Fortíð – The Demo Sessions

Una buona occasione per fare la conoscenza dei Fortíð con questa compilation intitolata semplicemente The Demo Sessions.

Una buona occasione per fare la conoscenza dei Fortíð con questa compilation intitolata semplicemente The Demo Sessions.

Il gruppo nasce come one man band nel 2002, ad opera di Einar Thorberg, poi trasferitosi dal suo paese natale (l’Islanda) in Norvegia e completando la line up per arrivare a formare un quartetto composto da Rikard Jonsson al basso, Daniel Theobald alle pelli e Øystein Hansen alla sei corde.
Il gruppo del chitarrista e cantante islandese può contare una già ottima discografia, composta dalle tre parti di Völuspá, una trilogia che ha il suo inizio nel 2003 (Thor’s Anger) e continua con Völuspá Part II: The Arrival of Fenris del 2007 e Völuspá Part III: Fall of the Ages licenziato nel 2010.
Altri due full length hanno caratterizzato questi ultimi quattro anni, Pagan Prophecies uscito nel 2012 e l’ultimo 9 dello scorso anno.
The Demo Sessions contiene delle registrazioni grezze di brani già editi, una cover degli Enslaved (Lifandi lífi undir hamri) ed una traccia inedita, per quasi settanta minuti di pagan black metal dalle atmosfere epiche e folk, tutto sommato ben articolato e potente il giusto per accontentare l’appassionato dai gusti estremi ma consolidati nelle tradizioni dei paesi immersi nel freddo nord europeo.
Molti brani, essendo tracce demo, lasciano a desiderare in quanto a produzione, ma non manca certo al gruppo un’attitudine pagana e buone trame guerresche ed epiche.
Le atmosfere più pacate si indirizzano verso sfumature glaciali, un folk metal maligno supportato dalla parte metallica che gronda cattiveria, mentre è davvero interessante quella parte di sound dove le clean vocals valorizzano l’elemento folk/epico tra Bathory ed Enslaved.
Per chi conosce la discografia del gruppo, questa compilation serve solo da completamento della discografia, mentre agli altri un consiglio ad inoltrarsi nelle foreste nordiche in compagnia dei Fortíð è d’obbligo.

TRACKLIST
Einar “Eldur” Thorberg – Guitars, Vocals
Rikard Jonsson – Bass
Daniel Theobald – Drums
Øystein Hansen – Guitars

LINE-UP
1. Illt skal með illu gjalda
2. Lifandi lífi undir hamri (Enslaved cover)
3. Nornir
4. Galdur
5. Hof
6. Pagan Prophecies
7. Electric Horizon
8. Sun Turns Black
9. Ad Handan
10. Heltekinn
11. Framtíð

FORTID – Facebook

SAXON

Doppio live “Let Me Feel Your Power” in uscita il 7 Ottobre su UDR / Ada Warner

I SAXON PUBBLICHERANNO UN NUOVO DOPPIO ALBUM DAL VIVO

“Let Me Feel Your Power”

In Uscita: 7 Ottobre 2016 su UDR / Ada Warner

I Saxon, leggendaria band britannica di NWOBHM, pubblicherà il 7 Ottobre 2016 Let Me Feel Your Power, il loro decimo album dal vivo su UDR Music/Warner.

Le 16 tracce del disco sono state registrate a Monaco nel 2015 e Gennaio 2016 a Brighton, e l’uscita contiene anche delle tracce bonus del concerto di Chicago del Settembre 2015.

Let Me Feel Your Power sarà pubblicato su diversi supporti, tra cui DVD + 2CD, Blu-Ray+2CD, download digitale e una versione deluxe in vinile, che include anche il Blu-Ray e i 2CD (edizione limitata a 1500 copie).

Tracklist:

BATTERING RAM (LIVE IN MUNICH)
MOTORCYCLE MAN (LIVE IN MUNICH)
SACRIFICE (LIVE IN MUNICH)
DESTROYER (LIVE IN MUNICH)
POWER AND THE GLORY (LIVE IN MUNICH)
20000FT (LIVE IN MUNICH)
DEVILS FOOTPRINT (LIVE IN MUNICH)
HEAVY METAL THUNDER (LIVE IN MUNICH)
QUEEN OF HEARTS (LIVE IN MUNICH)
PRINCESS OF THE NIGHT (LIVE IN MUNICH)
WHEELS OF STEEL (LIVE IN MUNICH)
DENIM AND LEATHER (LIVE IN MUNICH)
CRUSADER (LIVE IN MUNICH)
EYE OF THE STORM (LIVE IN BRIGHTON)
BATTALIONS OF STEEL (LIVE IN BRIGHTON)
REQUIEM (LIVE IN BRIGHTON)

bonus tracks

MOTORCYCLE MAN (LIVE IN CHICAGO)
BATTERING RAM (LIVE IN CHICAGO) *
THIS TOWN ROCKS (LIVE IN CHICAGO)
SACRIFICE (LIVE IN CHICAGO)
POWER AND THE GLORY (LIVE IN CHICAGO)
SOLID BALL OF ROCK (LIVE IN CHICAGO)
DALLAS 1 PM (LIVE IN CHICAGO)
HEAVY METAL THUNDER (LIVE IN CHICAGO)
ROCK THE NATIONS (LIVE IN CHICAGO)
THE EAGLE HAS LANDED (LIVE IN CHICAGO)
WHEELS OF STEEL (LIVE IN CHICAGO)
BACKS TO THE WALL (LIVE IN CHICAGO)
JUST LET ME ROCK (LIVE IN CHICAGO)
STRONG ARM OF THE LAW (LIVE IN CHICAGO)
747 (STRANGERS IN THE NIGHT) (LIVE IN CHICAGO)
PRINCESS OF THE NIGHT (LIVE IN CHICAGO)
CRUSADER (LIVE IN CHICAGO) *
DENIM AND LEATHER (LIVE IN CHICAGO)

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The Drowning – Senescent Signs

Un’ottima band ritrovata ai suoi migliori livelli, credo che di più non si potesse chiedere.

Mettersi a scrivere la recensione di un disco che si intitola Senescent Signs nel giorno del proprio compleanno, quando gli ‘anta sono già stati doppiati un pezzo, non è una buonissima idea …

Amenità a parte, è con grande piacere che ci si imbatte nel ritorno dei The Drowning, band che è sempre stata tra le migliori interpreti nel nuovo millennio del doom death di scuola britannica, in ossequio quindi ai dettami dei maestri My Dying Bride e tutto ciò che ne consegue.
Senescent Signs è il quarto full length del gruppo gallese e vede una novità in line up rispetto al precedente Fall Jerusalem Fall (2011), con Matt Small a sostituire James Moore alla voce, mentre sul piano delle sonorità il nuovo lavoro riporta la barra in maniera decisa verso un doom death dalla grande ortodossia, che potrà peccare magari in originalità risultando ugualmente molto più che apprezzabile, vista la padronanza e l’esperienza maturata da questi musicisti in tale ambito.
I The Drowning, alla fine, suonano il genere esattamente come l’appassionato lo vorrebbe sempre sentire: partiture robuste, rallentamenti, un growl profondo ed efficace, aperture melodiche di classe ed una sensazione di malinconia che aleggia su tutto l’album in maniera più soffusa che esasperata, lasciando che le emozioni si diluiscano in maniera uniforme nel corso di oltre un’ora di musica.
Non bisogna però cadere nell’equivoco di pensare che, in fondo, Senescent Signs sia una sbiadita copia di quanto fatto anche di recente dalla premiata ditta Stainthorpe & co.: la band gallese riesce a differenziare il sound proprio irrobustendolo, incrementando i ritmi e rendendolo nel contempo più accessibile, cogliendo influssi provenienti anche da oltreoceano, rinvenibili per esempio in una Broken Before the Throne che riporta a tratti ai migliori Novembers Doom.
Anche le splendide Never Rest e, soprattutto, When Shadow Falls, vera perla dell’album, mostrano quindi, oltre alle stimmate degli interpreti di razza, la capacità dei The Drowning di cosmopolizzare il tipo di doom proposto, senza aderire in toto alla scuola albionica come sarebbe stato lecito aspettarsi.
Un’ottima band ritrovata ai suoi migliori livelli, credo che di più non si potesse chiedere.

Tracklist:
1. Dolor Saeculi
2. Broken Before the Throne
3. Betrayed by God
4. Never Rest
5. At One with the Dead
6. House of the Tragic Poet
7. Dawn of Sorrow
8. When Shadow Falls
9. The Lament of Faustus

Line-up:
James Easterbrook – Bass
Steve Hart – Drums
Jason Hodges – Guitars
Mike Hitchen – Guitars
Matt Small – Vocals

THE DROWNING – Facebook

Heimdalls Wacht – Geisterseher

Pagan black metal dalla Germania: ruggente, frizzante e devoto a temi anti cristiani.

Pagan black metal dalla Germania: ruggente, frizzante e devoto a temi anti cristiani.

Geisterseher segna 10 anni di attività nei quali Saruman (chitarra) e Herjann (basso) hanno avuto da lavorare per riuscire a comporre l’attuale line-up vincente, testata l’anno scorso con lo split con Trollzorn. Skjeld dona voce, vernice e grinta ad un disco che apre una nuova era, come nel sito web viene dichiarato: l’uscita di Narhemoth, per quanto sia presente nello spirito della ideologia della band. Ben mixato, buona tecnica negli arrangiamenti e adatto per affezionati al genere, ma piacevole e di semplice ascolto per chi non ha criteri di paragone (come me ad esempio, e questo non significa affatto che sia un prodotto anonimo e leggero).
Attitudine schiva ma aperta allo stesso tempo, lampi di grim e saette vocali che compensano le fughe vocali , come ad esempio in Scyomantia, adattabile a singolo. Taedium Vitae riporta riccioli di malinconia ai primi Pyogenesis, magari tra Ignis Creatio e Twinaleblood, ma appena un accenno. Un tocco di cascadian non fa che alleggerire un disco che se avesseavuto schemi “quadrati” sarebbe stato scaraventato da subito nell’anonimato.

TRACKLIST
1. Spoekenkieker
2. Wir sind die Waechter
3. Der kommende Gott Treffen mit Sabazios
4. Scyomantia-Der Thron im Schatten
5. Tairach
6. Taedium_Vitae
7. Anderswelt

LINE-UP
Narhemoth – Voce
Saruman – Voce, Chitarra
Herjann – Basso, Voce
Teja – Chitarra
Feuerriese – Batteria

HEIMDALLS WACHT – Facebook

Witherscape – The Northern Sanctuary

Dan Swanö ha sempre raccolto meno di quanto il suo inestimabile genio meritasse e forse sarà ancora così, ma ignorare la musica di questo splendido ed inarrivabile musicista e compositore è perdersi pura arte.

Edge Of Sanity, Moontower, Nightingale, pescate a piene mani dalle tre più sontuose proposte dal grande musicista, compositore e produttore svedese, al secolo Dan Swanö, ed avrete un’idea di che meraviglia sonora possa essere The Northern Sanctuary, secondo lavoro dei Witherscape, band che lo vede in compagnia del chitarrista e bassista Ragnar Widerberg, dove lui si accontenta di suonare batteria e tastiere, oltre che far scorrere brividi con la sua inimitabile voce.

Seguendo il concept iniziato sul primo lavoro (The Inheritance), una storia a tinte horror scritta dall’amico Paul Kuhr (frontman dei Novembers Doom), il padre del melodic death metal scandinavo ritorna ad illuminarci con il suo inimitabile genio, fondendo alla perfezione il death metal con sonorità classiche, gothic e progressive in un’opera metal che andrebbe fatta studiare nelle scuole.
The Northern Sanctuary entusiasma e per chi conosce la discografia di Swanö non è una novità, i capolavori che dai primi anni novanta hanno trovato posto sugli scaffali degli appassionati non si contano più, ma lascia senza parole la freschezza compositiva che accompagna ancora oggi il musicista svedese, qui sontuoso anche nella prova vocale dove risplende il suo inconfondibile growl e procura pelle d’oca con le clean vocals, teatrali e profonde.
E parto da qui, dal perfetto e spettacolare uso che Swanö fa delle linee vocali, primo importantissimo dettaglio che manda The Northern Sanctuary direttamente tra le migliori uscite del 2016, visto che la perfetta simbiosi tra i toni estremi e la voce pulita non la troverete in nessun altro lavoro, almeno per quanto riguarda il genere proposto.
Le tastiere hanno un ruolo fondamentale nella struttura dei brani, il musicista svedese ha fatto tesoro di tutte le collaborazioni che lo hanno visto al fianco di colleghi delle più svariate correnti musicali, così che è facile incontrare armonie tastieristiche che si avvicinano al mood di Ayreon del folletto olandese Lucassen (God Of Ruin), mentre lo scontro tra progressive e death metal continua imperterrito e Swanö, come un dottor Jekyll e Mister Hyde, ora estremo, ora elegantemente melodico insegna a più di una generazione di songwriter come scrivere canzoni, difficili ma allo stesso tempo accattivanti e dall’appeal mostruoso.
Mentre la qualità altissima di brani come l’opener Wake of Infinity, o il perfetto swedish sound che si evince dalla spettacolare In The Eyes Of Idols, confermano il mood di questo lavoro (il riassunto compositivo tra Edge Of Sanity, Moontower e Nightingale) succede qualcosa di clamoroso e che non era stato ancora composto (almeno così bene): Marionette arriva e ci presenta il primo stupendo esempio di sonorità aor e death insieme e che, per mano, costringono i nostri occhi a lacrimare, mentre Divinity ci scuote con un brano death melodico alla Sanity, valorizzato da chorus prog di estrazione settantiana.
La title track saluta tutti dall’alto della sua splendida natura estrema, ma sulla quale il genio di Swanö immette una serie di varianti musicali che vanno dall’hard rock, al gothic al prog metal per la definitiva consacrazione di questo ennesimo capolavoro.
Dan Swanö ha sempre raccolto meno di quanto il suo inestimabile genio meritasse e forse sarà ancora così, ma ignorare la musica di questo splendido ed inarrivabile musicista e compositore è perdersi pura arte.

TRACKLIST
1. Wake Of Infinity
2. In The Eyes Of Idols
3. Rapture Ballet
4. The Examiner
5. Marionette
6. Divinity
7. God Of Ruin
8. The Northern Sanctuary
9. Vila Lerid

LINE-UP
Ragnar Widerberg – Guitars, Bass
Dan Swanö – Vocals, Keyboards, Drums

WITHERSCAPE – Facebook

Altar Of Oblivion – Barren Grounds

La forza del doom, la potenza dell’epicità così naturale per i grandi gruppi come gli Altar Of Oblivion.

La forza del doom, la potenza dell’epicità così naturale per i grandi gruppi come gli Altar Of Oblivion.

Questo gruppo danese ha un talento incredibile, e in questo ep lo possiamo ascoltare per intero. Quattro anni sono passati dal precedente e magnifico Grand Gesture Of Defiance e gli Altar Of Oblivion compiono ulteriori passi avanti. Senza fare tanti discorsi di genere e di gabbie mentali, si può dire che in questo ep ci sia molto del pathos e sei valori musicali che ci hanno fatto diventare metallari. La lentezza, la potenza e la capacità ci colpire al cuore di questi musicisti è davvero unica e ti lascia a bocca aperta. Le note scorrono melodiose e forti, come la musica degli elfi a Gran Burrone, e lascia appagati ed eterei. Gli Altar Of Oblivion possiedono la magia di trasportarti lontano, come nella splendida copertina del disco, che fotografa perfettamente ciò che sentirete dopo. Certamente non è tutto oro ciò che luccica, e i danesi nella loro musica affrontano anche prove difficili, come noi nella vita di tutti i giorni, ma appunto il potere della musica e della nostra libera immaginazione ci può far superare le prove, anche quelle più ardue.
La durata dell’ep è giusta, consona sia a farci gustare ogni nota, sia a sottolineare le loro capacità compositive, perché scrivere musica così bella non deve essere una cosa da nulla.
Doom, quindi, se vogliamo proprio tirare fuori un genere, ma soprattutto il doom inglese strettamente imparentato con il dark, quello dei My Dying Bride per intenderci, anche se gli Altar Of Oblivion in alcuni frangenti sono al di sopra di tutte le nubi.
Un ottimo ritorno, un disco da sentire senza fretta e ad occhi chiusi.

TRACKLIST
1. State Of Decay
2. Serenity
3. Barren Grounds
4. Lost

LINE-UP
Mik Mentor – Vocals
Martin Meyer Sparvath – Guitars, backing Vocals & additional Keyboards
Allan Larsen – Guitars
C. Nörgaard – Bass
Thomas Wesley – Drums

ALTAR OF OBLIVION – Facebook

Guns Of Glory – Strafing Run

Poche storie e tanto elettrizzante rock’n’roll, questo è Strafing Run

Inutile, il nostro paese, nonostante una scena metal/rock ricca di talenti continua malgrado gli sforzi di musicisti e addetti ai lavori ad essere il terzo mondo per la nostra musica preferita.

Media che ignorano colpevolmente locali e concerti, una repulsione della massa per qualsiasi cosa vada fuori dal pop melodico da sempre radicato, ma ora fastidiosamente presente con talent e quant’altro sui canali televisivi, ed una spocchiosa arroganza da parte delle riviste di settore, che guardano all’underground come un inutile perdita di tempo e continuano a riempire le copertine con l’ennesimo articolo rielaborato sul solito nome che compare almeno otto mesi all’anno.
Il discorso cambia oltre confine, se poi ci spostiamo a nord dell’Europa il paragone diventa insostenibile.
Germania e Scandinavia sono da decenni il paradiso metallico per antonomasia, in ogni genere e da ogni città continuano a nascere band dall’elevato spessore artistico, che sia metal estremo o come in questo caso hard rock poco importa, la musica continua ad avere un ruolo importantissimo nella cultura di quei paesi e a noi non resta che vivere di riflesso, godere di quello che ci arriva e sperare che un giorno anche da noi le tante splendide realtà nate negli ultimi anni possano trovare un po più di interesse ed opportunità.
La Finlandia, paese famoso in ambito metallico per i generi estremi, è patria di gruppi che hanno contribuito in modo importantissimo alla storia del genere: un territorio affascinante e un popolo culturalmente di un altra levatura, un approccio all’arte radicato così come negli altri paesi scandinavi, dove non è importante cosa suoni ma il fatto stesso che suoni.
A scaldare il prossimo autunno a suon di hard rock’n’roll, classico, sanguigno ed irresistibile ci penseranno i Guns Of Glory, band di Lappeenranta al secondo full length licenziato dalla label tedesca Pure Rock e successore di On The Way To Sin City, uscito tre anni fa.
Questi quattro ragazzacci se ne fottono di pianure innevate, foreste e laghi che ispirano storie fantasy e metal epico e ci sbattono sul muso dodici brani di puro rock’n’roll, ipervitaminizzato da valanghe di watts e riff che nascono nella lontana Australia, passano per gli States dove si sporcano di blues e si stabiliscono in una cittadina finlandese, dove Petri Puheloinen (voce e basso), Joni Takalo (batteria), Riku Lepistö e Oskari Hurskainen (chitarre) se ne impossessano e creano Strafing Run.
Niente che non sia semplicemente rock duro, ruvido e vitale da far proprio con una bottiglia tra una mano ed il volante dall’altra, correndo per le strade gelate da un’inverno che non passa mai, ma scaldati dalle gambe e dai seni di qualche prosperosa donzella dalla pelle bianca come la neve.
Poche storie e tanto elettrizzante rock’n’roll, questo è Strafing Run: non un brano che non lasci quella voglia di scrollarci di dosso i tabù per buttarci a capofitto nella mischia, che sia tra le mura di casa o ai piedi di un palco, d’altronde come resistere all’adrenalina sprigionata da Running From You, Devil In Me, Avenger o Bad Boy Reputation?
Ac/Dc, Rose Tattoo, Nashville Pussy … un disco derivativo, certo, ma se amate il genere Strafing Run è un acquisto obbligato.

P.S Mentre da noi ci si “diverte” con ragazzini miliardari che sparano stupidate in rima, o finti rocker che fanno alzare le gonne a casalinghe frustrate …

TRACKLIST
1. Running from you
2. One you need
3. Devil in me 4
4. Don’t you know
5. Days in the chain gang
6. Till we die
7. Move aside
8. Bad boy reputation
9. Keep your jack
10. I don’t get it
11. Avenger
12. Lay down Total

LINE-UP
Petri Puheloinen – vocals, bass
Joni Takalo – drums
Riku Lepistö – guitars
Oskari Hurskainen – guitars

GUNS OF GLORY – Facebook

Les Discrets – Virée Nocturne

Un antipasto del prossimo full length dei Les Discrets di Fursy Teyssier.

In attesa dell’imminente ma uscita del loro terzo full length, che sarà intitolato Prédateurs, i Les Discrets di Fursy Teyssier pubblicano questo Ep contenente, soprattutto, il singolo Virée Nocturne, un buon brano per il quale è stato girato anche un elegante video.

La traccia appare molto soffusa e rarefatta, rivolta più verso una forma di trip hop che non al lieve postrock al quale Teyssier ci ha abituato fino ad oggi. Un’evoluzione naturale e non del tutto sorprendente, tutto sommato, e resta solo da verificare se si tratta di un qualcosa di circoscritto al brano in questione o se sarà, invece, un tratto comune del prossimo lavoro nel suo insieme.
Assieme al singolo troviamo la breve Capricorni.Virginis.Corvi, traccia che non troverà posto su Prédateurs, e una versione demo di Le Reproche, brano che invece vi confluirà, e che sembrerebbe in parte confermare le sensazioni destate da Virée Nocturne. Chiude una versione remix del singolo che, come spesso accade in questi casi, assume soprattutto il valore di un riempitivo.
Non resta che attendere, a questo punto con una certa curiosità, i Les Discrets alla prova del nuovo album.

Tracklist:
1. Virée Nocturne
2. Capricorni.Virginis.Corvi
3. Le Reproche (demo version)
4. Virée Nocturne (Dälek / Deadverse Remix)

Line-up:
Audrey Hadorn – vocals, lyrics
Fursy Teyssier – guitars, bass, vocals

LES DISCRETS – Facebook

FUROR GALLICO

Le ultime quattro date del Summer Tour 2016

FUROR GALLICO – Le ultime quattro date del Summer Tour 2016

Si concluderà a fine settembre il Summer Tour 2016 dei FUROR GALLICO che ha visto la band esibirsi sugli importanti palchi del Gods Of Folk, Malpaga Folk Fest, Hard Entremont (Svizzera) e molti altri. Ancora quattro appuntamenti live per la Folk Metal band italiana.

Il primo sarà Domenica 4 Settembre al Monsters Of Venice che vedrà per la prima volta i Furor in azione a Venezia, in veste di headliner della seconda giornata del festival. Si passerà poi a Firenze con il Sinistro Fest (9 Settembre) e successivamente ad un altro importante festival con il Pagan Waves di Misano Adriatico dove la band torna dopo cinque anni di assenza. Il gran finale sarà invece a Milano con un’imperdibile data all’interno del Rock In Park presso il Legend Club di Milano in compagnia degli Holy Shire.

Questo l’elenco delle date:
Domenica 04 Settembre – Monsters Of Venice, Mestre (VE) – Evento FB
Venerdì 09 Settembre – Sinistro Fest, Lago I Salici (FI) – Evento FB
Sabato 17 Settembre – Pagan Waves c/o Wave Club, Misano Adriatico (RN) – Evento FB
Sabato 24 Settembre – Rock In Park c/o Legend Club, Milano – Evento FB

info booking: booking@baganarock.com

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THE RETICENT

Concept Album ‘On The Eve Of A Goodbye’ in uscita ad ottobre per Heaven & Hell

THE RETICENT to Release Prog Metal Concept Album ‘On The Eve Of A Goodbye’ in October

Grammy nominated Christopher Hathcock has returned with the fourth album from THE RETICENT. Heaven & Hell Records is pleased to announce the October 5th release of On The Eve Of A Goodbye. The album was produced by Jamie King (BTBAM, The Wretched, Scale The Summit), and will be released on limited edition CD with complete lyrics.

Check out the official video for album track “The Girl Broken” at this location, as well as “The Comprehension” video here:

This is undoubtedly the most ambitious and intense offering from THE RETICENT to date. An uncompromising autobiographical concept record, On the Eve Of A Goodbye is certain to exceed all expectations, boasting 73 minutes of stirring progressive metal that must be heard in its entirety to grasp the full magnitude.

On The Eve Of A Goodbye is an autobiographical concept album. All of the tracks serve to detail the day before, day of, and day after the suicide of THE RETICENT’s mastermind Chris Hathcock’s childhood friend, Eve. The songs chronicle his concern for her, her deterioration into self-hatred, and culminates with the tragic act and its aftermath. Not only a stylistic contrast to previous releases, this album is also intensely more personal than past Reticent albums (which were already emotional purges). The album is intended to be heard as a single entity rather than a collection of tracks.

“This is an album that is utterly amazing start to finish.” 10/10
– My Global Mind

“A degree of musical mastery”
– Jamie King

Track Listing:

1. 24 Hours Left
2. The Girl Broken
3. The Hypocrite
4. 19 Hours Left
5. The Comprehension
6. The Confrontation
7. The Apology
8. 10 Hours Left
9. The Mirror’s Reply
10. The Postscript
11. 2 Hours Left
12. The Decision
13. Funeral For A Firefly
14. The Day After
15. For Eve

The album was recorded in order in the span of a few days in the summer of 2015 (with a touch up in November 2015). Producer/Engineer Jamie King (known for previous work with BTBAM, The Wretched, Scale The Summit, etc.) chose to allow Hathcock to do as he needed in the studio as he felt it added greatly to the emotion of the record. In fact, on the song “Funeral for a Firefly” when trying to record the lead vocal part, Hathcock made it only two lines in before sobbing hysterically as memories and the trauma he had held back for a decade came flooding to the forefront. After calming to the point that he could catch his breath, Hathcock told Jamie King that he felt unable to record the song. Jamie encouraged him to try just one more time and if it didn’t work, they’d drop it. Hathcock went back into the booth and made it through the entire song with constant tears streaming down his face and his voice cracking and quivering as he went through. Jamie was so affected by the performance he said he wanted to keep the raw performance – as in no edits to the sound so every sniffle and breath could be heard putting the listener in the booth with the despairing singer.

Credits:

All music, lyrics, and narration written by Chris Hathcock

All instruments and vocals performed by Chris Hathcock
except the following:
Narration by Carl Hathcock, Juston Green, and Amanda Caines
Female vocals by Amanda Caines
French Horn by Dr. Nicholas Kenney
Trombone and Trumpet by Matthew Parunak
Tenor Saxophone by Andrew Lovett

Produced by Jamie King
Mixed, Mastered, and Engineered by Jamie King at The Basement Studios

Executive Producer: Chris Hathcock

www.thereticent.net

www.facebook.com/thereticentmusic

Nuisible – Inter feces et urinam nascimur

Il disco è breve ma lascia comunque il segno, magari non in maniera indelebile ma sufficiente a far drizzare le antenne di fronte questo nome nuovo.

Notevole mazzata quella proveniente dai francesi Nuisible, al loro effettivo esordio con questo Inter feces et urinam nascimur.

La band normanna spara una mezz’ora scarsa di hardcore, fortemente metallizzato da sfuriate ai limiti del black e da qualche raro rallentamento di matrice sludge, un qualcosa che potrebbe non soddisfare del tutto i puristi dell’hardcore, anche alla luce di una componente punk che emerge solo a sprazzi (Out come the wolves).
A chi ha un background propriamente metal, invece, quest’opera dei Nuisible dovrebbe piacere non poco, proprio perché, pur mantenendo la linearità e l’immediatezza dell’hardcore, gode di una pesantezza non indifferente ben rappresentata dall’ottima Roar of the great torrent.
Il disco, come detto, è breve, ma lascia comunque il segno, magari non in maniera indelebile ma sufficiente a far drizzare le antenne di fronte questo nome nuovo, capace di veicolare con efficacia il proprio rabbioso e insofferente sentire nei confronti della realtà circostante.

Tracklist:
1.Inter feces et urinam nascimur
2.Proletarian hung
3.Out come the wolves
4.Reign of confusion
5.Night wanderer
6.Roar of the great torrent
7.Forest fire

Line-up:
Julien – guitars, vocals
Alexandre – drums, keyboards, backing
Damien – bass,backing
Furet – guitar

NUISIBLE – Facebook

Marillion – FEAR [Fuck Everyone And Run]

Forse bisogna essere davvero “alternative” per apprezzarlo e il déjà vu si avverte, ma FEAR richiede ancora una volta di superare il passato e qualsiasi analisi asettica per (ri)trovare il piacere dell’ascolto e delle emozioni che sa destare.

Recensire un album dei Marillion rappresenta un compito arduo per il sottoscritto, questo perché non ascolto la band britannica dai tempi di Fugazi (1984) e Misplaced Childhood (1985).

Ma questa volta mi tocca e così da qualche giorno non faccio altro che ascoltare ripetutamente la nuova fatica dei nostri. Ormai divenuti più un gruppo di Alternative che di Rock Progressivo, aprono con i quasi 17 minuti di El Dorado, suite in cinque parti e, per quanto io cerchi di rifuggire i paragoni di qualsiasi natura, nella mia testa cominciano a girare alcune paroline: l’ho già sentito dai … Pink Floyd? Contemplo le emozioni e la risultante è permeante malinconia, un presentimento che qualcosa di sconvolgente stia per succedere. La voce di Steve Hogarth interpreta le lente progressioni su più registri e altezze (non riesco ad apprezzare il suo utilizzo del falsetto), per un brano comunque molto sentito. L’intensità si allenta con la più ordinaria Living In Fear ma si riparte con i 19 minuti di The Leavers. Intro nella quiete con un seducente giro di tastiere che apre a melodie orecchiabili ed il parlato/cantato di H su base Pop-Wave, il pezzo (anch’esso in cinque parti) evolve piacevolmente, ben strutturato e arrangiato con le onnipresenti e sapienti tastiere che ne sottolineano costantemente la trama. La calma e profondamente melodica White Paper, quasi impalpabile, porta avanti l’umore generale dell’album con lenta pacatezza, elegantemente sostenuta prima dalle tastiere di Mark Kelly e poi dalle vocals di H che finalmente dipana le sue naturali capacità. La toccante e bellissima The New Kings nei suoi 17 minuti, composta di quattro parti, pare voglia farci riflettere sulla crisi socio-politica ed economica in atto e sull’ingiustizia creata dagli esseri umani. We are the new Kings / Here on the corporation’s top floor / If you cross us we’ll buy you and you can retire / Your children set up for life / Think about it… / Greed is good… […] We are the new kings / I’ll tell you a tale / We’re too big to fall / We’re too big to fail. Degno di cotanto nome il finale Progressivo ed elettrico (era ora!) con Trewavas, Mosley e Rothery uniti in un brano riuscito sotto ogni punto di vista.
Forse bisogna essere davvero alternative per apprezzarlo e il déjà vu si avverte, ma FEAR richiede ancora una volta di superare il passato e qualsiasi analisi asettica per (ri)trovare il piacere dell’ascolto e delle emozioni che sa destare.

TRACKLIST
1. El Dorado
2. Living In Fear
3. The Leavers
4. White Paper
5. The New Kings

LINE-UP
Steve Hogarth – Vocals
Steve Rothery – Guitars
Mark Kelly – Keyboards
Pete Trewavas – Bass
Ian Mosley – Drums

MARILLION – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=Xiwtl-ljUI0

Nifrost – Motvind

Motvind sarà una gradita sorpresa per gli amanti del genere, perciò su le spade e via di corsa tra la bruma innevata, la gloria vi attende.

Uscito cinque anni fa in versione demo e ristampato dalla Naturmacht Productions, Motvind è il primo full length dei Nifrost, gruppo norvegese che risulta fondato da più di dieci anni ma con all’attivo solo un demo uscito nel 2010.

Il quartetto scandinavo con questo lavoro non manca però di sorprendere in positivo e Motvind risulta un buon lavoro di black metal pagano in cui è forte l’ispirazione mitologica.
Di buon spessore compositivo, l’album richiama a più riprese le gesta epiche dei Bathory, la parte metallica del sound è pregna di ottime soluzioni melodiche, cavalcate estreme tra mid tempo ed accelerazioni di stampo black, mentre l’elemento folk del sound rimane in parte nascosto dal clima battagliero che anima le tracce.
Prodotto molto bene (virtù non così scontata nel genere), il sound viene valorizzato da un’ottima prestazione delle due asce, in perfetta sintonia tra ritmiche furenti e solos colmi di melodie epiche e per quasi un’ora veniamo catapultati in un’era di eroi e battaglie, scontri tra le foreste coperti dal manto bianco di neve che si sporca del sangue di guerrieri indomiti.
Un album che meritava senz’altro di essere rivalutato ed ascolto obbligato per i fans del genere, che sicuramente verranno soddisfatti dall’aura viking che brani come l’opener Byrdesong, il crescendo di tensione che anima Dei ville med vald e l’epica ed evocativa Marebakkjen.
Il metal classico fa capolino nell’ottima Under seks lange e l’album arriva a più di metà della sua durata senza riscontrare nessun colpo a vuoto.
La seconda parte continua la sua cavalcata verso il Valhalla, concludendosi con la title track , aperta da giri acustici di ispirazione folk ed un crescendo entusiasmante che porta all’epico finale, splendidamente supportato da cori che grondano epicità e orgoglio vichingo.
In conclusione, Motvind sarà una gradita sorpresa per gli amanti del genere, perciò su le spade e via di corsa tra la bruma innevata, la gloria vi attende.

TRACKLIST
1. Byrdesong
2. Ufred
3. Sitring
4. Dei ville med vald
5. Marebakkjen
6. Under seks lange
7. Ve
8. Vaart land
9. Ferdamann
10. Motvind

LINE-UP
Kjetil Andreas Nydal – Bass, Vocals
Jørn Ståle Norheim – Guitars
Eyvind Aardal – Vocals, Guitars
Henrik Nesse – Drums

NIFROST – Facebook

Chainerdog – Daemonical

Un lavoro di ricerca e di bravura musicale in ambito estremo.

Chainerdog è una one man band di black metal molto eterodosso ed interessante.

Si parte dalle basi e dai classici del genere per avventurarsi in un’escursione a trecentosessanta gradi nel mondo del metal estremo. In alcuni passaggi risuona lo spirito immortale di Quorthon, padre di un serio approccio sinfonico al genere. L’essere solo uno non diminuisce ma potenzia la forza della musica di Chainderdog, che riesce a creare una grande atmosfera, andando anche ad indagare l’inflazionato ramo atmosferical del black metal in una maniera intelligente. La ricerca musicale qui è palpabile, mentre si viene toccati da un vento freddo che spira dal nord, quell’idea mentale di nord che sta dentro di noi dall’antichità e che qui viene messa in musica. La produzione è uno dei modi in cui può essere reso il black metal, e qui si adatta alla perfezione all’obiettivo. Un altro grande pregio di questo disco è la varietà della visione musicale, poiché Chainerdog ci porta in varie terre del black metal, e in tutte suona con cognizione. Inoltre Daemonical parla di un geist che non c’è più, rovinato da una modernità che è davvero negativa in molte sue accezioni.
Un lavoro di ricerca e di bravura musicale in ambito estremo.

TRACKLIST
1.Dead
2.Demoniac
3.Hellbringer
4.Morbid
5.Submerged (instrumental)
6.Vile
7.Alchemist
8.Decay
9.Scais

CHAINERDOG – Facebook

Nazghor – Death’s Withered Chants

Il quartetto di Uppsala con il nuovo album imprime una sferzata notevole alla sua discografia

Uno dei gruppi di punta della label russa Satanath Records sono senza ombra di dubbio i blacksters svedesi Nazghor, orda satanica nata nel 2012 e già arrivata al quinto album sulla lunga distanza.

Quattro lavori in quattro anni di cui due nel 2014, tutti di buona qualità a cui si aggiunge questo devastante Death’s Withered Chants, ottimo esempio di true black metal scandinavo, chiaramente di ispirazione svedese, pregno di melodie chitarristiche, tanto odio religioso ed impatto fulminante.
Il quartetto di Uppsala con il nuovo album imprime una sferzata notevole alla sua discografia e Death’s Withered Chants a tratti entusiasma; un disco di genere certo, ma ben fatto, suonato e prodotto alla grande con bellissime atmosfere epico oscure, un’attitudine antireligiosa che sprizza da ogni nota, ben espressa dal vocalist Nekhrid, un demone dietro al microfono.
Il tempo di somatizzare l’intro e l’album parte sgommando con la devastante Requiem Black Mass: si nota subito l’enorme lavoro in consolle e l’ottimo affiatamento delle due asce in forma splendida (Armageddor e Angst) capaci di travolgere l’ascoltatore con un riffing violentissimo e solos che fanno delle melodie vincenti il loro punto di forza.
Violento e blasfemo, Death’s Withered Chants continua a regalare piccole perle nere, bufere di musica estrema che si abbattono sulla costa scandinava, mentre il cielo diventa un muro oscuro e tra i nuvoloni oscuri e tempestosi si disegna lo sguardo di Lucifero e la band continua il suo macello sonoro con la coppia d’assi Craft of the Nihilist / Road to Dead Meadows.
Pochi secondi di oscure note atmosferiche aprono alcuni brani, mentre l’attacco portato all’umanità si fa imponente con la stupenda Complete Unholyness, un mid temo epico squarciato da un assolo che gronda sangue e lacrime per ripartire in una cavalcata metallica da epica tregenda.
La title track posta alla fine risulta la colonna sonora della fine del mondo, o meglio quello che rimane dopo che i Nazghor sono passati, dieci minuti di atmosfere gelide, tragiche e drammatiche, una nuova dimensione dell’apocalisse, mentre l’ultimo cuore si spegne, la musica lascia spazio al suo battito che piano piano rallenta fino all’ultimo tragico colpo.
Influenze e paragoni sono tutti nella storia del genere, dunque se siete amanti di queste sonorità non potrete fare a meno di trovare pulsazioni sonore dei vari Dissection, Dark Funeral, Watain e compagnia satanica, espresse alla grande dai Nazghor in un album da avere assolutamente.

TRACKLIST
1. Hymnum Mortis
2. Requiem Black Mass
3. Under a Venomous Spell
4. Craft of the Nihilist
5. Road to Dead Meadows
6. Inheritance of the Cross
7. Aeternum Regno Diaboli
8. Complete Unholyness
9. Empire of Graves
10. Death’s Withered Chant

LINE-UP
NEKHRID – Vocals
ARMAGEDDOR – Guitars
ANGST – Guitars
CROWLECH – Bass
COSMARUL – Drums

NAZGHOR – Facebook

PAIN

I PAIN capitanati da Peter Tägtgren (Hypocrisy, Pain e Lindemann nuovo progetto con il cantante dei RAMMSTEIN)
pubblicheranno il nuovo studio album “COMING HOME” su Nuclear Blast/Warner
venerdì 9 Settembre e per l’occasione il frontman sarà al Mariposa Duomo di Milano per firmare autografi dalle ore 16.00
NON MANCATE!!!

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RAGNAROK

Norwegian black metallers RAGNAROK renew long-standing relationship with Agonia Records and announce European tour
Norway’s RAGNAROK have signed a new three album deal with Agonia Records, continuing the relationship that has so far seen the release of the Norwegian Black Metal veterans’ seventh and eighth full-length albums, “Malediction” in 2012 and “Psychopathology” in 2016 respectively, as well as the special edition retrospective “Chaos and Insanity Between 1994-2004”, which traces the first decade of the band’s history.

Founder and iconic drummer Jontho, had this to say about the decision to stick with the label:

“We looked at several other offers when our contract with Agonia expired, but one of the most important things for us was the kind of relationship we could have with a label. We know that with Agonia we can have open and honest discussions and exchanges of ideas, which always result in something productive for both parties. It’s not just about releases for them, it’s also about all the other things that go into making a band successful”.

Agonia Records commented:

“Ragnarok is in a class of its own for delivering more than two decades of truly intensive music. And that’s a heck of a time. One could say a band is burnt out after so many years of artistic expression, but this isn’t the case with Ragnarok. If anything’s burning, it’s their enthusiasm, that’s being well channelized with experience. We are happy to re-new the deal and we are thrilled and looking forward to working on the upcoming releases!”

Formed in 1994 RAGNAROK’s history spans well over two decades. As with any band that has lasted this long, there have been changes in the lineup along the way, not least of which was the decision by Jontho, one of the most recognisable and respected drummers on the Norwegian Black Metal scene, to expand his performing repertoire by laying down his drumsticks and taking over as vocalist. Aside from Jontho on vocals, the band’s lineup includes long-standing guitarist Bolverk (Images At Twilight), session bassist Viti (Images At Twilight, Hinsidig) and drummer Daniel Minge (Dauden).

Having appeared at various festivals over the summer, RAGNAROK is set to play at Mörkaste Småland in Sweden, before hitting the road headlining a series of dates in Europe in the autumn.

Upcoming shows:

24.09.2016 – SWE – Mörkaste Småland Festival, Hultsferd

“Psychopathology Tour Europe 2016”
Ragnarok + Cvinger + Mecalimb + guests
Dates:

16.10.2016 – GER – Bambi Galore, Hamburg
17.10.2016 – NL – Little Devil, Tillburg
18..10.2016 – GER – TBA
19.10.2016 – FR – Backstage to the Mill, Paris
20.10.2016 – CH – TBA
21.10.2016 – DE – Rockfabrik, Ludwigsburg
22.10.2016 – DE – Bowlers Bar & Lounge, Apolda
23.10.2016 – CZ – Barrak, Ostrava
24.10.2016 – CZ – Melodka, Brno
25.10.2016 – GER – Blackland, Berlin
26.10.2016 – GER – Roxy, Flensburg

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Colosso – Obnoxious

I Colosso non rappresentano il futuro del death più tecnico e sperimentale, ne sono già il presente …

I portoghesi Colosso, con un monicker simile, non potevano che dedicarsi ad un metal pesante oltre misura, e così è in effetti, anche se la strada percorsa per triturare i padiglioni auricolari degli ascoltatori è molto meno scontata di quella intrapresa da biechi mazzuolatori senza arte né parte.

La band di Oporto, guidata dal fondatore Max Tomé , ha intrapreso solo all’inizio di questo decennio il proprio percorso di progressivo annichilimento, e Obnoxious è la seconda prova su lunga distanza che ci mette di fronte ad una realtà di assoluto spessore.
Un death metal tecnico, che ogni tanti sconfina nel djent, ma in misura non stucchevole, con una pesante componente industrial che lascia spazio a passaggi più riflessivi, andando a formare una mistura accattivante ma soprattutto convincente per la fluidità con cui la materia viene manipolata.
Furra, sperimentazione ed un pizzico di melodia: ecco la miscela che rende vincente Obnoxious nei suoi quaranta minuti di intensità a tratti parossistica, segnati da una prestazione d’assieme impeccabile per esecuzione ed esaltata da una produzione adeguata.
I Colosso offrono una prestazione, appunto, “colossale”, e anche quando alcuni riferimenti si fanno un po’ più scoperti (gli imprescindibili Fear Factory nella magnifica A Noxious Reflection) il tutto viene reso in maniera talmente efficace da far passare qualsiasi altra considerazione in secondo piano.
Obnoxious è emblematico di quella che dovrebbe essere la via maestra da seguire per chi si cimenta con un metal estremo ma dalle sembianze più moderne: lontani dal tecnicismo fine a sé stesso di certo djent o dalla freddezza chirurgica dell’industrial di maniera, i ragazzi lusitani portano una violenta sferzata di aria fresca in un ambito che ultimamente ha proposto più di una prova asfittica, anche da parte di nomi già affermati.
I Colosso non rappresentano il futuro del death più tecnico e sperimentale, ne sono già il presente …

Tracklist:
1. In Memoriam
2. The Unrepentant
3. Of Hollow Judgements
4. As Resonance
5. Soaring Waters
6. Seven Space Collisions
7. To Purify
8. Sentience
9. A Noxious Reflection

Line-up:
Max Tomé – Guitars, Vocals
André Lourenço – Bass
Marcelo Aires – Drums
António Carvalho – Guitars
André Macedo – Vocals

COLOSSO – Facebook

Scarlet Anger – Freak Show

Freak Show è un album pregno di atmosfere dark, chiaramente sviluppate su un sound che è puro thrash metal.

Sono sincero, quando bussano all’uscio della mia casetta album del genere, il sottoscritto va in brodo di giuggiole; come non apprezzare un lavoro così ben fatto sotto tutti gli aspetti e dal sound altamente metallico, perfettamente inserito nel nuovo millennio, pur richiamando senza mezzi termini le proprie ispirazioni ed influenze.

Che Freak Show sia un lavoro su cui i lussembughesi Scarlet Anger abbiano puntato tanto si evince da una produzione perfetta, un booklet che accompagna il prodotto molto professionale e che richiama il mondo del fumetto fantasy/horror, ed un songwriting creato nello spazio di quattro anni dall’ultimo lavoro (Dark Reign, full length del 2012), un lasso di tempo medio lungo che ha dato modo al gruppo di curare il disco sotto ogni aspetto.
Prodotto ai Fascination Street Studios da Jens Bogren (Opeth, Kreator, Paradise Lost, Amon Amarth e molti altri) l’album risulta un buon esempio di thrash metal oscuro, che punta lo sguardo sulla scena statunitense della Freak Show è un album pregno di atmosfere dark, chiaramente sviluppate su un oscuro e puro thrash metal che punta lo sguardo sulla scena statunitense della Bay Area, senza tralasciare richiami al metal made in USA e all’heavy di ispirazione Iced Earth, maestri in questo tipo di sonorità e probabilmente la maggiore ispirazione del quintetto capitanato dal vocalist Joe Block.
Questo disco è un punto d’arrivo notevole per un gruppo che si muove nel circuito underground, con poche possibilità di andare oltre all’apprezzamento incondizionato degli appassionati, ma che con Freak Show dimostra tutta la sua bravura tecnica e compositiva.
L’ album è pregno di atmosfere dark, chiaramente sviluppate su un sound che è puro thrash metal, si respirano trame orrorifiche e melodie drammatiche, Block con la sua voce ruvida si impegna a dare al sound un tocco teatrale e tragico, cosa che avvicina la band, come detto, agli Iced Earth dell’era Barlow, mentre ritmiche e sfuriate metalliche sono classicamente Exodus/Testament di origine controllata.
Ottimo il lavoro ritmico ma, concedetemelo, l’arma in più, almeno su questo lavoro, sono le due sei corde (Jeff Buchette, Fred Molitor) a tratti davvero entusiasmanti nel grondare lacrime e sangue su un lotto di brani dove le nebbie notturne avvolgono lo spartito del gruppo lussemburghese.
Segnalarvi un brano piuttosto che un altro è superfluo, Freak Show bisogna spararselo in cuffia come se non ci fosse un domani, ma Attack Of The Insidious Invader, On The Road To Salvation e Deadly Red Riding Hood, valgono da sole il prezzo del biglietto, per lo spettacolo offerto dai Scarlet Anger.
Bellissimo album metal con gli attributi al posto giusto, ottime melodie e tanta voglia di far male, non perdetevi lo show, sarebbe un peccato.

TRACKLIST
1. Awakening Of The Elder God
2. Attack Of The Insidious Invader
3. The Haunted Place – House Of Lost Souls
4. Welcome To The Freak Show
5. The Abominable Master Gruesome
6. Through The Eyes Of The Sufferer
7. The Thing Without A Name
8. On The Road To Salvation
9. An Unbelievable Story Of A Stupid Boy
10. Deadly Red Riding Hood

LINE-UP
Vincent Niclou – Bass
Alain Flammang – Drums
Jeff Buchette – Guitars
Fred Molitor – Guitars
Joe Block – Vocals

SCARLET ANGER – Facebook

Second To Sun – The First Chapter

The First Chapter segue un’impetuosa narrazione, là dove il metal viene usato come codice da integrare con altri linguaggi come il folclore, per creare un punto d’incontro che serve da base per raccontare storie altrimenti dimenticate.

Il disco dei Second To Sun è una magnifica opera sonora, composta da diversi strati, molti livelli di lettura e stili ricchi e assai differenti tra loro.

The First Chapter segue un’impetuosa narrazione, là dove il metal viene usato come codice da integrare con altri linguaggi come il folclore, per creare un punto d’incontro che serve da base per raccontare storie altrimenti dimenticate.
Il tutto è strumentale e non potrebbe essere altrimenti, dato che ogni parola sarebbe estranea in questa cascata di note, vite e sogni spezzati. Lo stile è un metal super tecnico, con intarsi di djent e post metal, ma uno degli elementi più importanti è il folclore. Ogni canzone ha genesi e semantica diverse, ma tutte raccontano qualche accadimento, ed in più fanno sentire le musiche delle genti coinvolte. Red Snow narra degli avvenimenti accaduti al passo Dyatlov, dove vennero uccise nove persone, o dai locali o da qualcosa che sarebbe meglio non nominare nemmeno. In questa canzone i Second To Sun ci fanno sentire anche in fondo al pezzo dei loro rimaneggiamenti di pezzi tipici delle popolazioni di quei luoghi. E questo disco, grazie alla sua musica, tra Meshuggah e dintorni e un certo grado di distopia, regala grandi gioie, qui il metal diventa moderno narrando storie e visi antichi. La potenza e la tecnica dei Second To Sun fanno davvero la differenza, anche perché non sono usate affatto a caso, ma sempre con consapevolezza e sapienza. Quando poi il metal dei russi si fonde con il folk dei canti finlandesi riarrangiati, o con composizioni di popoli così lontani dalla nostra tecnocrazia, è qui che si raggiungono i momenti più alti del disco, che viaggia su di una qualità media davvero ragguardevole. La cosa migliore che si possa dire di questo disco è affermare la sua originalità, che continua la tradizione di dischi come Roots dei Sepultura, pur essendone molto diverso nell’essenza, parlando di popoli antichi e facendolo con un metal moderno e propositivo, molto differente rispetto al folk metal. Potrebbe sembrare un disco ostico ma non lo è, perché imponenti impalcature musicali nascondono al loro interno melodie importanti che vengono palesate in tutta la loro potentissima bellezza.
Un disco che riempe e che fa vedere dove dovremmo volgere il nostro sguardo, sia davanti che dietro di noi.
Potenza, tecnica e grandiosità.

TRACKLIST
1.Spirit Of Kusoto
2.Red Snow
3.Me Or Him
4.Land Of The Fearless Birds
5.The Blood Libel
6.Narčat
7.Virgo Mitt
8.Chokk Kapper (Bonus Track)
9.Narčat (Demo Version, Bonus Track)

LINE-UP
Vladimir Lehtinen
Theodor Borovski
Aleh Zielankievič

SECOND TO SUN – Facebook

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