Festering – From The Grave

Una sorpresa gradita questo primo lavoro del gruppo portoghese, peccato per il tanto tempo trascorso senza rilasciare alcunché, visto anche l’ottima qualità esibita da From The Grave.

La copertina meravigliosamente old school non può non eccitare i maniaci del death metal che imputridisce nella terra smossa dai cadaveri che tornano in vita, ma che a noi, vecchi becchini che gozzovigliavano con gli arti dei malcapitati nei primi anni novanta, piace tanto.

Ed i Festering di attitudine vecchia scuola ne hanno da vendere, visto che i primi passi li hanno mossi proprio nel 1992 ma, sfortunatamente, la loro discografia non va oltre uno split ed un ep, prima che From The Grave arrivi a rendere giustizia a questi paladini del death metal puro e classico, tra tradizione scandinava e quel tocco statunitense che rende il loro macello sonoro una goduria per ogni amante del genere.
Dalla porta del cimitero, il quartetto portoghese inizia a suonare e dopo pochi minuti l’ultima casa dei nostri corpi su questa terra brulica di zombie famelici.
Le lapidi si scoperchiano, la terra umida di morte rilascia il suo fetido odore, mentre l’esercito dei non morti si mette in marcia a suo di metal estremo, tra partenze a razzo e brusche frenate, solos che si scagliano nel cielo scandinavo e refrain che dalla Bay Area attraversano l’Atlantico fino alle coste dell’estremo ovest europeo.
Un album d’altri tempi, uscito quando i suoni tradizionali sembrano tornare a riempire le serate dei metallari sparsi per il mondo, in un’orgia infernale creata dalle efferate Infected, Consuming From Within e dall’irresistibile Proliferation of Infected Leucocytes, una cavalcata estrema a base di death metal scandinavo che non lascia scampo.
Una sorpresa gradita questo primo lavoro del gruppo portoghese, peccato per il tanto tempo trascorso senza rilasciare alcunché, visto anche l’ottima qualità esibita da From The Grave.

TRACKLIST
1. Festering (Intro)
2. Exhumed
3. Infected
4. The Myth Of Creation
5. Consuming From Within
6. Submerged In Emptiness
7. Bloodline
8. Proliferation Of Infected Leucocytes
9. Ascent Of The Blessed
10. Psychic Convulsions Of Neurasthenia

LINE-UP
Pedro Gonçalves – vocals
João Galego – guitars
Koja Mutilator – bass
Norberto Arrais – drums

FESTERING – Facebook

Exoto – And Then You Die / The Fifth Season

Una ristampa interessante che rispecchia perfettamente l’aria che tirava nel centro Europa nei primi anni ’90.

Continua la missione della label olandese Vic Records nel riesumare opere dimenticate dal tempo, o album storici di quei gruppi facenti parte della scena death metal attivi nei primi anni novanta, periodo d’oro per il genere padre del metal estremo.

I belgi Exoto iniziarono la loro carriera proprio nel 1990 e in un paio d’anni diedero alle stampe tre demo, prima di consegnare ai posteri due full length: Carnival Of Souls nel 1994 e A Thousand Dreams Ago l’anno dopo.
Una serie di reunion e scioglimenti li hanno portati fino ai giorni nostri ed è di un paio d’anni fa l’ultimo parto Beyond the Depths of Hate.
And Then You Die/The Fifth Season è la ristampa del secondo e terzo demo, usciti in cassetta nel 1991 e nel 1992, che rispecchiano un’era ormai dimenticata non fosse per queste iniziative, che tanto sanno di passione.
Old school death metal e non potrebbe essere altrimenti, con una buona dose di thrash sparato in vena così da alternare veloci cavalcate e mid tempo.
Il suono è sufficiente per apprezzare la musica del combo, senza compromessi e devastante nelle ripartenze, capitanate dal drumming del compianto batterista Didier Mertens, scomparso nel 1994.
La seconda parte è quella più interessante, i brani tratti da The Fifth Season mostrano un miglioramento notevole da parte del gruppo, ed il death metal degli Exoto corre veloce, efferato e devastante con Art Of Butchery valorizzata da una prima parte gotica per poi esplodere in un death thrash che non manca di mettere in mostra la discreta tecnica dei nostri.
Notevole Ashes From The Past, aperta anch’essa da una parte oscura ed atmosferica, per poi partire a razzo in uno tsunami di metal estremo dai buoni cambi di tempo.
Una ristampa interessante che rispecchia perfettamente l’aria che tirava nel centro Europa in quegli anni.

TRACKLIST
1.Into the Ritual (Intro)
3.Waiting for the Maggots
4.Insomnia
5.After Death
6.Cannibalistic Killer
7.The Things That Were (And Shall Be Again)
8.Art of Butchery
9.Necromantic Love-Affair
10.Ashes from the Past
11.The Fifth Season

LINE-UP
New Line-up since 2016 :
Wim Melis – Guitar
Name in a few days – Guitar
Guy Vernelen – Drums
Kevin Schutters – Bass
Chris Meynen – Vocals

EXOTO – Facebook

Carnal Decay – You Owe You Pay

Metal estremo confezionato a dovere, per niente noioso e sviluppato su di una forma canzone che rende adatto l’ascolto anche a chi ama generi estremi più moderni o non legati per forza alla tradizione brutal.

Ottimo lavoro questo You Owe You Pay dei Carnal Decay, gruppo svizzero dedito ad un convincente e vario brutal death metal.

Per chi non conoscesse il quartetto di Hütten ricordo che la band è attiva fin dall’alba del nuovo millennio (2002) e che, con questo lavoro, arriva al quarto full length di una discografia iniziata nel 2003 con il classico primo demo e proseguita con uno split ed il primo album targato 2006 (Carnal Pleasures) a segnare l’inizio delle vere e proprie ostilità, segnate dalla costante uscite ogni due/tre anni.
Per Rising Nemesis Records esce dunque questo nuovo lavoro che, come da tradizione per il gruppo svizzero, si contraddistingue per un brutal death segnato da accelerazioni e potentissimi mid tempo, dove vengono aggiunte dosi massicce di hardcore e metalcore.
In particolare nei cori i Carnal Decay abbondano di sfumature prese dai generi sopracitati ed il sound se ne giova, trovando nei cambi repentini tra le voci e in molte delle ritmiche il suo punto di forza.
Poco più di mezz’ora alle prese con un assalto sonoro dalle ritmiche che prendono per il collo e ci strattonano, ma non mancano a tratti di farci battere il piede, prima che l’anima brutale torni a farci scapocciare sulle note di Until You Die, Not Worth a Bullet e le loro compagne di carneficina.
You Owe You Pay risulta così un devastante esempio di metal estremo confezionato a dovere, per niente noioso e sviluppato su di una forma canzone che rende adatto l’ascolto anche a chi ama generi estremi più moderni o non legati per forza alla tradizione brutal.

TRACKLIST
1.No Sequel
2.Until You Die
3.Decimating the Living
4.Show Your Fucking Face
5.Murder a la carte
6.Not Worth a Bullet
7.Your Guts My Glory
8.Freed from the Leash
9.I Crush Your Dreams
10.Trick or Treat

LINE-UP
Michael Kern – Bass, Vocals
Isa Iten – Guitars
Nasar Skripitskij – Bass
Markus Röthlisberger – Drums

CARNAL DECAY – Facebook

Wormhole – Genesis

La mezz’ora regalataci dai Wormhole rispecchia in toto la tradizione brutal death americana.

Brutal death metal da Baltimore con questo devastante trio chiamato Wormhole, che unisce al metal estremo liriche che richiamano il mondo dello sci-fi.

Genesis è il primo lavoro sulla lunga distanza del gruppo, nato nel 2015 e con due singoli già editi: il suo metal brutale di matrice slamming risulta un assalto sonoro senza soluzione di continuità, anche se il gran lavoro delle sei corde lascia intravedere in qualche assolo scorci di luce melodica in un mondo di totale devastazione ed oscurità.
Mezz’ora scarsa basta al trio del Maryland per vomitarci addosso una serie inumana di blast beat, momenti altamente tecnici ed intricati e massacri musicali veloci e debordanti, le due chitarre fanno il bello e cattivo tempo con una serie di diavolerie sul manico che non lasciano indifferenti.
Il growl animalesco, affiancato da uno scream di matrice black, fa il resto e Genesis si rivela un lavoro soddisfacente per gli amanti di queste sonorità.
Inutile scrivere che dall’opener Nurtured in a Poisoned Womb in poi è un susseguirsi di cambi di tempo, velocità al limite, con una serie di brani estremi di buona fattura di cui almeno due brani a spiccare: Battle Logic Disrupted e la conclusiva Existence Gap.
Niente di nuovo, il genere è questo e la mezz’ora regalataci dai Wormhole rispecchia in toto la tradizione brutal death americana, con tutte le band storiche del genere ben presenti nel sound di questo debutto che dovrebbe risultare gradito ai fans del genere.

TRACKLIST
1.Nurtured in a Poisoned Womb
2.Battle Logic Disrupted
3.Symbiotic Corpse Possession
4.Automated Distress Signal
5.Geoform 187
6.Gravity Manipulation Unit
7.Genesis Chamber
8.Existence Gap

LINE-UP
Sanil Kumar – Guitars
Sanjay Kumar – Guitars, Bass
Calum Forrest – Vocals
Duncan Bentley – Vocals

WORMHOLE – Facebook

Cynic – Uroboric Forms – The Complete Demo Recordings

Una compilation che aiuta, specialmente chi non conosce l’intera discografia del gruppo, a capire l’evoluzione di questa straordinaria band, che in seguito ha dato forse meno di quello che avrebbe potuto.

Paul Masvidal, Sean Reinert, Sean Malone e Jason Gobel sono entrati nella storia del metal per aver creato uno degli album che più hanno influenzato il corso della musica contemporanea, almeno se parliamo di metal estremo.

Era il 1993 quando il quartetto statunitense licenziò Focus, dopo aver dato alle stampe una serie di demo, ed il mondo metallico si inchinò al genio creativo e strumentale di questi viaggiatori dello spartito, non gli unici ai tempi a contaminare il death con altri generi (Atheist, Pestilence) ma mai il risultato fu così perfettamente bilanciato ed amalgamato, fondendo in un unico ed allora originalissimo sound death metal, fusion e progressive.
Focus si può considerare senza dubbio un album che ancora oggi crea figli legittimi, molto belli alcuni, nella norma altri, anche perché l’effetto sorpresa è svanito e le note progressive condite da sfumature fusion e jazz non sono più una novità.
Questa compilation vuole tributare il periodo antecedente l’uscita del primo album del gruppo, prima parte di una discografia che, come poi avremmo visto, regalerà solo due full length più qualche lavoro minore: qui sono racchiusi i demo incisi tra il 1988 ed il 1993, quando la band della Florida non aveva ancora sviluppato in toto il suo personalissimo sound, ed il death suonato ai tempi negli States era il signore e padrone del songwriting dei Cynic.
L’unico brano finito sul famoso esordio è quello che dà il titolo a questa raccolta, Uroboric Forms,  non a caso il più diretto e death della track list di Focus, mentre le altre tracce ci presentavano una band death metal devastante, dal sound veloce ed aggressivo, ma lontana dalle sontuose trame progressive che vedranno la luce più avanti, anche se più ci si avvicinava alla fatidica data d’uscita dell’album più la musica dei Cynic cominciava a cambiare sfumature (The Eagle Nature).
Una compilation che aiuta, specialmente chi non ne conosce l’intera discografia, a capire l’evoluzione di questa straordinaria band, che in seguito ha dato forse meno di quello che avrebbe potuto.
Uroboric Forms – The Complete Demo Recordings ha il valore di un documento storico che gli appassionati della musica estrema e dei Cynic non possono ignorare.

TRACKLIST
1.Uroboric Forms
2.The Eagle Nature
3.Pleading For Preservation
4.Lifeless Irony
5.Thinking Being
6.Cruel Gentility
7.Denaturalizing Leaders
8.Extremes
9.A Life Astray
10.Agitating Affliction
11.Once Misguided
12.Weak Reasoning
13.Dwellers Of The Threshold

LINE-UP
Jack Kelly – Vocals (lead)
Paul Masvidal – Guitars (lead)
Mark van Erp – Bass
Sean Reinert – Drums

Paul Masvidal – Guitars (lead), Vocals
Jason Gobel – Guitars (lead)
Mark van Erp – Bass –
Sean Reinert – Drums

Paul Masvidal – Guitars (lead), Vocals
Jason Gobel – Guitars (lead)
Tony Choy – Bass
Sean Reinert – Drums

CYNIC – Facebook

The Downspiral To Hell – Unusual Methods to Dismember the Spiritual Halo

Metal estremo sperimentale con diverse buone idee (le parti brutal) e un impatto sufficiente per non passare inosservato.

I The Downspiral To Hell sono il progetto di due musicisti della scena estrema spagnola, José Luis Miranda Morales e Antonio Miranda, insieme pure nei Lagrimas Negras e nei Violet Moon Shining.

Di base a Saragozza, i due sono attivi con questo monicker da una dozzina d’anni e alle loro spalle hanno già due full length, Thorn uscito nel 2005 e The Advent of Neurosis licenziato nel 2008; tornano così dopo otto anni sotto le spoglie di questa creatura estrema che, partendo da una base black, esplora diverse anime del metal più brutale, con una neanche troppo celata vena progressiva che valorizza non poco il sound.
Le voci alternano screams maligni in puro stile black a profondi e gutturali growl, per poi lasciare il sound in mano a delicate voci pulite.
Il sound mescola nel torbido calderone del metal estremo, passando da sfuriate black che ricordano i Satyricon di Nemesis Divina, a devastanti parti death brutal, poi d’incanto la musica si trasforma e le parti atmosferiche dai rimandi progressivi prendono il sopravvento.
Non è facile riuscire in poco più di mezzora ad amalgamare in modo sagace i vari deliri metallici di cui si compone la musica del duo, ma senza far gridare al miracolo il tutto funziona discretamente, anche se una produzione leggermente piatta fa perdere qualche punto al lavoro; metal estremo sperimentale, dunque, con diverse buone idee (le parti brutal) e un impatto sufficiente per non passare inosservato.
Potrei parlarvi degli Arcturus in versione death brutal o dei Cannibal Corpse con mire avanguardiste, preferisco lasciarvi alla musica del gruppo consigliandovi di avvicinarvi senza paraocchi e con una buona dose di pazienza: quando il sound di Unusual Methods to Dismember the Spiritual Halo si farà spazio in voi potrà lasciarvi buone sensazioni.

TRACKLIST
1.Creatures and Threat
2.Snake Eyes in Euphoria
3.The Ochre Sky
4.The Old Script
5.Within the Oppression
6.The Canvas of Confusion
7.My Desolation
8.Thoughts Through Ethic
9.Icy Winds of Fire
10.Outside Emptiness
11.Not Alone
12.Rapture in Grey
13.Burning Winds of Ice

LINE-UP
José Luis Miranda Morales – Guitars, Vocals
Antonio Miranda – Keyboards, Vocals

THE DOWNSPIRAL TO HELL – Facebook

Warlord Uk – Maximum Carnage

Maximum Carnage è semplicemente uno dei migliori dischi di death metal inglese e non solo della storia.

Maximum Carnage è semplicemente uno dei migliori dischi di death metal inglese e non solo della storia.

Questa è la nuova ristampa a cura della Xtreem Music, in occasione del ventesimo compleanno di questo demone, con due ottimi brani dal vivo che danno l’idea di quale macchina di guerra fossero questi inglesi. Provenienti dalla fertile Birmingham i Warlord Uk nel 1996 hanno dato alle stampe questo autentico capolavoro del death metal underground. Certamente la metà degli anni novanta era un periodo molto prolifico per il death metal, ma qui dentro troverete l’essenza del genere, il connubio con il thrash e l’hardcore. Il passo dei Warlord Uk è quello dei fuoriclasse, e ascoltandolo rimasterizzato il disco è ancora più cattivo e compatto. Questo suono è immediatamente riconoscibile fra mille gruppi, con questo incedere fatto di mille stop and go, di flussi metallici inarrestabili e cronache di laghi di sangue ed ossa spezzate. Forse questo gruppo è arrivato quando il momento d’oro del death metal, specialmente di quello britannico, stava finendo, ma ora avete l’occasione per farvi l’idea di quanto sia bello e granitico. A giustificazione di quanto sopra, i loro concerti sono quasi sempre sold out ancora oggi, perché la band dopo vari scioglimenti e problemi è ancora in sella, ed è cattiva quanto il suo suono. Maximum Carnage sono due parole che descrivono alla perfezione questo disco fondamentale, che non può mancare nella collezione di ogni estimatore del death metal, ma anche in quella del metallaro. Dopo più di venti anni il massacro continua.

TRACKLIST
1. Maximum Carnage
2. Disintegration
3. Nowhere To Run
4. Change
5. Alien Dictator
6. Vivisection
7. Theatre of Destruction
8. Race War
9. Maximum Carnage (Live)
10. The Fucking System (Live)

LINE-UP
Mark White Bass & Vocals
Gaz Thomas Guitars
Mick Robbins Guitara
James Murphy Drums

WARLORD UK – Facebook

Chine – Immanent

Immaginate The Haunted e Darkane flirtare con Strapping Young Lad e Devin Townsend Band ed avrete un’idea della musica creata dai Chine.

Dalla patria del melodic death metal (la Svezia) arrivano i Chine, quintetto proveniente da Helsingborg attivo dal 2008 al terzo lavoro sulla lunga distanza dopo aver dato alle stampe il debutto Repulsive Sonatas nel 2009 e Betray Your Own Kind quattro anni fa.

Rigorosamente autoprodotto, il nuovo album (Immanent) si piazza con disinvoltura nel calderone del death/thrash, tra sonorità classiche del sound nato nel loro paese d’origine della band ed esplosioni moderne e dal groove micidiale.
Una bella mazzata questo lavoro, otto brani diretti solo sfiorati da qualche atmosfera melodica e potenziati da accelerazioni devastanti.
Niente di nuovo, ci mancherebbe, ma il gruppo svedese sa come arrivare allo stomaco dell’ascoltatore, con un album diretto che non mancherà di soddisfare i palati degli amanti di queste sonorità.
Mantenendo una tensione altissima, i Chine ci travolgono con un ottimo lavoro delle chitarre, che non mancano di valorizzare il sound con destabilizzanti riff in stile Meshuggah (I Forgive You), mentre la struttura ritmica passa dal classico death/thrash scandinavo a parti più incisive e cervellotiche alla Strapping Young Lad.
Impatto e violenza, rabbia che scaturisce in tutta la sua cattiveria in brani che concedono poche tregue e tanto metallo estremo, in una via di mezzo riuscita tra le due anime descritte.
Prodotto a meraviglia, Immanent ci consegna un gruppo maturo e molto affiatato, con musicisti dall’indubbio valore tecnico ed un songwriting sopra le righe.
ImmaginateThe Haunted e Darkane flirtare con Strapping Young Lad e Devin Townsend Band ed avrete un’idea della musica creata dai Chine: promossi a pieni voti.

TRACKLIST
1.Cephalophore
2.Floating
3.Behind the Vivid Light
4.A Thousand Cuts
5.I Forgive You
6.Tid for hämnd
7.Sky
8.Immanent

LINE-UP
Ola Svensson – Vocals
Andreas Weis – Guitar
Jokke Pettersson – Guitar
Tommy Erichson – Bass
Jesper Sunnhagen – Drums

CHINE – Facebook

Death Worship – Mass Extermianation

Mass Extermination può essere una delle migliori uscite dell’anno, sicuramente una delle più violente e tipicamente death metal underground.

L’atteso debutto di questo supergruppo era atteso da tempo, è finalmente arrivato mantenendo fede alle promesse, ed è un massacro.

I brani sono sette ed includono anche un’intervista telefonica che chiarisce bene il progetto e che spiega molto bene i rapporti nel death metal underground. La formazione a tre prevede DeathLörd of Abomination & War Apocalypse (Conqueror, Blasphemy) alla chitarra, al basso e alla prima voce, Nocturnal Grave Desecrater and Black Winds (Blasphemy) alla seconda voce e J.Read (Conqueror, Blasphemy) alla batteria. Dovendo gestire la lontananza e gli impegni dei componenti del gruppo il disco ha subito dei ritardi, ma ne è valsa la pena. In Mass Extermination possiamo trovare il vero spirito del metal underground, picchiare durissimo, divertirsi e fare qualcosa di anti commerciale. I tre si divertono molto nel suonare questa musica e lo si può notare, e ciò è il valore aggiunto che fa di Mass Extermination un gran disco, bilanciato e molto potente. La produzione è adeguata al suono dei Death Worship, poiché non è troppo lo fi ma nemmeno troppo fedele, e rende il giusto calore a questo suono pesante. Ci sono echi dei gruppi di provenienza, ma qui c’è ancora di più, perché i musicisti hanno carta bianca e possono dare vita ad un’altra bestia immonda. Mass Extermination può essere una delle migliori uscite dell’anno, sicuramente una delle più violente e tipicamente death metal underground.

TRACKLIST
1.Abomination Storm
2.Evocation Chamber
3.Holocaust Altar
4.Superion Rising
5.Desolation Summoning
6.The Chaos Trance
7.Death Worship interview

DEATH WORSHIP – Facebook

VV.AA. – Transcending Obscurity Label Sampler 2016

Cliccando il link che troverete in calce all’articolo, avrete la ghiotta opportunità di fare un bel giro metallico del globo, gentilmente offerto da Kunal Choksi e dalla sua Transcending Obscurity.

La Transcending Obscurity è un’etichetta alla quale noi di MetalEyes siamo particolarmente affezionati: intanto perché, quando abbiamo iniziato ad occuparci di metal qualche anno fa, ancora all’interno di In Your Eyes, la label indiana è stata una delle prime a darci credito senza farsi troppe domande su chi fossimo o quanti contatti facessimo, e poi, soprattutto, perché colui che ne regge fila, Kunal Choksi, è uno di quei personaggi che dovrebbero essere clonati per tutto quello che ha fatto e sta facendo per la diffusione del verbo metallico in Asia.

Dopo questo doveroso panerigico nei confronti del dinamico discografico di Mumbai, non resta che invitare ogni appassionato di metal che si rispetti a fare propria questa esaustiva compilation contenente un brano di ciascuna delle band appartenenti alla scuderia delle Transcending Obscurity, tanto più che il tutto è scaricabile gratuitamente dal bandcamp.
Lì troviamo cinquantacinque tracce che offrono contributi provenienti da nomi già noti ed altri ancora da scoprire, abbracciando tutti i generi estremi, a partire soprattutto dal death metal, spesso rappresentato nella sua versione old schol, passando per il black ed il doom, con qualche sconfinamento nel thrash, nello stoner/sludge e nel più tradizionale heavy metal.
Molti di questi brani fanno parte di album che abbiamo avuto il piacere di recensire, quasi tutti accompagnati da valutazioni lusinghiere, segno di un roster dal livello medio molto elevato, benché composto per lo più da realtà dalla notorietà confinata all’underground.
Quasi superfluo segnalare uno o l’altro brano, si può solo aggiungere che per chi ama il death c’è da sbizzarrirsi, tra i Paganizer dell’onnipresente Rogga Johnasson, i Sepulchral Curse e gli storici Warlord UK, per i death/doomsters le icone Officium Triste e Mythological Cold Towers e i più recenti Chalice of Suffering e Illimitable Dolor, mentre per chi predilige sonorità più distorte e stonate ci sono gli Altar Of Betelgeuze, gli Algoma e i The Whorehouse Massacre e per i blacksters realtà stimolanti come i Norse, i Seedna ed i Somnium Nox, tutto questo senza voler fare alcun torto a chi non è stato citato.
Infine, questa compilation offre la possibilità anche ai più scettici di farsi un’idea di quale sia il livello raggiunto dalle band asiatiche, autrici spesso di opere di livello pari, se non superiori, a quelle dei corrispettivi europei od americani: cito tra queste i “vedic metallers” Rudra, i Grossty, i Dormant Inferno ed i Darkrypt (da notare che la sezione asiatica è facilmente individuabile essendo stata racchiusa negli ultimi quindici brani).
Quindi, cliccando il link che troverete in calce all’articolo, avrete la ghiotta opportunità di fare un bel giro metallico del globo, gentilmente offerto da Kunal Choksi e dalla sua Transcending Obscurity.

Tracklist:
1. Officium Triste (Netherlands) – Your Heaven, My Underworld (Death/Doom Metal)
2. Mythological Cold Towers (Brazil) – Vetustus (Death/Doom Metal)
3. Paganizer (Sweden) – Adjacent to Purgatory (Old School Death Metal)
4. Ursinne (International) – Talons (Old School Death Metal)
5. Echelon (International) – Lex Talionis (Classic Death Metal)
6. Henry Kane (Sweden) – Skuld Och Begar (Death Metal/Crust)
7. Stench Price (International) – Living Fumes ft. Dan Lilker (Experimental Grindcore)
8. Sepulchral Curse (Finland) – Envisioned In Scars (Blackened Death Metal)
9. Fetid Zombie (US) – Devour the Virtuous (Old School Death Metal)
10. Infinitum Obscure (Mexico) – Towards the Eternal Dark (Dark Death Metal)
11. Altar of Betelgeuze (Finland) – Among the Ruins (Stoner Death Metal)
12. Illimitable Dolor (Australia) – Comet Dies or Shines (Atmospheric Doom/Death)
13. The Furor (Australia) – Cavalries of the Occult (Black/Death Metal)
14. Warlord UK (United Kingdom) – Maximum Carnage (Old School Death Metal)
15. Norse (Australia) – Drowned By Hope (Dissonant Black Metal)
16. Soothsayer (Ireland) – Of Locust and Moths (Atmospheric Doom/Sludge)
17. Swampcult (Netherlands) – Chapter I: The Village (Lovecraftian Black/Doom Metal)
18. Seedna (Sweden) – Wander (Atmospheric Black Metal)
19. The Slow Death (Australia) – Adrift (Atmospheric Doom Metal)
20. Arkheth (Australia) – Your Swamp My Wretched Queen (Experimental Black Metal)
21. Mindkult (US) – Howling Witch (Doom/Stoner Metal)
22. Warcrab (UK) – Destroyer of Worlds (Death Metal/Sludge)
23. Isgherurd Morth (International) – Lucir Stormalah (Avant-garde Black Metal)
24. Lurk (Finland) – Ostrakismos (Atmospheric Doom/Sludge Metal)
25. Come Back From The Dead (Spain) – Better Morbid Than Slaves (Old School Death Metal)
26. Somnium Nox (Australia) – Apocrypha (Atmospheric Black Metal)
27. MRTVI (UK) – This Shell Is A Mess (Experimental Black Metal)
28. Veilburner (US) – Necroquantum Plague Asylum (Experimental Black/Death Metal)
29. Jupiterian (Brazil) – Permanent Grey (Doom/Sludge Metal)
30. Exordium Mors (New Zealand) – As Vultures Descend (Black/Thrash Metal)
31. Embalmed (US) – Brutal Delivery of Vengeance (Brutal Death Metal)
32. Gloom (Spain) – Erik Zann (Blackened Brutal Death Metal)
33. Marasmus (US) – Conjuring Enormity (Death Metal)
34. Algoma (Canada) – Reclaimed By The Forest (Sludge/Doom Metal)
35. Cemetery Winds (Finland) – Realm of the Open Tombs (Blackened Death Metal)
36. Marginal (Belgium) – Sign of the Times (Crust/Grind)
37. Chalice of Suffering (US) – Who Will Cry (Death/Doom Metal)
38. Briargh (Spain) – Sword of Woe (Pagan Black Metal)
39. Ashen Horde (US) – Desecration of the Sanctuary (Progressive Black Metal)
40. The Whorehouse Massacre (Canada) – Intergalactic Hell (Atmospheric Sludge)
41. Rudra (Singapore) – Ancient Fourth (Vedic Metal)
42. Dusk (Pakistan) – For Majestic Nights (Death/Doom Metal)
43. Ilemauzar (Singapore) – The Dissolute Assumption (Black/Death Metal)
44. Severe Dementia (Bangladesh) – The Tormentor (Old School Death Metal)
45. Warhound (Bangladesh) – Flesh Decay (Old School Death Metal)
46. Assault (Singapore) – Ghettos (Death/Thrash Metal)
47. Gutslit (India) – Scaphism (Brutal Death/Grind)
48. Plague Throat (India) – Inherited Failure (Death Metal)
49. Darkrypt (India) – Dark Crypt (Dark Death Metal)
50. Against Evil (India) – Stand Up and Fight! (Heavy Metal)
51. Grossty (India) – Gounder Grind (Grindcore/Crust)
52. Dormant Inferno (India) – Embers of You (Death/Doom Metal)
53. Carnage Inc. (India) – Defiled (Thrash Metal)
54. Lucidreams (India) – Ballox (Heavy Metal)
55. Nightgrave (India) – Augment (Experimental Black Metal/Shoegaze)

TRANSCENDING OBSCURITY – Facebook

Black Motel Six – Everything On Its Place

I Black Motel Six sono potenti, non abdicano di fronte alla necessità di essere melodici e sono orecchiabili e radiofonici, ovviamente non le radio che si sentono normalmente, pur non rinunciando ad avere una grande carica metal.

Suona tutto molto bene nell’esordio dei Black Motel Six, gruppo romano di groove metal, o meglio, di metal moderno.

Il loro suono arriva da molti generi, da ascolti come gli Stone Sour, o da schegge di metalcore e di death melodico, ma la referenza migliore è il groove metal. Questi ragazzi romani riescono a fondere insieme potenza, melodia e precisione, ed ogni canzone è una bella e piacevole mazzata. I Black Motel Six sono potenti, non abdicano di fronte alla necessità di essere melodici e sono orecchiabili e radiofonici, ovviamente non le radio che si sentono normalmente, pur non rinunciando ad avere una grande carica metal. La produzione supporta al meglio gli sforzi del gruppo, sottolineandone la pressoché perfetta calibrazione. Le canzoni arrivano come un fiume fresco d’estate, passano e lasciano una bella sensazione, e il loro linguaggio musicale è composto da molto più di diecimila parole. Qui non si tratta di novità, ma di una materia modellata bene, con forza di volontà ed anche coraggio, perché non è mai facile fare un’opera metallica ed al contempo melodica, ma questi romani grazie anche alla loro indubbia bravura tecnica ci riescono molto bene. Addirittura in certi passaggi la doppia cassa e la chitarra sono apertamente southern metal, eppure le ottime melodie sono tangibili. Sicuramente si ripropone una vessata quaestio, dicendo che un disco simile certe affermate realtà straniere se lo sognano di notte, eppure è così, però anche grazie a gruppi come i Black Motel Six dovremmo smettere di considerarci i figli minori del dio del metal: dischi così sono ottimi a prescindere, godiamoceli.

TRACKLIST
1.ON MY WOUNDS
2.SCREAM
3.HANDFUL OF DUST
4.F.Y.S.O.B. 03:54
5.LANDSLIDE PT.1
6.LANDSLIDE PT.2
7.THROUGH A NEW PHASE
8.EVERYTHING IN ITS PLACE
9.GN’R
10.SHAME ON YOU

LINE-UP
Steph – Vocals
Marco – Lead Guitars
Emanuele – Bass
Alessio – Drums

BLACK MOTEL SIX – Facebook

Coffin Surfer – Rot A’ Rolla

Undici minuti bastano per convincerci d’essere al cospetto di una band originale ed irresistibile, assolutamente fuori dal comune e per questo ancora più sorprendente.

Rot A’ Rolla, ovvero quando undici minuti bastano per convincerci di essere al cospetto di una cult band, originale ed irresistibile, assolutamente fuori dal comune e per questo ancora più sorprendente.

I bolognesi Coffin Surfer, un quartetto di pazzi grindsters con la passione per il rock’n’roll, hanno un solo demo alle spalle, uscito tre anni fa e tornano sul mercato underground con questo ep di cinque brani che riescono nell’intento da sempre perseguito dalla band : far ballare e scapocciare zombie e pin up a colpi di rock’n’roll, death, grind e surf.
La voce campionata di Phil Anselmo ci introduce nel mondo di Rot A’ Rolla e Nutria esplode tra ritmiche surf e grind/death: i grugniti classici del grind si confondono tra pesantissimo groove e devastanti ripartenze estreme e, come un orologio, il gruppo risulta preciso e perfetto, con Headless Chicks Rodeo se possibile ancora più devastante e violenta.
Saint Fetus è death metal feroce e sguaiato, mentre i venti secondi di Escape From India ci introducono alla conclusiva Deathroll, dove Motorhead, Napalm Death ed Elvis Presley vengono evocati all’unisono per sconvolgere le normali dinamiche del metal rock mondiale.
Grande band quella formata da questi ragazzi bolognesi, che sanno soprattutto suonare e lo dimostrano pur mantenendo un approccio alla propria musica violento e scanzonato in uguale misura. Resta solo da ascoltare per credere.

TRACKLIST
1.Nutria
2.Headless Chicks Rodeo
3.Saint Fetus
4.Escape From India
5.Deathroll

LINE-UP
Pica – Vocals
Balbo – Drums
Vale – Guitars
Raffa – Bass

COFFIN SURFER – Facebook

DESCRIZIONE SEO / RIASSUNTO

Sonus Mortis – Hail The Tragedies Of Man

Ogni ascoltatore preparato ed attento proverà il giusto piacere addentrandosi con pazienza e curiosità nella musica creata da Kevin Byrne, ideale soundtrack delle sue visioni apocalittiche.

Il progetto solista del dublinese Kevin Byrne, denominato Sonus Mortis, era stato nel 2014 una di quelle piacevoli scoperte capaci di cambiare in meglio l’umore di ogni appassionati di musica a 360 gradi.

Propaganda Dream Sequence aveva evidenziato un approccio fresco e personale alla materia estrema nel suo abbinare elementi sinfonici, pulsioni industriali e una base death doom, anche se, ovviamente, per sua natura il sound dei Sonus Mortis risultava rallentato solo a tratti, prediligendo spesso ritmi più martellanti.

Il successivo War Prophecy ha poi consolidato il livello raggiunto con il full length d’esordio e, mantenendo la cadenza di in un’uscita all’anno, Kevin nel 2016 ha puntualmente offerto ai propri estimatori questo Hail The Tragedies Of Man.
Se vogliamo, l’unico aspetto negativo del fare centro al primo colpo con un lavori di livello superiore alla media, rende più complessa la progressione con i lavori successivi, ma non è neppure facile mantenere comunque uno standard ugualmente elevato: il musicista irlandese ci riesce anche stavolta in virtù di una capacità di scrittura sempre efficace e in grado di integrare un sound aspro con notevoli spunti melodici.
Non resta che ribadire, ad uso e consumo di chi si volesse avvicinare all’operato del bravo Byrne, gli accostamenti naturali con gli ultimi Samael e soprattutto con i Mechina (e di conseguenza Fear Factory): in particolare il parallelismo con la creatura di Joe Tiberi (che puntualmente ha pubblicato il suo probabile nuovo capolavoro nel primo giorno dell’anno) appare il più interessante proprio per un percorso simile ma che diverge in maniera sostanziale per il diverso background musicale dei musicisti counvolti.
Se dall’altra parte dell’oceano quella che giunge fino a noi è una tempesta di suoni futuristici, solenni e spaziali, nel senso più autentico del temine, i Sonus Mortis mettono in scena il lato più atmosferico e, non a caso, gran parte dei brani si avvalgono di incipit rallentati che preludono a altrettante esplosioni sonore, alternate a brillanti aperture atmosferiche; inoltre, va segnalato un più ampio ricorso a clean vocals che si rivelano del tutto efficaci nella sua alternanza al più consueto screaming growl filtrato, pur non possendo il buon Kevin un estensione vocale particolarmente ampia.
Hail The Tragedies Of Man mostra una serie di variazioni sul tema che rendono interessante il lavoro in ogni frangente, in barba alla sua ora e passa di durata: a tale riguardo, basti l’ascolto di due brani contigui per collocazione in scaletta ma ben diversi per approccio, come The Great Catholic Collapse, dalle magnifiche progressioni chitarrstiche ed un andamento più rallentato, e I See Humans But No Humanity, furiosa per la prima metà nel suo snodarsi per oltre otto minuti (seconda per durata solo all’opener Chant Demigod) per poi adagiarsi su un assolo prolungato e vibrante.
Non è parlando di ogni brano che si rende il servizio migliore ai Sonus Mortis: l’ascoltatore preparato ed attento proverà il giusto piacere addentrandosi con pazienza e curiosità nella musica creata da Kevin Byrne, ideale soundtrack delle sue visioni apocalittiche.
Come per i già citati Mechina, continuo a meravigliarmi del fatto che nessuna label di spessore internazionale non abbia ancora gettato il suo sguardo sui Sonus Mortis: un peccato, soprattutto perché la conoscenza di realtà di tale spessore meriterebbe d’essere estesa ad un’audience infinitamente più ampia di quanto possa produrre un volenteroso passaparola sul web.

Tracklist:
1.Chant Demigod
2.Null And Void
3.Subproject 54
4.No Escape
5.And So We Became Slaves Forever
6.End Of Days
7.The Great Catholic Collapse
8.I See Humans But No Humanity
9.Chaos Reigns
10.Wretched Flesh, I Embrace
11.Hail The Tragedies Of Man

Line-up:
Kevin Byrne

SONUS MORTIS – Facebook

Necronomicon – Advent Of Human God

Tornano i canadesi Necronomicon con il loro sound che ultimamente ha posato gli occhi sulla scena polacca, ma che presenta orchestrazioni e sinfonie oscure dai rimandi alle opere dei Dimmu Borgir.

Il genere che, dalla seconda metà degli anni novanta in poi, fece sfracelli tra i fans del metal estremo, oggi risulta un sound sorpassato se non inutile, almeno per molti degli addetti ai lavori.

Ebbene sì, il symphonic black metal non è più uno dei generi top dell’estremo suonare, ma se si scova tra l’underground metallico qualche buona proposta la si trova ancora, in barba ai soliti criticoni dalla bocciatura facile.
Advent Of Human God, per esempio è un buon lavoro, arriva dal Canada e a crearlo è una band storica del genere, i Necronomicon, trio attivo dalla fine degli anni ottanta e con (oltre ad un ep) quattro precedenti album tra il 1999 ed il 2013.
Tre anni sono passati dall’ultimo lavoro ed il gruppo torna con il suo death/ black che ultimamente ha posato gli occhi sulla scena polacca, ma che presenta orchestrazioni e sinfonie oscure dai rimandi alle opere dei Dimmu Borgir.
Dopo l’intro d’ordinanza prende avvio l’ascesa dagli inferi con la title track, un compendio di ritmiche serrate e blast beat, fino ad arrivare alla prima frenata atmosferica orchestrale e tornare alla carica con The Golden Gods e l’ottima Crown Of Thorns, scelta come video e brano trainate dell’album.
Il trio di Fjord Of Sanguenay, zona che si avvicina molto per conformazione alla famosa costa norvegese e che ispira da sempre, insieme ai testi di Lovecraft, i Necronomicon, convince nelle parti violente mentre qualche orchestrazione risulta forzata nell’economia dei brani, ma siamo ai dettagli: se ancora tra i vostri ascolti compaiono il gruppo di Shagrath ed i Behemoth, Advent Of Human God risulterà senza dubbio un ascolto soddisfacente.

TRACKLIST
1. The Descent
2. Advent of the Human God
3. The Golden Gods
4. Okkultis Trinity
5. Unification of the Pillars
6. Crown of Thorns
7. The Fjord 8. Gaia
9. I (Bringer of Light)
10. Innocence and Wrath [Celtic Frost cover]
11. Alchemy of the Avatar

LINE-UP
Rick – Drums
Rob “The Witch” Tremblay – Vocals, Guitars
Mars – Bass

NECRONOMICON – Facebook

Zeit – The World Is Nothing

Questo hardcore è suonato molto bene, è estremo e molto interessante, con interessanti linee melodiche e giusti sconfinamenti in molti generi, dal technical death metal, al math, al noise ed altro ancora.

Ristampa in cd a cura di diverse etichette del primo disco di questo gruppo hardcore veneziano.

La loro proposta è un concentrato di velocità e potenza, molto vicino al chaotic hardcore e al percorso tracciato dai Converge e gruppi affini. La potenza degli Zeit non è inferiore alla loro tecnica, che è notevole, e tutto ciò si va a sposare con un’ottima capacità compositiva, che fa di questa prima prova sulla lunga distanza un gran disco. Questo hardcore è suonato molto bene, è estremo e con interessanti linee melodiche e giusti sconfinamenti in diversi generi, dal technical death metal, al math, al noise ed altro ancora. In The World Is Nothing troviamo la giusta tensione ed il giusto pathos che devono essere presenti in un buon disco hardcore, ma qui dentro c’è di più. Molti gruppi sono potenti, calibrati e fanno sensazione, ma l’hardcore deve scavarti qualcosa dentro, ed in questo gli Zeit sono molto bravi. Come detto il disco ha visto la luce in cd grazie alla collaborazione fra diverse belle realtà musicali, e gli Zeit collaborano anche musicalmente e non con alcune realtà veneziane, come Trivel Collective e Venezia Hardcore, facendo parte di una florida scena assieme a gruppi come gli Slander, ma gli Zeit sono maggiormente metallici e contundenti.
Un debutto di grande hardcore, let’s mosh.

TRACKLIST
01. World And Distances
02. Weaving
03. Distance And Difference
04. Disguised
05. Chasing The Void
06 Tautologies
07. Lack Of Parts
08. No Conception
09. The Walls Of The World
10. Past Meanings

LINE-UP
Alessandro Maculan – Guitar
Sebastiano Busato – Voices
Gabriele Tesolin – Bass
Francesco Begotti – Drums

ZEIT – Facebook

The Furor – Cavalries of the Occult

Prendete, una per genere, la band più estrema in circolazione di death, black e thrash metal, ed avrete un’idea della forza bruta di questi demoni australiani, autori di un disco comunque consigliato solo ai fans più incalliti di questi stili.

Ci eravamo occupati di questa devastante band australiana un paio di anni fa, quando DIzazter diede alle stampe il quarto full lenght della sua creatura, chiamata The Furor.

Attiva dal 2002 questa assatanata ed apocalittica creatura estrema continua la sua guerra contro l’umanità a colpi di black/death/thrash devastante, un uragano orgiastico di suoni estremi senza soluzione di continuità, questa volta sotto l’ala della Transcending Obscurity, la sola novità che si porta con se questo ennesimo assalto metallico.
Aiutato da Hellhound e The Grand Impaler, il demone australiano torna a dichiarare guerra al mondo con una serie di bombe atomiche musicali, feroci e senza compromessi, apocalittiche nel senso più devastante del termine.
Anche Cavalries of the Occult, come l’album precedente non lascia scampo, guerra totale dalla prima all’ultima nota, con brani che risultano un massacro ben congegnato e martellante (la title track, Death Manifest e Storm Of Swords) e gli altri che continuano le nefandezze perpetrate da questo esercito di mostri liberi di perpetrare le azioni più orribili sulla terra.
Il problema di Cavalries of the Occult è la durata: quasi un’ora di una tempesta sonora di proporzioni bibliche diventa difficile da portare fino in fondo, ed infatti verso la fine l’attenzione immancabilmente scende, provati da tanto odio e caos primordiale.
Album che diviso in due avrebbe sicuramente reso maggiormente, ma se vi piacciono le esagerazioni in musica, i The Furor sono sicuramente uno dei gruppi più estremi in circolazione.
Prendete, infatti, una per genere la band più estrema in circolazione di death, black e thrash metal, ed avrete un’idea della forza bruta di questi demoni australiani, autori di un disco comunque consigliato solo ai fans più incalliti di questi stili.

TRACKLIST
1.30 Year War
2.Cavalries of the Occult
3.Death Manifest
4.Fomes Peccati
5.Lake of Fire
6.Rampage upon the Rational
7.Second Coming Slaughtered
8.Storm of Swords
9.Totaliterror

LINE-UP
DIzazter – Khaos Drum Molestations/ Vocal Missiles,
Hellound – Merciless Christ Axecution
The Grand Impaler – Ballistic Bass from Beyond

THE FUROR – Facebook

Impure Ziggurat – Serenades of Astral Malevolence

Sono pochi due brani per imprimere un definitivo marchio di qualità al black/death metal della band transalpina, ma bastano per rinvenire un’attitudine sincera e la voglia di provare a raccontare qualcosa che vada oltre satanismo o paganesimo.

Breve Ep per i francesi Impure Ziggurat, dopo il demo rilasciato all’inizio del 2015 quale primo atto ufficiale della loro storia.

Sono pochi due brani per imprimere un definitivo marchio di qualità al black/death metal della band transalpina, ma bastano per rinvenire un’attitudine sincera e la voglia di provare a raccontare qualcosa che vada oltre satanismo o paganesimo, utilizzando quale mezzo un genere suonato comunque in maniera piuttosto ortodossa.
Le tematiche riguardanti le civiltà antiche (intuibili dal monicker) e l’astrosofia ben si addicono ad un sound oscuro e avvolgente, magari non sempre impeccabile a livello esecutivo, ma dotato dei numeri sufficienti per attirare l’attenzione: i rallentamenti doom che aprono entrambi i due brani principali, Convocation Of M64 Abominations e Summoning Oort’s Semen (l’opener Teleos Eniautos è una breve intro di stampo sinfonico), le buone melodie chitarristiche in tremolo ed un growl catacombale di matrice death, vanno a formare una quadro massiccio ma abbastanza versatile, in relazione al tipo di sound offerto.
Una prova che bada più alla sostanza che alla forma, positiva perché, in fondo, a noi piace anche così …

Tracklist:
1.Teleos Eniautos
2.Convocation Of M64 Abominations (Abhorrent Portal OF Flesh, Collapsed)
3.Summoning Oort’s Semen (Crawling Into The Serpent’s Nest)

Line-up:
LDVC – Bass
RM – Drums
CDRK – Guitars
TR – Vocals, Guitars

IMPURE ZIGGURAT – Facebook

Deathfucker – Fuck The Trinity

Fuck The Trinity è un esempio di musica underground nella più pura concezione del termine, è metallo disturbante e malvagio, dove mere disquisizioni tecniche lasciano spazio ad impatto ed attitudine, presentandoci una nuova realtà estrema che trae linfa dai padri storici del metal estremo ottantiano.

Pei i Deathfucker il tempo si è fermato ai primi anni del decennio ottantiano, quando nella fiorente scena heavy metal muovevano i primi passi realtà molto più estreme e pericolose.

Devoto al signore oscuro e fortemente anticristiano, questo progetto vede coinvolti Insulter (chitarra, basso, voce e testi) e J.K. (batteria), nel passato membri di gruppi come Raw Power, Valgrind ed Inferi.
Questo demo di tre brani ci presenta una realtà malvagia, famelica e ingorda di male, che si nutre del più marcio thrash metal underground e lo potenzia di devastante attitudine death.
Il lavoro denota un approccio di inumana violenza, senza compromessi, satanico ed assolutamente old school, roba per maniaci del metal estremo underground: i tre brani (Dechristianized, Fuck The Trinity, Intoxication Of The Soul), sono altrettante spallate metalliche di diabolica violenza, frustate che dal braccio di Insulter arrivano alla schiena, conficcando i chiodi tra le scapole come nel supplizio del Cristo.
Fuck The Trinity è un esempio di musica underground nella più pura concezione del termine, è metallo disturbante e malvagio, dove mere disquisizioni tecniche lasciano spazio ad impatto ed attitudine, presentandoci una nuova realtà estrema che trae linfa dai padri storici del metal estremo ottantiano.

TRACKLIST
1.Dechristianized
2.Fuck The Trinity
3.Intoxication Of The Soul

LINE-UP
J.K – Drums
Insulter – Guitars, Bass, Vocals

DEATHFUCKER – Facebook

Azooma – The Act Of Eye

The Act Of Eye è un concept diviso in otto capitoli, altrettanti atti di un’opera estrema progressiva tutta da seguire nelle sue scorribande tra le varie anime del death metal.

Arriva sul mercato tramite la Xtreem il debutto sulla lunga distanza dei notevoli Azooma, band iraniana che aveva stupito con il primo ep licenziato un paio di anni fa, A Hymn Of The Vicious Monster, e del quale ci eravamo occupati all’epoca si In Your Eyes.

Ci avevamo visto giusto allora, visto la qualità altissima di questo nuovo lavoro del gruppo proveniente dalla città di Mashhad.
Gli Azooma suonano un death metal progressivo, tecnicamente sono dei mostri, ma il bello risulta l’emozionalità altissima dei loro brani, oscuri, estremi ma tremendamente coinvolgenti, anche per l’ottimo uso, a tratti, di atmosfere prese in prestito dalla loro cultura, così lontano dalla nostra, ma estremamente affascinante.
The Act Of Eye è un concept diviso in otto capitoli, altrettanti atti di un’opera estrema progressiva tutta da seguire nelle sue scorribande tra le varie anime del death metal, ora brutale, ora ultra tecnico, ora stupendamente progressivo, un vagabondare perdendosi nell’anima oscura di questi musicisti, tra ritmiche destabilizzanti, attimi progressivi dai richiami crimsoniani e del death classico.
Aiutati dal mastermind della label e vocalist degli Avulsed, Dave Rotten, sulla prima traccia (Act 1-Plague Of Predator), il quartetto iraniano si supera e con questo lavoro imprime il suo marchio sul genere proposto: a conferma di tutto ciò arriva come un uragano di note due brani capolavoro come Act 3 – The Ocular Dominance, undici minuti di perfetto connubio tra il progressive rock sperimentale dei King Crimson, il death metal tecnico dei Death e l’oscura brutalità dei Morbid Angel, e la splendida orchestralità di Act 4 – Erosion of Shadows, symphonic/technical/progressive death metal che entusiasma non poco.
Vi ho parlato di soli due brani, ma potrei prendervi per mano e, nominandoli tutti, accompagnarvi tra i meandri di quest’opera senza tempo ne confini, vi lascio invece con ancora in testa la spettacolare Act 5-Non Entity Of Visions, talmente varia nelle atmosfere e nelle ritmiche da farla sembrare almeno tre brani uniti in un solo gioiello estremo, e con l’invito a non perdervi una sola nota di questa bellissima opera di musica totale.

TRACKLIST
1.Act 1 – Plague of Predator
2.Act 2 – Umbra of Mirth
3.Act 3 – The Ocular Dominance
4.Act 4 – Erosion of Shadows
5.Act 5 – Non-Entity of Visions
6.Act 6 – Flare of Flames
7.Act 7 – Objectivity of Oblivion
8.Act 8 – The Eyes: A Tale of Sight and Shadows

LINE-UP
Shahin Vaqfipour – vocals
Ahmad Tokallou – guitar
Farid Shariat – bass
Saeed Shariat – drums

AZOOMA – Facebook

Infernal Angels – Ars Goetia

Ars Goetia, per il suo potenziale, è un album capace di travalicare i ristretti confini musicali del nostro paese, anche perché le più pesanti sfumature death che presenta potrebbero ampliare non poco la gamma dei suoi possibili fruitori.

Quarto album per gli Infernal Angels, band guidata ormai da quindici anni da Xes, uno dei migliori vocalist italiani in ambito black/death e che, non a caso, troviamo all’opera anche in altre due ottime realtà come Lilyum e Byblis.

Come il precedente Pestilentia, anche Ars Goetia è un album tematico, che incentra ognuno dei dieci brani su altrettanti demoni tra i 72 principali, quelli descritti nella prima parte della Piccola Chiave di Salomone, che dà appunto il titolo al lavoro.
Oltre ad essere una buona occasione per dare un ripasso o approfondire maggiormente il significato di alcuni nomi divenuti familiari a chi ascolta metal (ben pochi sono quelli che non sono diventati un ambito monicker), Ars Goetia è soprattutto un altro notevole lavoro fornito da questa band: se Pestilentia conservava maggiormente la sua impronta black, qui invece gli Infernal Angels vanno ad esplorare anche il versante death.
Non se a ciò possa aver contribuito il totale stravolgimento della line-up, che vede ora il sempre convincente Xes accompagnato da quattro nuovi musicisti, tra i quali sicuramente il più noto è il batterista Alex Venders, attivo soprattutto in sede live con diversi gruppi estremi della scena nazionale ma, assieme a lui, i bravi Apsychos, Nekroshadow (chitarre) e Hagen (basso) rendono oggi gli Infernal Angels una gruppo più che mai completo, pronto a mettere a ferro e fuoco i palchi anche senza ricorrere all’aiuto di altri musicisti in sede live.
Ars Goetia è un disco oscuro e dai suoni ottimali che gode anche di una certa varietà, ulteriormente conferita, oltre che da una scrittura tutt’altro che monolitica, anche dal ricorso alle voci di tre ospiti disseminate in altrettanti brani: Asmoday, con il contributo della voce inconfondibile di Mancan (Ecnephias), e Bael e Paimo, rispettivamente con le timbriche più harsh di Lorenzo Sassi (Frostmoon Eclipse) e Snarl (Black Faith), sono tutte tracce notevoli, anche se ritengo che i picchi dell’album vengano raggiunti nella trascinante Balam e nella più impressionante, per costruzione ed impatto, Belial (scelta opportunamente per essere accompagnata da un video).
Con questo ottimo lavoro gli Infernal Angels proseguono la loro opera di consolidamento di uno status già consistente, e l‘operazione non può che trarre giovamento dall’avere oggi alle spalle un’etichetta come la My Kingdom: Ars Goetia, per il suo potenziale, è un album capace di travalicare i ristretti confini musicali del nostro paese, anche perché le più pesanti sfumature death che presenta, a mio avviso, potrebbero ampliare non  poco la gamma dei suoi possibili fruitori facendolo entrare nell’orbita dei fans di Behemoth e co.

Tracklist:
1. Amdusias: The Sound Of Hell
2. Vine: Destroyer Of The World
3. Asmoday: The Impure Archangel
4. Purson: Matter And Spirit
5. Bael: The Fire Devour Their Flesh
6. Paimon: The Secret Of Mind
7. Balam: Under Light And Torment
8. Zagan: The Alchemist
9. Belial: The Deceiver
10. Beleth: Lord Of Chaos And Spirals

Line-up:
Xes: voice
Apsychos: guitars, synth
Nekroshadow: guitars
Hagen: bass
Venders: drums

INFERNAL ANGELS – Facebook