Doomed – Anna

Doomed è ormai un marchio di qualità all’interno della scena doom, così come lo è la tipica copertina a sfondo verde che contraddistingue ogni sua uscita.

I Doomed, creati da Pierre Laube cinque anni fa, sono diventati in poco tempo uno dei nomi più interessanti della scena death doom europea.

A questo non ha contribuito solo la prolificità del musicista tedesco che, in media, ha pubblicato un full length all’anno, ma anche e soprattutto la qualità dei suoi lavori ai quali si unisce una indubbia peculiarità sonora.
Con Anna, i Doomed (tecnicamente un progetto solista di Laube, il quale ricorre però a diverse collaborazioni al momento dell’incisione dei dischi, diventando una band vera e propria in sede live) raggiungono il picco della loro produzione, grazie ad un songrwiting aspro ed intenso e ad un’esecuzione di grande spessore esaltata da una produzione perfetta.
L’album ruota attorno ad un concept piuttosto crudo che, descrivendo la storia di Anna, bambina che ha visto morire il padre durante la deportazione nazista, prende in esame il dramma della guerra visto e subìto dalla parte dei bambini, un argomento ben presente, purtroppo, in ogni fase della storia dell’umanità.
Il sound risente a livello di umore dei temi trattati, anche se per assurdo i momenti melodici persistono ugualmente e tutto sommato in misura non minore rispetto al passato: il fatto è che questi sono perfettamente inglobati all’interno di un mood drammatico, a tratti così violento da restituire pari pari la rabbia ed il dolore che l’argomento riesce ad evocare.
Il fulcro di Anna lo si ritrova nella sua parte centrale, quando due brani magnifici quanto differenti come The Weeping Trees e Withering Lives tratteggiano un’immagine nitida delle doti compositive di Pierre Laube: se nella prima traccia l’effetto straniante viene provocato da un intreccio vocale tra il nostro e la cognata Daniela, tra dissonanze ed aperture melodiche (qui l’assolo di chitarra è magnifico), la seconda è una vera e propria mazzata che si concretizza tramite una ritmica squadrata, riff pesantissimi e lo screaming dell’ospite Kris Clayton (Camel Of Doom) che ne moltiplica il livello di efferatezza.
Come detto anche in passato, il death doom dei Doomed è sovente sbilanciato sulla prima componente a livello sonoro, ma della seconda è del tutto intriso l’umore di un sound compresso da un livore sordo che ben esprime la reazione dell’artista nei confronti degli avvenimenti descritti.
Doomed è ormai un marchio di qualità all’interno della scena, così come lo è la tipica copertina a sfondo verde che contraddistingue ogni sua uscita, diventata ormai un appuntamento fisso in grado di ricordarci che il doom può essere anche una forma di reazione decisa nei confronti delle brutture che ci circondano, e non solo un malinconico e disperato ripiegarsi su sé stessi che è, invece, il leit motiv della sua frangia più melodica.
Entrambe le opzioni, comunque, sono assolutamente gradite, anzi, direi di più, necessarie …

Tracklist:
1. Your Highness The Chaos
2. Anna
3. As The Thoughts Began To Be Tarnish
4. The Weeping Trees
5. Withering Leaves
6. Roots Remain
7. The Frozen Wish

Line-up:
Pierre Laube – Vocals, All Instruments

Guest musicians:
Ed Warby (Hail Of Bullets / Ayreon / The 11th Hour, ex-Gorefest) – lead vocals on “The Frozen Wish”
Markus Hartung (Panzerkreuzer) – add. vocals on “Your Highness The Chaos”
Kris Clayton (Camel Of Doom, ex-Esoteric) – add. vocals on “Withering Leaves”
Daniela Laube – add. backing vocals on “The Weeping Trees”
Uwe Reinholz (Oak Ridge) – add. solo guitar on “Wither Leaves

DOOMED – Facebook

Haunted – Haunted

Un’altra opera affascinante proveniente da una Sicilia nella quale sono sempre più curioso di fare un salto per scoprire il segreto di una tale magnificenza musicale.

Esordio omonimo per questo quintetto doom stoner siciliano, nato solo lo scorso anno in quel di Catania e che annovera tra le sue fila Frank Tudisco, un passato nei seminali Sinoath e bassista nella nuova formazione degli storici Schizo.

Nelle nostre due isole maggiori deve nascere qualche pianta a noi sconosciuta, dagli effetti collaterali tremendamente allucinogeni, vista (e non è la prima volta che lo scrivo) la qualità altissima delle uscite discografiche nel genere, confermate pure da questa pesantissima opera degli Haunted.
La grafica che accompagna l’album (ad opera di Sandro Di Girolamo, leader degli straordinari psycho-stoner palermitani Elevator To The Grateful Sky) ricorda le opere doom settantiane e soprattutto gli album usciti per la Rise Above del sommo sacerdote Lee Dorrian, impressione confermata dal sound di cui che si avvicina a quanto fatto da Orange Goblin ed Electric Wizard.
Una voce femminile (Cristina Chimirri), ci accompagna in questo trip doom messianica di una potenza pari ad un eruzione vulcanica, le sei corde ribassate fino al limite, il basso che pulsa come il cuore di un gigante addormentato e le pelli che si squarciano sotto i colpi inferti da Valerio Cimino, formano un monolite sonoro di impressionante potenza e pesantezza.
Non manca, come spiegato, quella componente psichedelica che è ormai tradizione per i gruppi che provengono dal profondo Sud, come dal bel mezzo del Mediterraneo, che rende l’opera ancora più sabbatica e disturbante, facendoci perdere a lunghi tratti la bussola nel mezzo del magma sonoro che il gruppo catanese ci rovescia addosso.
Cinque brani per più di quaranta minuti di musica del destino dall’inquietante incedere, un mega trip che ci incatena alla poltrona e ci invita ad un diabolico sabba, ipnotizzante e pericolosissimo, una lunga e drammatica avventura persi in deserti oscuri dove il sole è una palla di micidiale catrame nerissimo e caldissimo, una lenta agonia che ha nelle sabbatiche note del singolo Silvercomb, dell’opener Nightbreed e della conclusiva title track le sue magmatiche perle nere.
Un’altra opera affascinante proveniente da una Sicilia nella quale sono sempre più curioso di fare prima o poi un salto per scoprire il segreto di una tale magnificenza musicale.

TRACKLIST
1. Nightbreed
2. Watchtower
3. Silvercomb
4. Slowthorn
5. Haunted

LINE-UP
Valerio Cimino – Drums
Cristina Chimirri – Vocals
Frank Tudisco- Bass
Francesco Orlando – Guitars
Francesco Bauso – Guitars

HAUNTED – Facebook

Metal Witch – Tales From The Underground

Un album dedicato a chi mantiene intatto il cordone ombelicale che lo tiene legato alla scuola old school, le nuove leve difficilmente troveranno di che soddisfarsi, ma ai Metal Witch non credo interessi più di tanto.

Il ritorno in auge delle sonorità old school hanno risvegliato realtà metalliche ormai dormienti da molti anni i gruppi storici, specialmente quelli conosciuti in ambito underground, sono tornati a combattere le loro battaglie sotto la bandiera di label attente nel mantenere vivi i suoni classici come, per esempio la Pure Steel, e le etichette che dalla label tedesca dipendono per la distribuzione, come la Iron Shields.

I tedeschi Metal Witch ne sono il classico esempio: una band cresciuta negli anni ottanta, ma che ha visto il primo lavoro uscire addirittura all’alba del nuovo millennio.
Nel 2008 il primo lavoro sulla lunga distanza passato quasi inosservato (Risen From The Grave), ristampato tre anni fa ed ora finalmente un nuovo lavoro, che se non susciterà grossi clamori sicuramente piacerà al pubblico metallico ancorato ai vecchi cliché ottantiani.
Nulla di clamoroso dunque, ma un buon esempio di heavy metal ignorante, un sound che del gergo calcistico, palla lunga e pedalare fa il suo credo, mescolando con risultati più che sufficienti molte delle caratteristiche dei gruppi più famosi dell’era d’oro della nostra musica preferita.
Il quintetto di Amburgo, infatti, parte da una base musicale fortemente influenzata dalla new wave of british heavy metal, aggiunge un pizzico di ritmiche power, classiche per chi proviene dalle terre germaniche, e lo velocizza con trame rock’n’roll: ne esce un sound che rispecchia le caratteristiche peculiari di gruppi quali Accept, Saxon e Motorhead.
Il tutto sinceramente funziona, anche per merito di brani come Heavy And Roll (con il classico fischio usato da Biff nei primi lavori dei Saxon), Stay True, dove aleggia lo spirito di Lemmy, senza dimenticare l’opener Cheers To The Underground, un inno metallico dedicato ai maestri Accept.
Un album dedicato a chi mantiene intatto il cordone ombelicale che lo tiene legato alla scuola old school, le nuove leve difficilmente troveranno di che soddisfarsi, ma ai Metal Witch non credo interessi più di tanto.

TRACKLIST
1. Cheers to the Underground
2. Flute of Shame
3. God Save the Heroes
4. Heavy and Roll
5. Standing in My Way
6. Stay True
7. Still Going Strong
8. The Heart of England
9. The Man Who Shouldn’t Live
10. Weapons of the Night

LINE-UP
Thorsten Meyer – Bass
Rüdiger Voigt – Drums
Ingo Hinz – Guitars
Lorenz Hoppe – Guitars
Kay Rogowski – Vocals

METAL WITCHES – Facebook

Darkthrone – Arctic Thunder

Arctic Thunder è un riportare le cose a a casa, in maniera molto divertente e metallica, con tante sorprese sonore.

Recensire un disco dei Darkthrone è poco più di esprimere un’opinione.

Ognuno ha già la sua idea di musica, e poi in particolare ogni metallaro ha la sua idea sui Darktrhone. Io personalmente li amo, anche perché in questi anni seguendo sulla rete Fenriz ho potuto vedere e sentire la sua concezione di metal, e se volete del vero metal rivolgetevi a lui. E’ fondamentale, anche per capire questo ultimo disco dei Darkthrone, la parabola fenriziana in rete. Partendo dal presupposto che Fenriz è il deus ex machina del gruppo, ascoltando Arctic Thunder si possono sentire le influenze di Fenriz e le sue passioni metallare, che poi riconducono alla vera attitudine punk metal, in seguito diventata in una sua accezione il black metal. Qui troviamo pure il black metal, ma non solo. Arctic Thunder è anche speed metal, parti di post metal qui e là, ma soprattutto tonnellate di metal, senza tante menate, solo voglia di ubriacarsi, sentire musica ad alto volume e muovere la testa su è giù. Sicuramente questo ultimo disco è migliore del precedente, che personalmente considero il peggiore della loro discografia, ovvero Underground Resistance. Si può trovare un po’ di tutto, e spesso in trenta secondi si vira dal black metal allo speed metal anni ottanta, ed è tutto molto bello, alla maniera di Fenriz che è forse il più attento e devoto ascoltatore del metal nel mondo. Seguite anche la sua pagina su soundcloud, e ne avrete molte gioie. In definitiva Arctic Thunder è un riportare le cose a a casa, in maniera molto divertente e metallica, con tante sorprese sonore. Ascoltatelo, poi ognuno la pensi come vuole, ma per favore non fate i black metallers duri e puri, che Satana vi prenderebbe a calci in culo.

TRACKLIST
1.Tundra Leach
2.Burial Bliss
3.Boreal Fiends
4.Inbred Vermin
5.Arctic Thunder
6.Throw Me Through The Marshes
7.Deep Lake Tresspass
8.The Wyoming Distance

LINE-UP
Gylve Fenriz Nagell
Ted Skjellum

DARKTHRONE – Facebook

AWRIZIS

Il video di Burn The Church Goddamn, tratto dallo split album Damnation & The Rotten

Il video di Burn The Church Goddamn, tratto dallo split album Damnation & The Rotten

NIGHTWISH

il nuovo live DVD ”Vehicle Of Spirit”

Nightwish: il nuovo live DVD ”Vehicle Of Spirit”

Dopo aver fatto il giro del mondo suonando per un anno e mezzo ad in ogni angolo del globo e lasciando i loro fans senza parole è arrivato il momento per i Nightwish di catturare il loro »Endless Forms Most Beautiful« tour su DVD. L’uscita del DVD è prevista il 9 Dicembre su Nuclear Blast/Warner e oltre a due concerti interi conterrà svariati contenuti “bonus”.

Questo ultimo tour dei NIGHTWISH è stato un successo di pubblico con arene sold out ogni sera grazie allo show ricco di elementi originali, fuochi d’artificio, enormi schermi video e le immancabili melodie della band che rendono i loro concerti unici ed irripetibili.

Tra tutti i concerti di questo tour due sono stati particolarmente riusciti, quello di Londra e quello di Tampere. Durante il concerto di Londra, davanti a 12.000 fans scatenati, i Nightwish hanno avuto l’onore di ospitare sul palco il celebre scienziato Richard Dawkins, il cui lavoro ha avuto una forte influenza sul tema del loro ultimo album in studio ”Endless Forms Most Beautiful”. Il secondo a Tampere, in Finlandia, la band ha prodotto uno show dalle dimensioni mastodontiche, una produzione di altissimo livello e d’impatto sonoro e scenico.

DVD1 (The Wembley Show)
01. Shudder Before The Beautiful
02. Yours Is An Empty Hope
03. Ever Dream
04. Storytime
05. My Walden
06. While Your Lips Are Still Red
07. Élan
08. Weak Fantasy
09. 7 Days To The Wolves
10. Alpenglow
11. The Poet And The Pendulum
12. Nemo
13. I Want My Tears Back
14. Stargazers
15. Ghost Love Score
16. Last Ride Of The Day
17. The Greatest Show On Earth

DVD2 (The Tampere Show)
01. Shudder Before The Beautiful
02. Yours Is An Empty Hope
03. Amaranth
04. She Is My Sin
05. Dark Chest Of Wonders
06. My Walden
07. The Islander
08. Élan
09. Weak Fantasy
10. Storytime
11. Endless Forms Most Beautiful
12. Alpenglow
13. Stargazers
14. Sleeping Sun
15. Ghost Love Score
16. Last Ride Of The day
17. The Greatest Show On Earth

DVD3 (Extras)
01. Weak Fantasy (Vancouver)
02. Nemo (Buenos Aires)
03. The Poet And The Pendulum (Mexico City)
04. Yours Is An Empty Hope (Joensuu)
05. 7 Days To The Wolves (Espoo, Barona Arena)
06. Sleeping Sun (Masters Of Rock)
07. Sahara (Tampa Bay)
08. Edemah Ruh acoustic (Nightwish Cruise)
09. Last Ride Of The Day (Rock In Rio feat. Tony Kakko)
10. Élan (Sydney)
11. Richard Dawkins Interview From Wembley

Altre informazioni su »Endless Forms Most Beautiful«:
‘Élan’ OFFICIAL VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=VZisUxkdnTo
‘Endless Forms Most Beautiful’ OFFICIAL LYRIC VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=jKgHMG1tKKw
‘Alpenglow’ OFFICIAL TRACK: https://www.youtube.com/watch?v=N2_ETb-63oo
‘Shudder Before The Beautiful’ OFFICIAL TRACK: https://www.youtube.com/watch?v=5diJsEdLS_8


More info:
www.nightwish.com
www.facebook.com/nightwish
www.nuclearblast.de/nightwish

Final Solution – Through The Looking Glass

Una serie di cavalcate metalliche veloci e potenti, eseguite con piglio e personalità.

I Final Solution irrompono sul mercato underground metallico tramite l’attivissima label nostrana logic(il)logic Records, con questa piccola bomba sonora dal titolo Through The Looking Glass.

Il gruppo capitanato dal chitarrista Fabio Pedrali, in passato axeman degli Hellcircles, licenzia questo bellissimo ed arrembante lavoro, incentrato su sonorità power prog seguendo le linee guida dei maestri americani Symphony X, ma accentuando l’anima estrema del sound, ricordi di un passato da melodic death metal band.
Ne esce un album violentissimo, sempre alla massima tensione, ma valorizzato dall’ottima tecnica dei musicisti, una serie di cavalcate metalliche veloci e potenti, eseguite con piglio e personalità.
Prodotto benissimo, così da mettere in luce tutti i dettagli che compongono il sound (la sezione ritmica è un uragano) Through The Looking Glass stupisce per la già notevole padronanza del proprio sound da parte del gruppo, una raccolta di brani, dove si nota l’elevata maturità del combo, in grado di lasciare nell’ascoltatore l’impressione di band navigata e non certo al debutto.
Funziona tutto perfettamente, dai suoni, alle ritmiche da mitragliatore impazzito, dall’ottimo lavoro sulle sei corde, al cantato che, se ricorda Russell Allen non dimentica di mantenere un approccio comunque personale.
Si parlava dei Symphony X, influenza o ispirazione (fate voi) del gruppo nostrano, ed in effetti Through The Looking Glass non può che ricordare i momenti più heavy della discografia del combo di Romeo, solo che i Final Solution accelerano le ritmiche, aggiungono al cantato, già di per se aggressivo del buon Mario Manenti, growl di estrazione death che deflagrano in tutta la loro potenza nella già devastante atmosfere dei brani.
Dopo l’intro, Sick Of You fa capire che qui la tempesta si fa intensa, power metal oscuro, veloce ed impreziosito da interventi chitarristici da manuale, dal taglio chiaramente progressivo.
Via una e sotto con Demon Inside: drumming straordinario, furia metallica, cambi di tempo che mantengono la velocità al limite dell’umano e le voci che alternano rabbia estrema e melodia metallica.
La furia tempestosa continua a fare danni, la band non smette di stupire tra ritmi indiavolati e chorus perfetti, il growl fa capolino come se la parte estrema facesse a spintoni con quella prog metal, e l’ascolto se ne giova travolti da Empty Walls, The Show Is On e Dogs Of War.
Questo è un lavoro che sprizza entusiasmo, voglia di emergere e talento: qualche volta la band si specchia un po’ troppo nel famoso gruppo americano, ma non vedo il problema, perciò fate vostro Through The Looking Glass senza se e senza ma.

TRACKLIST
01. Awakening
02. Sick Of You
03. Demon Inside
04. Empty Walls
05. The Show Is On
06. (R)Evolution
07. Dogs Of War
08. Grey

LINE-UP
Mario Manenti – Vocals
Fabio Pedrali – Guitars
Alessandro Martinelli – Guitars
Gabriele Savoldi – Bass
Gianluca Borlotti – Drums

FINAL SOLUTION – Facebook

In Aeternum – The Blasphemy Returns

Un buon ep che lascia la speranza su un sospirato ritorno sulla lunga distanza

In bilico (a livello di popolarità) tra l’underground e uno status più consono al livello della propria proposta, gli svedesi In Aeternum hanno da sempre tenuto alta la bandiera del black metal svedese, con quella componente di thrash e melodia che hanno fatto di questo sound uno dei migliori e più conosciuti modi di suonare metal estremo.

Attivo dalla prima metà degli anni novanta, il gruppo di Sandviken ha licenziato solo quattro album, colmando la sua discografia di ep e split, ma la qualità delle uscite è sempre rimasta a mio parere molto alta, come confermato da questo nuovo ep che riprende nel titolo il primo bellissimo album targato 1999, Forever Blasphemy.
The Blasphemy Returns, licenziato per la Pulverised Records infatti riprende nel titolo il primo e famoso album del gruppo, è composto da quattro brani: due tracce inedite, più la nuova versione di Majesty of Fire, brano che apriva quel lavoro e la cover di I Am Elite dei conterranei War.
Siamo scaraventati ancora una volta nel suono che fece fuoco e fiamme nel nord Europa dai primi anni del decennio novantiano, e non poteva essere altrimenti, le quattro songs sono sparate a velocità della luce, premendo il pedale a tavoletta tra attitudine black e partiture thrash come da copione, ed il tutto funziona ancora molto bene.
Le due tracce inedite (Wolfpack e Stench of Victory) non mancano di far danni, devastanti, potenti e dal forte sentore di anticristianità, con la puzza di zolfo che esce copiosa dagli altoparlanti.
Il suono è quello storico, portato alla luce dai Dissection e personalizzato dal gruppo con iniezioni letali di thrash metal slayerano e robuste scudisciate alla Angelcorpse; d’altronde stiamo parlando di un gruppo che il genere lo sa suonare al meglio, confermando che dalle loro parti la fiamma nera è più accesa che mai.
Un buon ep che lascia la speranza su un sospirato ritorno sulla lunga distanza (l’ultimo Dawn of a New Aeon è ormai di undici anni fa).

TRACKLIST
1. Wolfpack
2. Stench of Victory
3. Majesty of Fire (2016 Version)
4. I Am Elite (War cover)

LINE-UP
David “Impious” Larsson – Guitars, Vocals
Perra Karlsson – Drums
Claes “Clabbe”- Ramberg Bass
Joel Lindholm – Guitars (lead)

IN AETERNUM – Facebook

Crowbar – The Serpent Only Lies

Suono potente e che dà dipendenza, i Crowbar sono tornati e la sofferenza continua.

Tranquilli, i Crowbar sono in gran forma. Eravate forse preoccupati di trovare un disco molle? Non mi sembra che i Crowbar abbiano mai sbagliato un disco.

E The Serpent Only Lies è un disco tipico del gruppo di New Orelans, pieno di riffoni pesanti, con la voce di Windstein che ci ricorda della sofferenza che noi chiamiamo vita, e il gruppo che va come uno schiacciasassi. I Crowbar negli anni, nonostante qualche pausa dovuta ai molti progetti paralleli di Kirk, sono sempre stati sinonimo di pesantezza, e alla fine sono rimasti i portatori del vero suono di New Orleans. Questo disco in particolare segna un ritorno agli inizi. Proprio Windstein ha affermato che, per produrre questo disco, è andato a risentire con attenzione i primi dischi del gruppo, ascoltando con attenzione anche quelli di gruppi che lo hanno influenzato all’epoca, come i Trouble, i Melvins, i St. Vitus e i Type O Negative. The Serpent Only Lies è un disco molto potente, prodotto in maniera totalmente adeguata al suono dei Crowbar, ed è notevole. Nel disco il gruppo va al meglio delle proprie possibilità, regalando pezzi potenti ma anche ottimi passaggi più cadenzati, mostrando sicuramente più varietà rispetto alle ultime uscite. Dopo aver girato tanto il suono pesante di New Orleans sta tornando a casa, ritrovando quel tiro che aveva perso. Qui tutto è potente e sofferente, come è giusto che sia in un disco dei Crowbar. La ricerca delle origini gli ha giovato molto, e il tiro dell’album è molto forte, i Crowbar riescono a generare un groove sonoro fatto di sludge, hardcore e stoner che è di loro unica proprietà, e lo fanno davvero bene. Suono potente e che dà dipendenza, i Crowbar sono tornati e la sofferenza continua.

TRACKLIST
01. Falling When Rising
02.Plasmic And Pure
03. I Am The Storm
04. Surviving The Abyss
05. The Serpent Only Lies
06. The Enemy Beside You
07. Embrace The LIght
08. On Holy Ground
09. Song Of The Dunes
10. As I Heal

LINE-UP
Kirk Windstein – Guitar/Vocals
Matt Brunson – Guitar
Tommy Buckley – Drums
Todd Strange- Bass

CROWBAR – Facebook

Seven Sisters – Seven Sisters

Un buon album di heavy metal, niente di più e niente di meno, ma i Seven Sisters sapranno far dimenticare ai più attempati gli anni che inesorabilmente sono passati.

Nel ritorno in auge dei suoni old school non potevano certo mancare i gruppi dediti alla riproposizione di uno dei generi più famosi ed importanti di tutto il mondo metallico, l’heavy metal di scuola britannica conosciuto ai più come new wave of british heavy metal, una scena che nello spazio di quattro anni, tra il 1979 e il 1983 diede i natali ad una manciata di gruppi divenuti in seguito delle vere icone della nostra musica preferita con in testa gli Iron Maiden.

E britannici sono pure i Seven Sisters, band attiva in quel di Londra da un paio d’anni ed arrivata all’esordio omonimo sulla lunga distanza dopo il classico demo, inizio discografico per il 90% dei giovani gruppi metallici di tutto il mondo.
Le sette sorelle non mancheranno di piacere ai nostalgici del suono inglese per antonomasia, almeno in ambito metallico, l’album infatti è una trasposizione fedele del suono di quegli anni, dalla produzione che odora di vinili impolverati, al sound perfettamente calato nei cliché che fecero grandi le realtà ottantiane.
Cavalcate maideniane, solos dal flavour epico, così come i refrain, ed un vocalist più che dignitoso, fanno di Seven Sisters il lavoro perfetto per metallari ormai vicini alla pensione, con gli occhi lucidi quando il sound si colma di quelle atmosfere dure come l’acciaio ed emozionali come solo la musica heavy metal classica sa regalare.
Le ritmiche mantengono una linea che perdura su cavalcate o mid tempo, non mancano i crescendo tipici di chi la storia del metal l’ha fatta per davvero e, nel suo piccolo, l’album regala qualche perla incastonata sul manico dello spadone forgiato dagli dei del metallo (Destiny’s Calling, Seven Sisters e Cast To The Stars).
Un buon album di heavy metal, niente di più e niente di meno, ma i Seven Sisters sapranno far dimenticare ai più attempati gli anni che inesorabilmente sono passati.

TRACKLIST
1. Destiny’s Calling
2. Highways of the Night
3. The Silk Road
4. Seven Sisters
5. Pure as Sin
6. Commanded by Fear
7. Gods and Men Alike
8. Cast to the Stars

LINE-UP
Kyle McNeill – Guitars, Vocals
Graeme Farmer – Guitars
Adam Thorpe – Bass
Steve Loftin – Drums

SEVEN SISTERS – Facebook

Exploding Head Syndrome

L’album “World Crashes Down” in uscita il 4 Novembre per Wormholedeath

Siamo orgogliosi di annunciare che i norvegesi Exploding Head Syndrome (Hardcore) hanno firmato con Wormholedeath un contratto di pubblicazione e distribuzione per il loro nuovissimo album “World Crashes Down”.
Data di uscita : 4 Novembre via Aural / Wormholedeath / The Orchard.

E possibile ascoltare la preview dell’album al seguente link:

“World Crashes Down”

1. Wasting Away
2. World Crashes Down
3. Walk Alone
4. The Fine Line Between Hardcore and Hipster
5. Of Sanity and Dignity
6. Happy
7. Invincible
8. Fun and Regrets
9. Moving On
10. End Game

EXPLODING HEAD SYNDROME

www.explodingheadsyndrome.net
https://www.facebook.com/explodingheadsyndrome

https://ehspunx.bandcamp.com

WORMHOLEDEATH

http://www.wormholedeath.com
https://www.facebook.com/WormHoleDeath

DARK LUNACY

Tre concerti a Ottobre con i Fleshgod Apocalypse

I DARK LUNACY hanno annunciato il loro nuovo album in uscita il prossimo 11 novembre ancora senza titolo. In attesa di ascoltare i nuovi pezzi di una delle band storiche del panorama metal italiano, Mike Lunacy e soci saranno di nuovo sul palco per tre date imperdibili, insieme ai FLESHGOD APOCALYPSE in tour con il loro King Italian Tour 2016.

Gli appuntamenti sono i seguenti:

Giov 20/10 – Fosch Fest Winter Party @ Druso, Ranica (BG) – Evento FB
Ven 21/10 – Revolver, San Donà di Piave (VE) – Evento FB
Sab 22/10 – Dagda Club, Borgo Priolo (PV) – Evento FB

info booking: booking@baganarock.com
www.baganarock.com

Dool – Oweynagat

Non resta che attendere i Dool alla prima prova su lunga distanza: le premesse fanno presagire qualcosa di speciale.

A forza di parlare bene di tutto quanto viene sfornato con il marchio Prophecy, qualcuno potrà pensare persino che io sia al soldo del mio quasi omonimo Stefan.

In realtà, l’unico beneficio non da poco che ne traggo (e con me tutti gli appassionati di musica) è quello di imbattermi in album eccellenti da parte di realtà consolidate, oppure avere la possibilità di scoprire novità fresche e sfolgoranti come questi Dool.
Trattasi di un quintetto proveniente da Rotterdam, nel quale sono confluiti diversi musicisti già discretamente noti nella scena rock/metal dei Paesi Bassi, come la cantante Ryanne Van Dorst (Elle Bandita), il batterista Micha Haring ed il bassista Jacob Van De Zande (The Devil’s Blood) ed i chitarristi Reinier Vermeulen (The New Media) e Nick Polak (Gold).
Oweynagat è un singolo che prepara il terreno al full length programmato per l’inizio del 2017, ma basta ed avanza per far drizzare le antenne agli ascoltatori più attenti: infatti il brano, che spazia dal punk rock di cui la vocalist è portatrice, fino alla darkwave e all’alternative metal, si rivela davvero brillante per intensità e melodia, e l’interpretazione convincente della Van Dorst è supportata da un gran lavoro della band, che trova finalizzazione nello splendido crescendo chitarristico finale. Ma non finisce qui: la canzone viene riproposta subito dopo in una versione acustica (con il sottotitolo Inside The Cave Of The Cat), riuscendo ad apparire persino superiore a quella originale: le atmosfere rarefatte, un’altra prova vocale vocale magnifica ed un arrangiamento di rara eleganza spiazzano, meravigliano ed inquietano allo stesso tempo.
Non resta che attendere i Dool alla prima prova su lunga distanza: le premesse fanno presagire qualcosa di speciale.

Tracklist:
1. Oweynagat
2. Oweynagat – Inside The Cave Of The Cat

Line-up:
Ryanne van Dorst – vocals
Micha Haring – drums
Job van de Zande – bass
Reinier Vermeulen – guitar
Nick Polak – guitar

DOOL – Facebook

Oniricide – Revenge Of Souls

Un concentrato di sinfonie orchestrali e riff prettamente metal che, fondendosi tra di loro, creano atmosfere e nuovi mondi in cui immergersi.

Gli Oniricide sono una band metal nata e cresciuta a Torino da qualche anno: il loro nuovo album Revenge Of Souls è un concentrato di sinfonie orchestrali e riff prettamente metal che, fondendosi tra di loro, creano atmosfere e nuovi mondi in cui immergersi e restare così sospesi a mezz’aria già dal primo ascolto.

All’interno dei dieci brani è possibile ascoltare, infatti, prog e power metal, il tutto contornato da orchestrazioni sinfoniche, ispirate a musiche dei film e videogiochi, senza dimenticare la notevole influenza della musica classica. Si possono trovare, inoltre, influenze più marginali come il folk di Becoming A Different Man, il pop-rock della ballad The Illusion of The Abyss, per finire nel rock-blues in alcuni assoli di chitarra.
Revenge Of Souls, uscito a febbraio 2016, si presenta come una buona opera che indica ben delineate traiettorie di crescita e che, senza ombra di dubbio, sarà un ottimo antipasto per tutto ciò che verrà dopo.

TRACKLIST
1. Oneiros
2. Revenge of Souls
3. Noxy
4. Vision from the Mirror
5. Gipsy and the Cards
6. A Good Place to Die
7. The Illusion of the Abyss
8. The Beast
9. Mother of Pain
10. Becoming a Different Man

LINE-UP
Luca Liuk Abate – Bass
Daniele Pelliccioni – Drums, Keyboards
Andrea Pelliccioni – Guitars
Mara Cek Cecconato – Vocals

ONIRICIDE – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=lZKJlDjb96Y

Darkhaus – When Sparks Ignite

Ottimo lavoro in un genere molto più difficile da gestire di quanto si possa pensare

L’alleanza o l’alchimia tra il metal e sonorità pop dal taglio elettronico e dark, ha portato in questi anni molta fortuna ai gruppi che si sono cimentati nel genere, con singoli ruffiani e dalle ritmiche irresistibili, passati senza soluzione di continuità nei club e sui canali satellitari, ad uso e consumo di chi preferisce ascolti poco impegnativi e alternativi al solito rock da classifica.

Con alterne fortune, le band in questione non si contano più, il sound proposto ultimamente sta tirando leggermente la cinghia non fosse appunto per gruppi come i Darkhaus, al secondo lavoro dopo l’esordio My Only Shelter uscito ormai tre anni fa.
Una band dal taglio internazionale, non solo per il sound proposto, ma soprattutto nella line up che vede Gary Meskil dei ben più temibili Pro Pain, affiancato da una manciata di musicisti di diverse nazionalità.
Infatti dietro al microfono troviamo lo scozzese Ken Hanlon, l’austriaco Rupert Keplinger alla sei corde ed il tedesco Paul Keller alle pelli, senza dimenticare l’altro arrivo da casa Pro Pain, Marshall Stephens.
Una band internazionale appunto come la propria proposta: When Sparks Ignite infatti segue il mood del primo lavoro, un rock/metal dal taglio moderno elettronico e dark pop, molto melodico, con tutti brani di ampio respiro e qualche riff grintoso piazzato qua e là per piacere (non poco) ai fans orfani degli ultimi Sentenced, e dei Rammstein meno marziali.
Il cantato melodico e ruffiano, porta con sé molto della dark wave anni ottanta, così come qualche atmosfera da vampirelli metropolitani che faranno la gioia dei fans più giovani.
Tutto funziona però e molto bene, l’album è colmo di belle canzoni, orecchiabili e curate in ogni dettaglio, non una nota fuori posto, come si evince dall’ascolto dell’album, e in molti casi i chorus si stampano in mente al primo passaggio.
Cinquanta minuti per un album del genere non sono pochi, ma il gruppo non perde un colpo collezionando una raccolta di brani che mantiene un appeal altissimo per tutta la sua durata.
Difficile trovare un brano che spicchi sul resto, ma vi propongo tre titoli: l’opener All Of Nothing, After The Heartache e To Live Again, tracce che non mancheranno di affascinare, melodiche, ruvide e pregne di appeal radiofonico.
Ottimo lavoro in un genere molto più difficile da gestire di quanto si possa pensare, promosso a pieni voti.

TRACKLIST
1. All Of Nothing
2. The Last Goodbye
3. Feel My Pain
4. Second Chance
5. After The Heartache
6. Helpless
7. Devil’s Spawn
8. Oceans
9. Lonesome Road
10. To Live Again
11. Tears Of Joy
12. Bye Bye Blue Skies

LINE-UP
Ken Hanlon – Vocals
Rupert Keplinger – Guitars
Marshall Stephens – Guitars
Gary Meskil – Bass
Paul Keller – Drums

DARKHAUS – Facebook

C​:​\​>CHKDSK /F

Il disco potrebbe essere la colonna sonora di un videogioco.

Il dibattito sull’intelligenza artificiale non è noto al grande pubblico, e qualcosa che molto probabilmente ci comanderà tra qualche umano, vive tra noi.

La progressiva deumanizzazione che ci avvolge ha partorito un disco che è il sogno ad orecchie aperte di ogni metallaro appassionato di colonne sonore dei videogiochi o dell’ 8 bit. Questo sottogenere di un sottogenere è qualcosa di orgogliosamente nerd, ma questo disco è meraviglioso, suona benissimo, con uno spirito punk synth metal davvero notevole. Il disco potrebbe essere la colonna sonora di un videogioco, e Masterboot Record sarà presto autore della colonna sonora di un videogioco cyberpunk della Theta Division Games, software house che regalerà parecchie gioie. La cura musicale messa in questa opera è notevole, e tocca diversi stili come il cyberpunk, ed il new retrowave, rimanendo sempre nell’ambito delle colonne sonore dei videogiochi. Dentro c’è anche tanto metal, quel metal elettronico che rene certi massacri su schermo così speciali, e rilassanti. Questo suono ci porta contemporaneamente nel passato e nel futuro, con quel retrogusto anni ottanta, che soltanto chi ha giocato con un floppy disk può capire. Questo è il futuro passato, un’ombra sul nostro futuro, ed un microchip emozionale dal passato. Ma soprattutto è un disco forte e potente, importante nella sua chiarezza e nella sua tremenda alterità.

TRACKLIST
1.O.SYS
2.MSDOS.SYS
3.XCOPY.EXE
4.CONFIG.SYS
5.AUTOEXEC.BAT
6.COMMAND.COM
7.FORMAT.EXE
8.NWOSHM.TXT
9.BAYAREA.BMP
10.VIRTUAVERSE.GIF

MASTER BOOT RECORD – Facebook

Fetid Zombie – Epicedia

I Fetid Zombie sono ormai una garanzia per gli amanti dei suoni old school

L’inverno si avvicina, le ore di luce lasciano spazio alle tenebre, l’aria si fa umida di pioggia che impregna la terra dei cimiteri, i vermi e gli insetti tornano a pullulare a ridosso delle tombe marcite e l’atmosfera torna ad essere quella adatta per risvegliare la creature del polistrumentista americano Mark Riddick, i Fetid Zombie.

Il musicista ed illustratore statunitense, al sesto album della sua famigerata creatura, successore di quel Grotesque Creation uscito lo scorso anno e di cui vi avevamo parlato dettagliatamente sulle pagine di Iyezine, torna ad un lavoro sulla lunga distanza dopo un buon numero di split, segno della inesauribile creatività del nostro che, anche in questo nuovo album, riempie i nostri padiglioni auricolari di marcissimo death metal old school, soffocante come una bara chiusa due metri sotto terra, oscuro come una catacomba dimenticata nel tempo, ma vario nell’alternare furia death ad ormai immancabili atmosfere dark, in un delirio mortifero che affascina la parte oscura che risiede in noi.
Si passeggia tra le tombe di un cimitero, il fango che ci avvolge le caviglie rende pesante il nostro passo, allorché lo zombie fetido e mostruoso ci aggredisce famelico.
Circondato come da abitudine da un nugolo di ospiti della scena estrema mondiale, Riddick ridà vita al suo alter ego, un morto vivente che si nutre di death metal old school, tra orchestrazioni dark, atmosfere catacombali e tanto horror style, così che Epicedia, supportato dal brani dal flavour estremo in bella mostra come Devour The Innocent e, soprattutto, la conclusiva Devour The Virtuous, risulta ancora una volta un buon lavoro death metal dal taglio orrorifico.
I Fetid Zombie sono ormai una garanzia per gli amanti dei suoni old school, Riddick si dimostra maestro nel saper convogliare nel metal estremo le atmosfere di cui sopra: se siete fans del gruppo americano il disco è un acquisto a scatola chiusa, ma se non conoscete le opere di questo E.A. Poe moderno, non perdete tempo e rimediate con questo nuovo lavoro, lo zombie è in agguato.

TRACKLIST
1. Lowered Beneath
2. Devour the Virtuous
3. Devour the Innocent
4. If the Dead Could Speak

LINE-UP
Mark Riddick – Vocals, Guitars, Bass, Drum programming, Keyboards

FETID ZOMBIE – Facebook

DERANGED

Il lyric video di The Frail Illusion Of Osteology, tratto dall’album Struck By A Murderous Siege

Il lyric video di The Frail Illusion Of Osteology, tratto dall’album Struck By A Murderous Siege

KUADRA

Il video di “La Larva”, tratto dall’album Non Avrai Altrio Dio All’Infuori Di Te

Il video di “La Larva”, tratto dall’album Non Avrai Altrio Dio All’Infuori Di Te

childthemewp.com