F.K.Ü. – 1981

Un album consigliato ai soli fans del thrash metal suonato nel decennio ottantiano, che troveranno pane per i loro denti ed un altro gruppo da annotare tra le realtà di sicuro interesse del genere.

Nel più puro spirito old school tornano i devastanti thrashers svedesi F.K.Ü. con il loro thrash/speed metal tutto horror e metal sparato alla velocità della luce a tratti irresistibile.

La band di Uppsala è attiva da trent’anni (mica due giorni) e si sente che l’esperienza e la materia conosciuta a menadito hanno valorizzato questo missile composto da quattordici brani per quasi un’ora di scale metalliche e sonorità tipiche che compongono il mondo del thrash metal.
1981 è il quinto album di una discografia partita dieci anni dopo la nascita del gruppo, ora accasatosi alla Despotz e pronto a conquistare i fans del metal old school.
Ci sanno davvero fare i F.K.Ü. (Freddy Krueger’s Underwear), monicker che è un tributo al cattivone della saga Nightmare, tutto artigli e notti insonni delle povere vittime, uccise nei sogni a tinte horror dove il buon Freddy vive e si rifocilla di anime, mentre il gruppo cala la sua colonna sonora risvegliando pruriti anni ottanta.
Vecchia scuola fin dalla copertina, dove da un mucchio di videocassette spunta una lapide ed una lama assassina impugnata da un famelico zombie che, prima di mangiare affetta e tagliuzza, ascoltando la devastante title track e le altre  cattivissime, acide e tremende tracce suonate come se non ci fosse un domani ed all’insegna del thrash metal vecchia scuola.
Non fatevi spaventare dalla durata, che per il genere è davvero tanta, i brani si susseguono inarrestabili, lasciando forse qualcosa per strada verso la fine a livello di intensità, ma è un dettaglio dovuto probabilmente al genere che non si smuove dalla stessa inesorabile formula.
Un album consigliato ai soli fans del thrash metal suonato nel decennio ottantiano, che troveranno pane per i loro denti ed un altro gruppo da annotare tra le realtà di sicuro interesse del genere.

Tracklist
1.1981
2.Nightmares in a Damaged Brain
3.Hell Night
4.Corpse Mania
5.Friday the 13th Part 2
6.The Burning
7.The Funhouse
8.The House by the Cemetery
9.Burial Ground
10.The Prowler
11.The Beyond
12.Halloween II
13.Night School
14.Ms .45

Line-up
Pat Splat – Bass, Vocals (backing)
Pete Stooaahl – Guitars, Vocals (backing)
Larry Lethal – Vocals (lead)
Unspeakable Emp – Drums

F.K.Ü. – Facebook

Toxik – Breaking Glass

Tornano gli storici speed/thrashers statunitensi Toxik, con tre brani che fungono da antipasto per quello che, dopo l’ascolto di questo ep, potrebbe rivelarsi uno degli album più attesi del 2018 nel genere.

A dispetto di live sempre meno frequentati dagli ascoltatori, il metal classico vive un periodo di sufficiente popolarità, in tutti i suoi generi e sottogeneri, con nuove realtà che si affacciano sul mercato dal sound rigorosamente old school e vecchie glorie che tornano con nuovi lavori o reunion tour.

Sembra giunto il momento anche per i leggendari statunitensi Toxik di tornare sul mercato, una grande notizia per i reduci del decennio ottantiano nel quale il gruppo, capitanato dal leader e fondatore Josh Christian, lasciò ai posteri due splendide prove: lo storico debutto del 1987 World Circus e Think This, licenziato un paio d’anni dopo.
Il ritorno in sordina con un demo tre anni fa, il tentativo di reunion provato ma fallito, ed ora un’altra possibilità, cercata e voluta da Christian che ha trovato nel magnifico vocalist Charlie Sabin (protagonista sul secondo album) il compagno ideale per un ritorno con i fiocchi.
Con la sezione ritmica nuova di zecca composta dal batterista Jim Demaria e dal bassista Shane Boulos, i due vecchi thrashers danno vita a questi tre brani racchiusi in Breaking Glass, antipasto di quello che sarà il nuovo album che si prospetta come un’autentica esplosione di speed/thrash arrembante, suonato benissimo e devastante come l’esplosione di una diga e l’onda che ne consegue.
Tre brani di metal old school che toccano lidi progressivi, valorizzati da una prova vocale entusiasmante ed altamente melodica, il tutto nel contesto di un songwriting che non perde un grammo in impatto: se le premesse sono queste, il prossimo album diviene d’obbligo uno dei più attesi del 2018 nel genere.

Tracklist
1. Stand Up
2. Breaking Class
3. Psyop

Line-up
Charlie Sabin – Vocals
Josh Christian – Guitars
Shane Boulos – Bass
James DeMaria – Drums

TOXIK – Facebook

Sortilegia – Sulphurous Temple

L’approccio al black metal dei Sortilegia porta alle estreme conseguenze il concetto di ortodossia del genere, esibendolo nella sua versione e più nuda e cruda, senza orpelli e appesantimenti di sorta.

Per ascoltare questo secondo lavoro dei Sortilegia senza utilizzarlo come una sorta di metallico frisbee è necessario rispondere a due requisiti fondamentali: amare senza condizionamenti di sorta il black metal ed anteporre la purezza e la genuinità degli intenti di chi lo suona nelle sue forme più primitive a qualsiasi altra considerazione relativa alla pulizia del suono piuttosto che la mera tecnica strumentale.

E’ vero che per lo più questi due aspetti si sovrappongono ma non è cosi scontato, anzi, sempre più capita di apprezzare album che, senza tradire lo spirito del genere, sono prodotti e suonati con grande cura di ogni particolare.
L’approccio dei Sortilegia, duo canadese formato da marito e moglie (Haereticus e Koldovstvo), porta invece alle estreme conseguenze il concetto di ortodossia nel genere, esibendolo nella versione e più nuda e cruda, senza orpelli e appesantimenti di sorta.
Il primo percuote in maniera ossessiva il proprio strumento mentre la seconda macina un riffing incessante sul quale cala urla e gemiti che rendono ancora più oscuro ed inquietante lo scenario: il sound è scarno fino all’eccesso, ma fotografa come forse nessuno oggi appare in grado di fare lo spirito primevo di un genere che, giustamente, si è evoluto verso forme più accessibili e relativamente raffinate, ma che continua ad affondare le proprie radici diversi metro sotto il suolo, laddove il putridume regna ed è da lì che la pianta trae linfa per fornire i suoi osceni frutti.
Una forma espressiva, questa, che trova ragion d’essere solo nell’esposizione di un genere come il black metal che, nonostante i numerosi ed apprezzabili tentativi di ammorbidimento e contaminazione, non potrà comunque mai essere derubricato del tutto a qualcosa di omologabile e di inoffensivo, almeno finché ci saranno band come i Sortilegia ad alimentarne la fiamma.
Sulphurous Temple svelerà il proprio valore solo a chi si riconosce nel profilo delineato con il primo paragrafo, per tutti gli altri è meglio passare oltre.

Tracklist:
1. Night’s Mouth
2. Speculum Tenebrarum
3. Ecstasies of the Sabbath
4. The Veil
5. Hymn for the Egregor
6. Exalting in Acrid Flames

Line-up:
Haereticus – Drums
Koldovstvo – Vocals, Guitars

YLVA

Il video di “Hunting Room”, dall’album “M E T A” (Pelagic Records / Translation Loss Records).

Il video di “Hunting Room”, dall’album “M E T A” (Pelagic Records / Translation Loss Records).

Kaptain Preemo – Kaptain Preemo

La peculiarità migliore di questo gruppo è quella di saper rielaborare al meglio istanze musicali degli anni sessanta e settanta

Album d’esordio per i Kaptain Preemo da Parma, con la loro proposta di fuzz e psych, il tutto molto ben fatto e funzionante molto bene.

La peculiarità migliore di questo gruppo è quella di saper rielaborare al meglio istanze musicali degli anni sessanta e settanta. L’intento dei Kaptain Preemo è quello di farci vivere un’esperienza attraverso l’ascolto della loro musica. I generi sono il fuzz e la psych anni sessanta, non mancano momenti più duri alternati ad altre cose più dolci, e per tutto il disco aleggia lo spirito dei Kula Shaker, un gruppo che seppe fare un’ottima sintesi di generi diversi ed ingiustamente dimenticato. Ma qui abbiamo anche di più rispetto al gruppo inglese, dato che c’è un’impronta rock molto forte, che si esplica in cavalcate figlie di jam imperiose, che ci portano in territori molto lontani. I Kaptain Preemo sono attivi dal 2014, ma la loro capacità compositiva e la loro maniera di renderla presuppongono una maggiore esperienza. I nostri riescono a fondere la swingin’ London ad una forte presenza crawleyiana con la California degli anni sessanta, non solo quella baciata perennemente dal sole, ma anche quella più oscura dei seguaci di Manson. La psichedelia è un genere non semplice da maneggiare, ma questo gruppo lo fa molto bene, portando a galla aspetti originali; inoltre non troviamo nemmeno la distruzione totale della forma canzone come in taluni tipi di psych, ma il tutto è al servizio dell’esperienza da compiere. Un disco molto piacevole, ben composto e con ottime idee.

Tracklist
1.Intro: The Pentagram
2.I’ve Never Sold My Soul To Satan
3.Cosmic Plastic Lady
4.Who’s Who?
5.Drugs Are Working
6.I’m Gonna Save You Bobby
7.Magick Hangover
8.Diamond Shade

Line-up
Luke Zammarchi – Vocals, Guitar
Frank Fedi – Bass
Mek Spazio – Lead Guitar, Backing Vocals
Becky Sahira – Drums , Synth and Backing Vocals

KAPTAIN PREEMO – Facebook

Mystifier – Profanus

Il lavoro va via che è un piacere, magari non lasciando ricordi indimenticabili, ma mostrando un efficace spaccato di quello che era la scena estrema brasiliana nell’ultimo decennio del secolo scorso.

La Vic Records, etichetta olandese specializzata in ristampe, continua la sua meritoria opera di “archeologia metallica”.

Ad essere riportato alla luce è in quest’occasione il quarto e ultimo full length dei brasiliani Mystifier, una delle band seminali della scena estrema della nazione che ha dato i natali ai Sepultura.
In particolare, la band guidata da Armando da Silva Conceição, in arte Beelzeebubth, è stata tra le prime in quel continente a far proprie le pulsioni black provenienti dal Nord Europa, anche se il tutto è sempre stato incanalato in una forma di thrash dai tratti molto oscuri e, ovviamente, al 100% intriso di tematiche occulte e sataniste.
Rispetti ai primi tre lavori, Profanus mostrava una maggiore propensione alla forma canzone, riducendo il minutaggio dei vari brani e risultando molto più diretto ed essenziale, privo quindi di quegli elementi distintivi in grado di rendere affascinante o grottesco (a seconda dei punti di vista) l’operato del gruppo brasiliano.
Il lavoro va via che è un piacere, magari non lasciando ricordi indimenticabili, ma mostrando un efficace spaccato di quello che era la scena estrema da quelle parti nell’ultimo decennio del secolo scorso: infatti, pur essendo datato 2001, Profanus sembra in tutto e per tutto un lavoro più datato (detto in senso buono), non tanto per la produzione, che anzi è decisamente apprezzabile se rapportata a lavori della stessa epoca, ma piuttosto per l’approccio naif alla materia da parte dei Mystifier.
La differenza tra i brani contenuti in Profanus e quelli dei primi anni novanta si può cogliere facilmente grazie alle tre bous track registrate live a Recife nel 2015 che mostrano, invece, una maggiore enfasi dal punto di vista vocale e lirico ed una struttura molto più diluita e sfaccettata.
Questo suggerisce anche, a chi se lo fosse chiesto, che i Mystifier sono tuttora attivi, nonostante non pubblichino un disco di inediti da oltre sedici anni; a quanto pare il buon Beelzeebubth, uno dei non pochi che nella loro carriera hanno speso più tempo ad inseguire musicisti per completare la band che a scrivere musica , sta lavorando all’uscita di un atteso nuovo full length e, francamente, sono molto curioso di vedere cosa sarà in grado di offrire questo benemerito veterano della scena metal sudamericana.

Tracklist:
1. Unspeakable Dementia (Utter Nonsense)
2. Dare to Face the Beast
3. Supreme Power of Suffering
4. Born from Mens’ Dreams
5. Superstitious Predictions of Misfortune
6. Je$$us Immolation
7. Beyond the Rivers of Hade
8. Thus Demystifier Spoke
9. Free Spirit Flight
10. Celebrate the Antichristian Millenium
11. Sowing the Evil in Our Hearts
12. Hangman’s Noose (Ending Mortal Existence)
13. Atheistic Prelude to Immortality
14. An Elizabethan Devil Worshipper’s Prayer Book (Live)
15. Alesteir Crowley (Live)
16. Osculum Obscenum (Live)

Line-up:
Beelzeebubth – Guitars, Bass, Lyrics
Brunno Rheys – Bass, Vocals (backing)
Asmoodeeus – Vocals
Leandros – Keyboards, Vocals (backing)
Louis Bear – Drums

MYSTIFIER – Facebook

Implore – Subjugate

Quattordici brani che non raggiungono i tre minuti ma che dicono tanto, sviluppandosi nel poco tempo concesso e risultando perfetti oggetti dinamitardi in mano a questi terroristi musicali che con Subjugate, ritornano all’attenzione degli amanti del genere in un’atmosfera di totale devastazione e massacro.

Band attiva dal 2012 e di base in Germania ma da anni in movimento continuo, tanto da essere considerata internazionale e non solo per la provenienza dei propri membri, gli Implore di Gabriel ‘Gabbo’ Dubko, unico superstite della formazione originale, tornano con un nuovo e devastante lavoro a base di death metal e riottoso hardcore.

Subjugate è il titolo di questa nuova denuncia, un urlo di disperata rabbia contro tutto e tutti, dalla società alla religione: in appena mezzora si susseguono quattordici esplosioni di violenza in musica senza soluzione di continuità, un continuo e terribile urlo di dolore che passa dalle grida cariche di odio di Dubko, al drumming secco ed incessante di Guido Montanarini e al riffing chirurgico dei due chitarristi Petro e Markus.
Questo in definitiva è il mondo in cui viviamo, nascosto da lustrini e pailettes di un falso benessere regalato da chi ci manovra, ma che sta sfuggendo di mano e che gli Implore denunciano con questo ennesimo assalto sonoro che, nella sua violenza estrema, scivola via che è un piacere.
La loro musica è per soli amanti dell’estremo, gli altri devono abbandonare il campo di battaglia già alla terza ripartenza (Cursed Existence), mentre gli strumenti cominciano a sanguinare, torturati dai tre guerrieri estremi.
Quattordici brani che non raggiungono i tre minuti ma che dicono tanto, sviluppandosi nel poco tempo concesso e risultando perfetti oggetti dinamitardi in mano a questi terroristi musicali che, con Subjugate, ritornano all’attenzione degli amanti del genere in un’atmosfera di totale devastazione e massacro.
Technology A Justification For Killing è il punto più alto dell’album, detto questo fatevi travolgere senza remore da questo lavoro.

Tracklist
01. Birth of an Era
02. Loathe
03. Cursed Existence
04. Paradox
05. Disconnected from Ourselves
06. Totalitarian
07. Patterns to Follow
08. Ecocide
09. Technology a Justification for Killing
10. Cult of El
11. Desolated Winds
12. Boundary
13. Untouchable Pyramid
14. Gazing Beyond

Line-up
Gabriel – bass, vocals
Petro – guitars
Markus – guitars, vocals
Guido – drums

IMPLORE – Facebook

Antiquus Scriptum – Antologia

Un pagan/epic black metal con potenziale qualità ma che di chiaro ha ben poco. Da parte degli amanti del genere, comunque, può meritare una possibilità.

Il pagan black metal di Antiquus Scriptum, one-man band portoghese con alle spalle una carriera ormai quasi ventennale, torna con il nuovo album Antologia che, dopo una breve intro soft con dei suoni della natura (nella stessa maniera si chiuderà), si catapulta nelle orecchie dell’ascoltatore con il massimo della violenza possibile, in chiave totalmente nichilista e senza alcuna traccia di benevolenza.

Ogni traccia di Antologia è intrisa, già dai titoli, di dissacrazione e malattia. Questa rimane una costante imprescindibile per tutta la durata del disco. Il musicista e compositore portoghese tira fuori un sound che ha anche tanto di epico e sinfonico, ma che comunque non cozza con la natura distorta dell’album.
Il risultato è, tutto sommato, una discreta miscela tra più stili, con qualche intermezzo come A shape of space & time che, in confronto al ritmo incessante dell’album, sembra quasi un pezzo pop.
Ad una valutazione complessiva, però, sono davvero molti i limiti del disco. Uno dei più importanti è senza dubbio la parte vocale, che qui naviga in maniera incerta tra frammenti death, voce pulita e raw. Proprio la voce, spesso ma non sempre, stona completamente con l’atmosfera musicale che si crea. È quasi come se fosse stata gettata in mezzo alla registrazione da un’altra fonte.
Anche sulla parte strumentale ci sono dei dubbi, infatti il ritmo eccessivamente forsennato dell’album sembra fine a sé stesso, confusionario e privo di criterio. Questo non aiuta certamente a capire cosa si sta ascoltando.
Insomma, c’è sicuramente del buono, ma c’è anche uno stile musicale ancora da comprendere.

Tracklist
1. Dance of the Sleepless Souls in a Dusk Called Night… (Intro)
2. In Pulverem Reverteris
3. Abi In Malam Pestem
4. Inner Depression (Syndromes of Fear)
5. I. N. R. I.: Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum
6. Thy Visionary
7. Den Nordiske Sjel Lever I Meg
8. Odi At Amo, Excrucior…
9. A Shape of Space & Time
10. In the Kingdom of Superstition
11. A Sea of Doubts
12. Dance of the Crying Souls in a Dusk Called Night… (Outro)

Line-up
Sacerdos Magus – Bass, Vocals, Guitars, Acoustics, Drums, Key Strokes

ANTIQUUS SCRIPTUM – Facebook

KALEDON + ANKOR + SERENADE ITALY TOUR 2018

CROWN METAL BOOKING AGENCY PRESENTA:
KALEDON + ANKOR + SERENADE
ITALY TOUR 2018
Siamo lieti di annunciare 3 fantastici show che si svolgeranno:
Venerdi 9 Marzo 2018, Firenze, Circus Club
Sabato 10 Marzo 2018, Rozzano (MI), Circolo Svolta
Domenica 11 Marzo 2018, Mantova, Arci Tom

I Kaledon band nata nel lontano 1998 pubblica il 25 Maggio 2017 il nuovo album “Carnagus – Emperor of the Darkness” con una line-up rinnovata, con alla voce il bravissimo Michele Guaitoli (Overtures, ex-Future is Tomorrow) alla batteria il talentuoso Manuele di Ascenzo (ex Secret Rule) il mastermind Alex Mele (chitarre) insieme a Paolo Campitelli (tastiere) e ai membri fondatori Tommy Nemesio (chitarre) e Paolo Lezziroli (basso).

Gli Ankor saranno in tour per la prima volta in assoluto in italia, la band spagnola formatosi nel 2003 a Barcellona sono una Alternative Metal Band guidati dalla versatile cantante inglese Jessie Williams con alla batteria la talentuosa carioca Ra Tache e alle chitarre i due catalani David Romeu e Fito Martínez,pubblicano il 12 Maggio 2017 il nuovo album “Beyond the Silence of These Years”.

I Serenade che ad Ottobre sono stati in tour con gli Smash Into Pieces, sono da poco tornati sulle scene con il nuovo album “Onirica” uscito per la Revalve Records il 12 Novembre, la band è già a lavoro per il nuovo album, anche i Serenade guidati dalla bravissima Claudia Layline hanno rinnovato la loro line-up con Leonardo Drago alla batteria e Alberto Ferrari alla chitarra.

Häive – Iätön

E’ realmente necessario che ogni ascoltatore “open minded” trovi un po’ di tempo da dedicare ad un’opera così affascinante di dark/folk intriso di black metal.

Dopo uno iato temporale di dieci anni, dopo una meraviglia come Mieli Maassa, uscito nel 2007, riemerge Häive, la creatura con cui esplora il suo mondo musicale il musicista finnico Janne ‘Varjosielu’ Väätäinen, che suona ogni strumento ed è accompagnato in alcune session vocali da Noitavasara.

Fin dalla cover, veramente splendida e particolare, siamo introdotti in un mondo magico di suoni e oscurità, dove l’artista esplora temi come la natura, la disperazione e l’oblio attraverso un intenso suono folk immerso in note black metal evocative e ricche di atmosfera. Otto brani, quaranta minuti di musica fuori dal tempo che non ha bisogno di furia e di tempi veloci per sviluppare il viaggio dell’artista; qui ci sono cristalline melodie folk, che si appoggiano su mid tempo intensi, fluidi e carichi di energia. Chi ha conosciuto e apprezzato la precedente release rimarrà, ancora una volta, estasiato, come il sottoscritto, di fronte alla grande capacità compositiva dell’artista, capace di variare le atmosfere all’interno dei brani, come nel terzo brano Lapin Kula, dove uno scream deciso accompagna una tersa melodia pregna di oscurità per poi, dopo un solo con aromi heavy metal, sfrangiarsi in note dark folk e aprirsi in note di chitarra molto evocative e desolate.
Le vocals sono in finnico e aggiungono un fascino peculiare ed arcano all’intero lavoro, donando quell’unicità, quella sensazione di un lavoro fuori dal tempo; qui non ci sono segnali di suoni classicamente atmosferici o parti post black, ma solo il viaggio di un musicista unico, dotato di classe cristallina, alla ricerca di una personale via per esprimere la sua visione della natura: la copertina interna del cd è esplicativa, con il musicista che ammira l’invernale natura incontaminata della sua terra. E’ realmente necessario che ogni ascoltatore “open minded” trovi un po’ di tempo da dedicare ad un’opera così affascinante, perché non resterà assolutamente deluso e attenderà pazientemente altri dieci anni per riassaporare queste emozioni uniche.

Tracklist
1. Iätön (Ageless)
2. Turma (Ruin)
3. Lapin Kouta (Kouta from Lapland)
4. Kuku, kultainen käkeni (Sing My Golden Bird)
5. Tuulen sanat (The Spell of Wind)
6. Salojen saari (Esoteric Isle)
7. Tuonen lehto, öinen lehto (Grove of Tuoni, Grove of Evening)
8. Virsi tammikuinen (Song of January)

Line-up
Varjosielu – Vocals, Guitars, Bass, Drums, Mouth harp, Kantele

HÄIVE – Facebook

Black Orchestra – Inhale Your Eyes

In una scena che fatica a ritrovare band capaci di trascinare il metal alternativo ai vertici come in passato, i Black Orchestra rifilano tre colpi non da poco, duri, melodici ed accattivanti, mescolando e rivoltando i generi in un cocktail dal buon appeal.

Una nuova band si affaccia sul panorama alternativo nostrano con ambizioni di portare un po’ di fresco entusiasmo anche fuori dai confini nazionali: si tratta dei Black Orchestra, monicker da metal classico ma dal sound che segue le coordinate industrial crossover di inizio millennio.

Capitanati dal cantante Tomas Selvaggio e con la supervisione di Masha Mysmane, storica cantante degli Exilia, la band debutta dopo quattro anni dalla fondazione con questi tre brani raccolti nell’ep Inhale Your Eyes.
Dimenticate i suoni che vanno di moda oggi nel metal/rock moderno, questi tre brani prendono la via che torna verso il metal alternativo strutturato su basi industrial, sferzate nu metal e rock che una quindicina d’anni fa risultava fuori dagli schemi.
In una scena che fatica a ritrovare band capaci di trascinare il metal alternativo ai vertici come in passato, i Black Orchestra rifilano tre colpi non da poco, duri, melodici ed accattivanti, mescolando e rivoltando i generi descritti in un cocktail dal buon appeal.
E’ perfetto l’approccio stilistico del vocalist, personale e mai troppo estremo, melodico ma robusto quel tanto che basta per non cadere nel melenso come molte band core di oggi.
Il refrain dallo spirito hard rock della bellissima title track, il nu metal di Resurrection (scelta come singolo) e l’energia sprigionata da Cause Of You (tra Disturbed e Nine Inch Nails) risultano sicuramente un buon inizio per i Black Orchestra: in attesa di un primo full length, passo importante per dare una sterzata al futuro prossimo della band: il presente si chiama Inhale Your Eyes, non perdetevelo.

Tracklist
01. Inhale Your Eyes
02. Resurrection
03. Cause Of You
04. Resurrection (Official Video)

Line-up
Tomas Selvaggio – Vocals
Domenico Conte – Guitars
Roberto JD Geddo – Bass
Max Nobile – Drums

BLACK ORCHESTRA – Facebook

Engulf – Subsumed Atrocities

Estremi, violentissimi ma assolutamente in grado di farvi innamorare al primo ascolto, questi due ottimi esempi della musica creata da Hal Microutsicos vi collocheranno in trepida attesa di un più sostanzioso full length.

Gli Engulf dal New Jersey non sono altro che una one man band dietro a cui si agita lo spirito estremo di Hal Microutsicos.

Il death metal proposto dal polistrumentista e cantante statunitense risulta assolutamente old school, ma ricco di cambi di tempo, tecnicamente ineccepibile e devastante guardando alla scena estrema dei primi anni novanta, tra approccio statunitense e piglio europeo.
Ne esce un ep di due brani, il primo di una trilogia che dovrebbe fungere da antipasto per un futuro full length dalle buone aspettative create dall’ascolto di Aeons Of Hate e Graviton.
Una ragnatela di riff pesanti come macigni, un growl dal sapore antico e tanta aggressione fanno di Subsumed Atrocities un ascolto consigliato agli amanti del genere, richiamando ovviamente i maestri del genere (su tutti i primi Death).
Estremi, violentissimi ma assolutamente in grado di farvi innamorare al primo ascolto, questi due ottimi esempi della musica creata da Hal Microutsicos vi collocheranno in trepida attesa di un più sostanzioso full length.

Tracklist
1.Aeons Of Hate
2.Graviton

Line-up
Hal Microutsicos – All Instrumentation, vocals, and drum programming.

ENGULF – Facebook

OCEANS OF SLUMBER

Il video di “The Decay of Disregard”, dall’album “The Banished Heart”, in uscita a marzo (Century Media Records).

Il video di “The Decay of Disregard”, dall’album “The Banished Heart”, in uscita a marzo (Century Media Records).

Blinded By Yellow Sunbeams – Heart Denied

Le musiche dei Blinded By Yellow Sunbeams sono qualcosa di originale per i suoli italiani, perché si vanno a posizionare al confine fra industrial, metal e pop, in quelle belle zone grigie di contaminazione.

Blinded By Yellow Sunbeams è l’ambizioso progetto musicale del triestino Christian Thomas Castorina, precedentemente fautore dei At The Funeral My Violet Rabbit.

Conclusa questa esperienza, comincia il percorso dei Blinded By Yellow Sunbeams, giunto ora al quarto album con Heart Denied. Le coordinate musicali sono quelle dell’industrial metal, con molte escursioni nei territori dell’ebm e dell’elettronica altra. La passione che Castorina mette dentro a questo progetto è tangibile, e la sua capacità compositiva gli permette di raggiungere buoni risultati. La musica di Heart Denied, come quella dei tre album che lo precedono, nasce per dare qualcosa all’ascoltatore, provando ad elevare la sua coscienza, o almeno la sua percezione. Nel disco troviamo luce e ombra, dolcezza e violenza, lo ying e lo yang che tutti ci portiamo dentro, ed è un esplorare, una ricerca approfondita dentro e fuori da noi. Le musiche dei Blinded By Yellow Sunbeams sono qualcosa di originale per i suoli italiani, perché si vanno a posizionare al confine fra industrial, metal e pop, in quelle belle zone grigie di contaminazione. Christian fa quasi tutto da solo e lo fa bene, imparando molto bene la lezione dei maestri per cercare una sua via originale, riuscendovi. Maneggiare molti registri diversi non è indice di confusione se lo si fa con cognizione di causa e con una progettualità, come succede qui. Vi sono molte atmosfere diverse e tante suggestioni, le idee vanno in molte direzioni e sono tutte valide.

Tracklist
1.2Sec4You
2.Negative
3.The Heart Denied
4.Unusual System Breakdown
5.I Have No ID
6.M.I.T.M.A.
7.Ctrl+Alt+Del

Line-up:
Christian Thomas Castorina

BLINDED BY YELLOW SUNBEAMS – Facebook

Marc Vanderberg – Highway Demon

Highway Demon è un album ricco di suoni metallici di stampo classico, dall’hard rock all’heavy metal, vario nelle atmosfere, suonato e cantato bene, in buona sostanza un ascolto soddisfacente per chi ama il genere.

Secondo lavoro per il chitarrista tedesco Marc Vanderberg che, aiutato dal solo Raphael Gazal, cantante dei Bulletback e dei Tailgunners, ci invita all’ascolto di questa raccolta di brani dal taglio hard & heavy, ovviamente di ispirazione classica, dove il buon Vanderberg oltre alla sei corde suona tutti gli strumenti.

Highway Demon, pur senza picchi clamorosi, risulta un buon album: i brani mostrano un piglio aggressivo, sono cantanti bene e il nostro musicista mantiene un approccio funzionale alle tracce senza stancare con evoluzioni da guitar hero.
Si passa così da brani hard rock ad altri heavy metal con facilità, mentre a tratti sfumature epiche ci portano in pieni anni ottanta confermando la natura classica dell’album.
Bad Paradise graffia a dovere e mette subito in risalto la bravura tecnica del polistrumentista tedesco, che fino alla ballad How Do You Feel mette la quarta a brani dal piglio aggressivo con un Gazal che si dimostra un singer capace.
Ci si destreggia nei quaranta minuti scarsi di metallo classico con buona alternanza di atmosfere e la power metal song When I Turn The Key si rivela una cavalcata metallica dirompente, mentre You’re Like Poison risulta un brano dai forti impulsi hard rock.
Il mid tempo epico di The Last Battle si avvicina a quanto fatto dal compianto Ronnie James Dio con il suo gruppo, mentre Vanderberg ci delizia con un brano strumentale e dal piglio neoclassico vicino a sua maestà Malmsteen come la conclusiva Total Eclipse.
Highway Demon è un album ricco di suoni metallici di stampo classico, dall’hard rock all’heavy metal, vario nelle atmosfere, suonato e cantato bene, in buona sostanza un ascolto soddisfacente per chi ama il genere.

Tracklist
01. Highway Demon
02. Blue Eyes
03. Bad Paradise
04. The Last Battle
05. How Do You Feel
06. Indispensible
07. You´re Like Poison
08. When I Turn the Key
09. The Final Chapter
10. Total Eclipse (Instrumental)

Line-up
Mak Vanderberg – All Instruments
Raphael Gazal – Vocals

MARC VANDERBERG – Facebook