Jarun – Sporysz

Sporysz è un album che cresce con gli ascolti e che conduce alla lenta ma essenziale scoperta di una band dotata anche di grandi capacità esecutive, fondamentali nell’economia di un lavoro che dai cambi di tempo ed atmosfera trae buona parte della propria ragion d’essere.

I polacchi Jarun arrivano al lor terzo full length con Sporysz, cantato in lingua madre come i precedenti Wziemiozstąpienie e Pod niebem utkanym z popiołu.

Per quanto mi concerne, questo è il primo incontro con il gruppo nato come progetto solista del chitarrista Zagros, e le referenze parlano di un progressive black dalle forti venture folk che in effetti si rivengono in quest’occasione, ma in maniera non cosi accentuata.
Non è detto che ciò sia un male, visto che proprio tali sfumature mantengono le sonorità su un piano carico di maggiore tensione, ed anche quando la chitarra acustica pare prendere campo, ciò avviene sempre all’insegna di partiture denotate da una grande oscurità (per esempio all’inizio di Wichry).
Indubbiamente, invece, l’appellativo progressive calza a pennello al sound degli Jarun , visto che il loro black metal è cangiante ma, nel contempo, rifugge ogni tentazione cervellotica; infatti va dato loro merito di mantenere sempre sotto stretto controllo le varie pulsioni creative incanalando il tutto in uno stile che a tratti può ricordare quello dei Negura Bunget nelle parti meno orientate al folk.
Sporysz è un album che cresce con gli ascolti e che conduce alla lenta ma essenziale scoperta di una band dotata anche di grandi capacità esecutive, fondamentali nell’economia di un lavoro che dai cambi di tempo ed atmosfera trae buona parte della propria ragion d’essere.
Se sono magnifiche la title track e la già citata Wichry, non è da meno il resto della tracklist, frutto di un lavoro di composizione di primissimo ordine, invero sorprendente sotto certi punti di vista: per gli Jarun potrebbe essere arrivato il momento di abbattere la barriera che ancora li divide dal novero delle band più importanti, sperando solo che l’uso della lingua polacca non finisca per costituire a suo modo un limite.

Tracklist:
1. Sporysz
2. Powidoki
3. Jesien Wiecznosci
4. Wichry
5. Sny jak ziemia, sny jak rzeka
6. Malowany ogien

Line-up:
Mateusz Kujawa – vocals
Marcin “Pazuzu” Pazera – drums
Dawid Wierzbicki – bass
Krzysztof “Gambit” Stanisz – guitars
Jakub “Zagreus” Olchawa – guitars

JARUN – Facebook

Aeonian Sorrow – Into The Eternity A Moment We Are

Gli Aeonian Sorrow si rivelano il veicolo ideale per portare definitivamente alla luce il dirompente potenziale di un’artista a 360 gradi come Gogo Melone.

Uno dei rischi che si corrono nell’approcciarsi superficialmente ad un’opera di questo tipo è quello di derubricarla ad un normale album di gothic death doom con voce femminile, sulla falsariga di Draconian e band similari.

Commettere un errore del genere significherebbe non solo non rendere giustizia ad un disco meraviglioso come Into The Eternity A Moment We Are ma anche privarsi, per pigrizia o ignavia, di uno dei rari esempi di arte musicale in grado di toccare le giuste corde emozionali lungo l’intero scorrere dei brani.
Gli Aeonian Sorrow sono la creatura musicale di Gogo Melone, musicista greca che gli ascoltatori più addentro al genere avranno già avuto modo di conoscere in virtù della sua partecipazione a Destin, l’ultimo ep dei Clouds di Daniel Neagoe, offrendo nello specifico il suo magnifico contributo vocale nel brano In This Empty Room.
Gogo si è occupata in prima persona sia dell’aspetto compositivo, sia di quello lirico ed infine anche dell’aspetto grafico, essendo anche in quest’ultimo campo una delle più rinomate esponenti in circolazione: insomma, qui parliamo di un’artista a 360 gradi il cui talento viene finalmente svelato in tutto il suo dirompente potenziale grazie a Into The Eternity A Moment We Are.
Contribuiscono in maniera fondamentale alla riuscita del lavoro, accompagnando la musicista ellenica e collaborando fattivamente anche nell’arrangiamento dei brani, alcuni esponenti di comprovata esperienza della scena, partendo dal vocalist colombiano Alejandro Lotero (negli Exgenesis di Jari Lindholm) per arrivare al trio finnico composto da Saku Moilanen (batteria, Red Moon Architect), Taneli Jämsä (chitarre, Ghost Voyage) e Pyry Hanski (basso, ex Before The Dawn e live con Red Moon Architect): in particolare Lotero, con il suo profondo growl è l’ideale contraltare delle evoluzioni della cantante che, attenzione, non è la classica sirena dalla bella voce che parte con una tonalità e con quella finisce; Gogo Melone è “semplicemente” una vocalist formidabile, in grado di passare da timbriche cristalline e suadenti a lampi che riportano inevitabilmente a due giganti legati alla sua stessa terra come Diamanda Galas, naturale riferimento in quanto voce femminile, ed il mai abbastanza rimpianto Demetrio Stratos, che ben conosciamo per aver sviluppato la propria carriera in Italia, prima con i seminali Area e poi come vero e proprio sperimentatore e studioso dell’uso della voce umana.
Chi pensa che certi paragoni possano essere eccessivi deve solo ascoltare l’opener Forever Misery, finora l’unico brano reperibile in rete, che già di per sé sarebbe una canzone stupenda ma che, nella sua seconda metà, viene letteralmente segnata dai vocalizzi di Gogo poggiati su un tappeto sonoro drammatico; come prova del nove poi, chi verrà in possesso dell’intero album (che uscirà ad aprile), potrà pure passare alla conclusiva Ave End, uno dei pezzi più belli che abbia mai avuto la fortuna di ascoltare, con Alejandro a dominare la prima parte prima di lasciare spazio al canto drammatico e trasfigurato della vocalist, destinato infine a ricongiungersi al growl per un risultato d’assieme che conduce inevitabilmente alle lacrime.
Tutto ciò a livello esemplificativo, perché ovviamente resta tutto da godersi un corpo centrale dell’album che non è affatto da meno, oscillando da atmosfere più aspre (Thanatos Kyrie) ad altre più intimiste (Memory Of Love) per finire con tracce strutturate in maniera più canonica (Shadows Mourn, Under The Light, Insendia) ma dotate sempre di un’intensità superiore alla media grazie ad una scrittura di rara sensibilità.
E’ un delicato interludio pianistico (The Wind Of Silence) a condurre al capolavoro assoluto Ave End, che chiude l’album portando il coinvolgimento emotivo ad un livello tale da lasciare un tangibile senso di vuoto quando la musica cessa, invero in maniera quasi repentina: si tratta di pochi secondi, sufficienti però a realizzare che sì, la vita è un attimo rispetto all’eternità, come suggerisce il titolo del disco, ma spetta a noi darle un senso sviluppando al massimo un potenziale empatico che ci consenta di immedesimarci nella gioia e nel dolore altrui, marcando in maniera netta ed inequivocabile la differenza tra una minoranza fatta di persone senzienti e tutte le altre.
Dovendo per forza di cose fornire un riferimento musicale a chi legge, appare evidente, come già detto in fase introduttiva, che i Draconian dei primi album costituiscono un termine di paragone piuttosto attendibile, anche se gli Aoenian Sorrow possiedono un approccio più funereo, atmosferico e con una minore predominanza della chitarra, specialmente in veste solista, ma a fare la differenza con gran parte delle uscite del genere negli ultimi anni è una capacità innata di raggiungere il climax dei brani partendo sovente da passaggi più pacati ed intimisti.
Con un’opera di tale spessore gli Aoenian Sorrow vanno a collocarsi sullo stesso piano delle band citate nel corso dell’articolo, il che significa il raggiungimento dell’eccellenza assoluta, ottenuta anche e soprattutto tramite l’epifania di un talento artistico prezioso come quello di Gogo Melone.

Tracklist:
1.Forever Misery
2.Shadows Mourn
3.Under The Light
4.Memory Of Love
5.Thanatos Kyrie
6.Insendia
7.The Wind Of Silence
8.Ave End

Line-up:
Gogo Melone – Vocals, Keyboards, Songwriting, Lyrics
Saku Moilanen – Drums
Alejandro Lotero – Vocals
Taneli Jämsä – Guitars
Pyry Hanski – Bass

AEONIAN SORROW – Facebook

AAVV – Marc Bolan, David Bowie: a tribute to the madmen

Il giusto e splendido tributo a due grandi immortali della musica novecentesca, senza se e senza ma, omaggiati da una pletora di artisti di spessore.

Nel 1977, appena trentenne, moriva in un incidente d’auto Marc Bolan. Nell’inverno del 2016, quasi 40 anni dopo, se n’è andato David Bowie.

Ai due immensi artisti (nel senso vero della parola), che nel 1971 – con Electric Warrior il primo, con Hunky Dory il secondo – inventarono il glam rock, oggi rende omaggio la Black Widow di Genova. E lo fa con un cofanetto tributo davvero entusiasmante: tre CD, un poster, un magnifico libretto illustrativo in formato 45 giri ed una spilla. Ad omaggiare Bolan e Bowie, la label ligure ha chiamato gruppi e solisti (non solo della propria scuderia) di area prog, hard rock, folk, doom e dark. E’ davvero straordinario ascoltare, alle prese con Bolan e Bowie, Paul Roland, Bari Watts, Adrian Shaw, i Danse Society, i Kingdom Come di Victor Peraino, Franck Carducci, i Death SS, i Presence e La Fabbrica dell’Assoluto (nel primo cd), Joe Hasselvander (ex di Pentagram e Raven), i Blooding Mask, il Segno del Comando, gli Aradia di Sophya Baccini, Silvia Cesana e la sua band, gli Oak, i Witchwood e gli Elohim (nel secondo cd), i Northwinds, i General Stratocuster & the Marshals, Freddy Delirio, i Mugshots, gli Electric Swan, Rama Amoeba, i Blue Dawn e i Landskap (nel terzo ed ultimo cd). In tutto sono 59 canzoni: ogni classico di Bowie e dei T. Rex è presente e non mancano inoltre le sorprese. Commentare ogni singolo rifacimento è certo impresa impossibile e non intendo rovinare il piacere all’ascoltatore. Una cosa, però, va detta: ogni artista o band rispetta fedelmente l’originale, rileggendolo comunque in chiave personale e creativa, senza snaturarlo e portando, semmai, il bagaglio musicale del proprio stile o genere d’appartenenza: scusate se è poco! Un’opera magna e doverosa, che tributa il genio e il suo ruolo nella storia.

Tracklist
CD 1
1. PAUL ROLAND Meadows Of The Sea
2. PAUL ROLAND The Prettiest Star
3. BARI WATTS By the light of a magical moon
4. BARI WATTS Lady Stardust
5. ADRIAN SHAW Jeepster
6. ADRIAN SHAW It’s ain’t easy
7. THE DANSE SOCIETY Ride A White Swan
8. THE DANSE SOCIETY Scary Monster
9. V. PERAINO KINGDOM COME Monolith
10. V. PERAINO KINGDOM COME Panic In Detroit
11. La FABBRICA DELL’ASSOLUTO Metropolis
12. La FABBRICA DELL’ASSOLUTO Big Brother
13. DEATH SS 20th Century Boy
14. DEATH SS Cat People (Cutting Out Fire)
15. PRESENCE Children Of The Revolution
16. PRESENCE We are the dead
17. FRANCK CARDUCCI The Slider
18. FRANCK CARDUCCI Life On Mars

CD 2
19. THE HOUNDS OF HASSELVANDER Chariot Choogle
20. THE HOUNDS OF HASSELVANDER Cracked Actor
21. BLOODING MASK Beltane Walk
22. BLOODING MASK The Hear’st Filthy Lesson
23. IL SEGNO DEL COMANDO Mambo Sun
24. IL SEGNO DEL COMANDO Ashes To Ashes
25. SOPHYA BACCINI’S ARADIA Cosmic Dancer
26. SOPHYA BACCINI’S ARADIA Velvet Goldmine
27. SILVIA CESANA Girl
28. SILVIA CESANA Heroes
29. O.A.K. Cat Black
30. O.A.K. The man who sold the world
31. WITCHWOOD Child Star
32. WITCHWOOD Rock’n’roll Suicide
33. ELOHIM Ride A White Swan
34. ELOHIM Let’s dance

CD 3
35. NORTHWINDS Childe
36. NORTHWINDS Space Oddity
37. FREDDY DELIRIO Buick Mackane
38. FREDDY DELIRIO Rebel Rebel
39. GENERAL STRATOCUSTER & The MARSHALS Metal Guru
40. GENERAL STRATOCUSTER & The MARSHALS Moonage Daydream
41. THE MUGSHOTS Pain And Love
42. THE MUGSHOTS China Girl
43. ELECTRIC SWAN Midnight
44. RAMA AMOEBA Telegram Sam
45. RAMA AMOEBA Dandy in the Underworld
46. LANDSKAP Ballroom Of Mars
47. LANDSKAP Look Back In Anger
48. BLUE DAWN Rip Off
49. BLUE DAWN Warszawa

BLACK WIDOW – Facebook

ATHLANTIS

Il lyric video di “Nightmare” (feat Trevor), dall’album “Metalmorphosis” (Diamonds Prod).

Il lyric video di “Nightmare” (feat Trevor), dall’album “Metalmorphosis” (Diamonds Prod).

Nuovo singolo per gli ATHLANTIS, band capitanata da Steve Vawamas al basso (Mastercastle, Ruxt, Odyssea…), Tommy Talamanca alle chitarre e tastiere (Sadist), Alessio Calandriello alla voce (La Coscienza di Zeno, Lucid Dream), e Alessandro Bissa alla batteria (A Perfect Day, ex-Labyrinth, ex-Vision Divine). Il brano, tratto dall’ultimo “Metalmorphosis” uscito per Diamonds Prod, si intitola “Nightmare” e vede Trevor, voce dei Sadist in qualità di special guest.

Killcode – The Answer

Nu metal, hard rock e southern metal formano una miscela esplosiva chiamata The Answer che i Killcode ci fanno esplodere nelle orecchie in questi primi mesi del nuovo anno.

Tornano con un nuovo album dopo quasi sei anni dal precedente i Killcode, band proveniente dalla scena hard rock della grande mela.

La band ha iniziato a farsi sentire ormai dieci anni fa e ora è pronta, con l’aiuto di Roy Z (Life Of Agony) alla produzione, a travolgere gli amanti dell’hard rock moderno con The Answer, nuovo e potentissimo album velato da sfumature southern metal e ritmiche che rimandano al nu metal di fine secolo scorso, con un’attitudine rock’n’roll che deflagra come un candelotto di nitroglicerina trattato con poca cura.
The Answer è un album vario, valorizzato da un lotto di brani che risultano potenziali hit e che soprattutto non mancano di piacevoli e ruffiane melodie, moderno ma ancora legato alla tradizione che esce prepotentemente nella super ballad Own It Now, con Chris Wyse (Ace Frehley band, OWL, The Cult) al basso in veste di ospite.
L’album parte forte con la title track, brano che alterna atmosfere stoppate classiche del nu metal con Tom Morrissey che accenna un rappato nel chorus, mentre Shoe Me risulta una classica hard rock song, Shot un irresistibile pezzo di granito metallico moderno e Bleed un rock’n’roll solcato da un’anima dalle sfumature che ricordano l’esordio omonimo dei Beautiful Creatures.
The Answer scorre via alternando i suoi input o inglobandoli in crescendo potenti e melodici come la rocciosa Slave, mentre una nostalgica armonica intona melodie sudiste nella conclusiva Put It Off.
Nu metal, hard rock e southern metal formano una miscela esplosiva chiamata The Answer che i Killcode ci fanno esplodere nelle orecchie in questi primi mesi del nuovo anno.

Tracklist
01. The Answer
03. Shot
02. Show Me
04. Bleed
05. Own It Now
06. Kickin’ Screamin’
07. Pick Your Side
08. The Haunting
09. Slave
10. Put It Off

Line-up
Tom Morrissey – Vocals
Chas – Guitar, Vocals
D.C. Gonzales – Guitars
Erric Bonesmith – Bass, Vocals
Rob Noxious – Drums

KILLCODE – Facebook

Strike Avenue – Human Golgotha

Human Golgotha torna a far parlare in modo estremamente positivo del death metal moderno, oltretutto per merito di una band italiana.

Dimenticatevi le solite nenie metalcore in voga negli ultimi anni e concentratevi, invece, sulla forza bruta che il death metal moderno riesce a sprigionare quando è suonato come se non ci fosse un domani.

Oltre che un domani gli Strike Avenue hanno pure un passato, con il 2018 che porta gli anni di attività della band in doppia cifra ed un quarto album che letteralmente deflagra dalle vostre casse in un mastodontico e disumano urlo estremo.
Che il gruppo avesse dalla sua l’esperienza per non fallire era sicuramente dimostrato dalla discografia di cui può vantarsi, con tre album alle spalle e diversi ep e singoli, non poco di questi tempi se non si è assolutamente sul pezzo.
La collina più famosa in ambito religioso è ben in mostra sulla copertina di questo Human Golgotha, album autoprodotto che tratta delle umane sofferenze attraverso un sound oscuro, estremo e pesantissimo.
La band calabrese è una forza della natura, il suo death metal moderno è un mostro che fagocita death metal classico e deathcore e lo espelle trasformato in un devastante ibrido color porpora.
Le ferite del Cristo sanguinano, il mondo intorno si colora di rosso e l’intro In Nomine Patris ha già lasciato posto alla rabbia che si trasforma in scudisciate di metal estremo violentissimo nella title track.
Il growl è un urlo animalesco con cui Phil racconta di un’ umanità in coma irreversibile, disfatta da sofferenze e malvagità, le ritmiche passano con disinvoltura dai classici tempi del core ad accelerazioni improvvise e devastanti (The Despised Lion); le melodie non mancano, e all’ombra di questa catastrofe sonora si fanno spazio, prima timide, poi presenti tra le trame di Dark Genesis e Cranium.
Brani al limite del brutal, feroci e coinvolgenti, lasciano spazio a riff intriganti e melodici aprendo una breccia nei cuori di chi ama il melodic death (Devourer Of Worlds), per poi tornare ad bombardamento senza soluzione di continuità,  punto di forza di un lavoro che rimane assolutamente estremo e brutale per tutta la sua durata.
Human Golgotha torna a far parlare in modo estremamente positivo del death metal moderno, oltretutto per merito di una band italiana.

Tracklist
1. In Nomine Patris
2. Human Golgotha
3. The Despised Lion
4. The Gates Of Hell
5. Dark Genesis
6. Cranium
7. Devourer Of Worlds
8. Sublimating The Black Mountain
9. Adamantius
10. Quietem

Line-up
Phil – Vocals
John Hunter – Guitars
Beengo – Guitars
Grim – Drums

STRIKE AVENUE – Facebook

LIV SIN

Il video di The Fall, dall’album Foll Me (Despotz Records).

Il video di The Fall, dall’album Foll Me (Despotz Records).

L’affascinante ex cantante dei Sister Sin LIV “SIN” JAGRELL pubblica oggi il nuovo video tratto dal suo debutto solista “Follow Me”, dato alle stampe da Despotz Records ad aprile 2017.

“Per il video della canzone ‘The Fall’ abbiamo voluto catturare l’energia dei nostri concerti. È uno dei brani più veloci e aggressivi quindi rappresenta band la band dal vivo”, spiega la frontgirl.

Il video è stato registrato a Stoccolma e al festival Skogsröjet a Rejmyre, Svezia, la scorsa estate.

“I LIV SIN sono una band heavy metal e desideriamo che i nostri show riflettano ciò, così come fa la nostra musica. È un’esperienza intensa con headbanging, pugni alzati al cielo e testi cantati a squarciagola. Speriamo che il video di ‘The Fall’ vi dia un assaggio di ciò che vi aspetta ad un concerto dei LIV SIN”, conclude Liv.

Il disco è stato prodotto dal bassista di U.D.O. Fitty Wienhold e da Stefan Kaufmann (ex ACCEPT, U.D.O.).

“Follow Me” contiene anche una cover del classico dei FIGHT “Immortal Sin”, presente sul debutto del 1993 della band di Rob Halford, “War Of Words”. Nella versione di Liv troviamo, in qualità di ospite, il frontman dei THE 69 EYES’ Jyrki 69.

In tredici anni di carriera i SISTER SIN hanno venduto migliaia di album e suonato in tutto il mondo con band come SLAYER e KING DIAMOND nel Rockstar Energy Drink Mayhem Festival, e hanno partecipato al tour di Revolver magazine “Hottest Chicks In Metal”. I SISTER SIN si sono guadagnati una solida fan base grazie al loro hard rock aggressivo ma al tempo stesso melodico. Quando i SISTER SIN si sono sciolti alla fine del 2015, Liv sapeva di avere ancora molto da dare ai suoi fan. La sua nuova musica mette in luce quanto Liv sappia essere potente, sexy e carica d’attitudine.

http://liv-sin.com
https://www.facebook.com/livsinmusic

False Witness – False Witness

Un ottimo gruppo canadese, ignoto ai più, rimasto sempre ingiustamente ai margini e precocemente scioltosi nell’indifferenza generale, responsabile di un heavy-speed metal per veri defenders, sulla scia dei connazionali Exciter ed Anvil.

Originari di North Delta, nella Columbia britannica, i False Witness si formarono nel 1989 e, dopo sette anni di inutili tentativi, gettarono la spugna.

Il gruppo canadese ebbe infatti la grande sfortuna di costituirsi solo alla fine di quello che è stato il decennio aureo del metal mondiale, per vivere la sua difficile esistenza negli anni infelici segnati dalle mode alternative. Il primo ed unico demo tape del quartetto nordamericano apparve, omonimo, nel 1990: un favoloso concentrato di speed metal e di heavy classico, assolutamente figlio degli anni Ottanta in termini di composizioni e di suono, non senza reminiscenze prog (di marca inglese) e, soprattutto, US power (in particolare i grandi e storici Exxplorer). La cassetta del 1990, registrata sul finire dell’anno prima, comprendeva soltanto quattro pezzi (Laughing to the Skies, Confessions, Wall of Shame e la stupenda ed epica Crestfallen King); nel 2008 la piccola ma volitiva Arkeyn Steel Records ha ristampato il nastro, su CD, in mille copie, aggiungendo anche tre brani, incisi a Vancouver nel novembre 1989, ed altrettante tracce da provini risalenti al periodo compreso tra il 1993 e il 1995, rendendo quindi ancora più succulento il piatto e intitolando la compilation Crestfallen King. E’ l’occasione per rifarsi, sia pure a distanza di tempo, per rendere il giusto onore ai False Witness. Magnifica, dark e suggestiva, tra l’altro la grafica del cd.

Track list
1.Laughing to the Skies
2.Confessions
3.Wall of Shame
4.Crestfallen King

Line up
Michael Rieger – Vocals
George Mahee – Guitars
Scott Aquino – Drums
Rob Bretty – Bass

1990 – Autoproduzione

Troll – Troll

Troll è un debutto di assoluta bellezza, che unisce il miglior prog degli anni settanta con la magia del rock e con un pizzico di metal, vivendo di soluzioni sonore molto belle e durature, le cui trame si espandono nelle nostre menti.

Incredibile debutto per questo gruppo di Portland, Oregon, capace di coniugare in maniera meravigliosa il prog con un rock metal molto anni settanta, riuscendo a riportare l’ascoltatore ai fasti del genere.

Tutto questo disco è magia, dalla prima all’ultima nota, sembra un viaggio in compagnia di Gandalf, senza le asprezze che dovettero subire i suoi amici, ma solo la dolcezza di vedere altri mondi. Il giovane gruppo americano ha pubblicato un demo nel 2015, per poi pubblicare poco dopo questo album omonimo, e le vendite andarono molto bene tanto da catturare l’attenzione della Shadow Kingdom Records che ha redatto questa ristampa in cassetta e cd e che, poi, pubblicherà il loro disco nuovo nel corso del 2018. Troll è un debutto di assoluta bellezza, che unisce il miglior prog degli anni settanta con la magia del rock e con un pizzico di metal, vivendo di soluzioni sonore molto belle e durature, le cui trame si espandono nelle nostre menti. Questo disco è uno di quei poco frequenti episodi che fanno ancora credere alla magia assoluta della musica, alla sua capacità catartica e taumaturgica. Ci si immerge in un suono caldo ed analogico che avvolge e fa stare bene, portando in luoghi lontani, in mondi che non possiamo vedere, vinti dal nostro materialismo sia spirituale che musicale. Da tempo non capitava di sentire un disco che colpisse così in profondità e con precisione sia cuore che cervello, trascinando tutto su un altro piano. Come esordio è incredibile e fa anche venire l’acquolina in bocca per il prossimo disco. Troll è un disco fantastico, un’epifania che arriva quando meno te l’aspetti, che fa star bene e che conduce in luoghi remoti dove tutto è possibile.

Tracklist
1.The Summoning / Troll
2.The Witch
3.An Eternal Haunting
4.Infinite Death
5.Savage Thunder

SHADOW KINGDOM – Facebook

Blight – The Teachings + Death Reborn

Il black metal nell’interpretazione dei Blight è aspro, asciutto, dai ritmi ben scanditi con qualche venatura trash ed un’aura oscura che aleggia in maniera piuttosto insistente sul tutto.

The Teachings + Death Reborn è una compilation, uscita originariamente in cassetta nel 2016 a cura dell Heathen Tribes e riproposta in formato cd dalla alla fine dello scorso anno, che riassume gli ultimi due ep dei Blight, band canadese dedita ad una pregevole forma di black metal.

Il gruppo di Montreal si cimenta con il genere ormai da una decina d’anni e, a quanto sembra, il traguardo del primo full length sembra essere prossimo: questo riassunto dell ultime puntate è quindi un utile strumento per fare la conoscenza con le sonorità offerte dal quartetto Québécois.
Il black metal nell’interpretazione dei Blight è aspro, asciutto, dai ritmi ben scanditi con qualche venatura trash ed un’aura oscura che aleggia in maniera piuttosto insistentemente sul tutto (non a caso il vocalist G. McCaughry è il fondatore della casa editrice Anathema Publishing Ltd, specializzata in occultismo ed esoterismo); indubbiamente i tre anni di distanza tra le cinque tracce più recenti provenienti The Teachings e le due che componevano Death Reborn si sentono non poco: la title track e Gnostic Dirge (non poco intrigante però la sua rallentata parte centrale) appaiono sostanzialmente più dirette ed arcigne e con una produzione a tratti un po’ arruffata, mentre le tracce che vanno da For the Pact to be Writ a VoidLight appaiono meglio focalizzate, con il picco rinvenibile proprio in quest’ultimo brano, le cui ritmiche più ragionate contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e soffocante, del tutto in linea con i dettami scandinavi ma, nonostante la relativa originalità, di livello oggettivamente molto buono.
Vedremo se i Blight saranno in grado, alla prima prova su lunga distanza, non solo di replicare ma anche di introdurre qualche elemento peculiare in più capace di porli all’attenzione di un’audience distolta da una gamma di scelte mai così ampia.

Tracklist:
Side A
1. For the Pact to be Writ
2. Sovereign [Suffering] Gestalt
3. Cernuous
4. Magna Arcana
Side B
5. VoidLight
6. Death Reborn
7. Gnostic Dirge

Line-up:
Cedric Deschamps – Bass
Robin Lapalme – Drums
Pascal Pelletier – Guitars
G. McCaughry – Vocals

BLIGHT – Facebook

Shambles – Primitive Death Trance

Primitive Death Trance è un nuovo esempio della proposta malsana e senza compromessi dei thailandesi Shambles.

Nel 2016 ci eravamo uniti al corteo funebre che tra le strade thailandesi lasciava un putrido odore di marcio e di morte.

Il suono, che accompagnava il lento incedere verso l’abisso dominato da oscuri demoni torturatori, proveniva dal primo full length degli Shambles (Realm of Darkness Shrine), storici deathsters attivi addirittura dal 1998, anche se con una pausa temporale di dieci anni tra il 2003 ed il 2014.
Il gruppo torna a distanza di un anno con questo nuovo ep, Primitive Death Trance, venticinque minuti di death/doom/grind che equivale ad una morte lenta e dolorosissima, una decomposizione del corpo che lascia l’anima in balia delle maligne forze del male.
Gli Shambles non spostano di una virgola l’atmosfera creata con l’album precedente e, come se questo Primitive Death Trance fosse una sua appendice, continuano a marciare inesorabili verso la perdizione con quattro marcissimi brani nei quali l’odore acre e putrido cancella ogni velleità di bene, lasciando a poche ma intense accelerazioni dalle sfumature grind/death il compito di lavare con i fluidi corporali l’altare eretto per il maligno.
La lenta cattiveria di Daemon, l’atmosfera oscura che varia ritmo della massiccia Dismal Pantheons, il caos infernale di Illusion Of The Void ed il tragico finale della title track, pregna tra le sue note di spunti psichedelici, fanno di Primitive Death Trance un altro esempio di quanto malsana e senza compromessi risulti la proposta di questi cinque demoni thailandesi.

Tracklist
1.Daemon
2.Dismal Pantheons
3.Illusion of the Void
4.Primitive Death Trance

Line-up
Chainarong Meeprasert – Bass, Vocals
Thinnarat Poungmanee – Drums
Issara Panyang – Guitars
Thotsaphon Ayusuk – Guitars
Kairudin – Bass

SHAMBLES – Facebook

THE NEGATION

Il video di “The End Of Cycle”, dall’album Memento Mori.

Il video di “The End Of Cycle”, dall’album Memento Mori.

THE NEGATION come back with a new video clip “The End Of Cycle” (full version) (already 9964 views!) and are ready to stike Mexico !

THE NEGATION offers a deep immersion into his characteristic universe, acted insolently towards and darkness, with his new video clip directed by Quantic Arts, after brutalized the audience since then touring and sharing the stage with the likes of Marduk, Belphegor, Inquisition, Gorgoroth, Kampfar, Arkona … “The End Of Cycle” comes from the second full-length opus, “Memento Mori”, back in July 2015 gathering rave comments from the worldwide medias such as “A relentless Black Metal assault that will not give you a break” [CvltNation] or “A prime example of what Black Metal was created to be” [Metal Temple], eventually getting selected #13 best 2015 album at the Lair of Filth, voted #5 best French Metal album of 2015 by France’s VS-Webzine readers.

THE NEGATION is not only a musical or lyrical concept: experiencing a THE NEGATION show is like a deflagration that comes to shake your beliefs and your ground. It’s being forced to face yourself, the void of your own existence, the vain and hopeless meaning and achievements of your so-called will, the total absence of “why?” we all try to hide deep inside… in total Negation.

THE NEGATION will be on tour with Mortis Mutilati in March 2018 in Mexico.

Links:

► Facebook : https://www.facebook.com/the.negation.band

► Bigcartel : http://thenegationmerch.bigcartel.com

► Youtube channel : https://www.youtube.com/channel/UCGQ4_hVO-N5gJH7TnXeTbvQ

EMMURE

Il video di ‘Natural Born Killer’, dall’album “Look At Yourself” (SharpTone).

Il video di ‘Natural Born Killer’, dall’album “Look At Yourself” (SharpTone).

Quasi un anno fa, gli EMMURE hanno pubblicato il loro violento nuovo album “Look At Yourself”, una brutale autovalutazione e osservazione, equilibrando odio, rabbia e perseveranza, con l’esperienza di una vita spesa alla ricerca dell’autonomia e del rispetto.

L’ultimo album “Look At Yourself” come anche il bellissimo merchandise sono disponibili qui: http://geni.us/EMMURELookAtYS

Gli EMMURE sono:
Frankie Palmeri – Voce
Joshua Travis – Chitarra
Phil Lockett – Basso
Josh ‘Baby J’ Miller – Batteria

www.facebook.com/emmure
www.twitter.com/emmuremusic
www.sharptonerecords.co/artist/emmure

Ode In Black – Seeds Of Chaos

L’album si lascia ascoltare con un certo agio, lasciando una sensazione gradevole ma dalla durata nel tempo effimera come l’esistenza di una farfalla.

Non vi siete ancora rassegnati del tutto all’uscita di scena dei Sentenced e del loro personale approccio melodico e malinconico al gothic rock/metal ? Se vi accontentate dei surrogati potrebbe essere allora il caso di dare un ascolto al primo full length degli Ode In Black.

Seeds Of Chaos è il frutto finale di un percorso che ha preso il via all’inizio del decennio da parte di questa band (manco a dirlo) finlandese, la quale prende come riferimento la creatura che fu di Vile Laihiala e soci, ne ammorbidisce talvolta l’impatto guardando agli altri connazionali Him e The 69 Eyes e dal mix non può che venirne fuori un lavoro gradevole, orecchiabile ma ovviamente dalla ridottissima personalità.
Questo avviene non solo quando l’adesione ai modelli citati è pressoché totale (l’opener Fountain Of Grief parla chiaro al riguardo), ma anche nei momenti in cui gli Ode In Black provano a distaccarsene, mettendo in scena sia un brano piuttosto intenso per il suo crescendo come The Mirror, sia una più insipida Burden, con un chorus simil Ten che sembra appiccicato a forza, la sensazione d’avere già sentito qualcosa di molto simile chissà dove e quando è tangibile.
Il risultato di tutto questo è un album che si lascia ascoltare con un certo agio, lasciando una sensazione gradevole ma dalla durata nel tempo effimera come l’esistenza di una farfalla: se nel tirare le somme i brani migliori dell’album sono quelli che sembrano degli outtakes di The Cold White Light e The Funeral Album (Fountain Of Grief e Lullaby For The Innocent) è evidente come gli Ode In Black difficilmente potranno essere ricordati per la loro personalità.
Va detto che la band, comunque, prova ogni tanto ad immettere nel proprio sound iniezioni di più tradizionale hard rock e, quando ciò avviene in maniera più fluida, i risultati non sono affatto disprezzabili (la title track e Burn The Candle From Both Ends) lasciando aperta una strada che, pur essendo già stata calpestata da altre centinaia di band, non costringerebbe l’ascoltatore a fare dei paragoni con uno specifico gruppo storico nei riguardi del quale il confronto non può che risultare impari.

Tracklist:
1. Fountain Of Grief
2. The Sea In Which We Drown
3. Goodbye
4. Seeds Of Chaos
5. The Mirror
6. Burden
7. The Lone Wolf
8. Burn The Candle From Both Ends
9. Devil’s Kin
10. Of A Thousand Lies
11. Lullaby For The Innocent

Line-up:
Pasi Mäenpää – vocals
Iiro Saarinen – guitars & backing vocals
Juhani Saarinen – lead guitar
Ville Puustinen – bass
Taisto Ristivirta – drums

ODE IN BLACK – Facebook

DISTRUZIONE

Il video di “La Torre della Muda”, dall’Ep “Inumana”, in uscita a Marzo (Jolly Roger Records).

Il video di “La Torre della Muda”, dall’Ep “Inumana”, in uscita a Marzo (Jolly Roger Records).

La band ha appena rilasciato il videoclip di “La Torre della Muda”, traccia inedita inclusa nel nuovo Ep “Inumana”, disponibile dal 9 Marzo nei formati Lp+Cd (prime 100 copie in vinile verde), Cardboard Cd, Digitale, su Jolly Roger Records. Le riprese ed il montaggio sono state affidate ad Axel O’ Mill, un caro amico della band, video maker professionista argentino, residente in Spagna e vincitore lo scorso anno del prestigioso premio Goya.

“Inumana”, prima uscita discografica ufficiale con il talentuoso batterista Emanuele Collato, gia in forze nei Bulldozer e Death Mechanism, che accompagna la band live dalla scorsa estate, conterra’ anche una seconda traccia inedita, intitolata “Uomini Contro Uomini” e tre tracce live, registrate al Metal Italia Festival del 2016. La nuova uscita sara’ presentata alla 8° edizione del Bus 666 Fest, sabato 10 Marzo a Parma, in compagnia di Necrodeath, tutti i dettagli qui: https://www.facebook.com/events/173716006549793/
A questo link è possibile effettuare il pre-order dal sito della Jolly Roger Records ed ascoltare 3 brani audio:
http://www.jollyrogerstore.com/release.php?id=72

Inumana Tracklist:
Uomini Contro Uomini
La Torre della Muda
Stultifera Navis (Live)
Ossessioni Funebri (Live)
Senza Futuro (Live)

Contatti:
Distruzione
https://www.facebook.com/Distruzionedeathmetal/

Jolly Roger Records
http://www.jollyrogerstore.com
https://www.facebook.com/JollyRogerRecords/

Distruzione:
Devid Roncai – Voce
Massimiliano Falleri – Chitarra
Michele Chiari – Chitarra
Dimitri Corradini – Basso
Emanuele Collato – Batteria

Bio:
I Distruzione nascono a Parma, nel febbraio del 1990 e scelgono di esprimersi fin da subito attraverso una proposta musicale di metal estremo con testi in italiano. Nel 1992 il loro primo mini Lp intitolato “Olocausto Cerebrale” viene recensito positivamente dalle principali testate specializzate ed in pochi mesi vende più di mille copie. Nell’ Aprile del 1995 firmano un contratto con la Omar Gru Sound Division di Omar Pedrini (chitarrista dei Timoria) ed uno discografico con la Target. Ai primi di giugno del 1996 esce il debut Cd intitolato “Endogena” e distribuito dalla major Polygram Italia. I Distruzione quindi si esibiscono in numerose città italiane insieme agli In.si.dia. A Luglio 2000 esce per Self il Cd “Pianeta Dissolvenza” e parte il “Dissolvenza Tour” che porta la band in numerose città italiane. Il loro video “Pianeta Dissolvenza” viene trasmesso da Rock TV e Match Music. Nel 2004 registrano “Malicidium” per Fuel Records collaborando con Enomis (chitarrista dei Dark Lunacy). Nel luglio 2011, dopo 6 anni di silenzio, i Distruzione tornano a suonare dal livo e lavorano al nuovo album “Distruzione”, che esce nell’ estate del 2015 su Jolly Roger Records, celebrando 25 anni di attivita’. Dopo diversi live e festivals (anche in Europa), la ristampa di “Endogena” nel 2016 (Cd e per la prima volta in Lp) il 2018 comincia con la realizzazione di “Inumana”, Ep con 2 tracce inedite e 3 dal vivo registrate durante il Metal Italia Festival. Questa è la prima uscita ufficiale con il nuovo batterista Emanuele Collato, gia’ in forze nei Bulldozer e Death Mechanism ed è anticipata dal videoclip “La Torre della Muda” prodotto da Axel O’ Mill, vincitore in Spagna del prestigioso premio Goya.

Ende – The Rebirth Of I

La riedizione di The Rebirth Of I può risultare un ideale trampolino di lancio per il prossimo full length degli Ende, intitolato Goétie Funeste, la cui uscita è prevista per il prossimo mese di marzo.

L’etichetta francese Cold Dark Matter ha pubblicato alla fine anno scorso la riedizione in vinile del second full length dei connazionali Ende, The Rebirth Of I.

Gli Ende, duo formato I. Luciferia (voce, chitarra, basso, tastiere) e Thomas Njodr (batteria), sono senz’altro tra le realtà più brillanti di una scena transalpina che continua incessantemente a sfornare band di assoluto spessore in ambito black metal, e l’album in questione al momento della sua uscita ha ricevuto consensi unanimi, rivelandosi una delle miglior opere di quel periodo in tale contesto.
Il black degli Ende è di derivazione molto più nordica e meno inquieto e sperimentale rispetto a quello esibito normalmente sul territorio francese, anche se inevitabilmente, direi, ne mantiene certe caratteristiche dissonanti che si esplicitano in maniera saltuaria, come per esempio in Den glemte skogen, Black Sorcery of the Great Macabre o Aux relents fiels; in altri casi il tutto si sviluppa invece in maniera più lineare e per certi versi accessibile (Seul, vers les ténèbres, Quintessence of Evil e la più ragionata Une forêt de cadavres) senza disdegnare interi episodi (An Ode to Bathsheba e Channeling of the Howling Witch) o frammenti di brani dalle sonorità più rarefatte .
La differenza gli Ende riescono a farla, comunque, grazie ad una notevole qualità complessiva confermata ampiamente anche dal successivo album Emën Etan: a tale riguardo quindi la riedizione di The Rebirth Of I può risultare un ideale trampolino di lancio per il prossimo full length, intitolato Goétie Funeste, la cui uscita è prevista per il prossimo mese di marzo.

Tracklist:
Side A
1.Den glemte skogen
2.Black Sorcery of the Great Macabre
3.An Ode to Bathsheba
4.Seul, vers les ténèbres
Side B
5.Aux relents fiels
6.Channeling of the Howling Witch
7.Une forêt de cadavres
8.Quintessence of Evil

Line-up:
I. Luciferia – Vocals, Guitars, Bass, Keyboards
Thomas Njodr – Drums

ENDE – Facebook

Rec/All – Rec/All

L’heavy metal in Sudamerica parla brasiliano e la conferma viene non solo dalle band storiche che, negli anni, hanno fatto innamorare orde di defenders in cerca di sonorità heavy dalle forti radici latine, o dalle molte realtà estreme che hanno seguito la scia dei fratelli Cavalera, ma da una scena underground attivissima e lungi da qualsiasi forma di crisi qualitativa.

I Rec/All sono un progetto nato solo un anno fa e che ha tutti i crismi del super gruppo, grazie ai suoi protagonisti, musicisti storici della scena metallica e alcuni con presenze importanti nelle migliori band uscite dal grande paese sudamericano-
Angra, Di’Anno, Karma, Almah, Dark Avenger, Nordheim, Kiko Loureiro, Tony Martin, Snakeyes, sono solo i nomi più conosciuti con cui hanno collaborato i cinque musicisti che compongono una line up assolutamente di prim’ordine, dal vocalist Rod Rossi, allo storico bassista Felipe Andreoli, dalle due chitarre in mano a Davis Ramay e Marcelo Barbosa, alle pelli malmenate da Robson Pontes.
E allora sappiate che questo album omonimo, licenziato in regime di autoproduzione, è un ottimo esempio di heavy/power metal, ovviamente suonato a meraviglia, composto da ritmiche power da infarto, digressioni musicali fuori da contesti metallici e viranti verso la tradizione popolare locale e vergate heavy che mettono in luce le due chitarre, protagoniste di riff e solos scolpiti nel cielo oscurato dall’arrivo della tempesta Rec/All.
Diretto come un treno in corsa, Rio Riots apre le danze , che con il samba hanno poco a che fare, ed arriviamo veloci al terzo brano, Blind, una dei picchi di Rec/All, e Indestructible, brano power metal alla maniera brasiliana.
Rod Rossi si dimostra singer bravissimo, specialmente nel variare toni alla sua performance, grintosa e tagliente oppure melodica e dalle reminiscenze melodic hard rock.
Si torna a sbattere la testa con la power metal Running In Her Veins e a crogiolarsi nelle melodie AOR di Oh,Angel, mentre la parola fine è lasciata al crescendo power/hard rock di Set The Night On Fire.
Le ispirazioni sono ovviamente tutte da riscontrare nella scena metal brasiliana, ma i musicisti coinvolti garantiscono personalità e talento in abbondanza.

Tracklist
1.Rio Riots
2.I Hate
3.Blind
4.Broken Wings
5.5 A.M.
6.We Own the Night
7.Walk with You
8.Running in Her Veins
9.Set the Night on Fire
10.Oh, Angel
11.Set The Night On Fire

Line-up
Felipe Andreoli – Bass
Robson Pontes – Drums
Davis Ramay – Guitars
Marcelo Barbosa – Guitars
Rod Rossi – Vocals

REC/ALL – Facebook

https://youtu.be/oxf7bc1EQVE

Anialator – Rise To Supremacy

Deflagrano letteralmente questi cinque brani, formando un esplosione nucleare che annienta ogni cosa per mezzo del suo micidiale vento. Ora tocca al gruppo esordire con un full lenght dopo così tanti anni, anche se la potenza sprigionata non risulta certo quella di attempati thrashers, bensì di una truppa in assetto di guerra.

Tornano con un nuovo ep gli Anialator, una formazione storica del thrash metal d’oltreoceano la cui data di nascita è il 1986.

Infatti, il gruppo proveniente dal Texas si formò proprio a metà degli anni ottanta, ma dopo una coppia di demo ed altrettanti ep si sciolse nel 1990 all’indomani di una compilation che per anni fu l’ultimo urlo estremo del gruppo.
Il ritorno firmato Xtreem avviene lo scorso anno con un’altra compilation, la più aggiornata Mission Of Death, che funge da preludio a questo nuovo lavoro dal titolo Rise To Supremacy.
Per ora ci si deve accontentare di cinque brani ma la devastazione che ne segue non fa altro che confermare la fama del quartetto; una bomba thrash metal che esplode nelle orecchie, estrema, veloce e cattiva, assolutamente old school e potenziata da uno spirito death che ne accentua la violenza.
Alex Dominquez e Roland Torres, unici superstiti degli anni ottanta, ridanno vita, dopo anni a suonare sotto il monicker Sufferance, a questo mostro metallico che esprime tutta la sua forza estrema, slayerana sì ma dalla forza e dalla personalità che permettono agli Anialator di essere considerati un gruppo unico.
Deflagrano letteralmente questi cinque brani, formando un esplosione nucleare che annienta ogni cosa per mezzo del suo micidiale vento. Ora tocca al gruppo esordire con un full lenght dopo così tanti anni, anche se la potenza sprigionata non risulta certo quella di attempati thrashers, bensì di una truppa in assetto di guerra.

Tracklist
1.Rise Again
2.All Systems Down
3.Thick Skinned
4.Chaos
5.Black Trump

Line-up
Armando Valadez – Guitars
Alex Dominguez – Bass
Roland Torres – Guitars
O. J. Landa – Drums
Angel Gonzalez – Vocals

ANIALATOR – Facebook

Funeral Winds – Sinister Creed

I Funeral Winds pubblicano su Avantgarde Music un assalto sonoro di alto livello, dove non si scende mai di intensità ma anzi si arriva a toccare punte davvero notevoli, grazie anche ad un produzione che rende intelligibile la composizione dei pezzi e la loro resa sonora.

I Funeral Winds sono uno dei maggiori gruppi della scena black metal olandese ed europea, essendo attivi dal 1991, e fanno ancora molto male.

Tra i primi gruppi ad introdurre un certo tipo di sonorità in un paese come l’Olanda, i Funeral Winds hanno sempre messo insieme un approccio molto aggressivo, con un suono legato all’ortodossia del genere, ma con un grande approccio punk hardcore, che si può ascoltare molto bene in questo nuovo lavoro arrivato ben 11 anni dopo Nexion XUL – The Cursed Bloodline del 2007. I Funeral Winds pubblicano su Avantgarde Music un assalto sonoro di alto livello, dove non si scende mai di intensità ma anzi si arriva a toccare punte davvero notevoli, grazie anche ad un produzione che rende intellegibile la composizione dei pezzi e la loro resa sonora. Il disco è cattivo e marcio, con un forte retrogusto punk hardcore come si diceva prima. In questo magma sonoro si posso rintracciare anche frammenti riconducibili a gruppi fondamentali come Bathory, che avevano anche loro nel suono qualcosa di differente dal black metal tout court. Sinister Creed è un disco che non fa prigionieri, una dichiarazione di guerra da parte di veterani che dominano ancora la materia del nero metallo. Un black metal incalzante e caldissimo, dove tutto picchia fortissimo, ma le melodie sono comunque riconoscibili. I Funeral Winds fanno un disco che cresce alla distanza, diventando un massacro continuo e metodico, che continua a tagliare carni e ossa senza mai fermarsi. Violenza, velocità ed un tocco punk hardcore, cosa si può volere di più ?

Tracklist
1.The Road to Perdition
2.Cursed is this Pantheon of Flesh
3.The Arrival
4.Sinister Creed
5.Blood
6.Black Moon Over Saturn
7.Sekhmet
8.Nunc et in Hora Mortis Nostrae

Line-up
Studio: Hellchrist Xul – Songwriter, Vocals, Guitars, Bass.
Drums: Session

Live: Hellchrist Xul – Vocals
Ishkur Xul – Guitar
Ninnghizhidda Xul – Bass
Drums: Session

FUNERAL WINDS – Facebook

Dark Ministry – The Sermon Begins

Un inizio promettente per i Dark Ministry, aspettando un lavoro sulla lunga distanza che potrebbe ottenere nuovi consensi da parte dei vecchi fans del genere ed in particolare degli Exciter.

Quando si avvicina la fine dell’anno di solito si guarda indietro per fare un sunto di quello che la scena musicale metal/rock ha regalato nei precedenti dodici mesi, prima di buttarsi nell’anno nuovo sempre a caccia di conferme e sorprese che fortunatamente non mancano mai.

The Sermon Begins fa parte di quelle uscite sfuggite in un primo momento, ma recuperate e presentate ai lettori di MetalEyes, anche perché trattasi della nuova band di un personaggio storico della scena old school canadese, l’ex batterista degli Exciter Rik Charron, picchiatore senza soluzione di continuità nella leggendaria band dal 1996 al 2014.
E l’anno dopo l’uscita dal gruppo, l’infaticabile musicista fonda i Dark Ministry, gruppo che alla base non può che rifarsi al genere che ha fatto la fortuna artistica degli Exciter, quindi thrash metal dai rimandi old school, pregno di attitudine heavy/speed, ignorantissimo ed orgogliosamente metallico.
Primo ep e tre nuovi brani che ci presentano un gruppo battagliero, che unisce al sound vecchia scuola quel tanto di groove che basta per non tradire troppo la data di nascita, arrabbiato e cattivo come la ruvida voce del singer, un Phil Anselmo in versione hardcore che urbanizza la proposta delle varie Killing Machine, Voodoo Sacrifice e Blood Driven.
Un inizio promettente per i Dark Ministry, aspettando un lavoro sulla lunga distanza che potrebbe ottenere nuovi consensi da parte dei vecchi fans del genere ed in particolare degli Exciter.

Tracklist
1. Killing Machine
2. Voodoo Sacrifice
3. Blood Driven

Line-up
Tyler Knapp – Vocals
Carlo Cote – Bass
David Tyo – Guitar
Brian Farnsworth – Guitar
Rik Charron – Drums.

DARK MINISTRY – Facebook

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