TIFONE CREW: nasce il collettivo underground catanese, dettagli sul primo evento JETTASANGU FEST

Tifone Crew nasce sul finire del 2017 da un collettivo di musicisti, artisti e operatori del settore culturale uniti dall’obbiettivo di promuovere eventi musicali underground a Catania. L’ambito di riferimento è tutto ciò che rientra nei canoni di un certo modo di intendere la musica (inedita), principalmente in area metal, hardcore, stoner, hip-hop, post-rock, alternative.
Tifone Crew non è un’agenzia di booking, dunque, ma una comunione di intenti che mira a rinvigorire una scena che negli ultimi anni sembra ridotta in fin di vita, favorendo la cooperazione tra le varie realtà presenti sul territorio: musicisti, band, locali, illustratori, fotografi, videomaker.
Jettasangu Fest è la prima produzione del collettivo catanese, dedicata alle realtà estreme locali e articolata in due serate. La prima vedrà alternarsi sul palco i chirurgici slammers Gangrenectomy, i Fordømth, combo black/sludge/doom al proprio esordio live, e i Whispering Haze, devoti al più puro Gothenburg Sound. L’appuntamento è fissato per sabato 17 febbraio 2018 al Ramblas DiscoPub di Catania. Di seguito tutti i dettagli e il flyer, realizzato da Gore Occulto.

JETTASANGU FEST VOL. 1 W/
WHISPERING HAZE [Melodic death metal]
https://www.facebook.com/whisperinghaze/

FORDØMTH [Black/sludge/doom metal]

GANGRENECTOMY [Slam brutal death metal]
https://www.facebook.com/GangrenectomySlam/

17.02.2018
H 22.00
Ramblas DiscoPub, Via Manzoni 86, Catania
Ingresso: 3€
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/1909790252669440/
Tifone Crew: https://www.facebook.com/tifonecrew/
E-mail: tifonecrew@gmail.com

Anatomia – Cranial Obsession

Cranial Obsession, se riferito a questa particolare interpretazione del death doom, è una delle cose migliori ascoltate ultimamente, nonostante le uscite di qualità nel settore non manchino di certo, e questo la dice lunga sul valore intrinseco dell’album e di chi l’ha concepito.

I giapponesi Anatomia sono in circolazione ormai da oltre quindici anni e, anche se Cranial Obsession è solo il loro terzo full length, hanno una discografia disseminata di split album che ne testimoniano un’incessante e non solo quantitativa attività.

Cranial Obsession dovrebbe riconciliare chiunque con il death doom, non quello melodico e intriso di malinconia tipico del vecchio continente, bensì con quello più aspro e diretto proveniente dall’altra parte dell’oceano: il malefico terzetto nipponico ci costringe ad un headbanging furioso con brani killer come Morbid Hallucination. per poi subito dopo rallentare i ritmi fino all’asfissia con Excarnated.
Se vogliamo, in questi quindici minuti centrali dell’album risiede la chiave di lettura dell’operato degli Anatomia, i quali, da una matrice death nel solco degli Autopsy, spaziano a loro piacimento in universo doom mai così distorto, cupo, ossessivo e poco rassicurante: tutto quanto viene fatto con una cura tipicamente giapponese senza che per questo la ruvidezza e la sporcizia ne risultino attenuate  a livello d’impatto sonoro.
Il sound dei nostri è istintivamente malsano, ma possiede una misteriosa capacità di avvolgere l’ascoltatore nelle proprie minacciose spire fino a renderne vana ogni possibile difesa: se Vanishment e Uncanny Descension sono l’equivalente di una navigazione a vista piena di mortali insidie , Absymal Decay descrive un’idea di funeral doom priva di spazio per recriminazioni o atti misericordiosi, mentre la dronica e sperimentale Recurrence ci anticipa il pianto e lo stridore di denti che attende tutti, si spera il più tardi possibile.
Cranial Obsession, se riferito a questa particolare interpretazione del death doom, è una delle cose migliori ascoltate ultimamente, nonostante le uscite di qualità nel settore non manchino di certo, e questo la dice lunga sul valore intrinseco dell’album e di chi l’ha concepito.

Tracklist:
1. Necrotic Incisio
2. Fiend
3. Vanishment
4. Morbid Hallucination
5. Excarnated
6. Uncanny Descension
7. Abysmal Decay
8. Recurrence

Line-up:
Jun Tonosaki – Bass, Vocals
Takashi Tanaka – Drums, Vocals
Yukiyasu Fukaya – Guitars, Vocals (backing)

ANATOMIA – Facebook

Totenwagen – Notte Di Guai

Tutto è originale e molto molto partenopeo: Napoli è una città ricca e dalle tantissime contraddizioni, perché è piena di vita, e la vita porta conflitto, come questo disco meravigliosamente unico.

Gli Squallor del metal, ma nemmeno del metal, sono proprio una cosa mai vista questi napoletani.

Squallor per l’attitudine assolutamente senza compromessi e libera. Come ebbe a dire la mai abbastanza famosa Susanna Messaggio, questi ragazzi sono così metal che lo fanno senza chitarre, ed è proprio vero, non hanno le chitarre. Cantano in tedesco ed in napoletano e ci portano nel loro potentissimo circo musicale e non solo. Detta così sembrerebbe un’operazione un po’ vaga, ma bisogna davvero sentire il disco per capire, tanto più che i Totenwagen lo regalano in download libero. C’è di tutto qui dentro, come una folle corsa in una notte di guai per i vicoli partenopei, ma soprattutto troviamo la musica vera, quella sentita e senza pose. Attraversando Notte di Guai si passa per tantissimi territori, davvero troppi da elencare, ma è la sintesi dei Totenwagen quella che conta. Notte di Guai potrebbe essere una storia gothic punk metal, dove il lo fi incontra la qualità intellettuale, e seguite molto bene i testi perché sono interessanti. Strane chitarre, batteria che pulsa, un basso che indica la via, organo che entra sempre benissimo ed un cantato collettivo che sale al cielo come un sol uomo. Notte di Guai è davvero un’esperienza unica sia da sentire che da vivere tout court. Tutto il disco è bellissimo, ma ci sono momenti di pura genialità come Spit And Run per dirne una, un veloce rock italiano anni 80. Ma qui tutto è originale ed unico, e molto molto partenopeo, perché Napoli è una città ricca e dalle tantissime contraddizioni, perché è piena di vita, e la vita porta conflitto, come questo disco meravigliosamente unico. Per me uno dei dischi più belli dei primi mesi del 2018.

Tracklist
1.Bestialische Friedenlust
2.Nocturno punk
3.Quando cala la notte… Allor’ si te ne fotte
4.Spit and run
5.Beschmutzer
6.Nduvosck
7.Notte di guai
8.Audacess
9.Funerale all’ italiana

TOTENWAGEN – Facebook

Burning Leaf – And The Fire Burns Inside

Nuova band per il batterista Steve Foglia, al debutto con i quattro brani racchiusi in questo primo ep dal titolo And The Fire Burns Inside.

Steve Foglia torna dopo Steve In Wonderland, il bellissimo secondo lavoro solista che l’ex batterista dei Jennifer Scream licenziò nel 2014: il musicista sannremese si ripresenta oggi con una nuova band, i Burning Leaf, e quattro brani racchiusi nell’ep d’esordio And The Fire Burns Inside.

Il quartetto è composto (oltre che da Steve Foglia alla batteria), da Federico Motta alla chitarra, Eric Locci al basso e Francesca Foglia al microfono.
Le quattro canzoni alternano hard rock, frustate street e sfumature dark anni ottanta, per una miscela esplosiva di generi ed influenze racchiuse in un sound che, a ben sentire, non manca di quel tocco di originalità necessario per non farlo passare inosservato.
Ovviamente è presto per dire dove potranno arrivare i Burning Leaf, sicuramente si può affermare che la loro musica nasce dall’interazione di musicisti dal passato differente, unito in un rock duro che non disdegna passaggi intimisti e strutture alternative, così da valorizzare brani come l’opener Wonderer (la più glam rock del lotto), l’alternativa So Slowly, l’hard rock che tanto sa di Who di You See I’m Free e la semi ballad Your Drum Still Shine, pezzo conclusivo nel quale spicca la prestazione della cantante.
Diamo il bentornato a Steve Foglia, augurandogli una buon proseguimento con la sua nuova band, e godiamoci And The Fire Burns Inside attendendo ulteriori buone nuove dai Burning Leaf.

Tracklist
1.Wonderer
2.So Slowly
3.You See, I’m Free
4.Your Drum Still Shine

Line-up

Steve Foglia – Drums
Francesca Foglia – Voclas
Federico Motta – Guitars
Eric Locci – Bass

BURNING LEAF – Facebook

https://youtu.be/voaisX5Z-p4

Drawn And Quartered – Feeding Hell’s Furnace

Con i suoi tre quarti d’ora torturati da colpi di death metal vecchia scuola, Feeding Hell’s Furnace è consigliato ai fans del genere che ancora amano i vecchi e un po’ romantici nastri magnetici.

Altra ristampa licenziata dalla label francese Krucyator Productions questa volta dedicata ad un combo storico della scena death metal statunitense, i Drawn And Quartered.,

Il trio si forma a Seattle nel lontano 1993, diventando una band di culto nel panorama estremo con una serie di lavori di ispirazione old school e molto vicino al brutal.
Sei lavori sulla lunga distanza ed una manciata di opere minori sono l’eredità che i Drawn And Quartered hanno lasciato fino ad ora agli amanti del genere, questo brutale assalto estremo dal titolo Feeding Hell’s Furnace uscì cinque anni fa sotto l’ala dell’etichetta greca Nuclear Winter Records, ed ora è reso disponibile dalla label transalpina anche in musicassetta.
Con due bonus track come piccolo regalo per i fans tratte dall’ep Conquerors of Sodom del 2011 (la title track e Seed Of Insanity), Feeding Hell’s Furnace è ancora una volta pronto a brutalizzare i padiglioni auricolari dei deathsters dai gusti old school.
Il trio americano è una macchina da guerra, la tensione è altissima, l’oscurità regna sovrana e l’album non concede tregua tra furiosi blast beat, atmosfere maligne ed eterne cadute negli abissi più profondi dove regna il male.
Vecchie volpi del genere, i tre musicisti sanno come manipolare la materia, portando un attacco frontale che non conosce pause, di chiara scuola Bay Area tra Cannibal Corpse, Morbid Angel e Massacre.
Con i suoi tre quarti d’ora torturati da colpi di death metal vecchia scuola, Feeding Hell’s Furnace è consigliato ai fans del genere che ancora amano i vecchi e un po’ romantici nastri magnetici.

Tracklist
1. Stabwound Invocation
2. Feeding Hell’s Furnace
3. A World in Ashes
4. Mutilated Offerings
5. Lustmörder
6. Horde of Leviathan
7. Gravescape
8. Cryptic Consecrations
9. No Absolution
10. Conquerors of Sodom
11. Seed of Insanity

Line-up
Kelly Kuciemba – Guitars
Herb Burke – Bass, Vocals
Dario Derna – Drums

DRAWN AND QUARTERED – Facebook

Bunkur / Mordor – Split LP

Gli olandesi Bunkur e gli svizzeri Mordor, prendono due brani a loro modo storici e li stravolgono piegandoli alla loro deviata idea di metal estremo.

Affermare a proposto di questo split album che non si tratta di musica alla portata di tutti è quantomeno un eufemismo: le due band coinvolte, gli olandesi Bunkur e gli svizzeri Mordor, prendono due brani a loro modo storici e li stravolgono piegandoli alla loro deviata idea di metal estremo.

I Bunkur vedono la loro genesi nei primi anni del secolo, ma a parte un certo attivismo tra il 2002 ed il 2004, le loro ultime tracce risalgono al full length Nullify, del 2009.
Dopo tutto questo tempo il quartetto di Tilburg torna a resettare certezze ed alimentare inquietudini, ripescando The
Subhuman
, terza traccia del demo d’esordio dei Carnivore del mai abbastanza compianto Peter Steele; se l’originale sbatteva in faccia all’ascoltatore un sentire misantropico e politicamente scorretto, che per l’epoca (si era nel 1984) era senza’altro una rarità, i Bunkur ne esaltano e dilatano la negatività deformandolo, destrutturandolo e restituendone l’impatto sotto forma di un doom dronico e penoso nel suo trascinarsi, tra una voce che vomita disperazione e un percussivismo malato che punteggia il rumoristico rombo creato dagli altri strumenti.
In sintesi, oltre venti minuti pressoché inascoltabili con più di un buon motivo per la maggior parte delle persone e, quindi, assolutamente e genialmente unici per una probabilmente risibile minoranza (della quale faccio parte).
Dopo essere usciti da quest’esperienza il passaggio al mondo dei Mordor diviene paradossalmente più semplice, anche se pure qui l’idea condivisa di musica viene accartocciata e cestinata quasi subito: questa band di Losanna ritorna addirittura sulle scene dopo oltre vent’anni, avendo alle spalle una manciata di split e demo usciti tra il 1991 ed 1994.
Gli elvetici prendono In League with Satan dei Venom, ne cambiano il titolo consacrandola a Wotan e la trasfigurano rendendola un grottesco coacervo di black, doom e industrial a suo modo affascinante, ma che ha il solo difetto d’arrivare dopo la prova di forza impartita dai Bunkur, per cui il tutto finisce per impressionare inevitabilmente molto meno. A loro va dato il merito, così come per i compagni di split, di avere stravolto e deformato un brano, portando avanti un’idea di cover che ha, comunque, molto più senso di chi si limita a prendere il pezzo originale cambiandone più o meno solo l’arrangiamento ma mantenendone intatta la struttura musicale.
Qui sta alla fine il motivo per cui questo split album acquisisce un valore notevole, a maggior ragione tenendo conto del fatto che l’imprevedibilità e la sporadicità delle apparizioni di queste due band non forniscono alcuna garanzia sul fatto che le si possano nuovamente incontrare in tempi ragionevolmente brevi.

Tracklist:
1. Bunkur – The Subhuman (Carnivore cover)
2. Mordor – In League with Wotan (Venom cover)

Line-up:
Bunkur
S. van Bussel – Bass
T13 – Drums, Vocals
G.J. – Broers Keyboards
M07 – Vocals, Bass

Mordor
Dam Gomhory – Bass, Vocals, Percussion
S3th – Guitars
Opale Ablasorh – Vocals
Scorh Anyroth – Vocals, Guitars, Machines

Paroxsihzem – Paroxsihzem

I canadesi Paroxsihzem tornano dall’inferno grazie alla Krucyator Productions che ristampa in formato musicassette il loro unico lavoro sulla lunga distanza in dieci anni di attività, uscito originariamente autoprodotto nel 2010, poi ristampato due anni dopo dalla Dark Descent Records e nel 2013 licenziato in vinile dalla Hellthrashers Productions.

La loro discografia viene completata da una manciata di lavori minori tra cui l’ultimo diabolico parto uscito lo scorso anno in formato ep, dal titolo Abyss Of Coiling Atrocities.
I Paroxsihzem sprigionano caos in musica, e il loro metal estremo, misantropico e marcio fino al midollo risulta davvero insostenibile se non si è avvezzi ai generi di cui sopra estremizzati da piaghe di disagio notevoli.
Questo album omonimo rispecchia la totale mancanza di speranza e luce, con la band avvolta nell’oscurità ed ispirata da filosofie diaboliche in un contesto di musica primordiale, pesantissima e senza compromessi: un macabro esempio di metal estremo senza soluzione di continuità, brutale ed oscuro che ne esce come una lunga litania estrema divisa in sette terribili e maligni capitoli.
Gli estimatori della band canadese, in attesa del prossimo capitolo dopo l’ep dello scorso anno, nel frattempo si possono gustare questa sofferenza in musica targata Krucyator Productions.

Tracklist
1.Intro
2.Vanya
3.Nausea
4.Deindividuation
5.Godot
6.Tsirhcitna Eht
7.Aokigahara

Line-up
Album Line Up:
Impugnor — Guitar/Bass
Krag — Vocals
Frog — Drums

Current Line Up:
Impugnor — Guitars/Bass
Krag — Vocals
Abhorr — Guitar
Abyss — Drums
Subjugator — Bass

PAROXSIHZEM – Facebook

AElementi – Una Questione Di Principio

L’ennesima buona proposta dell’attivissima etichetta Andromeda Relix parla il linguaggio progressivo dei romani AElementi, quartetto romano nato una decina d’anni fa e solo ora giunto all’attenzione degli amanti del genere grazie al debutto Una Questione Di Principio.

L’ennesima buona proposta dell’attivissima etichetta Andromeda Relix parla il linguaggio progressivo dei romani AElementi, quartetto romano nato una decina d’anni fa e giunto solo ora all’attenzione degli amanti del genere grazie al debutto Una Questione Di Principio.

La band vede all’opera quattro ottimi musicisti come Daniele Lulli (chitarra), Francesca Piazza (voce), Manuele D’Anastasio (batteria) e Angelo Celani (basso), con la collaborazione di Dario Pierini (tastiere) creatori di un sound che pesca da varie correnti del mondo progressivo per un risultato apprezzabile.
Il cantato nel nostro idioma non inficia la resa di questi sei brani più intro, eleganti e sempre in bilico tra la tradizione italiana e le storiche band degli anni settanta, ed un più roccioso prog metal che modernizza e rende al passo coi tempi il sound di brani maturi e dalle gustose melodie come Lontananza, Straniero o Voce.
Le melodie, importantissime nella musica degli Aelementi, consemtono di fare agevolmente presa sull’ascoltatore, anche quello meno abituato alle impegnative sonorità del progressive rock, con il gruppo che, a camei strumentali dalle atmosfere settantiane e fughe strumentali che strizzano l’occhio al metal più raffinato, aggiunge linee vocali tradizionali nella musica tricolore: non solo rock quindi, ma anche piccoli passi nel pop d’autore.
P.F.M. e Le Orme vanno a braccetto con i più giovani e metallici Shadow Gallery e Threshold tra le trame di Vuoto e Addio, senza andare scalfire la spiccata personalità del gruppo capitolino.
Una Questione Di Principio è un buon lavoro rivolto non solo agli amanti del rock progressivo, ma sicuramente in grado di soddisfare una più vasta gamma di ascoltatori.

Tracklist
1.Principio
2.Lontananza
3.Vuoto
4.Straniero
5.Delirio
6.Voce
7.Addio

Line-up
Daniele Lulli – Guitars
Francesca Piazza – Vocals
Manuele D’Anastasio – Drums
Angelo Celani – Bass

Dario Pierini – Keyboards
Giordana Sanfilippo – Chorus
Carlotta Sanfilippo – Chorus

AELEMENTI – Facebook

SCAR OF THE SUN

Il video di “Among Waters And Giants”, dall’album “In Flood” (Scarlet Records).

Il video di “Among Waters And Giants”, dall’album “In Flood” (Scarlet Records).

The video is a visual manifestation of the monolithic presence of the song’s powerful melodies, while at the same time employing the technique of multiple exposure and combining different layers of band performance and archetypal characters to bring to life the album’s visual motifs in a minimal context.

Filmed and directed by Achilleas Gatsopoulos
Assistant Director: Vanessa Zachos
Editing & Post-production: Hypnagogia
Masks: Achilleas Gatsopoulos
Costumes: Lauren Victoria Craig
Makeup: Make-up Artist Katja Isabel Dominguez

CAST:
Hellas: Inka Neumann
Bull: Karlo Jovčić
Vulture: David Eliob​

SCAR OF THE SUN:
Terry Nikas – Vocals
Alexi Char – Guitars
Greg Eleftheriou – Guitars
Panagiotis Gatsopoulos – Bass
Thanos Pappas – Drums

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Wrath Sins – The Awakening

The Awakening stupisce ed esalta, dalla produzione al songwriting, dalla tecnica con cui è suonato fino all’atmosfera che rimane di tensione estrema dalla prima all’ultima nota.

I Wrath Sins sono una band portoghese attiva dall’inizio del decennio e messasi già in luce con il full length d’esordio Contempt over the Stormfall del 2015.

Il quartetto lusitano torna a deliziare gli ascoltatori con The Awakening, un album di nobile heavy metal che non rinuncia a mitragliate devastanti di thrash classico e di chiara ispirazione statunitense, valorizzato da aperture progressive ed atmosfere drammatiche in una tempesta di metallo incandescente.
Siamo nel mondo dei mostri sacri del genere, Testament, Exodus e primi Metallica, lasciati a familiarizzare con i Dream Theater quel tanto che basta per dar vita ad una sequela di brani di una potenza imbarazzante.
Se volete potete chiamarlo prog metal, ma di quello cattivissimo e ruvido come la schiena di un caimano affamato tanto da divorare tutto quello che incontra, lasciando pochi brandelli di carne ed ossa.
The Awakening stupisce ed esalta, dalla produzione al songwriting, dalla tecnica con cui è suonato fino all’atmosfera che rimane di tensione estrema dalla prima all’ultima nota e che fa di brani come Collision, Shadows Kingdom e la title track delle autentiche bombe sonore dall’impatto di un’atomica.
Il quartetto si avvale di una padronanza strumentale di altissimo livello, ma che non va ad intaccare una forma canzone che, nella sua estrema natura, ha quasi del miracoloso; un album di una bellezza ed una forza che impressionano e quindi da custodire gelosamente tra i gioielli metallici di questi ultimi tempi.

Tracklist
1.Beneath Black Clouds
2.Unquiet Heart
3.Shadow’s Kingdom
4.Collision
5.The Sun Wields Mercy
6.Fear of the Unseen
7.Strepidant Mist
8.Between Deaths Line
9.The Awakening
10.Silence from Above

Line-up
Mike Silva – Vocals & Guitars
Rui Coutinho – Guitars
Ricardo Nora – Bass & Back Vocals
Diego Mascarenhas – Drums

WRATH SINS – Facebook

Auroch – From Forgotten Worlds

Ispirato nei testi dall’immaginario lovecraftiano, From Forgotten Worlds è un furioso assalto senza soluzione di continuità, oscuro e mefistofelico, estremo e profondo, tanto da lasciare un’impressione notevole nell’ascoltatore specialmente per l’impatto devastante del sound.

Uscito originariamente nel 2012, From Forgotten Worlds è il primo full length dei canadesi Auroch, ristampato dalla Krucyator Productions in versione musicassetta.

La band, attiva dal 2008, dopo altri due lavori sulla lunga distanza (Taman Shud del 2014 e Mute Books, uscito lo scorso anno) ed una manciata di lavori minori, ha avuto nel frattempo qualche cambio in line up, ora composta da Sebastian Montesi (chitarra e voce), Shawn Hache (basso e voce) e Zack Chandler (batteria).
From Forgotten Worlds ai tempi dell’uscita confermava le ottime impressioni suscitate dai due precedenti demo, con il loro metal estremo che prendeva forza tanto dal death metal quanto dal black, sconfinando addirittura nel grind.
Ispirato nei testi dall’immaginario lovecraftiano, From Forgotten Worlds è un furioso assalto senza soluzione di continuità, oscuro e mefistofelico, estremo e profondo, tanto da lasciare un’impressione notevole nell’ascoltatore specialmente per l’impatto devastante del sound.
Licenziato dalla Hellthrashers Productions in cd, l’album fu ristampato in vinile lo scorso anno via 20Buckspin e ora in musicassetta, a ribadire l’assoluta attitudine underground del progetto.
Siamo al cospetto di un sound senza compromessi, marcio ed estremo, occulto e misantropico, un muro sonoro attraverso il quale la luce non passa ed il buio regna sul mondo governato dagli Auroch.
Morbid Angel e Deicide, rafforzati da tempeste di thrash e black metal, sono gli ispiratori di brani davvero mostruosi come Fleshless Ascension (Paths Of Dawn) e Terra Akeldama, i migliori di un lavoro sicuramente da non perdere per gli amanti del metal estremo più oscuro e maligno.

Tracklist
1. From Forgotten Worlds
2. Fleshless Ascension (Paths of Dawn)
3. Slaves to a Flame Undying
4. Dregs of Sanity
5. Pathogenic Talisman (For Total Temporal Collapse)
6. Terra Akeldama
7. Bloodborne Conspiracy
8. Tundra Moon

Line-up
ALBUM LINEUP:
Sebastian Montesi — Guitars, Vocals, Bass, Lyrics
Paul Ouzounov— Guitars, Vocals
Zack Chandler— Drums

Current Line Up :
Sebastian Montesi — Guitars, Vocals
Shawn Hache— Bass, Vocals
Zack Chandler— Drums

AUROCH – Facebook

Esoteric – Esoteric Emotions-The Death of Ignorance

Riedizione in formato cd, da parte della Aesthetic Death, del demo d’esordio degli Esoteric, rimasterizzato dallo stesso Greg Chandler e rivestito di una nuova veste grafica: come si vede, non mancano i motivi di interesse per gli appassionati di doom.

Se ogni tanto la riedizione dei primi passi discografici di una band può risultare superflua se non addirittura fuorviante, sia a causa di suoni non ottimali sia perché poco rappresentativa dello stile musicale sviluppato in seguito, di certo lo stesso non si può dire riguardo alla riproposizione in formato cd del primo demo degli Esoteric, intitolato Esoteric Emotions – The Death Of Ignorance.

E’ stata una serie di favorevoli coincidenze, tra le quali la ricorrenza del venticinquesimo anno di attività della band e l’unità di intenti da parte di Greg Chandler e Stu Gregg (proprietario della Aesthetic Death), a rendere nuovamente disponibile sul mercato un lavoro che ormai era reperibile solo sotto le sembianze di bootleg dallo scadente rapporto qualità/prezzo, offrendolo al contrario in un formato curato anche dal punto di vista grafico e sonoro.
Al di là della bontà dell’opera, che per assurdo andrebbe ascoltata senza conoscere la successiva produzione di uno dei gruppi monumento del doom, in modo da poterla apprezzare senza subire una percezione distorta del suo valore, preme rimarcarne l’importanza storica, dato che uscì in un periodo, l’inizio degli anni novanta, nel quale diverse band stavano cominciando a proporre quella forma diluita e rallentata all’inverosimile di death metal che sarebbe poi divenuta il funeral.
A differenza di molti altri musicisti, Greg Chandler non rinnega affatto quanto composto e pubblicato agli inizi della carriera e, nonostante gli Esoteric sia siano con il tempo trasformati in una band giustamente oggetto di culto per la sua interpretazione del genere che ne rifugge gli stilemi tipici , la scelta di riproporre il demo in versione rimasterizzata dimostra più di tante parole quanto egli stesso ritenga quella prima uscita un passo importante, non solo dal punto di vista storico, ma anche da quello dello sviluppo futuro del sound del suo gruppo.
D’altra parte Esoteric Emotions – The Death of Ignorance non appare neppure oggi così obsoleto, a ben vedere, perché non di rado capita di ascoltare lavori di band che si rifanno senza troppe remore a quelle sonorità, a tratti crude ed essenziali, che racchiudono i prodromi di quel funeral doom dei quali gli Esoteric, assieme a Thergothon, Skepticism, Evoken, Mournful Congregation  e Disembowelment, hanno dettato alcune delle principali linee guida.
Per chi nutrisse qualche dubbio, l’ascolto di due brani magnifici come Scarred e Eyes of Darkness (non a caso i due più lunghi e “funerei” dell’opera) dovrebbe dissipare ogni residua perplessità, rendendo l’acquisto di questo frammento di storia del metal estremo qualcosa in più di un semplice atto dovuto.

Tracklist:
1. Esoteric
2. In Solitude
3. Enslavers of the Insecure
4. Scarred
5. Eyes of Darkness
6. Infanticidal Fantasies
7. Expectations of Love
8. The Laughter of the Ignorant

Line-up:
Original line-up
Bryan Beck – Bass
Stuart – Guitars
Gordon Bicknell – Guitars, Keyboards
Greg Chandler – Vocals
Darren Earl – Drums
Simon Phillips – Guitars

ESOTERIC – Facebook

SPARZANZA

Il lyric video di Trigger, dall’album Announcing the End (Despotz/Andromeda).

Il lyric video di Trigger, dall’album Announcing the End (Despotz/Andromeda).

Il primo singolo “Vindication” tratto dall’ottavo album in studio “Announcing the End” è stato ascoltato su Spotify ben 279.000 volte! Il secondo singolo, la title track “Announcing The End”, è stato accompagnato da un video-tributo a “Bladerunner 2049” ed ora è il momento per gli svedesi Sparzanza di svelare il lyric video del terzo singolo “The Trigger”.

Dopo una solida carriera, gli Sparzanza hanno colto l’opportunità di testare i propri limiti e avvicinare più persone al loro colossale muro di suono, da sempre marchio di fabbrica della band fin dal terzo album “Banisher Of The Light”.

“Announcing The End” è l’ottavo album in studio degli Sparzanza che finalmente raccolgono quanto meritato. Chitarre potenti, energia e cori accattivanti costruiti intorno a melodie ficcanti sono gli elementi chiave della musica del gruppo.

Sparzanza sono:
Calle Johannesson – chitarra
Anders Åberg – batteria
Johan Carlsson – basso
Fredrik Weileby – voce
Magnus Eronen – chitarra

Thal – Reach For The Dragon’s Eye

I Thal sono un gruppo che attira con immediatezza, provocando sensazioni molto forti e che non ti aspetteresti da un suono così minimale ma potente.

Un interessante composto sonoro minimale che ha come attori la chitarra e la batteria e che, attraverso una particolare alchimia, ci porta lontano.

Al primo ascolto questo debutto dei Thal potrebbe sembrare particolarmente scarno e privo di alcuni elementi sonori. Invece, quando si compenetra maggiormente la musica del gruppo, si può capirne la grande forza. Il genere percorso è un qualcosa fra Clutch, Hollow Leg per rimanere in casa Argonauta, e lo stoner doom più minimale. Grazie ai loro intrecci sonori il duo composto da John “ Vince Green “ Walker alla chitarra ed altro e alla batteria da Kevin Hartnell riesce a far nascere una psichedelia pesante altra, piena dell’essenza lisergica capace di portare in alto l’ascoltatore. Le stimmate del suono dei Thal fanno facilmente intuire la grande capacità compositiva nel comporre musica pesante, non soffermandosi su un solo elemento ma investendo molto sull’ampliare le reazioni al loro suono. I Thal sono nati come progetto solista di John Walker, che registrando l’album dei wytCHord, Death Will Flee, si è accorto del particolare modo di suonare la batteria di Kevin Hartnell, ed ascoltandolo in questo album si può facilmente capire. Oltre a questo Hartnell c’è un qualcosa di primitivo in questo disco, un suono che diventa pienamente groove e sale verso il cielo come fosse un rituale in musica. I Thal sono un gruppo che attira con immediatezza, provocando sensazioni molto forti e che non ti aspetteresti da un suono così minimale ma potente. Ci sono moltissimi elementi condensati in queste onde sonore che parlano della durezza e delle difficoltà della vita, il tutto attraverso un filtro di forte esoterismo, che è la chiave per molte cose.

Tracklist
1. Rebreather
2. Under Earth
3. Her Gods Demand War
4. Thoughtform
5. Soulshank
6. Death of the Sun
7. Punish
8. Reach for the Dragon’s Eye

Line-up
John “Vince Green” Walker – Vocals, Guitars and Bass
Kevin Hartnell – Drums, Guitars and Synth

THAL – Facebook

La storia della Distruzione: il thrash tedesco e i Destruction

Retrospettiva su una delle band appartenenti alla sacra triade del thrash tedesco.

In Germania, la sacra triade del thrash è come noto rappresentata da Kreator, Sodom e Destruction (volendo si possono aggiungere i Tankard, di Francoforte).

I Destruction presero vita non nel bacino della Ruhr, ma nel sud del paese, in Baviera, verso la fine del 1983. Nacquero come un trio (lo sono tuttora) con Michael Sifringer alla chitarra, Marcel Schmier al basso e alla voce e Thomas Senmann alla batteria. I tre incisero, immediatamente, uno storico demo-tape, di sei tracce, intitolato Bestial Invasion From Hell, che permise loro di accasarsi subito presso la Steamhammer.
Nel dicembre del 1984 uscì così il mini-LP di debutto Sentence of Death, a cui fece seguito nel maggio 1985 l’esordio sulla lunga distanza, Infernal Overkill. I primi due dischi vennero pubblicati, negli Stati Uniti, dalla Metal Blade, mentre il gruppo effettuava un tour tedesco di supporto agli Slayer.
Nell’autunno 1985, i Destruction sbarcarono, per la prima volta, nel Nuovo mondo e suonarono, a Montreal, al Festival World War III, assieme a Voivod e Possessed, Nasty Savage e Celtic Frost: di fatto, la crema dello speed-thrash più tecnico e oscuro di allora.
Ritornati in patria, nei primi mesi del 1986 rilasciarono Eternal Devastation, il primo autentico classico della band, come gli amici Sodom ancora a metà strada fra thrash (per la musica) e black (per le liriche e per l’aspetto iconografico). Rispetto ai primi periodi, quando ancora si chiamavano Knight of Demon, i Destruction erano molto cresciuti: Curse the Gods, da quel momento un brano immancabile sul palco, avrebbe influenzato non poco il black metal norvegese dei primissimi anni Novanta. Confound Games, Eternal Ban, United by Hatred e Confused Mind, al pari della strumentale Upcoming Devastation e della stessa title-track, si ergono a modelli ineguagliati di monoliti, compatti e dinamici nel medesimo tempo, che traducono, in una chiave quasi bellica e proto-cibernetica, il messaggio belluino e provocatorio dei Venom.

Nella primavera del 1986, il trio diventò un quartetto, con un secondo chitarrista, Harold Wilkens. A metà del’anno, tuttavia, Senmann lasciò il gruppo, sostituito a dicembre dal nuovo batterista, Oliver Kaiser. Con lui i Destruction realizzarono un altro mini-LP, Mad Butcher, la cui title-track divenne il loro maggiore successo, sino a quel momento.
Alla vigilia di un tour europeo con i Motorhead, nel novembre 1987, vide la luce lo stupendo Realise From Agony, il primo capolavoro della carriera e il capostipite del techno-thrash europeo, apparso nello stesso anno di Killing Technology dei Voivod: una vera e propria cascata di ardesia, cupo e regale. Violenza e furia si rivelano ben presenti, seppur (e qui risiede il genio di Schmier e Sifringer) canalizzate e razionalizzate, nei flussi, marziali e neri, del thrash più tecnologico.
L’articolazione e strutturazione dei pezzi resta nella memoria. Strumenti usati come fossero una sorta di armi da guerra fantascientifiche, complessità della scrittura musicale e un alone insieme ancestrale e futuristico immortalano Release From Agony tra i capisaldi metal di ogni tempo, in un tripudio di stacchi e variazioni ritmiche continue.
Nel luglio del 1988, i Destruction furono fra le principali attrazioni del New Music Seminar, di New York, insieme a Testament, Agent Steel e Hallow’s Eve. Esibizione a cui seguirono diverse date con i Flotsam and Jetsam, di Phoenix. A settembre di quello stesso anno, i quattro tennero tre concerti, a Vienna, le cui registrazioni finirono sul loro primo disco dal vivo, Live Without Sense, pubblicato ad inizio 1989.
Un anno dopo, però, Schmier se ne andò per fondare gli Headhunter – quattro splendidi dischi di speed-thrash, semi-melodico, fra Destruction e Accept, dal 1990 al 2008 – e a rimpiazzarlo vennero chiamati André Grieder dagli svizzeri Poltergeist alla voce e Christian Engler al basso. Con loro il quintetto fece uscire per la Noise, nell’estate del 1990, l’ancora valido e velocissimo Cracked Brain, sempre assai preciso e ben prodotto.
I problemi veri sorsero l’anno dopo. Il 1991 fu infatti l’inizio di una crisi, rivelatasi decennale per il thrash più classico e tradizionale. I Metallica, di fatto, lo tradirono con il pur buono black album e i Nirvana inaugurarono la moda del grunge e dell’alternative.
La scena tedesca subì il colpo. Se da un lato i Kreator cominciarono a sperimentare con intelligenza e coraggio nuovi approcci sonori di area industrial, gothic metal e dark-wave elettronica, e i Sodom riuscirono a star sulla breccia sporcando ulteriormente il loro stile con ruvidi innesti, prima death e poi hardcore punk, moltissimi gruppi – invero, quasi tutti – che avevano gravitato attorno a loro nel panorama thrash germanico scomparvero, oppure cambiarono genere, virando verso il power (gli Angel Dust, ad esempio).
I Destruction, da parte loro, rimasero in silenzio per quasi quattro anni, il che già la diceva lunga circa la loro crisi, e tra il 1994 e il 1995 pubblicarono due sconcertanti EP, lontanissimi dal genere che li aveva visti tra i grandi protagonisti, convertiti ora ad un groove metal modaiolo e di scarsa qualità. Pessimo fu pure il disco edito nel 1996 dalla Brain Butcher, The Least Successful Human Cannonball: un tradimento bello e buono dell’antica causa, giustamente e coerentemente rinnegato in seguito dall’act tedesco.
Finalmente, nel 1999, Sifringer richiamò Schmier riformando i Destruction, di nuovo in formazione a tre. Fu inciso il nastro The Butcher Strikes Back, che sin dal titolo si voleva ricollegare ai giorni di gloria dei secondi Eighties. Dopo un’entusiasmante concerto al Wacken, con una rinnovata carica ed energia, al principio del 2000 apparve nei negozi, per la Nuclear Blast – che, da allora, alternandosi alla connazionale AFM, avrebbe stampato tutti i lavori del gruppo – All Hell Breaks Loose.
Davvero un come-back strepitoso e l’inizio di una lunga e regolare serie di CD maturi ed inappuntabili, seri e professionali al massimo grado, indizio di un trio che, oltre ad avere ritrovato e consolidato il ruolo-guida del genere in Germania e non solo, ha ormai raggiunto una maturità compositiva ed esecutiva ineguagliabile e di tutto riguardo: un thrash che rilegge in chiave moderna, con personalità originale e riconoscibilissimo marchio di fabbrica, la lezione degli anni d’oro.
Dischi durissimi e di caratura – come The Antichrist (2001), Metal Discharge (2003), Inventor of Evil (2006), Devolution (2008), Day of Reckoning (2011), Spiritual Genocide (2012) e Under Attack (2016), per tacere della cover di Whiplash dei Metallica uscita su singolo e nel Tribute to Four Horsemen, di quattro fantastici live e di due album con nuovi eccellenti rifacimenti dei vecchi classici – si stagliano come nuovi classici nell’orizzonte musicale del terzo millennio ed ancora illuminano una scena tedesca, rinata, anche e soprattutto guardando all’eredità dei Destruction, con nuove leve, quali Amok, Ravager, Reflection, Grantig, Repent, Morbid Jester, Running Death, Stormhammer, Dew-Scented, Septagon, Vulture e Zombie Lake.
Oggi, con due dischi in carniere, l’intramontabile Schmier suona, inoltre, nel progetto parallelo Panzer, fra thrash teutonico e metal classico anni ottanta: una gioia per ogni defender che si rispetti.

Expain – Pinching Nerves

Lungo appena ventidue minuti ma parecchio intenso, Pinching Nerves è un buon lavoro che dà la misura delle potenzialità del gruppo, anche se mancano almeno una decina di minuti in più per un giudizio approfondito.

Gli Expain sono un’altra realtà metallica proveniente dal Canada (Vancouver) giunta al secondo lavoro autoprodotto.

Fondati cinque anni fa e con un primo album alle spalle dal titolo Just The Tip, gli Expain propongono la loro versione del thrash metal e lo nobilitano con parti progressive creando un sound molto interessante.
Lungo appena ventidue minuti ma parecchio intenso, Pinching Nerves è un buon lavoro che dà la misura delle potenzialità del gruppo, anche se mancano almeno una decina di minuti in più per un giudizio approfondito.
Il quintetto canadese ci svela le carte in suo possesso ma non le lascia cadere tutte sul tavolo, quindi possiamo affermare che Pinching Nerves è un ottimo esempio di progressive thrash metal dove la tecnica è al servizio di un metal old school di ispirazione Bay Area, senza diventare a tutti i costi troppo cervellotico, mantenendo ben salde le briglie sia del sound tradizionale sia delle divagazioni progressive.
Le influenze sono riconducibili alla scena statunitense e al metal estremo di scuola Cynic, quindi le varie They Live, Corridors Of The Mind (con la partecipazione di Dan Mongrain dei Voivod), la title track e Pathways risultano brani che vedono la band ben bilanciata nella propria proposta di metal estremo.
Un lavoro più lungo avrebbe potuto regalare al gruppo ancora più elogi, per ora ci accontentiamo ed aspettiamo ulteriori sviluppi.

Tracklist
1.They Live
2.The Witch Is Dead
3.Corridors of the Mind
4.Pathways
5.Pinching Nerves
6.Torch Formula

Line-up
Pat Peeve – Guitar
Eli Slamang – Guitar
Nikko Whitworth – Bass
Ryan Idris – Drums
Sean Ip – Vocals

EXPAIN – Facebook

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