Blood Rites – Demo 1

Il black metal dei Blood Rites si rivela una morbosa, blasfema ed efficace cascata di suoni, prodotta in maniera adeguata alla bisogna ed in grado di assolvere al compito di colpire mortalmente in maniera concisa ma definitiva

Sputato fuori da chissà quale antro infernale, ecco arrivare a noi questo demo dei cileni Blood Rites, sotto l’egida della sempre attiva label portoghese Caverna Abismal.

Ovviamente il tutto rigorosamente in cassetta, in ossequio al gradito ritorno di un formato che ben si addice a sonorità crude e che, a loro modo, rifuggono la modernità: il black metal dei Blood Rites si rivela una morbosa, blasfema ed efficace cascata di suoni, prodotta in maniera adeguata alla bisogna ed in grado di assolvere al compito che la band si è proposta, quello di colpire mortalmente in maniera concisa ma definitiva, per poi tornare a rintanarsi nel sottosuolo nel quale gli interpreti più genuini del genere prosperano e si riproducono.
Dichiaratamente ispirati al sound ellenico dei primi vagiti di band seminali come Varathron, Rotting Christ e Necromantia, i tre sudamericani dimostrano di sapere il fatto loro, infiorettando ognuno dei brani con intro minacciose quanto funzionali alla causa; perché sembra facile a parole ricalcare gli stilemi di un black diretto e lineare, ma non lo è affatto all’atto pratico riuscire a renderlo in maniera così credibile. Onore ai Blood Rites, sperando di ritrovarli prossimamente alle prese con un uscita dal minutaggio più corposo.

Tracklist:
1.Holy Hate
2.Mask of Damnation
3.Dark Majestics

Line up:
Mal’EK – Guitars, Vocals
RH – Drums, Keyboards
NW – Bass

Horrorgraphy – Season of Grief

Season of Grief  alla fine si lascia ascoltare ma, quasi ad avallare l’impietosità del confronto, la band greca piazza alla fine la cover di The Rise of Sodom and Gomorrah che definisce con chiarezza la distanza siderale che spesso intercorre tra i maestri di un genere ed i loro volenterosi epigoni.

La recente uscita dei Therion, viste le sue dimensioni inusuali, dovrebbe aver placato per un po’ la sete di symphonic gothic metal degli appassionati.

Diviene così ancora più difficile per le band minori trovare nuovi spazi in un settore che di suo è già sufficientemente inflazionato, figuriamoci poi se uno dei nomi di punta se ne esce con tre ore di musica inedita.
Ci provano ugualmente i greci Horrorgraphy a ritagliarsi uno spazio, con questo lavoro d’esordio che non nasconde in alcun modo la devozione nei confronti dell’opera di Christofer Johnsson.
Il tutto avviene, ovviamente, senza che a disposizione ci siano né i mezzi né il talento per avvicinare quei livelli, ma nonostante ciò il risultato finale non è affatto deprecabile.
Dimon’s Nigh, già incrociato con altri suoi progetti come Humanity Zero e Inhibitions, si occupa di tutta la parte musicale e si avvale di tre voci, quella femminile di Marialena Trikoglou e quelle maschili di Pain e Seek.
La configurazione, sia detto con il massimo rispetto, sembra quella di una sorta di Therion dei poveri e quello che ne deriva non può che essere inevitabilmente un discreto surrogato e nulla più.
A livello compositivo Season of Grief mostra buone intuizioni, mentre la perfezione sonora ed esecutiva delle opere johnssoniane è piuttosto lontana; meglio quindi allorché gli Horrorgraphy spingono in po’ più sull’acceleratore, dato che nelle parti più evocative e rarefatte certe carenze (voce femminile e chitarra solista in particolare) tendono ad emergere più nettamente.
Season of Grief  alla fine si lascia ascoltare ma, quasi ad avallare l’impietosità del confronto, la band greca piazza alla fine la cover di The Rise of Sodom and Gomorrah che definisce con chiarezza la distanza siderale che spesso intercorre tra i maestri di un genere ed i loro volenterosi epigoni.

Tracklist:
1. In a Dark Time
2. Ghosts
3. Hauted
4. The March of the Dead
5. Hounds of Hell
6. Her Violin Sings at Night
7. Join Me in Suicide
8. Season of Grief
9. The Rise of Sodom and Gomorrah (Therion cover)

Line up:
Dimon’s Night – All instruments, Songwriting
Pain – Vocals
Seek – Vocals
Marialena Trikoglou – Vocals (soprano)

Coroner – R.I.P.

R.I.P. è il primo dei full length ristampati dalla Century Media utili a ricordare chi fossero i Coroner, una band di fondamentale importanza nello sviluppo di un certo tipo di trash metal tanto d’impatto quanto tecnico ed innovativo.

La Century Media ha rimesso meritoriamente in circolazione i primi tre dei cinque full length pubblicati dai Coroner, una band che non dovrebbe avere bisogno di presentazioni, vista la sua importanza nello sviluppo di un certo tipo di trash metal tanto d’impatto quanto tecnico ed innovativo.

Presupponendo che queste righe vengano lette da qualcuno che non abbia mai sentito parlare del gruppo svizzero, si può tranquillamente affermare che con R.I.P., album d’esordio uscito nel 1987, veniva decisamente alzata l’asticella qualitativa in un genere che, poco più a nord, era da qualche anno letteralmente esploso sotto i colpi inferti dalla triade formata da Kreator, Sodom e Destruction.
Ciò che sorprende in un lavoro come R.I.P. è il suo non essere a rischio di obsolescenza: infatti, nonostante una produzione che per forza di cose trent’anni fa non poteva essere paragonabile a quelle odierne, questi tre magnifici musicisti dimostravano una creatività ed una padronanza strumentale non comune, che brani come Suicide Commando e Coma esibivano in maniera eloquente.
Dopo lo scioglimento avvenuto nei primi anni novanta, successivamente al’uscita di Grin, il solo vocalist e bassista Ron Royce non è più stato coinvolto con altre band all’interno della scena, mentre Marquis Marky è stato impegnato con gli Apollyon Sun di Tom G.Warrior e Tommy T.Baron ha svolto un ruolo da protagonista nei due album più sperimentali (non a caso) dei Kreator, Outcast ed Endorama.
Oggi la band risulta in teoria ancora attiva, ma dopo il tour effettuato all’inizio del decennio e l’annuncio di un possibile nuovo disco qualche anno fa, di fatto non si hanno più notizie che confermino questa possibilità: sperare non costa nulla, perché personaggi di questa levatura potrebbero avere ancora moltissimo da dire.

Tracklist:
1. Intro
2. Reborn Through Hate
3. When Angels Die
4. Intro (Nosferatu)
5. Nosferatu
6. Suicide Command
7. Spiral Dream
8. R.I.P.
9. Coma
10. Fried Alive
11. Intro (Totentanz)
12. Totentanz
13. Outro

Line-up:
Tommy T. Baron – Guitars, Vocals (backing)
Marquis Marky – Vocals (backing), Drums
Ron Royce – Vocals, Bass

CORONER – Facebook

Basement Critters – Hurt Me With The Truth

Un gruppo thrash metal che non ha paura di mostrare il lato più moderno del proprio sound e ne fa un’arma per conquistare, un sound che si avvicina alle cose già scritte da Devin Townsend, suonato da una band che ci mette tanto del suo per apparire personale, riuscendoci perfettamente.

Il quartetto belga dei Basement Critters è una delle ultime scoperte in casa Wormholedeath.

La band è attiva dal 2015, anno d’uscita del primo ep, e di questi tempi, dopo la firma sul contratto per la distribuzione con l’importante label nostrana, torna con un nuovo mini cd composto da cinque brani di thrash metal moderno, d’impatto e dall’anima crossover.
Hurt Me With The Truth ci presenta una band ispirata ed a suo modo originale, assolutamente metal nell’impatto ma aperta a soluzioni diverse che creano un sound alternativo al solito thrash veloce e devastante ma che alla lunga fatica a lasciare qualcosa di duraturo nell’ascoltatore, a meno che non sia suonato da una top band.
I Basement Critters invece prendono la materia e la plasmano a loro piacimento unendo, come in Brain Bleach o Storm, il metal di stampo thrash con soluzioni hardcore e moderne reminiscenze nu/crossover, a tratti estremizzando il sound oppure lasciandolo dondolare sopra i generi.
Ottimo ed originale l’uso della voce, assolutamente fuori dal contesto metallico e più orientata verso il rock, prima di urlare rabbia attraverso il growl, arma estrema del gruppo belga.
Un gruppo thrash metal che non ha paura di mostrare il lato più moderno del proprio sound e ne fa un’arma per conquistare, un sound che si avvicina alle cose già scritte da Devin Townsend, suonato da una band che ci mette tanto del suo per apparire personale, riuscendoci perfettamente.
Nel frattempo pare che i Basement Critters che siano al lavoro con Carlo Bellotti e Jonathan Mazzeo sui brani che andranno a comporre il primo lavoro sulla lunga distanza, state in campana.

Tracklist
1.Brain Bleach
2.Storm
3.Nature Strikes Back
4.Book
5.39:16

Line-up
Glenn Labie – Guitars
Sven Caes – Guitars
Frederik Vanwymelbeke – Drums
Thomas Marijsse – Vocals
Frederik Declerq – Bass

BASEMENT CRITTERS – Facebook

Pacino – Fallen America

Album che ha l’unico difetto di durare solo mezz’ora, Fallen America risulta un sorprendente sunto di una buona fetta di rock suonato negli ultimi decenni, moderno e personale, assolutamente letale come un sicario tra i tavoli di un bar.

Atmosfere noir, scene del crimine che si disegnano nella nostra mente risvegliando immagini di pellicole storiche come Il Padrino o C’era una Volta In America, portate però dalla musica in un contesto più moderno alla C.S.I.

Fallen America è un album originale, alternativo ma dallo spirito rock’n’roll, essenziale ma nello stesso tempo pieno come una colonna sonora, riassunto in musica di una storia portata sullo schermo ma nuda di emozioni se non accompagnata dalle giuste note.
I Pacino sono un gruppo nostrano, in arrivo dalla laguna veneziana, e arrivati agli studi di Atomic Stuff dove Oscar Burato ha mixato e masterizzato Fallen America, album composto da otto brani di alternative rock personale ed alquanto originale, una sorpresa fin dalla title track che fa da opener a questo viaggio musicale, tra suoni distanti tra loro solo all’apparenza ma perfettamente assemblati in un unico sound.
Synth-Bass al posto del basso classico, suoni moderni e liquidi, tastiere classiche, chitarre metal e voce interpretativa e a tratti filtrata, compongono questo quadro musicale che ci presenta l’immagine di un massacro, una resa dei conti drammatica e tragica.
Anni novanta, la scena rock mondiale, il grunge da una parte ed i suoni alternativi dall’altra, così che ci si ritrova tra un album hard rock dei Soundgarden, micidiali schegge elettroniche suonate dai Nine Inch Nails e la musica totale dei grandi Faith No More , tutte espressioni musicali plasmate a piacimento dai Pacino per creare un sound difficile da trovare in giro di questi tempi.
E’ splendida Lately, brano noir con la linea di synth che entra prepotente nel petto come la pallottola di una Beretta sparata a bruciapelo, mentre Desert Trip è un blues moderno, Out The Cage risulta un brano 100% NIN e il vocalist Mattia Briggi si trasforma in Mike Patton nel capolavoro Iknusa.
Album che ha l’unico difetto di durare solo mezz’ora, Fallen America risulta un sorprendente sunto di una buona fetta di rock suonato negli ultimi decenni, moderno e personale, assolutamente letale come un sicario tra i tavoli di un bar.

Tracklist
01. Fallen America
02. Lately
03. Lifestyle
04. Desert Trip
05. Out Of The Cage
06. Iknusa
07. The Misanthrope
08. Under My Feet

Line-up
Mattia Briggi – Vocals
Francesco Bozzato – Guitars
Bruno Zocca – Keyboards&synths
Douglas D’Este – Drums

PACINO – FAcebook

Six Circles – New Belief

Lo stile musicale dei Six Circles è unico, riceve ispirazione da molti generi, dalla psichedelia al blues, dal rock anni sessanta più lascivo a musica adatta per riti fra strani tappeti.

Duo d’eccezione, composto da Sara Montenerro dei grandissimi Messa e anche nei Restos Humanos, e Giorgio Trombino, uno che fa ottima musica negli Haemophagus, Assumption, Elevators to the Grateful Sky e Furious Georgie.

Insieme hanno messo su i Six Circles per produrre questo New Belief, che è uno splendido viaggio lisergico per diversi mondi mentali grazie ad un suono vintage ma rielaborato molto bene. Lo stile musicale dei Six Circles è unico, riceve ispirazione da molti generi, dalla psichedelia al blues, dal rock anni sessanta più lascivo a musica adatta per riti fra strani tappeti. Sara possiede un modo di cantare che proietta direttamente la nostra mente in un posto molto lontano, dove si sta certamente meglio che nella nostra attuale sistemazione. New Belief sembra un manifesto di una religione sorta nella California degli anni sessanta, dove si predica una spiritualità legata alla carnalità, una consapevolezza che la vita è sogno e bisogna viverla così. L’incedere del disco svela molte sorprese, ma è soprattutto la coscienza alterata che provoca la peculiarità maggiore del disco. Là dove molti imitano, Sara e Giorgio ti prendono dolcemente per mano, con un talento mai in discussione, riuscendo a fare un disco che piacerà a molti. Non manca una parte importante di acid folk che rende il tutto ancora più bello. L’album è stato registrato fra Padova e Palermo in tre mesi, per un risultato davvero buono.

Tracklist
1.New Belief Begins
2.Blue Is The Colour
3.Come, Reap
4.Time Of Erosion
5.The Prism
6.Sins You Hide
7.Late To Awake
8.Take Me To Your Desert
9.Lavender Wells

Line-up
Sara Montenegro – voce e tamburello
Giorgio Trombino – chitarre acustiche ed elettriche, basso, batteria, piano, harmonium, synth, armonica, percussioni

SIX CIRCLES – Facebook

HOGS – Milano 3 giugno

Gli HOGS saranno in trasferta a MILANO domenica 3 GIUGNO, per presentare il loro album “Fingerprints”, uscito l’11 maggio per Red Cat Records/7Hard, all’interno dell’ evento “Gym Live Jam – La Palestra Della Musica”

https://www.facebook.com/events/1800625503340329/

Palestra Visconti, via Bellezza 16/A Milano
Dalle ore 17.00 alle ore 19.00

Presentazione nuovo album degli HOGS, “Fingerprints” con conferenza stampa e concerto a seguire.
Lo storico gruppo fiorentino percorrerà più di 200 km per venirci a trovare a Gym Live Jam e improvvisare con noi.
Non vediamo l’ora di sentire il loro nuovo disco live!

Homepage: www.hogsband.com/

Facebook: www.facebook.com/hogsband

Youtube: www.youtube.com/channel/UCXla5VyvN7zkAjuuoudFYjg

www.redcatpromotion.com

Various Artists – New Nu Metal, Vol. 1

Se ancora nel vostro mp3 circolano quei due o tre nomi che guidarono l’invasione nu metal sul finire del secolo scorso, questa raccolta di band sconosciute ma meritevoli d’attenzione è assolutamente consigliata.

Uno dei generi più discussi, amati e odiati degli ultimi vent’anni ha ormai lasciato le classifiche e le prime pagine delle riviste di settore, scaraventato ai margini del mercato dalle spallate inferte dai suoni core e dall’alternative metal .

Ovviamente si parla del nu metal che, dopo il successo mondiale a cavallo del nuovo millennio e dopo aver arricchito un buon numero band ed addetti ai lavori, di questi tempi si deve accontentare d’essere ricordato da quegli appassionati che continuano a prediligere le sonorità crossover, tanto care a Korn, P.O.D, Deftones, Disturbed e Limp Bizkit (tanto per nominarne alcune).
Noah “Shark” Robertson, oltre ad essere il batterista di Motograter e The Browning, è pure fondatore della Zombie Shark Records (label specializzata nel genere), ed ha contribuito in maniera importante al libro Nu Metal: Resurgence, scritto da Matt Karpe.
New Nu Metal Vol.1 è una compilation, curata da Robertson e dalla sua label, che offre una piccola panoramica sulle realtà nu metal che si muovono nell’underground odierno, radunando band da ogni parte del mondo, alcune della quali trattate qualche tempo fa come i floridiani NoSelf ed i texani Addiction.
Undici brani per undici gruppi di classico nu metal di fine secolo scorso, quindi sonorità metal e rap che si incontrano tra reminiscenze industrial, qualcuna più estrema, altre molto più melodiche ed un tempo cool.
Ne esce una panoramica ovviamente limitata per ora a queste realtà, che comunque fornisce un assaggio della salute di cui gode il genere, anche fuori dal music biz con almeno un altro paio di band di notevole caratura,  oltre alle due citate, come i Keychain dal Canada, che aprono l’album con l’irresistibile funky new metal di Prime Time, e gli Amerakin Overdose, provenienti dall’Oregon e che con Cyber Superstar danno vita ad un mix di Marilyn Manson, P.O.D e Limp Bizkit.
In mezzo tanti  buoni gruppi che mantengono in vita lo spirito crossover degli anni che furono, magari fuori tempo massimo, ma di qualità maggiore di molti gruppi che all’epoca cavalcarono l’onda e si persero alla prima caduta dal surf, nel mare del crudele mercato discografico.
Se ancora nel vostro mp3 circolano quei due o tre nomi che guidarono l’invasione nu metal sul finire del secolo scorso, questa raccolta di band sconosciute ma meritevoli d’attenzione è assolutamente consigliata.

Tracklist
Keychain – “Prime Time” (Canada)
Frontstreet – “Bad Habit” (Netherlands)
Come to Dolly – “Prevent the Cure” (New Zealand)
NoSelf – “Outatime” (Florida)
Dirty Machine – “Discord” (California)
Amerakin Overdose – “Cyber Superstar” (Oregon)
Lethal Injektion – “Blinding Light” (Arizona)
HotBox -“Rap Guillotine” (Israel)
Natas Lived – “Good Dope” (Utah)
Add1ction – “Crashing Down” (Texas)
10/31 – “The Wrath” (Michigan)

ZOMBIE SHARK RECORDS – Facebook

AVELION

Il video del singolo “Echoes And Fragments”.

Il video del singolo “Echoes And Fragments”.

Gli AVELION pubblicano un nuovo video, si tratta del singolo “Echoes And Fragments” Remix by The Algorithm.

Il singolo sarà disponibile anche su Spotify e iTunes

Chronosfear – Chronosfear

Un power metal spontaneo, con un tocco moderno di prog che riesce a non sconfinare nel virtuosismo.

I Chronosfear si presentano al mondo con un album omonimo, un biglietto da visita per chi ancora non avesse capito con chi si ha a che fare.

Sì, perché ci sono dei pezzi da 90 dello scenario metal del nord Italia. La band, composta da 5 elementi, è nata nel 2003 con un altro nome e con l’intenzione di proporre cover rivisitate. Solo tra il 2015 e il 2016 completa la formazione con gli attuali elementi e sforna questo condensato di power metal con l’aggiunta di una sana nota di prog firmato Underground Symphony Records (che ha lavorato con gente del calibro di Labyrinth e Fabio Lione)
La formazione con una sola chitarra è del tutto uguale a quella dei Sonata Arctica, eccezion fatta per la virtuosa keytar di Klingenberg che però, di fatto, è uno dei pregi di questo album. Il virtuosismo dei singoli è infatti sempre controllato, malgrado il genere sia presti molto e ci abbia sempre abituato agli assoli di 5 minuti con tanto di botta e risposta continui tra chitarre e tastiere,-ma  i Chronosfear riescono a non eccedere mai, anche quando potrebbero.
Il disco ci fa saltare da momenti molto carichi dell’energia tipica del power a momenti lenti ed emozionanti con una disinvoltura tale che l’ascoltatore non se ne stanca mai. Tutto questo ovviamente, si ripercuote anche sui testi. I temi ci fanno viaggiare da battaglie per l’equilibrio dell’universo a tematiche più gotiche legate alla vita ed il suo significato, fino a quello attualissimo della guerra contemporanea. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.
Se siete amanti del power metal non potrete che apprezzare questo lavoro d’esordio dei Chronosfear, che li posiziona certamente in cima alla lista dei dischi in uscita tra i gruppi emergenti. L’auspicio è che possa essere il primo di una lunga serie. L’inizio è dei migliori, ma presto vorremo conoscerne il seguito.

Tracklist
01. Clockworks
02. The gates of Chronos
03. Symphonies of the dreams untold
04. The last dying ember
05. Of dust and flowers
06. Faces
07. Innocent and lost
08. The ascent
09. Time of your life
10. Revelations
11. Homeland

Line-up
Filippo Tezza – Vocals
Eddie Thespot – Guitars
Davide Baldelli – Keyboards
Xavier Rota – Bass
Michele Olmi – Drums

CHRONOSFEAR – Facebook

Aeren – Breakthru

Un debutto che si rivela una partenza ideale gli Aeren, bravi nell’abbinare grinta ed eleganza in un alternative rock piacevole ed accattivante.

La scena alternative tricolore continua a sfornare ottime realtà che, ognuna a modo proprio, arricchiscono il mondo della musica rock con lavori di buon livello, magari non troppo originali ma sicuramente ben confezionati e dal taglio internazionale.

Da nord a sud le band che presentano debutti interessanti non mancano ed ogni mese presentare ai lettori una manciata di nuovi lavori made in Italy è diventata una piacevole abitudine.
Gli Aeren, per esempio, sono un quartetto pugliese fondato da Simone D’Andria (chitarra) e Simone Solidoro (basso, tastiere, pianoforte) nel 2014, raggiunti da Silvia Galetta (voce) e Cosimo De Marco (batteria) a completare la formazione.
Il loro ep omonimo è targato 2015 e ha fornito la possibilità di iniziare l’avventura nel mondo del rock tra concerti e video promozionali, in attesa di dare alle stampe Breakthru, primo lavoro sulla lunga distanza rilasciato da Sliptrick Records, affidando il mastering a Giovanni Versari, vincitore del Grammy Award per Drones, l’ultimo album dei Muse.
Breakthru soddisfa le aspettative degli amanti del rock alternativo moderno: il quartetto si affida alla voce dall’ottimo appeal della suadente e graffiante Silvia Galetta ed alla chitarra di Simone D’Andria, il quale non rinuncia alla potenza quando il sound si avvicina all’alternative metal, accompagnati da una sezione ritmica ben presente e tastiere che concedono buoni spunti elettronici.
Il bersaglio viene centrato con i due singoli, Breath Of Air e Wrong Reactions, ma è tutto l’album che convince e strappa un giudizio più che buono, grazie ad un songwriting studiato alla perfezione ed una raccolta di canzoni che miscela piacevolmente Muse e Lacuna Coil con suoni che alternano ispirazioni new wave e post grunge.

Tracklist
1.Time Flux
2.Wrong Reactions
3.Preachers
4.Shooting Stars
5.[Prelude]
6.Breath of Air
7.Our Flaws
8.Lightheartedness
9.Don’t Fall Apart
10.In the Wall
11.No Way for Crying
12.Bad Weakness
13.Breath of Air (full version) (bonus track) –

Line-up
Silvia Galetta – Vocals
Simone D’Andria – Guitars
Simone Solidoro – Bass, Keyboards
Cosimo De Marco – Drums

AEREN – Facebook

Chrch – Light Will Consume Us All

Tre brani immersi in un suono doom e sludge personale e condotto su un interplay chitarristico di alto livello sempre ispirato e carico di tensione.

Liquide e visionarie note ci introducono al secondo full length dei californiani Chrch, quintetto che, dopo un ottimo Unanswered Hymns del 2015, approda alla Neurot Recordings proponendoci tre brani immersi in un suono doom e sludge personale e condotto su un interplay chitarristico di alto livello sempre ispirato e carico di tensione.

Gli abbondanti venti minuti di Infinite Return si spandono placidi, reiterati nei primi cinque minuti con le due chitarre che costruiscono senza fretta l’atmosfera per poi esplodere in furia devastatrice, accompagnate dall’inquietante growl di Eva Rose che strazia le viscere; il lungo intermezzo di quiete che interrompe la furia coinvolge con la sua spiritualità e la sua aura nostalgica, mentre le chitarre tessono trame delicate e le sussurrate vocals di Eva massaggiano dolcemente i nostri padiglioni auricolari suggerendo lunghi viaggi verso una luce trascendente che si suggella in un finale profondo, dove la chitarra solista si erge a protagonista assoluta con un assolo armonioso e disperato. Un brano di altissimo livello che potrebbe marchiare a fuoco la carriera della band che non lesina idee e personalità anche nei due restanti brani: i quindici minuti di Portals hanno un approccio più diretto nel loro lento andamento doom, lacerati sempre dalle litaniche vocals di Eva che si dimostra interprete versatile e capace di variare tonalità ed espressività. Ritmi marziali e ipnotici sono la struttura portante e aromi black ammorbano l’atmosfera spalancando “portali” dove le chitarre esplorano abissi acidi e visionari, mentre vocals inquietanti cercano di riportare un po’ di “light”. La capacità dei musicisti di creare suoni e atmosfera è veramente rimarchevole: nonostante siano attivi solo dal 2015 i Chrch appaiono già molto maturi e consapevoli della loro ispirazione. La tensione rimane sempre alta e i brani, per quanto lunghi, sono profondi e vari nel loro progressivo sviluppo, pur all’interno di un genere come il doom e lo sludge dai canoni ben definiti. Il terzo brano Aether, con il suo andamento solenne ed epico, suggella un gran bel disco offerto da parte di artisti ispirati.

Tracklist
1. Infinite Return
2. Portals
3. Aether

Line-up
Ben Cathcart – Bass
Chris Lemos – Guitars, Vocals (backing)
Eva Rose – Vocals (lead)
Adam Jennings – Drums
Karl – Cordtz Guitars

CHRCH – Facebook

The Damned – Evil Spirits

Evil Spirits è comunque una buona prova per un gruppo che difficilmente sbaglia disco, anche se i vecchi Damned erano tutt’altra cosa.

Nuovo capitolo di una delle carriere più lunghe e tenaci della storia del punk rock.

Secondo molti i The Damned furono i primi a pubblicare un singolo ed un disco punk rock nonché i primi ad andare in tour negli States. Come si può facilmente intuire la questione è più complicata, ma questa non è la sede adatta per dirimerla. I The Damned sono stati invece sicuramente il primo gruppo punk rock ad introdurre forti elementi gothic nella loro opera. Evil Spirits è la loro prima apparizione su disco dal 2008, quando pubblicarono So, Who’ S Paranoid, e ha visto la luce grazie alla raccolta fondi dei fans: si tratta di un lavoro pop gothic, molto inglese nella sua essenza, ovvero con melodie e atmosfere quasi alla Smiths e con il cantato di Vanian che è, come sempre, una delle cose migliori dei Damned. Il confronto con i dischi passati è impossibile da fare, perché i Damned prima erano un’altra cosa, e comunque anche questo disco è qualitativamente buono. Un po’ come per l’ultimo disco dei The Adicts, i suoni fin troppo curati e i volumi contenuti non riescono a rendere quella magia degli anni passati, anche se l’intelaiatura è presente. Il disco è scorrevole, l’organo di Monty Oxymoron fa un grandissimo lavoro, anzi è forse l’attore protagonista, però si sente che i The Damned portano a casa il risultato perché sono un gruppo che ha molto talento e mestiere, che contrappongono alla mancanza di idee. E allora si buttano sulla melodia, che certamente non è mai mancata, e grazie a questa si salvano. Ci sono canzoni migliori delle altre, e forse se la durata media delle stesse fosse minore il discorso sarebbe più compatto. Evil Spirits è comunque una buona prova, per un gruppo che difficilmente sbaglia disco, anche se, come detto,  i vecchi Damned erano tutt’altra cosa.

Tracklist
01. Standing On The Edge Of Tomorrow
02. Devil In Disguise
03. We’re So Nice
04. Look Left
05. Evil Spirits
06. Shadow Evocation
07. Sonar Deceit
08. Procrastination
09. Daily Liar
10. I Don’t Care

Line-up
David Vanian – Vocals
Captain Sensible – Guitar
Monty Oxy Moron – Keyboard
Pinch – Drums
Paul Gray – Bass

THE DAMNED – Facerbook

Metalwings – For All Beyond

Un’ora di splendida musica symphonic metal tra atmosfere folk, sfumature gotiche e potenza power metal.

Un album come For All Beyond ci presenta una band dalle potenzialità enormi, nel campo del metal sinfonico una delle sorprese di questa prima metà dell’anno.

Il gruppo proveniente da Sofia, capitale della Bulgaria, paese non proprio al centro del mappamondo metallico e capitanato dalla cantante, tastierista e songwriter Stela Atanasova, dopo il mini cd Fallen Angel in the Hell, uscito nel 2016, trova la chiave per aprire lo scrigno dove il custode delle sinfonie tiene celato il segreto per suonare il genere e crea questa opera fuori dal tempo.
Un’ora di splendida musica symphonic metal tra atmosfere folk, sfumature gotiche e potenza power metal: il debutto sulla lunga distanza dei Metalwings procurerà non pochi brividi sulla pelle dei fans di queste sonorità, che vengono  nobilitate da un album che profuma di colline e foreste dell’est, di villaggi d’argilla sorti sulle rive di ruscelli incantati o castelli dimenticati dal tempo.
In questo contesto la band bulgara alterna le varie atmosfere con grande sagacia e For All Beyond ne trova giovamento acquistando appeal ad ogni passaggio.
L’attenzione è tutta per la cantante, davvero brava nel saper dosare toni operistici ed altri più personali, sempre sottolineati da una raffinata ed elegante interpretazione, mentre gli strumenti prettamente metal creano cavalcate power e passaggi folk, sinfonie gotiche e tempeste heavy.
Lo strumentale End Of The War ci introduce all’ascolto dell’album, lungo brano che crea la giusta atmosfera lasciata esplodere con Secret Town, comandata da chitarre elettriche e viola.
Un brano power sinfonico lineare, perfetto per un singolo, mentre già dalla notevole Immortal Metal Wings la musica disegna quadri di un tempo passato che non smetteranno di colorarsi fino alla fine dell’album.
When We Pray, la title track, le bombastiche Realm Of Dreams ed il singolo Fallen Angel In The Hell (brano che dava il titolo al precedente ep) ci accompagnano alla scoperta del mondo antico dei Metalwings, per un’ora l’unico paesaggio che risplende davanti ai nostri occhi.

Tracklist
1.End of the War
2.Secret Town
3.Immortal Metal Wings
4.When We Pray
5.A Wish
6.There’s No Time
7.For All Beyond
8.Realm of Dreams
9.Tujni Serza
10.For All Beyond (Orchestral Version)
11.Fallen Angel in the Hell
12.Fallen Angel in the Hell (Instrumental Version)

Line-up
Stela Atanasova – Lead Vocals, Electric Viola, Keys
Grigor Kostadinov – Guitars
Krastyo Jordanov – Guitars, Irish Flute, Backing vocals
Milen Mavrov – Bass
Angel Kitanov – Keyboards
Blackie – Drums

METALWINGS – Facebook

Omination – Followers of the Apocalypse

Se può apparire inconsueta una proposta del genere proveniente dalla Tunisia, non lo è affatto dal punto di vista dell’ortodossia stilistica che mostra, quale unica possibile devianza, una propensione verso ritmiche di matrice black disseminate all’interno di un’opera di un’ora e mezza di durata.

Omination è un progetto solista di matrice funeral death doom che esibisce quale sua indubbia particolarità il fatto d’essere opera di un musicista tunisino, Fedor Kovalevsky.

Se può apparire inconsueta una proposta del genere proveniente da un paese magrebino, non lo è affatto dal punto di vista dell’ortodossia stilistica che mostra, quale unica possibile devianza, una propensione verso ritmiche di matrice black disseminate all’interno di un’opera di un’ora e mezza di durata.
Fedor si era già fatto vivo quest’anno con il demo …Whose Name Is Worthlessness, contenente l’omonima lunghissima traccia che ritroviamo anche in questo primo full length intitolato Followers of the Apocalypse.
Ed è, appunto, l’Apocalisse ad essere il tema dominante di un lavoro sul quale aleggia una religiosità inusuale per questo tipo di sound, così come non lo è invece una visione purificatrice che, personalmente, mi sgomenta più che consolarmi, ma in fondo questo è il frutto dell’insanabile dicotomia tra chi crede in qualcosa e chi no.
L’approccio del musicista tunisino alla materia è comunque dei migliori, grazie ad un’aura minacciosa che aleggia costantemente sul tutto e che, se risente inevitabilmente d’una cospicua durata impedendo una fruizione agevole, d’altra parte esibisce più di un momento di spaventosa intensità, che ha a mio avviso il suo apice in una traccia dal crescendo drammatico come Crossing the Frozen Wasteland, anche se la stessa …Whose Name Is Worthlessness non scherza in tal senso, con il suo magnifico finale in odore di Skepticism.
Il funeral degli Omination non offre moltissimo spazio alla melodia ma, allo stesso, tempo risulta avvolgente ed emotivamente di grande impatto: in tal senso fa parzialmente eccezione la splendida traccia iniziale The Temple of the End of Time, che rende piuttosto manifesto quali siano le nobili fonti di ispirazione per Fedor, che mette nel mirino Esoteric e Mournful Congregation senza approdare neppure troppo lontano da tali obiettivi.
Followers of the Apocalypse sorprende piacevolmente, allargando ancor più la geografia di un genere come il funeral doom che continua a regalare emozioni a chi riesce a guardare al di sopra dello spesso drappo nero che avvolge un’umanità alla sbando.

Tracklist:
1. The Temple of the End of Time
2. Towards the Holocaust
3. Followers of the Apocalypse
4. Crossing the Frozen Wasteland
5. The Whirlpool of Ignorance
6. A Replica…
7. …Whose Name Is Worthlessness
8. Maybe (The Ink Spots)

Line up:
Fedor Kovalevsky

OMINATION – Facebook

Palmer Generator – Natura

L’album è un viaggio tra lo psych rock strumentale in cui l’urgenza heavy è a disposizione di uno spartito dilatato e a tratti liquido, con quattro brani semplicemente intitolati Natura e numerati di conseguenza, scarni e perfetti nella loro dinamica.

La scena underground tricolore alternative e psichedelica ci ha regalato in questi anni non pochi lavori di un certo spessore, enfatizzati da una componente metallica che negli ultimi tempi ne ha fatto oggetto d’interesse anche per gli amanti dei suoni heavy.

Da Jesi arriva la famiglia Palmieri, con padre, zio e nipote che formano i Palmer Generator, trio che ci presenta la sua terza fatica discografica intitolata natura.
Shapes (2014) e Discipline (2016) sono i precedenti lavori di questa realtà psichedelica molto affascinante, che amalgama stoner, musica heavy e post rock e lo tramuta in una manciata di jam acide, difficili da digerire se avete in mente la solita forma canzone, molto più suggestive se l’approccio al disco è come ad un quadro astratto dove i colori formano su tela quello che la nostra immaginazione fotografa.
L’album è un viaggio tra lo psych rock strumentale in cui l’urgenza heavy è a disposizione di uno spartito dilatato e a tratti liquido, con quattro brani semplicemente intitolati Natura e numerati di conseguenza, scarni e perfetti nella loro dinamica.
Registrato presso il Caffiero Studio di Alessandro Gobbi, Natura espande sensazioni, si nutre di musica cosmica e la traduce in quaranta minuti di rock oltre le barriere ed i generi, rivelandosi un’opera di difficile catalogazione ma a suo modo atmosfericamente affascinante.

Tracklist
1.Natura 1
2.Natura 2
3.Natura 3
4.Natura 4

Line-up
Tommaso Palmieri – Guitars
Michele Palmieri – Bass
Mattia Palmieri – Drums

PALMER GENERATOR – Facebook

DYING AWKWARD ANGEL

Il lyric video di “Maldita Seas”, dall’album “Absence of Light” (Rockshots Records).

Il lyric video di “Maldita Seas”, dall’album “Absence of Light” (Rockshots Records).

Italian death metal tyrants DYING AWKWARD ANGEL have posted a new lyric video “Maldita Seas” in support of their new full length “Absence of Light” out now as of May 25th via Rockshots Records.

Initially formed two decades ago in Turin, Italy, DYING AWKWARD ANGEL are a total testament to the strength and convictions of true metallers. Enduring line-up changes and travails that would have crushed a lesser band, DYING AWKWARD ANGEL refused to die…instead they have thrived!

Inspired by In Flames, At The Gates, Carcass, Dark Tranquillity, in 2013, DYING AWKWARD ANGEL unleashed their debut full length album ‘Waiting For Punishment’, following it in 2016 with a well-received EP entitled ‘Madness Rising’. Now in 2018, the band’s current line up with founding member Edoardo Demuro on guitar, Luca Pellegrino on drums, Lorenzo Asselli on guitars, David Onidaon on bass and Michael Spallieri on vocals release their next full length “Absence of Light”.

Guitarist Edoardo Demuro comments:

“We started with the only goal of destroying everything…Over the years we have been working to achieve a more solid and understandable sound. We have created the very personal Dying Awkward Angel sound…’Absence of Light’ is a new era for us; the first official release, a mature sound, an increased richness of themes, a real powerful new voice on our music. You can see it as the might of God, when it doesn’t give you what you expected. This new chapter of Dying Awkward Angel is heavy, fast, powerful, dark and bright at the same time. We hope to give the fans the same emotions we have when we play! We hope they have a lot of fun!”

“Absence of Light” is available for stream and download on Rockshots.eu here, iTunes, Spotify and all other major online retailers.

Track Listing:
1. Blood of Your Blood (5:39)
2. Death Coach (2:58)
3. Isaiah 53:7 (4:33)
4. Shade (2:54)
5. Dolls (4:50)
6. Sancta Sanctorum (4:19)
7. Absence of Light (1:59)
8. Maldita Seas (4:03)
9. The Dust Devil (3:52)
10. T.U.S.K. (3:42)
11. The Killing Floor (5:47)
Album Length: 44:42

DYING AWKWARD ANGEL is:
Edoardo Demuro (Guitars)
Luca Pellegrino (Drums)
Lorenzo Asselli (Guitars)
Davide Onida (Bass)
Michele Spallieri (Vocals)

For more info:
http://www.Rockshots.eu
http://www.dyingawkwardangel.com
https://www.facebook.com/dyingawkwardangel
https://twitter.com/dyingawkwarda

ENEMYNSIDE

Il lyric video di Buried Past, dall’album “Dead Nation Army.

Il lyric video di Buried Past, dall’album “Dead Nation Army.

I thrashers capitolini ENEMYNSIDE hanno pubblicato un nuovo lyric video per la loro canzone “BURIED PAST”, tratta dall’EP intitolato “Dead Nation Army” uscito lo scorso 23 Gennaio.
Il video creato da Stefano Mastronicola, conferma attraverso il testo e la musica di questa canzone, tutta la potenza di questo quartetto.

Sangue Infetto – Slaughterhouse Corpse Party

Mortal Repulsion e le altre tre devastanti tracce non conoscono compromessi, i ritmi sono allucinanti, e le immagini che ci appaiono all’ascolto di questo manifesto di brutalità sono di un massacro senza soluzione di continuità.

Metal estremo in arrivo da Roma, città che ha una notevole scena brutal e grind core.

Questa volta parliamo di Sangue Infetto, one man band del musicista Michael Massimiliani, creatore di questo abominio in musica nel 2015 e con alle spalle già tre lavori autoprodotti.
Slaughterhouse Corpse Party è il nuovo ep di quattro brani licenziato dalla Hellbones Records: quattro spari brutal/grind, quattro violentissimi episodi che se ancora mostrano qualche pecca per quanto riguarda la produzione, convincono per la brutalità e l’impatto notevoli.
Il musicista capitolino è autore di una sorta di mattanza musicale: Mortal Repulsion e le altre tre devastanti tracce non conoscono compromessi, i ritmi sono allucinanti, e le immagini che ci appaiono all’ascolto di questo manifesto di brutalità sono di un massacro senza soluzione di continuità.
La batteria è un po’ troppo in evidenza rispetto agli altri strumenti, ma è una sorta di Gatling che spara migliaia di cartucce distruggendo tutto davanti a sé,  in un delirio di morte con l’aggiunta di un rantolante e micidiale growl.
Miscreation Of God, Hematophiliac ed Aborted Raw sono putride ferite dalle quali fuoriesce … Sangue Infetto.

Tracklist
1.Mortal Repulsion
2.Miscreation Of God
3.Hematophiliac
4.Aborted Raw

Line-up
Michael Massimiliani – Everything

SANGUE INFETTO – Facebook

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