17Crash – Hit The Prey

Si può vestire di abiti eleganti l’hard’n’heavy di ispirazione Motley Crue? Sì, e i 17Crash lo insegnano con Hit The Prey e le sue dieci composizioni più intro, un bellissimo esempio di hard rock ottantiano perfettamente inserito nel nuovo millennio.

Tornano i glamsters toscani 17Crash, con il secondo album sotto l’ala della Volcano Records,centrando il bersaglio a livello qualitativo.

Hit The Prey segue di tre anni il precedente lavoro, e sembra passata una vita, non perché Reading Your Dirty Minds non fosse già un buon lavoro, ma questa raccolta supera le più rosee aspettative e ci regala una band in stato di grazia.
Saranno le tastiere sempre presenti di Alessio Lucatti (Vision Divine, Deathless Legacy), che conferiscono ai brani un tocco aor originalissimo in un contesto sleazy rock, sarà il lavoro in studio sempre all’altezza del mai troppo osannato Simone Mularoni, ricordato spesso per la sua presenza nei DGM ma sempre più protagonista nel suo operato dietro la consolle, ma Hit The Prey si rivela un irresistibile esempio di hard rock melodico, un insieme di singoli che formano un album che definire perfetto è un eufemismo: i 17Crash prendono l’hard rock americano in auge tra i locali del Sunset e lo rivestono di suoni tastieristici da arena rock e tanta melodia da sfiorare, appunto, il più elegante e raffinato aor.
Si può vestire, quindi, di abiti eleganti l’hard’n’heavy di ispirazione Motley Crue? Sì, e i 17Crash lo insegnano con Hit The Prey e le sue dieci composizioni più intro, un bellissimo esempio di hard rock ottantiano perfettamente inserito nel nuovo millennio.
Ros Crash (cantante che fa la differenza) e compagni alternano impennate grintose e dalle graffianti atmosfere sleazy (Can’t Touch, Scream My Name) a brani nati per le radio rock delle università di metà anni ottanta (Don’t You Break My Life, Brighter Day), e ballad che lasciano trasparire ispirate note alla Bon Jovi (In The Eyes Of A Woman).
Su tutto questo ben di Dio i tasti d’avorio ricamano, cuciono, legano le tracce con arrangiamenti altamente melodici, donando un raffinato tocco aor che risulta la carta vincente di questo splendido lavoro.
Hit The Prey è così un degli album più riusciti di questa prima metà dell’anno nel suo genere, e faticherà ad uscire dal vostro lettore per tanto tempo.

Tracklist
1.Approaching
2.Lies
3.Can’t Touch
4.Don’t You Break My Life
5.Out Of Hit
6.Rum All Night
7.Scream My Name
8.In The Eyes Of A Woman
9.Brighter Day
10.Dead City
11.Hit The Prey

Line-up
Ros Crash – Vocals
Frankie – Guitars
Steve “Poison” – Guitars
Lawrence kaos – Bass
Phil Hill – Drums

17CRASH – Facebook

Quantum Hierarchy – Neutron Breed

Neutron Breed, considerando la sua breve durata (11 minuti), può essere visto come un succulento antipasto per un qualcosa di gradito agli amanti dei Morbid Angel e delle storiche band del death metal più oscuro e sinistro.

Oscuro, devastante e pesantissimo il sound di questo duo lombardo, un death metal potentissimo e morboso, come angeli caduti dal cielo e finiti inghiottiti da un suolo fatto di fanghiglia nauseabonda.

I Quantum Hierarchy sono si muovono nei meandri purulenti del death metal di scuola Morbid Angel/Hate Eternal, il loro ep si compone di tre brani più intro e si rivela assolutamente monolitico e feroce.
Mid tempo ed accelerazioni variano l’atmosfera, gli assoli che ricordano il chitarrismo deviato di Trey Azagthoth imprimono una blasfema marcia in più alla title track e alle sue consorelle (The Third Of Capricornus e Mausoleum Of Eternal Absence) e l’aria che si respira sa di morte e putrefazione.
Neutron Breed, considerando la sua breve durata (11 minuti), può essere visto come un succulento antipasto per un qualcosa di gradito agli amanti dei Morbid Angel e delle storiche band del death metal più oscuro e sinistro.

Tracklist
1.Frequency Disturbance Through Spheres
2.Neutron Breed
3.The Third Of Capricornus
4.Mausoleum Of Eternal Absence

Line-up
S.M. – all guitars, vocals
M.C. – bass

QUANTUM HIERARCHY – Facebook

Beesus – Sgt. Beesus And The Lonely Ass Gangbang

Sgt. Beesus And The Lonely Ass Gangbang è un disco dalle mille sfaccettature, possiede un amplissimo respiro vitale, e riporterà indietro ai fasti degli anni novanta, quando questo noise bastardo ha sfornato opere molto particolari, con i Beesus che non avrebbero sfigurato nemmeno allora.

I Beesus sono un gruppo che suona un noise grunge con attitudine punk hardcore, ed il risultato è molto buono e vario, come si usava fare ai tempi dei dischi dei Primus o compagnia rumoreggiante.

Il bello di questo disco è il suo essere sinuoso, totalmente musicale ed immediato, anche se ha soluzioni sonore davvero originali e di altro livello. I Beesus non suonano solo per stupire con repentini cambi di genere o di tempo, ma fanno musica per generare sensazioni, e lo fanno in maniera zappiana, portando l’ascoltatore su di un livello lisergico e di piacere, dove la percezione cambia e si amplia. I riferimenti musicali sono moltissimi, da Zappa appunto ai Beastie Boys, ma il tutto è molto Beesus. Il gruppo ci porta in un territorio caleidoscopico, che cambia come in un viaggio psichedelico, ma non c’è tanto di questo ultimo genere, quanto una musicalità molto pronunciata che si espande ad ogni ascolto, tanto da far diventare davvero difficile eleggere un genere prevalente, e non sarebbe nemmeno giusto farlo. Il presente disco è stato scritto e prodotto soprattutto in tour, dopo l’uscita di Rise Of The Beesus, e quindi riporta molta della caoticità che viene introdotta anche dal titolo. L’uscita è stata possibile grazie alla campagna di raccolta fondi fatta su Pledgemusic, e bisogna dire che gli ascoltatori ci hanno visto molto bene, premiando gli sforzi di un grande gruppo. Sgt. Beesus And The Lonely Ass Gangbang è un disco dalle mille sfaccettature, possiede un amplissimo respiro vitale, e riporterà indietro ai fasti degli anni novanta, quando questo noise bastardo ha sfornato opere molto particolari, con i Beesus che non avrebbero sfigurato nemmeno allora.

Tracklist
1.Intro
2.El Dude
3.Dubblegum Boom Metla
4.Ñuña Y Freña
5.Reichl
6.I Don’t Wanna Be
7.Junk Around
8.Beaux
9.Outro

Line-up
Jaco – Vocals
Pootchie – Guitars/Vocals
Johnny – Bass
Mudd – Drums/Vocals

BEESUS – Facebook

Ekpyrosis – Primordial Chaos Restored

Una bomba doom/death metal ispirata dai primi anni novanta e dalle cose migliori delle due principali scene estreme: quella statunitense e quella scandinava.

Una bomba doom/death metal ispirata dai primi anni novanta e dalle cose migliori delle due principali scene estreme: quella statunitense e quella scandinava.

Gli Ekpyrosis sono un combo estremo proveniente dalla Lombardia, hanno iniziato la loro attività cinque anni fa e hanno dato alle stampe due demo un ep e soprattutto il full length Asphyxiating Devotion, licenziato lo scorso anno.
Tornano con un nuovo ep, composto da quattro brani più la cover di Devoured Death degli Incantation (una delle maggiori ispirazioni del gruppo), di monolitico doom/death metal intitolato Primordial Chaos Restored, in uscita per la Terror From Hell Records.
Il quartetto nostrano è protagonista di una prova che conferma tutto il bene scritto per il precedente lavoro sulla lunga distanza, il nuovo ep può senz’altro essere considerato come un’appendice delle nove tracce che componevano Asphyxiating Devotion.
Anche quest’opera mostra ancora una volta le capacità di questa creatura estrema, bravissima nel ripercorrere le strade battute dai gruppi storici con personalità ed un impatto straordinario.
Monolitici e pesantissimi passaggi doom sono investiti da tempeste di death metal classico: Abyssal Convergence, opener di questo ep, ne è l’esempio lampante, un lento prepararsi alle scudisciate che arrivano inesorabili, in un altalena tra l’incedere di un moloch musicale di stampo doom e le accelerazioni di stampo death. La sezione ritmica detta tempi ed atmosfere, assecondata dal growl catacombale e dalla chitarra che vomita riff serrati e lunghe litanie, lungo le quali le corde sanguinano come in un interminabile via crucis estrema (Instigation Of Entropy).
Primordial Chaos Restored è un buon modo per non perdere l’attenzione degli amanti del genere, in attesa del nuovo album che probabilmente non tarderà ad arrivare.

Tracklist
1. Abyssal Convergence
2. Instigation Of Entropy
3. Conception From Nothingness
4. Chaos Condensing
5. Devoured Death (Incantation cover)

Line-up
Nicolò Brambilla – Vocals, Guitar
Marco Teodoro – Vocals, Guitar
Gianluca Carrara – Bass, Backing Vocals I
Ilaria Casiraghi – Drums

EKPYROSIS – Facebook

Arca Progjet – Arca Progjet

Come quella che migliaia d’anni fa galleggiò per lungo tempo sulle acque che ricoprirono la terra, la nuova e più moderna arca ci porterà verso la salvezza cullati dalla musica, un rock progressivo dall’alto tasso melodico, raffinato ed elegante, creato da una manciata di musicisti dall’esperienza invidiabile.

Chi ci salverà questa volta dalla distruzione prima di una nuova rinascita, se non un’arca spaziale?

E come quella che migliaia d’anni fa galleggiò per lungo tempo sulle acque che ricoprirono la terra, la nuova e più moderna arca ci porterà verso la salvezza cullati dalla musica, un rock progressivo dall’alto tasso melodico, raffinato ed elegante creato da una manciata di musicisti dall’esperienza invidiabile.
La band chiamata Arca Progjet nasce a Torino da un’idea di Alex Jorio ( Elektradrive) e Gregorio Verdun al basso e tastiere, a cui si aggiungono Sergio Toya alla voce, Carlo Maccaferri alla chitarra e Filippo Dagasso alle tastiere e programmazioni.
Con l’aiuto di ospiti d’eccezione come Mauro Pagani (PFM – Premiata Forneria Marconi), Gigi Venegoni e Arturo Vitale (Arti & Mestieri), il gruppo parte per un viaggio nello spazio nel quali si amalgamano il progressive tradizionale, ovviamente ispirato alla scena tricolore, e sonorità più moderne come quelle scritte da Arjen Anthony Lucassen per i lavori firmati Ayreon.
Da qui si parte per questa esplorazione alla ricerca di un mondo nuovo, con il suo carico di musica da tramandare a chi darà nuova linfa vitale per un futuro quanto mai incerto.
Ma l’atmosfera ariosa di brani progressivamente melodici come l’opener Arca o la splendida Metamorfosi riempiono di luminosa speranza questo nuova avventura con l’arca, che continua il suo viaggio tra spettacolari tappeti che i tasti d’avorio creano tra cambi di tempo e ricami progressivi dal taglio settantiano.
Modernità e tradizione sono il tesoro che ritroviamo in Sulla Verticale, traccia che sottolinea la tecnica invidiabile dei protagonisti senza che si perda un briciolo di fluidità nell’ascolto e lasciando che l’hard rock raffinato e melodico di Cielo Nero, la sontuosa Pozzanghere di Cielo e le armonie acustiche della conclusiva Aqua (bonus track della versione in cd), confermino questo riuscito connubio tra hard rock melodico e progressive.
Cantato interamente in italiano, Arca Progjet risulta un opera affascinante e spettacolare: speriamo che l’Arca in futuro continui il suo viaggio e che i cinque capitani al comando ci raccontino ancora delle sue avventure nello spazio.

Tracklist
01. Arca
02. Metà Morfosi
03. Requiend
04. Battito D’Ali
05. Sulla Verticale
06. Neanderthal
07. Cielo Nero
08. Delta Randevouz
09. Un. Inverso
10. Pozzanghere Di Cielo
11. Aqua (Cd Bonus Track)

Line-up
Sergio Toya – Vocals
Gregorio Verdun – Bass
Carlo Maccaferri – Guitar
Alex Jorio – Drums
Filippo Dagasso – Keys, Programmings

ARCA PROGJET – Facebook

BlackHoleDream – The Brightside Vol. II

The Brightside Vol. II è un album piacevolmente solare ed elettrizzante, fatto di rock moderno e radiofonico nella sua forma migliore.

La Volcano Records fa il botto con i BlackHoleDream, band proveniente da Alessandria ed in possesso di un sound dal potenziale altissimo.

The Brightside Vol.II segue di due anni il primo capitolo, nonché debutto sulla lunga distanza, che ha portato il quintetto piemontese ad avere molti riscontri positivi oltre confine e alla possibilità di aprire per i Limp Bizkit al carroponte di Milano.
Di rock si tratta, moderno e radiofonico tanto basta per imprimersi nelle teste dei giovani rockers europei, pregno di refrain dall’appeal esagerato incastonato in belle canzoni, dal tasso melodico molto alto ma senza rinunciare ad una sana dose di grinta.
Non siamo davanti a chissà quale esempio di originalità, anzi l’album è perfetto nei suoi umori che portano alla mente decine di realtà che hanno ispirato i BlackHoleDream, ma il talento per creare bombe rock facilmente memorizzabili e piacevolmente ruffiane portano ad un giudizio positivo sull’operato dei cinque ragazzi piemontesi.
D’altronde, se dall’opener Better Off Dead, passando per l’irresistibile flavour alla Offspring di Bad Girl, l’irriverenza metal/rock di The Game e il refrain super melodico di All That You Want, l’album non scende di intensità e fluidità neanche per una nota, il plauso va tutto ai cinque ragazzi che con il monicker BlackHoleDream hanno dato vita ad un lavoro che non ha nulla da invidiare ai gruppi internazionali di passaggio sui canali satellitari o su Virgin Radio.
The Brightside Vol. II è un album piacevolmente solare ed elettrizzante, fatto di rock moderno e radiofonico nella sua forma migliore.

Tracklist
1.Better off dead
2.Bad girl
3.Compromises
4.The game
5.Wrong direction
6.Black & blue
7.All that you want
8.21 Oceans
9.Before it’s too late
10.Aisaka

Line-up
Riccardo Saliceto – Guitar & Vocals
Biagio Totaro – Guitar & Vocals
Andrés Oliveros – Guitar
Edoardo Poggio – Bass
Mattia Caci – Drums

BLACK HOLE DREAM – Facebook

Afterlife Symphony – Lympha

Gli Afterlife Symphony producono il massimo sforzo e con Lympha creano la loro opera migliore, diretta e dura come l’acciaio, specialmente nelle ritmiche che mantengono un approccio metallico possente.

A poco più di un anno di distanza dal bellissimo Moment Between Lives, secondo e precedente lavoro, tornano i veneti Afterlife Symphony con questo ennesimo tributo alle sonorità sinfoniche, bombastiche e metalliche.

Il gruppo ci delizia con un’altra ora scarsa di musica elegante e dall’anima gotica, più diretta rispetto ai precedenti lavori a cui si aggiunge al precedente album il debutto Symphony of Silence uscito nel 2013.
Aiutati in fase di produzione da Marco Pastorino (Temperance), uno che di queste sonorità se ne intende, gli Afterlife Symphony producono il massimo sforzo e con Lympha creano la loro opera migliore, appunto diretta e dura come l’acciaio, specialmente nelle ritmiche che mantengono un approccio metallico possente.
Gli arrangiamenti più moderni rispetto al passato e l’anima progressiva accantonata per un impatto che non trova ostacoli, sono le prime avvisaglie di un sound più maturo e personale e che risplende nelle prime quattro tracce, prima che Cremisi alleggerisca il peso di una partenza possente con l’opener Artemisia e la seguente Oroboro.
Rispetto al precedente lavoro non ci sono stati cambiamenti nella line up, con la vocalist Anna Giusto dietro al microfono e protagonista di una prova che conferma le ottime impressioni suscitate lo scorso anno, sostenuta dai quattro musicisti, compagni d’avventura e interpreti di un sound ancora più maestoso ed avvolgente.
Il finale è lasciato alla title track e ai suoi dieci minuti di sunto del credo musicale del gruppo, tra mid tempo orchestrali, strutturati su ritmiche possenti, e pacati movimenti classicamente gotici.
Prima di arrivare alla fine, però, ci siamo imbattuti nella splendida Era, in Obscura e nella metallica XXI, tre perle sinfoniche che alzano il livello qualitativo di questo lavoro, consigliato agli amanti dei suoni sinfonici e di realtà come Epica e Within Temptation, a cui aggiungerei i nostrani Temperance, anche per la presenza di Pastorino in consolle che ha portato un approccio più catchy alla musica del gruppo.

Tracklist
01 – Artemisia
02 – Oroboro
03 – Mantra
04 – Do
05 – Cremisi
06 – Era
07 – Creation
08 – Nebula
09 – Obscura
10 – XXI
11 – Enemy
12 – Lympha

Line-up
Anna Giusto – Vocals
Eddy Talpo – Rhythm and lead guitars
Stefano Tiso – keyboards and piano
Nicolas Menarbin – Bass
Antonio Gobbato – Drum and percussions

AFTERLIFE SYMPHONY – Facebook

Nirnaeth – The Extinction Generation

Con una manciata di bonus track a completare un’opera che fotografa perfettamente il credo musicale dei Nirnaeth, The Extinction Generation è un lavoro imperdibile per gli amanti del thrash più evoluto e progressivo, fatto di suggestioni punk, psichedeliche e hard rock su un ottovolante metallico senza freni.

I lombardi Nirnaeth sono un gruppo storico del metal tricolore: la loro storia inizia nell’underground dello stivale nel 1990, ma subisce uno stop di una dozzina d’anni dopo l’uscita di quel gioiellino thrash progressivo che è il primo album intitolato The Psychedheavyceltale in 8 Movements, uscito nel 1997.

The Return, ep del 2009, sembra finalmente dare una nuova carica al gruppo del cantante e batterista Marco Lippe, ma il nuovo album The Extinction Generation viene bloccato da una serie interminabile di problemi nella line up.
In collaborazione con la GDC Rock Promotion l’album torna oggi sul mercato per rilanciare un gruppo meritevole della giusta attenzione da parte dei fans del thrash più progressivo.
The Extinction Generation, infatti è un notevole esempio di thrash metal statunitense valorizzato da ottime idee progressive ed un songwriting che lascia aperte tutte le porte possibili sul mondo musicale.
Tra cover dei Ramones, stupendi brani metallici ispirati al migliore power/thrash americano e geniali parti progressive di reminiscenze voivodiane, l’album esalta e tiene incollati alle cuffie aspettando che da un momento all’altro la band ci delizi e ci sorprenda, grazie ad un songwriting di altissimo livello ed una serie di tracce una più bella dell’altra.
A collaborare con la band troviamo al microfono la bravissima cantante dei Feronia, Elena Lippe, sorella del leader e da poco sul mercato con lo splendido debutto della sua band intitolato Anima Era.
Con una manciata di bonus track a completare un’opera che fotografa perfettamente il credo musicale dei Nirnaeth, The Extinction Generation è un lavoro imperdibile per gli amanti del thrash più evoluto e progressivo, ricco di suggestioni punk, psichedeliche e hard rock su un ottovolante metallico senza freni.

Tracklist
1.We Forget to Think
2.Moby Dick
3.The Extinction Generation
4.Blind Hate
5.Blitzkrieg Bop (Ramones cover)
6.The Fatal Blame
7.A Better Revolution
8.Mors Tua Vita Mea
9.The Human Bankrupt
10.The Root of Evil

Bonus Tracks:
11.Ten Years After
12.The Fatl Blame
13.The Root Of evil
14.Epitaph

Line-up
Marco Lippe – Vocals, Drums
Danny Nicoli – Guitars
Luca Algeri – Bass
Elena Lippe – Vocals

NIRNAETH – Facebook

Silver Linings – Our Bright Future Ahead

Il sound dei Silver Linings pesca dalla tradizione prog metal ma sa essere allo stesso modo abbastanza originale per non perdersi nel vasto mondo dei cloni: a questo punto aspettiamo la prova sulla lunga distanza, per la quale i ragazzi sembrano essere pronti.

I Silver Linings sono un quintetto proveniente da Rimini e Our Bright Future Ahead è il loro secondo lavoro, un ep di cinque brani che potete scaricare gratuitamente dalla pagina bandcamp della band, che arriva dopo l’ep Stone Eyes Look Again Seaward del 2014.

Il sound dei Silver Linings è un metal progressivo nel quale sono evidenti le influenze dei Dream Theater, in un contesto a suo modo originale, che ingloba elementi dal rock progressivo settantiano ed elettronica.
Ed è proprio la parte moderna del sound che risulta il pezzo forte della musica composta per Our Bright Future Ahead, elemento che come una tempesta magnetica di origine sconosciuta risulta disturbante all’interno di brani molto interessanti, lasciando sempre una via aperta alla sperimentazione ed alla sorpresa compositiva.
Static Breathing apre l’album con i suoi tre minuti abbondanti di piacevole musica strumentale, ma è da Confessions Of an Earthling in poi che l’anima moderna dei Silver Linings comincia a fare il bello e cattivo tempo in un sound che non dimentica la sua natura progressiva mostrando  ritmiche intricate ma non cervellotiche, mentre il cantato ricorda non poco quello del buon James La Brie.
Intro elettronica ma grinta da vendere nella graffiante The Experiment, mentre la title track si avvicina al metal prog classico per poi sfumare nelle atmosfere sci-fi della conclusiva ….Or Not!?.
Il sound dei Silver Linings pesca dalla tradizione prog metal ma sa essere allo stesso modo abbastanza originale per non perdersi nel vasto mondo dei cloni: l’ep si rivela un ottimo lavoro che fa ben sperare per una prossima prova sulla lunga distanza, per la quale i ragazzi sembrano essere pronti.

Tracklist
1.Static Breathing
2.Confessions Of An Earthling
3.The Experiment
4.Our Bright Future Ahead
5…..Our Not!?

Line-up
Stefano Minotti – Vocals, Synth
Ivan Maioli – Guitars
Francesco Minotti – Bass
Beppe “JJ” Gravina – Drums
Ugo Gorini – Keyboards

SILVER LININGS – Facebook

Coram Lethe – In Absence

In Absence è un album riuscito, che mette in evidenza le peculiarità del sound del gruppo, tra tecnica ed impatto, brutalità e melodie, in uno tsunami estremo di marca death metal a cui non si può sfuggire.

E’ dal 1999 che i toscani Coram Lethe ci investono con il loro death metal tecnico e potenziato da furiose parti death/black, in un’orgia di suoni estremi che formano un sound personale e riconoscibile tra le tante proposte che invadono il mondo del metal estremo.

Il quinto album arriva dopo sei anni dal precedente Heterodox, è accompagnato dalla splendida copertina dell’artista Paolo Girardi e porta con sè un nuovo cantante (Giacomo Bortone), il quarto nella storia dei Coram Lethe.
In Absence è un album riuscito, che mette in evidenza le peculiarità del sound del gruppo, tra tecnica ed impatto, brutalità e melodie, in uno tsunami estremo di marca death metal a cui non si può sfuggire.
Oscuro e pervaso da una melanconia di fondo che sfocia in parti dal taglio progressivo, In Absence non delude le attese e si candida come uno dei lavori più intensi di questa prima metà dell’anno in campo estremo nel nostro paese, ormai rappresentato nel genere da molte ottime band.
L’album, oltre ad avere il suo punto di forza nelle continue variazioni di sfumature ed atmosfere, risulta comunque diretto e fluido, conquistando fin da subito, pur nella sua struttura che rimane fortemente legata ad un approccio tecnico e progressivo.
Quello che sembra un inevitabile contrasto diventa appunto l’arma in più per queste otto tracce, splendidi esempi di metal estremo coinvolgente ed elegantemente distruttivo.
La title track, così come Not Been Born o Pain Represents Pained Rapresentatives e la conclusiva To Rise Again, continuano ad alternare death metal tecnico di ispirazione americana con il più diretto swedish death, tra scale progressive e melodie di oscuro metallo, facendo di In Absence uno spaccato affascinante del genere.
Una band fondamentale per la scena estrema nostrana è tornata a picchiare i pugni sulla tavola rotonda del metal tricolore.

Tracklist
01. Esoteric
02. In Absence
03. Food For Nothingness
04. Not Been Born
05. Cognitive Separation
06. Pain Represents Pained Rapresentatives
07. Antimateria
08. To Rise Again

Line-up
Giacomo Bortone – Vocals
Leonardo Fusi – Guitars
Filippo Occhipinti – Guitars
Christian Luconi – Bass
Francesco Miatto – Drums

CORAM LETHE – Facebook

Methedrine – Built For Speed

Built For Speed è composto da quattro brani sparati in faccia tra attitudine hardcore e stile motorheadiano, per un sound che, se trova ovviamente le sue radici negli anni ottanta, non manca di dire la sua anche di questi tempi.

I Methedrine (monicker che ricorda una delle sostanze preferite da Lemmy e Johnny Cash) sono la nuova band di vecchie volpi della scena punk/hardcore tricolore (Lou e Bone, attivi dai primi anni ottanta con gli Upset Noise e Mark dei Tytus).

Built For Speed è il loro debutto,quattro brani sparati in faccia tra attitudine hardcore e stile motorheadiano, per un sound che, se trova ovviamente le sue radici negli anni ottanta, non manca di dire la sua anche di questi tempi.
Raggiunti da Trampax alla sei corde e Chainsaw al basso, la band ci travolge, diretta e maleducata come se il tempo si fosse fermato; carichi come sveglie attaccate a letali candelotti di dinamite, iMethedrine partono con la quinta inserita e non si fermano più, sconvolgenti nelle ritmiche indiavolate, urgenti e devastanti nelle ripartenze dal piglio che tanto sa di rock’n’roll di YouPorn Generation e War Machine.
Nove minuti, d’altronde il genere concede tanto in pochissimo tempo, di puro ed elettrizzante punk/hardcore/metal tripallico e distruttivo come un ordigno in un negozio di cristalli.

Tracklist
1.YouPorn Generation
2.Alpha Loser
3.Dirty Harry
4.War Machine

Line-up
Lou – Vocals
Trampax – Guitar
Mark – Guitar
Chainsaw – Bass
Bone – Drums

METHEDRINE – Facebook

Inféren – Inféren

Il lavoro omonimo degli Inféren si rivela una prova efficace sia musicalmente sia liricamente e, se talvolta può sembrare troppo allineato a schemi consolidati, chi apprezza realmente il genere considererà tutto questo un pregio.

I bergamaschi Inféren tagliano il traguardo del primo full length, dopo essersi fatti notare all’inizio del decennio con un demo ed uno split album.

Il black metal proposto dalla band orobica è quanto mai aderente alla tradizione e, quindi, scandinavo fino al midollo nel suo approccio, ma indubbiamente la scelta di ricorrere all’uso della lingua italiana in gran parte dei brani conferisce quel tocco di peculiarità che, comunque, non rende l’album migliore di quanto già non sia, visto che il duo composto da Al Azif e Schins mette sul piatto tre quarti d’ora ineccepibili per interpretazione ed intensità.
La chitarra disegna linee melodiche ben individuabili all’interno di un drumming umano martellante, mentre come da copione uno screaming aspro illustra uno scenario apocalittico in un escalation di calamità che preludono infine alla Morte, alla successiva Purificazione, insufficiente però a scongiurare la caduta in quegli inferi evocati dalla traccia conclusiva autointitolata, scritta e cantata in dialetto dall’ospite Abibial (Imago Mortis), capace di raffigurare musicalmente quell’inferno popolare che fa bella mostra di sé sulle pareti di diverse chiese nel nord Italia.
Il lavoro omonimo degli Inféren si rivela, quindi, una prova efficace sia musicalmente sia liricamente, con il solo eventuale difetto d’essere allineato agli schemi delle band che hanno scritto la storia del genere, rifiutando in tal senso ogni spunto di modernità senza però rinunciare ad una produzione più che soddisfacente.
Chi apprezza realmente il genere considererà tutto questo in realtà un pregio, e non possiamo che allinearci a tale pensiero, accogliendo con favore questo bell’esordio su lunga distanza.

Tracklist:
1. Intro
2. Invocation
3. Pestilenza
4. Guerra
5. Winter Rage
6. Carestia
7. Morte
8. Purificazione
9. Inféren
10. Outro

Line-up:
Al Azif – Voice, Guitars
Schins – Drums

INFEREN – Facebook

Dr.Gore – From The Deep Of Rotten

Pochi cambiamenti ma importanti, come una produzione più cristallina, portano ad un nuovo manifesto estremo targato Dr.Gore, sempre ai massimi livelli per esecuzione ed un songwriting che lascia trasparire una forma canzone ben delineata.

Torna il medico pazzo, il ferale serial killer con il camice verde che, a colpi di grind/brutal death metal, sevizia, seziona e tortura pazienti trasformati in vittime.

Con una storia lunga ormai sedici anni all’insegna del metal estremo, i Dr.Gore licenziano il loro terzo full length, From The Deep Of Rotten, nuova devastante opera di tortura e massacro che succede a Viscera, risalente ormai aquattro anni fa.
Pochi cambiamenti ma importanti, come una produzione più cristallina, portano ad un nuovo manifesto estremo targato Dr.Gore, sempre ai massimi livelli per esecuzione ed un songwriting che lascia trasparire una forma canzone ben delineata, su una struttura musicale violentissima e il perfetto connubio tra grind e brutal che, a mio avviso, è il marchio di fabbrica del gruppo romano.
Un sound quindi per niente scontato, alimentato da una ferocia senza pari ed una produzione all’altezza, fanno di queste nove efferatezze in musica un ottimo ritorno: il quartetto, attivo con gli stessi componenti di quattro anni fa (Alessio “Pacio” Pacifici al basso e voce, Luigi Longo e Marco Acorte alle chitarre e Massimo “Mastino” Romano alle pelli) risulta un mostro che fagocita orrore e lo risputa sotto forma di metal estremo da macelleria, devastante e sanguinolento.
Il bisturi taglia, le mani affondano nei ventri squarciati rovistando tra le budella mentre Brutal Carnage dà il via alle danze intorno ai cadaveri, lasciando che il rito del malatissimo dottore si concluda solo alle note finali di Reanimated Dead Corpse e passando per le mostruose Cannibal Grinder, la title track e Sound Of Your Screams.
Ormai considerati dei veterani della scena estrema tricolore, i Dr.Gore confermano il valore della propria proposta e lo stato di salute del metal estremo made in Italy.

Tracklist
1.Brutal Carnage
2.Cannibal Grinder
3.From The Deep Of Rotten
4.Necrodoctor
5.Apocalypse Of The Dead
6.Self Cannibalism
7.Sound Of Your Screams
8.Skinned Alive
9.Reanimated Dead Corpse

Line-up
Alessio Pacifici – Bass,Vocals
Luigi Longo – Guitars
Marco Acorte – Guitars/Vocals
Massimo Romano – Drums

DR.GORE – Facebook

Madalena – La Vecchia Religione

Una misteriosa storia di mefistofelico occultismo che rapisce ancora prima della musica: La Vecchia Religione ha nei testi il suo punto di forza, da seguire con attenzione come all’ascolto di un audiolibro, ed è un’opera sicuramente originale ed affascinante.

Quattro ierofanti, adepti dell’ordine, celebrano il ritorno della Madalena con perverse litanie e melodie malevole che i tempi moderni avevano consegnato all’oblio.

Possano i falsi idoli e dei avere pietà dell’umana ignoranza, poiché adesso che i misteri sono stati svelati, la Vecchia Religione torna per soggiogare, punire e dominare.
Madalena sono un quartetto di musicisti nostrani che, con questo ep di debutto intitolato La Vecchia Religione, tornano a dare lustro alla cultura dell’occulto, una tradizione nel nostro paese che si fregia di nomi storici nella musica, come nel cinema e nella letterature.
Formato da musicisti provenienti da band come Eyeconoclast, Hideus Divinity, Colonnelli, Medusa e Re Dinosauro, il gruppo toscano mette in musica il culto di Madalena, ordine occulto sconosciuto ai più, ma in possesso di enorme potere.
La Vecchia Religione è un ep che alterna parti atmosferiche recitate a brani hard & heavy cantati in italiano, ovviamente i testi seguono il concept esoterico e mistico e rendono l’ascolto molto suggestivo.
Sembra di trovarci davvero in mezzo ai boschi delle colline toscane, protagonisti di qualche oscuro sabba nei quali demoni e streghe sono tenuti a bada da questi quattro sacerdoti occulti, mentre le atmosfere create dagli intermezzi recitati lasciano spazio ad esplosioni di musica metal/rock di ispirazione old school.
Misteriosa storia di mefistofelico occultismo che rapisce ancora prima della musica, La Vecchia Religione ha nei testi il suo punto di forza, da seguire con attenzione come all’ascolto di un audiolibro, ed è un’opera sicuramente originale ed affascinante, consigliata ai fans del genere la tradizione italiana per l’occulto e per il rock ad esso legato fin dai primi anni settanta.

Tracklist
1.Historia Ordo madaleenae
2.Nera Ordalia
3.Notte Di san Giovanni….Ciò che avvenne…
4.Noce Di Benevento
5.Il destino Di Babele
6.Il Voto Di Torquemada
7.La Profezia
8.La Vecchia Religione

Line-up
Fossanera Il Reietto – Bass
Santamano Il Fedele – Guitars
L’oscuro Monatto – Guitars
Malfas Di Altotas – Vocals

MADALENA – Facebook

JOHN MALKOVITCH! – The Irresistible New Cult of Selenium

Un ottimo post rock ambient di provincia, sembrerebbe facile ma non lo è affatto.

Gruppo di musica post rock e ambient di larghissimo respiro da Pontecane, frazione del comune umbro di Fratta Todino in provincia di Perugia, conferma vivente che la provincia è molto più creativa della città.

Questo è il loro disco di debutto, quattro tracce che arrivano direttamente dalle loro lunghe jam, e si sente chiaramente che questi ragazzi sono per davvero amanti della musica. La loro è un post rock ambient molto cinematografico, con tanti riverberi e una calma imperante che assume significati diversi a seconda della necessità e dell’umore compositivo. Si viaggia bene in questo disco, per chi ama un certo tipo di musica, totalmente alieno sia dal termine commerciale che da quello alternativo. La musica dei John Malkovitch! è un luogo mentale, un posto non tanto di comfort quanto di vita dei pensieri, qui nascono forme, si vedono luci e si sta bene. Questa musica aiuta il pensiero, è cerebralmente feconda e molto piacevole, invita alla calma e alla riflessione. La produzione è buona e mette in risalto le doti del gruppo; nei meandri delle loro canzoni ci si perde davvero, ed è bello condividere in questa maniera movimenti musicali da saletta. I pontecanesi non si inventano nulla, ma quello che suonano lo fanno bene e lasciano un buon sapore nelle nostre orecchie. Un ottimo post rock ambient di provincia, sembrerebbe facile ma non lo è affatto.

Tracklist
1.Darker Underneath The Surface
2.Twice In A Moment, Once In A Lifetime
3.Zenit
4.Nadir

JOHN MALKOVITCH! – Facebook

Tracy Grave – Sleazy Future

Con una vera e propria band alle spalle il rocker italiano trova nuove energie e dà alle stampe un album intenso, tra hard rock suonato sui marciapiedi bagnati dalla pioggia a graffianti esempi di street metal sbattuti sul viso degli astanti, dando sfogo a tutta l’attitudine di un mondo dato per morto migliaia di volte e sempre risorto, per la gioia di chi la gloriosa scena ottantiana l’ha vissuta sulla propria pelle.

Si torna a respirare aria di Sunset Boulevard con il nuovo album di Tracy Grave, cantante che dello street/sleazy rock è uno dei massimi esponenti nel nostro paese, affermazione che trova conferma dopo l’ascolto del nuovo album, Sleazy Future, licenziato dalla sempre più presente Volcano Records, ormai da considerare come una delle migliori label che lavorano sul nostro territorio in ambito rock/metal.

Da quasi vent’anni nella scena rock underground, prima come frontman di varie cover band, poi con la sua carriera solista iniziata nel 2015, Tracy torna con questo ottimo lavoro ed una band nuova di zecca, nata dal sodalizio con il chitarrista e compositore Mark Shovel e raggiunti dal basso di Nekro Viper, dalla chitarra ritmica di Enea Grave e dalla batteria di Hurricane John.
Con una vera e propria band alle spalle il rocker italiano trova nuove energie e dà alle stampe un album intenso, tra hard rock suonato sui marciapiedi bagnati dalla pioggia a graffianti esempi di street metal sbattuti sul viso degli astanti, dando sfogo a tutta l’attitudine di un mondo dato per morto migliaia di volte e sempre risorto, per la gioia di chi la gloriosa scena ottantiana l’ha vissuta sulla propria pelle.
E Sleazy Future è pregno di atmosfere che arrivano come flash da quegli anni, anche se come suggerisce il titolo la band lo porta verso il futuro, con la voce da ruvido rocker di Tracy, che alterna graffiante impatto street a sentite interpretazioni su power ballad che ricordano il suono gracchiante delle radio rock incollate al cruscotto di vecchie auto, impolverate dai chilometri consumati alla ricerca di un sogno chiamato rock’n’roll.
E fin dall’opener, nonché primo singolo estratto da Sleazy Future, Cemetery Sin, il mondo di Tracy Grave e le atmosfere stradaiole ci investono alternando graffianti brani tra L.A. Guns e Faster Pussycat a ballate che ricordano il migliore Jon Bon Jovi.
Ottima la prova dei musicisti, con uno Shovel che ci delizia con solos metallici che strappano cuori sotto ai giubbotti di pelle dei rockers, ed un motore ritmico che spara cartucce sleazy/street rock letali.
Una raccolta di brani che non trova imperfezioni nel genere con una manciata di hit come Dirty Rain, Dancing On The Sunset, la super ballata Make You Feel The Pain e Over The Top, terzo scatenato singolo che ci accompagna  presentandoci questo splendido album targato Tracy Grave.
Sleazy Future è sicuramente il lavoro migliore e la massima espressione del credo musicale del musicista nostrano fino ad oggi, ed è caldamente consigliato agli amanti di queste sonorità.

Tracklist
1.Cemetery Sin
2.Dirty Rain
3.Without Scars
4.Dancing On The Sunset
5.Freedom Without Rules
6.Make You Fell the Pain
7.My Last Goodbye
8.Over The Top
9.Pice Of Horizon
10.Return (Back In My Hands)

Line-up
Tracy Grave – Vocals
Mark Shovel – Guitars
Enea Grave – Guitars
Nekro Viper – Bass Guitars
Hurricane John – Drums

TRACY GRAVE – Facebook

Snei Ap – (In)sane Minds

I cinque brani presentati dalla band emiliana non possono che essere altrettante scariche di adrenalina, perfetti nei chorus facilmente memorizzabili come il genere impone, ma ai quali non manca una rabbiosa grinta di stampo street rock.

Cinque brani all’insegna del rock’n’roll, moderno potente e dal piglio hard rock.

Il nuovo ep delle Snei Ap, band di rocker emiliane partite nel 2011 come rock’n’roll band tutta al femminile, ed ora raggiunte da un maschietto (Damage) alla sei corde, parla la lingua del rock duro e lo fa senza timori reverenziali verso act più famosi ed internazionali.
Tre brani originali, più due ri-registrati per l’occasione, ci presentano un gruppo scatenato, intrigante e diretto, con un sound che deflagra dagli altoparlanti ed un tiro a tratti irresistibile.
Un primo ep viene seguito dal full length Sick Society, un tour da headliner nel Regno Unito e qualche assestamento in formazione che ha visto, oltre al cambio alla chitarra, l’arrivo della singer Angie The Lioness Prati, un’iradiddio dietro al microfono.
Con queste premesse, i cinque brani presentati dalla band emiliana non possono che essere altrettante scariche di adrenalina, perfetti nei chorus facilmente memorizzabili come il genere impone, ma ai quali non manca una rabbiosa grinta di stampo street rock, in un sound che mantiene il suo approccio ribelle e moderno.
Menti insane sono il segreto per suonare rock’n’roll irriverente, sfacciato e tripallico come nell’opener Bullet, nell’atmosfera lasciva di ObSEXion e nella super hit Monster Hill.
Snei Ap è una band di cui sentiremo ancora parlare, specialmente ora che ci ha messo lo zampino l’attivissima Volcano Records, label che  sempre più sinonimo di qualità nella scena hard rock e metal nazionale.

Tracklist
1.Bullet
2.ObSEXion
3.I Love You When I’m Drunk
4.Monster Hill
5.Lucifer

Line-up
Angie The Lioness Prati – voice
Adil Damage Bnouhania –  guitar
Valeria Goz Trevisan – bass
Sonia Wild Ghirelli – drums

SNEI AP – Facebook

HAEGEN – Immortal Lands

Gli Haegen fanno un folk metal epico cantato in inglese ed in italiano, con una propensione verso l’epic metal: le loro composizioni sono molto bilanciate e ben costruite, con una buona interazione fra potenza, velocità e melodia.

Tornano gli Haegen, gruppo folk metal di Osimo, provincia di Ancona.

Questo è il primo disco sulla lunga distanza per questo gruppo che si pone come una i migliori del genere in Italia. Gli Haegen fanno un folk metal epico cantato in inglese ed in italiano, con una propensione verso l’epic metal. Le loro composizioni sono molto bilanciate e ben costruite, con una buona interazione fa potenza, velocità e melodia. La parte folk è molto importante ed è eseguita davvero bene, il lavoro delle tastiere è molto ampio e da un importante valore aggiunto alle canzoni. Una menzione speciale va al flauto di Federico Padovano, che rende giustizia a questo nobile strumento, troppe volte usato a caso nel folk metal. Le canzoni in italiano, secondo un giudizio totalmente soggettivo, rendono molto meglio delle canzoni in inglese, che sono comunque di buon livello, ma il pathos delle canzoni cantate nella lingua madre è notevole. Ad esempio un pezzo come Incubo è molto notevole, con il suo andamento incalzante e il testo molto realistico. Tutta la musica del gruppo marchigiano è costruita per essere eseguita dal vivo, perché già in pratica il disco è alla stregua di un concerto. Come prima prova sulla lunga distanza, dopo l’ep Tales From Nowhere del 2015, questa è sicuramente buona, ci sono ampi margini di miglioramento, poiché ci sono solide basi ed un buon talento compositivo. Immortal Lands è un buon disco di folk metal di un gruppo mediterraneo, infatti si sente molto chiaramente l’influsso melodico differente rispetto alle band nordiche o slave. Un gruppo che fa ballare le anime baldanzose e che è da seguire con attenzione.

Tracklist
1. Stray Dog
2. Legends
3. Gioie Portuali
4. Fighting In The River
5. Incubo
6. Gran Galà
7. The Princess And The Barbarians
8. Bazar
9. The Tale
10. Terre Immortali
11. My Favourite Tobacco

Line-up
Leonardo Lasca: voce
Samuele Secchiaroli: chitarra
Nicholas Gubinelli: basso
Tommaso Sacco: batteria
Eugenio Cammoranesi: tastiera
Federico Padovano: flauto

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