Radioaktivists – Radioakt One

E’ possibile che l’ascolto di Radioakt One possa non soddisfare del tutto chi auspicava un album più diretto e danzereccio, mentre invece gli ascoltatori più pazienti e vogliosi di approfondire il sound dei Radioaktivists dopo diversi passaggi potranno apprezzare quanto di buono siano riusciti a mettere sul piatto questi notevoli musicisti.

Il primo album dei Radioaktivists, sorta di supergruppo delle scena ebm – synthwave tedesca, arriva molto tempo dopo la loro prima estemporanea apparizione su una compilation della Dependent, etichetta che ovviamente pubblica anche questo Radioakt One.

Dall’unione di nomi pesanti come quelli di tre musicisti di spicco come Daniel Myer (Haujobb, Architect and Liebknecht), Frank Spinath (Seabound, Edge Of Dawn and Lionhearts), Krischan Wesenberg (Rotersand, ma noto soprattutto per la sua attività di rinomato produttore), oltre a Sascha Lange, scrittore e storico specializzato in cultura giovanile (nonché co-autore della biografia più esaustiva riguardante i Depeche Mode, qui nella veste di seconda voce) era lecito attendersi un lavoro di un certo spessore e queste attese non vengono deluse: è interessante, al riguardo, soprattutto l’approccio alla materia dei Radioaktivists i quali, invece di lanciarsi in una potenziale raccolta di trascinanti hit, esibiscono una certa varietà di soluzioni che, in più di un caso, corrispondono a brani ricchi di sfumature introspettive e certo non destinate a far riversare sulle piste i frequentatori dei club.
Infatti, se si fa eccezione per Raiders e soprattutto per un brano killer come Reach Out, i restanti brani si snodano ammantati da una certa oscurità e sovente anche da una non così scontata dose di lirismo (Skinn And Bones, Leere)
Del resto la voce di Frank Spinath è sempre la consueta garanzia di pulizia stilistica e di qualità e lo stesso Lange, allorché viene chiamato in causa, se la cava piuttosto bene pur non potendo competere con il livello del più collaudato cantante-psicologo, mentre la coppia Myer/Wesenberg si occupa di costruire con innata sapienza un tessuto sonoro ovviamente perfetto dal punto di vista tecnico ma anche dotato di una certa profondità.
E’ possibile, quindi, che l’ascolto di Radioakt One possa non soddisfare del tutto chi auspicava un album più diretto e danzereccio, mentre invece gli ascoltatori più pazienti e vogliosi di approfondire il sound dei Radioaktivists dopo diversi passaggi potranno apprezzare quanto di buono siano riusciti a mettere sul piatto questi notevoli musicisti.

Tracklist:
1 Radioaktive
2 Raiders
3 Skin And Bones
4 Sinner
5 Reach out
6 Lovers
7 I Want You
8 Sense Of Destruction
9 Pieces Of Me
10 Leere

Line-up:
Daniel Myer
Krischan Wesenberg
Frank Spinath
Sascha Lange

RADIOAKTIVISTS – Facebook

The Awakening – Chasm

Chasm non è un album che farà epoca ma è anche molto più di un semplice ascolto gradevole: le coordinate essenziali del gothic rock vengono riproposte senza ritrosia e in maniera del tutto competente.

Chasm segna il ritorno dei The Awakening, band del prolifico musicista e produttore sudafricano Ashton Nyte, oggi di stanza in California.

L’impressione derivante dal primo ascolto di quest’album è strana, nel senso che per chiunque abbia amato band come Sisters Of Mercy, Fields Of The Nephilim e The Mission imbattersi nei i primi arpeggi di Other Ghosts e nella voce profonda di Ashton si rivela una sorta di ritorno a casa, che lascia però alla fine di questo primo passaggio un velo di perplessità dovuto soprattutto all’apparentemente eccessiva leggerezza ed orecchiabilità dei brani.
Gli ascolti successivi diventano quindi necessari per far sì che queste dieci canzoni penetrino al di sotto dell’epidermide lasciando le opportune cicatrici. Ashton ha tutta l’esperienza che serve per rimodulare la propria voce ed adattarla a tutte le opportune sfumature del sound proposto: più profondo, tra McCoy e Eldritch, nei brani maggiormente ruvidi ed inquieti, più suadente ed evocativo in quota Murphy-Hussey allorché i brani si fanno più ariosi e melodici.
Del resto, Nyte possiede le necessarie credenziali per permettersi tali riferimenti senza apparire solo un eccellente copista, alla luce delle innumerevoli e importanti collaborazioni che vanta nel corso dell sua ventennale carriera, costellata da una abbondante doppia cifra di album usciti a suo nome o come The Awakening.
Chasm non è un album che farà epoca ma è anche molto più di un semplice ascolto gradevole: le coordinate essenziali del gothic rock vengono riproposte senza ritrosia e in maniera così competente da annullare qualsiasi cattivo pensiero relativo alla possibile obsolescenza di queste sonorità.
Ecco quindi il ritorno a casa di cui si parlava all’inizio, tanto più gradito quando l’artista in questione non è solo bravo e brillante nel proprio ambito, ma è anche lodevolmente in prima linea da anni per combattere qualsiasi discriminazione di genere, per cui, almeno per quanto mi riguarda, il piacere nell’ascoltare bellissime canzoni come Shore, About You, Raphael Awake, Gave up the Ghost e Hear Me non può che risultare rafforzato

Tracklist:
1. Other Ghosts
2. Shore
3. About You
4. Raphael Awake
5. Back To Wonderland
6. Gave up the Ghost
7. Savage Freedom
8. A Minor Incision
9. Hear Me
10. Shadows In The Dark

Line-up:
Ashton Nyte

THE AWAKENING – Facebook

https://www.youtube.com/watch?v=NG1y-5i__Gw

SCUORN

Il video live al Black Winter Fest XI.

Il video live al Black Winter Fest XI.

I parthenopean epic blacksters SCUORN rivelano un nuovo video live della loro recente partecipazione al Black Winter Fest XI.

Il festival, svoltosi al Campus Industry Music di Parma il 1 Dicembre 2018 e andato quasi sold-out, ha visto la band napoletana far parte di un bill sensazionale al fianco di Marduk, Tsjuder, Archgoat, Acherontas, Saor e molti altri.

Video prodotto da Cult Of Parthenope.

“Parthenope” è disponibile qui : https://www.goo.gl/VljBjD

Iscriviti al canale Youtube di SCUORN : https://goo.gl/coc4jc

“Parthenope European Tour 2019 (part II)”
w/ special guest Kyterion

26/01/19 – Dark Winter Meeting – Haz-Zebbug (MT)*
19/02/19 – Rock N’ Eat – Lyon (FR)
20/02/19 – Château Rouge – Annemasse (FR)
21/02/19 – Officine Sonore – Vercelli (IT)
22/02/19 – Manoir Pub – Saint-Maurice (CH)
23/02/19 – Mpc-Apache – Fontaine-l’Évêque (BE)
24/02/19 – Café De Meister – Geleen (NL)
* Scuorn only

SCUORN – Parthenopean Epic Black Metal
Naples, Italy

For Contacts and Bookings : info@scuorn.com

Facebook : www.facebook.com/scuorn
Official Website : www.scuorn.com
Reverbnation : www.reverbnation.com/scuorn
MySpace : www.myspace.com/scuorn

Necroart – Caino

I Necroart ci vanno giù piuttosto pesanti senza però mai inserire il pilota automatico, provando lodevolmente a disseminare ogni traccia di cambi di ritmo per non far scemare la tensione.

I Necroart tornano a quattro anni di distanza dal precedente album Lamma Sabactani con Caino, quarto full length di una carriera iniziata al tramonto del secolo scorso.

Non è semplicissimo inquadrare il sound della band pavese, in quanto rispetto ai primi lavori inseribili nel filone del death melodico, già conLamma Sabactani era stato possibile rinvenire una certa inquietudine compositiva all’interno della quale black, death, doom e pulsioni dark si andavano a sovrapporre creando un insieme potente e quanto mai oscuro.
Caino è un album il cui compito non è quello di accarezzare ma semmai di percuotere l’ascoltatore, concedendogli di tanto in tanto qualche pausa di riflessione, ma nel complesso i Necroart ci vanno giù piuttosto pesanti senza però mai inserire il pilota automatico, provando lodevolmente a disseminare ogni traccia di cambi di ritmo per non far scemare la tensione.
A livello esemplificativo, se Mastodon Rising e la title track sono ottimi esempi di black death, ruvido ma melodico il giusto grazie ad azzeccate soluzioni chitarristiche, con Wounds on Angels Wings e One Is All, All Is One i ritmi si rallentano non poco lasciando qualche spazio di manovra in più per inserire passaggi di una certa evocatività.
Caino è un buon album al quale mancano solo alcuni episodi realmente trainanti, quelli in grado di costituire il fulcro attorno al quale far ruotare le rimanenti composizioni per favorirne al massimo l’assimilazione; detto questo i Necroart si confermano band di valore all’interno di una scena come quelle estrema in cui, però, risalire le gerarchie dopo qualche anno di assenza può diventare impresa ardua.

Tracklist:
1. March of the Ghouls
2. An Invocation for the Horned
3. Mastodon Rising
4. Caino
5. Bringer of Light
6. Flames
7. Wounds on Angels Wings
8. One Is All, All Is One
9. Into the Maelstrom

Line-up:
Francesco Volpini – Bass
Marco Binda – Drums
Davide Zampa – Guitars
Filippo Galbusera – Guitars
Davide Quaroni – Keyboards
Massimo Finotello – Vocals

NECROART – Facebook

DEATH SS

Il video di “Madness Of Love”, dall’album “Rock’N’Roll Armageddon” (Lucifer Rising Records).

Il video di “Madness Of Love”, dall’album “Rock’N’Roll Armageddon” (Lucifer Rising Records).

Dalla mezzanotte del 1 gennaio i DEATH SS hanno reso disponibile il video dell’ultimo singolo “Madness Of Love”, il secondo singolo tratto dal nuovo album “Rock’N’Roll Armageddon”, disco che ha portato la band ai vertici delle classifiche italiane (#1 su Amazon Charts, sezione Rock; #1 sulla classifica pop-rock Mondadori; #42 posto nelle classifiche FIMI e “Sorrisi e Canzoni TV”). Oltre alla title-track sono presenti due bonus tracks: “Cat People (Putting Out Fire)” e “20th Century Boy”. “Madness Of Love” è disponibile solo in formato fisico.

“Rock ‘N’ Roll Armageddon”, l’ultimo album della band italiana è stato pubblicato il 7 settembre 2018 su Lucifer Rising Records.

Il disco è il seguito di “Resurrection” del 2013 e del live “Beyond Resurrection” del 2017 ed è disponibile in CD digipak, 2LP viola con poster e in digitale.

Sull’album in veste di special guest c’è Al Priest, il chitarrista originario dei DEATH SS già presente sull’iconico album “Heavy Demons” e presente anche allo show del quarantennale del Metalitalia.com Festival.
L’artwork è stato curato da Alex Horley, illustratore di Rob Zombie, Dark Horse Comics, DC Comics ecc..

Tracklist:
Black Soul (4:44)
Rock ‘N’ Roll Armageddon (3:57)
Hellish Knights (4:33)
Slaughterhouse (3:45)
Creature Of The Night (5:57)
Madness Of Love (4:56)
Promised Land (3:07)
Zombie Massacre (3:42)
The Fourth Reich (3:46)
Witches Dance (4:04)
Your Life Is Now (4:44)
The Glory Of The Hawk (3:55)
Forever (4:26)

Il Segno del Comando – L’Incanto dello Zero

L’Incanto dello Zero rappresenta l’album che in ambito progressive mancava da tempo: la tecnica sopraffina dei protagonisti è asservita del tutto ad una scrittura che appare fresca ed attuale, nonostante affondi le sue radici in un epoca destinata a non finire mai nel dimenticatoio.

L’Incanto dello Zero, nuovo album de Il Segno del Comando, costituisce la prova tangibile di quanto la musica sia un qualcosa che magicamente sa offrire sempre nuovi spunti e nuovi squarci di grande creatività.

Il gruppo guidato da Diego Banchero ha una genesi che risale alla metà degli anni novanta, quando nacque come una sorta di costola degli storici Malombra per divenire poi a sua volta un nome di culto, nonostante una produzione discografica piuttosto ridotta che ha trovato però nuovo slancio ed impulso in questo decennio; Il Segno del Comando, anche in virtù di una più frequente attività dal vivo, ha assunto da diverso tempo le sembianze della band vera e propria, cessando d’essere una sorta di progetto solista del bassista genovese, il quale, pur mantenendo sempre ben salde le redini della sua creatura, occupandosi in gran parte sia della composizione che della stesura dei testi, si è attorniato di un gruppo di musicisti di grande spessore in grado di interpretarne al meglio le brillanti intuizioni.
L’Incanto dello Zero rappresenta l’album che in ambito progressive mancava da tempo: la tecnica sopraffina dei protagonisti è asservita del tutto ad una scrittura che appare fresca ed attuale, nonostante affondi le sue radici in un epoca destinata a non finire mai nel dimenticatoio; inoltre il sound esibisce quella robustezza in grado di renderlo appetibile anche alla platea degli appassionati di metal devoti alla frangia più occulta del genere.
Anche l’aspetto lirico ha il suo peso in tutto questo, rivelandosi molto più significativo percentualmente nell’economia del lavoro rispetto ad altre band: Diego si è sempre interessato di esoterismo e non a caso i due precedenti album Der Golem (2001) e Il Volto Verde (2013) traggono ispirazione dalle omonime opere dello scrittore austriaco Gustav Meyrink; questa volta il testo al quale viene fatto riferimento è il ben più recente libro di Cristian Raimondi intitolato Lo Zero Incantatore, alla cui stesura lo stesso Banchero ha comunque collaborato
Per chi non ha familiarità con questo tipo di studi, i testi dell’album rappresenteranno una sequela di abbaglianti enunciazioni, spesso geniali, talvolta di difficile decrittazione, ma sempre comunque capaci di tenere desta l’attenzione dell’ascoltatore anche sul versante concettuale del lavoro.
Dal punto di vista prettamente musicale L’Incanto dello Zero offre invece oltre un’ora di suoni magnifici, coinvolgenti, destinati ad imprimersi nella memoria ascolto dopo ascolto e da lì non schiodarsi per molto tempo, grazie ad una varietà compositiva che vede ergersi a protagonisti, oltre allo stesso Banchero con il suo basso, interpreti di assoluto livello e di grande esperienza come i chitarristi Davide Bruzzi e Roberto Lucanato, il cantante Riccardo Morello, il tastierista Bepi Menozzi ed il batterista Fernando Cherchi . Chi cerca punti di contato con qualche band del passato ne troverà per forza, perché “rien ne se perd, rien ne se crée” non è un enunciato che possa valere solo per la chimica, nonostante il buon Lavoisier a quello si riferisse: così, se l’incipit di Sulla Via Della Veglia può richiamare il Banco e quello di Le 4 A gli Area, in realtà il sound di ogni traccia ha sua fisionomia ben delineata, pur nel suo costante evolversi in svariate direzioni, che riporta infine ad una sola matrice denominata Il Segno Del Comando.
Il Calice Dell’Oblio, Sulla Via Della Veglia, Nel Labirinto Spirituale, Le 4 A e Il Mio Nome E’ Menzogna sono solo alcune delle tracce fondamentali che invito ognuno ad ascoltare, in modo di farsi un’idea propria del valore di quest’opera destinata ad alzare ulteriormente l’asticella per chi voglia cimentarsi con queste sonorità d’ora in poi, con la speranza che possa far breccia in un’audience come quelle costituita dagli appassionati di progressive, di norma poco propensa a dare un supporto incondizionato a chi continua a proporre musica originale.

Tracklist:
1. Intro – Il Senza Ombra
2. Il Calice Dell’Oblio
3. La Grande Quercia
4. Sulla Via Della Veglia
5. Al Cospetto Dell’Inatteso
6. Lo Scontro
7. Nel Labirinto Spirituale
8. Le 4 A
9. Il Mio Nome E’ Menzogna
10. Metamorfosi
11. Outro – Aseità

Line-up:
Diego Banchero – Bass
Fernando Cherchi – Drums
Roberto Lucanato – Guitars
Riccardo Morello – Vocals
Davide Bruzzi – Guitar, Keyboards
Beppi Menozzi – Keyboards

Guests:
Paul Nash – Guitar (tracks: 5, 10)
Luca Scherani – Keyboards (track: 6)
Maethelyiah – Vocals (tracks: 5, 10)
Marina Larcher – Vocals (track: 3)

IL SEGNO DEL COMANDO – Facebook

THE BORING DEATH

Il music video di “No Punk No Love”.

Il music video di “No Punk No Love”.

I “The Boring Death” annunciano il nuovo singolo “No Punk No Love”.
Il brano è il regalo di natale per i fan e per chi preferisce un Natale Rock.
Torino, 25 dicembre 2018: il nuovo singolo di The Boring Death dal titolo “No Punk No Love” è disponibile da oggi in streaming e download su tutte le piattaforme di musica digitale.
I The Boring Death sono una band emergente di Alternative Rock della scena torinese. La band è attiva dal 2011 e vanta all’attivo diverse pubblicazioni che esprimono molto bene il loro stile musicale incentrato sulla sperimentazione. Rappresentano al momento l’unico progetto di respiro internazionale della neonata etichetta discografica “The Boring Label” la quale ne eredita anche il nome. Il brano “No punk no Love”, in uscita il giorno di Natale, ripercorre il successo di “Punk Love” singolo presente nell’album “Ego” uscito nel settembre di quest’anno.

“Volevamo fare un regalo di Natale ai nostri fan” spiega Laura, bassista della band “e abbiamo pensato ad un pezzo che potesse richiamare “Punk Love”, essendo quest’ultimo molto amato dal nostro pubblico.”
“Il collegamento a “Punk Love” è chiaro” afferma Alessio, front man e cantante della band “nelle melodie e nello stile, ma “No Punk No Love” è in perfetta contrapposizione ad essa: il tema è l’insoddisfazione generale, la rabbia, la frustrazione che deriva dalle ingiustizie.”
“Siamo anti-conformisti per natura”dichiara Andrea, batterista della band “Non siamo contrari al Natale, intendiamoci, ma dovevamo cogliere l’occasione per parlare delle cose che tentiamo di nascondere nei giorni di festa.”

Anti-Natale forse no, ma anti-Bublè forse sì. Sì perché “No Punk No Love” è un brano dedicato ai fan, ma anche a coloro che non amano gli effetti “imbonitori” del Natale e preferiscono le note tese e potenti del rock per fare i bilanci di un anno intero e affrontare quello nuovo. Il ritmo incalzante, le schitarrate e l’assolo del brano servono a dare una scossa nei giorni dell’ingrasso: <> concludono sorridendo.

LEADEN TEARS

Il lyric video di “The Revenger”, dall’album di prossima uscita.

Il lyric video di “The Revenger”, dall’album di prossima uscita.

E’ uscito il lyric video di “The Revenger”, il primo singolo della band italiana gothic symphonic metal Leaden Tears. Il singolo anticipa il loro album di debutto, la cui uscita è prevista nella prima parte del 2019. Il lyric video è già disponibile, mentre i dettagli dell’album verranno svelati a breve.

– LEADEN TEARS sito ufficiale: https://www.leadentears.com

– LEADEN TEARS pagina facebook: https://www.facebook.com/leadentears

BROKEN BONES PROMOTION

https://www.facebook.com/brokenbonesrecords/
http://brokenbonesrecords.blogspot.com/

Nemus – See-Mensch

See-Mensch è un lavoro valido ma non raggiunge certi picchi di intensità ai quali cui siamo abituati ascoltando le produzioni della Naturmacht Records: questo accade soprattutto perché non viene data la necessaria continuità alle valide intuizioni che emergono in ciascun brano .

Nemus è uno dei due progetti solisti (l’altro è Dreamshift) del tedesco Frank Riegler e See-Mensch è il secondo lavoro che segue l’esordio intitolato Wald-Mensch.

Quindi dopo l'”uomo-foresta” questa volta tocca all'”uomo-lago” in questa sequenza di strane creature che costituiscono l’immaginario lirico del musicista bavarese: il tutto confluisce in una forma musicale le cui basi black metal vengono sovente scompigliate da passaggi folk, post metal e in generale sempre piuttosto atmosferici.
In quasi una quarantina di minuti l’album si snoda così con un incedere sempre piuttosto melodico al quale viene conferita un’aura drammatica soprattutto dallo screaming di Riegler, che in buona sostanza è una sorta di urlo straziante, magari non il massimo da un punto di vista prettamente tecnico, ma utile alla causa.
Diciamo subito che See-Mensch è un lavoro valido ma non raggiunge certi picchi di intensità ai quali cui siamo abituati ascoltando le produzioni della Naturmacht Records: questo accade soprattutto perché non viene data la necessaria continuità alle valide intuizioni che emergono in ciascun brano .
Infatti Riegler utilizza uno schema che probabilmente sarà funzionale alla narrazione ma che spezza irrimediabilmente il pathos creato inizialmente piazzando puntualmente a metà di ogni traccia dei passaggi interlocutori che preludono poi ad una nuova progressione ma la cosa ha un po’ l’effetto di essere interrotti mentre si sta mangiando una succulenta portata per poi riprendere dopo averla riscaldata: per quanto sia buona il piacere non potrà che risultare attenuato.
Una canzone notevole come Das Ungetüm è emblematica in tal senso: i ritmi parossistici e trascinanti imposti nella fase iniziale vengono sospesi per quasi un minuto a favore di cinguetti e sciabordii vari prima che il tutto riprenda con il manifestarsi di un growl minaccioso (soluzione vocale che a mio avviso Riegler dovrebbe utilizzare di più, peraltro) che prelude ad una nuova notevole progressione chitarristica e lo stesso si può dire per la successiva Blut Und Schuppen, più rallentata ed evocativa nel suo incedere.
Questo è a grandi linee il modus operandi che viene replicato nel corso dell’album, con un’intensità altalenante ma con uno standard qualitativo sempre di discreto livello; nel complesso questo seconda uscita targata Nemus si rivela soddisfacente ma ci sono ancora ampi margini per rendere il tutto ancor più coinvolgente e ben focalizzato.

Tracklist:
1. In Die Tiefe
2. Das Ungetüm
3. Blut Und Schuppen
4. Schwimme Ewig
5. Tiefengesang
6. Nachts Im Teich

Line-up:
Frank Riegler – Everything

NEMUS – Facebook

SHE WAS NOTHING

Il video di “#4oak”.

Il video di “#4oak”.

A distanza di un anno e mezzo dal loro ultimo album “Reboot” i She Was Nothing tornano sulla scena pronti a celebrare il decennale del progetto SWN.
Presentano un singolo dalle sonorità Electonic/Rock, con un retrogusto acido accompagnato dalle consuete sfumature Drum and Bass che stanno caratterizzando il sound attuale della band.

Mixed: She Was Nothing
Mastered: Eleven Studio
Video director: Sharky Videomaker

#4oak è disponibile su tutte le piattaforme di musica digitale.

www.facebook.com/shewasnthing
instagram.com/shewasnothing
www.youtube.com/shewasnothing
www.twitter.com/shewasnothing
vk.com/she_was_nothing

Comatose Vigil A.K. – Evangelium Nihil

Evangelium Nihil è esattamente ciò che speravamo ci venisse nuovamente regalato prima o poi dai Comatose Vigil, indipendentemente dalla loro configurazione: questo è il funeral doom, strumento d’elezione per il raggiungimento della catarsi attraverso l’evocazione quasi fisica di un dolore che sembra impossibile poter circoscrivere.

Si vociferava da tempo di uh possibile ritorno dei Comatose Vigil, i maestri del funeral doom russo dei quali si aspettava un seguito al capolavoro Fuimus, Non Sumus…, risalente al 2011.

In effettim nel 2014 c’era stata una reunion che aveva portato la band ad esibirsi in qualche data dal vivo ma lo scioglimento , apparentemente definitivo, era stato annunciato inesorabile dopo qualche tempo.
Anche senza conoscere a fondo le dinamiche all’interno della band il motivo di tutto questo lo si è intuito allorché sono letteralmente, iniziati a volare gli stracci sui social tra Alexander “ViG’iLL” Orlov e Andrey “A.K. iEzor” Karpukhin; nulla di inedito in ambito musicale, fondamentalmente, e anche se la torta da spartire è molto più esigua il doom non è certo esente da questi eventi: certo è che ritrovarci ora con due entità aventi lo stesso nome, la prima appannaggio di Orlov e la seconda, con il suffisso A.K. , di Karpukhin, in tale ambito fa pur sempre uno strano effetto.
Ma tant’è, noi che amiamo questo tip di musica e quindi una band come quella moscovita, non possiamo che esultare di fronte a questo nuovo Evangelium Nihil, album d’esordio dei Comatose Vigil con l’estensione A.K., che vedono il vocalist avvalersi dell’aiuto del talentuoso musicista georgiano David Unsaved dei magnifici Ennui, il quale si occupa magistralmente di tutta la strumentazione esclusa la batteria, affidata allo statunitense John Devos degli emergenti Mesmur.
Va detto subito che il sound offerto non tradisce in alcun modo lo spirito originario del monicker: il sound si muove drammatico e maestoso, incentrato su un tappeto di tastiere sul quale si abbatte una ritmica bradicardica e il growl impietoso di A.K. iEzor.
C’è quindi una spiccata continuità rispetto a quanto avvenne con Fuimus, non Sumus…, anche se quell’opera era forse ancor più minimale e meno avvolgente: per quasi un’ora e un quarto i quattro lunghi brani si rovesciano sulla psiche dell’ascoltatore, costringendolo in una vischiosa bolla all’interno del quale la vacuità dell’esistenza è dipinta in maniera così ipnotica e diluita da rendere impossibile qualsiasi reazione, allorché la realtà si manifesta in tutto il suo orrore dinanzi agli occhi
Evangelium Nihil si snoda ossessivo, senza lasciare tregua pur trascinandosi penosamente per oltre tre quarti d’ora di funeral sublime, prima di infliggere il colpo definitivo con i meravigliosi venti minuti finali di The Day Heaven Fell, vera e propria quintessenza del genere nella sua veste più atmosferica.
Se qualcuno si dovesse lamentare dell’eccessiva uniformità stilistica è bene invitarlo a dedicarsi a generi a lui più consoni: qui il passo è esattamente lo stesso dal primo al settanduesimo minuto e quando arriva l’unico elemento di discontinuità, sotto forma di una sorta di interferenza radio piazzata a metà della title track, si rivela fondamentalmente solo un elemento di disturbo.
Evangelium Nihil è esattamente ciò che speravamo ci venisse nuovamente regalato prima o poi dai Comatose Vigil, indipendentemente dalla loro configurazione: questo è il funeral doom, strumento d’elezione per il raggiungimento della catarsi attraverso l’evocazione quasi fisica di un dolore che sembra impossibile poter circoscrivere.

Tracklist:
1. Evangelium Nihil
2. Comatose Vigil
3. Deus Sterilis
4. The Day Heaven Fell

Line-up:
David Unsaved – Bass, Keyboards, Guitars
John Devos – Drums
A.K. iEzor – Vocals

COMATOSE VIGIL A.K. – Facebook

POSTCARDS FROM ARKHAM

Il video di Leviathan, dall’album Manta.

Il video di Leviathan, dall’album Manta.

THE PAST / THE PRESENT / THE FUTURE

For progressive/post/metallers POSTCARDS FROM ARKHAM was 2018 the most inspiring. They’ve done headlining tour to support album „Manta“, released an acoustic album, played on festivals with mighty Anathema, Leprous, Ihsahn and started to work on the new album “Øakvyl” (Will be released during 2019).

As a present for unstoppable support was released brand new music video. Single “Leviathan” is very different and weird song from the album MANTA, so it deserves a weird visual interpretation.

NEW ALBUM MANTA & SPIRIT – OUT NOW

postcardsfromarkham@gmail.com

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postcardsfromarkham.bandcamp.com

instagram.com/postcardsfromarkham

LE INTERVISTE DI OVERTHEWALL – THE MAGIK WAY

Grazie alla reciproca collaborazione con la conduttrice radiofonica Mirella Catena, abbiamo la gradita opportunità di pubblicare la versione scritta delle interviste effettuate nel corso del suo programma Overthewall, in onda ogni domenica alle 21.30 su Witch Web Radio.
Questa volta Mirella ha intervistato Nequam, mente dell’esoterico progetto musicale The Magik Way.

MIRELLA Il progetto The Magik Way nasce nel 1996 ad Alessandria da un’idea di alcuni componenti dei Mortuary Drape, black metal band attiva già dal 1986; ci racconti com’è sorto l’intento di esplorare ancora più a fondo il lato esoterico della musica?

NEQUAM A quell’epoca avevamo dai 20 ai 24 anni di età e già da un po’ di tempo frequentavamo gli ambienti esoterici alessandrini. Ci sembrava arrivato il momento di esplorare nuovi territori musicali e a partire dal 1997, anno in cui abbiamo musicato il “Dracula” del regista teatrale Hermes Beltrame, non abbiamo più abbandonato l’idea di adottare un approccio alla scrittura non dissimile da quello dei compositori di musica applicata. Noi abbiamo maturato l’idea, al netto di 22 anni di attività, che le tematiche esoteriche necessitino di un ventaglio di suoni il più variegato possibile. Ad ogni storia, ad ogni tema, corrisponde il tentativo di trovare i suoni giusti, come se dovessero essi stessi tradurre dei colori o degli odori. Così è nata l’esigenza di creare concept album, ma anche di servirci di altre forme d’arte per il raggiungimento dell’obiettivo. Osservare i metodi di applicazione della musica nel mondo del teatro o dell’arte contemporanea ci ha aiutati molto.

MC Subito dopo la formazione, come ad affermare che The Magik Way non è solo musica ma qualcosa di più ampio e complesso, create “L’Ordine della Terra”, una fondazione che aggrega cultori dell’esoterismo che si confrontano su vari temi in totale anonimato. Potresti spiegare di cosa si tratta?

Risponde la dott.sa Roberta Rossignoli (L’Ordine della Terra):
Accomuna i membri dell’Ordine un regime psichico notturno. Ci guida, inconsciamente, da sempre, un pensiero mitico primordiale il quale ci insegna che la Natura, regolata dalla legge inesorabile della Necessità, è il regno della Morte. Ad ispirarci e condurci verso il suo grembo oscuro è l’ancestrale e archetipica spiritualità della Grande Madre, la Terra, che presiede al ciclo naturale di morte e rinascita: rifugio e nutrimento, sepolcro e culla, elemento primordiale da penetrare e scavare, materia primitiva, luogo del mistero, cavità ed anfratto, grembo abissale negli antichi culti misterici. In questa prospettiva, i misteri eleusini, l’orfismo, il pitagorismo, l’esoterismo sono percorsi di conoscenza e riflessione imprescindibili dove l’iniziazione è di per sè una morte simbolica, mimetica della catabasi di Demetra, della discesa nelle profondità ctonie della Grande Madre. Conoscere e riconoscere uno stato di coscienza originario, la cui realtà è eterno divenire, crescere e sfiorire, splendere per spegnersi, è un’indagine conoscitiva a circuito chiuso; è il nostro alambicco per un’alchimia interiore. Nella nostra claustrofilia, cultori di una religione della morte, intesa come ritorno al sè, come restituzione intima e profonda in un dialogo incessante con le leggi della natura, ci rivoltiamo contro maschere e menzogne per ritrovarci.

MC La band muove i primi passi nel mondo underground in maniera schiva, misteriosa, come a non volersi immediatamente rivelare al pubblico. Una sorta di rifiuto a concedersi totalmente? Come si svolgevano le prime esibizioni dei The Magik Way?

NEQUAM  Le performance, specie nel periodo 2000-2010 non erano pubblicizzate ma rientravano in un’idea di happening improvvisato… i nostri punti di riferimento in quegli anni erano il Living Theatre, La Fura dels Baus, la più radicale Marina Abramovic del periodo pre-Ulai e un certo metodo “anarchico casuale”, per dirla alla John Cage. Non eravamo interessati a mostrarci, se non nell’atto creativo. Questo atteggiamento, molto lontano dall’idea classica di band (che fa concerti, realizza dischi, si mostra) ha comportato un sostanziale allontanamento dalle “scene”, se intese nell’accezione più tradizionale appunto. In realtà abbiamo prodotto tantissimo: in campo musicale (performance improvvisate, rumorismo, commenti sonori per mostre), pittorico (leggendarie le opere realizzate da Azàch, con sangue e bile di pollo, commentati da suoni disturbanti), numerose video-installazioni, performance sul limite umano, alla stregua della body art e i linguaggi post-human, ma sempre in chiave esoterica. Ogni nostro lavoro, musicale e non, ha sempre evidenziato il nostro desiderio e la nostra necessità di creare habitat, luoghi contenitore dove creare. Famigerati sono i siti dove siamo stati stanziali, in aree dismesse o sotterranee, vere e proprie scatole cosmiche, macchine teatrali dove agire indisturbati. Chiunque li abbia visti li ricorda come luoghi particolari, energetici, densi. La sperimentazione è continuata in quella chiave per circa 10 anni, sino al 2012 anno in cui Marco Cavallini (Sad Sun Music) e Francesco Palumbo (My Kingdom Music) non ci hanno contattati per riportarci alla produzione discografica, nel senso più o meno canonico.

MC Nel 2017 la grande svolt: in un Auditorium presentate il DVD Ananke, mostrandovi finalmente dopo vent’anni di mistero. Come mai questa decisione?

NEQUAM  Ananke è un’opera importante. Intanto perché vede la partecipazione della dott. sa Alexandra Rendhell, medium e antropologa portatrice di un’energia positiva e potentissima. La sua presenza non è casuale, ma accade per i festeggiamenti durante il Ventennale dell’Ordine della Terra. Il suo lavoro, così come quello dell’illustre padre Magister Fulvio Rendhell, è stato di fondamentale importanza nella creazione dei The Magik Way. Sul DVD appare in qualità di voce monitante, impegnata nelle letture e citazioni selezionate dalla dott.sa Rossignoli. Inoltre presentiamo al pubblico una nostra nuova concezione, antitetica rispetto al passato dove ogni cosa era celata… e cioè mostrarsi in toto, manifestando la necessità di aprire il sipario, con l’obiettivo di essere visti. Il DVD è infondo una grande installazione a forma di quadrato, centripeta e avvolgente. Risente della perentorietà del titolo, laddove Ananke in greco indicava la forza esercitata dalla Natura nell’autodeterminarsi degli eventi.

MC Da allora cos’è cambiato nella band?

NEQUAM La nostra band è un organismo vivente in continua mutazione. In 22 anni nessun membro ha abbandonato sbattendo la porta, ma talvolta sospendendo per esigenze personali. Ad oggi comunque, ogni membro partecipa, anche a distanza, ad ogni lavoro. Uniti da una grande amicizia e vivo desiderio di sperimentazione, siamo disposti a trasformarci, mutando strumenti, talvolta persino costruendoceli e in definitiva costruendo noi stessi. L’obiettivo è solo e sempre la resa finale. Da quando nel 2012 abbiamo ripreso l’attività discografica indubbiamente c’è più lavoro, anche di comunicazione. Non ci spaventa, lo facciamo (io in prima persona) con entusiasmo e ben consapevoli della fortuna che abbiamo ad avere un seguito di veri appassionati dai quali riceviamo rispetto e stima. Non smetteremo mai di ringraziarli per questo.

MC Come nascono i brani dei The Magik Way? C’è una fonte d’ispirazione costante per le vostre opere?

NEQUAM A seconda dell’opera. Il regno animale, la natura, l’introspezione: qualunque cosa possa risvegliare il nostro “daimon”. Attraverso le nostre opere noi poniamo domande a noi stessi. Creiamo scenari nel tentativo di descrivere le forze che ci circondano e che di tanto in tanto ci compenetrano.

MC Chi scrive la musica e i testi?

NEQUAM La musica la scrivo io (salvo alcune eccezioni, ad esempio l’uso dell’improvvisazione). Ho un approccio, specie ultimamente, molto essenziale. In casa ho uno studiolo dove compongo, dove realizzo sostanzialmente la pre-produzione. Il mio rapporto con la musica è a dir poco maniacale. Nonostante io abbia un lavoro, degli affetti, una vita come chiunque altro, quando sono in fase ideativa vivo in una dimensione alterata (o chissà, forse l’unica dimensione reale che io possa provare). Giorno, notte, ogni momento è buono per rimuginare. Potrei forse definirmi così: un rimuginatore di musiche, più che un autore! I testi invece possono provenire da me, come dall’Ordine della Terra (vedi nel caso dello Split-cd con i Malvento uscito il 23 dicembre) dove sono stati scritti da Roberta Rossignoli in prima persona. Credo sia pensiero comune in noi, il desiderio di utilizzare la lingua italiana in una chiave evocativa. Come i greci usavano le gutturali per descrivere qualcosa che sfuggisse al controllo dell’uomo, anche la lingua italiana è ribollente di termini possenti e schioccanti. Proviamo ad usarli, a tramarli, così da sempre.

MC Quali sono i progetti futuri della band? So che ci saranno parecchie novità.

NEQUAM Il 23 dicembre è uscito lo split-cd con i Malvento dal titolo Ars Regalis, un bellissimo esperimento di fusione tra due band che hanno in comune la voglia di sperimentare… e a tal proposito vorrei ringraziare Zin e i Malvento così come Roberto Mura dell’etichetta Third I Rex, tutte persone molto in gamba con le quali è stato bello creare! Un lavoro a quattro mani incentrato sul tema del Mercurio Alchemico. Poi ci sarà, verso febbraio/marzo circa, un’altra sorpresa che però non posso proprio svelare, un altro esperimento che ci ha permesso di collaborare con un grande nome della musica oscura. E poi avremo i restanti mesi del 2019, dove saremo impegnati nella registrazione del disco nuovo. Insomma, ne vedrete e sentirete delle belle!

MC C’è un sogno, o forse è meglio dire un obiettivo che vi siete prefissi e che vorreste si realizzasse con la musica?

NEQUAM Il nostro unico sogno è sempre stato di poter fare al meglio quello che stiamo facendo ora. Speriamo di poter continuare così, con qualcuno disposto ad emozionarsi ascoltando la nostra musica. Sinceramente non chiediamo di meglio.

MC Grazie di essere stato con noi

NEQUAM Grazie a voi per lo spazio concessoci, un saluto e un abbraccio a tutti quelli che ci seguono.

ZAYN

Il video di ‘Barbarogenius’, dall’album ‘Evolution Made Us’.

Il video di ‘Barbarogenius’, dall’album ‘Evolution Made Us’.

New album ‘EVOLUTION MADE US’ with songs ‘Barbarogenius’, ‘Homoerectus’ and ‘Metamorphos’ conceptually show the form of a human being as the one that stood up, the one that conquers and the one that adapts. As such, these forms are a part of evolution legacy of modern man and society. Human development showed this way is framed by ‘Tall as Mountain’ and ‘Old as Earth’ which represent the nature – something that was always there and exists in its own peace, but is a riddle to us.

Web: http://holyzayn.com/

Youtube: http://bit.ly/YTZAYNBAND

Instagram: http://bit.ly/INSTAZAYNBAND

Facebook: http://bit.ly/FBZAYNBAND

Roine Stolt’s The Flower King – Manifesto Of An Alchemist

L’ennesimo valido lavoro offerto da un artista il cui operato si colloca costantemente su un livello medio alto, grazie alla bravura sua e dei musicisti di cui si circonda, senza possedere però quello spunto decisivo necessario per arrivare all’eccellenza assoluta.

Pur considerandolo un’artista meritevole della massima stima e di altrettanto successo non sono mai riuscito ad entrare del tutto in sintonia con l’idea di progressive di Roine Stolt, del quale ricordo con molto più piacere la militanza nei magnifici Transatlantic (dove comunque c’è molta farina del suo sacco) piuttosto che l’attività con la sua band principale, The Flower Kings, e lo stesso dicasi anche per la recente creatura denominata The Sea Within.

Per i miei gusti il musicista svedese esprime una versione tropo soffusa del progressive, ineccepibile quanto si vuole dal punto di vista tecnico ed esecutivo, ma avara di quegli slanci emotivi che il genere in questione dovrebbe evocare ad ogni pie’ sospinto.
Va da sé che non si può non accogliere con soddisfazione questa nuova uscita targata Roine Stolt’s The Flower King, perché in Manifesto Of An Alchemist non c’è davvero nulla che non vada per allietare le orecchie di chi voglia ascoltare, nel nuovo millennio, sonorità che rielaborano in maniera fedele e competente quanto offerto dai campioni del genere negli anni ‘70 e ‘80.
A tale proposito basta puntare subito alla traccia numero 5, Rio Grande, un bellissimo episodio strumentale che in certi passaggi sembra essere stato sottratto con destrezza alle sessioni di registrazione di A Trick of the Tail o Wind And Wuthering e questo, nel bene e nel male, è quanto bisogna attendersi da un lavoro del genere, piacevole, carezzevole ma destinato a non lasciare un segno indelebile nell’ascoltatore, a meno che questo non sia un fan incallito del prolifico musicista scandinavo.
Ovviamente quanto portato ad esempio in precedenza non deve far pensare ad un’operazione blandamente calligrafica da parte del buon Stolt, che unisce con sapienza gli insegnamenti del prog del secolo scorso con le pulsioni provenienti da oltreoceano (la sua lunga frequentazione con Neal Morse nei già citati Transatlantic in tal senso si percepisce chiaramente, specie in un brano come Lost America): il risultato è l’ennesimo valido lavoro offerto da un artista il cui operato si colloca costantemente su un livello medio alto, grazie alla bravura sua e dei musicisti di cui si circonda, senza possedere però quello spunto decisivo necessario per arrivare all’eccellenza assoluta.

Tracklist:
1. Rainsong
2. Lost America
3. Ze Pawns
4. High Road
5. Rio Grande
6. Next To A Hurricane
7. The Alchemist
8. Baby Angels
9. Six Thirty Wake-Up
10.The Spell of Money

Line-up:
Roine Stolt – lead vocals, guitars, synths, keyboards, bass
Marco Minnemann – drums
Michael Stolt – bass, vocals
Jonas Reingold – bass
Rob Townsend – sax
Max Lorentz – Hammond B3, vocals
Zach Kamins – Moog & keys
Hans Froberg – vocals
Nad Sylvan – vocals

THE FLOWER KINGS – Facebook

 

Embryonic Cells – Horizon

Horizon fino alla title track vive di una sua pregevole coerenza per poi vedere inficiato in qualche modo l’esito finale dai due poco convincenti brani conclusivi.

I francesi Embryonic Cells risultano attivi fin dalla fine del secolo scorso, anche se il loro fatturato ammonta a quattro full length pubblicati pressapoco nell’arco dell’ultimo decennio.

Quanto offerto dalla band di Troyes è un buon black metal dai sentori sinfonici, nel senso che le tastiere sono sì presenti ma non finiscono per saturare la scena, restando invece opportunamente sullo sfondo e riuscendo a riempire efficacemente il sound (né è autore Pierre Le Pape, oggi nei Melted Space e già anche negli ottimi Wormfood).
Con queste premesse è lecito attendersi un qualcosa di gradevole ma, probabilmente, non fondamentale e tutto sommato tali previsioni si rivelano fin troppo facilmente azzeccate: Horizon è un disco che si lascia ascoltare con un certo agio, perché non ha davvero nulla che non vada essendo costituito per lo più da brani pervasi da ritmiche ora atmosfericamente incalzanti (Don’t Serve Your King, Never Let You Fall, Horizon), ora più ragionate e cadenzate (Carved In My Skin, Across The Mountains); in un contesto per certi versi prevedibile spiazzano così due episodi difficilmente inquadrabili come To Horizon e No Boundaries, e il fatto stesso che entrambi siano stati collocati al termine dalla scaletta li fa apparire quasi fuori contesto.
Preso come un punto fermo e consolidato il fatto che in materia non c’è più un bel niente da inventare, perché non limitarsi a fare (bene) quanto ci si è prefissi senza sentirsi in obbligo di deviare dalla via maestra con il concreto rischio di finire parzialmente fuori dalla carreggiata? Questo è ciò che accade ad un album come Horizon, che fino alla title track vive di una sua pregevole coerenza per poi vedere inficiato in qualche modo l’esito finale da due brani poco convincenti che appaiono una sorta di appendice posticcia e non richiesta.
Un peccato, questo, che sarebbe stato maggiormente perdonabile ad una band al passo d esordio, un po’ meno se chi ne è autore è in circolazione già da parecchio tempo come nel caso degli Embryonic Cells.

Tracklist:
1.Crossing
2.Don’t Serve Your King
3.Carved In My Skin
4.Never Let You Fall
5.Across The Mountains
6.Horizon…
7.To Horizon
8.No Boundaries

Line-up:
Maxime Beaulieu : vocals / guitars
Pierre Touzanne : bass
Jonathan Lemay : drums
Pierre Le Pape : synths

EMBRYONIC CELLS – Facebook

 

THE SCARS IN PNEUMA

Il music video di “Souls Are Burning”, dall’album “The Path Of Seven Sorrows” in uscita a febbraio (Promethean Fire/Kolony Records).

Il music video di “Souls Are Burning”, dall’album “The Path Of Seven Sorrows” in uscita a febbraio (Promethean Fire/Kolony Records).

I black metaller italiani THE SCARS IN PNEUMA pubblicheranno il debut album “The Path Of Seven Sorrows” il prossimo 8 febbraio su Promethean Fire / Kolony Records.

Oggi la band, in collaborazione con il popolare magazine americano No Clean Singing, lancia il nuovo singolo “Scars Are Burning”, un perfetto esempio di black metal epico e dinamico!

I THE SCARS IN PNEUMA (“πνεύμα”, un termine che in greco antico significa “respiro”, “aria”, “soffio vitale”) hanno registrato “The Path Of Seven Sorrows” negli Elfo Studio di Tavernago (PC); il mixaggio e il mastering hanno avuto luogo presso i Goblin Studio di Piacenza, sotto la supervisione di Daniele Mandelli.

La copertina è il celebre dipinto “Il Fuoco di Notte” di Francisco Goya (1794).

“The Path Of Seven Sorrows” tracklist:

01. Devotion
02. Souls Are Burning
03. Spark To Fire To Sun
04. All The Secrets That We Keep
05. Dark Horizons Ahead
06. The Glorious Empire Of Sand
07. Constellations

I THE SCARS IN PNEUMA hanno inizialmente preso vita come progetto solista di Lorenzo Marchello (voce / chitarre / basso) all’inizio del 2017, per poi diventare una band a tutti gli effetti quando Francesco Lupi (chitarre) e Daniele Valseriati (batteria) hanno offerto il proprio contributo nel corso del medesimo anno.

Musicalmente i THE SCARS IN PNEUMA propongono una propria visione del black metal, a volte definibile come un mix di black metal, death metal e spunti doom, spesso dominata da un melodico lavoro di chitarra e da un velo di epicità. Fra le principali influenze e punti di riferimento sono citabili Dissection, Mgła, Be’lakor, Rotting Christ, Forgotten Tomb, Blut Aus Nord, Emperor.

A livello lirico, i THE SCARS IN PNEUMA trattano tematiche come il confronto con i propri demoni interiori, i rimpianti della vita, lo scorrere del tempo, la perdita dei propri cari.

THE SCARS IN PNEUMA:
Lorenzo Marchello – Vocals, Guitars, Bass
Francesco Lupi – Guitars
Daniele Valseriati – Drums

facebook.com/thescarsinpneuma/

facebook.com/prometheanfirerecords

facebook.com/kolonyrecords/

kolonyrecords.com

kolonyrecords.bandcamp.com

The Crawling – Wolves and the Hideous White

Wolves and the Hideous White non è affatto un’esibizione del death doom nella sua versione più tetragona o putrescente, ma trae correttamente linfa dalla fondamentale scuola britannica, mettendo da parte tentazioni gotiche per privilegiare un impatto più opprimente ma non scevro di appigli melodici.

Secondo full length per i nordirlandesi The Crawling, validi promulgatori del verbo del death doom più canonico.

Wolves and the Hideous White però non è affatto un’esibizione del genere nella sua versione più tetragona o putrescente, ma trae correttamente linfa dalla fondamentale scuola britannica, mettendo da parte tentazioni gotiche per privilegiare un impatto più opprimente ma non scevro di appigli melodici.
Fulcro del lavoro è il brano per certi versi più anomalo, Drowned In Shallow Water, che arriva a spezzare il più robusto incedere dell’iniziale title track e della notevole Still No Sun, traccia in quota primi Paradise Lost; qui affiorano pulsioni post metal che non snaturano affatto un sound sempre ben identificabile, anche quando il lavoro chitarristico esibisce inedite dissonanze.
Superato il breve e non particolarmente incisivo episodio A Time For BrokenThings, con Rancid Harmony il trio di Lisburn ritorna ad infierire con grande efficacia alternando riff micidiali ad aperture melodiche minime ma sempre significative; Promises and Parasites chiude senza sorprese negative questo ottimo lavoro che, come quasi sempre avviene rispetto a ciò che ci giunge dalle lande di oltremanica, gode di una buona produzione atta a valorizzare al meglio il crudo operato del chitarrista cantante Andy Clarke e dei suoi sodali Stuart Rainey (basso) e Gary Beattie (batteria).
Wolves and the Hideous White è una bella conferma per una band relativamente nuova ma già in grado di imporre un sound convincente e, nei limiti di quanto consentito dal genere affrontato, piuttosto personale.

Tracklist:
1. Wolves and the Hideous White
2. Still No Sun
3. Drowned In Shallow Water
4. A Time For Broken Things
5. Rancid Harmony
6. Promises and Parasites

Line-up:
Andy Clarke – Guitar/Vocals
Gary Beattie – Drums
Stuart Rainey – Bass/Backing Vocals

THE CRAWLING – Facebook

SWALLOW THE SUN

Il video di “Lumina Aurea”, che anticipa il nuovo album “When A Shadow Is Forced Into The Light” in uscita a gennaio (Century Media Records).

Il video di “Lumina Aurea”, che anticipa il nuovo album “When A Shadow Is Forced Into The Light” in uscita a gennaio (Century Media Records).

I doomster finlandesi SWALLOW THE SUN pubblicano il singolo “Lumina Aurea”, un brano di 14 minuti pubblicato in digitale e in 12″. Il brano vede come ospiti Einar Selvik dei Wardruna e Marco I. Benevento dei The Foreshadowing. A detta della stessa band questo è il prodotto più oscuro e sinistro mai realizzato.
Disponibile il video di “Lumina Aurea”, realizzato da Aapo Lahtela e Vesa Ranta della Kaira Films.

“Lumina Aurea” anticipa il nuovo album “When A Shadow Is Forced Into The Light”, disponibile dal 25 gennaio 2019 su Century Media Records.

Di seguito gli artwork e le tracklist dei due album:

“When A Shadow Is Forced Into The Light”:
1. When A Shadow Is Forced Into The Light
2. The Crimson Crown
3. Firelights
4. Upon The Water
5. Stone Wings
6. Clouds On Your Side
7. Here On The Black Earth
8. Never Left

“Lumina Aurea”:
1. Lumina Aurea
2. Lumina Aurea (instrumental version)

“‘Lumina Aurea’ is a song I would never want to write in my life,” Raivio says. “It is an open, bleeding black wound from the last two and half years of my life. But I had to write it out. I could not back down from it. The way I wrote and recorded ‘Lumina Aurea’ was so rough emotionally and physically that I think I will never talk about it public. I know this road will go on forever as a part of me, but I have also made a peace with it—that I will never have peace with it. And that the life and the journey here must still go on for a while for those of us remaining. I knew that if I would go any deeper on that road with the album as I did with ‘Lumina Aurea,’ the path would not end well. So, I quickly realized that instead I will write an album that will manifest loud and clear that after all, ‘Love is always stronger than death.’ I wanted to find that angle for ‘When A Shadow Is Forced into the Light’. This album is like a weapon for myself. A burning light, a burning torch. Victorious and proud.”

“The idea for this short-film like music video came from Juha Raivio and we tweaked the idea a bit to make the story fit into the beautiful landscapes we were going to film it in. The video has been filmed in several locations around Northern Finland and Lappland. We would like to leave the meaning of the story a bit open and to let everyone watching it to make their own conclusions and let their imagination flow. As obvious, things such as grief, torment and even love are present through the video. This is pretty much all we would like to open about it. Some kind of mysticism there definitely is. It was a great pleasure for us to get work with this project, since the song has such a meaning for Juha,” stats Ranta.

SWALLOW THE SUN have announced first shows for 2019! See below for all dates

SWALLOW THE SUN live
07.02.2019 Helsinki (Finland) – Nosturi*
08.02.2019 Turku (Finland) – Apollo*
09.02.2019 Jyväskylä (Finland) – Lutakko*
14.02.2019 Tampere (Finland) – Klubi*
15.02.2019 Oulu (Finland) – Teatria*
16.02.2019 Kuopio (Finland) – Henry´s Pub*
*) with THE MAN-EATING TREE

More dates to be announced soon!

SWALLOW THE SUN are:
Mikko Kotamäki – Vocals
Matti Honkonen – Bass
Juuso Raatikainen – Drums
Jaani Peuhu – Keys & Vocals
Juho Räihä – Guitar
Juha Raivio – Guitar & Keys

SWALLOW THE SUN online
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