For Different Ways – About Life And Choices

Per trovare nuovi ed interessanti gruppi hardcore non bisogna andare molto lontano, in Italia ve ne sono di ottimi come i sardi For Different Ways, qui al debutto con il primo ep About Life And Choices.

Per trovare nuovi ed interessanti gruppi hardcore non bisogna andare molto lontano, in Italia ve ne sono di ottimi come i sardi For Different Ways, qui al debutto con il primo ep About Life And Choices.

Questi ragazzi di Serramanna fanno un gran bel melodic hardcore, confermando la Sardegna come uno dei migliori posti per il genere con gruppi come Last Breath e tanti altri pop punk e melodic hardcore. Il perché sta in questo breve ep, dove tutto è al proprio posto e combacia perfettamente. Il suono dei For Different Ways è molto americano, ha una gande melodia ed è al contempo molto influenzato dall’hardcore, per una miscela molto buona. Il pathos è alto per tutti i brani del disco, i quali funzioneranno molto bene dal vivo, poiché oltre ad essere intensi sono studiati per essere cantati e sudati sotto al palco. In queste piccole grandi opere di provincia risiede sempre un’ottima qualità, come dimostrano questi ragazzi che usano l’hardcore melodico come codice musicale per esprimersi, là dove sarebbe facile stare zitti e forse avere più scuse per farlo che in una metropoli; invece ci si vede e si fa musica con il cuore, certamente la tecnica non è eccelsa, ma qui conta il sentimento e la voglia. Il gruppo sardo è capace sia tecnicamente che a livello compositivo, soffre solo di una produzione non del tutto all’altezza, perché con suoni leggermente migliori questo ep sarebbe ancora meglio di ciò che già è. Da sentire per chi vuole ascoltare musica fatta con il cuore e che fa ancora sognare, nonostante da sognare in effetti ci sia ben poco.

Tracklist
1.Intro
2.Crisis
3.Black Heaven
4.Hard Times
5.Listless

Line-up
Giacomo – Vocals
Carlo – Guitar, Vocals
Matteo – Guitar, Vocals
Emanuele – Bass, Vocals
Mauro – Drums, vocals

FOR DIFFERENT WAYS – Facebook

Evilon – Leviathan

Melodic death metal ed inserti folk sono il connubio vincente per gli amanti del genere, in virtù di un sound che in Leviathan risulta travolgente e di una serie di brani che non danno tregua.

La firma per Wormholedeath e gli svedesi Evilon possono partire alla conquista dei cuori guerrieri dei death metallers dai gusti melodici e folk.

La band, fondata tre anni fa dalla coppia di chitarristi Kenneth Evstrand e Jonny Sjödin, si affaccia sul mercato estremo con Leviathan, album di debutto su lunga distanza dopo Shores of Evilon, ep di cinque brani uscito lo scorso anno.
Melodic death metal ed inserti folk sono il connubio vincente per gli amanti del genere, in virtù di un sound che in Leviathan risulta travolgente e di una serie di brani che non danno tregua, pregni di sfumature classiche, solos incisi sui manici delle spade e ritmiche che sono venti che spazzano il mare del nord in tempesta.
L’album ha una partenza fulminea con l’opener Eye Of The Storm e non si ferma più: uno dietro l’altro i brani si susseguono in un mare in burrasca di suoni metallici; a tratti l’anima folk avvolge di epica eleganza le note battagliere di brani trascinanti come la title track o la coppia di gioiellini melodic/folk/death come Sounds Of The Tomb e The King Of The Thousand Suns, con il singer Joel Sundell a radunare le truppe sul ponte del drakkar.
Leviathan risulta un gran bel disco, rappresentando il death metal melodico nella sua forma tradizionale, valorizzato da inserti folk epici e richiamando primi In Flames e Dark Tranquillity, così come Amorphis ed Eluveitie.
Grazie ad un songwriting eccezionale, Leviathan è una raccolta di brani perfetti nella loro natura estrema, melodica e guerriera; gli Evilon sono un gruppo di cui sentiremo sicuramente parlare ancora: ancora un grande colpo in casa Wormholedeath.

Tracklist
1. Eye of the storm
2. Sound of the tombs
3. Leviathan
4. Souldrainer
5. The king of a thousand suns
6. In the shadow of my grief
7. Welcome home
8. The sacred
9. Serpent eye
10. When the leaves are falling

Line-up
Kenneth Evstrand – Guitar/Choir
Jonny Sjödin – Guitar/Choir
Björn Wildjärn – Bass/Choir/Lead-Clean Vocals
Joel Sundell – Lead-Growling Vocals
Anders Hagen – Drums

EVILON – Facebook

Heavy Generation – The Spirit Lives On

The Spirit Lives On si rivela uno dei dischi più belli usciti quest’anno nel genere, oltre che il miglior debutto possibile per gli Heavy Generation.

Si affacciano sulla scena classica tricolore gli Heavy Generation, band dal sound heavy/power duro come l’acciaio, potente come un tuono e perfettamente bilanciato con quel tocco melodico che fa la differenza.

La band è composta dai fondatori Marco Stefani (Motorhell) alla batteria e Marco Marchioni al basso, a formare una sezione ritmica potentissima, dal chitarrista Fabio Cavestro (Gunjack, Motorhell, The Silence) e dal talentuoso cantante Ivan Giannini che, chi segue il metal targato Italia, avrà già potuto apprezzare nei Derdian e negli Elegacy, tra gli altri.
Con queste ottime premesse a livello di line up l’album non poteva che risultare all’altezza della situazione, ed infatti The Spirit Lives On non deluderà sicuramente le aspettative dei defenders, grazie ad un lotto di brani entusiasmanti, che travolgono l’ascoltatore grazie alla potenza di un heavy/power tellurico ed al notevole impatto epico melodico.
Giannini si trasforma dal vocalist potente ed elegante che abbiamo ammirato in passato in un animale metallico feroce e famelico, in possesso di un timbro che in questo caso ricorda il miglior Halford e aggiungendovi grandi doti interpretative (immenso nel mid tempo Path Of Denial).
In uno scenario post apocalittico i quattro guerrieri metallici ci consegnano un lavoro riuscito, formato da una raccolta di brani che non inciampano, ma marciano in direzione dell’epico scontro nelle strade di metropoli in disfacimento, al suono delle varie Fire Steel Metal, Heavy Generation, The Spirit Lives On e Warriors, tracce che dell’heavy/power epico si nutrono per soddisfare la voglia di metal classico di tutti i suoi seguaci pronti ad alzare il pugno verso il cielo.
The Spirit Lives On si rivela uno dei dischi più belli usciti quest’anno nel genere, oltre che il miglior debutto possibile per gli Heavy Generation.

Tracklist
01. Born To Rock
02. Fire Steel Metal
03. No Control
04. Blood And Sand
05. Heavy Generation
06. Path Of Denial
07. My Spirit Lives On
08. Odin
09. Warriors
10. March Until The Grave
11. No More Mercy

Line-up
Ivan Giannini – Vocals
Fabio Cavestro – Guitars
Marco Marchioni – Bass
Marco Stefani – Drums

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HEAVY GENERATION – Facebook

Barkasth – Decaying

La forza di un album come Decaying risiede in una formula che certo non è un segreto: sette canzoni rese irresistibili da un uso sapiente della melodia, il tutto racchiuso in poco più di quaranta minuti di black metal intenso e che sovente vira sul death, esaltato da una produzione all’altezza e da una prestazione impeccabile dei singoli.

Tra le scene black metal dell’est europeo quella ucraina è sicuramente la più interessante e ricca qualitativamente, assieme a quella rumena, meno densa però a livello numerico.

Ad avvicinarsi notevolmente al livello di giganti come Drudkh o Nokturnal Mortum arrivano oggi, con il loro primo album, i Barkasth, anch’essi provenienti dall’inesauribile fucina di Kharkiv.
Il fatto che Decaying ne rappresenti il passo d’esordio non deve indurre in errore facendo pensare che il quartetto sia composto da imberbi ragazzini; i nostri, per quanto ancora relativamente giovani, sono tutti musicisti che gravitano nell’ambiente già da diverso tempo, con due di essi provenienti da un altro gruppo di spessore come gli Elderblood.
La forza di un album come Decaying risiede in una formula che certo non è un segreto: sette canzoni rese irresistibili da un uso sapiente della melodia, il tutto racchiuso in poco più di quaranta minuti di black metal intenso e che sovente vira sul death, esaltato da una produzione all’altezza e da una prestazione impeccabile dei singoli, con le chitarre che si lasciano andare spesso e volentieri a gustosi assoli ed un alternanza screaming/growl appropriata e convincente.
L’opener Begging By Freaks è già da solo un brano che potrebbe valere un intero album, e la stessa valutazione la si può fare anche per la conclusiva e più avvolgente …Where Was The Son Of God; tutto quanto sta in mezzo è di livello assolutamente conforme a queste due gemme, per cui non vi sono davvero controindicazioni nell’affermare che i Barkasth costituiscono una delle scoperte più eccitanti dell’anno in ambito black metal.
Ad impreziosire il tutto troviamo anche un approccio concettuale non banale, anche se sicuramente non nuovo nella sua espressione di antireligiosità, la quale viene esibita però in maniera ragionata e tutt’altro che becera, rivelandosi molto più adeguata in tal senso ad un contenuto musicale di primissimo ordine.

Tracklist:
1. Begging By Freaks
2. Alone
3. Blood & Flesh
4. Soul Away
5. Decaying
6. Shepherd
7. …Where Was The Son Of God

Line-up:
Arkhonth – guitars, vocals
Goreon – guitars, vocals
Hagalth – bass
Malet – drums

BARKASTH – Facebook

MADDER MORTEM

Il video di Far From Home, dall’album Marrow (Dark Essence Records).

Il video di Far From Home, dall’album Marrow (Dark Essence Records).

Norwegian Progressive Metal band Madder Mortem premieres a haunting new video for the track Far From Home via our premiere partners on http://smarturl.it/FarFromHome_MM . It’s from the forthcoming seventh album Marrow. Please watch + share:

The band comments: “Far From Home” grew out of an early morning’s vocals idea and into a very Madder song. Everything we love is here: contrasts and melody, fragility and heaviness, anguish and hope. The lyrics are about a long night’s uneasy journey into day, about the gut-wrenching worry that rides on the back of truly caring for someone.

When we approached artist Costin Chioreanu about creating the video for “Far From Home”, we gave him the music, the lyrics, and otherwise an absolutely free rein. The result is his unique interpretation of the song and the feeling, and when we first saw it, we were all tearing up. Costin gave the song another dimension, and we are so grateful to him for expanding our music into the visual realm.”

Madder Mortem’s album Marrow will be out on Dark Essence Records on 21 September 2018.

Below full press infos, links and a press download for reviews + airplay. Please spread the news. Thank you!

Artist: Madder Mortem
Title: Marrow
Format: LP, CD, Digital
Label: Dark Essence Records
Distribution: Soulfood (Germany), Plastic Head (International)
Genre: Progressive Metal
Release Date: 21/09/2018

Marrow is the seventh album from Madder Mortem – one of Norway’s most unique metal bands. Following up on Red in Tooth and Claw from 2016, and two successful European tours with fellow Scandinavians Soen, the band is hungrier and heavier than ever before.

Marrow is complex album, covering a wide register of genres and expressions – from folk/prog moments to avant garde, from pretty and ballady to challenging modernistic tonality and harshness. With Agnete M. Kirkevaag’s dynamic and powerful vocals on top, as always. Lyricwise, the album is about sticking to the essence of yourself. Your ideas, your thoughts, your values. To stay true to your roots – your marrow.

Their most doomy album to date, and at times both heavier and cathier than it’s predecessor Red in Tooth and Claw, the new album Marrow is a perfect album for those thunderous Autumn storms.

Tracklist

01. Untethered

02. Liberator

03. Moonlight Over Silver White

04. Until You Return

05. My Will Be Done

06. Far From Home

07. Marrow

08. White Snow, Red Shadows

09. Stumble On

10. Waiting To Fall

11. Tethered

Links

Official: http://www.maddermortem.com

Facebook: http://www.facebook.com/mmortem

Bandcamp: https://maddermortem.bandcamp.com

Label: http://www.darkessencerecords.no

Voivod – The Wake

I Voivod si confermano ancora una volta autori di grande musica progressiva, metallica e straordinariamente fuori dal comune.

Un nuovo album degli storici Voivod è sempre motivo di discussione e consumo di litri di inchiostro vista l’importanza del gruppo all’interno della scena metallica fin dalla prima metà degli anni ottanta.

L’ultimo album The Wake viene licenziato in concomitanza con i trentacinque anni di carriera della band, un traguardo straordinario per una realtà sempre un passo avanti nella scena musicale mondiale fin dai primi devastanti lavori, passando per il progressive thrash metal melodico e spaziale degli anni novanta (con album bellissimi e sottovalutati come Angel Rat e The Outer Limits), per tornare al metal estremo degli esordi e nuovamente ora, con questo ottimo ultimo parto, alle digressioni space rock e progressive.
Langevin e Belanger, con i fidi Mongrain e Laroche, danno vita ad un viaggio intergalattico nel quale appunto il thrash metal amoreggia con generi lontani anni luce ma che nella loro musica diventano parte integrante di un concept musicale personalissimo.
Di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, e la fusione tra il metal estremo con progressive e jazz non fa più notizia, ma la band canadese riesce comunque a sorprendere con il suo personalissimo sound ed un talento compositivo fuori categoria.
The Wake sta tutto qui, con i Voivod che giocano tra note spaziali, trame progressive, atmosfere orchestrali e ed un mare di piccoli dettagli che vanno a formare una galassia musicale cangiante e ricca di fascino.
I Pink Floyd, così come i King Crimson (The End Of Dormancy), sono riferimenti che continuano a passare veloci come nubi gassose nell’universo chiamato The Wake, di assoluto livello anche sotto l’aspetto tecnico e a tratti difficilissimo da digerire se non si possiede la giusta confidenza con il sound della band.
Dall’opener Obsolete Begins fino alla conclusiva Sonic Mycelium, i Voivod si confermano autori di grande musica progressiva, metallica e straordinariamente fuori dal comune.

Tracklist
01. Obsolete Beings
02. The End Of Dormancy
03. Orb Confusion
04. Iconspiracy
05. Spherical Perspective
06. Event Horizon
07. Always Moving
08. Sonic Mycelium

Line-up
Dennis “Snake” Belanger – Vocals
Daniel “Chewy” Mongrain – Guitar
Dominic “Rocky” Laroche – Bass
Michel “Away” Langevin – Drums

VOIVOD – Facebook

VV.AA. – STB Records Mix Tape – Vol 5

Davvero bello ascoltare un mixtape fatto con passione e grande competenza, ed oltre ad ascoltare ottima musica comincerete a conoscere un’etichetta valida e coinvolgente.

Essere un’etichetta underground e proprorre musica pesante avendo un’importante etica do it yourself non è facile, ma con gusto e voglia i risultati arrivano e la STB Records ne è la dimostrazione.

Nata nel New Jersey nel 2012, la label è dedita alla pubblicazione di musica pesante come stoner, desert stoner e dintorni, generi che gli americani hanno praticamente inventato e che sanno fare molto bene. Ogni uscita della STB Records è un qualcosa creato per fare bene alle orecchie ma anche agli occhi, e i risultati sono quasi sempre ottimi. Ogni mese la rumorosa etichetta fa uscire un mixtape disponibile in “name your price” sul suo bandcamp, al massimo le canzoni possono essere 11 ed illustrano le novità in arrivo e le cose migliori che sta producendo la STB Records e non solo. La qualità media dei mixtapes è notevole e ci sono davvero delle belle chicche: come in una trasmissione radiofonica si viene invogliati ad ascoltare il tutto, perché novità così fanno bene al cuore. In particolare, in questo mixtape numero 5 ci sono molti brani davvero validi, che spaziano in vari generi, ma in particolare colpiscono i The Black Mourning, gruppo indie post punk formato da membri di Subzero, Into Another, Stabbing Westward, Youth of Today, Closer & Ace Frehley tanto per fare due nomi, con il pezzo Maxaluna che è incredibile e sarà contenuto nell’ep di prossima uscita. Poi si spazia con gruppi davvero validi come i newyorchesi Lvger, che fanno un punk oi molto mischiato con il rock and roll, per una miscela che poteva nascere solo a New York City. Un altra notevole band sono i post noise cinematici Sleepbomb, molto originali ed allucinatori. Davvero bello ascoltare un mixtape fatto con passione e grande competenza, ed oltre ad ascoltare ottima musica comincerete a conoscere un’etichetta valida e coinvolgente. Se inizierete con i mixtape della STB Records non potrete più smettere.

Tracklist
1. Birnam Wood – Dunsinane
2. AM – Mervins
3. Grass – Get In The Van
4. The Munsens – Dirge (For Those To Come
5. LVGER – Drop The Ace
6. Ruff Majik – The Deep Blue
7. Black In Mourning – Maxaluna
8. Sleepbomb – Plague
9. Teepee Creeper – Black Snake
10. Warchief – Nightmare Queen

STB RECORDS – Facebook

The Vintage Caravan – Gateways

La formula del trio nato nel gelido nord è un caldo hard rock psichedelico, infarcito di riff che passano dalla potenza del mito sabbathiano al blues rock zeppeliniano fino a fumose melodie stoner, finendo per lasciare agli ascoltatori un tocco moderno e belle canzoni.

Il revival dell’hard rock di matrice settantiana continua a regalare ottimi gruppi e album da custodire gelosamente sotto l’etichetta vintage.

Non me ne vogliano i tanti gruppi che dalla Scandinavia agli Stati Uniti si sono dedicati al ritorno del sound che ha fatto grandi icone come Led Zeppelin, Jimi Hendrix, Black Sabbath o Deep Purple, ma l’aggettivo in questione riassume perfettamente l’attitudine di band come i The Vintage Caravan, provenienti dall’Islanda e al quarto lavoro in uscita per Nuclear Blast.
La formula del trio nato nel gelido nord è un caldo hard rock psichedelico, infarcito di riff che passano dalla potenza del mito sabbathiano al blues rock zeppeliniano fino a fumose melodie stoner, finendo per lasciare agli ascoltatori un tocco moderno e belle canzoni.
Óskar Logi (chitarra e voce), Alex Örn (basso) e Stefán Ari (betteria), come i Blues Pills o i Radio Moscow, tornano alle origini del rock duro, lo drogano di psichedelia e blues acido, lo potenziano con riff pesanti come incudini e ci ricamano sopra solos hendrixiani, per un risultato assolutamente cool, almeno per questi tempi che, come già scritto in precedenza, sono già da un po’ forieri di ventate revivaliste, dopo tanto modern rock e metal dei primi anni del millennio.
Gateways è un buon lavoro, i brani mantengono un appeal assolutamente conforme ai gusti dei rockers senza affondare troppo le componenti psichedeliche, e i brani ci guadagnano in scorrevolezza, formando una raccolta di tracce che dall’opener Set Your Light, passando per Reflections e il blues di All This Time centrano il bersaglio, dirette e senza indugi.
Nebula apre la parentesi trip stoner/psych rock, rivelandosi una jam settantiana dalle melodie che passeggiano su nuvole di vapore che si tramutano in gocce di drammatico blues acido: a seguire Farewell e Tune Out, per una chiusura sicuramente più psichedelica rispetto a quanto ascoltato in precedenza, anche se la componente melodica rimane in primo piano.
Album che farà la gioia degli amanti dei suoni vintage, Gateways non concede pause e risulta un lavoro piacevole, in particolare se si è amanti dei gruppi storici citati precedentemente.

Tracklist
1. Set Your Sights
2. The Way
3. Reflections
4. On The Run
5. All This Time
6. Hidden Streams
7. Reset
8. Nebula
9. Farewell
10. Tune Out

Line-up
Óskar Logi – Guitar, Vocals
Alex Örn – Bass
Stefán Ari – Drums

THE VINTAGE CARAVAN – Facebook

Doom Heart Fest. II con Evadne, Tethra, Lying Figures e Holeum

Doom Heart Presenta:

Doom Heart Fest. Vol.II con:

Evadne
Tethra
Lying Figures
The Holeum

-The One-
Piazzale Pietro Gobetti
Presso il centro commercial l’Agorà
Cassano d’Adda (MI)

Contributo artistico 10€ (con 1 consumazione inclusa)

A rivestire il ruolo di Headliner della seconda edizione del Doom Heart Fest. sarà un gruppo che manca dai palchi italiani da qualche anno, autore nel 2017 dell’album-capolavoro “A Mother Named Death”, terzo full length in quindici anni di carriera. Arrivano dalla Spagna i maestri del Doom/Death melodico che affonda le sue radici nella disperazione e nei più profondi abissi dell’animo umano. Signore e Signori, ecco a voi gli Evadne!

Dopo il successo di critica e pubblico del loro ultimo splendido album “Like Crows for the Earth”, tornano con il loro Melancholic Doom/Death, sul palco del The One, gli italianissimi e talentuosi Tethra. Break acustici, assoli che faticherete a dimenticare e melodie che vi condurranno nel mondo a tinte fosche raccontate dalla voce del carismatico frontman Clode.

Direttamente da Nancy, Francia, a volte melodici, a volte brutali, ma sempre pesanti e opprimenti. Il melodic doom/death ad alto tasso di tensione emotiva dei Lying Figures è ispirato all’arte e alla musica, al cinema e alla letteratura. Da Saturnus a Katatonia, da David Lynch a John Carpenter, da Edgar Allan Poe a Lovecraft, attraverso Silent Hill e Alice nel paese delle meraviglie, la band dispiegherà su di voi un universo in cui la follia e il mal de vivre balleranno insieme.

Arriva dall’assolata Spagna il combo che, con il suo ipnotico e aggressivo ambient Sludge Doom/Post Metal a tinte fosche, aprirà questo evento. Ma chi sono gli Holeum? Holeum è correlato alla materia oscura che forma i buchi neri nell’universo, Holeum non è un buco nero, ma i buchi neri sono formati da Holeum. Questa è l’idea da cui estraggono il loro concetto ed essi rappresentano una visione sonora e cosmica del sublime.

FATES WARNING

Il lyric video della versione live di “Point Of View”, dall’album “Live Over Europe” (InsideOutMusic).

Il lyric video della versione live di “Point Of View”, dall’album “Live Over Europe” (InsideOutMusic).

I FATES WARNING hanno recentemente pubblicato il nuovo live album “Live Over Europe” su InsideOutMusic. Oggi la band presenta il lyric video della versione live di “Point Of View” creato da John Kaimakamis and the Nightwatchers.

“Live Over Europe” è disponibile a questo link.

https://fateswarning.lnk.to/LiveOverEurope

Coming up next, FATES WARNING will be playing a string of shows in South America as follows:

FATES WARNING – Live 2018:
October 9th – Santiago (Chile) – Club Subterráneo
Tickets: https://www.eventrid.cl/eventos/spiderprod/fates-warning-en-chile
October 11th – Arequipa (Peru) – Jarawa / Lima Metal Fest Sideshow
October 13th – Lima (Peru) – Lima Metal Fest III
Tickets: https://www.joinnus.com/PE/conciertos/lima-lima-metal-fest-3-2018-20073

Unfortunately, due to prior commitments FATES WARNING dummer Bobby Jarzombek will not be with the group for these dates, but instead Craig Anderson (Ignite, Crescent Shield) will be filling in during these shows.

Gathered during the group’s most recent European headlining run for FATES WARNING’s much acclaimed latest studio album “Theories Of Flight” in January 2018, “Live Over Europe” includes audio recordings from 8 different cities (Aschaffenburg / Germany, Belgrade / Serbia, Thessaloniki and Athens / Greece, Rome and Milan / Italy, Budapest / Hungary as well as Ljubljana / Slovenia) and a total of 23 songs in over 138 minutes of playing time, spanning 30 years of the group’s seminal career.

“Live Over Europe” was mixed by Jens Bogren (Opeth, Kreator, Symphony X) and mastered by Tony Lindgren at Fascination Street Studios in Sweden and is available as limited 2CD Mediabook, Gatefold 3LP + Bonus-2CD or as Digital Album. In its week of release, “Live Over Europe” entered the official sales charts in Germany on a stunning # 31 position.

Or get the 2CD or 3LP (+ 2CD as bonus) from the InsideOutMusic webshop here:
https://www.insideoutshop.de/Artist/Fates_Warning/20823?Page=1&PageSize=25&Sort=13

An unboxing video for “Live Over Europe“ can be seen here:
https://youtu.be/ueqNl5YlDoY

FATES WARNING – Line-Up 2018:
Ray Alder – Vocals
Jim Matheos – Guitars
Joey Vera – Bass and Vocals
Mike Abdow – Guitars and Vocals
Bobby Jarzombek – Drums

FATES WARNING Online:
www.fateswarning.com
www.facebook.com/FatesWarning
https://twitter.com/fateswarning

Aborted – TerrorVision

Quest’ultimo parto firmato Aborted risulta un mastodontico, granitico e straordinario lavoro presentato perfettamente dalla title track, ma che non cede per tutti i suoi quarantacinque minuti di durata, formando un’opera estrema di livello assoluto, imperdibile.

Uno dei lavori più riusciti ed intensi di questo 2018 in campo death/grind porta la firma dei belgi Aborted, tornati con il decimo album di una discografia di altissima qualità, confermato da questo funambolico TerrorVision.

Il gruppo che, di fatto, ha tutti i crismi di una band internazionale capitanata dal singer Sven de Caluwé, con questo nuovo lavoro ci consegna un capolavoro di musica estrema violentissima, una spettacolare prova di forza sorretta da una tecnica ineccepibile e da un songwriting esaltante.
Caluwè da letteralmente spettacolo con una prestazione al solito varia, personalissima e a tratti davvero mostruosa, ed i suoi compari non sono da meno, invitando l’ascoltatore sull’ottovolante impazzito chiamato TerrorVision.
L’album è una continuo sorpresa, le soluzioni in mano al gruppo sono le più svariate anche nell’arco dello stesso brano, così che a tratti la violenza iconoclasta e l’atmosfera apocalittica passano in secondo piano davanti a tanta perizia, nel passare dal death/grind a soluzioni ritmiche di stampo groove e sferzate black metal, il tutto valorizzato da un approccio tecnico e progressivo di valore assoluto.
Difficile fare dei paragoni con altre realtà, perché nell’album ci si ritrova nel mondo Aborted, già ampiamente messo in evidenza con il precedente e bellissimo Retrogore, uscito un paio di anni fa, ma portato qui ad un livello ancora superiore.
Quest’ultimo parto firmato Aborted risulta un mastodontico, granitico e straordinario lavoro, presentato perfettamente dalla title track, ma che non mostra cedimenti per tutti i suoi quarantacinque minuti di durata, formando un’opera estrema imperdibile e di livello assoluto.

Tracklist
1. Lasciate Ogne Speranza
2. TerrorVision
3. Farewell To The Flesh
4. Vespertine Decay
5. Squalor Opera
6. Visceral Despondency
7. Deep Red
8. Exquisite Covinous Drama
9. Altro Inferno
10. A Whore D’oeuvre Macabre
11. The Final Absolution

Line-up
Sven De Caluwè – Vocals
Mendel Bij De Leij – Guitar
Ian Jekelis – Guitar
Ken Bedene – Drums
Stefano Franceschini – Bass

ABORTED – Facebook

Ayahuasca Dark Trip – Upaya

Upaya è un’opera che piacerà a chi vuole qualcosa di più dalla musica e dalle sensazioni che essa genera, grazie anche ad elementi sonori che intrigheranno chi ama gruppi come gli Yob o i Neurosis.

Upaya è un disco uscito originariamente nel 2017, per essere poi ristampato nel 2018 dall’italiana Argonauta Records.

Gli Ayahuasca Dark Trip sono una bestia che nasce e prolifera in diverse nazioni, come il Perù con Brayan Anthony, negli Usa con Indrayudh Shome dei Queen Elephantine (anche loro su Argonauta Records), Pedro Ivo Araújo dei Necro dal Brasile, la colonia olandese formata da Buddy van Nieuwenhoven dei Cosmic Nod, Floris Moerkamp e Robin van Rooij, e infine la Grecia con Sifis Karadakis. La loro proposta va ben oltre la musica, essendo un rituale vero e proprio, dove la sonorizzazione è solo uno degli aspetti coinvolti. Molti gli stili che qui trovano un rifugio sicuro, a partire da suoni provenienti da diverse zone del mondo e dei loro strumenti, dalla musica per meditazione per poi arrivare ad una psichedelia poco convenzionale, come dovrebbe essere questo genere. Decisamente difficile riuscire a descrivere questa musica usando solo le parole invece che le note: ascoltando Upaya si viaggia moltissimo, partendo dai nostri esordi primordiali, quando la musica era pienamente catartica e non mero intrattenimento, e serviva quale portale per accedere a dimensioni sconosciute e precluse a chi non voleva vedere oltre. Gli Ayahausca Dark Trip sono proprio come l’infuso da cui il gruppo prende il nome, che è un potente sostanza psicotropa e anche un purgante, perché il corpo umano fa entrare ed uscire molte cose: questo disco non può essere infatti ascoltato come si fa di solito con le musiche alle quali siamo abituati, ma deve essere potenziato usando sostanze o semplicemente mettendosi le cuffie ed estraniandosi. Il gruppo entra direttamente nel limitatissimo novero di gruppi che fa realmente musica rituale come i Nibiru (tanto per rimanere in casa Argonauta Records), pur se su piani differenti. Upaya è un’opera che piacerà a chi vuole qualcosa di più dalla musica e dalle sensazioni che essa genera, grazie anche ad elementi sonori che intrigheranno chi ama gruppi come gli Yob o i Neurosis.
Un rituale davvero riuscito, dedicato alla memoria di Robin Van Rooij, il 27enne batterista del gruppo, scomparso poco prima dell’uscita del disco.

Tracklist
1.Rhythm of the Caapi
2.Water from Above, Water from Below
3.The Vine
4.Eternal Return
5.Drowning in the Godhead
6.Gathering Psychotria

Line-up
Indrayudh Shome
Floris Moerkamp
Buddy Van Nieuwenhoven
Sifis Karadakis
Thijs Meindertsma
Pedro Ivo Araujo
Brayan Anthony
Robin Van Rooij

AYAHUASCA DARK TRIP – Facebook

Eriphion – Δοξολογία

Eriphion è decisamente una bella scoperta, rivelandosi un progetto nel quale la mancanza di spunti innovativi è compensata con gli interessi da una scrittura ficcante ed incisiva in ogni frangente.

Come preannunciato in occasione delle due righe scritte in relazione all’ep Hossana, eccoci alle prese con Δοξολογία, full length d’esordio del progetto solista ellenico Eriphion.

M. questa volta riesce a smussare alcune imperfezioni emerse nel precedente lavoro focalizzandosi opportunamente sul lato melodico e atmosferico del proprio black metal, fornendo così un risultato a tratti sorprendente per qualità e carica evocativa.
Così tutto sembra funzionare al meglio ed il black in quota Satyricon del musicista ateniese può veleggiare con successo facendosi apprezzare dall’ascoltatore e soprattutto fluendo senza soverchi intoppi.
L’ottima The Worship squarcia immediatamente il velo, lasciando che M. esibisca un gusto melodico da primo della classe, e se Ashes to Ashes si dimostra episodio decisamente più aspro, la linea chitarristica di Corridor of Souls si propaga irresistibile sullo spartito.
Δοξολογία non scende mai di livello, ritrovando altri picchi nella solennità di Sin Is Calling e nella più rallentata ed avvolgente traccia di chiusura Doxologia.
Eriphion è decisamente una bella scoperta, rivelandosi un progetto nel quale la mancanza di spunti innovativi è compensata con gli interessi da una scrittura ficcante ed incisiva in ogni frangente.

Tracklist:
1. The Worship
2. Ashes to Ashes
3. Corridor of Souls
4. Welcome to the Nightmare
5. Winter Fire
6. Sin Is Calling
7. The Immortal
8. Doxologia

Line-up:
M. – all instruments, vocals

ERIPHION – Facebook

 

Metal Allegiance – Power Drunk Majesty

Il progetto Metal Allegiance sforna un album che, aldilà dei nomi che vi partecipano, ci presenta una raccolta di brani dall’alto valore artistico, per cui ignorarlo sarebbe un vero peccato.

Come si potrebbe rimanere insensibili ad un album che vede come protagonista un supergruppo al cui interno interagiscono musicisti del calibro di Alex Skolnick, Dave Ellefson, Mike Portnoy, coadiuvati dal bassista e mastermind Mark Menghi e con una serie di ospiti al microfono da far saltare le coronarie?

Torna dunque la Metal Allegiance, dopo il debutto omonimo di tre anni fa, progetto nato da un gruppo di amiconi che si divertivano a suonare cover e che si sono ritrovati inevitabilmente a fare sul serio.
Power Drive Majesty è un disco heavy/thrash, duro come un blocco di cemento armato, suonato straordinariamente bene e valorizzato dalle urla di gente come Trevor Strnad (The Black Dahlia Murder), Mark Osegueda (Death Angel), John Bush (Armored Saint), Bobby “Blitz” Ellsworth (Overkill), Troy Sanders (Mastodon), Mark Tornillo (Accept), Johan Hegg (Amon Amarth), Max Cavalera (Soulfly) e Floor Jansen (Nightwish), unica incantevole valkiria in questo gruppo guerriero di vocalist dall’istinto predatore.
Tutti questi nomi altisonanti potrebbero condizionare il giudizio sui dieci brani, ed invero il pericolo sussiste, ma viene scongiurato da un ottimo songwriting che dà la possibilità di far rendere al meglio i musicisti ed i loro ospiti.
Il sound è compatto, di scuola americana, con la chitarra di Skolnick torturata a dovere ed il gran lavoro di Portnoy e della coppia Menghi/Ellefson precisa ed efficace sia in fase ritmica che nella produzione dell’album.
Il disco suona benissimo, i cantanti si danno il cambio su pezzi che sono cuciti loro addosso e l’operazione Power Drunk Majesty è portata così a compimento senza intoppi.
Bound By Silence con John Bush, l’epica King Of A Paper Crown con Johan Hegg, i ritmi tribali di Voodoo Of The Godsend cantata da Max Cavalera e le due parti della conclusiva title track (la prima cantate da Mark Osegueda e la seconda da Floor Jansen) sono gli episodi migliori di questo mastodontico pezzo di granito thrash metal.
Il progetto Metal Allegiance sforna un album che, aldilà dei nomi che vi partecipano, ci presenta una raccolta di brani dall’alto valore artistico, per cui ignorarlo sarebbe un vero peccato.

Tracklist
1. The Accuser (feat. Trevor Strnad)
2. Bound by Silence (feat. John Bush)
3. Mother of Sin (feat. Bobby Blitz)
4. Terminal Illusion (feat. Mark Tornillo)
5. King with a Paper Crown (feat. Johan Hegg)
6. Voodoo of the Godsend (feat. Max Cavalera)
7. Liars & Thieves (feat. Troy Sanders)
8. Impulse Control (feat. Mark Osegueda)
9. Power Drunk Majesty (Part I) (feat. Mark Osegueda)
10. Power Drunk Majesty (Part II) (feat. Floor Jansen)

Line-up
Alex Skolnick – Guitarist/Producer
Mark Menghi – Bassist/Producer
Mike Portnoy – Drums
David Ellefson – Bass

METAL ALLEGIANCE – Facebook

Somali Yacht Club – The Sun + 1

The Sun + 1 è composto da post rock, stoner, psichedelia, post metal e addirittura da momenti dub, insomma quasi si fosse dalle parti degli Ozric Tentacles visti da un’ariosa prospettiva post rock.

Ristampa in cd, cassetta e digitale per il debutto del trio ucraino Somali Yacht Club, originariamente uscito nel 2014, e ora riedito dalla loro nuova etichetta Robustfellow Prods., per la quale quest’anno è uscita anche la loro seconda fatica The Sea.

La ristampa ha anche una canzone in più rispetto al disco originario, Sun’s Eyes, che doveva originariamente entrare a far parte del disco registrato in un’unica sessione. Il gruppo di Lviv, l’antica Leopoli, è uno degli ensemble maggiormente interessanti usciti negli ultimi tempi, e ascoltando questa ristampa il piacere inonderà i vostri canali auditivi. I tre ucraini fondono insieme vari registri musicali per raggiungere un risultato che è allo stesso tempo notevole e assai piacevole. The Sun + 1 è composto da post rock, stoner, psichedelia, post metal e addirittura da momenti dub, insomma quasi si fosse dalle parti degli Ozric Tentacles visti da un’ariosa prospettiva post rock. Infatti la struttura sonora dei Somali Yacht Club è simile al suddetto genere, nel senso che le canzono si dilatano naturalmente, viaggiando come una nave che pesca molto, e che viaggia però leggera e sinuosa. L’impianto sonoro è minimale, ma non lo è altrettanto il risultato, perché grazie al suo talento e al grande affiatamento il trio regala un disco dolce e sognante, che fa andare lontano e che parla al cuore con diversi linguaggi, volendo fare del bene a chi lo ascolta.
Tutto scorre perfettamente, e potrebbe durare lo spazio di un bellissimo tramonto, basta chiudere gli occhi e lasciarsi prendere.

Tracklist
1. Loom
2. Sightwaster
3. Up In The Sky
4. Signals
5. Sun
6. Sun’s Eyes (bonus track)

Line-up
Mez – guitar, vocals
Artur – bass
Lesyk – drums

SOMALI YACHT CLUB – Facebook

Infuriate – Infuriate

Un buon lavoro, diretto e senza fronzoli, una mazzata death metal old school suonata ottimamente e perfetta da portare live per un massacro promesso ed assolutamente mantenuto.

Gli Infuriate sono un gruppo estremo composto da vecchie conoscenze della scena death metal texana, provenienti da gruppi come Sarcolytic, Sect Of Execration, Images of Violence, ID and Whore Of Bethelem.

Infuriate è composto da nove brani, per mezzora di death metal tempestoso ed assolutamente old school, licenziato dalla Everlasting Spew, e segue il demo uscito un paio di anni fa.
Il sound si sviluppa su coordinate death metal tradizionali: veloce e dall’impatto devastante, l’album mette in mostra la buona tecnica esecutiva dei nostri unita all’esperienza per un risultato interessante.
Assolutamente senza compromessi fin dalle prime battute dell’opener Juggernaut Of Pestilence, Infuriate non lascia scampo tra accelerazioni vertiginose, rallentamenti e devastanti ripartenze: queste sono le armi con cui i quattro deathsters americani procurano battaglia, uno scontro sulle note delle varie Slaughter For Salvation, Only Pain Remains e Matando.
La sezione ritmica è un tornado, Alan Berryman al basso e Sterling Junkin alla batteria sono furie senza controllo, mentre Steven Watkins e Jason Garza (anche al microfono) torturano le loro sei corde che urlano dolore sia in fase ritmica che nei laceranti solos.
Ci si avvicina alla violenza del brutal in certi frangenti, accompagnata da ottime parti in cui affiora l’ottima tecnica esecutiva dei nostri, così che Infuriate riesce a convincere, compatto, estremo e marcissimo.
Un buon lavoro, diretto e senza fronzoli, una mazzata death metal old school suonata ottimamente e perfetta da portare live per un massacro promesso ed assolutamente mantenuto.

Tracklist
1.Juggernaut Of Pestilence
2. Slaughter For Salvation
3.collective Suffering
4.Engastration
5.Only Pain remains
6.Matando
7.Mori Terrae
8.Surrogate
9.Cannibalistic Gluttony

Line-up
Jason Garza – Guitar/Vocals
Steven Watkins – Guitar
Alan Berryman – Bass
Sterling Junkin – Drums

INFURIATE – Facebook

SICK OF IT ALL

Il lyric video di “Inner Vision”, dall’album ”Wake The Sleeping Dragon!“ in uscita a novembre (Century Media).

Il lyric video di “Inner Vision”, dall’album ”Wake The Sleeping Dragon!“ in uscita a novembre (Century Media).

I re dell’hardcore made in NY SICK OF IT ALL pubblicano finalmente una nuova canzone tramite un lyric video, “Inner Vision“, tratta dal nuovo album ”Wake The Sleeping Dragon!“, previsto in uscita il 2 novembre 2018 su Century Media Records.

Di seguito il commento del batterista Armand Majidi:
“È una bomba, una mazzata in stile Discharge o Exploited e il testo tratta di reagire agli orrori di tutti i giorni e guardare avanti per trovare serenità nei momenti difficili.”

L’album è già disponibile per il preorder e nei seguenti formati:
Ltd. CD Box Set (incl. CD Jewelcse, bandana e lanyard)
Standard CD Jewelcase
LP+CD
digitale

Cancellate alcune date europee tra cui quelle italiane, di seguito tutte quelle confermate:
10.11.18 (FR) Issy les Moulineaux – le Réacteur
11.11.18 (FR) Mulhouse – Noumatrouff
13.11.18 (FR) Montpellier – Secret Place
14.11.18 (FR) Biarritz – Atabal
15.11.18 (FR) Limoges – CCM John Lennon
16.11.18 (FR) St Brieuc – Streetpunk Ink Mas Party
17.11.18 (FR) Durtal – Durtal – l’Odyssée
18.11.18 (FR) Le Havre – Le Tetris

PERSISTENCE TOUR 2019
SICK OF IT ALL
with IGNITE, Municipal Waste, Walls Of Jericho, Booze And Glory, Take Offense
17.01.19 (DE) Berlin – Astra
18.01.19 (DE) Hamburg – Grosse Freiheit 36
19.01.19 (DE) Dresden – Kraftwerk Mitte
20.01.19 (CZ) Brno – Sono Music Club
21.01.19 (DE) Munich – Backstage Werk
22.01.19 (DE) Lindau – Inselhalle
23.01.19 (CH) Lausanne – Les Docks
24.01.19 (DE) Wiesbaden – Schlachthof
25.01.19 (BE) Deinze – De Brielpoort
26.01.19 (DE) Oberhausen – Turbinenhalle
27.01.19 (UK) London – O2 Forum Kentish Town

“Wake the Sleeping Dragon!” was put to proverbial tape by friend and producer The Jerry Farley at Nova Studios in Staten Island, New York over two weeks and a half, while Danish producer Tue Madsen mixed and mastered SICK OF IT ALL’s latest rager at Antfarm Studios in Aabyhøj, Denmark. What helped the process run smoothly was Farley’s early involvement as SICK OF IT ALL progressed with the songwriting.

The following vinyl colours are available of the LP+CD:
200x lilac via the CM Distro mailorder
300x neon orange via the CM Distro mailorder and selected shops
200x yellow via EMP
200x gold via Coretex

Plus the band has two exclusive colours, white (300) and mint (100). More news soon on where and when you will be able to get them.
Standard black vinyl will also be available.

SICK OF IT ALL online:
https://www.sickofitall.com/
https://www.facebook.com/sickofitallny
https://www.instagram.com/sickofitallnyc/
https://twitter.com/SOIANYC

Rainbow Bridge – Lama

Secondo ottimo lavoro per i Rainbow Bridge, band che all’hard rock di matrice settantiana aggiunge blues e stoner, creando un sound avvolgente e psichedelico.

Il ponte dell’arcobaleno torna a solcare i cieli dello stivale, partendo dalla Puglia per disegnare un arco colorato di hard rock blues e stoner dal sentore vintage, tanto per ribadire alle più famose scene scandinave e statunitensi che nell’interpretare il genere ad alto livello non siamo secondi a nessuno.

I Rainbow Bridge, tornati con un nuovo album, confermano le impressioni entusiastiche lasciate con Dirty Sunday, primo lavoro uscito lo scorso anno dopo anni passati a suonare in giro come cover di Jimi Hendrix.
Non mancano le novità rispetto al primo lavoro: infatti Giuseppe JimiRay Piazzolla (chitarra e voce), Fabio Chiarazzo (basso) e Paolo Ormas (batteria) inseriscono in Lama il cantato, così che l’album, pur risultando sempre una sontuosa jam blues/rock/stoner, si avvicina in qualche modo ad un ascolto più facile, anche se l’uso della voce è limitato e soggetto alla lunga ed estenuante marcia nel deserto.
Un basso stonato ci introduce in questa nuova avventura targata Rainbow Bridge, con la title track che lascia il tempo al trip di salire per poi esplodere nella testa dell’ascoltatore, ma è dalla seguente Storm che i riff si fanno più incisivi e di matrice hard rock, con la voce di Piazzolla che entra e dona al brano un’aura settantiana tra Hendrix e Led Zeppelin.
Day After Day, dai tratti psichedelici, riporta il gruppo verso lidi grunge (Alice In Chains) mantenendo un approccio zeppeliniano che ricorda l’atmosfera notturna di No Quarter, mentre con Words si fa un salto nella Sky Valley.
No More I’ll Be Back, con i suoi undici minuti, è la jam con cui i Rainbow Bridge si congedano, lasciandoci a vagare per dopo averci regalato un altro piccolo gioiello di musica pesante, psichedelica e stonerizzata quanto basta per non fare prigionieri.

Tracklist
1. Lama
2. The Storm is Over
3. Day After Day
4. Words
5. Spit Jam
6. No More I’ll be Back

Line-up
Giuseppe JimiRay Piazzolla – Guitar & vocal
Fabio Chiarazzo – Bass guitar
Paolo Ormas – drums

RAINBOW BRIDGE – Facebook

Eyze – Lost In Emptiness

Al di là di qualche piccolo difetto, Lost In Emptiness è un’opera decisamente apprezzabile per il suo genuino e dolente incedere, quindi va senz’altro un plauso al quartetto portoghese per questa sua prima uscita.

Passo d’esordio per i portoghesi Eyze, autori di un interessante lavoro all’interno del quale viene esibita un’interpretazione decisamente valida del death doom atmosferico.

Prendendo spunto concettualmente dai rituali di iniziazione degli indiani Algonchini, il gruppo lusitano si disimpegna con buon gusto melodico e discreta personalità nei meandri del genere, pagando leggermente dazio a causa di una produzione un po’ ruvida, in particolare per quanto riguarda il comparto vocale e le percussioni, nulla che comunque vada ad inficiare più di tanto il lavoro ne suo insieme.
Funzionano senz’altro meglio i brani dal taglio più evocativo, come Strayed from the Light, Corrosion of the Soul e la conclusiva e più lunga del lotto Haze of Doom, mentre in generale si fa sentire l’assenza di una tastiera in grado di riempire al meglio qualche spazio di troppo.
Al di là di qualche piccolo difetto, Lost In Emptiness è un’opera decisamente apprezzabile per il suo genuino e dolente incedere, quindi va senz’altro un plauso al quartetto di Pombal per questa sua prima uscita, con la quale vengono poste basi già sufficientemente solide per sorreggere il peso di un lavoro su lunga distanza, anche se va detto che, in effetti, i quasi tre quarti d’ora di durata dell’opera rappresentano un fatturato già oltremodo probante

Tracklist:
1. Agnvs Rising
2. Strayed from the Light
3. Darkhlaa
4. Corrosion of the Soul
5. Gurvan Zuun Jaran (360)
6. Haze of Doom

Line-up:
Aion – Guitars/Vocals
Goldstein – Guitars/Vocals
Shello – Bass/Vocals
Jinn – Drums/Vocals

EYZE – Facebook