AVATARIUM

Il lyric video di Into the Fire/Into the Storm, tratto da Hurricanes And Halos, in uscita a maggio (Nuclear Blast).

Il lyric video di Into the Fire/Into the Storm, tratto da Hurricanes And Halos, in uscita a maggio (Nuclear Blast).

I doomster svedesi AVATARIUM pubblicheranno il nuovo album “Hurricanes And Halos” il 26 maggio.

Chi pre-ordina l’album otterrà immediatamente il download di ‘Into The Fire / Into The Storm’
http://nblast.de/AvatariumDigital

“Hurricanes And Halos” sarà disponibile nei seguenti formati
– Digipak
– 2LP (nero)
– 2LP (gold) (solo sul mailorder Nuclear Blast!)

ed è pre-ordinabile qui: http://nblast.de/AVAHurricanesHalos

“Hurricanes And Halos” conterrà otto canzoni:
1. Into The Fire / Into The Storm (4:14)
2. The Starless Sleep (4:47)
3. Road To Jerusalem (5:48)
4. Medusa Child (9:00)
5. The Sky At The Bottom Of The Sea (5:25)
6. When Breath Turns To Air (4:46)
7. A Kiss (From The End Of The World) (7:14)
8. Hurricanes And Halos (3:32)

Ancora una volta, gli AVATARIUM si affidano alla bellezza e all’oscurità, a chitarre pesanti e suoni fragili, a voci femminili uniche e al mistico suono blues vintage degli anni ’60, pur rimanendo sempre ancorati a un terreno moderno e confidando nell’anima inquietante del doom rock. Sei delle otto nuove tracce sono state forgiate dal mago dei CANDLEMASS Leif Edling, ma anche il chitarrista Marcus Jidell e la cantante Jennie-Ann Smith hanno contribuito al songwriting e dato vita al degno successore di “The Girl With The Raven Mask”, un album che ha ricevuto ottimi riscontri dalla critica nel 2015 e che li ha portati a vincere l’’Up And Coming’ award di Metal Hammer Germania.

Southern Storm Fest

MetalEyes IYE è media partner delle seconda edizione del Southern Storm Fest.

Meno di un mese al The Southern Storm Fest II, il metal fest che si terrà a Catania il prossimo 29 Aprile e che avrà l’onore di ospitare come headliner gli storici thrasher inglesi Onslaught. Ad aprire la serata il death prog dei romani Gravestone, cui seguiranno i doomster Rome in Monochrome e, sempre dalla Capitale, altre due band d’indubbio prestigio: i The Foreshadowing con il loro gothic doom e i deathster Hour of Penance. Un bill che spazia quindi in diversi ambiti del metal estremo per offrire al pubblico un’indimenticabile notte di musica!
Tutte le info su https://www.facebook.com/events/786733478141987/?fref=ts e https://www.facebook.com/nastyspikesevents/?fref=ts

E’ motivo di emozione ed orgoglio per la Nasty Spikes presentare la seconda edizione del Southern Storm Fest con una line-up di grande prestigio a testimonianza della volontà di accrescere ogni anno la qualità della proposta musicale.

Innanzitutto la scelta come headliner degli storici thrasher ONSLAUGHT che non necessitano di presentazione alcuna giacché calcano con la medesima, incontenibile energia i palchi internazionali da più di trent’anni. La band di Bristol ha vissuto una seconda giovinezza dopo la reunion avvenuta nel 2004: da quella data non ha più smesso di pubblicare album, prestigiose raccolte e di esibirsi in coinvolgenti live. Per il trentennale dall’uscita della febbricitante opera prima “Power From Hell”, i nostri hanno intrapreso un tour commemorativo delle cui roventi atmosfere ci daranno certamente un indimenticabile saggio.
Accanto a loro la presenza di altre due band di grandissimo rilievo internazionale, entrambe provenienti dalla Capitale: i deathster HOUR OF PENANCE che ci presenteranno i brani del nuovo album appena pubblicato ma già osannato “Cast the First Stone” e gli epigoni del gothic/doom metal THE FORESHADOWING, anche loro reduci dal successo dell’ultimo lavoro “Seven Heads Ten Horns” (2016). A seguire i ROME IN MONOCHROME con il loro doom impreziosito da influssi shoegaze e post-rock che proporranno in anteprima i pezzi dell’upcoming full-length “Away from Light“. In apertura al festival si esibiranno i death progressive romani GRAVESTONE che presenteranno il loro EP in uscita il 24 Febbraio e intitolato “Proud To Be Dead“.
Un’occasione unica per cogliere il meglio del Metallo estremo italiano e internazionale, ma anche per dimostrare che la scena metal siciliana è quanto mai vitale e sa sfidare la cronica crisi del settore uscendone vittoriosa grazie ad una passione autentica capace di far convergere pubblico, band e organizzatori verso un’unità d’intenti che va ben oltre le logiche del mercato.
Stay Metal &…Stay Tuned!!

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Si ringrazia la EAGLE BOOKING per la preziosa collaborazione.
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BANDS
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Il Southern Storm Fest è ospitato dal BARBARA DISCO LAB, Via Flavio Gioia 16, Catania
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Arch Enemy – As The Stage Burn!

Live dal palco di Wacken per gli Arch Enemy, gruppo storico del death metal melodico scandinavo.

Il Wacken dello scorso anno aveva ospitato gli Arch Enemy per un concerto evento registrato con tutti i crismi, un’opera mastodontica che puntualmente arriva sugli scaffali dei negozi in vari formati, dallo spettacolare supporto video al semplice cd.

MetalEyes ha avuto l’occasione di ascoltare la versione audio digitale, un live di proporzioni ampie che va a sfiorare i settanta minuti, spettacolare esempio di death metal melodico che, nel caso del gruppo svedese, oltre a confermare l’importanza e la qualità altissima della sua musica, ci dà la possibilità di glorificare le prestazioni degli ultimi arrivati in casa Amott: il chitarrista Jeff Loomis (ex Nevermore) e la bravissima e bellissima cantante Alissa White-Gluz, tigre indomabile che non fa rimpiangere la pur brava Angela Gossow.
Death metal melodico sotto il segno della nuova vocalist dunque, davvero una belva assettata di sangue che graffia, morde, fa scempio dei cuori e dei padiglioni auricolari dei fans presenti al festival metal più importante del mondo.
Il gruppo che gli gira intorno è una macchina da guerra perfetta, con Amott e Loomis a formare una coppia d’assi alle sei corde, e la sezione ritmica che bombarda da par suo con gli storici Daniel Erlandsson alle pelli ed il mastodontico Sharlee D’Angelo al basso.
Un concerto esaltante, che esplode letteralmente dagli altoparlanti e che, ovviamente, dà maggior spazio agli ultimi due album, Khaos Legion e War Eternal, primo lavoro con la blucrinita cantante.
Non mancano i brani storici, a completare un perfetto concerto di uno dei gruppi più amati del death metal melodico scandinavo e As The Stage Burn!, lascia la sensazione di una tappa fondamentale per gli Arch Enemy, un periodo immortalato e concluso prima di riprendere il cammino fatto obbligatoriamente di un nuovo album.
Non potendo giudicare le immagini vi lasciamo con il consiglio di non perdervi comunque anche la sola versione cd, per i fans del gruppo si tratta di un live imperdibile.

TRACKLIST
01. Khaos Overture (Live At Wacken 2016)
02. Yesterday Is Dead And Gone (Live At Wacken 2016)
03. War Eternal (Live At Wacken 2016)
04. Ravenous (Live At Wacken 2016)
05. Stolen Life (Live At Wacken 2016)
06. My Apocalypse (Live At Wacken 2016)
07. You Will Know My Name (Live At Wacken 2016)
08. Bloodstained Cross (Live At Wacken 2016)
09. Under Black Flags We March (Live At Wacken 2016)
10. As The Pages Burn (Live At Wacken 2016)
11. Dead Eyes See No Future (Live At Wacken 2016)
12. Avalanche (Live At Wacken 2016)
13. No Gods, No Masters (Live At Wacken 2016)
14. We Will Rise (Live At Wacken 2016)
15. Nemisis (Live At Wacken 2016)
16. Fields Of Desolation (Live At Wacken 2016)

LINE-UP
Michael Amott – guitars
Daniel Erlandsson – drums
Sharlee D’Angelo – bass
Jeff Loomis – guitars
Alissa White-Gluz – vocals

ARCH ENEMY – Facebook

Heart Attack – The Resilience

Pur essendo condizionato da un’urgenza metallica più vicina ai generi maggiormente in voga in questi anni, il gruppo mantiene quelle caratteristiche essenziali per restare nelle grazie dei thrashers.

Questi primi anni del nuovo millennio verranno ricordati come il periodo del terrore, causato dagli attacchi infami dei terroristi religiosi di cui la Francia ha pagato, almeno in Europa, il prezzo più alto.

Gli Heart Attack, gruppo di thrash metal moderno proveniente da Cannes, dedica il nuovo album The Resilience proprio ai sconvolgenti fatti di pochi mesi fa, tornando su una questione politico/sociale e religiosa che indubbiamente hanno e continuano a segnare questo oscuro periodo storico.
Parto dalla copertina, di cui non parlo quasi mai, perché l’ho trovata fuori contesto e più adatta ad un gruppo classico, ma è l’unico neo di questo bellissimo lavoro che unisce thrash e metal moderno, colmo di groove e sfumature core.
Il gruppo estremo transalpino arriva al secondo lavoro sulla lunga distanza quattro anni dopo Stop Pretending, debutto più vicino al thrash metal classico ma niente paura, pur essendo condizionato da un’urgenza metallica più vicina ai generi maggiormente in voga in questi anni, la band mantiene quelle caratteristiche essenziali per restare nelle grazie dei thrashers: certo, di The Resilience si può dire tutto meno che sia un album old school, più che altro risulta un lavoro metal così come dovrebbe suonare nel nuovo millennio, ovvero un perfetto connubio tra suoni tradizionali, potenziati dal moderno incedere estremo.
Gli Heart Attack ci mettono del loro per far sì che certi brani (Burn My Flesh, Fight To Overcome, la devastante Feel The Fire) risultino delle bombe metalliche notevoli, aggredendo rabbiose, denunciando e rivoltandosi contro tutto e tutti dall’alto di una tecnica ed un songwriting inividiabili, ed una prestazione di altissimo livello, sia della sezione ritmica, con Tony Amato al basso ed aggressivo nella parte vocale, coadiuvato dal dirompente batterista Christophe Icard, mentre le sei corde fanno fuoco e fiamme (Christophe Cesari e Kevin Geyer) .
Non contento di cotanto ardore metallico, il gruppo lascia alla conclusiva title track il compito di alzare la qualità di questo gioiellino con uno strumentale che, nella sua lunga durata (più di otto minuti), mette non solo la parola fine ad un album intenso e bellissimo, ma ci consegna una traccia di thrash metal progressivo ed oscuro davvero sopra la media.
A questo punto la copertina diventa ovviamente un dettaglio, fortunatamente la musica di cui si compone The Resilience va ben oltre, facendo di questo lavoro un opera riuscita e coinvolgente.

TRACKLIST
1.Nocturnal Sight
2.Burn My Flesh
3.Congrats To People
4.Fight To Overcome
5.Sound And Light
6.When The Light Dies Down
7.Dead And Gone
8.Feed The Fire
9.Disorder
10.The Resilience

LINE-UP
Tony Amato – Bass guitars, Lead vocals
Christophe Cesari – Rhythm & lead guitars, acoustic and classical guitars, Keyboards, Back vocals
Kevin Geyer – Rhythm Guitars, Lead vocals
Christophe Icard – Drums & Percussions

HEART ATTACK – Facebook

Naga – Inanimate

I Naga si stabilizzano tra gli esponenti di punta di un genere che. nel nostro paese. sta producendo frutti sempre più prelibati.

Inanimate è un ep dei Naga risalente alla scorsa estate, quando è stato pubblicato solo in vinile in edizione limitata in 100 copie per Lay Bare Recordings; da poco è stata immessa sul mercato da parte della Everlasting Spew Records la versione in cd, contenente anche un brano esclusivo per tale edizione.

Pur avendo affrontato ai tempi di IYE l’ottimo Hēn, unico full length finora rilasciato dalla band napoletana, non abbiamo intercettato Inanimate all’atto della sua prima uscita per cui cerchiamo di rimediare ora, tenendo conto del fatto che i suoi contenuti sono già stati ampiamente sviscerati da più parti lo scorso anno.
Quello che si può aggiungere a quanto già si sa è che i Naga, pur con una produzione ancora di dimensioni ridotte, hanno già acquisito una caratura importante che ha consentito loro, per esempio, di aprire ai Candlemass nella recente data bresciana.
L’ascolto di Inanimate conferma che tale status si rivela tutt’altro che usurpato: l’interpretazione del doom da parte del trio partenopeo non è ovviamente tradizionale come quella dei “padri” svedesi, ma si avvale di una pesante componente sludge senza tralasciare qualche puntata di matrice black/hardcore.
Thrives, traccia d’apertura del lavoro, si rivela sufficientemente emblematica dello stile musicale dei Naga, con il suo sound denso, colmo una tensione che pare sempre sul punto di esplodere nel suo fragore ma resta, invece, pericolosamente compressa all’interno del suo caliginoso involucro.
Hyele segue uno schema non dissimile ma è intrisa di una più canonica componente doom, con riff pesanti come incudini nella sua parte discendente, mentre le accelerazioni blak hardcore di Loner sono propedeutiche all’allucinata cover dei Fang, The Money Will Roll Right In.
Il brano inedito, Worm, riporta invece alle radici dello sludge e conferma la bontà del percorso stilistico intrapreso dai Naga, stabilizzandoli tra gli esponenti di punta di un genere che. nel nostro paese. sta producendo frutti sempre più prelibati.

Tracklist:
1. Thrives
2. Hyele
3. Loner
4. The Money Will Roll Right In (Fang cover)
5. Worm

Line-up:
Lorenzo: Vocals and Guitar
Emanuele: Bass
Dario: Drums

NAGA – Facebook

Cloven Hoof – Who Mourns For The Morning Star?

Who Mourns For The Morning Star? è un album straripante, dall’impatto di un asteroide in picchiata sulla Terra, una raccolta di canzoni che non dà tregua, piena di melodie vincenti, aggressività ed epicità.

Gruppo di culto della New Wave Of British Heavy Metal, i Cloven Hoof sono tornati a nuova vita all’inizio del nuovo millennio, dopo un lungo silenzio che li aveva tenuti lontani dalla scena per ben quindici anni.

Il gruppo di Wolverhampton, tra 1982 e il 1989, regalò ai fans dell’epoca un terzetto di full length che divennero  oggetto di culto, più un live (all’epoca obbligatorio nella discografia di una band) ed un paio di demo che conquistarono le preferenze degli appassionati e degli addetti ai lavori.
Lo stop subìto prima dell’esilio dell’heavy metal negli anni novanta, ed il ritorno nel nuovo millennio con un’altra serie di album di cui questo ultimo Who Mourns For The Morning Star?  è il quarto: questa ultima uscita non tradisce, con i Cloven Hoof a regalare ancora una volta grande musica heavy, esaltante, spettacolare e nobile, metallo che lascia senza fiato per intensità e freschezza.
Il lavoro si giova peraltro della prestazione eccellente George Call, arrivato alla corte di Lee Payne dopo il precedente Resist Or Serve ed ex Omen (tra gli altri), e di un songwriting incisivo che permette al gruppo di lasciare ai posteri altre nove perle metalliche contraddistinte da una sagacia tecnica non comune, con la chitarra di Luke Hatton che urla la sua nobile appartenenza alla leggenda dell’heavy metal con solos dalle fiammeggianti melodie, mentre Chriss Coss sfodera ritmiche una più esaltante dell’altra e Lee Payne e Danny White fanno male con le loro micidiali armi (basso e batteria).
Who Mourns For The Morning Star? è un album straripante, dall’impatto di un asteroide in picchiata sulla Terra, una raccolta di canzoni che non dà tregua, piena di melodie vincenti, aggressività ed epicità: la qualità è massimale in tutti i brani, ma dovendo scegliere menziono Star Rider, Song Of Orpheus e I Talk To The Dead, la semiballad Morning Star e i due epici crescendo conclusivi, Go Tell The Spartans e Bannockburn, brano dall’inizio folk medievaleggiante che si trasforma in un crescendo maideniano, con Call a toccare vette altissime, impresa degna appunto del miglior Dickinson.
Un album bellissimo, nel genere uno dei più trascinanti degli ultimi anni. La leggenda continua.

TRACKLIST
1. Star Rider
2. Song Of Orpheus
3. I Talk To The Dead
4. Neon Angels
5. Morning Star
6. Time To Burn
7. Mindmaster
8. Go Tell The Spartans
9. Bannockburn

LINE-UP
George Call – Lead Vocals
Lee Payne – Bass Guitar and Backing Vocals
Luke Hatton – Lead Guitar
Chris Coss – Rhythm Guitar
Danny White – Drums And Percussion

CLOVEN HOOF – Facebook

EQUILIBRIUM

Il video di Eternal Destination, tratto dall’album Armageddon (Nuclear Blast).

Il video di Eternal Destination, tratto dall’album Armageddon (Nuclear Blast).

I tedeschi epic metallers, EQUILIBRIUM, hanno pubblicato l’attuale studio album, »Armageddon«, il 12 Agosto 2016 su Nuclear Blast. Ancora una volta, la band è entrata nelle classifiche europee raggiungendo le più alte posizioni (#5 Germania, #11 Svizzera, #20 Austria).

Sull’onda di questo grande successo, gli EQUILIBRIUM e la band di supporto SUIDAKRA sono partiti per la prima volta per un tour in Asia! Nonostante la maggior parte dei loro testi sia in tedesco, sono riusciti a entusiasmare centinaia di fan e a portare una sorprendente atmosfera in diverse città della Cina (Beijing, Shanghai, Hong Kong), Taiwan (Taipei) e Giappone (Tokyo e Osaka).

Siccome questo tour ha segnato un enorme successo per essere una band tedesca, gli EQUILIBRIUM hanno deciso di condividere alcuni dei più bei momenti di questo tour in Asia con i loro fan. Ecco perchè hanno raccolto le migliori riprese per riassumerle in un breve videoclip. Possono così mostrare l’euforia dei loro fan asiatici, come le loro prime impressioni ed esperienze riguardanti il tour. Non puoi perderti questo incredibile video!

René (chitarra) commenta: “Il nostro primo tour in Asia è stato una delle esperienze più toccanti che abbiamo mai vissuto con gli EQUILIBRIUM. Questo video è solo una piccola raccolta di filmati che abbiamo ripreso con i nostri smartphone durante il tour. Speriamo di poter tornare presto in Asia!”

Guarda il clip qui: https://www.youtube.com/watch?v=or71jq-q4As&feature=youtu.be

Ninjaspy – Spüken

La fusione tra metal estremo e note provenienti da generi come reggae, jazz o fusion non è certo una novità appunto, ma Spüken non lascerà sicuramente indifferenti gli amanti di questo ibrido musicale.

Che fonte inesauribile di grande musica è l’underground rock/metal mondiale: non passa settimana (e mi sono tenuto largo) senza imbattersi in realtà straordinariamente affascinanti, non encessiaramente originali a tutti i costi (anche se in questo album l’inventiva non manca di certo), ma coraggiose nel modellare ed unire suoni apparentemente lontani tra loro.

La fusione tra metal estremo e note provenienti da generi come reggae, jazz o fusion non è certo una novità, appunto, ma Spüken esordio sulla lunga distanza dei tre Parent, canadesi di nascita uniti sotto il monicker Ninjaspy, non lascerà sicuramente indifferenti gli amanti di questo ibrido musicale.
Rock alternativo, deathcore ed appunto atmosfere jazz e fusion, qualche reminiscenza reggae ed il gioco è fatto, direte voi.
Beh, in teoria sembrerebbe più facile di quanto il tutto risulti effettivamente, infatti è un attimo perdere la fluidità tra le esplosioni estreme (e qui i Ninjaspy ci vanno davvero pesante) e le ariose parti strumentali dove, come in un torrente di montagna la musica scorre limpida e frizzante, ma il trio riesce incredibilmente a non perdere la bussola e regalarci momenti di musica a 360°, selvaggia, rabbiosa, piacevolmente rilassante per un attimo, per trasformarsi in un’aggressione spaventosa in quello dopo.
Sentire per credere, partendo dall’opener e singolo Speak, inizio di un viaggio pericoloso, pieno di soprese, tra momenti di tecnica strumentale di altissimo livello e brani che di scontato non hanno nulla, passando da parti estreme furiose, rock alternativo e tanta musica fuori dagli schemi.
Difficile trovare una traccia da portare ad esempio, ognuno montato e rimontato più volte senza lasciare un punto di riferimento (Dead Dock Duck, la splendida Jump Ya Bones) mentre System Of a Down, Nirvana, Meshuggah ed i generi descritti si uniscono in questo arcobaleno di musica dal titolo Spüken, consigliato agli amanti della musica rock/metal moderna e senza barriere.

TRACKLIST
1.Speak
2.Shuriken Dance
3.Brother Man
4.Dead Duck Dock
5.Become Nothing
6.What!
7.Jump Ya Bones!
8.Grip The Cage
9.Azaria
10.Slave Vehemence

LINE-UP
Joel Parent
Tim Parent
Adam Parent

NINJASPY – Facebook

Somnium Nox – Terra Inanis

I Somnium Nox non si limitano a proporre un black tradizionale ma lo arricchiscono di parti più rarefatte e dal buon carico melodico, funzionali nel preparare il terreno ad accelerazioni che sono comunque piuttosto ragionate.

I Somnium Nox sono una band australiana che, con Terra Inanis, fa il primo passo su lunga distanza (almeno dichiarata, in quanto in realtà il lavoro non supera la mezz’ora di durata.

Trattandosi di una band alle prime uscite, visto che all’attivo fino ad oggi aveva solo il singolo Apocrypha dello scorso anno, non c’è molto su cui parametrarne l’operato, per cui Terra Inanis va valutato per quello che è ovvero un buon esempio di black metal atmosferico e dagli spunti pregevoli.
Infatti, pur non potendolo considerare innovativo nel senso letterale del termine, l’album offre tre tacce di circa dieci minuti ciascuna in gradi di farsi apprezzare dagli amanti delle sonorità oscure ma non asfissianti: i Somnium Nox non si limitano a proporre un black tradizionale ma lo arricchiscono di parti più rarefatte e dal buon carico melodico, funzionali nel preparare il terreno ad accelerazioni che sono comunque piuttosto ragionate.
I tre brani esibiscono comunque sfumature differenti: Soliloquy of Lament è black nella sua accezione più classica e beneficia di un bel crescendo conclusivo, The Alnwick Apotheosis è la traccia migliore ed anche la più anomala, visto che per una metà si snoda su velocità consistenti per poi sfumare in liquide sonorità ambient, mentre la conclusiva Transcendental Dysphoria è un black doom cupo e dai toni inquietanti e drammatici.
Indubbiamente l’uso di uno strumento tradizionale come il didgeridoo fornisce al lavoro una propria peculiarità, fornendo al sound talvolta un tocco solenne ed ancestrale, proprio quello che serve per provare ad emergere e mettere la testa fuori dal gruppone.
In Australia, negli ultimi anni, è emersa senz’altro una scena capace di interpretare la materia estrema in maniera efficace e i Somniun Nox ne sono un nuovo e fulgido esempio.

Tracklist:
1. Soliloquy of Lament
2. The Alnwick Apotheosis
3. Transcendental Dysphoria

Line-up:
Nocturnal – Guitars, Bass, Didgeridoo
Ashahalasin – Vocals
Forge – Drums
Olkoth – Keys
J.A.H – Guitars

SOMNIUM NOX – Facebook

Art Of Anarchy – The Madness

Robusti, graffianti e straordinariamente melodici, gli Art Of Anarchy sono pronti per conquistare i cuori degli alternative rockers sparsi per il mondo con questo ottimo lavoro.

Quello che sembrava il classico super gruppo autore di un album estemporaneo e dimenticato poi nel tempo, trova la strada per continuare a fare musica ed esce con un altro lavoro di alternative rock davvero bello.

I fratelli Votta, Jon alla chitarra e Vince alla batteria, in compagnia di Ron “Bumblefoot” Thal (ex Gunners) alla chitarra e John Moyer dei Disturbed al basso, dopo la perdita di Scott Weiland, che nel 2015 prestò la sua voce al debutto omonimo hanno acquisito i servigi di Scott Stapp, voce dei Creed, band sulla quale si possono ricamare facili paragoni con il gruppo ma che, a ben sentire, su The Madness sono evidenti ma non gli unici.
Per chiarire, la voce di Stapp richiama a più riprese la band d’origine (Won’t Let You Down), ma il sound dell’album è molto più aggressivo e ricco di groove rispetto all’esordio, in quei brani dove l’alternative metal con una spallata ritmica scaraventa all’angolo il post grunge, genere da cui gli Art Of Anarchy fanno di tutto per allontanarsi, a tratti riuscendoci, ma non sempre (per fortuna).
Sì, perché quando il gruppo si lascia portare dalla voce del singer, l’album prende il volo con una serie di canzoni intense e dallo spirito creediano (No Surrender, la splendida Changed Man, Somber), mentre la parte metallica di matrice heavy alternativa sconquassa lo spartito con la doppietta iniziale Echo Of A Scream/1000 Degrees e l’incalzante street rock di Dancing With The Devil.
La title track, scritta per far male (commercialmente parlando) è creata su di una melodia dall’appeal infallibile, classico singolo/video da far girare senza sosta sui media, anche se di fatto è tutto l’album che funziona.
Robusti e graffianti, straordinariamente melodici, gli Art Of Anarchy si possono ormai considerare un gruppo a tutti gli effetti: trovata la quadratura del cerchio con il bravissimo Stapp (senza nulla togliere al povero Weiland), la band è pronta per conquistare i cuori degli alternative rockers sparsi per il mondo con questo ottimo lavoro.

TRACKLIST
01. Echo Of A Scream
02. 1000 Degrees
03. No Surrender
04. The Madness
05. Won’t Let You Down
06. Changed Man
07. A Light in Me
08. Somber
09. Dancing With The Devil
10. Afterburn

LINE-UP
Scott Stapp – vocals
Bumblefoot – guitar
John Moyer – bass
Jon Votta – guitar
Vince Votta – drums

ART OF ANARCHY – Facebook

Opprobre – Le Naufrage

Un plauso alla scena transalpina che continua a far nascere band che conoscono l’arte di emozionare.

Sembra un anno significativo per il black metal miscelato con il post black! Alla conferma dei The Great Old Ones si aggiunge l’esordio di questa giovane band, Opprobre, francese di Montpellier composta da quattro musicisti, derivanti da band come Mysticisme e Antropofago, che hanno esordito nel 2016 con il singolo Abysses in digital download e ora sulla label francese Endless Decrepitude Productions, fanno uscire Le Naufrage interamente cantato in francese, con copertina suggestiva e splendida raffigurante il dipinto del 1842, Snow Storm, dell’artista William Turner.

La proposta musicale appare già matura nell’elaborare un black metal sia raw che melodico, impastandolo con suoni post black/ dark per creare un profondo mood atmosferico ricco di pathos decadente e oscuro; l’assenza di soli, un suono di bass guitar ben presente e intarsi di piano e keyboard fanno risaltare l’arte della band transalpina. Fin dall’opening track Discerner, introdotta da rumori di vento e onde perigliose, ci si inabissa in un viaggio “ignoto” su dolenti note di keyboard, mentre in Abysses il veliero beccheggia e mostri marini gonfiano l’oceano mai sazio di tributi umani. La prima delicata parte di Inconnue, punteggiata da impressionistiche note di piano, ci conduce verso sferzanti note black cariche di primitivi istinti dove dei vendicativi pretendono continui sacrifici umani: qui lo scream esibito è particolarmente acido e ficcante, mentre il guitar sound è realmente evocativo. La title track, uno dei brani migliori, distilla puro black metal in mid tempo, creando paesaggi sonori in cui la mente è incatenata in assurdi e liquidi incubi. Ulteriore menzione per il brano finale Danse Catatonique, che con i suoi dieci minuti porta a definitivo compimento l’opera dove un io immobile agli eventi attende inerme una fine nel nulla, poiché nulla é sempre stato. In definitiva, un plauso alla band francese autrice di un buon lavoro che non entrerà nelle classifiche di merito di fine anno, ma che rappresenta una delle tante piccole pepite rinvenute durante le nostre ricerche musicali.

TRACKLIST
1. Discerner
2. Abysses
3. L’Inconnue,
4. L’Inconnue, Pt. 2
5. Opprobre
6. Sensitive
7. Danse catatonique

LINE-UP
Cyril – Bass
Clément – Drums, Guitars, Synth
Vincent – Guitars, Vocals (lead)
Olivier – Guitars, Synth, Vocals

OPPROBRE – Facebook

Avelion – Illusion of Transparency

Un lavoro da avere e consumare, orgoglioso esempio del valore altissimo della scena italiana, da un po’ di anni sulla corsia di sorpasso rispetto alle realtà d’oltreconfine.

Ancora una volta la Revalve conferma il proprio gran fiuto per i talenti metallici nostrani e ci consegna un gioiellino prog power metal targato Avelion.
Il gruppo nasce a Parma una decina d’anni fa, in questo lasso di tempo licenzia due ep e due singoli ed arriva oggi al debutto sulla lunga distanza; prodotto mixato e masterizzato da Simone Mularoni e registrato con l’aiuto di Simone Bertocchi ai Domination Studio, Illusion of Transparency è un altro ottimo esempio di power prog metal moderno, nel quale la tecnica dei musicisti è messa al servizio di un lotto di brani dall’appeal straordinario, senza dimenticare una componente elettronica, usata dal gruppo per valorizzare un sound che porta il marchio di fabbrica made in Italy in bella mostra sullo spartito.
Si naviga tra le onde elettriche e le note dei gruppi che hanno fatto grande il genere, dagli ultimi DGM, ai Labyrinth e gli Astra, con una cura maniacale per la forma canzone ed un notevole impatto, anche se la parte del leone in questo lavoro la fanno le melodie, avvincenti e perfettamente incastonate nel raffinato metallo suonato dagli Avelion.
Come ormai d’abitudine, anche la band parmense lascia le intricate parti ultra tecniche fine a sé stesse dei gruppi del passato e ci porta a sognare, tra spunti che si avvicinano ad un AOR venato di elettro/rock e potenziato da una magniloquenza d’insieme che travolge in una valanga di note melodiche.
Un cantante hard rock dall’interpretazione personale e moderna, un’ottima intesa tra tastiere e programming e le sei corde, si abbinano ad una sezione ritmica presente ma non invadente, tecnicamente perfetta senza essere troppo cervellotica, così da riservare tutta l’importanza del caso ai vari brani che compongono un album bellissimo.
Il singolo Fading Out, l’hard rock progressivo e modernissimo di Echoes And Fragrance, le melodie della ultra tecnica e varia nei tempi Falling Down, la new wave travestita da prog metal di Open Your Eyes sono i picchi di un lavoro da avere e consumare, orgoglioso esempio del valore altissimo della scena italiana, da un po’ di anni sulla corsia di sorpasso rispetto alle realtà d’oltreconfine.

TRACKLIST
1.Fading Out
2.Echoes And Fragrance
3.Burst Inside
4.Derailed Trails Of Life
5.Falling Down
6.Innocence Dies
7.Waste My Time
8.Open Your Eyes
9.Ain’t No Dawn
10.Never Wanted
11.Echoes and Fragments (The Algorithm Remix) – bonus track

LINE-UP
William Verderi – Vocals
Oreste Giacomini – Keyboards and Programming
Leonardo Freggi – Guitars
Danilo Arisi – Bass
Alessandro Ponzi – Drums

AVELION – Facebook

MaG METAL FESTIVAL 2017

MaG METAL FESTIVAL 2017

Un FESTIVAL METAL a GENOVA non è una cosa da tutti i giorni e dobbiamo dare merito alla associazione PRESENTE FUTURO, con la collaborazione della Cornucopia Agency e della BLACK WIDOW RECORDS, se questo evento è oggi una realtà che speriamo vada avanti nel tempo.
Dunque il 13 MAGGIO al TEATRO CARIGNANO suoneranno alcune band di eccellente levatura tecnica e spettacolare, oltre che di livello internazionale come i mitici THE BLACK, con il loro Metal Mentis unico nel suo genere ed i rinnovati savonesi VANEXA, che tanto bene stanno facendo parlare nel mondo con l’ ultimo bellissimo album “Too Heavy to Fly”, assieme agli ARCANA 13 una delle più belle rivelazioni in ambiti dark metal con i loro riferimenti gotici, BELLATHRIX,  band di Genova dal sound tipicamente heavy anni 80 formata da tre ragazzacce e due ragazzi, tutti elementi ben conosciuti in questi ambiti ed i DAMNATION GALLERY, una nuova realtà dell’heavy metal genovese con la vocalista Scarlet capace di dominare il palco come una vampira.
Proprio l’associazione PRESENTE FUTURO ha voluto offrire questo spettacolo a tutti i metallari e fans della musica heavy, ad un prezzo favorevolissimo di soli 10 € sperando che la proposta sia gradita a riscuota un buon successo.
La qualità della band è notevole, lo spettacolo è assicurato quindi non mancate di partecipare a questo evento che potrebbe segnare l’inizio di una serie di festival nella nostra città che ha voglia e bisogno di buona musica e di divertimento.

Inizio previsto per le ore 18.
Prezzo 10 €

Teatro Carignano
Viale Villa Glori – 16128 – Genova
+39 010 5702348

Black Widow Records
Tel.010 2461708
Tel.010 2544500

LIV SIN

Il video di Let me Out, tratto dall’album Follow Me, in uscita a fine aprile (Despotz Records).

Il video di Let me Out, tratto dall’album Follow Me, in uscita a fine aprile (Despotz Records).

L’ex cantante dei SISTER SIN Liv “Sin” Jagrell pubblicherà il suo debutto solista “Follow Me” il 28 aprile su Despotz Records. Il disco è stato prodotto dal bassista di U.D.O. Fitty Wienhold e da Stefan Kaufmann (ex ACCEPT, U.D.O.).

“Follow Me” contiene anche una cover del classico dei FIGHT “Immortal Sin”, presente sul debutto del 1993 della band di Rob Halford, “War Of Words”. Nella versione di Liv troviamo, in qualità di ospite, il frontman dei THE 69 EYES’ Jyrki 69 (https://youtu.be/8bUBDA_xlR8).

La canzone “Killing Ourselves To Live” (https://youtu.be/ch3-LzWbVOg) vede invece la partecipazione del frontman dei Destruction, Schmier.

In tredici anni di carriera i SISTER SIN hanno venduto migliaia di album e suonato in tutto il mondo con band come SLAYER e KING DIAMOND nel Rockstar Energy Drink Mayhem Festival, e hanno partecipato al tour di Revolver magazine “Hottest Chicks In Metal”. I SISTER SIN si sono guadagnati una solida fan base grazie al loro hard rock aggressivo ma al tempo stesso melodico. Quando i SISTER SIN si sono sciolti alla fine del 2015, Liv sapeva di avere ancora molto da dare ai suoi fan. La sua nuova musica mette in luce quanto Liv sappia essere potente, sexy e carica d’attitudine.

“Follow Me” tracklist:

01. The Fall
02. Hypocrite
03. Let Me Out
04. Black Souls
05. Godless Utopia
06. Endless Roads
07. Killing Ourself To Live
08. I’m Your Sin
09. Emperor Of Chaos
10. Immortal Sin (FIGHT cover)
11. The Beast Inside

Conjonctive – In The Mouth Of The Devil

Una sorpresa questi ragazzi svizzeri, il loro album è davvero una bordata estrema come pochi nel genere e vale la pena dargli un ascolto.

Tra le montagne di una Svizzera cupa e grigia, fuori dalle stagioni turistiche, vi è una casa che il demonio ha ordinato alle sue truppe di conquistare, attraverso l’anima di chi la abita.

In un giorno uggioso e deprimente il vecchio sacerdote si avvicina all’uscio di quella che ormai è la dimora di Satana, armato della sua borsa e di una fede messa continuamente alla prova da un mondo dove gli eserciti del maligno dominano sulle forze del bene.
Nel momento in cui la vecchia nonna, segnata dagli ultimi terribili avvenimenti, lo accoglie nella casa, quello che succede è descritto in musica dal death/black core dei Conjonctive e del loro devastante secondo lavoro, In The Mouth Of The Devil.
Un esorcismo, una battaglia contro il demonio a colpi di un metal estremo terribilmente coinvolgente, al limite del brutal death, dall’attitudine black e dalle mazzate core di una potenza fuori controllo.
In The Mouth Of The Devil segue di quattro anni il primo album e per chi immagina un disco core, pregno di quei cliché commercialmente utili, ma qualitativamente sterili, ha sbagliato gruppo e disco.
Qui siamo al cospetto del maligno, dunque non c’è la minima apertura melodica, solo un’aggressione senza limiti, una barbarie in musica che si evince dal devastante uso della doppia voce di Sonia e Randy, demoni possessori della giovane donzella abitante nella vecchia casa, che sollecitati dai riti dell’esorcista, sputano blasfemie e rabbia, in un’orgia di violenza che si fa soffocante e pressante ed ogni istante.
Non è detto sapere chi la spunterà, sappiate solo che lo scontro è violentissimo e le forze del male non mollano di un centimetro sotto le benedizioni del prete, ormai allo stremo, attaccato senza tregua da belligeranti e potentissime bordate come Falling In The Mouth Of The Devil, The Cult Of The Shining Planet e Hills Of Abomination.
Una sorpresa questi ragazzi svizzeri, il loro album è davvero una bordata estrema come pochi nel genere e vale la pena dargli un ascolto.

TRACKLIST
01. Purgatory
02. You’re Next
03. Falling in the Mouth of the Devil
04. Down into the Abyss
05. Let Blow the Grim Wind
06. The Cult of the Shining Planet
07. Burn Your Eyes
08. Hills of Abomination
09. Defeat the Red Sun
10. Constellations & Black Holes

LINE-UP
Sonia – Vocals
Randy – Vocals
Raph – Guitars
Yannick – Guitars
Erwin – Bass
Manu – Drums

CONJONCTIVE – Facebook

Anèma – After The Sea

Piace l’importanza che gli Anèma danno all’insieme piuttosto che alla tecnica individuale: After The Sea convince e ci consegna una band che di certo non mancherà di regalare ulteriori soddisfazioni.

Progressive rock e metal dagli anni settanta ai giorni nostri: in After The Sea troviamo gli elementi che caratterizzano i due generi figli della stessa madre, una dea progressiva che aggiunge a tratti altri elementi per cercare di nobilitare il più possibile la musica di questi suoi giovani adepti, i siciliani Anèma .

Nato un paio di anni fa come cover band dei gruppi storici degli anni settanta, ma con un ampio raggio di ispirazioni ed influenze che arrivano fino ai nostri giorni, il quartetto siracusano debutta su Sliptrick con After The Sea, un viaggio tra le coste bagnate dal Mar Mediterraneo dove, ogni giorno, sbarcano centinaia di uomini in fuga dal loro paese con la chimera di un futuro migliore, sogno che svanisce all’arrivo sulle coste italiche, oppure tra le onde di un mare che non fa sconti.
Da qui il viaggio musicale della band ha inizio, tra sonorità che si rifanno al periodo settantiano, attimi di grinta metal progressiva ed atmosfere di ariose armonie di musica mediterranea.
After The Sea ha il pregio di non osare troppo, sia per durata (che risulta ridotta per le abitudini del genere) che per tecnica, andando subito al cuore dei brani che rimangono molto vari e mai banali nel loro approfondire una materia difficile come il progressive.
Personalmente trovo la musica del gruppo splendida quando non forza sulla parte metal, trovando sfogo piuttosto in parti ariose, al limite della fusion in alcuni attimi, ma legate al progressive rock degli ultimi anni.
Ed infatti ritengo brani come She o Some Fires molto vicini alla musica di Umberto Pagnini e dei suoi Active Heed, mentre quando il suono si indurisce la musica del gruppo acquista in energia ma perde in magia, tornando a livelli più normali ed in linea con il classico prog metal (This Place Needs Revolution).
Piace l’importanza che gli Anèma danno all’insieme piuttosto che alla tecnica individuale: After The Sea convince e ci consegna una band che di certo non mancherà di regalare ulteriori soddisfazioni. Buona la prima, dunque.

TRACKLIST
1.Intro
2.After The Sea
3.She
4.Free Forever
5.Some Fires
6.Let The Sky In The Mainland
7.Song For Nothing
8.This Place Needs Revolution
9.Outro

LINE-UP
Salvo Crucitti – Drums
Dario Giannì – Bass
Lorenzo Giannì – Guitars
Baco Dì Silenzio – Vocals

ANEMA – Facebook

Heading West – What We’re Made Of …

Gli Heading West riescono a creare un giusto connubio fra la melodia, la velocità e le dinamiche del metal moderno.

Gli Heading West sono un giovane gruppo diviso in ordine sparso in Emilia Romagna, che riesce a fare un’ottima miscela di metalcore, hardcore melodico e metal moderno. Il tutto è molto orecchiabile e melodico, prodotto bene e piace.

Ai tempi della mia gioventù mi ci sarei perso in un disco così, e la cosa bella è che ora c’è un disco così. O meglio, un ep così, perché questo esordio è sulla corta distanza, ma è molto incisivo e colpisce dritto al bersaglio. I ragazzi viaggiano bene, hanno ben chiaro dove andare e lo dimostrano con un disco che è una chiara dichiarazione di intenti. Gli Heading West hanno voglia di esportare un suono che è certamente molto legato alle sonorità a stelle e strisce, ma lo fanno in una maniera molto personale e con melodie difficilmente rintracciabili oltreoceano, o meglio riescono a creare un giusto connubio fra la melodia, la velocità e le dinamiche del metal moderno. Questo ep mostra che, credendo nella propria musica, si possa fare un bel disco, piacevole e anche commerciale ma al punto giusto. Soprattutto questi ragazzi non fanno proprie tutte le mie elucubrazioni. Gli Heading West vanno veloci e belli compatti, passano sopra le nostre casse lasciando un odore molto piacevole di gioventù e belle speranze, ed è bello anche il momento in sé, senza tanti se e tanti ma.

TRACKLIST
1.Payback
2.Deep Waters (feat. Nicola Roccati of The End At The Beginning)
3.Struck
4.Purple Teeth
5.S.O.Y.F.A.S.H.

LINE-UP
Davide Guberti – vocals
Alessandro Frank Cotti – guitar / back vocals
Riccardo Savani – guitar
Francesco Gariboldi – bass / back vocals
Francesco Neri – drums

HEADING WEST – Facebook

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