Into Eternity – The Sirens

The Sirens si rivela un lavoro ispirato, emozionante ed oscuro, tragico e potentissimo come da tradizione del gruppo canadese, che si muove a piacimento con la tecnica eccelsa dei suoi protagonisti, mantenendo ugualmente intatta la forma canzone ed un livello emozionale altissimo.

Questa bellissima opera progressiva ed estrema dal titolo The Sirens, accompagnata da una copertina altrettanto splendida, non è altro che il sesto lavoro dei progressive/deathsters canadesi Into Eternity, attivi da oltre un ventennio sulla scena progressiva mondiale.

Apprezzato tanto in ambito prog che in quello del death metal più tecnico, il quintetto, che vede impegnata dietro al microfono la cantante Amanda Kiernan, subentrata allo storico vocalist Stu Block, torna sul mercato dieci anni dopo The Incurable Tragedy, full length licenziato nel lontano 2008.
Dieci anni non sono passati invano e The Sirens si rivela un lavoro ispirato, emozionante ed oscuro, tragico e potentissimo come da tradizione del gruppo canadese, che si muove a piacimento con la tecnica eccelsa dei suoi protagonisti, mantenendo ugualmente intatta la forma canzone ed un livello emozionale altissimo.
L’album offre un’ora di evoluzioni progressive a velocità proibitive, tra death metal melodico, thrash, ed heavy metal, chorus evocativi, growl, clean vocals ed atmosfere epiche, in un quadro musicale progressivo entusiasmante.
The Sirens riesce a mantenere altissima l’attenzione dell’ascoltatore, lasciandolo a bocca aperta al cospetto di una band in evidente stato di grazia, tanto che diventa difficile nominare un brano rispetto ad un altro, anche se, per chi scrive, This Frozen Hell risulta l’apice di questo monumentale lavoro.
I cinque si scatenano in una tempesta di note, devastanti quando il ciclone infuria e la mareggiata si abbatte sulla costa (Sirens Of The Sea), splendidamente oscuri, drammatici e progressivi là dove la calma apparente ci fa tirare il fiato prima che il vento porti ancora umori tempestosi (Nowhere Near).
Gli Into Eternity, unendo in un solo sound dalla parola d’ordine progressive Iced Earth, Arch Enemy, Opeth e Symphony X, alimentano una serie di devastanti trombe marine: si salvi chi può.

Tracklist
1.The Sirens
2.Fringes of Psychosis
3.Sandstorm
4.This Frozen Hell
5.Nowhere Near
6.Devoured by Sarcopenia
7.Fukushima
8.The Scattering of Ashes

Line-up
Tim Roth – Guitar, Vocals
Matt Cuthbertson – Guitar
Troy Bleich – Bass, Vocals
Bryan Newbury – Drums
Amanda Kiernan – Vocals

INTO ETERNITY – Facebook

THE MOOR

Il video di “Lead The Difference”, dall’album “Jupiter’s Immigrants”.

Il video di “Lead The Difference”, dall’album “Jupiter’s Immigrants”.

Italian metallers THE MOOR have revealed the cover artwork and title for their upcoming album, to be “Jupiter’s Immigrants”.

The release will see the light this July the 30th through all the major digital platforms, a special digipack edition will be released in September and the band will publish all the pre order informations on the next days. The artwork is made by Niklas Sundin (Dark Tranquillity, Arch Enemy…) while the record is mixed by producer Fredrik Nördstrom (In Flames, Architects, Powerwolf…). In the meantime, the first video and single extracted from the album, “Lead the Difference”, is out on the band’s official youtube channel.

As previously announced, the album will guest Mikael Stanne of DARK TRANQUILLITY and DREAM EVIL‘s Niklas Isfeldt.

Watch the announcement video here: https://www.youtube.com/watch?v=S41HH0eHRug

“One of Italy’s most original and intelligent up and coming metal acts; THE MOOR is a band not afraid to incorporate music from any rock idiom to give the listener an original listening experience…”

More information at:
https://www.facebook.com/themoorofficial/
http://themoor.org/

Aornos – The Great Scorn

Quello di Algras non corrisponde ad un mero collage di spunti altrui ma si rivela, invece, una maniera efficace e competente di riunire tali istanze per restituirle in una forma piuttosto personale e tutt’altro che ammiccante.

La one man band Aornos, nonostante la sua attività intensa sua racchiusa negli ultimi tre anni, non è certamente il progetto di un neofita del black metal.

Algras, infatti, è protagonista nella scena ungherese con i Frost fin dall’inizio del secolo e quindi le sue influenze primarie non possono che giungere da lontano.
A tale riguardo, prima ancora di ascoltate i contenuti di The Great Scorn, per farsene un’idea preventiva sarebbe sufficiente scorrere la tracklist dell’album uscito lo scorso anno , con il quale il musicista magiaro rendeva omaggio a diversi giganti del genere (Emperor, Satyricon, Bathory, Arctusrus e Thorns) oltre ad una non certo sorprendente digressione nel death con i Morbid Angel.
Quello di Algras non corrisponde ovviamente ad un mero collage di spunti altrui ma si rivela, invece, una maniera efficace e competente di riunire tali istanze per restituirle in una forma piuttosto personale e tutt’altro che ammiccante.
Ovviamente The Great Scorn non è un album destinato a stravolgere le gerarchie del genere, ma appare semmai la testimonianza di quanto di interessante ci sia da dire al riguardo in più parti del mondo.
Una serie di ottimi brani, tra i quali spiccano la trascinante The Kingdom of Nemesis, la teatrale title track e ed il quarto d’ora complessivo delle conclusive Funeral March for the Death of the Earth e Adamante Notare, ripagano ancora una volta la costante ricerca di nomi e volti ancora relativamente sconosciuti.

Tracklist:
1. Ad Futuram Memoriam
2. From a Higher Reality
3. The Kingdom of Nemesis
4. Trace to Beckoning Fade
5. Come and See
6. The Great Scorn
7. De Profundis
8. Funeral March for the Death of the Earth
9. Adamante Notare

Line up:
Algras – All instruments, Vocals

AORNOS – Facebook

Street Dogs – Stand For Something Or Die For Nothing

Stand For Something Or Die For Nothing è un disco che suona molto bene e fresco, inserendosi tra i migliori ascolti punk che si possano fare quest’anno.

Gl Street Dogs vengono da Boston ed incarnano molto bene ciò che significa il punk rock nella loro città.

Attivi dall’ormai lontano 2001, i nostri sono ormai dei veterani della scena, e questa esperienza si sente tutta nella loro ultima prova. Il suono è un energico concentrato di punk rock dalle forti influenze inglesi ed oi, nato nella stessa fertile atmosfera dei concittadini Dropkick Murphys. Il disco è un buon compromesso tra melodia e velocità, il tutto con cori che porteranno molta gente a volare giù dal palco e ad alzare il dito in aria cantando a squarciagola. Punk rock come questo è un qualcosa che non stancherà mai, ma che, anzi, porterà sempre nuove leve ad appassionarsi a questa musica. Gli Street Dogs sono uno di quei gruppi che viaggia e suda per conquistarsi ciò che ha, e non a caso la loro reputazione nella scena è ottima. Il disco è un bel manuale di come si possa fare punk rock orientato al passato con passione, bravura e tante melodie che ti entrano nel cuore. La musica degli Street Dogs è fatta dalla classe operaia per il divertimento della classe operaia, ma non è assolutamente musica disimpegnata. Certamente il loro punk rock è molto americano e nella fattispecie bostoniano, veloce e da cantare a squarciagola, e con quel gran cuore che contraddistingue i gruppi che vengono da quelle parti. Inoltre Stand For Something Or Die For Nothing è un disco che suona molto bene e fresco, inserendosi tra i migliori ascolti punk che si possano fare quest’anno.

Tracklist
1. Stand For Something Or Die For Nothing
2. Other Ones
3. The Comeback Zone
4. Angels Calling (feat. Slain)
5. These Ain’t The Old Days
6. Working Class Heroes
7. Lest We Forget
8. The Round Up
9. Mary On Believer Street
10. Never Above You, Never Below You
11. Torn And Frayed

Line-up
Mike McColgan – Lead Vocals
Johnny Rioux – Bass
Matt Pruitt – Guitar
Lenny Lashley – Guitar
Pete Sosa – Drums

STREET DOGS – Facebook

IMMOLATION

Il video di ‘When The Jackals Come’, dall’album “Atonement” (Nuclear Blast).

Il video di ‘When The Jackals Come’, dall’album “Atonement” (Nuclear Blast).

IMMOLATION è un nome da trent’anni sinonimo di musica estrema. La band offre un death metal oscuro, unico e creativo. Con la pubblicazione di “Atonement” lo scorso anno, gli IMMOLATION hanno dimostrato ancora una volta di essere un gruppo che non si guarda indietro, spingendo oltre i propri limiti e rimanendo una forza attiva per il futuro del genere che essi stessi hanno aiutato a definire.

La band di New York ha appena pubblicato il video di ‘When The Jackals Come’, canzone tratta dall’ultimo album “Atonement”. La regia del video è opera del chitarrista Robert Vigna.

La band ha commentato:
“Siamo entusiasti di presentare ai fan il nostro nuovo video! È una delle nostre canzoni preferite di ‘Atonement’. È molto oscura, quindi abbiamo cercato di realizzare un video che rappresentasse al meglio l’atmosfera. Speriamo che vi piaccia! ‘Their war is already won … your world will end, when the jackals come'”.

“Atonement” è stato registrato ai Millbrook Sound Studios di Millbrook, NY con il produttore Paul Orofino, e mixato e masterizzato da Zack Ohren (ALL SHALL PERISH, DECREPIT BIRTH, SUFFOCATION). La copertina è stata realizzata da Pär Olofsson (IMMORTAL, THE FACELESS, EXODUS, ABYSMAL DAWN), con disegni aggiuntivi di Zbigniew Bielak (GHOST, ENSLAVED, PARADISE LOST, WATAIN).

“Atonement” è disponibile in formato fisico (http://nblast.de/ImmolationAtonement) e digitale (http://nblast.de/ImmolationDownloads).

www.facebook.com/immolation
www.twitter.com/immolation
www.everlastingfire.com
www.nuclearblast.de/immolation

Battleroar – Codex Epicus

I Battleroar sanno maneggiare la materia con sagacia e Codex Epicus non delude le aspettative dei fans dell’epic metal con una serie di brani in linea con le caratteristiche peculiari del genere.

Si torna a parlare di epic metal con il nuovo album dei greci Battleroar, band che ha nelle sue fila il guerriero Gerrit Mutz, inesauribile vocalist dietro al microfono dei Sacred Steel.

Il nuovo album si intitola Codex Epicus, è stato registrato ai Devasoundz Studios di Atene e vede in veste di ospite il cantante e chitarrista dei Manilla Road Mark Shelton, protagonista assoluto sulla splendida Sword Of The Flame, brano oscuro, evocativo e picco qualitativo di questo ultimo lavoro.
Il quinto album nella storia del gruppo non si discosta più di tanto dai suoi predecessori, i Battleroar sanno maneggiare la materia con sagacia e Codex Epicus non delude le aspettative dei fans dell’epic metal con una serie di brani in linea con le caratteristiche peculiari del genere.
Più ruvido rispetto a Blood Of The Legends, precedente album che aveva nel violino di Alex Papadiamntis l’arma in più per rendere ancora più malinconico ed evocativo il sound, Codex Epicus è un ottimo album che possiede tutti i crismi per non deludere i tanti epic metallers sparsi per il mondo, in attesa che la battaglia abbia inizio tra gesta eroiche e gloria perenne.
I brani lenti, epici ed evocativi sono i più gettonati dalla macchina metallica Battleroar, e The Doom Of Medusa è l’altra perla di questo lavoro, con un Mutz all’altezza della sua fama, interpretativo come forse non lo era mai stato sull’album precedente.
Il corno saluta la marcia degli eroi in Palace Of The Martyrs, mentre il crescendo di Enchanting Threnody, epica cavalcata heavy metal, è il terzo gioiellino racchiuso in questo ottimo lavoro targato Battleroar.
Promosso a pieni voti, Codex Epicus non raggiunge i livelli del bellissimo To Death and Beyond… (2008), ma non tradisce sicuramente le attese degli amanti di queste sonorità: alzate le spade e rendete gloria ai Battleroar.

Tracklist
1. Awakening the Muse
2. We Shall Conquer
3. Sword of the Flame
4. Chronicles of Might
5. The Doom of Medusa
6. Palace of the Martyrs
7. Kings of Old
7. Enchanting Threnody
8. Stronghold (CD BONUS TRACK)

Line-up
Gerrit Mutz – Vocals
Kostas Tzortzis – Guitar
Michael Kontogiorgis – Guitar
Sverd – Bass
Greg Vlachos – Drums

BATTLEROAR – Facebook

The Night Flight Orchestra – Sometimes The World Ain’t Enough

Hard rock melodico, arena rock, funky, dance, pop, fantascienza e porno soft da salette private in compagnia di fanciulle disinibite: come si può non amare i The Night Flight Orchestra?

I The Night Flight Orchestra o si amano alla follia o si odiano con altrettanta veemenza.

La band, nata su un tour bus nelle estenuanti giornate in attesa di salire sul palco e che vede coinvolti una manciata di musicisti della scena melodic death metal scandinava capitanati da quel ragazzaccio di Björn Strid (Soilwork), torna con un nuovo lavoro dopo un annetto dallo splendido Amber Galactic, confermando che questo è tutt’altro che un progetto estemporaneo, divenendo sempre più una priorità per i suoi protagonisti.
Ovviamente i deathsters duri e puri possono tranquillamente passare oltre: Sometimes The World Ain’t Enough è un altro straordinario viaggio tra la musica rock e dance a cavallo tra gli anni settanta e ottanta, una raccolta di brani dall’appeal stratosferico che fanno l’occhiolino all’hard rock melodico così come alla pop/dance, tra luci che colorano le piste da ballo direttamente dalla Febbre Del Sabato Sera e i watt sprigionati nei concerti da arena rock negli anni d’oro del pomp rock.
Comunque la si giri, si continua a guardare all’ America ed ai suoi eccessi, in un’atmosfera che più vintage di così non si può: l’opener This Time sottolinea fin da subito il concept nostalgico e rock/pop che sta dietro a questo insolito progetto.
Strid sembra nato per cantare i ritornelli delle varie Turn To Miami, Speedwagon o della splendida Barcelona, le tastiere sono macchine del tempo che ci riportano ai tempi in cui i Toto imperversavano nelle classifiche, e le ritmiche accendono luci funky e pop nelle discoteche della New York da bere e ballare.
Ovviamente avvicinarsi a questo ennesimo bellissimo lavoro vuol dire dimenticarsi completamente per un’oretta della provenienza dei sei musicisti al comando della navicella musicale (siamo sempre nell’immaginario sci-fi di serie b) The Night Flight Orchestra, per godere degli eccessi stilistici di un’era definitivamente dimenticata dai più, ma in cui la band si cala perfettamente, si diverte e ci fa divertire; d’altronde le influenze che traspaiono sono il meglio che la musica rock/pop ha regalato negli anni d’oro.
Hard rock melodico, arena rock, funky, dance, pop, fantascienza e porno soft da salette private in compagnia di fanciulle disinibite: come si può non amare i The Night Flight Orchestra?

Tracklist
01.This Time
02.Turn To Miami
03. Paralyzed
04.Sometimes The World Ain’t Enough
05.Moments Of Thunder
06.Speedwagon
07.Lovers In The Rain
08.Can’t Be That Bad
09.Pretty Thing Closing In
10.Barcelona
11.Winged And Serpentine
12.The Last Of The Independent Romantics

Line-up
Björn Strid – Vocals
David Andersson – Guitars
Sharlee D‘Angelo – Bass
Richard Larsson – Keyboard
Sebastian Forslund – Guitars, Percussion
Jonas Källsbäck – Drums

THE NIGHT FLIGHT ORCHESTRA – Facebook

DORO

Il lyric video di “Lift Me Up”, dall’album “Forever Warriors, Forever United”, in uscita ad agosto (Nuclear Blast).

Il lyric video di “Lift Me Up”, dall’album “Forever Warriors, Forever United”, in uscita ad agosto (Nuclear Blast).

DORO apre di nuovo il suo tesoro e pubblica ‘Lift Me Up’, il secondo singolo del suo attesissimo nuovo album “Forever Warriors, Forever United”, in uscita il 17 agosto su Nuclear Blast.
“‘Lift Me Up’ è una delle mie canzoni preferite”, svela DORO. “Ha un sacco di energia e cresce costantemente. Amo molto anche la sua melodia orecchiabile e il testo”.

Il singolo è acquistabile in digitale: http://nblast.de/DoroLiftMeUp

Il grandioso inno ‘All For Metal’ è seguito dall’altra hit, ‘Lift Me Up’, che non fa che accrescere l’attesa per il nuovo lavoro di DORO! “Forever Warriors, Forever United” è killer innanzitutto perché DORO offre ben due dischi al mondo (metal)!
“Forever Warriors, Forever United” è killer poi anche perché ha un sacco di ospiti: da Doug Aldrich (WHITESNAKE, DIO, THE DEAD DAISIES) a Mille (KREATOR) passando per SABATON ecc., che pagano tributo alla regina del metal sul suo ventesimo album.

Il video di ‘All For Metal’ vede la partecipazione di Mille (KREATOR), Johan Hegg (AMON AMARTH), Chuck Billy (TESTAMENT), Warrel Dane (R.I.P.), Jeff Waters (ANNIHILATOR), SABATON, Ross The Boss, Rock‘n‘Rolf (RUNNING WILD), DETRAKTOR, Tommy Bolan (ex WARLOCK), Andy Brings e The Ultimate Doro Clan: https://youtu.be/9kLxaI7ac14

Doro commenta: “La canzone ‘All For Metal’ è un inno come ‘All We Are’ con alcuni grandi ospiti alla voce, miei grandi amici. È una canzone dal vivo straordinaria e spero che vi piaccia perché è una delle mie preferite!”.

Il singolo uscirà anche in vinile 7” di diversi colori (black, picture, silver, gold), oltre che in digitale (http://nblast.de/DoroAllForMetal).

Track list:
“Forever Warriors”
01. All For Metal
02. Bastardos
03. If I Can’t Have You – No One Will
04. Soldier Of Metal
05. Turn It Up
06. Blood, Sweat And Rock ‘n’ Roll
07. Don’t Break My Heart Again
08. Love’s Gone To Hell
09. Freunde Fürs Leben
10. Backstage To Heaven
Bonus songs:
11. Be Strong
12. Black Ballad
13. Bring My Hero Back Home Again
“Forever United”
01. Résistance
02. Lift Me Up
03. Heartbroken
04. It Cuts So Deep
05. Love Is A Sin
06. Living Life To The Fullest
07. 1000 Years
08. Fight Through The Fire
09. Lost In The Ozone
Bonus songs:
10. Caruso
11. Tra Como E Coriovallum (instrumental)
12. Metal Is My Alcohol

www.doromusic.com
www.facebook.com/DoroPeschOfficiall
www.nuclearblast.de/doro

Hirax – Born In The Street 1983-1984

Born In The Streets è un buon pretesto per tuffarsi nel clima metallico dei primi anni ottanta in compagnia di Katon De Pena e compagni, ottimi outsider della scena thrash metal statunitense.

La FOAD ristampa in vinile i primi demo degli Hirax, band dello storico cantante Katon De Pena, unico membro originale del gruppo rimasto in formazione dal lontano 1984.

Facente parte della scena di San Francisco, covo di fiere metalliche come Testament, Megadeth, Exodus e Metallica, la band ancora in attività (l’ultimo album si intitola Immortal Legacy ed è uscito nel 2014) ed è una delle più amate realtà della prima ondata thrash metal che invase il mondo musicale, anche se in termini commerciali rimasero un passo indietro rispetto alle band citate.
I demo di cui si compone Born In The Streets 1983/1984 sono Hirax, omonimo lavoro del 1984, e La Kaos, licenziato un anno prima, integrati da una manciata di brani inediti che fanno della compilation una chicca per gli amanti della band di Katon De Pena.
Influenzato dalla New Wave Of British Heavy Metal, il gruppo americano sfoggiava una rabbiosa grinta heavy speed, con la voce del cantante a valorizzare le fughe velocissime dei suoi compari e dimostrandosi come uno dei migliori interpreti della scena.
I brani inediti hanno la pecca del suono deficitario e da garage e rimangono essenzialmente delle testimonianze storiche interessanti per i fans e nulla più, mentre il demo omonimo dimostra di cosa fossero capaci gli Hirax quando decidevano di spingere a tavoletta.
La Kaos ci riserva il lato rock’n’roll della band con almeno due perle di hard & heavy come My Baby e She’s Man Killer, che tanto sanno di Thin Lizzy.
Born In The Streets è un buon pretesto per tuffarsi nel clima metallico dei primi anni ottanta in compagnia di Katon De Pena e compagni, ottimi outsider della scena thrash metal statunitense.

Tracklist
Side A
1.Born in the Streets
2.Battle Cry
3.Stand and Be Counted
4.Believe in the King
5.To Be Free
6.The Saviour
7.War Hero

Side B
8.Intro / Life Goes On
9.She’s Man Killer
10.My Baby
11.Y.B.D.
12.Runnin’

Line-up
Katon W. De Pena – Vocals
Steve Harrison – Bass
Lance Harrison – Guitars
Mike Vega – Drums

HIRAX – Facebook

Crawl – Rituals

I Crawl hanno dato alla luce un mostro sonoro che trasuda death metal old school: l’album ovviamente non dà tregua e per mezz’ora scarsa vi terrà incollati al muro con i piedi ad un palmo dal pavimento ed una mano scarnificata a stringervi il collo.

Quello dei Crawl è uno swedish death metal putrescente, di origine controllata, che farà non poche vittime tra i cultori del metal estremo old school.

Rituals è il primo lavoro sulla lunga distanza del gruppo di Stoccolma, dedito appunto al genere nella sua forma più pura, un concentrato di violenza sonora che prende ispirazione dalla scena death metal scandinava di primi anni novanta.
La Transcending Obscurity non se li è fatta scappare, dopo le prime avvisaglie di quello che avrebbero potuto combinare lasciate nel demo I: Serpents e nell’ep Worship Death, licenziati nel 2015.
Rituals porta con sé tutto quanto serve per descrivere un album di swedish death, con riff lasciati a imputridire in qualche cimitero dimenticato nel tempo, con stop and go e ripartenze micidiali: un’atmosfera catacombale aleggia sui brani, mentre a tratti rallentamenti pesantissimi imprimono ancora più potenza al sound.
I Crawl hanno dato alla luce un mostro sonoro che trasuda death metal old school: l’album ovviamente non dà tregua e per mezz’ora scarsa vi terrà incollati al muro con i piedi ad un palmo dal pavimento ed una mano scarnificata a stringervi il collo.
Rituals si rivela un’opera esemplare in grado di rendere i Crawl un gruppo da tenere in grade considerazione da parte degli amanti del più puro swedish death.

Tracklist
1.Reject The Cross
2.Breathing Violence
3.The Stench
4.Black Ritual
5.Trail of Traitors
6.Sentenced To Rot
7.Cowards
8.Suffer
9.Coven of Servants

Line-up
Martin Sjögren – Guitars
Joachim Lyngfelt – Vocals
Ämir Batar – Drums
Ragnar Hedtjärn Ullenius – Bass

CRAWL – Facebook

Immortal – Northern Chaos Gods

Nono album per gli Immortal: il loro capolavoro, senza Abbath, ma con un Demonaz in grandissima forma e secondo posto nelle vendite in Germania!

A distanza di ben 9 anni da All Shall Fall esce l’ultimo lavoro dei leggendari norvegesi Immortal, vera icona del black metal mondiale.

Di anni ne sono passati da quel lontano 1991 quando, con l’uscita del loro primo demo omonimo, si iniziò a delineare l’oscuro sentiero del nuovo genere musicale, l’estrema espressione sonora di un manipolo di adepti, a quel tempo ridotto a pochi pazzi scandinavi che, attingendo da band cult quali Venom, Celtic Frost, Hellhammer e Bathory, vollero dare un nuovo senso alla musica estrema; stiamo parlando degli inizi degli anni ‘90, ovvero quando i “metallari più estremi” erano già stati sconvolti dai nuovi orientamenti musicali – alcuni vissero quel momento come vera e propria violenza personale – di album quali Human (Death), Chaos A.D. (Sepultura), Shades of God (Paradise Lost), e pertanto di band-icona del death metal, ossia la massima espressione di estremizzazione dell’heavy metal di allora.
Forse per questa ragione (e per diverse altre) il black ebbe una certa facilità, nel radicarsi tra coloro i quali, volendo sfidare ulteriormente i propri timpani, e oramai convinti del fatto che l’heavy metal dovesse essere solo l’inizio della missione che un qualche Dio della musica gli aveva assegnato per spingersi sempre oltre, portarono il secondo senso, alla sfida finale, quella terminale.
Ed ecco allora che ci venne in aiuto il black metal, estremo non solo nella musica, ma anche nelle liriche, nel look (il favoloso face-painting), e in tutto quello che esso rappresentava: Darkthrone, Mayhem, Satyricon, Dimmu Borgir, Emperor, Enslaved ed Immortal, appunto.
Pensando proprio agli attori di questa recensione, non posso che inchinarmi, di fronte al nuovo lavoro. Da Diabolical Fullmoon Mysticism del 1992 ne è passata di acqua (nera ed inquinata) sotto i ponti. Addirittura, tra i vari cambi di line-up, quasi ovvie per band così longeve, ci siamo ”persi” per strada l’emblematico co-fondatore della band, Mr. Olve Eikemo, alias Abbath Doom Occulta, oggi sostituito in toto dal bravissimo altro membro storico e co-fondatore della band Demonaz (compositore, voce, chitarra e testi) e coadiuvato dal bestiale drumming di Horgh, che dal 1997 fa da spola tra gli Hypocrisy e, appunto, gli Immortal. Al basso (ospite) un certo Peter Tagtgren, frontman degli Hypocrisy e qui anche in veste di curatore della registrazione.
Northern Chaos Gods – posso affermarlo con sicurezza – è il vero capolavoro degli Immortal! Violento, gelido, oscuro, ma altresì, vichingo, epico, ancestrale. L’album inizia con la title-track, che ci travolge con i suoi 4 minuti e mezzo circa di pura essenza Immortal; velocità della luce e ritmi sempre e solo serratissimi, non ci permettono un secondo di respiro, facendoci trattenere il fiato sino alla fine. Possiamo respirare, un poco, grazie al blast beat della successiva Into The Battle Ride, dall’efficace groove estremo per la gioia degli headbangers più scatenati. Benvenuti nel mito con Gates To Blashyrkh, leggendario regno di ghiaccio governato dal Dio-Re The Mighty Ravendark: favoloso pezzo, il migliore dell’album, il più complesso e magistralmente suonato dai nostri. Mid-tempo, arpeggi e tremolo, rendono questa track un imponente, monumentale, epico inno ai miti nordici e vichinghi. “The Northern Dark – Where Winterkings Rule – Far From The Light – Gates To Blashyrkh Rise”, sussurra a metà canzone Demonaz, accompagnato unicamente da un desolato arpeggio, prima di ripartire con potenza e vigore.
Vero european blast per Grim And Dark, un pezzo carico di energia, dove l’alternarsi di grancassa/piatti e rullante ci precipita ad un loro show, sognando di essere in prima fila, sotto il palco, a sbattere la testa.
We are Called To Ice”, canta nella successiva Demonaz, con i suoi ciclici ritmi che, come cadenzati da un metronomo, ci ossessionano con la loro incessante pesantezza e ripetitività; vi giuro, inizierete a muovere la testa su e giù, inconsciamente, sino all’ultima nota.
When Mountains Rise – insieme all’ultima traccia Mighty Ravendark – sono, in assoluto, le più bathoryane dell’album. Qui i riff di Demonaz, e l’ipnotico incedere del drumming di Horgh creano suoni malinconicamente viking, che lentamente ci avvolgono e quasi ci assopiscono. Ma ci pensa Blacker Of Worlds a farci uscire improvvisamente dal torpore: una vera bomba sonora, il brano più corto dell’album, ma anche il più veloce e il più acido, quasi raw.
L’album termina con i quasi 10 minuti di Mighty Ravendark, altra magnifica espressione bathoryana delle ghiacciate Terre del Nord. La struttura e il corpo, ovviamente, ricordano Gates To Blashyrkh (medesima origine ispiratrice). Nelle liriche, le parole come frozen, cold winds, frost e shadows, ne sono l’epifora; no sun, storm e snow ne sono l’anafora. Racchiudono il corpo gelido, di un rapsodico e leggendario pezzo che, abbracciato all’inizio e alla fine da un solenne arpeggio, rimarrà nella storia del black metal, e ne sarà, quasi sicuramente, l’imprinting per le future produzioni del genere.

Tracklist
1.Northern Chaos Gods
2.Into Battle Ride
3.Gates to Blashyrkh
4.Grim and Dark
5.Called to Ice
6.Where Mountains Rise
7.Blacker of Worlds
8.Mighty Ravendark

Line-up
Demonaz – Vocals, Guitars, Songwriting, Lyrics
Horgh – Drums

IMMORTAL – Facebook

Sathanas – Necrohymns

I Sathanas sparano mezz’ora di musica che attenta pesantemente all’integrità della nostra cervicale, e pazienza se non c’è alcun profumo di novità: tutto sommato ci sono molti che a tali fragranze, spesso effimere, preferiscono l’alone di sudore lasciato da chi si lancia con un’integrità ed una competenza fuori discussione nella riproposizione di questo sound.

Una band chiamata Sathanas potrebbe risultare fin da subito invisa a qualche metallaro dall’indole intellettualoide e che ritiene tutti i riferimenti al maligno un giochino trito e ritrito, incapace di spaventare ancora qualcuno.

Nel caso del trio della Pennsylvania diciamo che l’utilizzo di tale monicker appare quanto mai legittimo, visto che parliamo di musicisti che si sbattono all’interno della scena estrema della East Coast da circa trent’anni, peraltro agendo in una cerchia stilistica e temporale vicina a quella degli Acheron di Vincent Crowley (dai quali proviene il batterista James Strauss ), per cui, almeno da questo punto di vista, le chiacchiere stanno a zero.
Per quanto riguarda l’aspetto musicale, Necrohymns rappresenta il decimo feroce rituale su lunga distanza per la band fondata nel 1988 dal chitarrista e vocalist Paul Tucker, affiancato qualche anno dopo dal bassista Bill Davidson e nel 2005 dal già citato Strauss; viste le premesse, a questi figuri si richiede essenzialmente di suonare un black/death/thrash diretto, sporco, blasfemo e carico di groove, e tutto ciò puntualmente avviene ma con una freschezza ancora sorprendente, alla luce della lunga carriera dei nostri.
I Sathanas sparano mezz’ora di musica che attenta pesantemente all’integrità della nostra cervicale, e pazienza se non c’è alcun profumo di novità: tutto sommato ci sono molti che a tali fragranze, spesso effimere, preferiscono l’alone di sudore lasciato da chi si lancia con un’integrità ed una competenza fuori discussione nella riproposizione di un sound che conosciamo a memoria ma che, quando viene offerto con tale convinzione, non risulta mai né superfluo nè tantomeno sgradito.
Fin dalle prime note di At the Left Hand of Satan i Sathanas buttano senza tregua il pallone nella metà campo avversaria, e da lì in poi sarà un piacevole rincorrersi, tra calci, sputi, gomitate e colpi di testa; come detto, chi ricerca novità si tenga alla larga da Necrohymns (e soprattutto non ne parli impropriamente, il nostro amico cornuto è molto permaloso), per tutti gli altri, invece, un ascolto regolare e mirato dell’ultimo album targato Sathanas potrebbe avere effetti molto positivi sull’umore, vale la pena provarci.

Tracklist:
1. At the Left Hand of Satan
2. Of Wrath and Hellfire
3. Throne of Satan
4. Harbinger of Death
5. Raise the Flag of Hell
6. Upon the Wings of Desecration
7. Sacramentum
8. Witchcult

Line-up:
Paul Tucker – Guitar, Vocals
Bill Davidson – Bass
James Strauss – Drums

SATHANAS – Facebook

Internal Suffering – Choronzonic Force Domination

Choronzonic Force Domination risulta un lavoro consigliato ai fans di Incantation, Morbid Angel, Decide e Immolation, nel caso se lo fossero perso al momento della sua prima uscita quattordici anni fa.

Giunge il momento della ristampa anche per i colombiani Internal Suffering e non poteva che riguardare il loro album migliore, quel Choronzonic Force Domination uscito nel 2004 per Displaced Records e prodotto nientemeno che da Erik Rutan (Morbid Angel, Hate Eternal, Ripping Corpse ed Alas).

Ovvio che, allora, la presenza di un protagonista così importante della scena estrema mondiale portasse un certo interesse nei confronti del gruppo da parte degli amanti del death metal più violento e brutale.
Interesse ben riposto visto il muro sonoro con cui gli Internal Suffering assaltano l’ascoltatore, un muro altissimo e spesso, invalicabile per chiunque non abbia confidenza con i suoni estremi.
Curato dalla Satanath Records, il ritorno sul mercato di Choronzonic Force Domination dimostra le capacità del gruppo colombiano, realtà di una scena conosciuta solo agli intenditori e messa in secondo piano dal sempre presente Brasile, quando si parla di metal sudamericano.
Si diceva del muro, altissimo ed invalicabile che i quattro brutali distruttori alzarono con questo lavoro che unisce una violenza sonora devastante ed un buona tecnica esecutiva, senza cedere di un passo in quanto ad impatto.
E qui emerge l’unico difetto riscontrato in Choronzonic Force Domination, essendo composto da tredici aggressioni sonore senza soluzione di continuità ma pure senza una minima variazione sul tema che possa dare quel tocco più vario e meno uniforme al lavoro.
Un dettaglio, per molti magari più che un semplice difetto, fatto sta che Choronzonic Force Domination risulta un lavoro consigliato ai fans di Incantation, Morbid Angel, Decide e Immolation, nel caso se lo fossero perso al momento della sua prima uscita quattordici anni fa.

Tracklist
1.Choronzonic Force Domination (I Am the Power 333 of the Tenth Aethyr!)
2.Summon the Gods of Chaos (Projected into the Abyss)
3.Across the Tenth Aethyr (Transcending into the Outerworlds)
4.Baphomet Invocation (Ancient Gods Return)
5.Legion (We, as One… Dominate!)
6.Dagon’s Rising (Macrocosmic Guardian of the Threshold)
7.Dispersion & Darkness (In the Outermost Abyss It Dwells)
8.Orbiting Chaosphere (Primal Chaos Manifestation)
9.Enter the Gate of Death (…into the Darkly Shinning World)
10.Internal Suffering – Enter The Gate Of Death (Original 1999 Version) [bonus track]
11.Internal Suffering – Choronzonic Force Domination (Rough Mix) [bonus track]
12.Internal Suffering – Summon The Gods Of Chaos (Rough Mix) [bonus track]
13.Internal Suffering – Thelemic Conqueror (Promo 2005) [bonus track]

Line-up
Fabio Marin – Vocals
Andres Garcia – Bass
Alex del Rey + Diego Alonso – Guitars
Wilson “Chata” Henao – Drums

INTERNAL SUFFERING – Facebook

Set Before Us – Vitae

I Set Before Us presentano la loro personale proposta di metal moderno dall’alto tasso melodico, ma anche pregno di rabbia sfogata in sfuriate che si rifanno tanto all’alternative metal quanto al moderno death metal.

Sembra che il metalcore si stia evolvendo in qualcosa di meno definito e più aperto ad influenze che vanno dall’alternative rock, al progressive, e ad ispirazioni che si rifanno alla scena new metal al melodic death.

Non sono poche ultimamente le band che, presentate come gruppo di genere, a ben sentire aprono i loro confini ad altri suoni, come è il caso degli svedesi Set Before Us, i quali presentano la loro personale proposta di metal moderno dall’alto tasso melodico, ma anche pregno di rabbia sfogata in sfuriate che si rifanno tanto all’alternative metal quanto al moderno death metal.
Niente che non si conosca, chiariamolo subito: in Vitae le influenze del gruppo proveniente da Stoccolma sono in bella mostra ed assolute protagoniste degli undici brani che compongono l’album, ma presentate con personalità, perfettamente amalgamate tra loro e tenute insieme da una prestazione vocale di altissima qualità, specialmente (e finalmente direi) nella parte in clean, troppe volte usate in modo superficiale e non all’altezza in altre realtà.
La band arriva così al primo lavoro sulla lunga distanza tramite la label statunitense Eclipse Records, dopo due ep licenziati tra il 2014 ed il 2016, confermando la buona qualità della propria musica e la riuscita alternanza tra i generi che compongono il metal moderno.
La bellissima The Eternal Flight ed Everest, per esempio, sono in tutto e per tutto due brani melodic death alla Soilwork, influenza obbligatoria se si suona metal in Scandinavia, mentre tra le prime quattro tracce e le successive ci si imbatte nelle suddette influenze ma con l’ascolto reso vario quel tanto che basta per arrivare a fondo corsa in un batter d’occhio.
Anche i Parkway Drive contribuiscono al bagaglio musicale che ha ispirato buona parte dei brani presenti su Vitae, rimane il fatto che i Set Before Us hanno confezionato un bel regalino per tutti i fans del metal moderno e melodico.

Tracklist
01. Untainted
02. Avalanche
03. Identity
04. Harbor
05. The Eternal Fight
06. Everest
07. Ignite
08. Haven
09. Fountain of Youth
10. Oblivion
11. Charon

Line-up
Niklas Edström – Guitar/Vocals
Erik Tropp – Vocals
Hampus Andersson – Bass
Jesper Nilsson – Guitar
Emanuel Borgefors – Drums

SET BEFORE US – Facebook

Hangman’s Chair – Banlieue Triste

Potenza,drammaticità, melodia sono gli ingredienti primari del quinto album degli Hangman’s Chair: stoner/doom personale e con una forte identità.

Con il quinto full length i francesi Hangman’s Chair proseguono il loro viaggio all’ interno dell’anima triste e disagiata della metropoli parigina; a loro non interessa disegnare con la musica e con i testi paesaggi fantastici o avventurosi, o raccontare storie sociali a lieto fine.

La musica e i testi si inabissano nel degrado sociale, nella noia, nella mancanza di futuro, nelle dipendenze e in tutte quelle situazioni che, a loro dire, rappresentano il “broken French dream”. Attivo dal lontano 2009, il quartetto esprime la propria arte doom e stoner ricorrendo a un suono drammatico, intenso, aggressivo, rifuggendo dai soliti schemi sonori e inoltrandosi in brani visionari e potenti dal forte sapore seduttivo; in Sleep Juice un grande lavoro al basso conduce in territori viziosi dove le vocals di Cedric Toufouti ci ammaliano con toni suadenti, ma decisi nel refrain (“…everything must die tonight”). Le vocals di Cedric sono estremamente convincenti nella ricerca di tonalità il più possibili varie e, non ricorrendo né a growl o scream, rappresentano un vero valore aggiunto perché impreziosiscono i vari brani con fascino e mistero. La tesa Touch the Razor nel suo lungo sviluppo, memore di suoni darkwave, tocca punte drammatiche importanti mentre le chitarre mostrano potenza ed inventiva. E’ un modo diverso di intendere la materia doom, i brani hanno una tensione interiore a tratti insostenibile, ma nascondono una anima melodica dark e seducente molto personale; la voce suadente dai toni morbidi entra sotto pelle e lacera lentamente le nostre terminazioni nervose narrando storie vere di desolazione e disperazione dei sobborghi parigini, dove la vita è spesso condotta ai margini, senza speranza di poterla cambiare. L’opera è lunga (circa 68 minuti) e non perde un grammo del proprio fascino, avvolgendoci in atmosfere notturne e fumose dal taglio cinematografico (gli strumentali Tara, Banlieu Triste e la disperata Sidi Bel Abbes) e stritolandoci con immani ritmi stoner (la kyussiana 04/09/16) carichi di potenza e antico fascino. Tired Eyes nasconde tratti melodici fuori dall’ordinario e il gran finale Full Ashtray con la sua atmosfera pesante ci ricorda una volta di più che il doom sa offrire sempre molteplici varianti emozionali. Opera veramente notevole.

Tracklist
1. Banlieue Triste
2. Naive
3. Sleep Juice
4. Touch the Razor
5. Tara
6. 04 09 16
7. Tired Eyes
8. Negative Male Child
9. Sidi Bel Abbes
10. Full Ashtray

Line-up
Cédric Toufouti – Vocals, Guitars
Julien Chanut – Guitars
Clément Hanvic – Bass
Mehdi Birouk Thépegnier – Drums

HANGMAN’S CHAIR – Facebook

MUNICIPAL WASTE

Il video di ‘Slime And Punishment’, dall’album omonimo (Nuclear Blast).

Il video di ‘Slime And Punishment’, dall’album omonimo (Nuclear Blast).

I MUNICIPAL WASTE di Richmond, Virginia, hanno pubblicato il loro sesto album “Slime And Punishment” un anno fa su Nuclear Blast. A supporto dell’uscita, la band sta per imbarcarsi per un tour di 20 date tra club e festival, attraverso nove paesi europei. Per celebrare l’occasione, i ragazzi hanno lanciato su YouTube un nuovo video della title track dell’album ‘Slime And Punishment’. Guardalo qui:

“Fare squadra con Norman Cabrera per questo video è stata un unione horror. I suoi 35 anni di esperienza negli effetti speciali cinematografici traspaiono come potrete vedere in questo ultimo clip dei WASTE. Norman non è solo un fan dei mostri, ma un metallaro come noi, siamo quindi andati subito d’accordo sull’estetica di tutto. Inizialmente ci ha contattati per preparare una maschera per i MUNICIPAL WASTE, la sua specialità da ormai molti anni. Io gli ho chiesto: perchè non fare qualcosa di meglio e creare un bel video?! Lui ha colto subito questa opportunità ed è diventato addirittura il regista, oltre a effect designer, ideando diverse maschere e creando il mondo horror di ‘Slime And Punishment’. Siamo tutti cresciuti con le VHS e questo ha giocato un ruolo d’ispirazione fondamentale per il video. E’ stato come fare un film, ci si sono innumerevoli persone da ringraziare in primis Slasher Dave per aver composto l’intro e Joel Grind per l’outro con in synth, che ha dato una fine perfetta a questo incubo.” – Ryan Waste

Segui il profilo Instagram del regista Norman Cabrera: https://www.instagram.com/norman_cabrera_monsters

MUNICIPAL WASTE live:
27.07. SLO Tolmin – Metaldays
28.07. DEU Bausendorf – Riez Open Air
29.07. DEU Munich – Free & Easy (w/ HATEBREED, A TRAITOR LIKE JUDAS, TOXIC SHOCK)
31.07. NLD Rotterdam – Baroeg (w/ SIBERIAN MEAT GRINDER)
01.08. DEU Hanover – Béi Chéz Heinz (w/ EASTWOOD)
02.08. DEU Oberhausen – Kulttempel (w/ KARMAGEDDON, DESTROY THEM)
04.08. FRA Albi – Xtreme Fest
05.08. FRA Saint-Maurice-de-Gourdans – Sylak Open Air
07.08. DEU Karlsruhe – Die Stadtmitte (w/ SKELETON PIT)
08.08. AUT Vienna – Arena (w/ TERROR)
09.08. CZE Jaroměř – Brutal Assault
10.08. DEU Wiesbaden – Schlachthof (w/ ANTIPEEWEE)
11.08. BEL Kortrijk – Alcatraz Metal Festival
12.08. PRT Vagos – Vagos Metal Fest
14.08. ITA Brescia – Festa di Radio Onda d’Urto
15.08. ITA Cordenons – Rock Town (free admission)
16.08. DEU Dinkelsbühl – Summer Breeze
17.08. NLD Eindhoven – Dynamo
18.08. FRA Paris – Le Gibus (w/ MONSTER SQUAD, DEMERIT, DEAD 77)
19.08. FRA St. Nolff – Motocultor Festival
06.10. MEX Monterrey – Tecate México Metal Fest

Ordina “Slime And Punishment”: http://nblast.de/MWSlimeAndPunishmentNB
Ordina “Slime And Punishment” in digitale: http://nblast.de/MunicipalWasteDigital

“Slime And Punishment” è il primo lavoro dei WASTE registrato dal bassista Phil “Landphil” Hall ai Blaze of Torment Studios di Richmond, VA. Del mixaggio e della masterizzazione si è occupato Bill Metoyer (SLAYER, W.A.S.P., LIZZY BORDEN e DARK ANGEL) a Hollywood, CA.

L’artwork del sesto album è stato creato dall’amico della band, Andrei Bouzikov che ha ideato anche le copertine di “Massive Aggressive”, “The Art Of Partying”, e lo split con i TOXIC HOLOCAUST – “Toxic Waste2.

“Slime And Punishment” – Track Listing:
01. Breathe Grease
02. Enjoy The Night
03. Dingy Situations
04. Shrednecks
05. Poison The Preacher
06. Bourbon Discipline
07. Parole Violators
08. Slime And Punishment
09. Amateur Sketch
10. Excessive Celebration
11. Low Tolerance
12. Under The Waste Command
13. Death Proof
14. Think Fast

“Slime And Punishment” ha segnato le più alte vendite della band nella prima settimana di uscita del disco avendo debuttato alla posizione #3 della Billboard Top New Artist / Heatseekers chart, alla #5 della Current Hard Music Albums chart, alla #9 della Independent Albums chart, e alla #44 della Top Current Albums chart. La band ha anche raggiunto la posizione #75 della Hard Music chart canadese e la #180 della Top Current Albums chart.

Maggiori info:
www.facethewaste.com
www.facebook.com/municipalwaste
www.nuclearblast.de/municipalwaste

Old Man Wizard – Blame It All On Sorcery

Un’altalena tra le trame progressive e le potenti divagazioni heavy, questo risulta Blame It All On Sorcery senza mai sconfinare nei cliché del progmetal, bensì mantenendo un approccio hard rock ispirato ai nomi storici del progressive di quarant’anni fa.

Nuovo lavoro per il trio progressive heavy rock degli Old Man Wizard, dei quali MetalEyes vi aveva parlato riguardo al singolo apripista per questo album uscito sul finire dello scorso anno.

Attiva da sei anni e con un full length risalente ormai a cinque anni fa ed intitolato Unfavorable, uscito anche in versione strumentale, la band mantiene le promesse continuando imperterrita sulla strada a ritroso verso il progressive rock settantiano, qui rivisto in chiave più heavy, a tratti estrema con il contrasto tra la voce melodica ed il sound smaccatamente metallico e pregno di groove.
Un’altalena tra le trame progressive e le potenti divagazioni heavy, questo risulta Blame It All On Sorcery senza mai sconfinare nei cliché del prog metal, bensì mantenendo un approccio hard rock ispirato ai nomi storici del progressive di quarant’anni fa.
Innocent Hands e The Blind Prince sono i due brani ereditati dal singolo, con le restanti otto canzoni che sono ancora più incentrate su questo contrasto, a suo modo originale, tra i due generi che compongono l’idea di musica del gruppo americano, bravissimo nel partire con sferzate ritmiche al confine con il metal estremo per poi ritornare su lidi progressive di matrice Jethro Tull / Gentle Giant e poi riavvicinarsi al nuovo millennio con momenti di rock americano in Seattle style.
Quando il progressive rock prende il sopravvento, Somehow ci delizia con trame acustiche, mentre The Long-Nosed Wiseman conclude l’album in modo splendido, tra King Crimson e Black Sabbath.
Promesse mantenute dunque, ed album che trova posto tra i lavori di spicco nel panorama del metal/rock con un occhio rivolto al passato.

Tracklist
1.Beginnings and Happenstance
2.Sorcerer
3.The Blind Prince
4.Never Leave
5.Cosmo
6.Somehow
7.Innocent Hands
8.Last Ride of the Ancients
9.The Vision
10.The Long-Nosed Wiseman

Line-up
Andre Beller – Bass Guitar, Vocals
Francis Roberts – Guitar, Vocals, etc.
Kris Calabio – Drums, Vocals

OLD MAN WIZARD – Facebook

Ærgonaut – Destination Anywhere

Il sound di Destination Anywhere è composto da varie anime che si alternano e rendono l’ascolto vario e a suo modo originale, pur restando nei binari del metal progressivo, con sette brani che formano una lunga jam strumentale nella quale non troverete una nota fuori posto.

I tempi sono cambiati in ambito metal strumentale, e col passare del tempo ci ritroviamo sempre più spesso al cospetto di lavori che, oltre alla mera tecnica, cercano di trasmettere emozioni anche a chi non è per forza di cose un musicista e dal mondo delle sette note cerca emozioni.

Molti sono coloro i quali si cimentano in opere in cui la mancanza di una voce guida lascia libera l’immaginazione dell’ascoltatore, rapito dalle evoluzioni strumentali mai fine a se stesse ma esposte come colonne sonore, racconti in musica di viaggi come questo ottimo debutto intitolato Destination Anywhere, opera strumentale di Ærgonaut, polistrumentista e compositore italiano.
Destination Anywhere è proprio quello descritto in precedenza, un viaggio musicale lungo sette brani, dalla decisione di partire, ai timori del protagonista per quello che lo aspetterà lungo il tragitto che lo separa dalla Terra, un traguardo sospirato e raccontato con l’aiuto di un metal progressivo che non disdegna soluzioni moderne, tra elettronica, synth e ritmiche a tratti sincopate, ma subito alleggerite da splendide aperture melodiche.
I solos raccontano le emozioni che scaturiscono dalle varie peripezie che Ærgonaut incontra nel suo vagabondare, lo spazio e il suo infinito, mentre le note alternano momenti di ruvido metall, a progressive digressioni melodiche e atmosferiche parti vicino allo space rock.
Il sound di Destination Anywhere è composto da varie anime che si alternano e rendono l’ascolto vario e a suo modo originale, pur restando nei binari del metal progressivo, con sette brani che formano una lunga jam strumentale nella quale non troverete una nota fuori posto.

Tracklist
1. The Beginning
2. Planet
3. Little Trip
4. Boys On The Road
5. The Storm
6. The Binary Code
7. Arrival

Line-up
Ærgonaut – All Instruments

AERGONAUT – Facebook

ULTRA-VIOLENCE

Il video di “Cadaver Decomposition Island”, dall’album. “Operation Misdirection” (Candlelight Records).

I thrasher italiani ULTRA-VIOLENCE pubblicheranno un nuovo album, “Operation Misdirection”, il 27 luglio 2018 su Candlelight Records.
Disponibile il video di “Cadaver Decomposition Island”, il primo estratto dell’album. “Operation Misdirection” è già disponibile per preorder a questo link.

L’album è stato registrato presso i Domination Studio di San Marino da Simone Mularoni che si è occupato anche della fase di mix e master.
L’artwork è stato curato ancora una volta dal leggendario Ed Repka, autore di copertine storiche di band come Megadeth, Sanctuary e Death.

Disponibile artwork e tracklist:

1. Cadaver Decomposition Island 06:12
2. Welcome to the Freakshow 02:54
3. My Fragmented Self 06:15
4. The Acrobat 04:25
5. Nomophobia 05:51
6. Money for Nothing (Dire Straits cover) 04:29
7. The Stain on My Soul Remains 01:59
8. Shining Perpetuity 06:32

Lead vocalist Loris Castiglia comments, ‘I thought a lot about the visual part of the song while I was working on the lyrics. We felt like it would fit perfectly with the music. Considering that the song doesn’t follow a classic structure but is constantly changing and evolving I decided to divide the whole theme in three parts: decomposition of the human body, merging with nature, rebirth in the form of a tree.

The concept is summed up in the lines “Matter can’t be created / Matter can’t be destroyed” that lead to an emotional and peaceful conclusion in which the sensation of being all part of something bigger is palpable and relieving, especially during the lines “Mother cries and it rains upon your leaves / They’re tears of joy / For winter always turns to spring”.’

Operation Misdirection is the last chapter of a trilogy the band started five years ago with their debut album, ‘Privilege To Overcome’ in 2013. Tours across Europe caught the attention of Candlelight Records and they went on to release their 2nd album ‘Deflect The Flow’ in 2015, a record which saw them take their brand of extreme thrash to the next level and opened them up to a whole new heavy metal fanbase worldwide.

Over the past few years Ultra-Violence have played shows and festivals across the world supporting bands like Discharge, Angelus Apatrida, Tokyo Blade and Rotting Christ, leading to a number of shows in Japan with Skull Fist. They show no signs of stopping and will embark on a European tour to support the release of ‘Operation Misdirection’ starting with the following dates:

July 6th – Eresia Metalfest – Udine (IT)
July 8th – The Riveter – Nancy (FR)
July 9th – K19 – Kassel (DE) w/ Exodus
July 19th – Obscene Extreme Festival – Trutnov (CZ) w/ Napalm Death

“Thrash should be this good more often” – Metal Hammer
“Well worth a look if you fancy a gristly slab of thrash” – Ave Noctum
“Violent and heavy, Ultra-Violence conveys sinister thrash” – New Noise Magazine

ULTRA -VIOLENCE are:
Loris Castiglia (voce, chitarra ritmica)
Andrea Vacchiotti (chitarra solista)
Andrea Lorenti (basso)
Francesco “Frullo” La Rosa (batteria)

ULTRA-VIOLENCE online:
facebook.com/ultraviolencemetal