoes & Dust to stream a lyric video for their song “A Crippling Wind”. The song is taken from their album The Austere Curtains Of Our Eyes which will be released this Friday via Argonauta Records.

Pre-order the album here: https://witchkiss.bandcamp.com/album/the-austere-curtains-of-our-eyes

Sanctrum – Walk With Vermin

Questi cinque brani confermano la forza del quintetto scandinavo che, in attesa del terzo full length, ci bombarda letteralmente con chirurgica rabbia e crudeltà, violenza e disperazione.

Torna a fare danni devastanti l’atomica musicale chiamata Sanctrum, realtà thrash/hardcore lanciata da Uppsala in quel di Svezia, questa volta in formato ep, tanto per non dimenticare il gusto distruttivo di Irfan Cancar e compagni.

Cinque sono i brani raccolti in Walk With Vermin, mini cd licenziato dalla Big Balls Productions e che torna far parlare di questa letale macchina da guerra dall’impatto sopra la media.
Tre anni fa Rot aveva fatto sanguinare i padiglioni auricolari dei fans del metal estremo di estrazione thrash, moderno e potenziato da un’attitudine hardcore dirompente; ora questi cinque brani confermano la forza del quintetto scandinavo che, in attesa del terzo full length, ci bombarda letteralmente con chirurgica rabbia e crudeltà, violenza e disperazione, partendo dall’opener The Decent e continuando il massacro da dove si era interrotto nel precedente lavoro.
Carcan è la solita belva ferita, uno dei singer più dirompenti sui quali il genere può contare, mentre i brani si susseguono violenti, estremi, senza rinunciare ad un tocco di melodia in più, ma pur sempre in un contesto crudo e devastante.
Walk With Vermin non concede tregua e ritorna a far risplendere il detonatore sul missile terra aria firmato Sanctrum: se l’album è solo un antipasto per il più succulento e letale full length ci sarà da mettersi al riparo, si salvi chi può.

Tracklist
1.The Descent
2.Prevarication
3.Abomination
4.To The End
5.Let It Fall

Line-up
Irfan Cancar – Vocals
Viktor Arfwedson – Guitars
Emil Anter – Bass
Oskar Odelbo – Drums
Alex Tollin – Guitars

SANCTRUM – Facebook

Twingiant – Mass Driver

Il suono dei Twingiant è cattivo ma psichedelico al punto giusto, con un groove generale, che sarà poi definitivamente compiuto nell’ultimo Blood Feud, il loro miglior disco, ma che qui nasce e diventa massa magmatica e caotica, molto piacevole da sentire a chi si rilassa in mezzo alle bordate.
Autore

Ristampa del primo disco dei Twingiant, band americana di sludge stoner uscita nel 2017 con il suo ultimo lavoro Blood Feud per l’italiana Argonauta Records.

Questa ristampa è a cura della Sludgelord, che oltre ad essere un’etichetta discografica è un ottimo blog di musica pesante e pensante (http://thesludgelord.blogspot.com/)
Mass Driver è un massacro dalla prima all’ultima nota, con quello stile che è proprietà personale del gruppo di Phoenix, Arizona. Questi uomini vogliono fare più rumore possibile e ci riescono molto bene. Le chitarre sono accordate in maniera ribassata e sono devastanti, il basso è una frusta che si abbassa su di noi senza sosta e la batteria segue linee psicotrope. Rispetto all’ultimo Blood Feud, che ha una struttura sonora maggiormente psichedelica, qui le jam sono più disperate e cattive, come se non ci fosse un domani. La voce di Jarrod, che è anche il bassista, percuote le nostre menti senza sosta. Il disco è il degno inizio della carriera di una delle band più pesanti e meno conosciute che ci siano in giro, ma i Twingiant non sono solo questo, perché quando meno te lo aspetti ci sono aperture melodiche che rendono il quadro ancora più prezioso. Chi ama la musica pesante con venature particolari rimarrà impressionato dalla ristampa di questo lavoro, che si rivolge in varie direzioni, declinando in maniere molto diverse uno sludge ed uno stoner fatto solo dai Twingiant. Il loro suono è cattivo ma psichedelico al punto giusto, con un groove generale, che sarà poi definitivamente compiuto nell’ultimo Blood Feud, il loro miglior disco, ma che qui nasce e diventa massa magmatica e caotica, molto piacevole da sentire a chi si rilassa in mezzo alle bordate di un gruppo che è molto interessante e da scoprire in tutti suoi lavori, segnati da un’evoluzione ben precisa, sempre nel nome del rumore sanguinoso.

Tracklist
1.Abduction
2.Awake in the Hull
3.Burning Through
4.Eat the Alien
5.Adrift in Space
6.Concrete Home
7.H.I.S.M.
8.Pale Blue Dot
9.Mass Driver

Line-up
Jarrod – Bass, Vocals
Nikos – Lead/Rhythm Guitar
Tony- Lead/Rhythm Guitar
Jeff – Drums

TWINGIANT – Facebook

Telos – HELIOS​/​SELÊNÊ

La musica dei Telos è violenta e di qualità, stimola le sinapsi ed invita a non stare mai fermi.

Il grande mare dell’hardcore punk accoglie molti gruppi, ed ultimamente c’è stato un intenso proliferare nella zona chaotic hardcore e mathcore: tutti i lavori sono abbastanza buoni, ma alcuni spiccano sugli altri come questo ep dei danesi Telos.

I nostri hanno prodotto due pezzi molto potenti e calibrati molto bene, che colpiscono il bersaglio. I danesi ci parlano della Terra e del cosmo e hanno iniziato a farlo con l’ep di debutto chiamato Telos del 2016. I due pezzi trattano della fine della nostra galassia, visto ora dalla Luna e poi dal punto di vista del Sole. Essi vengono personificati ed esprimono i loro sentimenti e la loro visione di ciò che sta accadendo. Il lavoro è molto denso e potente, il blackened hardcore dei Telos è una tela con molte ramificazioni ed assai lavorata, con diversi spunti e idee che vanno sempre nella direzione di alzare l’intensità. Le pause e le ripartenze fulminee non sono il punto di arrivo ma lo spunto per sviluppare una poetica musicale che è violenta quanto è dolce, perché il fine di questa musica e di questo ep è di narrare ciò che sta sopra di noi esseri viventi, e che è vivente a sua volta. La musica dei Telos è violenta e di qualità, stimola le sinapsi ed invita a non stare mai fermi. Questo è il secondo lavoro della loro carriera discografica che si prospetta interessante, oltre che di buona qualità.

Tracklist
1.HELIOS
2.SELÊNÊ

TELOS – Facebook

THIRD STON3

Il music video del singolo Back Home.

Il music video del singolo Back Home.

La band rock/progressive ThirdSton3 nasce a Benevento nel 2015, formata da Luca Cocca ( Voce/chitarre ), Eliseo Bancheri ( Batterie/Bass/Programming)e Mario “Malezzè” Zeoli ( Chitarre & Shred ).
Nel biennio 2015/16 si sono esibiti in Campania come “Plays Hendrix” (tributo a Jimi ) e nel 2017 hanno inziato a scrivere il primo album. Lo scorso 14/7/2018 hanno pubblicato via RedSofaLab il primo singolo “Back Home”, già disponibile su Spotify, Youtube, Itunes/Applemusic, Deezer, GooglePlayMusic e gli altri store digitali.
In programma cè ls release di altri due singoli a cadenza bimestrale con la relativa promozione audio/video.

Link :
https://www.facebook.com/ThirdSton3/videos/874247079436317/
https://www.youtube.com/watch?v=RTjvSiMuiAU
https://open.spotify.com/album/6MgX5fmONCix5smCtYksF3?si=Bei96k33RKStUIx0kCVFXQ
https://soundcloud.com/user-831657410
https://itunes.apple.com/it/album/back-home-single/1412074020

Mesarthim – The Density Parameter

L’album è intriso di un immaginario cosmico che i Mesarthim interpretano con grande competenza e buon gusto, affidandosi ad ampie aperture melodiche che rifuggono abilmente il rischio di apparire stucchevoli.

The Density Parameter è il terzo full length per questo progetto atmospheric black australiano, nel quale ci siamo già imbattuti in occasione dei due precedenti lavori su lunga distanza (ai quali si accompagna un nutrito numero di Ep).

La componente black, in effetti, come è naturale che sia per uno stile nel quale è la melodia a prendere il sopravvento, si è via via stemperata rispetto agli esordi sino ad risultare davvero minima in quest’ultimo frangente, andando di fatto a coincidere con le diradate parti vocale in screaming.
L’album è come sempre intriso di un immaginario cosmico che i nostri interpretano con grande competenza e buon gusto, affidandosi ad ampie aperture melodiche che rifuggono abilmente il rischio di apparire stucchevoli; peraltro, sono proprio i passaggio nei quali meglio vengono delineate le atmosfere sognanti quelli in cui l’operato dei Mesarthim tocca il suo apice e trova anche la propria ragione d’essere.
Ω, Transparency e Fragmenting, ovvero i tre brani più lunghi del lotto, sono appunto gli episodi nei quali l’idea musicale del duo australiano viene espressa in manie più compiuta: nei primi due casi grazie a linee melodiche suadenti e ben memorizzabili, nel terzo con un andamento leggermente più vario, alla luce anche di un bell’inserto di elettronica nella parte centrale, prima di un finale piuttosto ricco di variazioni sul tema.
Ovviamente questo versante del black metal, spinto al massimo dal punto di vita atmosferico, difficilmente troverà i favori di chi predilige le sembianze true del genere, rivelandosi invece più adatto a chi ha già una certa familiarità con le sonorità sdoganate in passato dai vari Burzum e Mortiis.

Tracklist:
1. Ω
2. Collapse
3. Transparency
4. 74%
5. Recombination
6. Fragmenting

Line up:
. – Other
. – Vocals

MESARTHIM – Facebook

Eufory – Higher And Higher

Gli Eufory fanno di tutto per non deludere i fedelissimi del genere, ma a meno che non viviate a pane e power metal classico, lasciate Higher and Higher dove sta.

Avete presente quando non vi ricordate di aver visto un film e, alle prime immagini che scorrono sul video, tutto torna perfettamente impresso nella mente fotogramma per fotogramma?

A sentire il secondo album degli Eufory, la sensazione viene amplificata a dismisura, trovandosi al cospetto di un album di discreto power metal che rispecchia il sound teutonico in toto, così da risultare un sunto di quello che Gamma Ray, Iron Savior e soprattutto Edguy hanno fatto anni fa.
Il quintetto slovacco licenziaper Sliptrick Records Higher and Higher, secondo album e successore del debutto Flying Island Eufory, e sembra di essere ripiombati nella seconda metà degli anni novanta, quando in Europa il ritorno dei suoni classici si dividevano il mercato con il sound moderno in arrivo in massa dagli States.
Dragon Hearts, Karmic Eyes, Dancing Star, fino alla cover della motorheadiana One More Fucking Time, risulta uno sprofondare nelle sabbie mobili del power metal classico, melodico e potente tanto basta da battere il piedino alla seconda nota, ma talmente scolastico da non riuscire ad andare oltre ad un compitino fin troppo facile.
Questo è il classico esempio di un album che purtroppo sarà ignorato o valutato solo dai fans più sfegatati di un genere che, in questi anni, pare aver esaurito ogni tipo di velleità artistica, specie se non viene supportato da un talento superiore alla media o da qualche ottima idea compositiva che possa dare un minimo appiglio per restare a galla.
Gli Eufory fanno di tutto per non deludere i fedelissimi del genere, ma a meno che non viviate a pane e power metal classico, lasciate Higher and Higher dove sta.

Tracklist
1.Dragon Hearts
2.Louder
3.Karmic Eyes
4.What a Shame!
5.On a Pyre
6.Dancing Star
7.Soldier from Beyond
8.I Want Out
9.One More Fucking Time (Motörhead cover)

Line-up
Ľuboš Senko – Main vocals
Števo Hodoň – Guitar/Backing Vocals
Peter Drábik – Guitar/Backing Vocals
Miriama “Mima” Hodoňova – Drums
Aďo Benca – Bass

EUFORY – Facebook

The Slyde – Awakening

I canadesi The Slyde sono autori di un album come Awakening, debutto sulla lunga distanza che farà innamorare gli amanti del metal progressivo.

L’universo del metal progressivo è lungi dall’essere stato scoperto in toto, essendo ricco di realtà e lavori meritevoli di essere maggiormente considerati in un mondo musicale che, ormai, lascia poco spazio alla mera arte per l’urgenza del tutto e subito.

Da ogni angolo del mondo nascono progetti dall’alto livello qualitativo, il problema sorge quando il supporto si rivela pressoché nullo, dai media più ricettivi al grande pubblico, concentrati sui soliti nomi e restii ad una vera promozione di chi opera nell’underground.
I canadesi The Slyde sono autori di un album come Awakening, debutto sulla lunga distanza che farà innamorare gli amanti del metal progressivo.
Il lavoro, infatti, è un ottimo esempio di metal valorizzato da una tecnica non comune al servizio di brani nei quali, all’urgenza del heavy metal classico, vengono aggiunte ritmiche thrash/power ed un fascino alternative metal che ne modernizza l’approccio e l’impatto.
Si passa così da spettacolari brani ispirati ai sovrani del genere (Dream Theater e Rush) a sfuriate thrash metal che tributano gli idoli incondizionati del gruppo canadese, i Megadeth di Dave Mustaine.
Awakening offre quaranta minuti di musica dall’impatto a tratti spaventoso, con una voglia di sbalordire supportata da un songwriting che fa di canzoni come In Silence, So Blind, Join The Parade e Divide fiale di pericolosissima nitroglicerina metal da trattare con la dovuta cura, per non incappare in letali esplosioni progressive capaci di procurare danni irreparabili.

Tracklist
1. Awaken
2. Walk With Me
3. In Silence
4. These Wars
5. Awakening
6. So Blind
7. Fading
8. Join The Parade
9. Divide
10. Back Again

Line-up
Nathan Da Silva – Vocals, Guitars
Sarah Westbrook – Keyboards, Synthesizers, Samples
Alberto Campuzano – Bass Guitar, Vocals
Brendan Soares – Drums, Vocals

THE SLYDE – Facebook