Led Green – God Is An Alien

Mancava da tempo un disco di elettronica come questo che riesca a trasmettere qualcosa attraverso una musica molto ben composta ed organica.

Industrial, elettronica e tanta ebm con una bellissima voce femminile per comunicarci che non siamo soli, e che qualcosa di più grande ci osserva.

Secondo disco per questa entità che ci mostra come noi siamo tutt’al più una curiosa formina da guardare. Led Green è un polistrumentista che nasce come batterista, per poi trasferirsi in Inghilterra dove continua a fare musica. Questo progetto è per ampliare ulteriormente lo spettro della sua musica. Lui fa tutta la parte strumentale, e la splendida e versatile voce di Vanessa Caracciolo fa il resto, congiungendosi benissimo con la sfera musicale. Il risultato è un riuscito connubio di elettronica in quota ebm, ma che non si esaurisce in questo, anzi è un qualcosa che diviene il mezzo per andare avanti. Ci sono moltissimi suoni dentro questo disco, e il suo incedere è molto elettronica anni novanta, epoca nella quale si narrava un qualcosa attraverso la musica puntando ad espandere la propria coscienza. La poetica di questo disco è la convinzione che gli alieni siano i nostri creatori e che continuino ad osservarci, quasi come un curioso esperimento. Tutto ciò riprende la teoria di Zecharia Sitchin e di altri, che teorizzavano che gli abitanti del pianeta scomparso Nibiru ci abbiano creato per lavorare nelle loro miniere, e poi ci abbiano mantenuto in vita per sfruttarci. Certamente in questo disco, grazie ad una sapiente composizione, è musicalmente tangibile l’oppressione che grava sul genere umano, ma soprattutto questo lavoro è un invito a guardare in su e non in giù. La batteria, vista anche la formazione musicale di Led Green, la fa da padrone e guida lo spettacolo che è molto buono. Mancava da tempo un disco di elettronica come questo che riesca a trasmettere qualcosa attraverso una musica molto ben composta ed organica, facendo dimenticare l’orrenda copertina. Se resisti, esisti.

Tracklist
01) Planet Earth Destiny
02) The Neverending Universe
03) They’re Checking Us
04) Misery Hate&Pain
05) One More Time
06) If You Resist You Exist (Betty)
07) Last Chance
08) Better World

Line-up
Led Green – Music, Drums, Bass, Synths
Vanessa Caracciolo – Vox, Lyrics

LED GREEN – Facebook

Bark – Like Humans Do

Like Humans Do si salva per un’attitudine rock’n’roll che tiene viva (almeno per un po’) l’attenzione dell’ascoltatore, grazie alle devastanti prime sette tracce che formano una prima parte abbastanza esplosiva.

Attivi da appena due anni, tornano con il secondo lavoro sulla lunga distanza i furiosi Bark, entità metallica in quel Antwerp, Belgio.

Il quintetto quindi regala un successore all’ep omonimo uscito nell’anno di inizio attività e del primo full length, Voice Of Dog, licenziato lo scorso anno.
Il loro sound è un groove thrash metal, potenziato dal iniezioni di hard rock ‘n’ roll come San Lemmy ha insegnato con i suoi Motorhead, reso ancora più potente e mastodontico da ritmiche grasse e furia che si avvicina in alcuni casi all’hardcore.
Con il cantante che urla nel microfono come se non ci fosse un domani e nessun accenno al minimo rallentamento se non per fare ancora più male, la musica del combo belga si potrebbe descrivere come un incrocio tra Pantera, Motorhead e Down in versione hardcore e dalle molte ripartenze che sfiorano il thrash moderno: un muro sonoro che alla lunga stanca un po’, per una monotonia di fondo che fa di quest’opera un lavoro ad uso e consumo degli amanti del groove metal portato all’estremo.
Like Humans Do si salva per un’attitudine rock’n’roll che tiene viva (almeno per un po’) l’attenzione dell’ascoltatore, grazie alle devastanti prime sette tracce che formano una prima parte abbastanza esplosiva.
Col passare del tempo cala la tensione e l’album si trascina fino alla fine lasciando qualche perplessità ed un giudizio che non va oltre una abbondante piena sufficienza.

Tracklist
1. It’s All In Your Head
2. Aftermath
3. Last Man Standing
4. Hollow Words
5. Cannibal Law
6. My Heart Is A Bone
7. Like Humans Do
8. A Tribute To San La Muerte
9. Freedom To Hate
10. Wild Thing
11. Dog Life
12. No Shelter
13. Speak To The Dead

Line-up
Ron Bruynseels – vocals
Martin Furia – guitars
Rui da Silva – guitars
Jorn Van der Straeten – bass
Ward Van der Straeten – drums

BARK – Facebook

NEW HORIZONS

Il video di Born In The Future, dall’album Inner Dislocation di prossima uscita (Revalve Records).

Il video di Born In The Future, dall’album Inner Dislocation di prossima uscita (Revalve Records).

The prog metal band New Horizons, have released the first videoclip for the song “Born in the Future”, the song taken from the upcoming album “Inner Dislocation” ready to release on 23rd February 2018 via Revalve Records.

“Inner Disclocation” is also now available for pre-order on CD/DIGITAL at https://player.believe.fr/v2/3614979678169

https://www.facebook.com/newhorizonsprogband/
https://www.facebook.com/revalverecords/
http://www.revalverecords.com/NewHorizons.html

Machine Head – Catharsis

Catharsis è un lavoro che ancora più che in passato farà discutere: Flynn alza le spalle e va per la sua strada, sta a voi seguirla o meno.

I Machine Head sono tornati sul luogo del delitto: Robb Flynn, dopo aver passato quasi vent’anni cercando di recuperare credibilità nei confronti dei metallari duri e puri, manda tutto e tutti a quel paese e licenzia insieme ai suoi compagni l’album più melodico della discografia del gruppo di Oakland dai tempi, appunto, di quel The Burning Red che si era attirato l’ira di quelli che erano diventati fans del gruppo dopo i primi due album (Burn My Eyes e The More Things Change).

Ma, mentre il bellissimo (per il sottoscritto, almeno) album uscito sul finire del secolo scorso, univa almeno un po’ di quel thrash che caratterizzava le prime prove del gruppo con le sonorità regine del mercato di quei tempi (nu metal e rap), oggi Robb Flynn ha trasformato il sound dei Machine Head in un metal moderno, melodico, dalle molte ispirazioni semplicemente rock e dagli accattivanti camei orchestrali, una peste bubbonica per chi considera la band una creatura metallica tout court.
Il vocione di Flynn si scaglia su brani che vivono di pulsioni mainstream, inutile negare che non solo sono spariti i Machine Head targati 1994, ma pure quelli che avevano devastato padiglioni auricolari con The Blackening e Unto The Locust.
Catharsis è un album studiato e creato per non fare prigionieri in un mercato che non concede possibilità a chi rimane ancorato ai soliti cliché metallici, in un ambito dove ormai solo pochissime band hanno un appeal commerciale, e Flynn questo lo sa bene, quindi ecco che nel mastodontico ultimo album si possono ascoltare tutti i generi dai quali i Machine Head hanno preso spunto in questi anni, dal thrash al metalcore, dal nu metal al crossover, fino al groove, sfidando l’ascoltatore con una durata davvero proibitiva (settantaquattro minuti per il genere equivalgono ad un’era geologica), ma addolcendolo con una cascata di melodie.
Potrà non piacere, ma Catharsis alla fine vince la sua sfida risultando un album per cui l’aggettivo commerciale ha in fondo una sua reale valenza, almeno a sentire brani come Triple Beam, Bastards o Beyond The Pale; ovviamente non mancano le bordate thrash/groove metal, come l’iniziale Volatile o Razorblade Smile a rappresentare lo zuccherino per addolcire l’arrabbiatura dei fans più conservatori.
Catharsis è un lavoro che ancora più che in passato farà discutere: Flynn alza le spalle e va per la sua strada, sta a voi seguirla o meno.

Tracklist
1. Volatile
2. Catharsis
3. Beyond the Pale
4. California Bleeding
5. Triple Beam
6. Kaleidoscope
7. Bastards
8. Hope Begets Hope
9. Screaming at the Sun
10. Behind a Mask
11. Heavy Lies the Crown
12. Psychotic
13. Grind You Down
14. Razorblade Smile
15. Eulogy

Line-up
Robb Flynn – Vocals, Guitars
Dave McClain – Drums
Phil Demmel – Guitars
Jared MacEachern – Bass

MACHINE HEAD – Facebook

KARKAOS

Il video di Tyrants, dall’album Children of The Void.

Il video di Tyrants, dall’album Children of The Void.

One of Montreal’s most reputable and celebrated melodic extreme metal acts KARKAOS is proud to unleash their new music video “Tyrants” off their latest offering “Children of The Void” featuring new vocalist Viky Boyer, drummer Justine Ethier (Blackguard) and lead guitarist Samael Pelletier along with collaborations with guest artists Lindsay Schoolcraft (Cradle of Filth) and Morgan Lander (Kittie).

The bands comments:

“Karkaos is extremely proud to release its new video for the song ‘’Tyrants’’. This new video crafted by JP Charlebois, known for his work with Ion Dissonance and Slaves On Dope, is the perfect visual vessel to bring this song to your screen by being as brutal, relentless and intricate as the song itself.

We felt that Tyrants was the perfect song to give a second and different look to Children Of The Void. Its powerful meaning can easily be applied to our world and the weird times we all seem to be going through. We need to remember that we will always be stronger united than divided and this song is a testament to people taking the lead when our leaders couldn’t. Make sure to watch it and share it with your friends and pick up a copy of the album or some merch if you enjoyed it.”

“Children of The Void” was recorded, mastered and mixed with Christian Donaldson and Marc-o Frechette at The Grid (The Agonist, Cryptopsy, Neuraxis, Beyond Creation) and Silverwings Studios for keyboards (Blackguard, Ex-Deo , Distoriam) in Montreal, QC. The artwork was made by the immensely talented Marcela Bolívar while the layout was done by Fred Riverin from I Legion.

“Children of The Void” available on Bandcamp, iTunes, Amazon, Spotify and all major online retailers.

Album Stream – https://karkaosofficial.bandcamp.com/album/children-of-the-void

Track Listing:
1. Babel
2. Skymaster
3. Kolossòs
4. Let the Curtain fall
5. Pale
6. Children of The Void
7. Rêverie
8. Tyrants
9. Where Mushrooms Grow
10. Lightbearer
11. The Beast
12. Bound By Stars

Show Dates:
Jan 20 – Montreal, QC – Club Soda – info
For More Info:
http://www.facebook.com/karkaos
http://www.instagram.com/karkaosofficial

Death Keepers – Rock This World

L’album non ha grossi picchi ma si ascolta con quel piacere riservato ai ricordi più belli e a quella musica che ha fatto da colonna sonora a molti di noi, specialmente se il conteggio degli finisce per anta.

Rock This World è il classico album del quale forse non avevamo bisogno, colmo fino all’orlo di cliché già sentiti migliaia di volte, eppure mentre ci si mostra perplessi di fronte all’ennesimo coro pacchiano, il piede va per proprio conto e comincia a battere il tempo, la testa si muove in sincronia con i mid tempo che si passano il testimone e al secondo giro i ritornelli sono cantati all’unisono dalla band e da chi ascolta.

I Death Keepers non fanno sicuramente mistero della loro devozione per l’heavy metal classico vecchia scuola e ci sbattono in faccia undici brani che ripercorrono in lungo ed in largo il decennio ottantiano, tra molteplici tributi alle leggende del metal che troverete sparsi in ogni angolo musicale di questo lavoro; eccoci quindi al cospetto di una sorta di Helloween prima maniera (il loro monicker parla chiaro), meno power e più orientati verso la NWOBHM, melodici e dai refrain che vi entrano in testa come parassiti in un film di fantascienza per trasformarvi nel più ignorante e scatenato fans del metallo pesante.
La band, nata a Barcellona ormai sette anni fa, arriva dunque al primo album dopo un ep uscito ormai quattro anni fa, firma per Fighter records e piazza un bel calcio nel fondoschiena con Rock This World, un manifesto all’heavy metal fin dal titolo, supportato da una copertina che raffigura la massima espressione del genere, il concerto, con i suoi sacri riti, mentre il sound passa da canzoni che ricordano, come detto, le zucche di Amburgo era Kiske, spogliate dalla potenza del power e con invece più di un accenno al rock stradaiolo suonato aldilà dell’oceano (la title track in questo senso sembra uscita da una jam in qualche locale del Sunset Boulevard).
L’album non ha grossi picchi ma si ascolta con quel piacere riservato ai ricordi più belli e a quella musica che ha fatto da colonna sonora a molti di noi, specialmente se il conteggio degli finisce per anta.
Tra le note di Rock This World non cercate nulla che sia diverso da un’ ora scarsa di hard & heavy o heavy metal (come preferite) senza troppe pretese ma assolutamente piacevole.

Tracklist
1.Rock & Roll City
2.Fire Angel
3.Death Keepers
4.Haven’s Heaven
5.Rock This World
6.Thriving Forcast
7.Love’s Within (Yourself)
8.Wildfire
9.Invention IV
10.Metallia
11.Smooth Hit Love

Line-up
Dey Rus – Lead vocals.
Eddy Gary – Lead & rhythm guitar.
Antonio Maties – Lead & rhythm guitar.
Gorka Alegre – Bassist
Miki Hunter – Drums

DEATH KEEPERS – Facebook

Vargrav – Netherstorm

Privo di punti deboli evidenti, Netherstorm dimostra quanto ci sia ancora da dire in ambito symphonic black metal senza per forza scadere in soluzioni plastificate o eccessivamente ammiccanti.

Arriva dalla Finlandia questo nuovo progetto solista incentrato sul symphonic black metal.

Tutto sommato la combinazione non è così consueta, visto che di norma tale opzione stilistica è tipica della vicina Scandinavia, se non delle lande nordamericane; in effetti il sound dei Vargrav prende in eguale misura questi spunti per rielaborarli in una forma convincente per esecuzione, suoni e scrittura.
Guardando alle sponde del Mare del Nord sarebbe fuorviante pensare ai Dimmu Borgir, meglio allora fare riferimento ad una band dai suoni meno ridondanti come lo furono i Limbonic Art, il tutto però ammantato da un’atmosfera che se non si può definire a titolo assoluto cascadiana ci va spesso molto vicino.
V-KhaoZ punta molto più sulla creazione di scenari solenni sui quali piazzare un buon screming e una ritmica martellante a fornire l’opportuno supporto: l’esempio meglio riuscito di quanto descritto è la bellissima Ethereal Visions of a Monumental Cataclysm, ossessiva e avvolgente quanto basta per far capre che Nethermost è un album che chi ha amato tutto il black metal disceso da In the Nightside Eclipse in poi non può ignorare (a proposito, nella versione in vinile troviamo come bonus track Ancient Queen, uno dei primi brani incisio dagli Emperor).
Privo di punti deboli evidenti, quest’album dimostra quanto ci sia ancora da dire in questo segmento del genere senza per forza scadere in soluzioni plastificate o eccessivamente ammiccanti.

Tracklist:
1. Netherstorm
2. Shadowed Secrets Unmasked
3. Limbo of Abysmal Void
4. Ethereal Visions of a Monumental Cataclysm
5. Obidient Intolerant Ensnared
6. In Divine Embrace of the Dying Light

Line-up:
V-KhaoZ – All instruments, Vocals

VARGRAV – Facebook

Desolate Pathway – Valley of The King

Valley of The King, esordio dei Desolate Pathway oggetto di ristampa nello scorso gennaio, rappresenta una catarsi musicale a 360 gradi.

Valley of The King è il primo album degli inglesi Desolate Pathway.

La band, di recente formazione, esordì con questo lavoro nel 2014. E ancora prima che ve ne fosse bisogno, viene rispolverato dalla Wormholedeath a tre anni di distanza per riconfermare, in maniera forte e chiara, come gli inglesi avessero già un percorso consapevole davanti a sé, consci del proprio (grandissimo) bagaglio tecnico e delle potenzialità di abbinare tutto questo ad un genere come il doom che i Desolate Pathway interpretano in chiave epica, facendolo benissimo. A rendere possibile tutto questo contribuisce, con un’impronta profonda, la voce evocativa e al tempo stesso possente e rassicurante di Simon Stanton, poi sostituito nel 2015 dal chitarrista e fondatore della band Vince Hempstead. Il cantante si assume le proprie responsabilità prendendosi un ruolo centrale più che meritato nella scena del disco. Ovviamente tutto ciò non oscura la grande abilità del resto dei musicisti, infatti troviamo in ogni pezzo frammenti strumentali che vanno dallo spezzacuore al grandioso, fino ad un ottima unione di entrambi.
Alcuni pezzi si strutturano come dei veri e propri racconti in musica, in particolare Last of My Kind o Shadow of The Tormentor; in questo scenario doom dai decisi tratti epic, è quasi obbligato il riferimento a gruppi come Candlemass o Solitude Aeturnus ma, come abbiamo detto prima, i Desolate Pathway possiedono e continuano a costruire un’identità propria.

Tracklist
1. The Valley of the King
2. Desolate Pathway
3. Forest of Mirrors
4. Last of My Kind (The Ring Keeper)
5. Season of the Witch
6. King of Vultures
7. Shadow of the Tormentor
8. Upon the Throne of Lights

Line-up
Simon Stanton – Voice
Vince Hempstead – Guitars
Jim Rumsey – Bass
Mags – Drums

DESOLATE PATHWAY – Facebook

ELEGY OF MADNESS

Il lyric video di Lunacy, dall’album New Era (Wormholedeath).

Il lyric video di Lunacy, dall’album New Era (Wormholedeath).

Gli Elegy of Madness sono entusiasti di presentare il lyric video per il brano “Lunacy”, tratto dall’album “New Era” (2017 Wormholedeath). La band ha dichiarato che questo terzo video é un omaggio per i loro fans di tutto il mondo.
Gli EOM sono inoltre orgogliosi di annunciare il “New Era European Tour 2018”; alcune date sono già state confermate, altre verranno annunciate presto!

Per maggiori info e aggiornamenti visitate la pagina web degli Elegy of Madness https://www.elegyofmadness.com/

“New Era” links:
iTunes https://tinyurl.com/y9h3x3no
Spotify https://tinyurl.com/y8osweu7
Amazon US https://tinyurl.com/y97vgbod
Aural Music https://tinyurl.com/y9vf4eqc

Ectoplasma – Cavern Of Foul Unbeings

In Cavern Of Foul Unbeings troverete strumenti che gridano dolore, accelerazioni ed improvvise frenate, un growl in arrivo dal centro dell’inferno per quasi cinquanta minuti di metal estremo tripallico, assolutamente poco originale ma ben fatto, soprattutto per chi ama il genere.

Nuovo lavoro per gli Ectoplasma, realtà estrema proveniente dalla penisola ellenica nata tre anni fa ma già al secondo full length, successore di Spitting Coffins uscito lo scorso anno, accompagnato da due ep ed uno split in compagnia dei colleghi Hatevomit.

La band suona death metal old school, duro e puro, brutale, senza compromessi e come vuole la tradizione appesantito da mastodontici rallentamenti di scuola doom e con attitudine anticristiana, impatto monolitico e ispirazioni che richiamano i nomi storici del death metal: la band greca non si smuove, con tutti gli annessi e connessi dai cliché che animano il genere, quindi l’album risulta la classica opera appannaggio dei fans del genere.
In Cavern Of Foul Unbeings troverete strumenti che gridano dolore, accelerazioni ed improvvise frenate, un growl in arrivo dal centro dell’inferno per quasi cinquanta minuti di metal estremo tripallico, assolutamente poco originale ma ben fatto, soprattutto per chi ama il genere.
L’album è facile da leggere, tutto è dove immaginiamo debba stare, ci si muove bendati in un mondo che conosciamo a menadito, tra blast beat ed atmosfere catacombali e con una track list che dà l’impressione di provenire dal secolo scorso.
Tra le varie Entranced In Blood, Seized In Cimmerian Darkness e quel mostro musicale a titolo Ghoulspawn troverete echi di Bolt Thrower, Morgoth, Asphyx e qualche accenno alla scena scandinava (Unleashed, tributati dal gruppo con la conclusiva cover del brano The Immortals), una  parte del meglio che la vecchia Europa ha partorito nel periodo d’oro del death metal.
Cavern of Foul Unbeings è un lavoro che troverà estimatori negli amanti del death metal classico e old school, forte di una sua precisa appartenenza al filone.

Tracklist
1.Amorphous Atrocity (Intro)
2.Entranced in Blood
3.Mortified and Despised
4.Seized in Cimmerian Darkness
5.Cavern of Foul Unbeings
6.Primeval Haunting
7.Reanimated in Trioxin
8.The Unspeakable One
9.GhoulSpawn
10.Disembodied Voice
11.The Immortals (Unleashed cover)

Line-up
Dion K. Alastor – Guitars (lead)
George Wolf – Guitars (rhythm)
Giannis Grim – Vocals, Bass
Maelstrom – Drums

ECTOPLASMA – Facebook

Bergrizen – Der Unsterbliche Geist

Il black offerto in quest’occasione è di chiara impronta nordica, atmosferico, gelido e solenne come si faceva molto bene nel secolo scorso senza stravolgere i dettami di base del genere.

Ancora dalla fertile terra ucraina giunge a noi l’ennesima one man band consacrata al black metal, denominata Bergrizen.

Il titolare di questo progetto è Myrd’raal Bergrizen, il quale ha già pubblicato con questo monicker diversi lavori tra i quali Der Unsterbliche Geist è il quinto full length .
Il black offerto in quest’occasione è di chiara impronta nordica, atmosferico, gelido e solenne come si faceva molto bene nel secolo scorso senza stravolgere i dettami di base del genere, anche se a livello di discontinuità non si può fare a meno di notare la stranezza di una proposta lirica in lingua madre a fronte di un’imtera titolazione in tedesco.
Uno screaming stridulo in stile dsbm non penalizza un lavoro vario e concreto, dai ritmi mai eccessivamente incalzanti e con un’apprezzabile propensione melodica, per quanto misurata: alla fine Der Unsterbliche Geist si rivela un lavoro senz’altro interessante, ricco di dissonanze che si alternano a passaggi più riflessivi e ad altri dalla buona intensità emotiva, come efficacemente esemplificato dalla bella title track.
Peraltro Myrd’raal si fa apprezzare anche per il tentativo di sfuggire alla ripetitività (che non sempre è un male, peraltro) dimostrando bune competenze anche in campo ambient, apprezzabili nella conclusiva Tel’aran’rhiod.
Appartenente all’affollato novero delle opere di buona fattura che continuano con puntualità ad essere offerte in ambito black metal, questa quinta fatica dei Bergrizen manca forse solo di quella scintilla capace di catturare in maniera definitiva l’attenzione dell’ascoltatore, rimanendo appannaggio dei fruitori abituali del genere i quali, peraltro, non credo possano avere da obiettare sulla bontà dell’opera.

Tracklist:
1. Das alte Herzeleid (Prolog)
2. Der unsterbliche Geist
3. Lied der Rache
4. Ankunft der Winterdämmerung II
5. Entsagen
6. Tel’aran’rhiod

Line-up:
Myrd’raal Bergrizen – Vocals & Poetry, Keyboards on Tel’aran’rhiod

Guest/Session:
Aldor – Guitars
R. – Drums
Noxius – Bass
Ginnungagaldr – Vocals
Olgerd – Keyboards

BERGRZIEN – Facebook

Satanic Warmaster – We Are The Worms That Crawl On The Broken Wings Of An Angel

Torna l’assai controverso Satanic Warmaster con una compilation che raggruppa la maggior parte delle sue tracce finite nei moltissimi split e collaborazioni in giro per il mondo a cui il finlandese ha contribuito.

Torna l’assai controverso Werwolf con una compilation che raggruppa la maggior parte delle tracce finite a nome Satanic Warmaster nei moltissimi split e collaborazioni in giro per il mondo a cui il finlandese ha contribuito.

Certamente il nostro politicamente è meglio lasciarlo perdere, come tanti nella scena black metal, ma è innegabile la sua importanza per il black metal underground, anche grazie alla sua indubbia bravura. Inoltre Satanic Warmaster è un pietra miliare nell’estremismo musicale, e ascoltarlo è sempre una nera gioia per chi ama il black metal meno compromesso. Ascoltando questa raccolta si possono cogliere benissimo le grandi diversità che contraddistinguono questo progetto musicale. Satanic Warmaster fa un black metal che non si pone paletti o preconcetti, la sua peculiarità è rimanere marcio e cattivo, veloce ed incisivo, sia per sconvolgere l’ascoltatore, sia per portare chi ama queste sonorità dentro ad un vortice sempre più nero. Questa compilation si rivolge soprattutto a chi segue da anni la parabola musicale della one man band finlandese, poiché qui ci sono vere e proprie chicche. Forse chi non lo conosce ancora dovrebbe prima rivolgersi ai dischi canonici, perché sono maggiormente omogenei, se si può parlare di omogeneità in questo caso. Il disco è composto da tanti neri gradini sporchi e scivolosi che discendono verso un qualcosa di terribile che sta sia sotto che dentro di noi, e che questa musica sviscera in maniera sincera e senza paratie, perché l’uomo è una bestia e Satanic Warmaster lo sa molto bene. Un tesoro nascosto del black metal underground disponibile per chi, giustamente, fa fatica a seguire le molteplici uscite di questo signore.

Tracklist
1.Satan’s Race
2.Hold on to Your Dreams
3.March of the Legion Werwolf
4.Six Million Tears
5.Taistelukenttien Kärsimykset
6.A Hymn for the Black Empire
7.The Chant of the Barbarian Wolves
8.Intro
9.Nameless Sacrifice
10.Dead Light of a Lost Star
11.Massacre
12.Where Eternity Awaits
13.The Burning Eyes of the Werewolf
14.The Majesty of Wampyric Blood
15.Lords and Tyrants
16.Black Metal Death

Line-up
Werwolf – All instruments, Vocals (1998-present)

SATANIC WARMASTER – Facebook

MORS SUBITA

Il video di As Humanity Weeps, dall’album Into the Pitch Black (Inverse Records).

Il video di As Humanity Weeps, dall’album Into the Pitch Black (Inverse Records).

Finnish modern melodic death metal band MORS SUBITA is set to release their third album “Into the Pitch Black”. The album is released by Inverse Records on April 6th 2018.

After three years of touring and recording, an anticipated new single “As Humanity Weeps” was released today.

With searing vocals, gut twisting melodies, fierce drumming and the fast yet always tasteful riffing the band has come to be known for, “Into the Pitch Black” builds on the identity Mors Subita has forged for themselves with their previous albums, and promises to not disappoint even the most hardened melodeath fan.

The album was recorded at the legendary Tico Tico Studio in Kemi with Ahti Kortelainen (Kalmah, Impaled Nazarene, Sentenced) with additional arrangements recorded at the Demolition Center in Oulu by Mika Lammassaari. Mixing and mastering for the album was done at Illusia Productions by Stefan Pommerin.

The band will embark on a tour of Finland in April in support of the new album release, while also playing alongside heavyweights Turisas, Beast In Black and Frosttide as part of the “SuomiFeast” tour of Japan in May.

Line-up:
Eemeli Bodde – Vocals
Mika Lammassaari – Guitars & Backing vocals
Ville Miinala – Drums
Mika Junttila – Bass

Links:
https://www.facebook.com/morssubitaofficial
https://twitter.com/morssubita
https://www.instagram.com/morssubitaofficial
https://www.youtube.com/user/MorsSubita
http://spoti.fi/2DB2yRY

Humanity Is A Curse – Raging For A Lighthouse

Alzano le barricate gli Humanity Is A Curse e su queste combattono la loro guerra, mitragliando e bombardando senza pietà per venticinque minuti di metal estremo dall’impatto brutale.

Nel mondo del metal le sorprese sono piacevoli ed inaspettate, ancor di più se si scava nell’underground estremo, universo mai totalmente esplorato anche per una webzine attenta come la nostra.

In arrivo dalle umide notti berlinesi gli Humanity Is A Curse sono un trio italo/tedesco composto da M alla sei corde ed alla voce, xGx al basso e G, che i lettori di MetalEyes conoscono sotto altro nome quale picchiatore instancabile nei grindsters palermitani Cavernicular.
Con un simile monicker la band va esplicitamente contro un’umanità ormai allo sbando, devastata moralmente e distruttrice del mondo che le sta intorno, il tutto a colpi di grind/crust core, ricco di rallentamenti sludge e con un mai domo spirito hardcore, formando un sound violentissimo.
Alzano le barricate gli Humanity Is A Curse e su queste combattono la loro guerra mitragliando e bombardando senza pietà per venticinque minuti di metal estremo dall’impatto brutale, una furia che parte pesantissima con le prime mastodontiche note di Photic, per poi riversare sull’ascoltatore tutta la sua rabbiosa denuncia.
Un muro sonoro avanza e travolge senza fermarsi e si presenta nella sua parte più sludge, prima di mollare le briglie (Pelagic, Abyss, Hadal) ed abbattersi senza freni sull’audience.
I generi che compongono il sound di Raging For A Lighthouse sono i più estremi e senza compromessi del vasto mondo del metal, le ispirazioni pertanto vanno ricercate di conseguenza, alimentando una proposta inevitabilmente  indirizzata agli appassionati dalla consolidata familiarità con questi suoni.

Tracklist
1.Photic
2.Pelagic
3.Aphotic
4.Bathyal
5.Abyss
6.Demersal
7.Hadal
8.Benthic

Line-up
M – Guitar, vocals
xGx – Bass
G – Drums

HUMANITY IS A CURSE – Facebook

Damnation Gallery – Black Stains

Ottimo esordio su lunga distanza per questa eccellente band italiana di metal occulto. Un vero must per chi ama Death SS e Mercyful Fate ed in generale i suoni anni Ottanta.

Nuovo gruppo italiano, di Genova per la precisione, alla ribalta. E nuovo, validissimo debutto su lunga distanza.

Abbiamo potuto apprezzare i Damnation Gallery già al Teatro Carignano del capoluogo ligure, a inizio maggio 2017, occasione nella quale la band presentò di fatto il proprio mini cd d’esordio. Ora quei brani, risuonati e remixati, figurano accanto a nuove tracce su questo ottimo Black Stains, all’insegna di un solido e tradizionale dark metal, che sa rileggere la grande eredità (musicale ed iconografica) dei Death SS e dei Mercyful Fate – tematiche horror incluse, pertanto – sposandola ad elementi black, thrash e HM classico anni Ottanta. Il disco è quindi vario, la scrittura musicale già matura, le qualità tecniche di sicuro pregio, la voce della bravissima Scarlet tanto inquietante quanto splendida. Oscuri e melodici, cadenzati e potenti, oppure veloci ed aggressivi a seconda delle situazioni, i Damnation Gallery ci regalano un tributo in musica al fascino delle tenebre che, sin dal primo impatto, colpisce nel segno e promette ulteriori e interessanti sviluppi sonori. Pezzi come l’iniziale Equilibrium et Chaos, Transcendence Hymn, la title-track, Dark Soul e la kantiana Noumeno illuminano un percorso – sia artistico, sia lirico – davvero notevole e da seguire con la dovuta attenzione. Un gran bel disco e non solo per gli appassionati di doom e dintorni.

Tracklist
1. Equilibrium et Chaos
2. Damnation Gallery
3. Black Stains
4. Evil Supreme
5. Transcendence Hymn
6. Rest in Pestilence
7. Dark Soul
8. Noumenon
9. Addiction
10. Psychosis

Line-up
Scarlet – Vocals
Lord Edgard – Guitars
Low – Bass
Lord of Plague – Guitars
Coroner – Drums

DAMNATION GALLERY – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=VdV6DVUvwhc

INSANIAM

Il video di Primal Fear, dall’album Ominous Era.

Il video di Primal Fear, dall’album Ominous Era.

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F.K.Ü.

Il nuovo video di “Hell Night”, dall’album “1981” (Despotz Records).

Il nuovo video di “Hell Night”, dall’album “1981” (Despotz Records).

Ispirati dai film horror e thrash degli anni ’80 la potente moshing machine dell’horror metal F.K.Ü. ha recentemente pubblicato il nuovo album intitolato “1981” su Despotz Records.

“Hell Night” è una nuova esplosione di D-beat thrash e follia horror che celebra le meno conosciute gemme del genere horror degli anni ’80. Horror metal senza freni, un giro incontrollato nel più vicino moshpit!” // F.K.Ü.

L’album “1981” è un’esperienza horror a livello dei vecchi classici slasher. Preparate i popcorn, ordinate una pizza e brindate con i vostri amici. Questa pazza e demente esperienza di maniaci con il coltello è appena partita. La conta delle vittime è iniziata!

L’idea dell’album, che trae ispirazione da “Corpse Mania”, “Il killer della notte” e dai classici senza tempo “Halloween II” e “Venerdì 13 Parte 2”, è di riportare l’ascoltatore indietro nel tempo, quando si andavano ad affittare videocassette in videoteca e non si potevano scaricare film da internet.

Gli F.K.Ü. sono:
Larry Lethal (Lawrence Mackrory) – Voce
Pete Stooaahl (Peter Lans) – Chitarra
Pat Splat (Patrik Sporrong) – Basso
Unspeakable Emp (Emil Berglin) – Batteria

Walk In Darkness – Welcome To The New World

Gli Walk In Darkness mantengono un approccio solenne al genere proposto, il concept sulla descrizione della condizione umana, vista dal mondo parallelo creato dal gruppo, conferisce all’opera una sorta di funzione di denuncia delle miserie umane, mentre il sound a tratti guarda al passato, ricordando ad un orecchio allenato le band gothic metal che muovevano i primi passi all’inizio degli anni novanta tra il Regno Unito e i Paesi Bassi.

Arrivano al secondo full lenght i misteriosi Walk In Darkness, band nostrana che lascia alle luci dei riflettori solo la bravissima cantante Nicoletta Rosellini, già splendida interprete del symphonic power metal dei Kalidia.

Nascosti nell’ombra, i musicisti di cui non si conoscono le generalità danno vita a questo ottimo lavoro intitolato Welcome To The New World, che segue di un solo anno il debutto In The Shadows Of Things.
E, come l’album precedente, questa fantomatica quanto enigmatica realtà nostrana ci delizia con un gothic metal dall’anima sinfonica, oscuro ed epico, estremo nella sua natura ma assolutamente godibile, anche per le straordinarie melodie epico-melanconiche di cui è composto.
Nicoletta Rosellini è protagonista di un’interpretazione intensa ed emozionale, dando non solo un volto al gruppo, ma diventando il centro su cui la musica si sviluppa, sempre in bilico tra melodie gotiche e rudezza estrema ben sottolineata dalla splendida Persephone’s Dance.
Gli Walk In Darkness mantengono un approccio solenne al genere proposto, il concept sulla descrizione della condizione umana, vista dal mondo parallelo creato dal gruppo, conferisce all’opera una sorta di funzione di denuncia delle miserie umane, mentre il sound a tratti guarda al passato, ricordando ad un orecchio allenato le band gothic metal che muovevano i primi passi all’inizio degli anni novanta tra il Regno Unito e i Paesi Bassi.
Welcome To The New World è un lavoro a tratti monumentale, composto da almeno una manciata di perle gotiche come l’opener Crossing The Final Gate, seguita dalla malinconica Sailing Far Away, l’epica Rome e Flame On Flame, sempre in bilico tra la raffinatezza del gothic/dark e l’irruenza del metal estremo.
Album imperdibile per gli amanti dei suoni oscuri e sinfonici, Welcome To The New World conferma il valore assoluto di questa misteriosa band nonché della scena gotica tricolore.

Tracklist
1. Crossing the Final Gate
2. Sailing Far Away
3. Welcome to the New World
4. Rome
5. I’m the Loneliness
6. Persephone’s Dance
7. Flame on Flame
8. A Way to the Stars

Line-up
Nicoletta Rosellini – Vocals

WALK IN DARKNESS – Facebook

Monads – IVIIV

I modelli presi ad esempio dai Monads sono importanti ed ingombranti ma il quintetto belga non sfigura affatto nel confronto, in virtù di una proposta la cui essenzialità non va mai a discapito della costruzione di un sound aspro e, nel contempo, intriso di una malinconia che resta per lo più soffusa ma ugualmente percepibile.

Quella offerta dai belgi Monads è una delle sempre gradite sorprese che allietano gli appassionati di doom alla ricerca di nuove realtà capaci di introdurli nei meandri di un sentire plumbeo e dolente.

La band fiamminga si è mostrata una prima volta nel 2011 con il demo Intellectus Iudicat Veritatem, per poi non dare più notizie di sé discograficamente prima di questo primo full length intitolato IVIIV.
Nonostante la collocazione in ambito funeral, si intuisce fin da subito che il sound dei Monads possiede più sfaccettature perché, dopo un ottimo incipit in linea con la tradizione del genere, troviamo arpeggi chitarristici che riportano a certo post metal e a quei passaggi più rarefatti tipici dei Mournful Congregation, la seminale band dalla quale i nostri traggono sicuramente ispirazione (non solo per il monicker che ne richiama uno dei lavori più importanti, The Monad Of Creation).
I quattro lunghi brani rimandano quindi all’emisfero australe senza però dimenticare la migliore tradizione centro europea del genere, rinvenendo talvolta una certa vicinanza agli Worship, ma senza raggiungere la stessa esasperazione nel rallentare i ritmi.
Così le trame acustiche, oltre ad essere apprezzabili, non vanno a spezzare la tensione ma preparano semmai il ritorno sul proscenio del growl e di un riffing pesante e diluito.
L’album non lascia soverchi spazi alla melodia andando a raffigurare uno scenario immoto e monocromatico, con l’eccezione parziale costituita da un brano come The Despair of an Aeon, magnifico per la potente drammaticità che riesce ad evocare nel corso del suo quarto d’ora di funesto incedere.
I modelli presi ad esempio dai Monads sono importanti ed ingombranti ma il quintetto belga non sfigura affatto nel confronto, in virtù di una proposta la cui essenzialità non va mai a discapito della costruzione di un sound aspro e, nel contempo, intriso di una malinconia che resta per lo più soffusa ma ugualmente percepibile.
IVIIV si rivela così un esordio su lunga distanza di assoluto livello, a conferma della qualità esibita in maniera puntuale dalle band facenti parte del roster della Aestethic Death.

Tracklist:
1. Leviathan as My Lament
2. Your Wounds Were My Temple
3. To a Bloodstained Shore
4. The Despair of an Aeon

Line-up:
J.Frederix Bass
D.Degrieck Drums
H.Cools Guitars
R.Polon Vocals
F.Breulet Guitars

MONADS – Facebook

Torture Squad – Far Beyond Existence

Metal estremo crudele, cattivo e senza compromessi, partendo dall’opener Don’t Cross My path e lasciando che aggressività, ripartenze e rallentamenti si incastrino in un sound che non concede tregua:questo è Far Beyond Existence, ultimo lavoro dei Torture Squad.

Nuovo lavoro per gli storici brasiliani Torture Squad, quartetto di San paolo attivo dalla prima metà degli anni novanta e protagonista di una discografia che raccoglie, oltre ad una manciata di lavori minori, otto full length dei quali l’ultimo è questo Far Beyond Existence.

L’album è composto da dieci massacri sonori a base di death/thrash vecchia scuola, ma valorizzato da una buona produzione, dove la voce di May “Undead” Puertas lascia esterrefatti per impatto e cattiveria, la sezione ritmica è un treno in corsa (Amilcar Christófaro alla batteria e Castor al basso) e le chitarra di Renê Simionato sputa sangue metallico old school.
Va da sé che la cantante sia il fulcro, non solo d’immagine, del gruppo sudamericano: la ragazza di un orco che cerca vendetta con la rabbiosa grinta di un branco di tigri, questa è in pratica la prova della bella vocalist dei Torture Squad, sostenuta dai tre colleghi, mentre in un attimo passa la furiosa tempesta abbattutasi su di noi e portata dai venti maligni delle notevoli No Fate e Blood Sacrifice.
Kreator, Slayer e primi Sepultura si ritrtovano tra le note dell’album, ma parlare di influenze per una band nata ormai quasi venticinque anni fa è oltremodo riduttivo, quindi Far Beyond Existence va fatto proprio senza indugi, perché la squadra di tortura è tornata al lavoro e vi farà soffrire.

Tracklist
1. Don’t Cross My Path
2. No Fate
3. Blood Sacrifice
4. Steady Hands
5. Hate
6. Hero for the Ages
7. Far Beyond Existence
8. Cursed by Disease
9. You Must Proclaim
10. Just Got Paid
11. Torture in Progress
12. Unknown Abyss

Line-up
Castor – Bass, Backing Vocals
Amílcar Christófaro – Drums
Renê Simionato – Guitars
Mayara “Undead” Puertas – Vocals

TORTURE SQUAD – Facebook