CHARLIE BONNET III

Il video di Cold And Alone, dalla’album Sinner With A Song.

Il video di Cold And Alone, dall’album Sinner With A Song.

Nashville rock mainstay, Charlie Bonnet III, has released a new music video for the song “Cold And Alone,” taken from his Tracii Guns (L.A Guns) produced studio effort, Sinner With A Song.

American actor, Lee Vervoort, best known for his role as a Savior in Seasons 6 and 7 of AMC’s “The Walking Dead,” plays the lead character. The video shows a man (Vervoort) in the middle of a mid life crisis, reminiscing of his childhood and visiting places where he would play as a kid. His childhood self is played by the young actor, Charlie Harden. The video also features award winning tattoo artist, Tim Harden. Video production was handled by Luminous Midnight Films.

“This is a song about dealing with depression, and that’s a thing I’ve been fighting with since I was a kid. It affects everybody at one point or another” says Bonnet. “This is the last song on my record, and could be my favorite on there too. It’s dark and moody, but with a 70’s vibe. Tracii Guns put B3 organ on the track and gave it almost a Deep Purple feel. It’s totally killer.”

Bonnet and Vervoort met at a bike rally in 2017, and were mutual fans of each other’s work. “Lee knew of me since the 90’s when I was fronting my metal band, Disarray” reveals Bonnet. “Disarray released 5 records over the years (including discs produced by Dave Brockie of GWAR and Gary Meskil of Pro-Pain), and Lee knew that material inside and out. Of course I’m a big fan of his acting as well, so we really wanted to do some work together. This video was perfect for that.”

Sinner With A Song is available on all digital outlets now.

PRISTINE

Il video di Ninja, dall’album omonimo (Nuclear Blast).

Il video di Ninja, dall’album omonimo (Nuclear Blast).

La band rock norvegese PRISTINE, capitanata da Heidi Solheim, ha pubblicato il video della title track dell’ultimo album “Ninja”.

Sono state anche annunciate nuove date in Europa:

04.04. D Nürnberg – Hirsch
05.04. D Bonn – Harmonie
06.04. D Bückeburg – Schraub-Bar
07.04. D Ulm – Roxy
08.04. D Jena – Café Wagner
11.04. D Berlin – Quasimodo
12.04. D Hannover – Mephisto
16.04. E Barcelona – Sala Rocksound
17.04. E Madrid – Sala Boite
18.04. E Cangas de Morrazo – Salason
19.04. E Gijón – Memphis
20.04. E San Sebastián – Intxaurrondo Kultur Etxea
25.04. D Stuttgart – Café Galao
26.04. D Wuppertal – Live Club Barmen
27.04. D Leipzig – Moritzbastei
28.04. D Willofs – Veteranentreffen

“Ninja” è stato pubblicato da Nuclear Blast ed è disponibile in svariati formati:

http://nblast.de/PristineNinjaNB

www.pristine.no
www.facebook.com/pristineband
www.nuclearblast.de/pristine

Gribberiket – Sluket

Band norvegese notevolissima con forte personalità: doom, noise e black miscelati ad arte per un risultato originale e per nulla scontato.

Giusto ricordare, prima di essere inondati dalle nuove uscite del 2018, il disco d’esordio dei Gribberiket, strana creatura norvegese che nel 2013 aveva fatto uscire il demo in cassetta Knefall, ristampato poi su cd dalla Dead Seed che ora si occupa di commercializzare Sluket, il loro vero esordio, uscito sul finire del 2017.

Si tratta di un quartetto norvegese dotato di forte personalità, che li ha portati a elaborare un suono assolutamente fuori di testa, dove sono miscelati in modo urticante e malsano doom sghembo e noise, il tutto cosparso di inquietante black con rumori ed effetti a rendere il suono sinistro e intossicante; tre lunghi brani, con il corollario di due corti intermezzi, incendieranno il vostro cervello con un suono lento, distorto, fangoso, senza creare muri di suono ma lacerando lentamente i vostri sensi atterriti di fronte a tanta insanità. Le chitarre non hanno fretta, inanellano lenti riff inabissandosi in abissi di rumori e intanto il brano cresce in modo inquietante e la voce (?) strazia, squarcia, urla in norvegese terrificando l’atmosfera; la ritmica segue strade impervie creando rituali dove la tensione mozza il fiato. I sedici minuti abbondanti della final track, sublimano al meglio quanto detto, il brano è un vero e proprio “piece de resistence”, avanza inesorabile e interminabile, si alimenta delle urla che descrivono traiettorie desolanti e respingenti mentre le chitarre si inseguono e si intrecciano lente ed esasperate. Difficile descrivere a parole l’arte molto personale esibita dalla band, ma il tutto funziona bene; già il demo aveva fatto intravedere che il loro suono era originale e non aveva classici punti di riferimento. Come sempre l’underground cela band assolutamente uniche, che coltivano la loro visione incuranti del mondo che scorre attorno a loro.

Tracklist
1. Sluket
2. Gjestebud
3. See, der blev en død udbaaren
4. Med sine lidelser
5. Nytelsen og oppløsningen

Line-up:
Witchfucker Wangen – Bass
Gimp Molestor – Drums
Kybermensch – Guitars, Noises
SFS – Vocals, Guitars

Aosoth – V: The Inside Scriptures

L’annichilimento sonoro chiamato V: The Inside Scriptures dura poco più di tre quarti d’ora di musica che non dà  respiro, rovesciandoci addosso tutto il male dell’universo convenuto in cunicolo spazio-temporale che conduce alla Terra.

Ritrovo gli Aosoth dopo quattro anni abbondanti e devo ammettere che non mi sarei atteso l’ulteriore inasprimento di un sound che, già all’epoca, prevedeva ben poche concessioni melodico-atmosferiche.

Di solito il passare del tempo tende ad ammorbidire il sound di chiunque, senza che chi lo faccia possa essere stacciato di commercialità, termine che associato al metal estremo può strappare solo un amaro sorriso: si tratta di scelte che possono essere condivisibili o meno, e lo stesso vale se, in spregio ad ogni logica, ci si richiude dentro la propria torre d’avorio facendo dell’incomunicabilità il solo marchio.
A questo punto l’ascoltatore (che non si può definire certo medio, perché già l’avvicinarsi ad un lavoro degli Aosoth, cosi come di gran parte della scena black metal francese, presuppone una conoscenza della materia certo non superficiale) si trova di fronte ad un bivio con una strada che risulta già sbarrata dal rifiuto netto di queste sonorità e l’altra che, dopo pochi passi, si apre in un baratro la cui conseguente caduta preclude ogni possibilità di risalita.
Per chi decide di correre il rischio, l’ascolto di V: The Inside Scriptures può trasformarsi in’un esperienza che difficilmente non lascerà tracce: il riffing dissonante satura un sound sul quale cerca di stagliarsi lo screaming di MkM, non sempre facilmente percepibile dall’interno della bufera musicale creata dagli Aosoth.
Eppure, nonostante tutti gli indizi possano condurre ad un rigetto di questo lavoro, V: The Inside Scriptures ha l’effetto di un veleno paralizzante, peraltro di quelli della peggior specie perché, invece di darti sollievo con una fine relativamente rapida, ti costringe inerme a vedere ed ascoltare tutto ciò che accade senza poter reagire, per di più con la consapevolezza che non ci sarà un domani.
Ecco perché si riesce ad arrivare alla fine di questo album, rendendosi conto di essere stati a tratti inconsapevoli testimoni di un’esibizione di atrocità destinata ad andare in replica ancora per molto tempo, contro ogni previsione.
L’annichilimento sonoro chiamato V: The Inside Scriptures dura poco più di tre quarti d’ora di musica che non dà  respiro, rovesciandoci addosso tutto il male dell’universo convenuto in cunicolo spazio-temporale che conduce alla Terra.
Questo è (anche) il black metal, nel caso qualcuno continui a pensare che si tratti di un genere divenuto inoffensivo: peccato solo per chi non capirà quest’album, ma non lo biasimo, perché ogni volta che l’ascolto anche la mia fede vacilla pericolosamente …

Tracklist:
1. A Heart To Judge
2. Her Feet Upon The Earth, Blooming The Fruits Of Blood
3. The Inside Scriptures
4. Premises Of A Miracle
5. Contaminating All Tongues
6. Silver Dagger And The Breathless Smile

Line-up:
MkM – vocals
Bst – guitars
INRVI – bass
Saroth – second guitar
T. – session drums

AOSOTH – Facebook

Steve Remnant “Metal Remnants” – Night Of The Wolves

Veloci cavalcate, solos graffianti ed heavy, ritmiche telluriche e sfumature progressive sono le parti più importanti di questo nuovo progetto presentato dalla Volcano Records, non ci resta quindi che aspettare di sapere qualcosa di più, magari con l’arrivo di un primo lavoro sulla lunga distanza.

Ricoperto da un velo di oscuro mistero, esce per l’attivissima label campana Volcano Records il progetto del mastermind Steve Remnant, Metal Remnants, dal titolo Night Of The Wolves, ep composto da quattro brani di heavy metal melodico dalle reminiscenze old school e dagli ottimi inserti power/prog, che formano un sound classico ma allo stesso tempo al passo coi tempi.

Il progetto viene presentato come il tentativo da parte del misterioso musicista di riassumere l’essenza di un genere musicale controcorrente e profondamente antimassificato nel “suburbano”, nel “dimesso”, nel cacofonico “non farsi notare”, rispetto alla moda dell’esser sempre presenti e partecipi, protagonisti della cosiddetta civiltà moderna.
Fates Warning e primi Queensryche le band che più si sono fatte spazio nella mente del sottoscritto all’ascolto dei due singoli, (la splendida Night Of The Wolves e la graffiante The Abandon), con l’uso nel refrain del cantato in falsetto nella seconda traccia, mentre l’opener risulta un crescendo epico melodico, dalle tinte oscure e dalla raffinata eleganza progressiva.
I due brani restanti (Randome e Lydia), spostano il tiro verso un heavy/power più diretto e d’impatto aggiungendo quali fonti di ispirazione ai due già importanti nomi fatti in precedenza Iron Maiden e Judas Priest.
Veloci cavalcate, solos graffianti ed heavy, ritmiche telluriche e sfumature progressive sono le parti più importanti di questo nuovo progetto presentato dalla Volcano Records, non ci resta quindi che aspettare di sapere qualcosa di più, magari con l’arrivo di un primo lavoro sulla lunga distanza.

Tracklist
1. Night of the wolves
2. The Abandon
3. Randome
4. Lydia

Line-up
Steve Remnant

VOLCANO PRMOTION – Facebook

Exalter – Persecution Automated

Con dieci brani più intro per trentacinque minuti su e giù per la Bay Area, gli Exalter confermano la loro totale devozione per il thrash statunitense e ci costringono alla difensiva con il loro esplosivo sound old school.

Fa piacere notare come i gruppi provenienti dall’Asia e di cui ci siamo occupati in passato tornino puntualmente con nuovi lavori, segno di una convinzione nei propri mezzi ed una grande passione che permette a quest ottimi musicisti di portare avanti la loro missione musicale in terre sicuramente non facili per la musica rock e metal.

Degli Exalter, per esempio, ci eravamo occupati un paio di anni fa in occasione dell’uscita del secondo ep (Obituary For The Living), all’epoca la band risultava un duo, con Tanim (voce e chitarra) e Afif (batteria) ora raggiunti in pianta stabile dal bassista Jamil.
Sotto l’ala della Transcending Obscurity il gruppo aveva licenziato due ep, il primo Democrasodomy nel 2015 e di seguito Obituary For The Living, ora raggiunti dal debutto sulla lunga distanza, questa notevole mazzata intitolata Persecution Automated.
Con dieci brani più intro per trentacinque minuti su e giù per la Bay Area, gli Exalter confermano la loro totale devozione per il thrash statunitense e ci costringono alla difensiva con il loro esplosivo sound old school.
L’album parte dalla terza traccia, Reign Of The Mafia State, il pulsante rosso dell’ottovolante metallico si inceppa e l’album non scende più da una velocità ritmica importante su cui vengono rovesciati valanghe di riff e solos di scuola Exodus, Death Angel.
Prodotto discretamente, Persecution Automated non farà sicuramente gridare al miracolo i predatori dell’arca dell’originalità, ma la straordinaria The Dreaded End, Incarceration e Pathology Of Domination vi attaccheranno e vi distruggeranno sotto una pioggia di pugni, fino a quando il vostro corpo sarà solo una massa di poltiglia sanguinante.

Tracklist
1.Intro
2.Holocaust Ahead
3.Reign of the Mafia State
4.World Under Curfew
5.The Dreaded End
6.Slaughter Cleanse Repeat
7.Incarceration
8.Grip of Fear
9.Pathology of Domination
10.Clandestine Drone Warfare

Line-up
Tanim – Guitars, Vocals
Afif – Drums, Vocals
Jamil Khan – Bass

EXALTER – Facebook

Embryo – A Step Beyond Divinity

A Step Beyond Divinity è un’opera dal taglio internazionale che incolla l’ascoltatore alle cuffie, un dirompente fiume metallico che straripa tra debordanti e possenti passaggi estremi, orchestrazioni epiche ed apocalittiche e chitarre che sanguinano melodie.

Il nuovo lavoro dei deathsters nostrani Embryo è il classico album con il quale supportare la scena metal tricolore (non solo quella estrema, ovviamente) diventa non solo un dovere ma un grande piacere.

Al quarto album la band di Cremona estrae dal cilindro l’opera perfetta, quella che prendendo il meglio dal precedente omonimo lavoro, lo porta ad un livello ancora più alto regalando cinquanta minuti di death metal moderno, in un susseguirsi di emozionanti saliscendi tra tradizione melodica e moderno death metal dal piglio apocalittico.
Le orchestrazioni questa volta raggiungono vette altissime, la parte americana del sound del gruppo è ancora più potente, un macigno estremo che dai Fear Factory prende l’atmosfera epica da fine del mondo, mentre la cascata di solos guardano sempre verso nord e al melodic death metal.
Il concept si ispira alla figura di un genio come Leonardo Da Vinci, quindi anche in questo caso la band cerca una via intellettuale ai testi per valorizzare un songwriting sopra le righe.
Il bellissimo artwork è stato lasciato nelle mani dell’artista e musicista Spiros Antoniou alias Seth Siro Anton (Septic Flesh) mentre masterizzazione, registrazione e mix sono stati eseguiti da Simone Mularoni ai Domination Studio, con la band ad affiancarsi al noto produttore e musicista italiano (DGM) in fase di produzione.
Tutto questo rende A Step Beyond Divinity un’opera dal taglio internazionale che incolla l’ascoltatore alle cuffie, un dirompente fiume metallico che straripa tra debordanti e possenti passaggi estremi, orchestrazioni epiche ed apocalittiche e chitarre che sanguinano melodie.
Vanguard For The Blind, The Greatest Plan e la devastante Leonardo spiccano sulle altre tracce, ma vi consiglio di fermarvi per un’oretta scarsa e lasciare che gli Embryo vi raccontino del Da Vinci a modo loro.

Tracklist
1. The Same Difference
2. Overwhelming your Disgust
3. Vanguard for the Blind
4. Painting Death
5. Looking for the Divine
6. Solitaria 1519
7. Leonardo
8. The Greatest Plan
9. Bastard of the Brood
10. Mouth of Shame
11. Witness of your Life
12. The Horror Carved

Line-up
Roberto Pasolini – Vocals
Eugenio Sambasile – Guitars
Simone Solla – Keyboards
Danilo Arisi – Bass
Enea Passarella – Drums

EMBRYO – Facebook

Diretone – Random Spins, Fortune Turns

Random Spins, Fortune Turns è un lavoro gradevole per chi ama il thrash suonato con un approccio tecnico/alternativo ma, forse, da una band sulla scena già da diverso tempo sarebbe stato lecito attendersi un lavoro dalla connotazione stilistica più personale.

I danesi Diretone sono una band attiva già dai primi anni del decennio e Random Spins, Fortune Turns è il loro secondo lavoro su lunga distanza.

Il gruppo di Copenhagen propone un metal alternativo che poggia le sue basi su un thrash groove che, talvolta si apre a contaminazioni southern, senza disdegnare puntate nel djent così come in classiche ballate metalliche.
Anche per questo motivo l’album appare un po’ frammentario ma è soprattutto l’impostazione vocale spiccatamente hetfieldiana di Lars Hørning a rendere i Metallica di Load e dintorni quale naturale punto di riferimento, facendo sembrare comunque più adeguati all’ambito i brani maggiormente robusti rispetto a quelli di matrice alternativa.
Per questo sia l’opener Astray sia la title track appaiono gli episodi più riusciti all’interno di una tracklist senza particolari punti deboli ma neppure impreziosita dal brano capace di fare la differenza.
Random Spins, Fortune Turns è un lavoro gradevole per chi ama il thrash suonato con un approccio tecnico/alternativo ma, forse, da una band sulla scena già da diverso tempo sarebbe stato lecito attendersi un lavoro dalla connotazione stilistica più personale.

Tracklist:
1. Astray
2. King’s Head
3. Misery Sound
4. New Dawn, New Day
5. Under the Afghan Sun
6. Random Spins, Fortune Turns
7. Wrong
8. Sylvia (Until the End)
9. Ten Years
10. Race Against Time

Line-up:
Brion Wekin – Drums
Patrick Ajasso – Guitars
Lars Hørning – Vocals, Bass
Patrick Grønbæch Christensen – Guitars

DIRETONE – Facebook

Headcrasher – Nothing Will Remain

Ristampa a lungo attesa dello storico esordio, targato 1989, di una band fondamentale nel panorama thrash-core italiano di fine anni Ottanta.

La Punishment 18, da oltre dieci anni, porta avanti un serio e professionale lavoro di valorizzazione del patrimonio underground, tanto italiano, quanto estero, specie in ambito thrash-death-black.

Ne è l’ulteriore ed eccellente riprova la realizzazione di questo Nothing Will Remain, ristampa – a lungo attesa, davvero – di un disco realmente storico del panorama nostrano, pubblicato nel 1989, e subito diventato oggetto di autentico culto. Il quartetto italiano proponeva, infatti, uno speed-thrash metal, ottimamente elaborato e notevolissimo sotto il profilo tecnico, che da un lato guardava al messaggio tradizionale (ed inevitabile) dei primi giorni della Bay Area, soprattutto ai Metallica di Kill ‘Em All, dall’altro lo contaminava con intelligenti e sempre molto costruite aperture di stampo hardcore (sia quello inglese dei Discharge, sia quello americano, di area newyorkese, il che rende gli Headcrasher apprezzabili anche da parte di quanti adorano Anthrax e Nuclear Assault). Come si diceva, i dodici brani di Nothing Will Remain sono assai strutturati e vari, ancorché rocciosi e granitici. Né mancano variazioni sul tema, come l’opener fantascientifico Blood From the Sky, il grind aspro e inatteso (di scuola Napalm Death) di F.F.W., il rap-core screziato di funk metal di Bath Man, a metà strada fra i Death Angel di Act III e i Faith No More della pietra miliare The Real Thing. Il gruppo riusciva nel non facile intento, alternando sfuriate veloci ed opportuni rallentamenti, di aggiungere qua e là una vaga attitudine fun e skate-punk ad una proposta complessiva, altrimenti, legata al miglior thrash e all’allora nascente metal-core. Un disco veramente pionieristico e personale, oltretutto si se pensa al fatto che esso risale alla fine degli Eighties, per di più in Italia. I quattro possedevano, senza dubbio, doti compositivo-esecutive superiori alla norma ed erano artefici di un sound possente e quasi epico nella sua insopprimibile rabbia di fondo. La riedizione della Punishment è resa ancor più succulenta dalla presenza di un secondo CD, che contiene i sei pezzi dell’inedito promo registrato nel 1991 e in più, come bonus-track, In Our Times, appositamente incisa, nel 2017, da tre quarti della formazione originale degli Headcrasher. Mai banali, ancora oggi, aggressivi ed articolati come i Megadeth. Ora, il pubblico ha finalmente la possibilità di riscoprire questo seminale gruppo calabrese, che, sorto nel 1984, ha fatto la storia ed ha saputo anche anche emozionare, come nella toccante e indimenticabile Good Morning Amazzonia o nell’inno Dead in the USA.

Tracklist
1. Blood From the Sky
2. Live Or Die
3. Waiting 4 an Answer
4. FFW
5. Bath Man
6. The Cemetery of the Lost Cross
7. Overlook Hotel
8. SK8 Life
9. Good Morning Amazzonia
10. Dead in the USA
11. The Final Attack
12. Flebo’s Country
13. In Our Times
14. Lost Money
15. HIV
16. Selling Happiness
17. Childhood Stairs
18. Subliminal Pain
19. Within the Mirror

Line-up
Gianpaolo Brunetti – Guitars
Claudio Gentile – Vocals
Roby Vitari – Drums
Italo Le Fosse – Bass

HEADCRASHER – Facebook

Chronic Xorn – For These Sins Who Must Die

Secondo devastante full length per gli indiani Chronic Xorn, realtà estrema proveniente da Kolkata alle prese con un death metal moderno e dai rimandi core.

Secondo devastante full length per gli indiani Chronic Xorn, realtà estrema proveniente da Kolkata alle prese con un death metal moderno e dai rimandi core.

Attivo da dieci anni, il gruppo ha partorito un ep ed il primo album, From Mercy, licenziato ormai cinque anni fa.
Non molto prolifica quindi la band indiana che arriva al decennale della sua fondazione con un full length che, in realtà, si può considerare un ep vista la durata che non supera i venticinque minuti.
Meglio corto ma buono, direte voi, e al netto dell’ascolto For These Sins Who Must Die risulta un lavoro valido; il sound del quintetto si presenta come un devastante deathcore, tecnicamente ben suonato, dalle melodie chitarristiche sugli scudi e l’uso dello scream che non lascia spazio a clean vocals come di moda nel genere ultimamente.
I Chronic Xorn alzano un muro estremo invalicabile, le ritmiche lasciano spazio alla tecnica in cambio di una marzialità saggiamente poco usata, e l’ascolto se ne giova, le varie For These Sins Who Must Die, Necropoli III e Vox Populi esplodono dagli altoparlanti come atomiche dall’impatto distruttivo e devastante.
Qualche accenno melodico nei solos dal taglio classico e tanto metal estremo di buona fattura per questo combo asiatico, peccato solo per la durata, perché con almeno altri dieci minuti di musica la band avrebbe meritato sicuramente un mezzo voto in più.

Tracklist
1.Intro – Doctrine of Hate
2.For These Sins Who Must Die
3.Necropolis III
4.Justice by the Act of Violence
5.Vox populi
6.The Last Stand

Line-up
Saptadip “Sunny” Chakraborty – Vocals
Angshuman Majumdar – Bass
Suvam Moitra – Guitars, Vocals
Biswarup Bardhan – Guitars
Dipayan Chakraborty – Drums

CHRONIC XORN – Facebook

DEINONYCHUS

Il video di Buried Under The Frangipanis, dall’album Ode To Acts Of Murder, Dystopia And Suicide (My Kingdom Music).

Il video di Buried Under The Frangipanis, dall’album Ode To Acts Of Murder, Dystopia And Suicide (My Kingdom Music).

I see people writing great words about DEINONYCHUS new album “Ode To Acts Of Murder, Dystopia And Suicide” and it was welcomed with enthusiasm by fans and media. Now we’ll present a new video for one of the greatest songs ever composed by Dutch mastermind Marco Kehren. It’s disturbing, obscure and emotional like a knife piercing your emotional well-being… it’s the videoclip of the song “Buried Under The Frangipanis”

This is DEINONYCHUS a band like no other!

ORDER DEINONYCHUS “Ode To Acts Of Murder, Dystopia And Suicide”: http://smarturl.it/DEINODE

Official sites:
– MY KINGDOM MUSIC: www.mykingdommusic.net *
www.facebook.com/mykingdommusic.label
– DEINONYCHUS: www.facebook.com/deinonychusofficial

With a running time of 45 minutes, cover and artwork created by label’s boss F.P., track listing is as follows: 1. Life Taker – 2. For This I Silence You – 3. The Weak Have Taken The Earth – 4. Buried Under The Frangipanis – 5. Dead Horse – 6. Dusk – 7. There Is No Eden – 8. Silhouette

THE BLUE GIANTS

Il video di She Is Fire, dall’album Flamingo Business.

Il video di She Is Fire, dall’album Flamingo Business.

Flamingo Business è l’album di debutto dei Vicentini The Blue Giants, composto da 10 brani tesi e martellanti. Quarantre minuti di puro Rock n’ Roll, che trasmettono le sensazioni e gli stati d’animo che attraversano la band dal momento della fondazione fino ad oggi, in cui focalizzano l’attenzione sull’energia e il “Wall-of-Sound” che solo il Rock n’ Roll può restituire. Lo fanno con approcci diversi… Dall’isolamento per ritrovare sé stessi di Space Caravan, ai cambiamenti sentimentali di Changes, virando verso sentimenti più viscerali rappresentati da “She’s Fire” e “Legs”, fino alle situazioni di confusione e disagio di “The Morning After” e “Sick Again”.

Asylum 8 – Repressed

Nel complesso Repressed scorre abbastanza bene e si può definire a buon titolo un album divertente, in grado di far scapocciare senza dover investire troppo in impegno intellettivo ma, alla fine, quella leggerezza che è la sua forza ne diviene anche il punto debole.

In Finlandia non si vive solo di sonorità cupe e malinconiche ma c’è anche chi cerca di imprimere alla propria idea di metal qualcosa di diverso.

Gli Asylum 8, per esempio, provano a portare su un piano diverso la lezione di Rammstein e Deathstars, incrementando però la componente elettronica invece di quella metal; ciò che ne scaturisce è un interessante miscuglio di death alternative ed EDM: un’idea che immagino sia abbastanza aliena rispetto alla concezione musicale dei puristi ma che fornisce frutti pregevoli.
Per quanti mi riguarda gli Asylum 8 funzionano al meglio quando il growl si poggia su riff squadrati che vengono circondati da suoni elettronici, meno invece allorché la vena alternative prende il sopravvento con dei più canonici ritornelli con voce pulita.
Nel complesso Repressed scorre abbastanza bene e si può definire a buon titolo un album divertente, in grado di far scapocciare senza dover investire troppo in impegno intellettivo ma, alla fine, quella leggerezza che è la sua forza ne diviene anche il punto debole, facendo parzialmente smarrire quella profondità che rende un disco qualcosa in più rispetto ad un piacevole ascolto.
Gli Asylum 8 riescono in ogni caso a produrre un lavoro sicuramente non anonimo e quanto meno a suo modo originale, cosa da non sottovalutare di questi tempi.

Tracklist:
1. Disarray
2. My Lamentation
3. At the Edge of My Mind
4. Thanatophobia
5. Passing
6. Acceptance
7. Deliverance
8. True Survivor

Line-up:
Tatu Heikkinen – bass
Sami Partanen – synths
Anssi Kinnunen – guitars
Henry Hämäläinen – vocals
Sami Hynynen – guitars
Pasi Moilanen – drums

ASYLUM 8 – Facebook

UNCLE BARD & THE DIRTY BASTARDS

Il video di Lads From The Countryside, dall’album Handmade.

Il video di Lads From The Countryside, dall’album Handmade.

Nuovo video per la folk/rock band Uncle Bard & The Dirty Bastards! Si tratta della canzone “Lads From The Countryside”, inclusa nell’ultimo album “Handmade!”.
Ambientato nelle campagne tra Novara e Varese, il nuovo video è un chiaro omaggio al cinema Italiano degli anni ’80, tra richiami al “Ragazzo di Campagna” e “Il Bisbetico Domato”.

La band Italiana, che ha festeggiato di recente il proprio decimo anno di attività, ripartirà a breve per il nuovo tour che la vedrà impegnata in tutta Europa. La prima tappa sarà questo sabato, 27 Gennaio, all’Exenzia Der Club di Prato (PO) in occasione del Fuck You We Rock Festival XIV.

www.dirtybastards.it
www.facebook.com/UBDirtyBastards
www.youtube.com/UBDirtyBastards

Funeral Nation – Molded From Sin

Molded From Sin soddisferà gli amanti del genere, in attesa che dopo il ritorno i Funeral Nation decidano di dare un seguito allo storico debutto.

La Vic Records licenzia questa compilation di un gruppo storico dell’underground estremo statunitense, i Funeral Nation da Chicago.

Il trio di thrashers iniziò a diffondere il verbo di Satana fin dal lontano 1989 a colpi di death/thrash metal vecchia scuola, e questa esaustiva raccolta tocca le varie fasi del gruppo in quasi trent’anni dalla fondazione.
In verità la band ha avuto dal 1995 al 2012 un lungo periodo di stop e solo in questi ultimi anni ha dato un seguito al primo full length (After The Battle) e al paio di lavori minori che caratterizzarono i primi passi del bassista e cantante Mike Pahl e compagni.
Molded From Sin è la quarta compilation in pochi anni, ma i Funeral Nation risultano attivi e l’ep omonimo uscito quest’anno fa ben sperare un secondo album che gli appassionati del genere aspettano ormai da molti anni.
La proposta è assolutamente underground, il thrash metal satanista e dalle ovvie tematiche anticristiane del gruppo sposa la storia del genere, quindi si parte in quarta e veloci, rabbiosi e sadici e si corre tra le buie strade dell’inferno con un occhio allo speed/thrash europeo del decennio ottantiano (Venom e Slayer su tutti) con qualche sfumatura vicino al death.
La raccolta alterna brani diretti e senza soluzione di continuità ad altri leggermente più elaborati (Encased In Glass) e dal taglio classicamente heavy metal, ma in gran parte dell’album si continua a correre con una mano sull’acceleratore e l’altra che impugna una croce rovesciata.
Molded From Sin soddisferà gli amanti del genere, in attesa che dopo il ritorno i Funeral Nation decidano di dare un seguito allo storico debutto.

Tracklist
1.Your Time Has Come
2.State of Insanity
3.Reign of Death
4.Midnight Hour
5.Sign of Baphomet
6.Visions of Hypocrisy
7.Encased in Glass
8.Benediction of Faith
9.The Apocalypse
10.Maniac
11.Laceration
12.Before the Dawn
13.Funeral Nation

Line-up
Mike Pahl – Bass, Vocals
Chaz Baker – Guitars, Vocals
Dean Olson – Drums

FUNERAL NATION – Facebook

The Raz – The Raz

The Ratz centrano il bersaglio al primo colpo , uscendosene con un album hard blues da incorniciare.

La Rockshots  fa il botto con l’esordio di questa straordinaria band statunitense chiamata The Ratz.

I quattro rockers di Columbia centrano il bersaglio al primo colpo , uscendosene con un album hard blues da incorniciare, sanguigno, magico, pregno di quell’attitudine blues che ti avvolge tra le sue spire e come un serpente ti incanta prima di darti l’ultima stretta mortale.
Adam Shealy (batteria), David Scott Mcbee (voce), Nick “Kuma” Meehan (chitarra), Dale “Raz” Raszewski (basso), non inventano nulla, semplicemente prendono in mano gli strumenti e fanno rock come nella migliore tradizione settantiana, ineducato, cattivo, sensuale e sporcato dal blues che fa sanguinare il lettore mentre il dischetto ottico gira impazzito e Black Garden dà inizio alle danze.
Vintage, sicuramente adatta a chi di blues e di hard rock vive già da un po’, è da maneggiare con cura perché questa è la musica del diavolo, quell’insieme di note che fa spogliare fanciulle, svuotare bottiglie di whiskey, lasciare tutto e partire per il mondo accompagnati dalla splendida Different Colored Leaves, o dal riff colmodi groove di Since I Lost You.
Il blues scorre nel corpo di  David Scott Mcbeeed ed esce dalle corde vocal trasformato in urlo animalesco, un ruggito che diventa una tragica e sentita interpretazione nel blues che richiama il miglior Bonamassa di 13 Years, mentre riff zeppeliniani nascono dalla sei corde di Nick “Kuma” Meehan ed il groove si impossessa della sezione ritmica.
My Woman vi tiene per il colletto fino a che Mystery non travolga con una cascata di riff da fare invidia a Led Zeppelin, Bad Company e ai più giovani Black Country Communion.
Il blues in crescendo di What’s Real conclude un album perfetto, nel genere un’autentica sorpresa, suonato e prodotto benissimo, ma cosa molto più importante caratterizzato da una serie di canzoni di livello superiore.

Tracklist
1.Black Garden
2.No One to Blame
3.Different Colored Leaves
4.Since I Lost You
5.13 Years
6.My Woman
7.Mystery
8.No Surprise
9.What’s Real

Line-up
Raz – Bass & Vocals
Nick Meehan – Guitar & Vocals
Adam Shealy – Drums & Vocals
David Scott McBee – Lead Vocals

THE RAZ – Facebook

LONG DISTANCE CALLING

Il video di “Ascending”, dall’album “Boundless” (InsideOutMusic).

Il video di “Ascending”, dall’album “Boundless” (InsideOutMusic).

A meno di un mese dalla pubblicazione del nuovo album “Boundless” i tedeschi LONG DISTANCE CALLING pubblicano il video di “Ascending”, il secondo singolo. L’album sarà pubblicato il 2 febbraio 2018 su InsideOutMusic.

The band comments:
“We proudly present the brand new video clip for our second single ‘ASCENDING’ which we shot in the studio, where we recorded ‘BOUNDLESS’. We caught an intimate yet intense atmosphere, and we are happy to share it with you, enjoy!”

The album will be released as a special edition digipak CD, Gatefold 2LP + CD (incl. etching on side D) & as digital download. Pre-order & stream the singles now here:
https://longdistancecalling.lnk.to/Boundless

Following the release of two albums that saw the band exploring the addition of vocals to their sound, the band have gone back to basics and created a purely instrumental record.

The band comments: “We are happy to announce our new album ‘BOUNDLESS’ which will see the light of day on February 2nd 2018. This time around the four of us locked ourselves in a room over a couple of months and pretty much got back to where we started as a band to catch this “go with the flow” feeling. This is probably the purest LDC album ever, no guests, no vocals, all instrumental. We´re stoked how it turned out and this album got a lot of energy, heaviness, melodies and twists, we hope you will enjoy it as much as we do.”

Further to the above, the band recently announced new tour dates in support of the new album release. Two new dates have been added to the list, in bold below. See here for the full list of dates:

Presented by VISIONS, GITARRE & BASS, METAL.DE, ECLIPSED, METAL HAMMER, GUITAR

Feb 2nd 2018 – Dortmund (D), FZW (“Boundless” Release Show / followed by Visions Party)
Feb 23rd 2018 – Saarbrücken (D), Garage (Club)
Feb 24th 2018 – Laufen (CH), Biomill
Feb 28th 2018 – Hannover (D), Lux
Mar 1st 2018 – Berlin (D), Musik & Frieden
Mar 2nd 2018 – Hamburg (D), Indra
Mar 3rd 2018 – Kiel (D), Die Pumpe
Mar 4th 2018 – Bremen (D), Tower
Mar 5th 2018 – Köln (D), Gebäude 9
Mar 6th 2018 – Wiesbaden (D), Schlachthof (Kesselhaus)
Mar 7th 2018 – Stuttgart (D), ClubCann
Mar 8th 2018 – München (D), Kranhalle
Mar 9th 2018 – Wien (AT), B72
Mar 10th 2018 – Prag (CZ), Nova Chmelnice
Mar 11th 2018 – Dresden (D), Beatpol
Mar 12th 2018 – Nürnberg (D), Club Stereo

Long Distance Calling will support progressive metal veterans Fates Warning for two shows in Germany. You can find those dates below:

18th January – Turock, Essen, Germany
19th January – Colos-Saal, Aschaffenburg, Germany

Long Distance Calling tear everything down and let it blossom again. ‘Boundless’ sounds like freedom found again, sometimes weightless, sometimes oppressively heavy.

LONG DISTANCE CALLING online:
www.longdistancecalling.de/
www.facebook.com/longdistancecalling
www.instagram.com/longdistancecalling
https://longdistancecalling.merchcowboy.com/

INSIDEOUTMUSIC online
www.insideoutmusic.com
www.youtube.com/InsideOutMusicTV
www.facebook.com/InsideOutMusic
www.twitter.com/insideouteu
www.myspace.com/insideoutlabel

InsideOut Shop
www.insideoutshop.de

Black Space Riders – Amoretum Vol.1

Tornano i rockers psichedelici Black Space Riders con il quinto album della loro carriera, la prima parte di un concept che vede la seconda già pronta ed in uscita entro l’anno.

Tornano i rockers psichedelici Black Space Riders con il quinto album della loro carriera, prima parte di un concept che vede la seconda già pronta ed in uscita entro l’anno.

Amorentum Vol.1 tratta il tema dell’amore come cura per l’odio che imperversa nel mondo, ed esso è descritto tramite una musica rock che amalgama psichedelia vintage, rock moderno e trame heavy sotto la bandiera della New Wave of Heavy Psychedelic Spacerock, termine forgiato dal gruppo tedesco.
In definitiva questa prima parte ed i suoi capitoli continuano la tradizione musicale del gruppo che abbandona le digressioni elettroniche sperimentate sull’ultimo lavoro (l’Ep Beyond Refugeeum che seguiva di un anno il full lenght Refugeeum uscito nel 2015), per un approccio più vintage e rock.
Atmosferico e dalle forti sfumature space rock, l’album ha momenti molto intensi come in Movements, capolavoro e cuore dell’album, alternati a brani più lineari e meno forti sia come interpretazione che come sviluppo (Another Sort Of Homecoming, Friends Are Falling) piccole cadute che non inficiano il giudizio positivo sull’intero album.
Meno heavy di quello che ci si possa aspettare e molto più incentrato su chiaroscuri tra il post rock sviluppatosi negli ultimi anni ed i suoni old school, Amoretum Vol.1 si può considerare un lavoro riuscito in parte e che ci presenta un gruppo dedito a trasformare i suoni psych rock di Beatles, Pink Floyd e David Bowie, in un sound al passo coi tempi, attraversato da spunti moderni che traspongono il tutto in un epoca in cui la battaglia tra odio ed estremismi assortiti da una parte ed amore e accoglienza dall’altra,  fanno parte del vivere quotidiano di ognuno di noi.

Tracklist
1. Lovely lovelie
2. Another sort of homecoming
3. Soul shelter (Inside of me)
4. Movements
5. Come and follow
6. Friends are falling
7. Fire! Fire! (death of a giant)
8. Fellow peacemakers

Line-up
JE – Vocals, Guitars
SLI – Guitars
SAQ – Bass
CRIP – Drums
SEB – Vocals

BLACK SPACE RIDERS – Facebook

Kantica – Reborn In Aesthetics

Una produzione da top band, una cantante che incanta ed ammalia e cinque musicisti che formano una squadra compatta ed assolutamente vincente, sono le prime avvisaglie di un’opera ottima in ogni dettaglio, creata per far innamorare gli (ancora tanti) estimatori del power metal sinfonico.

Questa volta a regalarci cinquanta minuti di metal sinfonico, tra power e gothic in un deliro orchestrale e maestoso, sono i savonesi Kantica, band ligure al debutto su Revalve con Reborn In Aeshtetics.

Mettetevi il cuore in pace cari cacciatori dell’arca dell’originalità, perché qui si cavalca il genere giocando con tutti i suoi cliché, ma il bello è che i Kantica il gioco lo conducono con maestria lasciando l’impressione di essere al cospetto di un gruppo con molta più esperienza di quella che suggerisce l’anagrafe.
Sonorità piene e cinematografiche si specchiano sul golfo ligure prima che lo scirocco si alzi e la mareggiata porti con sé cavalcate power metal dalle ritmiche potentissime, alternandosi con pacate atmosfere gothic ed impreziosite da orchestrazioni dal piglio moderno, come negli ultimi lavori di quella che il sottoscritto considera la band regina del genere, gli Epica.
Una produzione da top band, una cantante che incanta ed ammalia e cinque musicisti che formano una squadra compatta ed assolutamente vincente, sono le prime avvisaglie di un’opera ottima in ogni dettaglio, creata per far innamorare gli (ancora tanti) estimatori del power metal sinfonico.
Dopo l’intro i primi botti portano il titolo di Fascination Of The Elements, un brano in crescendo che prepara l’ascoltatore alla maestosa atmosfera che regna nel resto dell’album con brani carichi di nobile e sinfonico metallo come And There Then Was Pain, che tanto sa di primi Temperance.
Tutto gira a meraviglia in Reborn In Aeshtetics, decine di cambi di tempo spezzano il respiro, come affrontare un mare in tempesta sulla prua di un vascello, mentre Hellborn Lust, Lovecide e Psychological Vampire confermano il mood epico sinfonico dell’album.
Un debutto per certi versi sorprendente, che conferma la sempre crescente qualità della scena tricolore in un genere dove si è ormai detto tutto e nel quale la differenza la si può fare solo in termini di songwriting e di un talento che iKantica hanno da vendere.

Tracklist
01.(Re)Born Unto Aestheticism
02.Fascination of the Elements
03.And Then There Was Pain
04.Hellborn Lust
05.Albatross
06.R.E.M. State
07.From Decay to Ascension
08.Illegitimate Son
09.Psychological Vampire

Line-up
Chiara Manese – Vocals
Matteo ‘Vevo’ Venzano – Rythm guitar
Andy ‘K’ Cappellari – Lead guitar
Fulvio DeCastelli – Bass guitar
Enrico Borro – Keyboards
Tiziana ‘Titti’ Cotella – Drums

KANTICA – Facebook